3
Galton si chiese, nel 1883, se fosse possibile migliorare le condizioni
della generazione umana, come già era avvenuto per altre specie viventi, in
modo da ottenere, razionalmente e scientificamente, generazioni future di
uomini biologicamente migliori. In tempi rapidi, senza dover aspettare la
lenta opera di miglioramento della selezione naturale degli individui meno
adatti. In agricoltura e zootecnia da tempo erano state perfezionate tecniche
di incrocio empiriche che avevano avuto come risultato il miglioramento
delle razze animali domestiche; allo stesso modo, suggeriva Galton, anche
per l'uomo la ricerca scientifica avrebbe potuto perfezionare sistemi
efficaci per il miglioramento biologico delle generazioni future
5
. Partendo
dalla zootecnia empirica, Galton ne era convinto, la scienza avrebbe
stabilito ben presto gli elementi della eugenica: gli elementi del "razionale
allevamento" umano.
La risposta ai suggerimenti eugenici contenuti nelle pubblicazioni di
Galton e Darwin fu quasi immediata. In Inghilterra gli allievi e
collaboratori di Galton giunsero ben presto a definire ed
"istituzionalizzare" i rudimenti della nuova scienza, creando un laboratorio
di misurazioni antropometriche e istituendo in seguito una cattedra di
eugenetica. Accanto all'opera di questi accademici poi, un moto di opinione
pubblica colta entusiasta diede vita ad una associazione privata, la
Eugenics Education Society, con funzione di propaganda e
approfondimento delle nuove teorie della "buona generazione" umana,
mentre aumentava a vista d'occhio il numero degli studiosi delle più
diverse discipline che si occupava di eugenica.
All'inizio del XX secolo la nuova scienza della "stirpicoltura" aveva
conquistato in Inghilterra uno spazio considerevole. E si era diffusa in altri
paesi europei ed extraeuropei, suscitando l'interesse di numerosi scienziati
e la curiosità di una opinione pubblica discretamente vasta. Negli Stati
Uniti d'America già nel 1903 l'eugenica poteva vantare l'appoggio dei
laboratori di studio della "American Breeders Association", nonché la
presenza su diverse pubblicazioni di scienziati e cultori della materia. Così
in Germania, fin dal 1900, la nuova scienza, conosciuta col nome di
"Igiene della razza", veniva descritta e approfondita su giornali
specializzati e all'interno di comitati e associazioni; ugualmente comitati ed
associazioni per lo studio della scienza eugenica erano sorti in pochi anni
5
) - Le opere in cui Francis Galton definisce l'eugenica sono l'articolo "Eugenics"
nell'"American Journal of Sociology", luglio 1904, "Hereditary Genius" (London, 1869),
"Inquiries into human faculty" (London, 1883) e le ricerche pubblicate nel 1911
4
dall'inizio del secolo in Francia, Danimarca, Norvegia. La diffusione (e la
fortuna) delle idee di Galton e della scienza da lui fondata furono tali che
già nel 1912 a Londra poté riunirsi un Congresso Internazionale di
Eugenica tutt'altro che deserto.
L'Italia non fu certo esclusa da questa massiccia circolazione di idee e
dal dibattito d'inizio secolo sulla scienza eugenica.
Anche nel nostro paese si discusse di eugenica e di elementi favorevoli o
sfavorevoli alla "buona generazione" per più di trent'anni: dal 1912, l'anno
in cui una delegazione italiana partecipò al Congresso di Eugenica di
Londra, fino al termine della seconda guerra mondiale.
Con il secondo dopoguerra, in Italia e nel mondo, l'eugenica come
Galton l'aveva pensata (e come gli scienziati dei primi anni del secolo
l'avevano divulgata), cessò di esistere. L'uso che il nazismo fece delle
teorie eugeniche valse a metterle in pessima luce di fronte all'opinione
pubblica e agli scienziati. E alle previsioni, sempre ottimiste e a volte
persino perentorie, degli eugenisti
6
degli anni trenta sul futuro delle razze
umane selezionate secondo i dettami della nuova scienza, fece seguito
l'abbandono quasi completo delle teorie eugeniche da parte della scienza.
In seguito quello che era stato un semplice ramo "pratico" della nuova
scienza tentuta a battesimo da Galton, la genetica, dopo aver accumulato
importanti conoscenze sul meccanismo della ereditarietà, si impose come
nuova efficace prospettiva pratica in cui guardare ai problemi delle "buone
nascite", Ai dubbi, alle incertezze e alle affermazioni spesso superficiali
della eugenica degli anni trenta succedettero, nella seconda metà del secolo
XX, le scoperte notevoli e le realizzazioni pratiche dell'eugenetica
moderna.
La storia della diffusione delle idee di Galton, gli elementi del ricco
dibattito d'inizio secolo sulla scienza eugenica, sono stati un argomento
6
) - Anche in questo caso occorre fare delle precisazioni. Per definire coloro i quali, in
Italia, si occuparono di eugenica abbiamo adoperato spesso, nel corso della tesi, la parola
eugenisti. Questo, per alcuni versi può essere una semplificazione grossolana: in alcuni
punti infatti, definiremo semplicemente "eugenisti" scienziati che sarebbe più opportuno
(e più naturale) definire "antropologi", "psichiatri", o "medici". Per giustificare questa
semplificazione (utile per comodità di scrittura) possiamo certamente dire che furono
gli stessi scienziati dell'epoca a definirsi liberamente "eugenisti", magari solo per aver
scritto qualche articolo di divulgazione di notizie sull'eugenica giunte dal mondo
anglosassone. In realtà la semplificazione è più apparente che reale, se si considera che il
termine "eugenista" può a buon diritto evidenziare i pochi autori che si occuparono
anche solo marginalmente di divulgazione della scienza eugenica in Italia in confronto
alla maggioranza di autori disinteressati al nuovo argomento.
5
storiografico finora affrontato in maniera molto differente da nazione a
nazione.
In Inghilterra e in Germania dove il dibattito sui temi dell'eugenica fu
amplissimo e ricco di importanti implicazioni politiche, sono numerosi gli
studi e i lavori di storiografia finora pubblicati che ne hanno indagato a
fondo e nei dettagli la storia. Specialmente in anni recenti, in questi paesi,
l'interesse storiografico per questo argomento si è andato decisamente
ampliando
7
, nella misura in cui, probabilmente, è andata anche diminuendo
una comprensibile resistenza emotiva (e ideologica) degli studiosi ad
occuparsi di temi così strettamente legati agli aspetti più crudeli del
nazismo.
Per l'Italia, viceversa, dove il dibattito d'inizio secolo sull'eugenica ebbe
diffusione certo minore che nel mondo anglosassone, vi è al contrario un
vuoto storiografico evidente.
Nel nostro caso non vi è stato finora nessun autore che abbia studiato a
fondo il percorso delle teorie di Galton in Italia. L'unico lavoro che è
possibile reperire sull'eugenica in Italia è ancora oggi un articolo di
Claudio Pogliano
8
del 1984, che, secondo le intenzioni dell'autore, era
leggibile solo come un semplice "regesto di temi" e di indicazioni
bibliografiche, destinato ad essere solo una guida ad approfondimenti
successivi. Al di là di questo saggio, peraltro molto ricco di spunti e
notizie, non è facile reperire altri interventi storiografici sull'eugenica
italiana, fatta eccezione per dei cenni più o meno estesi (comunque
inevitabilemente sparsi) nella storiografia dedicata alla scienza italiana del
primo '900
9
.
L'evidente "vuoto storiografico", la novità dell'argomento, la mancanza
di un lavoro di approfondimento delle fonti indicate da Pogliano, è stato il
movente principale per la compilazione di questa tesi: il lavoro che
propongo è nato come il tentativo di operare una ricognizione e descrizione
delle quasi sconosciute fonti italiane sull'eugenica dei primi trent'anni del
XX secolo. Fonti per la maggior parte costituite da articoli di riviste,
opuscoli, recensioni di pubblicazioni straniere (prevalentemente inglesi o
tedesche): i libri pubblicati in Italia prima del 1930 che contengano anche
7
) - In particolar modo per quel che riguarda la storia dell'eugenica negli Stati Uniti d'America.
8
) - Claudio Pogliano ,"Scienza e stirpe. l'Eugenica in Italia", in 'Passato e Presente',
Gennaio-Giugno 1984.
9
) - Un esempio può essere il par. III del capitolo 1° di "Nazione e Lavoro" di Silvio Lanaro
(Padova, 1979)
6
solo un capitolo dedicato esclusivamente all'eugenica o che si occupino per
intero di eugenica, infatti, non sono più di una decina
10
.
Fonti che, per quel che ho potuto constatare personalmente, si sono
dimostrate decisamente ricche. O per lo meno, si sono dimostrate prove
eloquenti dell'ipotesi che dal 1912 al 1939 il dibattito sull'eugenica in Italia
fosse ricco ed articolato; molto più ricco ed articolato di quanto si possa a
prima vista pensare pensare. Certamente più di quanto io personalmente
avessi potuto immaginare all'inizio del lavoro di ricerca.
La previsione con la quale ho iniziato questa ricerca, infatti, è stata
quella di andare incontro ad una grossa incognita: lo studio di un
argomento di dimensioni sconosciute ma probabilmente ristretto, povero;
un semplice, distante e separato corollario di un tema più vasto, già
diffusamente trattato dalla storiografia inglese e tedesca. All'inizio della
ricerca il rischio concreto era quello di non trovare materiale sufficiente per
costruire una tesi di laurea.
Così non è stato: il timore di trovarmi di fronte un argomento
circoscritto ha lasciato il posto, man mano che procedevo nella lettura delle
fonti, alla soddisfazione di vedere che vi era molto materiale su cui
lavorare. Ben presto sono emersi numerosi dalle riviste gli interventi degli
scienziati italiani in tema di eugenica: interventi, a mio giudizio, di caratura
notevole, inseriti in un dibattito ricco di spunti e problemi.
Mi sono dunque trovato di fronte un argomento inaspettatamente
consistente. Argomento per affrontare il quale ho dovuto affidarmi, come
ad un filo conduttore obbligato, alla interpretazione delle fonti proposta a
grandi linee nel suo articolo da Claudio Pogliano
11
. Filo conduttore che,
ove possibile, ho cercato di arricchire con osservazioni e giudizi del tutto
personali, maturati dalla lettura delle fonti. E che mi ha portato, alla fine, a
conclusioni che mi sono parse rilevanti.
Il lavoro che ho compiuto sulle fonti mi ha portato a confermare
l'intuizione, già proposta da Pogliano, che vi sia una peculiarità decisa
della eugenica italiana nel tracciarsi una via all'interno dell'eugenica
europea.
10
) - Il tipo di fonti testimonia, secondo me, efficacemente il tipo di dibattito di
"attualità" che si era sollevato attorno all'eugenica a quell'epoca. Per i primi trent'anni
del secolo l'eugenica in Italia fu tutt'altro che un argomento "istituzionalizzato", richiuso
in rigidi canoni di trattazioni accademiche; fu argomento di stretta attualità di dibattito
acceso e non mediato. Argomento in via di chiarimento e definizione, circondato da
attese e curiosità e non ancora cristallizzato in certezze vincolanti.
11
) - C. Pogliano, "Eugenica e stirpe", cit.
7
E' questa, appunto, la conclusione che mi è parsa maggiormente
rilevante: che i quasi sconosciuti eugenisti italiani fossero tutt'altro che dei
muti spettatori o imitatori del dibattito anglosassone sull'eugenica, ma che
avessero cercato di imprimere coscientemente un "carattere", un "tono"
particolare ai propri interventi in tutta discussione. Un "carattere" peculiare
italiano, improntato a grande scetticismo verso le semplificazioni
"eugenistiche" e teso a proporre alternative "moderate" alla meccanica e
brutale persecuzione degli individui ritenuti "disgenici".
Come cerco principalmente di dimostrare con il contenuto della mia tesi,
l'eugenica italiana ebbe alcuni tratti distintivi non casuali: scelse di rifiutare
la classificazione troppo rigorosa e semplicistica degli individui in
"eugenici" e "disgenici", rifiutò sempre di considerare in modo troppo
sbrigativo
12
come "incurabili" tutti gli individui portatori di tare ereditarie,
rifiutò in modo energico l'uso disinvolto di strumenti eugenici irreversibili
(la sterilizzazione in particolare), e credette sempre decisamente nella
possibilità che le malformazioni ereditarie potessero essere fatte
scomparire con le cure mediche e l'educazione. Il dibattito sull'eugenica in
Italia, questa almeno è l'ipotesi che propongo, fu ricco di richiami alla
prudenza e al "non agire"; ma non mancò di proposte concrete e originali.
Non mancò di dimostrarsi voce autenticamente originale (anche se non
fortissima) del dibattito sull'eugenica in Europa. E questo, secondo me, è
un fatto degno di nota: che l'Italia avesse costruito e seguito in maniera
consapevole una vera e propria "via moderata" sua propria verso l'eugenica
europea.
La decisione di incamminarsi su questa "via moderata" verso l'eugenica
fu un tratto unificante per tutti gli eugenisti italiani. Tutti i cultori italiani
della nuova scienza, secondo quanto ho cercato di dimostrare, decisero
coscientemente di comune accordo, di convergere su questa "via
moderata", qualunque fosse il loro orientamento ideologico, politico o
religioso. Pur dando vita ad un vivace dibattito accanto ad un efficace
movimento di divulgazione delle teorie eugeniche, essi non furono quasi
mai in polemica tra di loro, non vi furono tra di essi fratture insanabili tra
opinioni contrapposte (fatta eccezione per alcuni interventi in tema di
Certificato sanitario obbligatorio prematrimoniale). L'ipressione che ho
avuto è che, semmai, la frattura vi fosse tra la prudenza tipica degli
scienziati italiani e le iniziative pratiche messe in atto negli altri paesi.
L'Italia fu un paese molto 'sui generis' nella discussione sull'eugenica; e
12
) - Affermatosi con la 'riscoperta' e la conferma delle leggi di Mendel
8
questa, a mio avviso, ricca peculiarità è la conclusione unificante che
propongo come chiave di lettura della mia tesi di laurea.
Tesi che si presenta divisa in tre parti fondamentali; parti corrispondenti
a tre grandi "momenti" in cui ho scelto di dividere, di mia iniziativa, la
storia dell'eugenica italiana dal 1900 al 1924.
Nel primo di questi momenti, dal 1900 al 1912, sono alla ribalta alcuni
temi propedeutici all'inizio "ufficiale" delle teorie di Galton in Italia. In
questo periodo l'eugenica è già realtà in Inghilterra, mentre in Italia non vi
sono che recensioni sporadicissime di testi stranieri sull'argomento.
Per fare una quadro della situazione in questo arco di tempo (quadro
necessariamente solo abbozzato) presento perciò una breve descrizione
degli elementi della genetica (in particolare le "leggi di Mendel"), della
teoria della selezione della specie, del "darwinismo" e del "galtonismo" che
nei primi dieci anni del XX secolo furono patrimonio comune di gran parte
dell'opinione pubblica colta d'Europa; cerco di compiere, cioè, una
sommaria ricognizione del "terreno di coltura" scientifico sul quale i di-
battiti e gli interventi italiani in materia di ereditarietà e di eugenetica si
sarebbero depositati in seguito.
In seguito presento uno sguardo sulla coincidenza abbastanza singolare
tra il lavoro eugenico di Francis Galton in Inghilterra e l'opera di Cesare
Lombroso in Italia. Senza pretendere di esaurire l'argomento estremamente
complesso delle reciproche influenze dirette e indirette dei due studiosi, mi
propongo di dimostrare come attraverso Lombroso alcuni scienziati, che in
seguito sarebbero divenuti "eugenisti", avessero già preso decisamente
contatto con molti temi dell'eugenica di Galton. E mi propongo di suggerire
l'ipotesi di un Lombroso "eugenista mancato"; cioè l'ipotesi che le sue
ricerche, se lo avesse voluto, avrebbero facilmente potuto condurre
Lombroso verso l'elaborazione di una teoria eugenica, in contemporanea a
quella di Galton (se non anteriore alla sua).
Terzo passo in questa prima parte è poi uno sguardo sulla "questione
neomalthusiana" e sull'acceso dibattito in merito al controllo delle nascite
che precedette di poco la divulgazione dell'eugenica. Come cerco di sottoli-
neare, gran parte dei temi di questo dibattito confluirono pressoché
inalterati nel successivo dibattito eugenico. L'eugenica infatti, con la sua
pretesa di regolamentare e razionalizzare la procreazione umana in
funzione del benessere sociale si strutturava, secondo alcuni, come una
sorta di "prosecuzione" del neo-malthusianesimo più schietto dei primi
dieci anni del XX secolo.
9
Chiuso il "giro d'orizzonte" sui temi che precedettero l'avvento
dell'eugenica nel nostro paese e ne prepararono il terreno, la tesi passa a
considerare il periodo che va dal 1912 al 1919, il periodo della prima
divulgazione della nuova scienza in Italia. Attraverso un ritratto degli
"eugenisti" più importanti (o meglio degli scienziati più impegnati
nell'opera di divulgazione dell'eugenica) cerco di mostrare un panorama il
più possibile completo delle differenti posizioni nel dibattito e delle prime
(e poche) iniziative pratiche promosse a sostegno della nuova disciplina
scientifica.
La conclusione di questo particolare periodo di divulgazione
dell'eugenica, improntato a grande ottimismo, fu, come è facile intuire, la
prima guerra mondiale: il capitolo conclusivo della seconda parte tratteggia
le linee principali dell'incontro tra l'ottimismo dell'eugenica e la de-
vastazione provocata dalla guerra nelle nuove generazioni. Un incontro che
segnò in modo realmente decisivo il percorso successivo delle dottrine nate
sulle intuizioni di Galton e Mendel.
Terza e ultima parte della tesi è la descrizione del periodo della
"ricostruzione eugenica" post-bellica (1919-1924), del periodo di transi-
zione dal libero dibattito scientifico sui problemi della ereditarietà
all'eugenica legata alla propaganda del regime mussoliniano.
Fu questo un periodo di iniziative importanti e scelte strategiche per la
"nuova scienza" in Italia (come si cerca di evidenziare nel settimo
capitolo); scelte non compiute in funzione del nuovo regime che si andava
affermando, ma certo non in opposizione ad esso. I fatti che precedettero il
Congresso Eugenetico di Milano del 1924 mostrano, a mio parere,
l'immagine di una scienza ancora in formazione che già, guardando al
futuro, intuisce ed auspica quello stretto legame con lo Stato che poi si
verificherà.
Gli ultimi due capitoli compresi in quest'ultima parte sono, per così dire
una "incursione" nell'eugenica degli ultimi anni '20 e '30. Una uscita dai
limiti cronologici che ci siamo proposti, per definire due aspetti importanti
del tema che affondarono le loro radici profondamente in tutto il dibattito
che li precedette.
Il primo di questi due aspetti è la discussione, durata dal primo
dopoguerra fino agli anni trenta, sulla opportunità di rendere obbligatorio
un divieto "eugenico" di matrimonio per gli individui gravemente malati o
portatori di tare ereditarie; o, per essere più chiari, la discussione durata più
10
di vent'anni sulla opportunità di istituire e rendere obbligatorio un
Certificato medico prematrimoniale.
Come si è detto, gli eugenisti italiani furono sempre estremamente cauti e
moderati nelle loro proposte. Poichè avevano rifiutato la via della
sterilizzazione di massa e della eliminazione fisica degli elementi
"disgenici", per forza di cose, alla ricerca di applicazioni pratiche delle
teorie eugeniche, dovettero ripiegare sullo strumento del Certificato
medico prematrimoniale obbligatorio come unica proposta sostenibile a
sostegno della salute delle generazioni future. La discussione sulla
opportunità di imporre il Certificato medico positivo obbligatorio per chi
volesse contrarre matrimonio fu dunque decisamente centrale e strategica
per l'eugenica italiana: sebbene essa non si fosse mai conclusa in qualche
realizzazione consistente, resta comunque il momento più vivo e
importante del dibattito.
Nell'ultimo capitolo, infine, si delinea il punto di vista del mondo
cattolico in relazione ai temi dell'eugenica, attraverso la lettura dell'opera
di Padre Agostino Gemelli.
La posizione dei cattolici nel dibattito sull'eugenica, oltre ad essere un
argomento difficilmente trascurabile, è per noi elemento importantissimo
per spiegare la più volte citata "moderazione", caratteristica degli eugenisti
italiani. La tesi che viene proposta nel capitolo è quella di un mondo
cattolico realmente presente, vigile ed attento ai delicatissimi risvolti etici
delle nuove discipline. Un mondo cattolico il cui peso critico ed il cui
influsso moderatore furono nella eugenica italiana se non decisivi, per lo
meno molto influenti nell'orientare le scelte.
Ecco dunque il mio percorso attraverso l'eugenica: un percorso che
volutamente ho deciso di limitare al 1924, escludendo dalla trattazione la
storia della eugenica durante il fascismo. Questo, sostanzialmente, per due
motivi.
Anzitutto per una questione di praticità. La imprevista ricchezza
dell'argomento mi ha suggerito fin dalle prime battute di approfondirne una
sola parte, piuttosto che tentare una trattazione estesa ma necessariamente
superficiale del tema in tutta la sua estensione cronologica. E poi per la
considerazione abbastanza intuitiva che esiste una profonda diversità
(anche quantitativa, nel numero delle fonti consultabili) tra l'eugenica di
prima e dopo l'avvento di Mussolini alla guida dello stato italiano.
In conclusione propongo, con questa tesi, un rapido sguardo su un tema
nuovo. Un tema che, nel particolare clima del mondo d'oggi, sempre più
11
spesso attraversato da nuovi, grandi dibattiti sull'eugenetica, la bio-etica e i
problemi della medicina sociale, acquista una suggestione particolare.
Propongo un tema ed uno studio su di esso che, a mio avviso, possono
essere bene letti come uno "specchio" in cui si riflettono alcuni dibattiti ed
inquietudini vive nel mondo d'oggi.
Nel mondo in cui viviamo le notizie sulla manipolazione genetica e sulla
lotta della medicina alle tare ereditarie sono di stretta attualità. Così come
sono di stretta attualità molti dei dibattiti che all'inizio del secolo furono
collegati alla "scoperta" dell'eugenica: quello sul controllo delle nascite,
sulla longevità, sul controllo medico obbligatorio per le persone affette da
malattie sociali, sulla bio-etica ed il diritto di manipolare i caratteri
biologici ereditari degli esseri umani in funzione del benessere loro e della
società futura. L'eugenetica stessa è tornata ad essere tema di dibattito di
stretta (e spesso scottante) attualità nell'opinione pubblica.
Credo sia facile dunque capire come, nel clima attuale, lo studio della
storia dell'eugenica possa divenire utile "specchio" critico dell'attualità,
argomento non banale di studio. E come il particolare legame che il tema
dell'eugenica stringe tra l'oggi ed il passato possa suscitare immediata
curiosità e vivo interesse.
Per quel che mi riguarda infatti, è stato esattamente così: come ho detto,
sono state la mancanza di opere di storiografia sull'argomento e la
possibilità di approfondire un tema poco studiato a spingermi a scegliere la
storia dell'eugenica italiana come titolo per la mia tesi di laurea.
Ma è anche vero che, al di là di questo, sono stato spinto anche un
interesse spontaneo, "emotivo", a compiere questa scelta; interesse derivato
dal legame dei temi del dibattito eugenico di allora con l'attualità in cui
vivo. Ed è stata poi la curiosità per un argomento molto poco ortodosso per
uno studente di storia a darmi una ulteriore, decisiva spinta nelle ricerche e
nella compilazione della tesi.
La curiosità epidermica e spontanea si è in seguito trasformata in
interesse genuino. Interesse che si è accresciuto costantemente nel corso
delle ricerche, mano mano che ho ritrovato, negli scritti degli eugenisti
italiani di inizio secolo, le parole e gli argomenti che nel mondo in cui vivo
si possono ritrovare in tutti gli ambiti in cui viene discusso il tema della
eugenetica umana: dalla stampa scientifica specializzata alla letteratura di
fantascienza.
12
Così, per quel che mi riguarda, lo studio della storia dell'eugenica è stato
studio soddisfacente e di grande interesse; e non ha mancato di aprire
spiragli di curiosità per vie ulteriori di ricerca.
13
Parte Prima :
le polveri
inesplose
(1900-1912)
14
L'eugenica italiana nacque ufficialmente nel settembre del 1912, quando
una folta delegazione di scienziati italiani che aveva partecipato al Con-
gresso Internazionale di Eugenica a Londra
13
fece ritorno nel nostro
Paese e iniziò a scrivere articoli sulla scienza delle "buone nascite".
Prima di allora nessuno, in Italia, aveva mai neppure pronunciato la pa-
rola "eugenica", e, a parte qualche sperduta recensione, nessuno si era
mai occupato dei lavori di Francis Galton e degli eugenisti inglesi.
Prima del Settembre 1912, per gli scienziati italiani, l'eugenica non esi-
steva. Dopo quella data la parola 'eugenica' venne messa in circolazione
in Italia con relativa abbondanza, arrivando ad essere, negli anni trenta,
addirittura inflazionata.
Che cosa era accaduto ? L'impressione che si ha scorrendo le fonti prece-
denti e successive al Settembre 1912 è efficacemente riassunta in una
metafora da Claudio Pogliano
14
: "l'occasione londinese fu la miccia che
diede fuoco alle polveri sino allora inesplose, quantunque esistenti da un
ventennio almeno".Dal silenzio all'eugenica, in una esplosione subitanea
ed improvvisa.
Una esplosione alimentata da "polveri inesplose" di oscura provenienza
che parevano aver atteso solo una buona occasione.
E' evidente che, prima ancora di osservare e descrivere il lavoro dei divul-
gatori scientifici di eugenica iniziato in Italia nel 1912, occorre chiarire il
perché di un così repentino passaggio dal silenzio all'entusiasmo per
l'eugenica; il problema della natura di queste "polveri inesplose" che pre-
cedettero l'eugenica si pone decisamente.
E' evidente che il dibattito sull'eugenica in Italia non può essere nato dal
nulla, da una momentanea ispirazione di alcuni lungimiranti scienziati.
"Qualche cosa" lo deve per forza aver preceduto.
"Eugenica", ovvero scienza dello studio dei fattori e delle condizioni che
permettono di ottenere prole migliore, più sana, più intelligente, più
forte: che genere di argomenti, di dibattiti, di scoperte, dal 1900 al 1912,
in Italia, poteva aver preceduto lo studio di questa scienza, essendone in
qualche modo collegato ? Di cosa si era discusso in Italia nei primi anni
del secolo che potesse in qualche modo riguardare, da lontano o da
vicino le "condizioni necessarie" al miglioramento della prole umana ?
13
) - A. Clerici, "L'eugenica", in 'Corriere della Sera', 4 settembre 1912
14
) - C. Pogliano, "Scienza e stripe: eugenica in Italia (1912-1939)", in 'Passato e
Presente', Gennaio-Giugno 1984.
15
La prima parte di questa tesi è una serie di ipotesi di lavoro sul 'clima' che
precedette al discussione sull'eugenica in Italia, sugli argomenti e sui temi
che in qualche modo, secondo noi, concorsero a preparare l'importazione
e l'impianto delle teorie di Francis Galton nella opinione pubblica ita-
liana; uno sguardo necessariamente rapido su alcuni argomenti da tenere
come punti di partenza nella lettura della storia dell'eugenica italiana.
Tratti di un 'percorso di avvicinamento' dell'opinione pubblica italiana
alla nuova scienza.
All'interno di questo percorso una tappa obbligatoria e privilegiata è la
presa di contatto della scienza italiana con il darwinismo prima e il
'mendelismo' in seguito.
Presa di contatto con il darwinismo che, attraverso la sintesi lombrosiana,
divenne il principale ingrediente delle "polveri inesplose" dell'eugenica
degli anni venti.
L'Antropologia Criminale di Lombroso, infatti, vista come interpretazione
peculiare italiana del darwinismo e come insieme di contentuti
antropologici a carattere già eugenico, è per noi un punto di passaggio
privilegiato. Il parallelismo tra Galton in Inghilterra (il fondatore
'ufficiale' dell'eugenica) e Lombroso in Italia, è secondo noi non solo
proponibile, per definire la natura dell'approccio successivo dei nostri
scienziati alla nuova disciplina, ma è anche chiave di lettura efficacissima
del "curriculum" di parecchi eugenisti italiani. Pur nella fragilità
dottrinale (e nelle consapevoli 'estremizzazioni' delle sue teorie),
Lombroso, infatti portò senza mezze misure il problema della ereditarietà
umana e del "miglioramento delle stirpi" su un piano concreto e pratico,
formando inconsapevolmente i suoi allievi all'eugenica. Anche in questo
caso si tratta di una semplice ipotesi di lavoro, di un ambito possibile di
spiegazione, che proponiamo come tale, senza la pretesa di aver fissato e
chiarito definitivamente il problema. Una chiave di lettura molto probabile
per annodare i fili pendenti dell'eugenica alla storia che la precedette.
Secondo passo nel "percorso di avvicinamento" all'eugenica, secondo
grande ingrediente delle "polveri inesplose", il dibattito sul
neomalthusianesimo. una ambito in cui è possibile trovare parecchio
materiale di discussione utilizzato dall'eugenica.
Fu vero, infatti, che l'eugenica si occupò, a partire dal 1912 dei problemi
della "buona nascita" dei figli. Ma fu anche vero che, rispetto ai matri-
moni e alle gravidanze di coppie "disgeniche", affette da malattie,
l'eugenica invocò una regolamentazione ed un controllo, proponendosi in
16
qualche modo come "neo-malthusiana". Si riproposero, con l'eugenica,
temi e dibattiti relativi al "problema della procreazione" già a lungo di-
battuti in Italia fin dall'ottocento. Una ricognizione del tema
"neomalthusianesimo" riteniamo possa dimostrare una sostanziale
continuità di dibattito sui temi del controllo delle nascite che, partita da
Malthus nell'ottocento, coinvolse ed alimentò l'eugenica fino alla seconda
guerra mondiale.
E proporrà come determinante nei due argomenti (eugenica e neomalthu-
sianesimo) la percezione del concetto di "degenerazione", diffuso e riba-
dito in tutta Europa da parecchi autori. Il tema della "degenerazione"
concorse con il neomalthusianesimo a spiegare il misterioso e pericoloso
calo generalizzato della natalità in tutta Europa. E concorse a coagulare
attorno a sé il senso di paura e di malessere che questa situazione aveva
suscitato. Proprio come antidoto alla "degenerazione", infatti, l'eugenica
propose se stessa all'opinione pubblica europea.