È quindi difficile eliminare l’effetto matrice dei gas interferenti, in quanto anch’essi rischiano di
essere rilevati e di produrre un “rumore” confrontabile con l’ampiezza del segnale stesso.
L’interpretazione teorica delle risposte dei sensori, volta al conseguimento della selettività è la
seconda motivazione fondamentale di questa tesi.
Il lavoro è così articolato:
Nel primo capitolo viene presentata una panoramica generale sulla fisica dei semiconduttori, per
fornire il linguaggio applicato nel resto del lavoro. In particolare la terminologia qui introdotta sarà
necessaria per poter apprezzare a fondo le considerazioni del secondo capitolo.
Nel secondo capitolo è spiegato l’approccio alla sensoristica attualmente più diffuso, confrontato
con un nuovo modo di considerare il fenomeno della variazione di conduttanza dei sensori in
presenza di un’atmosfera gassosa variabile. Proponiamo inoltre un modello matematico generale
applicabile alla fisica della giunzione p-n, che sfrutta la soluzione di una equazione differenziale del
2° ordine non lineare. Le ipotesi sotto le quali la non linearità può essere trattata chiariscono il
significato, ambiguo in letteratura, della lunghezza di Debye in questo contesto. L’applicazione del
modello al caso dei sensori utilizzati ne evidenzia le potenzialità interpretative ed un confronto con i
dati sperimentali ne conferma, sotto diversi aspetti, le predizioni. Le idee fondamentali per la scelta
dei sensori impiegati nel lavoro sperimentale di rilevamento sono qui chiarite.
L’andamento delle curve di calibrazione ottenute sperimentalmente e mostrate nel terzo capitolo è
infine spiegabile attraverso il modello stesso, che costituisce così una via di interpretazione
significativa dei dati.
Questa linea di ricerca è volta al conseguimento della selettività di un singolo sensore.
Il terzo capitolo consiste in una descrizione approfondita della tecnologia del film spesso, per la
realizzazione dei sensori impiegati. In seguito viene descritto ed illustrato l’apparato sperimentale
contenente i sensori per le analisi di metanolo e tetetraidrofurano.
Sono poi mostrati i risultati della calibrazione dello strumento realizzato per l’invio delle
concentrazioni dei vapori e infine le curve di calibrazione dei sensori impiegati, che li
caratterizzano da un punto di vista elettrico. Tali curve saranno essenziali per la lettura dei dati dei
sensori, una volta resi operativi in ambiente industriale.
Capitolo1.
SEMICONDUTTORI
Questo capitolo presenta una panoramica generale sulla fisica dei semiconduttori a partire dalle
nozioni elementari di meccanica quantistica applicata ai solidi. Verranno classificati i diversi tipi di
semiconduttore, tramite le propriet� energetiche ed elettroniche, per arrivare al caso particolare dei
semiconduttori estrinseci non degeneri. Essi saranno trattati diffusamente perch� sono il punto di
partenza per il modello interpretativo sviluppato nel seguito. La terminologia e i simboli impiegati
in questo capitolo saranno utilizzati in tutto il lavoro.
1.1 Struttura a bande
La funzione d�onda di un elettrone libero � un�onda piana:
(1-1-1)
rk
k
•
=
i
Ceψ
dove h/Pk = � il vettore d�onda, P � il momento, r � il vettore posizione e C � una costante di
normalizzazione. L�energia di un elettrone libero � data da:
(1-1-2)
ee
m
k
m
p
E
22
222
h
== .
In un cristallo la funzione d�onda elettronica pu� essere rappresentata da un� onda di Bloch, ovvero
un�onda piana modulata da una funzione periodica:
(1-1-3) )r()r(
k
rk
k
ue
i •
=ψ
dove la funzione u
k
(r) (chiamata ampiezza di Bloch) ha la stessa periodicit� del reticolo cristallino.
L�equazione (1-1-3) � conseguenza diretta della simmetria del cristallo. La simmetria richiede
infatti che i potenziali cristallini U(r) e U(r+a) e la densit� di probabilit�
2
)r(ψ e
2
)ar( +ψ siano
uguali per ogni vettore reticolare a del cristallo. Ci� significa che )r(ψ e )ar( +ψ possono differire
al pi� per una costante A, tale che 1
2
=A ; da qui la dimostrazione del Teorema di Bloch che
afferma che le soluzioni del tipo (1-1-3) per diversi valori di k caratterizzano i diversi stati
elettronici in un cristallo.
Le funzioni d�onda
k
ψ sono determinate dalla soluzione dell�equazione di Schr�dinger:
(1-1-4)
kkk
)r( ψψψ EU
m
e
=+∇−
2
2
2
h
dove E � l�energia dell�elettrone.
Per determinare i possibili valori del vettore d�onda k dobbiamo introdurre il concetto di reticolo
reciproco. Il reticolo reciproco � definito come un set di punti nello spazio k corrispondenti alla
punta dei vettori K dati da:
(1-1-5) exp(iK·a)=1
dove a=n
1
a
1
+n
2
a
2
+n
3
a
3
sono vettori reticolari del cristallo, con a
1,
a
2
e a
3
i vettori primitivi del
reticolo e n
1
, n
2
e n
3
numeri interi. Nel caso semplice di reticolo unidimensionale con costante
reticolare a
1
l�equazione (1-1-5) diventa
(1-1-6) exp(iKn
1
a
1
)=1
ovvero
(1-1-7) a
1
/λ =m
dove λ =2π /K � la lunghezza d�onda e m � un intero. Quindi K � un vettore d�onda tale che la
distanza tra due piani cristallini (separati da una distanza a) sia un numero intero di lunghezze
d�onda corrispondenti. Questa condizione e l�equazione (1-1-5) determinano i valori di k che
corrispondono ad una interferenza costruttiva delle funzioni d�onda elettroniche riflesse dai piani
cristallini.
Per soddisfare la (1-1-5) i vettori primitivi del reticolo reciproco e reale K
i
e a
j
devono soddisfare le
seguenti condizioni:
(1-1-8) K
i
·a
j
=2πδ
ij
da cui si ricava che
(1-1-9)
()
()
()
321
321
321
32
1
aaa
aa
K
aaa
aa
K
aaa
aa
K
ו
×
=
ו
×
=
ו
×
=
21
3
13
2
2
2
2
π
π
π
Le equazioni (1-1-9) ci permettono di trovare i vettori primitivi del reticolo reciproco.
Come il reticolo cristallino diretto pu� essere riprodotto ripetendo una cella primitiva (con una base
di atomi) nello spazio, cos� una cella primitiva nello spazio reciproco contiene tutta l�informazione
del reticolo reciproco. Tutti i punti del reticolo reciproco possono essere ottenuti a partire da una
cella primitiva aggiungendo i diversi vettori primitivi del reticolo reciproco stesso. Di solito una tale
cella primitiva � la cella di Wigner-Seitz del reticolo reciproco, chiamata prima zona di Brillouin.
Questa cella � definita come il volume minimo racchiuso dai piani che si intersecano bisecando tutti
i vettori reticolari che partono da un punto. Da ci� possiamo ottenere la prima zona di Brillouin
costruendo piani che bisecano ortogonalmente i vettori del reticolo reciproco che partono
dall�origine dello spazio k. Tutti i valori di k nella prima zona di Brillouin sono tali che sottraendo
qualsiasi vettore del reticolo reciproco da un vettore k interno alla zona non si ottiene un altro
vettore interno alla zona stessa. Le uniche soluzioni fisicamente significative dell�equazione di
Schr�dinger per un elettrone in un cristallo sono quelle con valori di k nella prima zona di Brillouin.
Consideriamo infatti due funzioni d�onda di Bloch ψ
k
(r) e ψ
k+K
(r), dove K � un vettore del reticolo
reciproco:
rK
Kk
rk
Kk
rK)k(
Kk
k
rk
k
)r()r()r(
)r()r(
•
+
•
+
•+
+
•
==
=
iii
i
eueue
ue
ψ
ψ
Le funzioni u
k
(r), u
k+K
(r) e exp(iK·r) sono funzioni periodiche di r col periodo di un potenziale
reticolare. Dunque:
(1-1-10) )r()r()r(
'
k
rkrK
k
rk
Kk
ueeue
ii
K
i ••
+
•
+
==ψ
dove u�
k
(r) � ancora una funzione periodica col periodo di un potenziale reticolare.
Sostituendo la (1-1-10) nella equazione di Schr�dinger (1-1-4) si ottiene per u�
k
(r) e u
k
(r) la stessa
soluzione per la stessa energia E, dunque ψ
k
(r) e ψ
k+K
(r) sono uguali.
Perci� tutti gli stati fisicamente significativi possono essere caratterizzati da un valore di k
all�interno della prima zona di Brillouin, perch� questa contiene tutti i vettori che non possono
essere ottenuti uno dall�altro semplicemente sottraendo un vettore del reticolo reciproco.
I bordi della prima, seconda, terza zona di Brillouin e cos� via possono essere definiti come le
regioni delimitate dai piani di Bragg nello spazio reciproco.
I piani di Bragg determinano le condizioni per la riflessione delle funzioni d�onda elettroniche da
parte dei piani del cristallo.
Per trovare l�equazione che descrive i piani di Bragg consideriamo la riflessione dell�onda di Bloch
con vettore d�onda k
b
da piani cristallini separati da una distanza a (vedi fig. 1-1-1a). Tale
riflessione avviene quando le onde riflesse da ogni piano si sommano con la stessa fase. Affinch�
questo accada, la differenza di fase tra onde riflesse da piani adiacenti, 2a cos Φ , deve essere uguale
ad un numero intero di lunghezze d�onda, nλ , dove
b
k/πλ 2= . Si ha cos� la condizione
(1-1-11) 2a cos Φ =nλ
che diventa (dalla definizione di prodotto scalare)
(1-1-12) 2k
b
·K=K
2
dove K � un vettore del reticolo reciproco (K=2π n/a).
Per un dato vettore del reticolo reciproco K, tutte le onde con vettore d�onda che soddisfi (1-1-12)
saranno riflesse dal set di piani cristallini separati da un
vettore a, come mostrato in fig.1-1-1 a.
Fig.1-1-1. (a) Riflessione dell�onda elettronica da parte dei
piani cristallini;(b) Piano di Bragg nel reticolo reciproco.
Questo piano � perpendicolare e biseca il vettore del reticolo
reciproco K.
Questa � la riflessione di Bragg e il piano nello spazio k formato dalle punte dei vettori k
b
che
soddisfano (1-1-12) � detto piano di Bragg, vedi fig.1-1-1 b.
Quando il vettore d�onda k
b
dell�elettrone incidente soddisfa (1-1-12), la sua componente in
direzione K � uguale a K/2.
La componente del vettore d�onda dell�onda riflessa in direzione di K � �K/2. La componente del
vettore d�onda parallelo al piano di Bragg non cambia. Quindi il cambiamento complessivo del
vettore d�onda � uguale a K. Come mostrato in precedenza ci� porta ad una interferenza costruttiva
dell�onda elettronica incidente con quella riflessa dai piani del cristallo separati da vettori a tali da
soddisfare (1-1-5).
I piani di Bragg determinano quali funzioni d�onda elettroniche, ossia quali stati elettronici, sono
fortemente influenzate dalle riflessioni da piani cristallini. Queste funzioni d�onda con vettori
d�onda k
b
determinati dall�equazione (1-1-12) sono maggiormente influenzate dal potenziale del
cristallo delle funzioni d�onda con altri valori di k.
I piani di Bragg formano i bordi delle zone di Brillouin.
La forma delle zone di Brillouin di ordine superiore al primo � alquanto complicata, per questa
ragione gli stati energetici di un cristallo sono solitamente indicati usando i vettori d�onda nella
prima zona.
La prima zona di Brillouin per le strutture cubica a facce centrate, diamante e zinco blenda � la
stessa (vedi figura 1-1-2). Questo perch� le tre strutture sono formate a partire dal reticolo cubico a
facce centrate posizionando una differente base atomica nei nodi del reticolo.
L�energia dell�elettrone � funzione di k
x
, k
y
e k
z
che variano all�interno della prima zona, ma il plot
quadridimensionale non �
rappresentabile.
Fig.1-1-2. La prima zona di
Brillouin per le strutture cubica a
facce centrate, diamante e zinco
blenda. Sono mostrati anche i punti e
le direzioni di simmetria della prima
zona di Brillouin.
Si pu� superare la difficolt� riproducendo superfici isoenergetiche tridimensionali nello spazio k.
Altrimenti � possibile studiare diverse cross-sections del plot variando solo una certa componente di
k e mantenendo costanti le altre.
Fortunatamente le propriet� principali dei semiconduttori sono determinate dalle regioni
corrispondenti a linee e punti di simmetria nella prima zona di Brillouin, contrassegnati in figura (1-
1-2).
Nel silicio, nel germanio, nel diamante e nei semiconduttori composti III-V e II-IV, i punti Γ (nel
centro della prima zona), X e L, e la direzione ∆ , (vedi tabella (1-1-1) e figura (1-1-2)) sono le
regioni pi� importanti.
Tab. 1-1-1. Punti di simmetria della zona di Brillouin della struttura zinco blenda. (Ved. Fig.1-1-2.)
Le dipendenze dell�energia dell�elettrone dal vettore d�onda (bande energetiche) sono generalmente
calcolate per le linee di simmetria della prima zona di Brillouin.
Le soluzioni dell�equazione di Schr�dinger per il calcolo delle bande energetiche sono, di solito,
ottenute numericamente al computer partendo dalla soluzione nota di un sistema semplice e
utilizzando correzioni perturbative dipendenti dal cristallo considerato.
Evidenziamo due tipi di approccio complementari tra loro [1].
Nel primo, la funzione d�onda del cristallo � rappresentata come combinazione lineare degli orbitali
atomici e il potenziale atomico � considerato una perturbazione. La struttura a bande � ottenuta con
la teoria perturbativa, questo � il metodo LCAO (Linear Combination of Atomic Orbitals).