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1. CAPITOLO
LA CONDIZIONE ESISTENZIALE DELL’UOMO
La condizione esistenziale dell’uomo presenta sia degli aspetti comuni
alla situazione di base di ogni esistente, che delle peculiarità caratteristiche del
suo essere umano. Partendo da questa considerazione, approfondendone i
costrutti ed elaborandone le implicazioni, ci ritroveremo ad analizzare l’esigenza
del tutto peculiare di dare una risposta a quei bisogni generati dalla specificità
della sua condizione e comunemente definiti come “bisogni umani” o “bisogni
superiori”.
La trattazione sul tema dell’autorealizzazione e sulle strade per il suo
raggiungimento ruoterà, quindi, intorno alla necessità’ di soddisfare questo tipo
di bisogni, superandone le condizioni che ne hanno provocata l’insorgenza.
Verranno così precisate l’identità necessaria ad affrontare il bisogno di
autorealizzazione, le conseguenti modificazioni da realizzarsi nella coscienza e
la relativa esigenza di seguire un itinerario spirituale capace di produrre un
cambiamento “verticale”.
1.1 La condizione di base di ogni esistente
La totalità dei fenomeni ci appare composta da oggetti individuati che sia
l’esperienza quotidiana che l’indagine scientifica dimostrano in uno stato di
continuo divenire, mai immutabile o statico.
Il pensiero filosofico e religioso, in realtà, non ha mai smesso di
interrogarsi sulla condizione di base di ogni esistente, distinguendo una Forza
operosa, una Volontà universale, l’Uno, che governa il divenire e che ha dato
luogo o si manifesta nei molti. Schopenhauer si rifà al principio di
individuazione, cioè alla discriminazione spazio-temporale per descrivere come
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dalla sostanza una e indivisa si realizzi la pluralità dei fenomeni: “Chiamerò
tempo e spazio il principium individuationis [...] imperocchè, per mezzo del
tempo e dello spazio ciò che è tutt’uno nell’essenza e nel concetto apparisce
invece diverso, come pluralità giustapposta e succedentesi”(Schopenhauer, op.
cit., p.169).Tempo e spazio rappresentano, dunque, quelle dimensioni che
permettono di individuare la pluralità nell’identico.
L’effetto primario del principio di individuazione viene da alcuni autori
concordemente identificato nel “centrismo”. Le caratteristiche del centrismo
generale secondo Catemario sono che: “a) Ciascuno sente solo se stesso come
soggettività, vale a dire come sostrato d’identità, come centro di fini... b) Gli
enti del mondo vengono percepiti come qualcosa in funzione di sé e dei propri
bisogni e non come si percepiscono essi stessi. Lo stesso autore nella sua analisi
distingue inoltre: “un centrismo finale e un centrismo strumentale funzionale al
primo, e soprattutto un centrismo finale fisico e un centrismo finale psichico,
rilevando che quest’ultimo è assolutamente unico e determinante per la nostra
specie...e riguarda, nella sua forma assoluta, il potere e la superiorità verso
l’altro”(Catemario, 1990, p.84-85).
A queste considerazioni fanno eco quelle dello storico Arnold Toynbee
che soffermandosi sul ruolo dell’egocentrismo così afferma: “In altre parole,
ogni essere vivente è teso a farsi centro dell’universo e in questo suo sforzo,
entra in conflitto con ogni altra creatura, con l’universo stesso, e con
l’energia che crea e sostiene l’universo, vale a dire la realtà assoluta sottesa
ai fenomeni transitori” (Toynbee, 1984, p.18).
Nel momento stesso in cui il fenomeno ha assunto un carattere individuale
è iniziata, tuttavia, quella propensione ad un riequilibrio verso l’unità,
interpretabile nell’ottica del principio di interrelazione come la risposta ad una
condizione di non-autosufficienza che lo colloca in una relazione di assoluta ed
ininterrotta reciprocità con l’ambiente circostante. Questo vale in particolare per
l’organismo vivente, che al fine della propria sopravvivenza necessita di un
continuo scambio di energia e di sostanze con l’esterno, ma che agisce
similmente ad ”un frammento minore e subordinato dell’universo che, grazie a
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un tour de force, si è parzialmente svincolato dall’inerzia e si è costituito come
forza autonoma che lotta, ai limiti delle sue capacità, per asservire il resto
dell’universo ai suoi fini egoistici” (Toynbee,1984, p.18). Tale affermazione
risulta particolarmente appropriata alla realtà della specie umana, in quanto,
proprio per quella contrapposizione io/altri, espressione del principio di
individuazione, gli uomini raggiungono un livello di conflittualità verso gli altri
esseri individuati, di una qualità ancora più sottile e spietata. Tuttavia, sarà
proprio l’esasperazione di questa condizione a rendere l’uomo consapevole dei
propri limiti e quindi potenzialmente disponibile a ricercare tramite l’amore
quell’unità perduta.
1.2 La specificità della condizione umana
La condizione di base degli organismi viventi risulta quindi definita da
due elementi fondamentali, quali il “dualismo” rispetto a ciò che è altro da sé e
“l’egocentrismo” come sistema naturale di sopravvivenza. Sarà dunque questo
assetto dualistico-egocentrico la cornice entro cui verranno ad iscriversi quegli
aspetti delineanti la specificità della condizione umana che prenderemo ora in
considerazione.
1.2.1 L’organizzazione umana dell’esperienza
Rileveremo adesso le modalità conoscitive con cui l’uomo si rappresenta
il mondo in conseguenza del principio di individuazione, nel tentativo di
individuare nella “classificazione dualistica” il relativo principio organizzatore
dell’esperienza. Nel sostenere questa conclusione ci avvarremo delle
osservazioni di Venturini, che in un’indagine descrittiva mira a raccogliere
esempi sull’attitudine dualistico-classificatoria nei diversi ambiti della
conoscenza. Partendo dalla constatazione che Durkheim e Mauss furono i primi
a evidenziare l’importanza del principio di classificazione dicotomica (seppur
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riducendone l’origine in una prospettiva sociologica), l’indagine prosegue
considerando una serie di esempi di tali dicotomie individuate dallo stesso
Venturini (Tab. 1.1).
Tab. 1.1 - Dicotomie
cosmologico-cosmogoniche concetto intuizione
caos cosmo conscio inconscio
est ovest destro sinistro
microcosmo macrocosmo emisfero destro emisfero sinistro
nord sud figura sfondo
ordine disordine genotipo fenotipo
passivo attivo intellettivo emotivo
sole, solare luna, lunare interno esterno
tenebra luce io, me tu,te
terra, terrestre cielo, celeste maschio, maschile femmina, femminile
yin yang padre figlio
ontologiche, logiche, epistemologiche passato futuro
analisi sintesi piacere dolore
causa fine si no
continuo discreto vicino lontano
dèi demoni visibile invisibile
Dio mondo vita morte
Essere Nulla culturologiche, etiche, sociologiche
fenomeno noumeno antagonismo cooperazione
mente corpo autorizzazione proibizione
monismo dualismo buono cattivo
paradiso inferno credito debito
res exstensa res cogitans guerra pace
sincronia diacronia marito moglie
soggetto oggetto natura cultura
spirito materia proprio estraneo
Uno, unità Molti, molteplicità puro impuro
fisiche ricchi poveri
elastico plastico sacro profano
entropia informazione samsara nirvana
materia antimateria struttura sovrastruttura
particella antiparticella sviluppo sottosviluppo
segnale rumore vincitori vinti
biologiche,psicologiche virtù vizio
attenzione distrazione
amore odio
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Successivamente viene descritto il tentativo effettuato da P. M. Roget di
trasformare un semplice dizionario di sinonimi e antonimi attraverso una
classificazione di 1.000 coppie dicotomiche, mediante le quali oltre 250.000
parole e frasi vengono organizzate in classi e sottoclassi; ed è questo il
Thesaurus della lingua inglese da lui creato (Tab. 1.2).
Tab. 1.2 - Classe sesta: Emotion, religion and morality
1. General
2. Personal emotion
Passive Joy Suffering
Pleasurableness Painfulness
Content Discontent
Regret
Relief Aggravation
Cheerfulness Dejection
Rejoicing Lamentation
Amusement Tedium
Wit Dullness
Discriminative
Prospective
Contemplative
Extrinsic
3. Interpersonal emotion
4. Morality
5. Religion
Viene riportata come esempio la sesta classe “Emotion, Religion and Morality” con le rispettive sottoclassi e le
dicotomie della sottoclasse “Personal emotion” sezione “Passive”. In totale le classi sono 6 e sono relative al
mondo esterno e al mondo interno dell’uomo.
La ricerca prosegue, poi, toccando l’ambito psicologico, dove il
riferimento più naturale va al dualismo coscienza-inconscio di Freud e dove si
riscontra inoltre, come lo stesso autore faccia spesso ricorso a espressioni quali
“coppia d’opposti”, “opposizione”, “polarità”, sia a livello descrittivo che
teorico. Una dimostrazione più concreta di ciò la troviamo nel saggio “Pulsioni
e loro destini”, dove Freud stesso considera come “i moti pulsionali sono
soggetti all’influsso delle tre grandi polarità che dominano la vita psichica. Di
queste, la polarità <<attività-passività>>potrebbe essere indicata come polarità
biologica, quella <<Io-mondo esterno>> come polarità reale, e infine quella
<<piacere-dispiacere>> come polarità economica”(Freud, 1976, pp.29,34-35) .
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Sempre nel contesto psicologico viene rilevato come il concetto di
“opposizione polare” ricopra anche nell’opera di Jung un ruolo considerevole;
primo, perché egli la considera come condizione necessaria al generarsi della
vita psichica, similmente alla differenza di potenziale creata dal contrasto fra i
poli elettrici positivo e negativo, e secondo, nel riferimento alla legge
dell’enantiodromia, secondo cui tutto ciò che esiste passa nel suo opposto.
Restando sempre nel tema, vengono citati altri due autori che si
riferiscono agli opposti nella formulazione delle loro teorie; il primo è George
A.Kelly che nella sua teoria della personalità, partendo dal concetto di
“alternativismo costruttivo”, secondo cui l’uomo non subisce passivamente la
realtà ma la costruisce in modo attivo, va ad affermare che l’unità elementare
della struttura cognitiva, mediante la quale la persona conferisce un senso alla
propria vita, ha un carattere dicotomico o bipolare e che il suo sistema di
costruzione è composto da un numero finito di costrutti dicotomici.
L’importanza del costrutto dicotomico sta, in realtà, nella sua maggiore capacità
di predizione rispetto al concetto unipolare, avendo la caratteristica che oltre ad
affermare delle cose, ne nega anche delle altre. L’altro autore citato è Daniel
Ellis Berlyne, che con la sua teoria del conflitto cognitivo mette anch’egli in
gioco gli opposti sotto forma di risposte simboliche antagoniste. Secondo
Berlyne, l’antagonismo più che avere componenti innate, viene in maggior parte
appreso dalle norme culturali, che stabiliscono la contrapposizione di due
proprietà dalla loro reciproca inibizione; vengono poi elencate le forme di
conflitto più importanti, rilevate in base alla loro frequenza: dubbio,
perplessità, contraddizione incongruità concettuale, confusione, irrilevanza.
Come esempio più recente di descrizione dicotomica, viene infine
riportata quella specializzazione funzionale emisferica che a partire dagli anni
Sessanta è stata oggetto di studio delle scienze neurologiche e psicologiche. Tale
asimmetria funzionale troverebbe conferma nelle diverse modalità di
elaborazione delle informazioni, rilevabili in maniera dominante per ciascuno
dei due emisferi (Tab. 1.3).
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Tab. 1.3 - Modalità di elaborazione delle informazioni
EMISFERO SINISTRO EMISFERO DESTRO
verbale visivo-spaziale
analitica sintetica
digitale analogica
temporale spaziale
unimodale plurimodale
intellettiva immaginativa
Se, dunque, la rappresentazione del mondo in termini dualistici è
espressione del principio di individuazione, sarà, tuttavia, proprio da questa
esperienza di separazione e distacco che prenderà origine quell’esigenza di
ricomposizione ed unità, ben visibile dall’analisi di quei bisogni umani che
prenderemo ora in considerazione.
1.2.2 Il sistema umano dei bisogni
Passando all’analisi del sistema umano dei bisogni, ci sembra significativa
una citazione di Erich Fromm per illustrare la peculiarità della condizione
dell’uomo a tale riguardo: “Anche la più completa soddisfazione di tutti i suoi
bisogni istintivi non risolve il suo problema umano: le passioni e i bisogni più
intensi non sono quelli radicati nel suo corpo, ma quelli radicati nella stessa
peculiarità della sua esistenza.[...] Dopo che ha soddisfatto i suoi bisogni
animali, egli è spinto dai suoi bisogni umani”(Fromm, 1976, p. 35-36).
Come sappiamo, l’essere umano, come ogni altro organismo vivente, ha
bisogno di mantenere stabile il proprio ambiente interno rispetto ai ripetuti
cambiamenti dell’ambiente esterno. Le variazioni che intervengono
nell’ambiente interno vengono regolate e corrette, senza che ci sia la
consapevolezza della persona, dai cosiddetti meccanismi omeostatici, preposti
ad assicurarne la costanza e la stabilità. Quando però, i meccanismi omeostatici
non risultano sufficienti a garantire l’equilibrio interno (come per esempio
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accade nel processo alimentare), diventa allora necessario per l’organismo
interagire con l’ambiente esterno; la spinta prodotta da questo squilibrio si
definisce “motivazione primaria”. Dunque, lo squilibrio genera un bisogno e il
bisogno produce una pulsione, ossia quella spinta motivazionale che avvia il
comportamento diretto verso la meta. Ora, una caratteristica della condizione
dell’uomo è che i bisogni fisiologici non risultano sufficienti a regolare l’intero
spettro della motivazione umana; come dichiara Venturini: “Quando viene a
mancare la soddisfazione del bisogno di orientamento e di senso della vita,
sappiamo bene come si produca una perdita d’interesse alla soddisfazione dei
bisogni << elementari>>. E’ il caso della cosiddetta << perdita della
vitalità>> di cui parla la psichiatria come caratteristica della depressione; ed
è anche il caso dell’anteposizione del bisogno di libertà e di dignità che può
condurre anche al sacrificio della vita per l’affermazione dei valori. Nell’uomo
assistiamo dunque a una sorta d’interazione e di circolarità nella soddisfazione
dei bisogni” (Venturini, 1995, p.101-102). Lo stesso autore tenta di distinguere
la molteplicità delle motivazioni dell’uomo a seconda che riguardino la
corporeità, l’ambiente, i rapporti interpersonali ed i rapporti con se stessi,
secondo la duplice prospettiva di carenza/abbondanza e conservazione/
innovazione, ed avvalendosi dei risultati delle analisi fenomenologiche dei
processi motivazionali; il risultato ottenuto viene espresso nella Tab.1.4 che
integra e modifica i lavori di Murray, Maslow e altri. L’articolazione dei bisogni
e quindi della motivazione umana che si rileva da questo schema, non è
comunque frutto del caso. Sostiene Catemario, che escludendo i bisogni fisici,
con l’eccezione parziale della sessualità, e quelli specifici di autorealizzazione,
inizialmente, a livello psichico, i bisogni sono tutti indifferenziati. Secondo lo
stesso autore, originariamente esiste nell’uomo un groviglio motivazionale
unitario da lui definito “centrismo passivo-dipendente” o “fruitivo relazionale”,
che costituisce la fase in cui il bambino fruisce del mondo che si prende cura di
lui, è unito ad esso, ne è il centro dell’attenzione e ne dipende. Durante il
processo d’individuazione, che approfondiremo meglio in seguito, anche le
risorse personali evolvono, rendendo quindi possibile uscire dalla passività per
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appagare i propri desideri. E mentre nel bambino aumenta il potere personale
attivo, egli sperimenta che la propria volontà si scontra sempre più con quella di
chi si prende cura di lui, avvertendo così il desiderio sempre crescente di
divenire adulto per poter fare ciò che vuole. Presto però si accorgerà che anche
gli altri manifestano una volontà che può essere in concorrenza o persino
opposta alla sua. Cominceranno ad emergere perciò i vari bisogni di potere,
riconoscimento, unione, sicurezza, etc., bisogni dunque, che le difficoltà
concrete dell’individuazione porteranno ad essere differenziati, e quindi non più
appagabili simultaneamente come all’origine, da quel vissuto di onnipotenza
magica passiva.
Tab. 1.4 - Spettro delle motivazioni umane
MOTIVAZIONI DI
SOPRAVVIVENZA E
SICUREZZA
(MOTIVAZIONI
CARENZIALI)
MOTIVAZIONI DI
SODDISFAZIONE E
STIMOLAZIONE
(MOTIVAZIONI DI
ABBONDANZA)
Relative alla corporeità
Evitare situazioni di fame, sete,
mancanza d’ossigeno, estremi di
temperatura, fatica, malattia e altri
stati costrittivi.
Ottenere esperienze sensoriali gra-
devoli, piacere sessuale, benessere
fisico, movimenti liberi e ritmici.
Relative al rapporto
con
l’ambiente
Evitare oggetti (e situazioni) peri-
colosi e disgustosi, ricercare oggetti
necessari alla sopravvivenza e alla
sicurezza, conservare un ambiente
sicuro, stabile e confortevole.
Ottenere oggetti e beni; comprendere
l’ambiente; risolvere problemi; gio-
care, divertirsi; ricercare ambienti
nuovi e stimolanti; avventura, cono-
scenza, movimento; aggressione.
Relative ai rapporti
interpersonali
Evitare conflitti interpersonali e
rapporti ostili; conservare stato
sociale, prestigio, appartenenza a
un gruppo; adeguarsi ai valori ed
agli standard di gruppo; ricevere
aiuto e cure da parte di altri.
Ottenere potere su altri; essere capaci
di offrire amore; godere della compa-
gnia di altri; aiutare e curare altri;
essere indipendente; socialità; aggres-
sione; affermazione.
Relative al rapporto
con
se stessi
Evitare sentimenti d’inferiorità nei
confronti degli altri e del sé ideale,
sentimenti di colpa, paura,
vergogna, ansia.
Avere fiducia in sé; esprimersi;
essere soddisfatti, trovare un signi-
ficato alla propria vita.
Lo sviluppo della motivazione umana rappresenta, quindi, un’altra
caratteristica dell’uomo che ha dunque la facoltà di differenziare, ma anche di
moltiplicare e rendere astratti i suoi bisogni, mediante scomposizione in singole
parti; questo fa si che ad esempio, da un bisogno possa prodursi l’esigenza del
lusso, o del prestigio, del dominio, d’affermazione, di uguaglianza, d’imitazione
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e distinzione, etc., creando magari anche un oggetto determinato da consumarsi
in modo determinato. Un’ulteriore complessificazione è dovuta, infatti, alla
possibilità che questo processo di moltiplicazione e di astrazione possa
estendersi anche ai mezzi e al modo di soddisfare i bisogni. La creazione di un
mezzo per appagare i bisogni è quanto ad esempio oggi avviene per la
soddisfazione del bisogno di riconoscimento, allorché una sua
particolarizzazione, quale può essere l’esigenza di benessere economico,
produca la necessità di possedere l’ultimo modello di auto sportiva oppure una
villa al mare o qualunque altra cosa possa rendere palese il proprio status sociale
agli occhi degli altri.
Nel momento in cui, oltre all’oggetto, vengono prodotte anche le modalità
del consumo, diciamo allora che i bisogni si “modalizzano”. E’ questo il termine
usato da Catemario per segnalare la possibilità per i bisogni di incanalarsi lungo
binari di appagamento costituiti da coppie di opposti, quali ad esempio il
desiderio di dominare e quello di attuare le proprie potenzialità, il desiderio di
essere superiore e quello di essere considerato: “in altri termini, non esistono
bisogni <<cattivi>>, ...perché esistono bisogni neutri che una crescita nel
senso umanistico ottimale incanala su binari armonizzanti, mentre un arresto,
culturale e/o individuale dello sviluppo, incanala lungo binari danneggianti,
antagonistici, <<disumani>> in senso universale”(Catemario, 1990, p.121).
Un esempio di quest’ultimo caso verrà facilitato, precisando la distinzione ed il
rapporto fra “bisogno” e “desiderio”: “In termini generali, possiamo dire che
con <<desiderio>> si vuol sottolineare l’aspetto soggettivo del bisogno, la sua
rappresentazione psichica e la consapevolezza di un oggetto da conquistare, di
un fine da raggiungere; l’aspetto appetitivo di un bisogno, la presenza di un
tèlos della spinta motivazionale; l’elemento di intenzionalità della condotta”
(Venturini, 1995, p.108). Qualora il processo di moltiplicazione ed astrazione -
dei bisogni, dei mezzi e dei modi per soddisfarli - venga a dipendere da
rappresentazioni sociali riduzionistiche, ecco che molto probabilmente ci si
ritroverà a desiderare cose di cui non si ha bisogno (come il desiderio di una
varietà di oggetti inutili) o ad aver bisogno di ciò che non si desidera (come nel
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caso del bisogno d’amore contro il desiderio di morte in un depresso). Questo
stato d’insoddisfazione, espresso dalla contraddizione fra bisogno e desiderio,
nonché l’inclinazione patologica che può assumere, testimonia come
l’appagamento si sia incanalato su binari improduttivi alla crescita e allo
sviluppo delle potenzialità umane, impedendo così ogni possibilità di
soddisfazione degli altri bisogni più veri e fondamentali dell’uomo, bisogni che
consentono la crescita e l’autorealizzazione e che ci appresteremo ora a
considerare.
1.2.3 Le tendenze all’autorealizzazione
Abbiamo finora cercato di ritagliare le caratteristiche delineanti la
specificità della condizione umana nel campo dei bisogni e delle motivazioni,
considerandone la complessità e le possibili implicazioni, ma sfiorando appena
quella peculiarità che distingue l’uomo in quanto tale, al fine di crearle uno
spazio proporzionale alla sua importanza. La peculiarità a cui ci riferiamo,
riguarda l’esigenza di rispondere a quei bisogni specifici che rappresentano tutte
“... articolazioni della basilare ricerca di senso, di risposta alla domanda
relativa al significato della vita, bisogni che si muovono sul piano delle
motivazioni superiori e delle condotte finalizzate al raggiungimento
dell’autorealizzazione” (Venturini, 1995, p.202)
Un autore che ha ravvisato in tutta la sua importanza la tematica sul
significato dell’esistenza, a tal punto da trasformarlo nell’oggetto risanante del
proprio indirizzo psicoterapeutico (la logoterapia), è lo psicologo V.E.
Frankl: “L’uomo cerca sempre un significato della sua esistenza: egli è sempre
nell’atto di muoversi alla ricerca di un senso del suo vivere; in altre parole ciò
che io chiamo la << volontà di significato>> si deve anche considerare come
<< un interesse primario dell’uomo>> (Frankl, 1983, p.30 s.)”.
Un altro autore a cui va il merito di aver fatto rilevare esplicitamente
l’importanza della domanda sul senso della vita è Erich Fromm, secondo cui
tutte le passioni e gli sforzi dell’uomo sono indirizzati a trovare una risposta
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circa il significato della esistenza. La ricerca di tale significato viene da lui
direttamente collegata alla specificità della situazione dell’uomo, descritto in
una condizione insostenibile di solitudine e di separazione dal mondo, genesi di
quei bisogni di relazione e di unità il cui perseguimento permette la crescita e
l’autorealizzazione; questi bisogni vengono descritti da Fromm e riassunti da
Venturini come appare in Tab. 1.5.
Tab. 1.5 - I bisogni di autorealizzazione
Amore come bisogno di unione con qualcuno o qualche cosa, al di
fuori di sé stessi, trascendendo la propria esistenza individualizzata e
sentendosi portatori di quei poteri attivi che costituiscono l’atto di
amare; la sollecitudine e la responsabilità denotano il fatto che l’amore
è un’attività, non una passione da cui si è sopraffatti, non un affetto da
cui si è ‘affetti’.
Bisogno di trascendere lo stato di creatura passiva, divenendo creatore
(ma anche distruttore) della vita.
Radicamento Bisogno di sostituire le radici naturali con nuove radici umane.
Bisogno di dire <<io sono io>>, di essere soggetto delle proprie
azioni; preoccupazione di raggiungere uno status e di appartenere ad
un gruppo (è anche la base dell’individualità illusoria e del
conformismo).
Orientamento
Bisogno di avere un orientamento nel mondo, interpretando e
correlando la molteplicità dei fenomeni in modo razionale (senza
proiezioni e razionalizzazioni).
La comprensione intellettuale del mondo per essere soddisfacente deve
contenere anche elementi sensoriali e affettivi, espressi nel rapporto
con un oggetto di devozione, che dia significato alla sua esistenza e
alla sua posizione nel mondo.
Sembra, dunque, che Fromm faccia dipendere la ricerca di senso, dalla
domanda umana di ricostituzione della perduta unità col mondo. Egli
inoltre individua due modalità secondo cui è possibile rispondere a questa
domanda, corrispondenti ai due fondamentali orientamenti esistenziali
dell’uomo: l’uno egocentrico e l’altro policentrico. Il primo, basato sulla
categoria dell’avere e da cui si articolano i bisogni legati al “potere su” (potere
inteso come dominio); il secondo, fondato sulla categoria dell’essere e da cui si
sviluppano i bisogni legati al “potere di” (nel senso di capacità). Orbene, siamo
Senso di
identità
Trascendenza
Correlazione
Devozione
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dunque di fronte ad un’alternativa di modalizzazione del bisogno di potere, che
può quindi indirizzarsi o nella ricerca di sviluppo delle proprie risorse personali,
mirando ad accrescere la libertà, l’autonomia, l’indipendenza, la creatività etc.,
secondo una prospettiva autorealizzativa, nel rispetto e in armonia con gli altri
(<<potere di>>); oppure nella direzione che mira ad ottenere il massimo
controllo possibile del mondo, usando gli altri come oggetti su cui poter
esercitare il proprio dominio (<<potere su>>). Secondo Fromm: “Il <<potere
su>> è la perversione del <<potere di>>. La capacità dell’uomo di far uso
produttivo dei suoi poteri costituisce la sua potenza; l’incapacità la sua
impotenza. [...] Dove manca la potenza, la relazione dell’uomo con il mondo
risulta pervertita, e si trasforma in desiderio di dominare, di esercitare il potere
sugli altri, quasi fossero oggetti” (Fromm, 1971, p. 72). Nel richiamarsi
all’orientamento produttivo, Fromm dunque, si riferisce all’esercizio del “potere
di”, alla capacità di sviluppare ed esprimere le proprie potenzialità e alla “attiva
e creativa relazione dell’uomo con i suoi simili, con se stesso e con la natura”.
Ed è proprio a quest’orientamento che intendiamo riferirci nel considerare
le tendenze all’autorealizzazione, quell’area cioè definita dai processi di
accrescimento individuazione, autonomia, autosviluppo, produttività, attuazione
di sé, autorealizzazione, processi considerati da Maslow come puri sinonimi e
definiti da lui stesso come “continua attuazione di potenzialità, di capacità e di
talenti, come compimento di una missione, o vocazione, o destino e così via,
come conoscenza più piena e accettazione della natura intrinseca della persona
in gioco, come tendenza incessante all’unità, all’integrazione e alla sinergia
all’interno della persona” (Maslow, 1971, p. 35).
Secondo Maslow “la pienezza umana”, che egli riassume sotto il nome di
autorealizzazione, possiede anche una definizione descrittiva, catalogante,
misurabile, psicologica e rivelatrice, in base a poche ricerche sperimentali e a
innumerevoli ricerche cliniche, “delle caratteristiche sia dell’essere umano
pienamente evoluto, sia di quello che si sta evolvendo bene. Tali caratteristiche
non sono soltanto descrivibili obbiettivamente: sono pure piacevoli, gratificanti
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e rafforzanti soggettivamente. Tra le caratteristiche obbiettivamente descrivibili
e misurabili del campione umano sano si trovano:
1. Percezione della realtà più chiara e più efficace
2. Maggiore disponibilità all’esperienza
3. Accresciuta integrazione, globalità e unitarietà della persona
4. Maggiore spontaneità ed espressività; funzionamento completo; vivacità
5. Un sé reale; un’identità personale salda; autonomia; singolarità
6. Maggiore obbiettività, distacco e trascendenza rispetto al sé
7. Recupero della creatività
8. Capacità di fondere concretezza e astrattezza
9. Struttura democratica del carattere
10.Capacità di amare, e così via
Tutto ciò esige, ovviamente, la conferma e la verifica sperimentale, ma è
chiaro che tali ricerche sono fattibili” (Maslow, 1971, p. 158).
Lo stesso autore fa osservare, inoltre, che ai livelli più alti della
maturazione umana, numerose dicotomie, polarità e conflitti, si fondono, si
trascendono e si dissolvono. Infatti, secondo le sue ricerche, le persone che si
autorealizzano sono contemporaneamente egoiste e non egoiste, dionisiache e
apollinee, individuali e sociali, razionali e irrazionali, fuse con gli altri e da loro
distaccate, e così via.
E’ questo in realtà solo uno dei possibili itinerari delle polarità. Tre,
sembrano infatti, secondo Venturini le configurazioni riassumibili circa il
destino delle polarità: 1) La “radicalizzazione schismogena”, espressa da
rappresentazioni dualistiche notevolmente esasperate e conflittuali, fortemente
radicalizzate e destinate ad una dualità irriducibile. 2) La “coincidenza degli
opposti”, dove gli opposti non sono più, o non sono solo contrapposti, ma uniti e
conciliati, e dove l’esperienza della dualità viene annullata ed il mondo
fenomenico trasceso. 3) La “dialettica degli opposti e dei distinti”, per cui gli
opposti non vengono “annullati”, come nel caso precedente secondo
un’esperienza che trascende tutti gli attributi, ma, come afferma anche Jung
(Opere, XIII, pag. 26-27), “superati” nell’ambito dell’esperienza di crescita e
quindi secondo una modalità che coinvolge la concretezza dell’esperienza
umana.