1. Comunicare
Comunicazione visiva
La comunicazione visiva, cioè tutto ciò che l’occhio è in grado di
vedere, può essere casuale (ad esempio una nuvola che passa nel
cielo), o intenzionale (ad esempio le nuvole di fumo nella
comunicazione degli indiani). Nel primo caso questa può essere
liberamente interpretata da chi la riceve, nel secondo, invece, la
comunicazione dovrebbe essere ricevuta nel pieno del significato
voluto dall’emittente.
La comunicazione intenzionale può essere, a sua volta, scomposta
secondo due aspetti: l’informazione pratica in cui, ad esempio,
s’intendono le foto di attualità o i cartelli stradali, e
l’informazione estetica che informa, ad esempio, sui rapporti
volumetrici di una costruzione tridimensionale o sulle linee
armoniche che compongono una forma.
La comunicazione visiva si ha per mezzo di messaggi, in una
situazione base in cui ci sia un emittente ed almeno un ricevente.
Il ricevente è immerso in un ambiente pieno di disturbi che
possono ostacolare, arrivando fino ad annullare i messaggi. Per
questo il messaggio deve essere progettato bene, in modo da
avere le migliori premesse per giungere a buon fine.
Il ricevente ha come dei filtri, altamente personalizzati e
differenti da soggetto a soggetto, attraverso i quali il messaggio
dovrà passare per essere ricevuto.
Il primo filtro è di carattere sensoriale (ad esempio, e volendo
prendere una condizione limite, un daltonico non riconosce certi
colori); il secondo è operativo, e
dipende dalle caratteristiche psico-
fisiologiche del ricevente (ad
esempio l’età del soggetto);
l’ultimo filtro è quello culturale e
fa in modo che passino solo i
messaggi riconosciuti.
Questi filtri non sono rigorosamente
distinti e presenti secondo un
ordine identificativo, ma spesso
s’influenzano a vicenda.
Una volta che il messaggio ha
superato quest’ultima tappa, arriva
alla zona emittente del ricevente,
che può elaborare due tipi di
risposte allo stimolo: una interna ed
una esterna. Ad esempio se il
messaggio visivo è l’insegna “Bar” la
prima risposta potrà dire “Ho sete”
o il contrario, la seconda lo fa
entrare nel locale e consumare,
confermando l’intento dello
emittente e lo scopo del messaggio.
Fig. 1.1 La comunicazione visiva in uno schema di
Bruno Munari.
1.1.1
Comunicazione
intenzionale
Messaggio
Emittente
Ricevente
Ambiente
Filtri
Risposta
19
“[…] ogni città riceve la sua forma
dal deserto a cui si oppone;
[…]”
Italo Calvino
(2)
1. Comunicare
Comunicazione a Milano
Milano, come tutte le città, comunica ai i suoi abitanti cose
differenti, attraverso mezzi altrettanto diversi. “La città e le sue
parti costituiscono un testo, tale da poter essere letto come un
sistema emittente di messaggi (attraverso messaggi, insegne,
emblemi, strutture urbane): un testo, dunque, che rientra in una
prospettiva semiotica ed in generale in un’estetica della
ricezione”
(3)
.
Per ricezione s’intende la ripercussione di ciò che si è comunicato
sui comportamenti sociali e culturali degli individui, sui
cambiamenti che determinano, sulla durata di tali effetti in
rapporto alla quantità di messaggio trasmesso da ogni artefatto.
Lo stesso tessuto urbano di Milano è “la costituzione di un’auto-
segnaletica: i casali, le piazze, le chiese, sono micro-testi che
rappresentano se stessi ed insieme rinviano a luoghi contigui”
(4)
.
La strada, luogo di passaggio è, per sua stessa natura, un elemento
ideale per la comunicazione visiva, attraverso la localizzazione dei
media tipici della comunicazione pubblica: dalla segnaletica alle
insegne, ai pannelli luminosi elettronici, ai maxischermi tv. Gli
artefatti che la delimitano diventano la quinta scenica e la strada
si trasforma in “luogo di animazione e di spettacolo, dove il
transito costituisce paradossalmente una proceduta per lo
svolgimento della sequenza di messaggi (ricordate Las Vegas?)”
(5)
.
La comunicazione può avvenire su una scala di livelli molti ampia:
dall’immediatezza dei segnali elementari, definiti “indicatori” e
“istruzionali”, si arriva a segnali in cui viene a crearsi interferenza
fra “segno iconico” e “segno linguistico”, che mettono cioè in
moto una serie di collegamenti e riferimenti. La comunicazione
risulta, quindi, connessa all’immagine che la città dà di sé e al
passato che gli è proprio.
Infine, una città che comunica sulla base di una segnaletica
individuale e sentimentale, difficile da classificare, mostrata, ad
esempio, da Benjamin: “Un quartiere caotico, un intrigo di strade
da me evitato per anni, mi parve di colpo dotato di un suo ordine
quando un giorno vi si trasferì la persona amata”
(6)
.
Ritornando alla comunicazione di Milano, e limitando l’attenzione
a tutto ciò che è volutamente atto a tale scopo, escludendo cioè
quello di cui la città è involontaria portatrice, si sono classificati
gli elementi della comunicazione in cinque tipologie:
- Viabilità;
- Servizio;
- Commercio;
- Pubblicità;
-Cultura.
1.2
Comunicazione
e immagine
della città
Tipologie di
comunicazione
20
1. Comunicare
Viabilità
A questo gruppo fanno riferimento tutte quelle
informazioni del codice della strada
riguardanti la regolamentazione del traffico,
veicolare e pedonale attraverso l’ausilio di
segnali statici o di dispositivi dinamici.
Il segnale che si è scelto come simbolo
dell’area centrale di Milano, e di Brera, è
quello di “area pedonale”, al fine di sostenere
la tendenza che, negli ultimi anni, valorizza il
patrimonio artistico e culturale del Centro, e
ne favorisce la fruizione pedonalizzando la
zona. “La segnaletica stradale, vale a dire il
livello più elementare e necessario della
comunicazione urbana, […] rappresenta la
sovrastruttura che stabilisce e modifica il
nostro modo di percepire e abitare gli spazi
urbani”
(7)
.
La percezione della via cambia, cioè se questa
viene percorsa a piedi, piuttosto che in macchina,
in un senso o nell’altro. Per questo, tornando al nostro esempio il
cartello “zona pedonale”, rimanda subito alla mente ad uno
specifico significato, fa si che la fruizione degli spazi sia in piedi,
in posizione eretta, con tempi e modi diversificati e personali.
Figg. 1.2 e 1.3 Esempi di segnaletica
stradale.
Fig. 1.4 L’area pedonale in via Fiori Chiari. Fig. 1.5 Dissuasore mobile per area a traffico limitato, in via
San Carpoforo. Fig. 1.6 Attraversamento pedonale in Foro Buonaparte.
21
1. Comunicare
Servizio
Sono indicazioni di servizio tutte quelle segnalazioni a scopo
puramente informativo, con il fine di favorire la fruizione della
città. “Il rapporto esistente tra città reale e sistema delle
comunicazioni dei servizi pubblici si presenta senz’altro come
rapporto fra un testo costituito e il suo indice”
(8)
.
A questo gruppo appartengono tutte le indicazioni riguardanti i
mezzi pubblici (fermate, orari, ritardi, ecc.); quelle su ora,
condizioni atmosferiche, temperatura, traffico; ed infine quelle
orientative e di identificazione come cartina della zona e cartelli
per vie, piazze, parchi, edifici (stemmi, vessilli, bandiere, ecc.).
Commercio
Questo tipo di comunicazione è molto importante per una città
come Milano centrata sul commercio. Si pensi, ad esempio, che
nel quartiere di Brera “le industrie non giungevano a turbare la
vita un po’ provinciale, calma e sonnolente del rione, che fu forse
l’ultimo della città a modernizzarsi”
(9)
e, ancora oggi, ha una
maggiore propensione per le attività commerciali. Importante, è in
questo mondo, il corretto utilizzo della comunicazione visiva, al
fine non solo di segnalare, ma anche di catturare l’attenzione del
passante, incuriosirlo e invogliarlo a entrare. A Brera, e un po’ per
tutto il centro, è disseminata una completa antologia di esempi di
questo tipo di comunicazione.
Fig. 1.7 Ingresso della metropolitana in p.zza Duomo. Fig. 1.8 Fermata del tram in via Mercato. Fig. 1.9
Fermata autobus e orologio zona Castello. Fig. 1.10 Orologio in p.zza Cadorna. Fig. 1.11 Via Fiori Scuri.
Fig. 1.12 P.zza S.Babila, insegna digitale. Fig. 1.13 Cartelloni multisala “Odeon”. Figg. 1.14 e 1.15
Insegne commerciali in zona Brera.
22
1. Comunicare
Pubblicità
E’ la forma più esplicita e riconosciuta di comunicazione, sempre
palesemente presente nelle diverse realtà urbane, è allo stesso
tempo l’intervento più effimero, la cui durata è vincolata alla
stagionalità della moda. I mezzi utilizzati dalla pubblicità sono
differenti, gigantografie, cartelloni ad immagini rotanti, scritte
digitali, maxischermi, ma tutti con lo stesso scopo: farsi vedere.
Cultura
Questo tipo di comunicazione è sempre stata molto discreta, in
sintonia con il soggetto, e spesso le si è data poca rilevanza, come
se fosse poco importante divulgare le realtà e le iniziative
culturali a scala urbana, come se fosse voluto in qualche modo
escludere il grande pubblico da tutto ciò, perché tanto chi doveva
saperlo era già al corrente senza il passaggio dai media. Per questo
per anni stendardi e cartelloni si sono riproposti in modo analogo.
Negli ultimi tempi la rilevanza attribuita a questo canale è stata
rivalutata e oggi si studia maggiormente la comunicazione, che
spesso si preferisce temporanea, ma aggiornata.
Fig. 1.16 Poster pubblicitario in via P.te Vetero. Fig. 1.17 Maxischermo in p.zza San Babila.
Fig. 1.18 Segnaletica siti culturali. Fig. 1.19 Cartellone, c.so Vittorio Emanuele. Fig. 1.20 Segnaletica
ingresso Castello Sforzesco. Fig. 1.21 Stendardi, Teatro Piccolo. Fig. 1.22 Esposizione in esterna,
Castello Sforzesco. Fig. 1.23 Ingresso Teatro Piccolo. Fig. 1.24 Gigantografie, Teatro degli Arcimboldi.
23
1. Comunicare
Segnaletica
La città antica aveva pochi segnali: alcuni a carattere decorativo,
altri prettamente utilitario, come l’indicazione del nome delle
strade, le fontane o le targhe.
L’uomo era così ben inserito, in un ambiente che riconosceva e gli
era proprio, da non avere la necessità di introdurre nessun codice
di orientamento.
Ma con l’ingrandirsi delle città si è dato avvio ad un parallelo
processo di estraniazione tra uomo e ambiente urbano, che ha
determinato una progressiva difficoltà d’uso e d’interpretazione
della città. Con l’aumento della mobilità, questa situazione è
andata accentuandosi e ha determinato la necessità di ricorrere a
un codice d’interpretazione dei luoghi.
Si spiega così la nascita di segni,
segnali, cartelli, insegne apparsi un po’
ovunque, in modo disordinato, al fine di
colmare dei bisogni, ma creando nel
contempo, un’immagine spesso confusa,
sovraccarica di segni che, ostacolando
ogni gerarchia di priorità sono di
difficile lettura. Giovanni Ancheschi
parlava di “città maleducata”, per
definire proprio questa realtà “che non
fa nulla per ordinare il caos dei rumori
che avvolgono i segni e per questo li
rendono deboli, inaccessibili”
(10)
.
Sono negli ultimi anni si è pensato ad
una razionalizzazione di questa
espressione, affidata non più al caso e
al gusto del singolo, ma a figure
professionali appropriate.
Si è capito, cioè, il valore che può
portare un corretto uso dei segnali,
elementi d’innalzamento della qualità
del luogo, indicatori dei servizi e delle
attrezzature presenti, mezzi di
orientamento atti a far apparire un sito meno sconosciuto e ostile,
e una località più attraente e piacevole.
Attraverso i segni si riesce, così, a valorizzare l’immagine della
città, la sua identità, e radicare nell’uomo il senso di
appartenenza ad una comunità.
L’impegno deve essere volto nel riuscire a controllare la
comunicazione, attraverso coerenza formale, in modo che ogni
elemento, pur mantenendo le sue specificità, possa essere letto
come la parte di un tutto. “Il design dà forma e visibilità ai servizi
che la città offre, rendendoli accessibili all’utente”
(11)
.
Fig. 1.25 L’interprete della “Vacanze di
monsieur Hulot”, Jacques Tati, mostra
perplessità di fronte alla segnaletica di Milano.
1.3
Codici di
interpretazione
dei luoghi
Ridondanda dei
segnali
Razionalizzazio-
ne
24
1. Comunicare
Tab. 1.1 Suddivisione
tipologica stato dell’arte.
25
1. Comunicare
Analisi tipologica
Le funzioni della segnaletica sono diverse, come differenti sono le
possibilità atte alla segnalazione.
Innanzitutto i segnali potrebbero essere suddivisi in cinque
principali categorie:
- direzionali;
- per il controllo del traffico;
- d’identificazione (per edifici, piazze, parchi, ecc.);
- d’informazione (relativi a storia, località, ed eventi);
- araldici (vessilli, bandiere, murali, emblemi, loghi).
Tra questi, i segnali d’identificazione ed informazione sono quelli
che maggiormente interessano il presente studio, e perciò in essi
si sono rilevate costanti tipologiche al fine di stilare una
semplificata, ma completa antologia (vedi tabella 1 a pag. 25 e
tavola 1).
L’indagine è fondata sull’analisi del rapporto tra segnale e
contesto fisico in cui esso è inserito. La suddivisione tipologica è
cioè basata su come il segnale si colloca “fisicamente”
nell’ambiente. Si ha così una prima scomposizione tra segnaletica
ancorata al piano orizzontale (il suolo), e a quello verticale (la
parete).
La segnaletica al suolo può essere suddivisa ulteriormente in tre
categorie a seconda del grado di del sul pavimento, oppure
elevarsi fino ad un’idonea altezza di lettura, collegandosi a terra
con uno o più sostegni e inclinandosi rispetto ad essa, in modo da
favorire la leggibilità.
1.3.1
Segnaletica
fissata al suolo
Segnaletica al suolo: Fig. 1.26 Segnaletica a terra, in una sperimentazione di nuovi modi di comunicare
“Me Myself You”, ‘01. Fig. 1.27 Segnaletica rialzata, Merritt Price, Paul Getty Museum di Los Angeles.
Fig. 1.28 Segnaletica inclinata su un sostegno, informazioni commerciali a Glasgow. Fig. 1.29
Segnaletica inclinata su due sostegni, Informationssystem, Van Laar Visuall, 1993. Fig. 1.30 Segnaletica
verticale un sostegno, Parco del Gran Paradiso. Fig. 1.31 Segnaletica verticale un sostegno a bandiera,
Señalaciòn y Electronica, Spagna 1990.
26
1. Comunicare
Segnaletica
fissata alle
pareti
Segnaletica a parete: Fig. 1.33 Segnaletica parallela al muro in materiale trasparente per ridurre
l’interferenza, Clermont-Ferrand, Francia. Fig. 1.34 Segnaletica a bandiera, Tsukuba, Tokio. Fig. 1.35
Segnaletica inclinata, Torino, L’ostensione della Sindone, zona di accoglienza.
L’ultima possibilità è quella di avere il segnale in
posizione perfettamente perpendicolare al suolo.
La prima soluzione è sicuramente quella meno
invasiva, ma anche quella con un campo di
applicazione più ridotto, dati gli scompensi di lettura
(solo da fermo e da una posizione vicina) e la
possibilità di utilizzare un unico lato. Gli altri due
gruppi, se ben studiati, possono portare a soluzioni di
maggiore visibilità ad impatto contenutistico, con la
possibilità di utilizzare più facce.
La segnaletica fissata a parete si suddivide in:
parallela al muro, inclinata e fissata a bandiera
(perpendicolare). Entrambi i gruppi non necessitano di
un sostegno proprio, a favore di un minor impatto
visivo. Bisognano, però, di una superficie che non
presenta limiti particolari nell’essere forata (cosa non
possibile negli edifici storici), riducendo così il campo
d’applicazione.
La soluzione a bandiera, rispetto a quella a muro, ha
una superficie più ampia su cui intervenire (due
facce), mentre quella inclinata (poco usata), favorisce
la leggibilità, ma è adattabile a un numero ridotto di
casi.
Fig. 1.32 Segnaletica al
suolo, verticale, con quattro
facce. Expò ’86 Vancouver,
pannelli di stoffa
retroilluminati.
27