Essere del linguaggio e scomparsa del soggetto
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parler� ancora nella letteratura del XIX e del XX secolo, e questo non solo per l'orizzonte
di follia che apparterr� a scrittori come Nerval, H�lderlin, Artaud, non solo per la follia di
Nietzsche, che inaugura "la possibilit� del filosofo pazzo"
1
, ma soprattutto a causa di un
linguaggio letterario che racchiude in s� la propria chiave di lettura, in questo funzionando
come il delirio; in questo diventando un linguaggio che si autoimplica, come lo � diventata
la follia dopo Freud.
2
Questa parentela con la follia apre all'esperienza letteraria la possibilit� di accedere
ad uno spazio esteriore rispetto alla continuit� temporale della coscienza, ad uno spazio
frammentario in cui l'altro non viene ricondotto al medesimo, ma afferma la propria
differenza. Una delle questioni da approfondire, � il modo nel quale questo spazio del
"fuori" si costituisce e si offre come nuovo luogo dal quale pensare, e quanto questo
concetto debba a Blanchot, a cui Foucault esplicitamente si richiama.
Il problema del soggetto del discorso letterario. Problema che viene posto da
Foucault a diversi livelli. Al livello dell'enunciato: � il soggetto dell'enunciato lo stesso
rispetto al soggetto dell'enunciazione, e che rapporto ha con il soggetto grammaticale? In
un testo letterario, � costituito dallo scrittore, dall'io narrante, o dal personaggio dell'opera?
Al livello dell'opera: � lo stesso soggetto che parla lungo tutta l'opera di un autore? Chi
parla nei riferimenti ad un altro libro: l'autore del primo testo, lo scrittore del secondo, il
testo stesso? Al livello pi� generale, quello del discorso e delle sue condizioni di
possibilit�, Foucault si chiede se, anche riuscendo ad individuarne il soggetto, sia
veramente questo che produce il discorso, o se non sia, al contrario, il discorso che
predispone un luogo vuoto nel quale possono prendere posto indifferentemente diversi
soggetti parlanti.
Essere del linguaggio e scomparsa del soggetto
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La scrittura e la morte. "Scrivere per non morire"
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, antico compito, diventa in
Foucault (e in Blanchot) "morire per poter scrivere": che non allude evidentemente alla
morte effettiva (o non soltanto ad essa) dello scrittore, ma al fatto che colui che scrive deve
in qualche misura annullarsi come soggetto, per lasciar parlare il linguaggio nella sua
corporeit� e nella sua infinita proliferazione.
Se la morte reale poi � esperienza dell'impossibile, e come tale � alla base della
costituzione dell'individuo moderno come soggetto ed oggetto - ad un tempo - della
conoscenza, questa stessa "esperienza della finitudine" � ci� che rende possibile il suo
linguaggio.
Il caso del discorso. Foucault sembra attribuire all'emergenza del fortuito nel
linguaggio un potere eversivo nei confronti dei meccanismi che presiedono al controllo e
alla limitazione del discorso. La rivalutazione degli eventi aleatori permetterebbe un modo
nuovo di pensare, non pi� aggrappato alla ricerca della verit�, ma in grado di riconoscere
l'insorgenza dell'avvenimento, di ci� che appare per la prima volta.
L'essere del linguaggio. Foucault parla di una "ontologia della letteratura"
4
, che
potrebbe essere elaborata a partire da quei "mostri" costituiti dai fenomeni di
autorappresentazione (o reduplicazione) propri del linguaggio letterario. Questi sono quegli
stessi fenomeni di ambiguit� letteraria di cui parla Borges
5
: l'opera che al suo interno apre
uno spazio in cui parla di se stessa, originando uno sdoppiamento che in definitiva si
risolve in una circolarit�. Ma uno sdoppiamento si produce, nel linguaggio, anche al livello
della singola parola, la quale pu� reggere pi� significati: possibilit� che apre al linguaggio
un campo di libert� e una funzione di auto-implicazione nei quali riluce il suo essere.
Essere del linguaggio e scomparsa del soggetto
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Queste non sono che alcune delle questioni che affiorano con forza e, possiamo
dirlo, con una originalit� non certo incrinata dai continui rimandi, espliciti ed impliciti, a
Nietzsche, Bataille, Blanchot, Klossowski, dalle pagine foucaultiane sulla letteratura.
Innumerevoli altre se ne possono individuare (e ad alcune di queste si accenner� nelle
pagine che seguono), all'interno delle prime o con esse correlate. Ci� che interessa, ad ogni
modo, non sono i singoli temi ma la loro articolazione reciproca: articolazione complessa e
non sempre esplicita, a volte apparentemente contraddittoria. Sar� allora il modo in cui
questi diversi aspetti della riflessione di Foucault sul linguaggio letterario interagiscono,
che costituir�, per quanto possibile, l'oggetto di questo lavoro. Questo non vuol dire in
alcun modo, beninteso, cercare di organizzare il discorso di Foucault in una teoria
complessiva del linguaggio letterario: tentativo che, oltre a peccare di presunzione, si
scontrerebbe con la stessa configurazione volutamente dispersa di quanto Foucault ha detto
sull'argomento. A questo proposito non possiamo dimenticare l'avversione di Foucault per
le teorie globali.
Non che queste teorie globali non abbiano fornito e non forniscano ancora in modo
abbastanza costante degli strumenti utilizzabili localmente: il marxismo e la
psicanalisi stanno l� a provarlo. Ma credo ch'esse non abbiano fornito questi
strumenti se non alla condizione appunto che l'unit� teorica del discorso fosse come
sospesa, o comunque ritagliata, fatta a pezzi, rovesciata (...).
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L'intero lavoro di genealogista di Foucault rifugge programmaticamente dalla ricerca delle
continuit� storiche, rivolgendosi al contrario alle rotture e agli eventi dispersi; la sua
riflessione filosofica ha avuto come riferimento costante l'opera gigantesca ma
frammentaria di Nietzsche; la stessa concezione foucaultiana del potere � quanto pu�
esserci di pi� distante da quella, monolitica, che prima di lui era comunemente accettata.
Non potremmo dunque in alcun modo provare a ricondurre a forza le sue parole ad uno
schema unitario: pi� utile ricercarne le risonanze reciproche ed i rimandi esterni.
Essere del linguaggio e scomparsa del soggetto
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Se non si pu� giustificatamente parlare di teoria generale, infatti, � pi� che certo che
i temi sopra accennati sono strettamente legati: ognuno di essi presuppone gli altri, e tutti
contribuiscono a disegnare in controluce il problema pi� generale del rapporto tra realt� e
testo, tra ci� che si pu� vedere e ci� che si pu� dire.
Naturalmente, come forse risulta evidente anche da queste righe introduttive, non �
possibile distinguere, in Foucault, il filosofo dallo storico, l'epistemologo dal critico
letterario; le pagine che seguono, in cui il discorso per seguire quello di Foucault
sconfiner� spesso dall'ambito proprio del linguaggio letterario, sono segnate da questa
impossibilit�.
Ancora due interrogativi. In primo luogo, viene spontaneo chiedersi se la
concezione che possiamo designare come dell'autonomia del linguaggio (e che non si
riferisce solo a quello letterario, ma al discorso in generale), autonomia rispetto al soggetto
parlante e rispetto agli oggetti stessi cui il linguaggio si riferisce, riguarda unicamente la
fase della ricerca che si conclude verso il 1970, ed � stata quindi superata da Foucault con i
lavori successivi, oppure se il suo � stato solamente uno spostameneto del centro di
interesse che ha lasciato intatta la validit� delle elaborazioni precedenti. L'altro
interrogativo, legato al primo, �: che rapporto c'�, nel lavoro di Foucault, tra linguaggio e
potere? La sua produzione pi� matura, dedicata alla descrizione dei dispositivi di potere e
al problema collegato della verit�, pu� essere considerata relativamente indipendente da
quella che stiamo qui prendendo in esame?
Per finire, una parentesi circa il considerevole spazio dedicato al pensiero ed agli
scritti di Maurice Blanchot, a svantaggio di altri autori il cui lavoro stimola o accompagna
quello foucaultiano. Il fatto � che, soprattutto riguardo ai temi qui affrontati, l'opera di
Blanchot appare - come si dir� anche in seguito - cos� profondamente intessuta con quella
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di Foucault, da non esserne solo per certi versi ispiratrice, ma anche, a sua volta,
suggestionata. Dobbiamo quindi rifuggire da ogni pretesa (che Foucault non avrebbe
condiviso) di stabilire le ascendenze e le discendenze tra queste due opere. Proprio per
questo, spesse volte le parole di Blanchot chiariscono e completano come meglio non si
potrebbe l'elaborazione foucaultiana sul linguaggio letterario.
Essere del linguaggio e scomparsa del soggetto
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NOTE ALL'INTRODUZIONE
1
M.Foucault, �Pr�face � la transgression�, Critique, n.195-196, 1963. Trad. italiana di
Cesare Milanese, �Prefazione alla trasgressione�, in Scritti letterari, Milano, Feltrinelli,
1971, ed.1984, p.66.
2
Cfr. M.Foucault, �La folie, l�absence d�oeuvre�, La table ronde, n.196, 1964. Trad.
italiana di Cesare Milanese, �La follia, l'opera assente�, in M.Foucault, Scritti letterari,
cit., p.107.
3
M.Foucault, �Le langage � l�infini�, Tel Quel, n.15, 1963. Trad. italiana di Cesare
Milanese, �Il linguaggio all'infinito�, in M.Foucault, Scritti letterari, cit., p.73.
4
Ivi, p.76.
5
Jorge Luis Borges, Otras Inquisiciones, Buenos Aires, Emec�, 1960. Trad. italiana di
Francesco Tentori Montalto, Altre inquisizioni, Milano, Feltrinelli, 1963, 4
a
ed. 1981,
pp.49-52; il breve saggio s�intitola �Magie parziali del �Don Chisciotte��.
6
M.Foucault, �Corso del 7 gennaio 1976�, in M.Foucault, Microfisica del potere, Torino,
Einaudi, 1977, 2
a
ed., p.166.
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CAPITOLO I. LA SCRITTURA E IL SOGGETTO
I.1. Individuo e soggetto
L'uomo � un'invenzione recente; l'epoca classica (Foucault indica con questo
termine i secoli XVII e XVIII), et� della rappresentazione, non ne ha bisogno per collegare
la rappresentazione e l'essere (l'"Io penso" e l'"Io sono" cartesiani): si limiter�, con
Velasquez, ad indicare il luogo della sua assenza. L'uomo nasce col tramonto del discorso
classico, ma ha una nascita ambigua, oggetto e soggetto di conoscenza allo stesso tempo.
L'individuo moderno � colui sul quale � possibile erigere un sapere, colui sul quale si pu�
posare finalmente uno sguardo che svela.
Lo sguardo non � pi� riduttore, ma fondatore dell'individuo nella sua irriducibile
qualit�. Risulta in tal modo possibile organizzare su di lui un linguaggio razionale.
L'oggetto del discorso pu� essere egualmente un soggetto, senza che per questo le
figure dell'oggettivit� vengano alterate.
1
Questa oggettivazione/soggettivazione - origine dell'individuo e delle scienze umane che lo
studiano - la cui genesi � il tema di Naissance de la clinique, � resa possibile dalla morte;
la morte del cadavere aperto sul tavolo anatomico, nel quale la positivit� della malattia �
finalmente leggibile allo sguardo del clinico; la finitudine dell'uomo che ha per sempre
rinunciato all'infinito. E' resa possibile, nondimeno, dall'articolarsi su questa morte di un
linguaggio nuovo, che riesce a dire ci� che vede, che riesce a vedere nominando.
Il metodo anatomico-clinico non � altro che "questa struttura, in cui s'articolano lo
spazio, il linguaggio e la morte".
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Tutto questo non sar� senza conseguenze.
Rimarr� probabilmente decisivo per la nostra cultura il fatto che il primo discorso
scientifico da essa svolto sull'individuo abbia dovuto passare attraverso questo
momento della morte. In realt�, l'uomo occidentale non ha potuto costituirsi ai suoi
propri occhi come oggetto di scienza, non s'� preso all'interno del suo linguaggio e
non s'� dato in esso e per esso un'esistenza discorsiva che nell'apertura della propria
soppressione: dall'esperienza della "Sragione" sono nate tutte le psicologie e la
possibilit� stessa della psicologia; dall'integrazione della morte nel pensiero medico
� nata una medicina che si d� come scienza dell'individuo. E, generalmente,
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l'esperienza dell'individualit� nella cultura moderna � connessa con quella della
morte (...).
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Il soggetto � nondimeno, come Foucault ha mostrato in Surveiller et punir, l'effetto
di un assoggettamento; l'anima � il prodotto delle tecnologie di potere che agiscono sui
corpi: "l'anima, prigione del corpo."
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I.2. Il soggetto fondatore
Il soggetto moderno si costituisce per cos� dire in negativo: come soggetto razionale
a partire dalla distinzione con ci� che pone fuori di s� nella follia, come individuo dal
riconoscimento della propria finitudine. Ma la funzione cui tale soggettivit� intende
assolvere � assolutamente positiva, ed � questa che Foucault non si stanca di indagare e di
met-tere in discussione durante tutta la prima fase del suo lavoro, da Histoire de la folie a
L'ordre du discours.
Una funzione fondatrice, innanzitutto. La coscienza soggettiva � stata, fino ai giorni
nostri, il luogo sovrano dove erano riposti i significati del mondo; era a lei che si doveva
tornare per accedere al senso delle cose. Questo ruolo costitutivo � intimamente legato al
tema dell'esperienza originaria, che postula un inizio mitico in cui il mondo era
immediatamente trasparente alla coscienza, in cui tra le cose e i soggetti non c'era frattura
alcuna. Questa originaria prossimit� degli oggetti alla coscienza sarebbe ci� che spiega la
residenza dei significati nel soggetto.
Una funzione di continuit�, in secondo luogo. La storia, come � stata intesa fino a
ieri, cercava di ricondurre gli avvenimenti dispersi ad una continuit� superiore. Il
riferimento alla tradizione era il riconoscimento delle radici passate di ci� che accade nel
presente. Nulla poteva veramente apparire per la prima volta, ad ogni fenomeno si poteva
trovare un'origine, un precedente, una causa. Filo della con-tinuit� che percorre anche la
storia del pensiero e della scienza.
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Ed � proprio la sovranit� individibile del soggetto, che sta sotto all'identit� della
storia. Ci� che non � identico, ci� che � differenza, va riportato, con un movimento che
appartiene alla dialettica, all'unit� del medesimo. Si esorcizzano cos�, con un solo gesto, la
possibilit� effettiva del cambiamento e la frammentazione del soggetto.
E' questa concezione della soggettivit� come presupposto della continuit� che
Foucault contesta, per le sue implicazioni storiche ed epistemologiche, ma soprattutto, alla
fine, politiche.
(...) l'avvenimento e il potere, sono quel che � escluso dal sapere qual � organizzato
nella nostra societ�. E non � strano: il potere (...) deve apparire inaccessibile
all'avvenimento (...).
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Critica del ruolo del soggetto che non sarebbe stata possibile, Foucault lo riconosce, senza
"il decentramento operato da Marx mediante l'analisi storica dei rapporti di produzione,
delle determinazioni economiche e della lotta delle classi"; senza il "decentramento operato
dalla genealogia nietzschiana" e, infine, senza il contributo della psicanalisi e della
linguistica e dell'etnologia strutturali, che "hanno decentrato il soggetto in rapporto alle
leggi del suo desiderio, alle forme del suo linguaggio, alle regole della sua azione o ai
meccanismi dei suoi discorsi mitici o favolosi".
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I.3. Il soggetto del linguaggio
Foucault procede al suo tentativo di smantellamento dell'unit� del soggetto a partire
proprio dal linguaggio, nel quale in apparenza sembra manifestarsi l'identit� dispiegata. Il
linguaggio non pu� essere considerato come una immediata manifestazione del pensiero,
perfettamente trasparente ai significati e alle intenzioni che in questo risiedono.
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Il
linguaggio, proprio per la sua funzione essenziale di comunicazione, non pu� appartenere
esclusivamente a colui che lo parla. Nel suo essere comune e condiviso rivendica propri
meccanismi di funzionamento che sono indipendenti da chi lo usa.