2
avuto sulla struttura aziendale, che contributo ha dato all’andamento
aziendale, le difficoltà che si manifestano all’atto dell’implementazione
dell’eco-efficienza,...).
Tutto il lavoro è finalizzato quindi ha mettere in luce alcuni aspetti
fondamentali:
™ profitto e tutela dell’ambiente non sono in contrasto;
™ se fino ad oggi l’ambiente è stato fonte di preziose risorse per le
imprese, il suo ruolo è destinato a crescere e ad essere esaltato
adottando un approccio eco-efficiente;
™ questa “nuova via” può portare benefici alla società ma anche alle
imprese. Anzi l’adozione di un approccio ecologico sarà, forse,
l’unico modo per essere veramente competitivi;
™ per sfruttare al meglio questo approccio è necessario apportare delle
modifiche, delle integrazioni nella struttura aziendale e, più in
generale, dei cambiamenti nella realtà aziendale;
™ le aziende che hanno iniziato ad adottarlo hanno ottenuto ritorni - a
livello di profittabilità, immagine,... - che ne fanno percepire, già
nell’immediato futuro, la rilevanza strategica.
Prima di concludere questa breve premessa è necessario porre in essere
la straordinaria utilità, nell’attività di ricerca e di selezione del materiale
bibliografico, di Internet.
Internet ha consentito nella stragrande maggioranza dei casi di trovare
materiale che sia quantitativamente che qualitativamente hanno
soddisfatto le esigenze cognitive ed anzi, ha permesso di disporre dei
materiali più recenti nel minor tempo possibile.
3
Si è potuto verificare, inoltre, la vastità degli argomenti presi in
considerazione e la possibilità, sempre on line, di poterli approfondire con
grande dovizia di particolari, straordinaria rapidità e semplicità di utilizzo
(a tale proposito, nell’indice, si riportano per comodità gli indirizzi
completi di tutti i siti il cui materiale è stato citato).
E’ necessaria un’ultima precisazione: data da una parte la rapidità con
cui si evolve la dottrina e dall’altra il crescente interesse da parte delle
aziende, sarà indispensabile aggiornarsi periodicamente per poter
rimanere sempre informati sugli ulteriori sviluppi. Magari proprio tramite
Internet.
4
CAPITOLO 1
IL CONCETTO DI ECO-EFFICENZA
1.1 INTRODUZIONE
Il rapporto tra ambiente naturale
1
ed economia è sempre esistito ed è
sempre stato molto forte. Ciò che è cambiato e deve ancora perfezionarsi
è la modalità di questo legame.
Si ritiene che la relazione ambiente-economia si possa suddividere, in
linea di massima, in tre fasi principali:
• una prima fase, in cui l’ambiente è considerato sostanzialmente
fonte illimitata di risorse. Questa visione fa sì che sia considerato
come un elemento da sfruttare, a proprio piacimento, per ottenere
la massimizzazione dei profitti e del benessere;
• una seconda in cui l’ambiente continua ad essere fonte di preziose
risorse, ma se ne inizia a percepire la finitezza. Tale mutamento
nella concezione dell’ambiente fa sì che si provveda
all’emanazione di una serie di provvedimenti e all’adozione di
iniziative (che impongono soprattutto - a prescindere dalla loro
efficacia - dei vincoli alle diverse attività umane), aventi come
obiettivo una maggiore tutela dell’ambiente. Si manifesta, tuttavia,
una certa resistenza al cambiamento, specie da parte delle imprese;
1
Il termine ambiente nel presente scritto farà, d’ora in avanti, sempre riferimento al
concetto di ambiente naturale, salvo casi particolari in cui si provvederà a specificarne il
termine.
5
• la terza fase si ha nel momento in cui, a partire dagli sforzi fatti in
precedenza, si arriva, anche da parte del sistema produttivo, a
capire l’esigenza di una maggiore tutela (stimolo importante per
questo cambiamento è anche la forte pressione esercitata sulle
imprese dai consumatori, sempre più attenti a questioni di stampo
ecologico). Non solo. L’ambiente in questo stadio, viene
considerato realmente come una risorsa strategica che può essere
fonte di vantaggi competitivi, ed il cui valore e benefici devono
essere massimizzati con una prospettiva non di breve, ma bensì di
lungo periodo.
Quest’ultima fase è quella che più ci interessa approfondire ed
esaminare.
Bisogna innanzitutto rilevare che, allo stato attuale, la seconda e la
terza fase coesistono e questo fondamentalmente per il sovrapporsi di una
serie di motivi che ritardano (o addirittura ostacolano) l’adozione di un
approccio maggiormente eco-compatibile. Limitandoci ad alcune delle
principali ragioni, la manifestazione di fenomeni di resistenza al
cambiamento è dovuta:
• a motivi culturali a livello di sistema e di singola impresa. Ad un
primo livello (sistema) interventi atti a spingere verso il cambiamento
sono assai complessi dato l’alto numero delle persone coinvolte e dalla
difficoltà di modificare i fondamenti su cui ha appoggiato un intero
sistema economico, per decenni. Un aiuto ad imboccare questo nuovo
orientamento viene proprio dalle singole imprese (secondo livello) che,
una volta superate le inerzie al loro interno, possono decidere di
adottare degli approcci più “verdi” ed efficaci/efficienti
6
economicamente, nello svolgimento delle loro attività ed innestare così
un processo di tipo “centrifugo”;
• ai costi connessi con l’adozione di un nuovo approccio produttivo ed
organizzativo. Questi sono ovviamente alti e costringono l’impresa,
sotto l’aspetto finanziario, ad un notevole sforzo e ad un’accurata
programmazione dei flussi monetari per sostenere le uscite che ne
derivano. Occorre evidenziare inoltre, che la sua messa a regime
richiede tempi medio-lunghi quindi i benefici che ne derivano si
manifesteranno solo in un intervallo piuttosto esteso. Ciò condiziona
profondamente l’andamento e le strategie aziendali;
• a difficoltà tecnologiche che possono scaturire da tale scelta.
L’adozione di un approccio eco-compatibile può richiedere
l’implementazione di particolari tecnologie che possono far sorgere
problemi di integrazione e di compatibilità con la realtà aziendale.
Altro aspetto da non sottovalutare è la possibile mancanza di tale
tecnologia e quindi la richiesta all’impresa di un ulteriore sforzo in
termini di ricerca (e perciò anche di maggiore incertezza-rischiosità), di
risorse economiche, di tempo.
Come si vede quindi, gli ostacoli da superare per adottare un approccio
in cui l’ambiente è tutelato nello svolgimento dell’attività di impresa (eco-
efficienza) sono notevoli ma, una volta superati, questa soluzione può
essere fonte di opportunità e di vantaggi tali, da costituire nel medio
termine una scelta pressoché obbligata per competere adeguatamente sui
mercati.
Ecco perché nelle pagine seguenti si cercherà, dopo aver definito il
concetto di eco-efficienza e le sue implicazioni sul concetto di qualità, di
7
illustrare meglio quali tipologie di vantaggi possono ottenere le imprese e
quali competenze ed accorgimenti specifici esse devono sviluppare.
1.2 IL CONCETTO DI ECO-EFFICENZA
I concetti di ecologia, efficienza e qualità, se presi singolarmente,
sono noti da tempo. Combinandoli tra loro è possibile ottenere, però, se
non proprio delle nuove concezioni, almeno delle implicazioni
innovative.
Diamo innanzitutto delle definizioni dei tre concetti di base.
L’efficienza secondo C. Barnard può essere definita come “il rapporto
fra i fattori impiegati nel processo produttivo ed i risultati ottenuti”; per
Peter Drucker, a sua volta, questa può essere così sintetizzata: “To do the
things right”. Concentrandosi sulla sola efficienza nella produzione,
questa può essere vista come la “realizzazione di tutti i prodotti al minor
costo possibile, non risultando così possibile una riallocazione dei fattori
produttivi che consenta di incrementare l’output di un prodotto senza
ridurre contemporaneamente l’output di almeno un altro prodotto”
2
.
Passando all’ecologia, questa può essere definita come lo “studio dei
rapporti tra gli organismi viventi ed il loro ambiente naturale”; o anche
come la “...salvaguardia dell’ambiente e difesa della natura contro ciò
che ne turba l’equilibrio, ...”
3
.
2
La definizione è ricavata dallo scritto di Dennis W. Carlton - Jeffry M. Perloff
“Organizzazione industriale” pag.97.
3
Entrambe le definizioni sono tratte dalla voce ecologia della “Enciclopedia italiana -
Treccani”.
8
La qualità del prodotto, infine, rappresenta “la capacità che si ritiene
abbia il prodotto di svolgere le sue funzioni”
4
. Il concetto di qualità si è
andato nel corso del tempo ad ampliarsi, giungendo a permeare qualsiasi
ambito operativo aziendale. Si può quindi definire come “un’impresa di
qualità” quella in cui ogni funzione, pur adottando un processo di
costante ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse, mantiene
contemporaneamente intatta (o addirittura incrementa) la capacità del
proprio output di soddisfare le richieste dei livelli inferiori.
Tale definizione implica che ogni funzione aziendale veda quelle di
livello inferiore come il proprio cliente e che quindi adotti una serie di
iniziative affinché possa essere raggiunta la piena soddisfazione del
proprio “pubblico obiettivo” (ad esempio il reparto Ricerca e sviluppo
deve fare in modo che la Produzione possa beneficiare di progetti ed
indicazioni che riducano al minimo difficoltà di comprensione,
realizzazione della struttura produttiva, di assemblaggio o produzione, ...).
L’incontro, la fusione dei concetti di efficienza ed ecologia porta a
quello di eco-efficienza, che può essere definita secondo il World
Business Council for Sustainable Development (WBCSD) come “[la
capacità di] “consegnare” merci e servizi a prezzi competitivi che
soddisfino i bisogni umani e la qualità della vita, mentre
progressivamente si riduce l’impatto ecologico e l’intensità delle risorse
utilizzate nel loro ciclo di vita, ad un livello tale che sia almeno in linea
con la “carrying capacity” stimata del pianeta”
5
.
4
Philip Kotler - Walter G. Scott “Marketing management” pag. 630.
5
WBCSD “Eco-efficient leadership”
9
Cerchiamo di evidenziare gli elementi fondamentali su cui poggia
questa definizione.
L’eco-efficienza, innanzitutto, non è qualcosa che contrasta con i
principi dell’economia di mercato (anzi si vedrà in seguito, che
rappresenta un’importante leva strategica a disposizione delle imprese).
La definizione stessa richiama chiaramente almeno tre elementi tipici
di questo sistema:
• prezzi competitivi. L’esistenza, quindi, di una molteplicità di aziende
e, contemporaneamente, l’inserimento di queste in un ambiente
concorrenziale;
• l’esigenza che i beni ed i servizi, che costituiscono l’output del
sistema economico, soddisfino la legittima richiesta degli individui ad
una elevata qualità della vita. Tale aspetto fa sì che si possano
considerare inclusi i concetti di qualità totale e di customer satisfaction;
• un utilizzo efficiente delle risorse. E’ sotteso quindi il principio di
economicità.
Ci sono però alcune integrazioni che ampliano notevolmente l’impatto
operativo di questi principi. Secondo il WBCSD, infatti, è necessario che:
1. i beni ed i servizi tutelino, come già ricordato, la qualità della vita
degli individui. Ampliando la portata di questa sottolineatura che
il WBCSD inserisce nella sua definizione, ciò che è richiesto (in
linea con il concetto di sviluppo sostenibile) è che la tutela per la
qualità della vita avvenga senza alcuna distinzione tra consumatori
e non: non devono quindi essere presenti in alcun modo delle
esternalità negative (in caso contrario, chi subisce l’esternalità
dovrebbe essere adeguatamente ricompensato poiché, altrimenti la
10
qualità del suo livello di vita verrebbe a ridursi andando a
contrastare con la definizione data di eco-efficienza);
2. l’utilizzo delle risorse sia progressivamente ridotto. Questo non
riguarda solo le fasi intra-aziendali e la distribuzione del prodotto
sul mercato, ma va estesa alla sua intera vita: l’impresa produttrice
deve, di conseguenza, impegnarsi per favorire questa riduzione
anche una volta che il prodotto sia giunto al consumatore, facendo
in modo sia, che le modalità di utilizzo e conservazione che quelle
post-uso e di smaltimento (e dell’eventuale recupero) siano il più
possibile eco-compatibili. L’impresa è tenuta, quindi, ad ampliare
il suo orizzonte e la sua responsabilità in maniera notevole, ciò
richiede l’acquisizione di una serie di conoscenze e di competenze
che incideranno profondamente sull'operatività e persino sulla
stessa struttura organizzativa.
L’eco-efficienza porta la responsabilità e la gestione ambientale
dell’impresa ad un livello superiore rispetto a quello medio attuale. Una
volta pienamente attuata farà si che tutela ambientale ed attività
meramente economica, costituiscano un tutt’uno inscindibile.
L’impresa è, infatti, tenuta:
1. a ridurre non solo l’impatto ecologico dei propri prodotti ma anche
quello della propria attività. Lo smaltimento di sottoprodotti (oltre che
l’esistenza di sprechi ed inefficienze), di elementi che residuano
successivamente l’utilizzo del bene e del loro eventuale recupero,
diventano problematiche di diretta responsabilità dell’impresa;
2. a considerare in un’ottica realmente globale la limitatezza delle
risorse e le esigenze di sviluppo delle future generazioni, grazie anche
11
al concetto di “carrying capacity”
6
che pur non riguardando
direttamente l’impresa, deve essere però tenuto presente date le
implicazioni sulla sua attività;
E’ chiaro che, se quanto detto sino ad ora richiede un profondo
cambiamento nella concezione del proprio business da parte di ogni
impresa, l’incontro e l’integrazione tra il concetto di qualità e quello di
eco-efficienza non potrà che rafforzare questa esigenza.
Partendo dalle definizioni date di qualità ed eco-efficienza, proviamo a
formulare un concetto unico. Un’impresa opera con qualità eco-
efficiente, se ogni sua funzione, pur adottando un approccio di costante
ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse, mantiene contemporaneamente
intatta (o addirittura incrementa) la capacità di soddisfare, mediante un
processo ed un output eco-efficiente, le richieste dei livelli inferiori e del
cliente.
Detto in altre parole eco-efficienza non deve esistere solo nel risultato
finale dell’attività dell’impresa, né tanto meno l’attenzione all’ambiente
deve essere ottenuta a discapito della qualità, ma ogni operazione ed ogni
processo aziendale devono essere concepiti in modo tale che tutela
dell’ambiente ? efficienza ? qualità siano perseguite simultaneamente.
6
Il numero massimo di individui di una certa specie che un dato ambiente può sopportare
nel lungo periodo.
12
1.3 SVILUPPO SOSTENIBILE: UN PRIMO ACCENNO
In questa sede vogliamo gettare un primo sguardo alle relazioni
esistenti tra eco-efficienza e sviluppo sostenibile.
Si possono fare innanzitutto due affermazioni: se è vero che eco-
efficienza può esistere senza una situazione di sviluppo sostenibile, non è
assolutamente accettabile (forse sarebbe più opportuno dire
inimmaginabile) la situazione contraria. Una prima considerazione,
quindi, è che la prima è condizione necessaria per la seconda.
La successiva affermazione ci porta a mettere in evidenza come l’eco-
efficienza sia una condizione necessaria, ma non sufficiente per
conseguire uno sviluppo sostenibile. Per raggiungere tale scopo è infatti
obbligatorio agire su altre variabili le più rilevanti delle quali,
probabilmente, possono essere considerate l’individuazione di fonti di
energia alternative, e preferibilmente rinnovabili, ed il contenimento
prima e la riduzione poi dei consumi dei paesi maggiormente sviluppati.
Definire il concetto di sviluppo sostenibile, sia per la complessità del
concetto e del progetto stesso, sia per la sua alta dinamicità e la sua vita
ancora “breve”, è molto complesso. Esistono perciò diverse definizioni
che, sovente, si concentrano o sul lato della produzione o sul lato del
consumo dei beni e dei servizi prodotti secondo i dettami di uno sviluppo
sostenibile:
• “[produzione e consumo sostenibile] si hanno mediante l’uso di beni e
servizi che rispondono ai bisogni fondamentali e conducono ad una
migliore qualità della vita, mentre consentono la minimizzazione
dell’uso delle risorse naturali, di materiali tossici, la produzione di
13
rifiuti e l’emissione di agenti inquinanti in tutto il loro ciclo di vita,
così da non pregiudicare i bisogni delle future generazioni”
7
;
• “[La produzione ed il consumo sostenibile] implicano che business,
governo, comunità e famiglie contribuiscano alla qualità dell’ambiente
attraverso la produzione ed un uso efficiente delle risorse naturali, la
minimizzazione dei rifiuti e l’ottimizzazione di prodotti e servizi”
8
;
• “Il consumo sostenibile implica che il consumo delle correnti
generazioni, così come delle future, migliori in qualità. Tale concetto
di consumo ne richiede l’ottimizzazione facendo salvi i servizi e la
qualità delle risorse e dell’ambiente nel corso del tempo”
9
.
Come si vede, il richiamo all’eco-efficienza è più o meno marcato in
tutte le definizioni proposte, ad esse però si affianco altri elementi che ne
sottolineano una portata più ampia e che evidenziano la necessità che lo
sviluppo sostenibile, sia perseguito a livello mondiale mediante
l’intervento e l’interazione di tutti i soggetti coinvolti (imprese, famiglie,
governi ed istituzioni in genere,...) mentre l’adozione dei principi
dell’eco-efficienza riguarda (direttamente) il lato produttivo e, per
assurdo, potrebbero essere adottati da una sola impresa senza che la loro
efficacia venga compromessa (è evidente che i risultati a livello globale
7
Definizione formulata nel corso del simposio “Sustainable Consumption” - Oslo 19/20
Gennaio 1994.
8
Edwin G. Falkman, Waste Management International. “Sustainable Production and
Consumption: a business perspective” - WBCSD.
9
Emil Salim, “The challenge of sustainable consumption as seen from the South”. Nel
corso del simposio: “Sustainable Consumption” - Oslo 19/20 Gennaio 1994.
14
cambiano notevolmente, ma ciò non pregiudica le possibilità della singola
impresa di utilizzare un sistema aziendale eco-efficiente).
L’adozione di una concezione di sviluppo sostenibile ha rilevanti
implicazioni a livello globale che, come si diceva, è il contesto stesso in
cui si viene a definire ed a misurare tale tipo di sviluppo. Un punto fermo
infatti per la sua realizzazione è che la produttività delle risorse a livello
mondiale venga quadruplicata affinché sia possibile raddoppiare il
benessere dimezzando l’ammontare delle risorse utilizzate.
Il presente principio, conosciuto con il nome di “fattore 4”, fu elaborato
da sue ricercatori, E. U. von Websacker del Wuppertal Institute e A.
Lovins del Rocky Mountain institute, ed ha alla sua base le premesse che
la popolazione mondiale raddoppierà e gli standard di vita ed i consumi
cresceranno significativamente.
In un’ottica di sviluppo sostenibile, l’industria dovrebbe ridurre di 4
volte l’intensità di uso della materia ed energia per unità di prodotto,
aumentando la sua efficienza d’uso, perciò sintetizzando, il concetto viene
espresso anche come dimezzare il consumo di risorse per ogni unità e
parallelamente raddoppiare il valore aggiunto dell’utilizzo del prodotto.
E’ necessario, allo stesso tempo, che il flusso di materiali pro capite
che si ha nei paesi maggiormente sviluppati venga ridotto di 10 volte
(“fattore 10”). Globalmente il volume di materiali dovrebbe diminuire
del 50%, ma poiché i paesi sviluppati sono responsabili per un flusso che
è 5 volte superiore a quello dei paesi in via di sviluppo e poiché la
popolazione mondiale sta aumentando inevitabilmente, i primi
dovrebbero stabilire obiettivi a lungo termine ben più elevati del
conservativo “fattore 4”.
15
Giunti a questo punto, per meglio dare l’idea del cambiamento
richiesto, si ritiene opportuno fornire alcuni esempi concreti per il nostro
paese, in base ai dati forniti dall’associazione “Amici della Terra”
10
.
Per conseguire una situazione di sostenibilità in Italia, sarebbe
necessario:
• ridurre, entro il 2010, di circa 118 milioni di tonnellate/anno le
emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera (diminuendo del 26%
l’uso dei combustibili fossili ed aumentando del 190% quello delle
fonti rinnovabili quali l’energia eolica, talassotermica, solare,
idroelettrica,...);
• cercare di ridurre del 25% il consumo d’acqua;
• ridurre il consumo di combustibile. Per riscaldare una casa di media
grandezza, sono necessari 1.200 m
3
di gas l’anno. Se queste case
fossero costruite con criteri progettuali innovativi, i consumi si
potrebbero ridurre a meno di 100 m
3
l’anno.
Un solo esempio globale, infine, che mette in mostra la rilevanza del
problema per tutti i paesi del mondo, siano essi sviluppati o meno: si
prevede che nell’arco di 20 anni la Cina raggiungerà gli standard europei
per quanto riguarda il rapporto automobili ed abitanti. Con le tecnologie
attuali, per produrre i 400 milioni di veicoli destinati a soddisfare la
domanda cinese, potrebbe essere necessario raddoppiare l’attuale
consumo di ferro mondiale.
10
Dati tratti dal n.5 di “Amici della Terra” - 20/05/1997.