INTRODUZIONE
evidenza il suo carattere prettamente osservativo, ma anche il suo procedere attraverso modelli
interpretativi delle osservazioni che consentono di risalire alle proprietà fisiche degli oggetti
astronomici; in sostanza si ha la possibilità di mostrare l’Astrofisica per ciò che è realmente:
una scienza con un consolidato metodo basato sulle osservazioni, sulla loro analisi e sulla
produzione di modelli che cercano di interpretare la fisica dei fenomeni osservati.
In questa prospettiva si inseriscono i quattro moduli divulgativi realizzati su due
supporti espositivi paralleli e integrati: in Word, con la trascrizione fluida dei testi delle
conferenze, e in PowerPoint per la loro esposizione in alcune diapositive. I quattro moduli,
ognuno della durata di circa 45 minuti, sono stati quindi accorpati in due uniche conferenze:
la prima spiega il metodo di ricerca dell’Astrofisica e come questo si sia trasformato, negli
ultimi trent’anni, con l’applicazione di alcune importanti tecnologie; la seconda illustra le
ultime frontiere e i campi di ricerca dell’Astrofisica attuale, prima in generale (materia e
radiazione) poi nel caso particolare del Sistema Solare e dei pianeti extrasolari.
Nel realizzare le due conferenze si sono adottati precisi criteri per la selezione dei
contenuti sulla base di un’attenta analisi degli utenti, che ha permesso di individuare le loro
concezioni difformi da rimuovere, quindi gli obiettivi informativi da raggiungere: il messaggio
principale che ricorre in tutte le conferenze è che “in Astrofisica, negli ultimi trent’anni, si è
prodotta una rivoluzione tuttora in atto” grazie alle applicazioni tecnologiche, gli osservatori
spaziali in testa, che hanno consentito di osservare tutto lo spettro elettromagnetico
proveniente dallo spazio. In base ai contenuti da trasmettere sono stati effettuati un
approfondimento e un aggiornamento della materia. Dall’analisi dei contenuti, attraverso la
realizzazione di alcuni schemi, si sono quindi individuati i concetti fondamentali alla base di
essi. Ma il lavoro principale della tesi è stata la riorganizzazione e la trasposizione divulgativa
degli argomenti trattati a partire dai concetti fondanti e dalle esigenze e conoscenze di base
degli utenti. Una particolare attenzione è stata rivolta al linguaggio e all’uso delle immagini,
che devono risultare di facile comprensione anche per quegli utenti con scarse conoscenze di
base in Fisica e Astronomia e allo stesso tempo rispettare la correttezza scientifica delle
informazioni.
Il progetto, per come è stato concepito, non è statico ma in continua evoluzione e potrà
essere ampliato con l’aggiunta di nuovi moduli divulgativi a formare altre conferenze per
illustrare ogni specifico settore di ricerca dell’Astrofisica attuale.
1
LA DIVULGAZIONE SCIENTIFICA
La divulgazione scientifica in generale, quindi anche quella astronomica, sta vivendo
negli ultimi anni una fase di notevole espansione e produzione editoriale, sia sui vecchi che
sui nuovi mezzi di comunicazione. Le ragioni sono molte, principalmente legate all’ampia
disponibilità dei mezzi di comunicazione e ai sempre nuovi strumenti tecnologici che
caratterizzano molti momenti di vita quotidiana e ampi settori produttivi della società
contemporanea; per quanto riguarda l’Astronomia e l’Astrofisica, tra le ragioni è da ricercare
anche l’interesse e il fascino che il Cielo esercita da sempre su molti strati di popolazione, di
tutte le età e di tutte le fasce culturali.
Allo sviluppo dei nuovi mezzi di comunicazione, quali lo Web e le telecomunicazioni
satellitari, ha fatto proporzionalmente seguito lo sviluppo di vari tipi di informazione
specializzata come quella economica, sportiva, culturale e, non ultima, quella scientifica. Uno
dei principali canali di diffusione delle conoscenze scientifiche è quindi oggi costituito dai
media, che offrono un ampio spettro di approcci alla divulgazione scientifica: dai documentari
televisivi alle notizie date nei telegiornali, dalla stampa specializzata agli articoli di attualità
scientifica sui quotidiani, fino alla proliferazione delle riviste di informazione scientifica
disponibili sullo Web.
In secondo luogo, l’offerta di informazione scientifica è notevolmente aumentata
parallelamente alla domanda da parte dei cittadini di “saperne di più” in fatto di scienza e di
tecnologia, in vista di una maggiore consapevolezza sull’impatto dello sviluppo scientifico e
tecnologico nella vita quotidiana; l’utilizzo di sempre nuovi strumenti tecnologici,
l’informatizzazione dei settori produttivi, l’ampia disponibilità dei mezzi di comunicazione
legati allo sviluppo della digitalizzazione, sono tutti fattori che hanno sollevato nella società
una forte richiesta di conoscenza e di maggiore consapevolezza in questioni di carattere
scientifico.
Tra le ragioni dell’ampia circolazione dei prodotti di divulgazione scientifica è da
ricercare anche il notevole sviluppo che ha subito il processo stesso di fare e produrre scienza,
tecnologia, e quindi nuovo sapere. Nel caso dell’Astronomia e dell’Astrofisica è
Capitolo 1
probabilmente questo uno dei motivi principali che giustifica la notevole produzione
divulgativa che circola attraverso i media: una questione di informazione, che scaturisce
dall’esigenza di diffondere le scoperte e le nuove conoscenze scientifiche prodotte
dall’Astrofisica nella ricerca della comprensione dell’Universo. È indubbio, infatti, la crescita
esponenziale che ha subito la ricerca astrofisica grazie all’applicazione delle moderne
tecnologie: nuovi materiali, nuovi detector, la digitalizzazione e l’informatizzazione con la
miniaturizzazione, la tecnologia spaziale e l’abbattimento dei costi per il lancio dei satelliti,
sono tutti fattori che hanno prodotto una rivoluzione tuttora in atto, in fatto di conoscenza e di
produzione di nuovo sapere. La possibilità di rilevare tutto lo spettro elettromagnetico oltre
l’atmosfera, il miglioramento della qualità delle immagine ottiche e radio ottenibili da Terra,
le rilevazioni dei neutrini e dei raggi cosmici, le ricerche effettuate dalle sonde interplanetarie
sugli oggetti del Sistema Solare, sono tutte conquiste che hanno moltiplicato e migliorato la
disponibilità dei dati scientifici e che, insieme allo sviluppo dei programmi di simulazione
numerica, hanno contribuito e stanno contribuendo in maniera determinante ad elaborare
modelli sempre più verosimili della fisica che caratterizza i fenomeni astronomici.
Infine, tra le motivazioni particolari della divulgazione astronomica, si innesta il rapporto
dell’Uomo col Cielo ed il ruolo che questi ha sempre avuto nell’immaginario collettivo. In
passato guardare il cielo per determinare lo scorrere del tempo e riuscire ad orientarsi, per
esempio durante la navigazione, era tra le attività fondamentali per la sopravvivenza di una
comunità commerciale e tra le consuetudini di molte popolazioni: il cielo faceva parte
dell’ambiente, esattamente come la terra e il mare, e per questa fondamentale importanza
diventava anche un luogo ricco di simboli da interpretare. Oggi non “vediamo” più il Cielo,
ma non certo si è estinto il fascino e l’interesse che ancora esercita su molti strati di
popolazione, di tutte le età e di tutte le fasce culturali.
Questi sono tutti fenomeni complessi che si intrecciano in un panorama divulgativo
variegato e molteplice, ma non sempre corretto e attento alla qualità della notizia. I pericoli
sono la circolazione di notizie false e di informazioni errate che, oltre a disinformare,
rischiano soprattutto di rafforzare concezioni divergenti da quelle scientifiche accreditate, come
ad esempio su Internet dove, a causa di un’assenza di controllo, molta informazione possiede
un basso livello di attendibilità.
La divulgazione dell’Astronomia e dell’Astrofisica sono particolarmente colpite dal
fenomeno: basti pensare all’uso eccessivo di immagini suggestive, ma non sempre corrette, o
LA DIVULGAZIONE SCIENTIFICA
spiegate in maniera imprecisa dal testo associato (vedi Fig. 1), e a quello non attento del
linguaggio scientifico quando è rivolto ad un utente con scarse conoscenze scientifiche.
“Stelle cadenti”, “raggi cosmici”, “buchi neri”, sono tutti termini che, se non rivisti,
andrebbero sicuramente usati in maniera più ragionata e meno disinvolta: il rischio, come al
solito, è di ingenerare confusione ed errate convinzioni.
A tutto ciò si aggiunge un problema tipicamente italiano: la mancanza di fonti di
informazione scientifica attendibili e professionalmente qualificate. In Italia, non sempre chi
fa Scienza si preoccupa della sua divulgazione, relegando a quest’attività un ruolo marginale
al processo della ricerca, diversamente da quanto succede in realtà di cultura anglosassone: il
risultato è che esistono poche fonti attendibili di informazione scientifica che sia al contempo
corretta e comprensibile anche per il grande pubblico.
Per tutti questi molteplici aspetti, e al fine di poter approfondire gli elementi più
specifici per operare una corretta divulgazione dell’Astronomia e dell’Astrofisica, è
opportuno richiamare alcuni concetti generali alla base dei complessi fenomeni
dell’informazione e della comunicazione.
Fig. 1: suggestiva immagine astronomica spiegata in maniera imprecisa dal testo associato
Pagina Web ripresa dal sito http://www.mclink.it/mclink/astro/ids/old/ids_1497.htm
Capitolo 1
1.1 Le varie tipologie di comunicazione scientifica: una “revue”
La comunicazione scientifica rientra nella categoria più ampia dei processi
dell’informazione. Secondo la teoria generale della comunicazione e dell’informazione, un
processo comunicativo si realizza e può essere scomposto in due fasi successive, ugualmente
fondamentali:
• quella dell’informare, cioè del “dare forma” esterna al proprio pensiero;
• quella del comunicare, cioè del “mettere in comune”, con uno o più soggetti, quando
ideato (Graziani A., 2002).
La prima fase è l’atto creativo del formare e dello strutturare l’informazione che si vuole
trasmettere; la seconda fa riferimento all’azione del condividere, con un determinato contesto
sociale, quanto si è creato. Per cui l’informazione, senza il successivo passaggio della
comunicazione, rimarrebbe un atto non concluso.
Colui che attiva il processo di informazione e di comunicazione è il Soggetto
Promotore, mentre il destinatario dell’informazione è il Soggetto Recettore: il primo può
essere responsabile solo dell’informazione, solo della comunicazione, o di entrambe le fasi.
Nel caso specifico, un Soggetto Promotore responsabile solo dell’informazione è, per
esempio, il giornalista di una rivista di divulgazione scientifica o lo scienziato che redige un
“paper” specialistico; uno della comunicazione è la rete televisiva o la casa editrice che
pubblica materiale scientifico-didattico per le scuole; un responsabile di entrambe le fasi è,
per esempio, lo scienziato che realizza e gestisce un sito di divulgazione dell’Astronomia
sullo Web.
In ogni caso, ciò che viene comunicato è un Contenuto, il significato essenziale
dell’informazione trasmessa e il punto di incontro fra i due attori principali del processo: per
questo è fondamentale che sia espresso con modalità e linguaggi comprensibili al Soggetto
Recettore. Se dovesse venire a mancare questa peculiarità, il processo comunicativo può
considerarsi non realizzato, ed irrimediabilmente compromesso nella sua efficacia di
trasmissione dell’informazione: è quindi il nodo più importante di un qualsiasi percorso
comunicativo. Anche nel caso particolare della comunicazione scientifica, risulta quindi
fondamentale operare una non banale e attenta selezione dei Contenuti, a seconda
dell’uditorio e del suo livello culturale, delle sue particolari esigenze e caratteristiche. Prima
di iniziare un qualsiasi percorso comunicativo, è indispensabile fare un’analisi dell’utenza, che
LA DIVULGAZIONE SCIENTIFICA
permetta di individuare l’obiettivo informativo-educativo su cui selezionare i contenuti
comunicabili attraverso un messaggio, e successivamente il linguaggio da utilizzare.
Il quarto elemento del processo è il Mezzo di comunicazione, lo strumento che serve a
saldare il rapporto fra i due Soggetti e il Contenuto. Come è facile rilevare esiste un rapporto
diretto anche fra utenza e mezzi di comunicazione: in base al pubblico e alle sue specificità,
diverso sarà lo strumento di comunicazione utilizzato. In questo schema si evince che
Contenuti e Mezzi di comunicazione sono strutturalmente connessi a seconda dell’utenza che
si vuole raggiungere: talmente tanto che a volte ci si chiede se sia il Contenuto
dell’informazione a condizionare lo strumento o il Mezzo a determinare il messaggio
(Graziani A., 2002).
Qualunque sia l’interpretazione, il problema della comunicazione non è “dire qualcosa a
qualcuno che non sa questo qualcosa”: consiste invece nel fatto di riuscire ad instaurare un
principio di attività o di azione in comune fra chi comunica e chi riceve la comunicazione,
altrimenti non si realizzerà mai un vero e proprio processo comunicativo.
Scendendo al caso specifico della comunicazione scientifica, è facile essere d’accordo
che il suo primo obiettivo è lo scambio e la diffusione, nell’ambito della stessa comunità di
ricercatori, dei risultati e delle scoperte, al fine di facilitare e consentire ogni ulteriore
progresso in materia. In particolare negli ultimi trent’anni, per dominare la lievitazione delle
pubblicazioni ed evitare un sovrappeso di conoscenza, si affermano fondamentali servizi di
documentazione ed informazione a sostegno del ricercatore, come ad esempio
l’informatizzazione delle biblioteche e delle banche dati che permettono una ricerca più
veloce del materiale scientifico organizzato per discipline e settori di studio; in più, lo
sviluppo delle reti di calcolatori, nel quale l’Astronomia ha sempre giocato un ruolo leader fin
dagli anni ‘70, facilitano e rivoluzionano l’acquisizione e la circolazione del materiale
scientifico di ricerca: lo studioso può facilmente disporne direttamente sul proprio calcolatore
ed intrattenere rapporti comunicativi con molti ricercatori in tempi più brevi. La Scienza più
antica ha quindi una lunga e continua consuetudine e pratica dei mezzi di comunicazione e
calcolo più attuali in ogni tempo (Benacchio et al., 1998).
Da sempre la comunicazione è fondamentale nella ricerca scientifica. In Europa, nel XV
secolo, l’invenzione della stampa diede un contributo decisivo alla rivoluzione scientifica; gli
scienziati poterono disporre di testi in una tale abbondanza che la storia non aveva mai
Capitolo 1
conosciuto e che ad ogni edizione risultavano migliori: quindi mentre i libri manoscritti ogni
volta che venivano copiati vedevano aumentare errori e fraintendimenti, tale processo fu
arrestato con la stampa e addirittura rovesciato; consentì inoltre di porre su nuove basi la
raccolta dei dati, mettendo a disposizione dei ricercatori tavole, carte, diagrammi, mappe e
disegni sempre più precisi.
Quindi prima i libri e le lettere in seguito all’invenzione della stampa intorno alla metà
del XV secolo (utilizzati fin da subito dallo stesso Galilei), poi i telegrammi con l’invenzione
del telegrafo alla fine dell’Ottocento, infine le e-mail e l’informazione on-line in seguito allo
sviluppo dell’informatica e della telematica, sono tutte rivoluzioni la cui conseguenza più
vistosa è stata quella di migliorare la circolazione delle informazioni, ad una velocità sempre
maggiore (oggi alla velocità della luce) e a costi via via più bassi.
Si deduce un ruolo della comunicazione essenziale al meccanismo interno della
produzione scientifica. Non solo: l’esposizione dei risultati e dei processi della scienza ad altri
gruppi di ricercatori, ma anche al pubblico, a coloro che la sovvenzionano e a quelli che la
legittimano, sono tutti percorsi cruciali e di vitale importanza al procedere della Scienza.
Secondo studi di sociologia (Bucchi M., 2000), si possono evidenziare quattro diversi
livelli di comunicazione della Scienza.
1. Livello intraspecialistico. È il livello riferito alla pubblicazione di un articolo su una
rivista specializzata, del “paper” vero e proprio.
2. Livello interspecialistico. A questo livello appartengono diversi tipi di testi, dagli
articoli interdisciplinari che appaiono su “periodici ponte” quali Science e Nature,
agli atti presentati a convegni che trattano temi diversi nell’ambito di una stessa
disciplina.
3. Livello pedagogico. Sotto questa etichetta è inclusa tutta l’informazione contenuta nei
manuali scolastici ai vari livelli di formazione.
4. Livello popolare. In questo vengono compresi, sia gli articoli scientifici pubblicati sui
quotidiani e sui periodici per amatori, sia tutti i documentari scientifici televisivi.
Tutti i prodotti della divulgazione scientifica appartengono, quindi, all’ultimo livello
della comunicazione scientifica: questo non significa ovviamente che le è relegato un ruolo ai
margini della produzione del sapere.
LA DIVULGAZIONE SCIENTIFICA
Per comprendere e migliorare i rapporti tra la Scienza e il Pubblico, e per liberare la
divulgazione scientifica dai limiti interpretativi di cui soffre, negli ultimi venti anni sono
comparsi numerosi scritti ed inchieste, soprattutto di area anglosassone, a cura di singoli
governi ma anche dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. In
particolare il Regno Unito ha sempre avuto una lunga tradizione nella promozione e nella
diffusione delle conoscenze scientifiche e tecnologiche; la Royal Society, l’accademia
nazionale delle scienze fondata nel 1660, nel 1985 decide di costituire per la prima volta un
gruppo di lavoro con l’intento di osservare la natura e l’estensione nel Regno Unito della
comprensione pubblica della scienza, e per studiarne i relativi meccanismi di diffusione: uno dei
risultati di questo rapporto è stata la fondazione, insieme alla Royal Istitution e alla British
Association for the Advancement of Science della Commissione per la “Pubblic Understandig
of Science” (COPUS). Partito dall’Inghilterra e dagli Stati Uniti, il nuovo approccio ha presto
coinvolto tutti i paesi industrializzati: la necessità di sviluppare nuovi canali comunicativi tra
la comunità scientifica e la società risulta oggi strategico per ottenere indicazioni specifiche su
come aumentare l’impatto della scienza assicurandosi di incontrare le esigenze del pubblico.
Grazie a queste analisi è stato dimostrato che il rapporto scienza/pubblico non è
ascrivibile ad un flusso unidirezionale di conoscenze, semplificate ed impoverite, verso un
soggetto destinatario passivo ed inesperto. Sono emerse, al contrario, dinamiche socioculturali
ben più complesse ed articolate, come ad esempio la comunicazione delle scoperte da parte di
alcuni scienziati prima al pubblico che alla stessa comunità scientifica, che influenzano lo
stesso lavoro di ricerca ed i meccanismi di produzione del sapere. In questa nuova prospettiva
ha finito per essere abbandonato anche il vecchio termine di divulgazione. La definizione del
verbo da cui deriva il termine, secondo il Vocabolario della lingua italiana di Nicola
Zingarelli (1997) è: « divulgàre […lat. divulgare, comp. di dis- …e vulgare ‘spandere tra la
folla (vulgus)’] … 2 Rendere comprensibili a una vasta cerchia di persone concetti artistici,
letterari o scientifici esponendoli in modo semplice e chiaro ».
La ragione per abbandonare il termine tradizionale, in tutte le lingue, è stata nel rifiuto
della parola “volgo”: la divulgazione (dall’alto verso il basso) non poteva che essere rifiutata
da chi intendeva restituire a questo genere la sua complessità, di struttura e di azione. Le
nuove etichette “public understanding of science”, “diffusione della cultura scientifica” o
“communication scientifique”, hanno giocato un ruolo non trascurabile anche nel
conseguimento di significativi traguardi istituzionali o accademici (Govoni P., 2002).
Capitolo 1
In sostanza il livello popolare e la divulgazione sembrano oggi giocare un ruolo molto
più sofisticato nel percorso della produzione della conoscenza scientifica, e ciò in maniera
sempre più evidente. Spesso succede che il percorso lineare della divulgazione non venga
mantenuto e che la scienza comunichi direttamente le proprie scoperte all’opinione pubblica
prima di ottenere il vaglio da parte della comunità scientifica: esempi noti sono il caso della
fusione fredda o della decifrazione del genoma; in pratica può succedere che, sia per ragioni
politiche che sociali, di convenienza (economica, privata, ecc) o a causa di veri e propri
conflitti, alcune situazioni di crisi all’interno della comunità scientifica vengano risolte
cointeressando il livello pubblico e da questo livello, rimbalzando ai “piani alti” della ricerca,
provochino ricadute a tutti i livelli. L’esposizione dei risultati della ricerca direttamente al
pubblico, quando si cerca una legittimazione oltre la stessa comunità scientifica, può a volte
diventare un elemento cruciale all’interno dei processi stessi di formazione del sapere. Da
questa prospettiva emerge che ricerca, conoscenza e divulgazione scientifica interagiscono in molti
modi, influenzandosi a vicenda.
1.1.1 Alcune esperienze in campo astronomico
In uno schema generale di legittimazione dell’attività di divulgazione della scienza da
parte degli stessi ricercatori, può essere interessante presentare alcuni casi storici avvenuti in
Astronomia, in cui le strategie per comunicare i risultati della ricerca, tanto agli esperti quanto
al pubblico generico, sono state ritenute dagli scienziati uno degli aspetti importanti del loro
lavoro.
L’episodio storico più emblematico è rappresentato sicuramente dal caso Galileo. È
noto che per cercare consenso alle sue scoperte, oltre la cerchia degli intellettuali ove incontrò
non poche critiche e problemi, lo scienziato toscano decise di rivolgersi direttamente anche al
pubblico generico scrivendo in volgare i suoi famosi “dialoghi”: quindi quando usava questo
genere, rinunciando al latino, intendeva comunicare anche con i non specialisti.
L’appello al pubblico del mondo della scienza diventa particolarmente forte e
importante quando ci sono da negoziare e da costituire i confini di una nuova disciplina, o
quando si cerca una legittimazione oltre la stessa comunità scientifica come nel caso della
fusione fredda. In un recente lavoro (Bucchi M., 2000) sono stati presi in esame e illustrati
numerosi casi in cui, la comunicazione a livello popolare ha sostenuto una particolare tesi
scientifica o influenzato l’andamento della ricerca stessa: tra questi, sono emersi alcuni casi
interessanti anche in Astronomia e Astrofisica.
LA DIVULGAZIONE SCIENTIFICA
• Nell’Ottocento, nei paesi in cui l’industrializzazione si stava affermando a ritmi
sostenuti, si verifica un primo importante allargamento delle conoscenze scientifiche
verso il pubblico: a Parigi e a Londra comincia a prendere forma la figura del
divulgatore scientifico di professione. Le ragioni di questa fervente attività
divulgativa sono diverse (ideologiche positiviste, religiose o economiche) ed in ogni
caso in Francia come in Inghilterra, direttori di musei e giardini botanici, giornalisti,
tecnologi e divulgatori costruiscono in breve tempo una rete sempre più fitta di
scambi tra scienza e pubblico: una rete le cui maglie erano costituite dai periodici e
dai libri, dalle conferenze e dalle scuole popolari. È in questo clima che si affermano
importanti iniziative di divulgazione scientifica che coinvolgono anche il Royal
Observatory di Greenwich; quest’ultimo, fino ad allora visto dalla maggior parte degli
inglesi come il “luogo di regolazione degli orologi”, subisce un processo di
trasformazione a istituzione riconosciuta per la sua attività di ricerca, grazie alle visite
pubbliche organizzate tra il 1835 e 1836, così come agli articoli scritti sulla stampa
quotidiana dai giornalisti inviatati a visitarlo, tra i quali ve ne furono anche di famosi
come Charles Dickens. Tuttavia, non appena si ottenne il riconoscimento cercato,
l’osservatorio abbandonò l’idea di un’apertura al pubblico.
Questi rapporti comunicativi tra gli scienziati e la società si sono ripetuti nella storia
della scienza ogni volta si sia cercata una legittimazione pubblica: non appena una disciplina
o un’istituzione è stata fondata e riconosciuta come tale, il pubblico non ha più giocato un
ruolo costitutivo ed essenziale. Ad esempio, il dibattito nato a fine Ottocento tra fisici e
chimici sulla presunta “fine della fisica”, quando andava affermandosi la nuova disciplina
della fisica nucleare, subì un ampio eco sulla stampa popolare, in scritti divulgativi o
conferenze pubbliche, ma solo fino a quando i nuovi confini tra l’area di indagine della fisica
nucleare e quella della chimica si assestarono definitivamente. È interessante notare la
somiglianza tra il caso del Royal Observatory e quello del telescopio spaziale Hubble:
• quando questo strumento, l’oggetto più costoso mai realizzato dall’uomo, era ancora
in costruzione, l’allora direttore del progetto Riccardo Giacconi, annunciò
l’intenzione di dedicare parte del tempo di Hubble anche alle osservazioni degli
astrofili; tuttavia, man mano che il progetto procedeva, questa iniziativa di accesso al
pubblico fu sempre più criticata dagli astronomi di professione e dalla stessa NASA
Capitolo 1
fino a che, una volta conclusa la realizzazione del telescopio, l’idea fu
definitivamente scartata.
Altri casi in cui l’attività di divulgazione dell’Astronomia ha influenzato l’andamento
della ricerca o sostenuto una particolare tesi scientifica, riguardano la Cosmologia.
• Il termine “Big Bang” fu coniato nel 1950 da Fred Hoyle, durante un programma
radiofonico di divulgazione scientifica dal titolo “La natura dell’universo”: l’intento
era di ridicolizzare l’idea che l’universo potesse essere stato generato da una
singolarità in espansione. Infatti, insieme ad Halton Arp, l’astronomo inglese è
sempre stato uno dei più noti dissidenti di questa teoria: tuttavia Big Bang è divenuto,
suo malgrado, il termine standard per identificare, anche a livello intraspecialistico,
questo modello di origine ed evoluzione dell’universo.
• Nel dibattito sulla teoria del Big Bang non poco ha pesato, politicamente, anche
l’opinione dissidente dell’influente direttore di “Nature” John Maddox. Tuttavia
l’idea di un’ “esplosione” creativa aveva ed ha molto più attrattiva per il senso
comune di qualsiasi altro modello. Questa sembra sia stata l’intuizione anche del team
di COBE, quando il suo direttore George Smoot, il 23 aprile del 1992, decise di
comunicare, attraverso dichiarazioni e conferenze stampa, le scoperte del satellite
prima ancora di qualsiasi pubblicazione ufficiale: ampia e a favore della scoperta fu la
risposta dei media. La comunicazione al livello pubblico fornì, insomma,
l’opportunità di fronteggiare i problemi e le critiche che il paradigma stava
incontrando ai livelli specialistici; il Big Bang era infatti ampiamente sostenuto in
ambito pubblico, grazie alla risonanza subita attraverso diverse interpretazioni
culturali e religiose: nel 1951, lo stesso papa Pio XII, dopo aver appreso dell’ipotesi
del Big Bang, la definì in perfetto accordo con l’idea cristiana della creazione del
mondo. In secondo luogo, la scelta del team di COBE di comunicare direttamente al
pubblico le scoperte del satellite è da ricercare in un approccio differente, tra mondo
latino e anglosassone, nella gestione e nella reperibilità delle risorse destinate alla
ricerca; mentre nel primo caso i fondi economici sono quasi esclusivamente pubblici
e decisi da un centro accentratore interno alla struttura scientifica gerarchica e
piramidale, nel mondo anglosassone il sistema scienza dipende anche da altri poteri,
divenendo il ruolo dei media strategico: la comunicazione pubblica mobilita il
riconoscimento e il sostegno generale che sono necessari per fissare una disciplina in
LA DIVULGAZIONE SCIENTIFICA
quanto tale e ottenere in questo modo risorse quali fondi di ricerca, programmi di
dottorato e cattedre di insegnamento.
Questi e molti altri casi, non solo in Astronomia, sono emblematici per evidenziare
come la comunicazione a livello pubblico può influenzare le dinamiche stessa della ricerca.
Molto più semplicemente, non è banale l’effetto e il ruolo che una buona e corretta
divulgazione può determinare a livello politico-decisionale in fatto di finanziamenti destinati
alla ricerca. Non a caso, alcuni tra i migliori prodotti di didattica e divulgazione
dell’Astronomia presenti on-line e a disposizione del pubblico, sono quelli relativi agli istituti
che hanno realizzato e gestiscono l’oggetto più costoso mai realizzato dall’uomo: la sezione
“outreach” del sito Internet del telescopio Hubble, della NASA e dell’ESA (
www.hubblesite.org & www.esa.int/export/esaSC ).
Stupisce quindi che solo recentemente si sia smontata la visione semplicistica e riduttiva
della divulgazione scientifica: il sistema media-scienza serve non solo a divulgare i risultati
scientifici, ma a dare visibilità alle istituzioni coinvolte, a creare un’opinione pubblica
consapevole e a stimolare l’intervento dei finanziatori; il sistema media-scienza condiziona ed
è a sua volta fortemente condizionato dalle politiche per la raccolta di fondi per la ricerca e lo
sviluppo di un singolo paese (USA) o da gruppi di paesi istituzionalmente allineati (Unione
Europea): in questo caso i media si propongono come il meccanismo di base di una sorta di
democrazia diretta alla formulazione di piani per la ricerca e lo sviluppo. Infatti, specie negli
USA, il ruolo dei finanziamenti privati si affianca a un robusto intervento dei fondi
governativi; negli USA il ruolo diretto e indiretto dei fondi governativi è fortemente
strategico, ma anche in questo contesto il ruolo dei media è significativo: per poter giustificare
l’intervento massiccio dello Stato è necessario che l’opinione pubblica sia coinvolta e
adeguatamente informata. Le problematiche della visibilità sono quindi fondamentali per la
sopravvivenza delle grandi istituzioni scientifiche e accademiche.
Capitolo 1
1.2 Le problematiche inerenti una corretta divulgazione scientifica
In questa nuova prospettiva la divulgazione scientifica non è quindi solo un’attività di
mera mediazione o opera di “volgarizzazione”; al contrario è un lavoro ben più complesso e
difficile che include responsabilità e doveri anche da parte di chi la Scienza la produce.
Da un punto di vista metodologico, la divulgazione è una tecnica che permette a
linguaggi e contenuti scientifici di essere compresi da un pubblico vasto ed eterogeneo,
utilizzando anche particolari strategie per polarizzare l’interesse. Nel caso dell’Astronomia e
dell’Astrofisica l’obiettivo risulta parzialmente più semplice, in quanto è sufficiente
valorizzare e potenziare l’interesse già presente nelle persone: tuttavia è importante farlo
sempre in modo corretto e funzionale a una determinata immagine che si vuole trasmettere di
questa Scienza. Nel nostro caso particolare due possono essere le strategie principali:
• facendo leva sul rapporto uomo/cielo, caratterizzando l’Astronomia (o l’Astrofisica)
come scienza osservativa;
• rivalutando la ricerca pura e presentando quali ricadute pratiche comporta nella vita
quotidiana.
Presupposto di ogni divulgazione, quindi anche di quella scientifica, è l’uso dei mezzi di
comunicazione quali la stampa quotidiana, i periodici, il cinema, la radio, la TV, ed ormai
anche lo Web; ma si può realizzare anche in modo orale e più diretto, tramite conferenze,
seminari e convegni specifici. In ogni caso, nell’opera di trasposizione attenta e complessa del
linguaggio scientifico, occorre scegliere e selezionare opportunamente metodi e contenuti,
con l’obiettivo di rendere l’informazione coerente alle capacità di comprensione dell’utente, o
del Soggetto Recettore. Come prima anticipato, contenuti e mezzi risultano strutturalmente
connessi a seconda dell’utente con cui il Soggetto Promotore decide di comunicare.
Allo scopo di meglio evidenziale questi fondamentali elementi del complesso rapporto,
è possibile rappresentare il percorso divulgativo col seguente diagramma di flusso:
LA DIVULGAZIONE SCIENTIFICA
La MATERIA è l’oggetto dell’informazione, ciò di cui si parla: nel nostro caso
l’Astrofisica. Il Soggetto Promotore è in generale il divulgatore della materia: nello specifico
il giornalista o direttamente lo scienziato. Il Soggetto recettore è il destinatario
dell’informazione: il pubblico generico o di una determinata fascia di età o culturale. Il
contenuto è il significato essenziale dell’informazione che deve risultare comprensibile
all’utente: è il punto di incontro del rapporto fra i due Soggetti, che si salda attraverso lo
specifico mezzo di comunicazione accessibile all’utente. La scelta del linguaggio, insieme alla
selezione della materia in contenuti e/o concetti, sono le prime due importanti operazioni da
fare per rendere comprensibile l’informazione scientifica da trasmettere. Tra i primi e gli
ultimi due blocchi sono state usate le frecce bidirezionali per evidenziare il rapporto dinamico
che esiste fra i due Soggetti e:
• la materia da una parte, che viene riorganizzata dal Promotore;
• l’informazione dall’altra, che è rielaborata dal Recettore in base ai propri schemi
interpretativi.
Il fatto di base è semplice: il significato di un messaggio è quello che recepisce l’utente a
cui ci si rivolge; quindi, anche se il Soggetto Recettore si trova alla fine del flusso dei blocchi
proposti, è la ragione che giustifica e caratterizza ogni scelta divulgativa.
Volendo eseguire una schematizzazione più precisa anche delle operazioni utili per
operare una corretta divulgazione, possiamo individuare i seguenti passaggi fondamentali.
MATERIA
contenuto
mezzo
S. promotore S. recettore
linguaggio
selezione
informazione