mia disposizione, ma anche ascoltando le esperienze dirette di un
campione di imprenditori italiani.
In merito alla collocazione dei singoli argomenti all’interno della
tesi sono state effettuate alcune scelte organizzative:
• nel primo capitolo vengono trattati due temi
particolarmente rilevanti per una visione complessiva della
situazione economica che si presenta a chi desidera
intraprendere un’attività in Ungheria: la struttura dell’imprenditoria
locale e lo sviluppo regionale.
L’intento principale è stato quello di illustrare il più
approfonditamente possibile le opportunità e le difficoltà che si
prospettano nell’affrontare il mercato ungherese, concentrando
l’attenzione sulle sue particolarità.
Per quanto concerne lo studio dell’imprenditoria locale, sono state
considerate le tipologie di impresa presenti in Ungheria e le
relazioni con la domanda nazionale e quella estera.
Successivamente sono stati altresì ricercati gli strumenti di
pianificazione economica statale per il rilancio della posizione
internazionale del paese, con interesse soprattutto agli obiettivi
riguardanti le piccole e medie imprese, sia locali che straniere.
Nell’analisi della seconda questione sono state individuate le unità
che compongono il sistema territoriale e sono state esaminate le
politiche poste in essere dal governo, allo scopo di promuoverne
l’evoluzione e di eliminare gli ostacoli alla nascita delle attività
imprenditoriali.
• Il secondo capitolo tratta dei rapporti bilaterali italo –
ungheresi: ho cercato in primo luogo di studiare la loro dinamica
nel corso del tempo, sia a livello politico che economico, in modo
da comprendere quale sia l’immagine che gli operatori italiani
hanno dell’Ungheria, quali sono i settori industriali che attirano
maggiormente l’attenzione degli imprenditori e quali possano
costituire nell’immediato futuro nuove opportunità di interscambio.
A questo proposito sono stati analizzati sia l’ambito commerciale
che quello degli investimenti.
La posizione dell’Italia nel mercato ungherese è stata inoltre
paragonata a quella di altre nazioni europee, allo scopo di vedere
in che cosa differiscano i comportamenti degli imprenditori italiani
rispetto a quelli di altri paesi avanzati.
Ho valutato contemporaneamente quali possano essere gli
ulteriori spazi per lo sviluppo del “made in Italy” in Ungheria.
Oltre a questo ho approfondito la ricerca attraverso l’osservazione
dei dati relativi al commercio estero del Nord Est, inteso nel
presente lavoro come insieme economico - territoriale
comprendente le Regioni Friuli - Venezia Giulia, Veneto e
Trentino - Alto Adige.
La finalità principale è stata quella di valutare le modalità di
presenza delle aziende appartenenti a questa realtà sul territorio
ungherese e se quest’ultimo costituisca un target per le imprese
delle tre regioni.
A conclusione del capitolo è stato esaminato un esempio italiano
di marketing di successo in Ungheria, il caso Parmalat: ho voluto
scegliere una azienda conosciuta a livello mondiale, per capire
qual è l’immagine che ha del mercato magiaro un’impresa di
grandi dimensioni che da molti anni si rivolge a consumatori
internazionali.
Si sono indagati i fattori chiave del posizionamento efficace della
Parmalat, attraverso l’intervista ad uno degli amministratori della
filiale ungherese.
• Il terzo capitolo è la parte più specificatamente di ricerca, e
consiste in un’analisi dell’ operatività delle piccole e medie
aziende del Nordest italiano, condotta attraverso una serie di
interviste a imprenditori delle Regioni Friuli - Venezia Giulia e
Veneto da me effettuate a partire da luglio 2001.
Primariamente ho utilizzato dati statistici riguardanti le attività
delle aziende del Nordest in Ungheria; in un secondo tempo ho
ritenuto di dover superare un’analisi meramente quantitativa del
fenomeno in esame, attraverso il reperimento di informazioni
qualitative.
Questo è stato possibile grazie alla gentile collaborazione di
alcuni imprenditori del Nordest che hanno risposto a quesiti
riguardanti il mercato ungherese.
Attraverso le interviste sono stata in grado di comprendere quali
siano le motivazioni che spingono gli operatori economici a
scegliere l’Ungheria per delocalizzare parte della produzione.
Inoltre ho voluto capire se tali imprese sviluppino strategie di
marketing per effettuare l’ingresso nei mercati dell’Est Europa, e
se la penetrazione commerciale sia di tipo tradizionale oppure
innovativo.
A questo scopo sono stati ideati dei questionari a risposta aperta,
per individuare le variabili maggiormente significative che
spiegano il rapporto fra gli imprenditori e la realtà economica
ungherese.
Fra i casi aziendali considerati sono presentati qui quelli che sono
sembrati maggiormente interessanti allo scopo della ricerca e che
costituiscono dei possibili “modelli” di riferimento per le imprese
italiane che vogliano affrontare questo mercato.
• Il quarto capitolo è innanzitutto una sintesi dell’esperienza
personale di stage, con la descrizione di una missione
commerciale, organizzata a Budapest nel mese di novembre
2001, che ha visto la mia partecipazione nella fase preparatoria.
L’iniziativa è stata un’ulteriore occasione di osservare l’interesse
delle aziende nei confronti dei mercati dell’Est europeo e
dell’Ungheria in particolare, nonché di entrare in contatto con
soggetti operanti nel settore fiscale, bancario, commerciale ed
informativo.
• Il quinto capitolo è dedicato all’esame di una questione
fondamentale che interessa l’Ungheria al momento attuale,
ovvero il prossimo ingresso nell’Unione Europea previsto per il
2004.
Il capitolo è suddiviso in due sezioni, di cui la prima tratta del
percorso compiuto dal Paese a partire dai primi anni ’90 per il
raggiungimento di questo obiettivo, unitamente all’elenco degli
strumenti finanziari e di collaborazione previsti dall’UE per
facilitare il processo di armonizzazione delle istituzioni politiche e
della struttura economica a quelle dei paesi membri.
La seconda invece è una panoramica degli strumenti messi a
disposizione dal governo italiano per le imprese che desiderano
commerciare con i paesi non appartenenti all’Unione Europea,
con la citazione dei riferimenti legislativi.
A questo si aggiunge una carrellata degli strumenti ungheresi di
incentivo agli investimenti stranieri nel paese, seguita dallo studio
della situazione generale dell’ingresso di capitale estero in
Ungheria.
All’interno del capitolo viene preso ad esempio della
collaborazione italo - ungherese, un programma di sviluppo
imprenditoriale condotto da Simest, la società istituita con legge
dello stato italiano che si occupa di sostenere le aziende italiane
nei rapporti di cooperazione con imprese estere.
Primo Capitolo
Ungheria 2001 e le sfide del
nuovo millennio
1. Lo sviluppo regionale ungherese
1.1 Il sistema territoriale
Il territorio ungherese, dell’ampiezza di circa 93.000 kmq, è
suddiviso amministrativamente in 19 Contee con l’aggiunta della
capitale Budapest.
Nel 1996, parallelamente alla preparazione per l’adesione alla
Unione Europea, sono state create delle regioni economiche al
fine dell’ottenimento da parte dell’Ungheria dei fondi europei per
lo sviluppo economico che vengono erogati dall’ Unione su base
regionale.
Le Regioni suddette sono 7 in totale, non sono considerate
suddivisioni amministrative, al contrario delle Contee, che hanno
preservato la loro funzione di enti territoriali con competenze di
questo genere.
Fonte: Gm
Secondo gli standard europei le regioni sono costituite da unità
comprendenti da 1 a 3 milioni di abitanti e dalle 2 alle 5 contee
ungheresi.
Il riferimento legislativo che tratta specificatamente del sistema
regionale ungherese è la legge n. 21/96 “sulla pianificazione
territoriale e lo sviluppo regionale” modificata recentemente dalla
legge 92/99, la quale definisce i livelli istituzionali NUTS II (le
Regioni) e le relazioni fra questi e gli altri enti territoriali (Contee e
Comuni).
Il sistema di governo locale che è delineato dalle leggi
summenzionate, comprende una serie di centri di potere che
stanno tra loro in un rapporto non gerarchico, ovvero che
collaborano alla formazione degli indirizzi della pianificazione
territoriale ed urbanistica.
Le istituzioni che costituiscono il sistema in questione sono:
¾ Circa 3100 Comuni, inclusi i distretti di Budapest, ad
elezione diretta
¾ 19 Contee, la città di Budapest, ed alcuni insediamenti con
più di 50.000 abitanti, ad elezione diretta
¾ 7 Regioni che potranno in futuro diventare organi elettivi
¾ altri enti territoriali quali Consorzi di Comuni, Consigli di
Contea, Consigli per lo Sviluppo Regionale etc.
Gli orientamenti della politica regionale sono contenuti nel
“National Regional Development Concept ” (NRDC), approvato
dal Parlamento ungherese nel marzo 1998.
Questo documento delinea quelle che sono le priorità in termini di
sviluppo territoriale e ipotizza gli andamenti futuri della
pianificazione stessa.
Gli obiettivi principali dell’atto legislativo sono definiti in due livelli
di intervento: in primo luogo vengono fissati degli indirizzi di
politica generale rivolti all’intero paese, in secondo luogo vengono
elaborate delle misure specificatamente create per risolvere
problemi di natura locale e circoscritti ad aree caratterizzate da
ritardi nello sviluppo economico ed infrastrutturale.
La legge 21/96 ha dato inoltre l’avvio alla costituzione di Consigli
per lo Sviluppo Regionale, enti dotati di personalità giuridica
collocati a livello delle Regioni, con lo scopo di adeguare il
sistema territoriale ungherese alle direttive dell’ Unione Europea
in materia.
Dopo la riforma operata dalla legge 92/99, i membri dei Consigli
sono i Presidenti dei Consigli di Contea per lo Sviluppo Regionale;
rappresentanti del Ministero dell’Agricoltura e dello Sviluppo
Regionale, delle Finanze, degli Interni, dei Trasporti e
Telecomunicazioni, dell’Ambiente, dell’Economia, della Salute,
dell’ Educazione e del Ministero per gli Affari Sociali e la Famiglia;
rappresentanti delle Camere di Commercio e della Società Civile;
un rappresentante per contea dei Consorzi Comunali.
I suddetti organismi svolgono funzioni di analisi della situazione
economica della Regione e di adozione di strumenti per la
qualificazione del territorio anche in forma di stanziamenti
finanziari per opere a tal fine dirette.
Successivamente all’adesione all’ Unione Europea, prevista per il
2004, le attuali competenze degli enti territoriali verranno
modificate: le Regioni si occuperanno dell’applicazione dei Fondi
strutturali da un punto di vista tecnico mentre le Contee saranno
responsabili in ambito politico. Il processo sarà coordinato dai
Consigli per lo Sviluppo Regionale.
Il coordinamento generale invece è già attualmente di pertinenza
del ministero dell’ Economia.
1.2 Il contesto economico dopo l’ingresso
nell’economia di mercato
L’approccio ungherese all’economia di mercato ha fatto emergere
a partire dagli anni ’90 le disparità economiche preesistenti fra le
regioni dell’ Ungheria, ed ha evidenziato da subito una sostanziale
distanza tra quelle situate ad ovest del Paese, maggiormente
sviluppate e vicine ai mercati europei occidentali, e quelle ad est,
più arretrate economicamente e confinanti con paesi dell’ Est
poveri come la Romania e l’Ucraina.
A questo proposito, i flussi di investimento stranieri che hanno
raggiunto l’Ungheria dapprima attraverso il fenomeno della
privatizzazione,
1
e successivamente attraverso investimenti di tipo
“green field”, hanno privilegiato le aree occidentali, specialmente
le zone attorno a Budapest e quelle Trans-danubiane.
Gli investitori hanno infatti preferito aree con presenza di
manodopera qualificata a basso prezzo, una rete di comunicazioni
con i paesi occidentali efficiente e infrastrutture già adeguate ai
bisogni di un ‘azienda moderna.
La situazione attuale vede perciò la presenza in Ungheria di due
situazioni territoriali contrapposte: da un lato esiste un insieme di
contee caratterizzate da una forte dinamicità e da un elevato
grado di sviluppo, le quali sono sempre più in grado di competere
con i paesi europei più avanzati grazie ai trasferimenti di know-
how operati dalle grandi aziende multinazionali situate in queste
____________________________________________________
1
La privatizzazione ungherese ha avuto il suo massimo nel 1995, successivamente alla fine del 1997 le vendite di
quote statali ammontavano a 1.400 miliardi di HUF, l’Italia ha partecipato solamente per il 3%, contro il 25% della
Germania e il 13,8% degli USA (dati Informest)
zone, ed allo scambio culturale e manageriale con queste realtà.
Dall’ altro si riscontra un insieme di contee con livelli di sviluppo
inferiori alla media nazionale, un alto tasso di disoccupazione e
la presenza di industrie non competitive con necessità di
ristrutturazione.
Le contee coinvolte nei programmi di sviluppo ungheresi sono
cinque: Békés, Borsod-Abaúj-Zemplén, Nógrad, Somogy e
Szabolcs-Szatmár-Bereg.
2
Esse sono considerate aree sottosviluppate, a causa del basso
livello del PIL pro capite: si tratta per la maggior parte di territori in
cui vi è una forte vocazione agricola, come nel caso della contea
di Békés, oppure dove nel periodo sovietico si è sviluppata una
forte industria pesante, declinata poi con il crollo del comunismo.
La seguente tabella indica il livello dei tassi di disoccupazione
disaggregati per contea, da cui si può evincere la forte
differenziazione tra le diverse zone:
____________________________________________________
2
Per il sostegno delle regioni meno sviluppate lo stato ungherese ha stanziato complessivamente per l’anno 2001
un totale di 3.681,90 milioni di HUF
DISOCCUPATI
REGISTRATI
VARIAZIONE
RISPETTO A
GENNAIO 2000
TASSO DI
DISOCCUPAZIONE
INTERNO ALLA CONTEA
(DISOCCUPATI / POP.
ATTIVA)
Budapest (dis.
Capitale)
21.456 -5.984 2,7 %
Baranya 18.687
-1.096 11,4 %
Bács-Kiskun 22.737
-1.570 10,0 %
Békés 21.473
-2.352 13,7 %
Borsod-Abaúj-Zemplen
58.906
165
20,8 %
Csongrád 16.286
-850 9,2 %
Fejér 12.960
-2.469 6,7 %
Györ-Moson-Sopron 8.775
-1.576 4,5 %
Hajdú-Bihar 34.811
-769 15,6 %
Heves 15.352
-747 11,7 %
Jás-NagykunSzolnok 22.394
-1.644 13,5 %
Komárom-Esztergom 10.094
-2.523 7,4 %
Nógrád 13.891
-319 15,5 %
Pest 19.561
-4.414 4,4 %
Somogy 16.787
-1.160 12,3 %
Szabolcs-Szatmár
Bereg
40.724
-1.952 19,4 %
Tolna 12.100
-1.624 11,7 %
Vas 6.769
-1.382 5,3 %
Veszprém 12.844
-1.685 7,6 %
Zala 10.094
-1.438 7,3 %
Fonte: IC & Partners Budapest 2001
I territori considerati presentano rispettivamente a marzo 2001 dei
tassi di disoccupazione pari al 13,7% (Békés), 20,8% (Borsod-
Abaúj-Zemplén), 15,5% (Nógrad), 12,3% (Somogy) e 19,4%
(Szabolcs-Szatmár-Bereg), a fronte di un 4,4% della regione di
Pest, dato maggiormente preoccupante se si guarda al 2,7%
rappresentato dalla città di Budapest.
1.2.1 Il Piano Széchenyi come strumento di “regional policy”
A fronte di queste trasformazioni non c’è stata una adeguata
politica di risanamento economico di queste zone fino al 2000,
con la costituzione del piano Széchenyi. Si tratta di un insieme di
programmi di sviluppo e di strumenti operativi indirizzati a
specifiche tematiche di particolare importanza, individuate come
elementi indispensabili da valorizzare per assicurare all’Ungheria
una stabilizzazione dell’economia, che ha già ottenuto dei livelli di
crescita molto elevati negli ultimi dieci anni.
Il Governo ungherese ritiene però che la dinamica positiva del PIL
non sia però di per sé sufficiente a creare in un paese le basi di
uno sviluppo futuro: si ravvisa la necessità di mantenere gli alti
livelli raggiunti mediante il rafforzamento delle caratteristiche
peculiari dell’economia magiara e l’eliminazione dei cicli negativi
che impediscono la nascita di ulteriori occasioni di crescita e non
assicurano un futuro di indipendenza economica al paese.
Il Piano è costituito da una serie di programmi che delineano le
aree di intervento del governo ungherese:
¾ Programma per lo sviluppo delle autostrade
• Rafforzare i legami con i corridoi europei
• Parificare le aree arretrate al resto del paese
¾ Programma per la ricerca, lo sviluppo e l’ innovazione
• Rafforzare il sistema istituzionale ed il trasferimento di know-
how