EVOLUZIONE DELLE TARIFFE DEI SERVIZI IDRICI ANTONIO F. LAZZARIN
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Capitolo 1
Lo stato della risorsa idrica
1.1 La situazione nel mondo
Spesso usiamo l’espressione “facile, come bere un bicchiere d’acqua” per
indicare un gesto particolarmente naturale e privo di difficoltà. Ma quante sono le
persone che possono effettivamente disporre di acqua potabile quando vogliono ed in
quantità illimitate? Quanto è facile, nel mondo, “bere un bicchiere d’acqua”? Forse
questo detto oggi non è più così valido.
1.1.1 Disponibilità della risorsa
Da uno studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità solo il 20% della
popolazione mondiale ha la possibilità di disporre nella propria casa di acqua
potabile. Il 65% circa, invece, per soddisfare il vitale bisogno di bere, deve uscire di
casa e percorrere a piedi considerevoli distanze, sollevare l’acqua da un pozzo o
attingerla da un fiume, riempire taniche e secchi, sollevarli e riportarli verso la
propria abitazione. Questo gesto consuma da solo circa un terzo delle calorie
giornaliere disponibili per ogni abitante di un Paese povero. Le conseguenze di
questo fatto sono allarmanti sia dal punto di vista sanitario che da quello sociale.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, conscia della situazione, stabilì negli anni
Ottanta l’obiettivo di fornire a ogni abitante del Pianeta 40 litri di acqua potabile al
giorno ad una distanza inferiore ai 200 metri dalla propria abitazione. Questo
ambizioso scopo venne perseguito nel Decennio dell’Acqua promosso dall’ONU
(1980-1989), durante il quale venne in parte realizzato il progetto di fornitura.
Progetto che presentò costi ingenti ed efficacia non altrettanto notevole. Dai dati
relativi alla situazione nel 1990 dei Paesi in via di sviluppo emerge l’inquietante
cifra di 240 milioni di cittadini delle città e di un miliardo di abitanti delle campagne
ancora privi di una fonte di approvvigionamento sicura.
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1.1.2 Distribuzione sul Pianeta
Attualmente il mondo contiene circa 1.400 milioni di chilometri cubi di acqua:
molta, ma anche poco disponibile. Infatti solo 35 milioni di chilometri cubi, pari al
2,5% circa, sono costituiti da acqua dolce. Questa è per la maggior parte
immagazzinata allo stato solido nei ghiacciai o celata nelle profondità delle falde
sotterranee. Solo l’1% dell’acqua sulla Terra è disponibile per il consumo dell’uomo.
Questa quantità sarebbe comunque sufficiente a dissetare la popolazione mondiale,
eppure si stima che 1 miliardo e 500 mila persone non hanno accesso all’acqua
potabile e questo dato è destinato ad aumentare. Quello che emerge dai dati è la
distribuzione non omogenea della risorsa idrica sul Pianeta. Questa grande disparità
a livello geografico consiste nella differenza macroscopica tra regioni aride e regioni
appartenenti a zone temperate. Se osserviamo i dati di disponibilità idrica pro capite
annua per le varie nazioni scopriamo che nei Paesi più poveri d’acqua questa va dai
26 mila litri dell’Egitto ai 61 mila degli Emirati Arabi Uniti. Per le nazioni più
ricche si parla di 605 milioni di litri per l’Islanda e di 479 milioni per il Suriname
Figura 1. Disponibilità di acqua dolce nel 2000, fonte Unep.
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(America del Sud). Una differenza veramente considerevole.
1.1.3 Le previsioni per il futuro
Per quanto riguarda le previsioni per il futuro, come per ogni fenomeno
incerto, esistono diverse correnti di pensiero supportate o meno da certezze
scientifiche. I catastrofisti in questo caso considerano l’aumento dei consumi e la
rispettiva diminuzione delle risorse idriche come presagio certo per l’avvento
prossimo di siccità devastanti. Molti sono anche gli scienziati che sostengono che la
causa della penuria d’acque e da cercare nello smodato utilizzo che avviene nei Paesi
dell’Occidente ricco. Questo è principalmente volto alla produzione di cibo in
surplus che a volte non viene nemmeno commercializzato a causa dei vincoli
internazionali di mercato, primi fra tutti quelli imposti dall’Unione Europea. La
Figura 2. Acqua salata e dolce: quantità e provenienza, fonte Unep.
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questione chiave è quindi non sprecare una risorsa che può essere sufficiente a
soddisfare le nostre esigenze.
1.1.4 L’inquinamento
Altro aspetto di fondamentale importanza è quello della contaminazione della
risorsa e dei rischi conseguenti all’inquinamento. A livello mondiale, la forma di
contaminazione che più minaccia il capitale idrico è quella derivante dall’uso
massiccio di prodotti chimici nell’agricoltura. Secondo gli studi effettuati dalla
Dutch Environmental Protection Agency sui terreni delle nazioni europee, almeno il
65% delle coltivazioni superano abbondantemente i limiti imposti dall’Unione
Europea per quanto riguarda l’uso di pesticidi. Ovviamente questo porta a
conseguenze negative sulle acque che scorrono sopra e sotto i suoli in questione.
Negli Stati Uniti, l’Environmental Protection Agency ha analizzato e catalogato i 98
tipi di pesticidi che inquinano le falde di 40 stati. Per quanto riguarda i Paesi del
Terzo mondo la situazione è meno grave che nei Paesi industrializzati. L’uso
massiccio di agenti chimici nell’agricoltura è costoso e quindi non alla portata dei
contadini dei Paesi poveri. Per quanto riguarda i concimi, il principale inquinante è
rappresentato dai nitrati, derivanti anche dalla percolazione di liquami prodotti dagli
allevamenti intensivi di bestiame. Se idealmente sovrapponessimo le mappe delle
220256
269
1876
120
22,3
0
200
400
600
800
1000
1200
1400
1600
1800
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Europa Nord
America
Africa Asia Sud
America
Australia e
Oceania
k
m
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Figura 3. Previsione sui consumi idrici nel 2025, fonte Unesco.
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zone caratterizzate da presenza di colture intensive con quelle che mostrano le zone
colpite da inquinamento da nitrati, vedremmo che grossomodo le aree sono
coincidenti. Da evidenziare il fatto che, al giorno d’oggi, non esiste ancora un
metodo economicamente ragionevole per rimuovere i nitrati dall’acqua. Questo
spiega perché il 25% delle acque che scorrono sulle pianure europee sono interdette
all’uso potabile.
1.1.5 La potabilizzazione
Il progressivo diminuire delle fonti di acqua pulita va ad incrementare il
business della potabilizzazione. Con questo termine si intende quel processo che,
tramite l’uso di mezzi chimici e/o fisici, permette di rimuovere dall’acqua le sostanze
contaminanti e dannose per la salute umana, rendendola quindi potabile. La
principale sostanza usata per sterilizzare l’acqua e quindi abbatterne la carica
microbica è il cloro. Questo elemento è a tutti noto per il suo caratteristico odore e
sapore. I dati riguardanti l’Unione Europea dicono che il 50% delle acque potabili
0
20
40
60
80
100
120
1950 1960 1970 1980 2000
m
i
g
l
i
a
i
a
d
i
m
c Africa
Asia
America del Nord
Amerca Latina
Europa
Figura 4. Disponibilità di acqua potabile nel mondo, fonte Unesco.
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vengono sottoposte a trattamenti successivi per renderle nuovamente potabili. Questo
valore sale a 70% negli Stati Uniti.
Il processo di potabilizzazione e ri-potabilizzazione dell’acqua appare quindi
necessario in seguito alla contaminazione derivante dall’utilizzo umano. E’
comunque da segnalare che attualmente non esistono studi certi sugli effetti a lungo
termine sulla salute umana dei composti usati in questo processo.
1.1.6 L’approvvigionamento
Per quanto riguarda l’aspetto della distribuzione dell’acqua potabile, la
tendenza degli ultimi tempi è quella della privatizzazione delle aziende che si
occupano di captare l’acqua e portarla nelle nostre case. Questo fenomeno ha come
prima conseguenza che le aziende privatizzate operanti nel settore idrico hanno per
natura una certa inclinazione al profitto. Un esempio è quello della Francia, dove il
passaggio da pubblico a privato ha portato il controllo della distribuzione in mano a
due multinazionali (Vivendi Waters e Suez-Lyonnais&Saur), levandolo ai Comuni e
alle Regioni.
1.1.7 Il Contratto Mondiale dell’Acqua
Nel Marzo del 2000 si è tenuto il secondo World Water Forum. In occasione
del quale è stato proposto il Contratto Mondiale dell’Acqua, parte integrante del
Manifesto dell’Acqua. Questo documento ha lo scopo di cambiare il punto di
osservazione delle politiche idriche mondiali. In esso si afferma che “ … ogni
membro della comunità umana deve avere diritto di accesso all’acqua potabile, nella
quantità e qualità necessarie indispensabili alla vita ed alle attività economiche.” Il
principio cardine del Manifesto è che l’acqua ha un valore sopranazionale elevato e
che questo deve essere trattato al di fuori dal paradigma del mercato. La proposta è
quella di definire l’acqua come bene patrimoniale vitale, appartenente a tutta
l’umanità, escludendola così dagli accordi commerciali internazionali.
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1.1.8 Le guerre per l’acqua
Anche se oggi l’attenzione dei media è polarizzata sulle guerre per il petrolio,
un’altra valida chiave di lettura dei principali conflitti geopolitici consiste
nell’osservare la disponibilità della risorsa idrica. La dove l’acqua è elemento
limitante sorgono inevitabilmente tensioni sociali e politiche. Vista la primaria
importanza dell’acqua, sia come insostituibile sostegno all’esistenza che come bene
strategico per tutti i settori dell’economia di un Paese, nel mondo sono scaturiti e
sono tuttora in atto diverse guerre volte a garantire il controllo della risorsa idrica.
Controllo che avviene principalmente attraverso la costruzione di dighe, opere che
spesso, a causa del loro notevole impatto ambientale e sociale, generano a loro volta
conflitti e tensioni a livello locale.
Molti sono i casi in cui le poche risorse idriche di un territorio vengono spartite tra
diverse popolazioni. Un esempio per tutti è il Giordano, fiume che rappresenta la
principale fonte d’acqua dolce dell’area medio orientale e che è dal 1967 controllato
da Israele. Da questa risorsa dipende la sopravvivenza della Palestina, nonché di
Siria, Giordania e Libano. L’acqua del Nilo è spartita dalla diga di Assuan tra Egitto
(55,5 miliardi di m
3
l’anno) e il Sudan (18,5 miliardi di m
3
l’anno). Il Tigri e
l’Eufrate sono contesi tra la Siria, l’Iraq la Turchia. Quest’ultima ha in progetto
diverse dighe che andranno a ridurre la portata dell’Eufrate in Siria del 37% e del
Tigri in Iraq del 24%.
Dal Mare d’Aral dipendono gli stati del Kazakistan e dell’Uzbekistan. Questo
importante bacino ha perso tre quarti del suo volume in 20 anni. Il rischio della
mancanza di acqua incombe su quasi 30 milioni di persone. Il Bramaputra, fiume che
attraversa l’India, viene sottoposto a innumerevoli prelievi lungo il suo corso e
giunge quasi in secca nel Bangladesh. La situazione in futuro non è destinata a
migliorare. La costante diminuzione della disponibilità d’acqua e l’incremento della
domanda porteranno a nuovi conflitti, peggiorando la situazione economica ed
umanitaria la dove è già critica.
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Conflitti senza armi ma altrettanto devastanti hanno luogo in campo
economico. Recentemente si sta assistendo a scontri tra multinazionali che, in
seguito alla diffusa privatizzazione dei servizi idrici, lottano per contendersi il
controllo della vitale risorsa. Una gestione di tipo privato dell’approvvigionamento
idrico può risultare svantaggiosa soprattutto per i Paesi poveri, dove già esiste una
situazione di tensioni sociali causate dalla strutturale scarsità della risorsa. La
privatizzazione del servizio idrico non viene accettata dalla popolazione di questi
Paesi, in quanto viene percepita come un ulteriore sfruttamento di una terra già
provata. Ad esempio in Bolivia, a Nairobi e a Città del Messico la privatizzazione
della gestione delle acque un tempo pubbliche ha ingenerato forti tensioni sociali che
sono sfociate in violenti scontri di piazza.