patologia riconosciuta dalla medicina che porta a gravi
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disturbi emotivi, fisici e relazionali .
Per fortuna chi soffre di questo disturbo è, per ora, solo una
piccolissima percentuale di persone rispetto all’enorme
numero di utenti che giornalmente frequenta chat e
comunità virtuali e comunque si tratta quasi sempre di
persone che già in precedenza soffrivano di problemi
relazionali e psicologici.
Tornando allo specifico trattato in questo mio lavoro posso
dire che ho sviluppato la mia ricerca impiegando sia la
metodologia dell’analisi del contenuto applicata ai documenti
testuali reperiti on-line e off-line, sia quella dell’osservazione
partecipante al fine di ricostruire le dinamiche relazionali nel
cyberspazio e di evidenziare le strutture emergenti in questo
campo, le cause che hanno determinato l’insorgere e la
diffusione di questo fenomeno.
Si è rivelato dunque essenziale, per meglio capire le
dinamiche e le caratteristiche di questo trend, monitorare e
partecipare attivamente, per un periodo di 2 mesi circa, ad
una vera e propria comunità virtuale italiana, probabilmente
una delle più complesse, articolate e frequentate: Atlantide di
cui ho trattato ampiamente e approfonditamente nel quarto e
quinto capitolo.
Nonostante mi sia capitato di navigare all’interno della
comunità anche durante il giorno, il periodo della giornata da
me prescelto per osservare in modo maggiormente metodico e
sistematico le dinamiche comunitarie e in particolare i servizi
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“Presi nella rete”, Kimberly S. Young.
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di chat, è stata la sera, dalle 21 circa e per almeno 1 ora e
mezza.
Ho avuto modo di conoscere e chattare con moltissime
persone, con molte di esse (una sessantina circa) la
conversazione si è limitata ad una serie di domande di
circostanza (presentazione, età, occupazione…) e domande
circa le motivazioni che le spingessero a trovarsi lì per
dialogare con persone per la maggior parte sconosciute,
rispondere a forum tematici o inserire annunci più o meno
personali nelle bacheche messe a disposizione.
Con altre persone invece (una ventina circa) si è stabilito un
buon feeling, una bella intesa che mi ha portato a
ricontattarle, intraprendere discorsi maggiormente personali
e instaurare delle vere e proprie “amicizie virtuali”.
Le motivazioni che mi hanno portato a scegliere proprio
Atlantide tra le numerose comunità virtuali italiane sono per
la maggior parte riconducibili al fatto che anche prima di
intraprendere questo mio lavoro, avevo avuto modo e
occasione di frequentare tale comunità, utilizzare le chat
messe a disposizione per esplorare il mondo delle
“chiacchiere online” e, proprio a partire da queste mie
incursioni in Atlantide, è nata l’idea di analizzare un po’ più
da vicino e con uno spirito maggiormente critico e analitico
quella che mi è sembrata fin da subito una comunità
completa, accattivante, semplice da utilizzare e ricca di
iniziative volte a promuovere la socialità tra i membri.
Inoltre Atlantide è una delle prima comunità virtuali nate in
Italia su iniziativa di Virgilio, uno dei primi e più frequentati
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portali italiani, online dal luglio del 1996 e realizzato dal
gruppo Seat Pagine Gialle.
La comunità di Atlantide è stata pertanto massicciamente
sponsorizzata e pubblicizzata nelle pagine di Virgilio e ciò ha
fatto in modo che in molti fossero catturati dalla curiosità di
esplorare i territori di questo “continente sommerso”.
La mia intenzione è stata, fin da subito, quella di voler capire
quali sono i meccanismi e le modalità attraverso cui le
persone si incontrano, si conoscono e instaurano legami e
relazioni a partire da una comunicazione apparentemente
fredda, asettica e basata quasi esclusivamente sulla parola
scritta.
Le osservazioni e le conclusioni che ho tratto da questa
frequentazione non possono ovviamente essere considerate
rappresentative dell’universo dei chatter e dei cybernauti
italiani, proprio perché il campione è occasionale, periodico e
mutevole, non sempre si incontrano online le stesse persone
e non sempre le persone conosciute online continuano ad
essere presenti negli stessi orari e periodi.
Ritengo tuttavia che le dinamiche individuate offrano un
quadro non lontano da quanto avviene solitamente nella
generalità delle comunicazioni e interazioni mediate da
computer.
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Sito Web che si propone come indice di vari servizi, che possono
comprendere articoli d'informazione e cultura, informazioni
cinematografiche e letterarie, servizi interattivi (pagine gialle, elenchi
telefonici), notizie in tempo reale, fino all'impiego semplificato di motori di
ricerca. Nati con lo scopo di rendere immediato l'accesso a ciò che il World
Wide Web può proporre agli utenti meno esperti, i portali stanno avendo
un largo successo, presentandosi come interfaccia per un approccio
"semplificato" per i nuovi utenti di Internet.
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Analizzando il fenomeno sono partita dall’assunto, mutuato
da una ricercatrice nell’ambito della comunicazione e dei
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nuovi media, Anna Fici , che la società adotta e adatta le
nuove tecnologie della comunicazione.
In particolare, discostandomi dall’assunto del determinismo
tecnologico, ho sostenuto che sono gli uomini ad usare il
mezzo tecnologico secondo le proprie esigenze e, di fatto, a
decretarne l’eventuale “successo”.
Nel primo capitolo, ho voluto presentare un quadro storico
per evidenziare le tappe che hanno portato all’evolversi dei
diversi e multifunzionali strumenti di comunicazione mediata
da computer che l’uomo può utilizzare, dalla posta
elettronica, ai forum, ai MUD e infine alle comunità virtuali.
Nel secondo capitolo, partendo dalla definizione del termine
“comunicazione”, mi sono poi soffermata sugli aspetti
sociologici del fenomeno legato allo strumento informatico
(bi-direzionalità, interattività, comunicazione
sincrona/asincrona ecc), passando in rassegna le principali
teorie degli studiosi e i paradigmi derivanti.
Nel terzo capitolo mi sono addentrata con maggior specificità
e in modo approfondito nel complesso e dinamico mondo
delle comunità virtuali cercando di evidenziare gli elementi
caratteristici di queste “isole nella rete”, le ragioni che hanno
portato alla loro nascita, le diverse tipologie di comunità,
l’origine e la pertinenza del termine “comunità” per
identificare il suddetto fenomeno.
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Docente di “Teoria e tecniche dei nuovi media” presso l’Università degli
studi di Palermo.
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Nel quarto e quinto capitolo infine ho analizzato in modo
completo e approfondito un caso specifico, quello di
Atlantide, una comunità virtuale nata nell’ottobre 1998 su
iniziativa di Tin.it, portale di Seat Pagine Gialle.
Dopo un breve quadro storico volto a dare un’idea del
contesto di riferimento accennando alla nascita, allo
sviluppo e ai dati di diffusione delle comunità virtuali in Italia
in base a dati statistici reperiti online, mi sono addentrata
nei “territori sommersi” di Atlantide, cercando di capire non
solo gli strumenti messi a disposizione degli utenti ma anche
tutte quelle dinamiche che portano alla costruzione e alla
gestione di un’identità virtuale, che non necessariamente
coincide con quella reale.
Ho voluto altresì analizzare l’uso della comunicazione
espressiva che si sviluppa on-line, la nascita di veri e propri
regolamenti, la Netiquette, volti a monitorare i rapporti
all’interno della comunità e le tematiche maggiormente
affrontate e discusse all’interno delle varie bacheche, forum e
chat di Atlantide.
Per concludere ho poi voluto indagare le motivazioni e le
modalità che portano sempre più frequentemente gli utenti a
volersi incontrare nella realtà organizzando a volte veri e
propri raduni in locali pubblici, discoteche o ristoranti.
Ho quindi monitorato più da vicino la sezione contenente le
bacheche volte ad organizzare i raduni nelle diverse zone
d’Italia; io stessa ho preso parte ad uno di questi incontri
avvenuto a Milano presso il “Puerto Alegre”, un locale molto
noto e frequentato, per rendere il mio lavoro più
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personalizzato e partecipe. Questa esperienza ha,
ovviamente, influenzato le mie riflessioni e le conclusioni a
cui sono giunta.
Da tutto ciò ho tratto elementi di conferma della mia tesi
generale, ovvero che la scoperta della relazione sociale
tramite le nuove tecnologie info-telematiche si iscrive nella
logica socio-culturale che contribuisce all’emergere di una
nuova socialità virtuale che si integra, non raramente, con
successo con quella reale.
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Capitolo 1°
La nascita e lo sviluppo degli strumenti e delle
realizzazioni per la CMC
1.1 La CMC: cenni storici.
I nuovi mezzi di comunicazione sono senza dubbio una
novità tecnologica attuale, ma è anche vero che le loro
premesse risalgono già agli anni 60, quando si cominciò a
parlare, non più di calcolatori bensì di elaboratori elettronici:
l’idea era quella di poter trattare (elaborare) non solo dati
numerici, ma anche immagini, testi e suoni.
Negli stessi anni si comincia anche a parlare di computer
graphics ossia di programmi e tecniche finalizzati alla
realizzazione di immagini fisse e in movimento utilizzate per
applicazioni in pubblicità, editoria, videogiochi e realtà
virtuale (es. per l’addestramento di piloti d’aereo, con i flight
simulator, simulatori di volo).
Comincia a ricorrere sempre più spesso il concetto di
ipertesto, ossia documento elettronico che contiene testo,
immagini, suoni, video.
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Dal punto di vista logico un ipertesto è un sistema di
organizzazione delle informazioni (testuali, ma non solo) in
una struttura non sequenziale bensì reticolare. Nella cultura
occidentale, a partire dall’invenzione della scrittura
alfabetica, e in particolare da quella della stampa,
l’organizzazione dell’informazione in un messaggio e la
corrispondente fruizione della stessa, è essenzialmente
basata su un modello lineare-sequenziale, cui si può
sovrapporre al massimo una struttura gerarchica.
Un ipertesto si basa invece su una struttura reticolare
dell’informazione ed è costituito da un insieme di unità
informative (i nodi) e da un insieme di collegamenti (i link)
che da un nodo permettono di passare ad uno o più altri
nodi.
Il fruitore dell’ipertesto dunque non è vincolato alla sequenza
lineare dei contenuti di un certo documento ma può
muoversi da un’unità testuale ad un’altra costruendosi ogni
volta un proprio percorso di lettura.
Ma soprattutto comincia a delinearsi l’idea di Realtà
Virtuale.
Ed è proprio negli anni 70 che si hanno le prime realizzazioni
con la realtà virtuale, ben distinta dalla realtà artificiale: la
prima è una riproduzione, seppur virtuale, dell’ambiente
reale nel quale l’uomo, attraverso l’uso di apparecchi
appositamente progettati, si immerge e interagisce simulando
situazioni reali; la seconda è una simulazione di ambienti e
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scene inesistenti o impossibili perché infrangono le leggi
fisiche dell’universo.
Negli stessi anni si diffonde l’uso del computer in campo
professionale e cominciano ad esserci i primi collegamenti,
attraverso la rete telefonica, ad un computer centrale.
Ma è con gli anni ‘80 che avviene la vera e propria svolta: si
diffonde il personal computer anche nelle case della gente,
permettendo una trasformazione del ruolo dell’utente: ora
con i software (programmi che permettono il dialogo fra uomo
e macchina) l’utente non ha bisogno di conoscenze
informatiche particolari, basta il semplice utilizzo di questi
software per permettere l’uso del computer a un sempre
maggior numero di persone.
Il PC assume dunque a partire da quel momento il ruolo di
vero e proprio nuovo mezzo di comunicazione caratterizzato
da un processo comunicativo sempre più interattivo e
bidirezionale nell’ottica di rendere il fruitore dei servizi
informatici più consapevole e competente.
Grazie alla diffusione dei PC e alle nuove potenzialità offerte
dagli stessi le persone incominciano a sfruttare il nuovo
mezzo di comunicazione per stabilire e coltivare interazioni
comunicative mediate con altre persone fisicamente distanti o
non presenti.
Definiamo con l’espressione interazione comunicativa mediata
quella che si istituisce tra agenti comunicativi per il tramite
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di un mezzo tecnico. Si va dalle forme più tradizionali, quali
la comunicazione a distanza tramite la scrittura, la stampa, a
quelle tecnologicamente più sofisticate, quali il telefono, la
radio, la televisione, sino alle attuali nuove forme di
comunicazione via internet che di quelle precedenti è, in
certa misura la sintesi.
Ciò che accomuna, tuttavia, le citate, diverse modalità di
interazione comunicativa mediata è la perdita della
compresenza spazio-temporale degli attori comunicativi e,
inoltre, almeno fino all’avvento non ancora a livello di massa,
dei nuovi media, la rottura della bidirezionalità, come tratto
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peculiare dell’interazione primaria.
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Luciano Paccagnella “La comunicazione al computer”.
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