L’avvento di internet ha portato a quella che si può chiamare una
nuova ridefinizione del campo giornalistico. L’obiettivo è capire come
è cambiato il lavoro del giornalista e come dovrebbe essere per portare
maggiore quantità e qualità. L’avvento di internet era stato salutato da
molti come la fine del giornalista come lo si era inteso fino a quel
momento. Quindi non più un addetto alla comunicazione sempre
presente sui luoghi della notizia, non più il giornalista come unico
tramite, per chi legge, delle emozioni dell’evento e dell’accaduto, ma
il cosiddetto giornalista “impiegato"
3
. Una figura sempre più portata a
servirsi dell’agenzia e dell’innumerevole quantità di notizie
rintracciabile nella rete. In questo modo il giornalismo avrebbe perso i
suoi valori etici, professionali e culturali( la sua missione, in una
parola) per far spazio a nuovi principi fondati sulla velocizzazione e
sull’abbondanza delle notizie. Tutte queste previsioni non sono
proprio esatte, anche se non si può negare che il giornalista sia
cambiato con internet, così come aveva dovuto aggiornarsi con
l’avvento della televisione e del computer in redazione. La
moltiplicazione delle fonti, una società sempre più complessa e
differenziata, rendono più difficile il lavoro di “messaggero”, di
selezione, di interpretazione e di racconto che sono sempre spettati al
giornalista, come protagonista del processo di produzione di
informazione. Oggi il campo giornalistico si presenta quindi molto più
composito, in quanto esistono molti altri ruoli oltre quelli che
rispondono ad una definizione più classica del giornalismo, ovvero
l’inviato e il cronista. La professione è effettivamente diventata più
routiniera e meno avventurosa e alcuni addetti svolgono lavori che
hanno poco a che vedere con l’andare sul posto, raccogliere
testimonianze e scrivere nel modo più chiaro possibile quello che si è
visto e sentito. Le novità non hanno portato quindi alla scomparsa o
all’inutilità della figura del giornalista, anzi la hanno resa più
complessa, e per questo, investita di maggiore importanza.
La figura del giornalista è oggi ancora più importante e centrale di
prima, il suo lavoro è la base del sistema dei media, che a sua volta è
alla base della nostra società.
3
Giovanni Bechelloni "Giornalismo o PostGiornalismo? Studi per pensare il modello italiano", Liguori editore, Napoli,
1995
Il giornalista di oggi deve possedere una cassetta degli attrezzi ben più
grande e fornita di quella di ieri, deve essere un osservatore e
ascoltatore del mondo sociale, in modo da saper leggere e raccontare
la realtà sinteticamente, chiaramente e al maggior numero di persone
possibile. Il rischio di questo percorso sta nella “pigrizia” di quanti
non riescono a capire che le nuove tecnologie sono sempre
un’opportunità per rendere migliore il giornalismo e per aver quindi,
in futuro, operatori della comunicazione migliori di prima. Uno degli
obiettivi di questa ricerca è anche capire come i fenomeni dell’agenda
setting e della spirale del silenzio siano cambiati o abbiano portato
effetti diversi con l’avvento dell’informazione in rete. L'agenda setting
dà ai media il potere di focalizzare l’attenzione del pubblico su certi
temi invece che su altri, semplicemente dandogli maggiore risonanza e
mettendoli in primo piano nella gerarchia dell’informazione. La
spirale del silenzio
4
è invece quel processo che si sviluppa nel
pubblico nei confronti di quegli argomenti che i media tendono a
considerare minoritari. L’effetto di questo è che gli individui smettono
di parlare di certi temi perché nella propria agenda diventano di
secondo ordine o perché si sentono “fuori dal discorso”. Gli studi fatti
sulla stampa e sulla televisione, in merito a questi processi, hanno
portato alla conclusione che il pubblico è fortemente influenzato,
anche se in modo diverso, da entrambi. Spesso molte persone non
hanno altre fonti di notizie nella propria vita o comunque a quelle che
hanno danno meno importanza rispetto al giornale o alla televisione.
La differenza tra i due media la fanno essenzialmente i tempi. Il
giornale esce ogni mattina e non ha quindi la possibilità nell’arco della
giornata di pubblicare notizie. Dal canto suo ha in più la possibilità di
poter approfondire gli argomenti.
La televisione ha la possibilità, durante la giornata, di dare le notizie e
di proporre anche le immagini, anticipando il giornale, ma allo stesso
tempo, non ha molto spazio per approfondire i temi. La televisione ha
quindi un potere di enfatizzazione dell’argomento in modo tempestivo
e supportato dalle immagini, il giornale ha un potere di
gerarchizzazione maggiore e, soprattutto, di approfondimento.
E il giornalismo on-line che potere ha?
4
Teoria sviluppatasi in Germania e portata avanti in particolare da Elisabeth Noelle-Neuman, "The Spiral of Silence:
Public Opinion, Our Social Skin", Chicago-London, The University of Chicago Press, 1984.
La rete può offrire caratteristiche che appartengono ad entrambi i
media precedenti ed anche aggiungerne di nuove. Innanzitutto la rete
può enfatizzare temi grazie alla multimedialità ( immagini, forum,
chat, sondaggi…) e alla possibilità di aggiornare 24 ore su 24. Allo
stesso tempo ha più spazio del giornale anche per approfondire non
avendo limiti di spazio e di numero di battute. Su internet è più facile
che il lettore abbia maggiore potere, perché ha molte più vie di scelta e
perché spesso i siti devono piegarsi alle richieste dei navigatori.
Internet dà la possibilità al fruitore di crearsi una propria agenda,
difficile da stabilire con giornale e televisione. Il giornalista on-line si
trova a lavorare a contatto diretto con le notizie, come tutti gli altri,
ma si muove molto anche alla ricerca della notizia navigando in rete,
verificandone in seguito l’attendibilità. Ovviamente in rete si ha la
possibilità di pubblicare notizie in tempo reale e di correggerle, se ce
ne fosse bisogno, percorso che un giornalista “tradizionale” non può
chiaramente seguire. Sul web c’è maggiore possibilità di contatto
diretto con il lettore e quindi è più facile tastare il polso della gente su
quello che vuole o che non vuole, su quello che piace o che non piace.
Il giornalista si trova quindi a dover tenere in maggior considerazione
il pensiero dei navigatori, cercando di offrire un prodotto sempre più
conforme a queste richieste. Oggi il giornalismo si esercita con una
pluralità di linguaggi e di formati, costituiti da parole scritte o parlate,
da immagini fisse o in movimento.
Nel web, ma non solo, anche nei libri e nei giornali ad esempio,
diventa sempre più importante il rapporto tra le parole e le immagini,
che non sempre porta ad un conflitto tra visuale e testuale, anzi spesso
si hanno casi di simbiosi. Il nuovo giornalista, più di prima, deve far i
conti anche con questo, con le foto e le immagini che fanno notizia,
con un mondo in cui il testo deve sposarsi con il figurativo.
All’integrazione di questi due canali comunicativi si lavora da sempre,
lo stesso Manzoni cercò di farlo nell’edizione illustrata dei “ Promessi
Sposi”, e adesso un mezzo ricco come internet può valorizzare
entrambi, anziché contrapporli o sceglierli. La realtà giornalistica ha
quindi bisogno di essere ben definita, nel senso che è importante
riconoscervi il massimo di professionalità e di eticità possibile. Per far
sì che questo sia possibile, è giusto che venga investito maggior
potenziale nella formazione dei nuovi giornalisti, che si affacciano ad
una professione sempre più difficile in un mondo complesso e,
soprattutto, mediatizzato. La riflessione su questo porta a ridefinire
quella che è la “missione” del giornalista. Il nostro obiettivo è quello
di capire come il nuovo giornalista si rapporta al vecchio cronista e
viceversa, come si descrivono, quale è il dialogo che si instaura tra
queste due figure che svolgono lo stesso lavoro, ma con due
concezioni diverse. La nostra ricerca si focalizzerà in particolare su
quelli che sono i portali sportivi italiani e su come questi lavorano.
Qual è il ruolo dei giornalisti in redazioni di questo tipo, qual è il
criterio della scelta delle notizie e qual è il rapporto tra questo campo
dell’informazione e il proprio pubblico. Su questo tema
approfondiremo i processi di targetizzazione e fideizzazione, che in un
campo come quello sportivo sono di notevole importanza. Infatti i
portali sportivi hanno come pubblico principalmente i tifosi, che
seguono queste notizie sulla base di una fede sportiva, appunto.
Questi agenti comunicativi basano molto del loro lavoro sul fatto di
sapere quello che il loro pubblico vuole, sanno quali sono le loro
richieste e preferenze e cercano di seguirle nelle loro scelte editoriali.
In Italia si possono citare portali come calciomercato.com,
datasport.it, sportal.it, sport.it, gazzetta.it, canalesport.it. Tutti questi
portali hanno la caratteristica di offrire informazioni 24 ore su 24 e di
lasciare spazio all’interazione con i lettori, spesso attraverso sondaggi,
forum o chat. Molti di questi, in particolare gazzetta.it, offrono servizi
di audio e video combinando così alle parole immagini e voce. La
conclusione è delle più semplici, in quanto, la teoria e la pratica(
studio dei portali) ci suggeriscono quella che è l’importanza di questo
nuovo modo di fare informazione e soprattutto quali sono le sue
possibilità. I portali che abbiamo preso in considerazione non
sfruttano ancora a pieno le potenzialità del mezzo, ma tutti stanno
facendo dei passi avanti per rendere questo tipo di informazione
sempre più peculiare e ben definita.
Come introduzione ad ogni capitolo abbiamo inserito delle parti,
ognuna in merito all'argomento trattato, di un dialogo semiserio
tra me, Francesco Di Costanzo, nuovo aspirante giornalista, e
Benedetto Ferrara, giornalista professionista de "La
Repubblica", simbolo del giornalismo tradizionale fiorentino ma
anche persona aperta e interessata agli sviluppi della
comunicazione.
IL GIORNALISMO ON LINE TRA PASSATO, PRESENTE E FUTURO
F.D.C.: " Il giornalismo on line è una risorsa molto importante per
tutti, dagli addetti ai lavori ai lettori. Le potenzialità che internet ha
dimostrato e che ancora non sono state utilizzate al meglio fanno di
questo mezzo un qualcosa che non può essere trascurato. Molti hanno
avuto e ancora hanno qualche problema nell'accettare la professione
del giornalista su internet, tu che ne pensi, è così scomodo?"
B.N.: " Il giornalismo on line ha rivoluzionato tutto, ha aperto nuove
strade di informazione anche per le redazioni dei quotidiani e dei
settimanali. Il giornalismo on line, per chi lavora nella carta stampata,
significa avere molte informazioni in più oltre alle canoniche agenzie,
vuol dire avere in tempo reale del materiale su cui lavorare,
ovviamente da verificare. E' una fonte di informazione e anche una
fonte di idee".
F.D.C.: " Internet diventa così una fonte di informazione e di spunti
importanti anche per il giornalista della carta stampata. Non si può
dire però che, nonostante si parli sempre di giornalismo, il lavoro sia
lo stesso rispetto ai colleghi di Tv, radio e carta stampata, cosa li
differenzia?"
B.N.: " Il giornalismo on line assomiglia molto al lavoro dell'agenzia,
mettere le notizie in tempo reale, più velocemente possibile. Bisogna
essere bravi ad arrivare prima degli altri, in questo si avvicina molto
alla televisione, perché entrambi lavorano sull'anticipo sui tempi. Il
giornalista della carta stampata lavora oggi per uscire domani, quindi
deve cercare la notizia ma ha più modo di approfondire e di costruire.
La risposta dei giornali all'informazione televisiva e on line è quella di
aprire più pagine tematiche e di approfondimento, che vanno al di là.
La notizia esce quasi sempre il giorno prima, quindi si cerca di
sviscerarla con idee grafiche, info grafiche o con i pezzi di grande
firme che possono raccontare, nobilitare e anche andare dietro le
quinte della notizia".
F.D.C.: " Non sono passati molti mesi da quando Google News è stato
lanciato, un giornale web che si fa da solo, cerca le notizie in rete e le
impagina. E il giornalista, sparito? Il suo ruolo rimane fondamentale
per me, ma la tecnologia lo mette a dura prova".
B.N.: " La tecnologia toglie spazio alla creatività ed è chiaro che con
una ricerca automatica si possano trovare on line le notizie che
vogliamo. Il giornalismo però non è solo notizia, ma anche saperla
analizzare e verificare, troppo spesso adesso si vedono articoli in cui
nessuno rischia più. Anche l'Ansa, che un tempo era il verbo, è
costretta oggi ad inseguire, i suoi concorrenti sono proprio i giornali
on line. Quindi il giornalista della carta stampata rischia di sbagliare
molto più di prima, bisogna stare attenti. Nonostante tutto rimane una
figura centrale, è colui che filtra, che ha la sensibilità per la notizia e
che può inventare quello che altri non riescono a fare. Tolto questo si
appiattisce tutto ed è il rischio che sta correndo oggi l'informazione.
Inoltre nessun giornalista è uguale ad un altro, i computer
evidentemente sì. Chi lavora in borsa o nella finanza ha bisogno di
internet, ma in generale la gente si affeziona al giornalista che scrive,
nel bene e nel male".
F.D.C.: " Il settore dell'on line è sempre molto riconosciuto, almeno a
parole, poi si va per esempio nel campo del diritto e si scopre che
siamo ben lontani da una legislazione che risponda alle molteplici
domande poste dall'avvento di un'informazione libera e senza limiti
come quella su internet".
B.N.: " Il giornalismo on line è un settore tutto da regolamentare, ma
non c'è da stupirsi perché anche le altre figure di giornalista non sono
ancora considerate come dovrebbero. Il ruolo del giornalista,
soprattutto con gli ultimi contratti, è molto sminuito, molta "carne da
macello" e poca qualità. Sta subendo una svalutazione ingiusta e sta
anche alla categoria lottare contro questo trend. Internet dà la
possibilità di diventare giornalisti prima rispetto al passato, aprendo
nuovi spazi, ma dal punto di vista delle retribuzioni e delle garanzie
siamo molto indietro".
F.D.C.: "Negroponte nel suo "Essere Digitali" sbandierava al mondo
la straordinarietà del nuovo mezzo e le novità importanti che ha
apportato alla comunicazione. Tra le altre cose si parlava di giornale
one to one, ad ognuno il proprio quotidiano, insomma l'obiettivo
doveva essere la personalizzazione, non sta andando proprio così ma
c'è chi sostiene che quello è il futuro."
B.N.: " La personalizzazione può essere una strada giusta su internet,
è ovvio che questo nuovo mezzo ha cambiato il rapporto tra
l'informazione e l'utente. Il pubblico ha maggiore possibilità di scelta e
questo è una cosa positiva, ma allo stesso tempo continuo a credere
che il giornale è il giornale e che non si possa trovare tutto nel
computer. Internet ti offre grandissimi spazi, ma il giornale ha
un'anima che il computer non può avere e sta ai direttori e ai
giornalisti offrire sempre idee nuove non dal punto di vista
tecnologico ma della creatività. Fondamentalmente l'uomo può creare
sempre qualcosa di più anche se la tecnologia e la grafica di internet
offrono moltissimo".
F.D.C.: " Con internet tutti possiamo essere giornalisti, i mezzi di
pubblicazione sono talmente semplici che ognuno di noi potrebbe
farlo. In un futuro non lontano il giornale on line potrebbe essere
costituito da persone che scrivono delle proprie esperienze ognuno
dando il proprio contributo senza bisogno di passare dalla mediazione
del giornalista…"
B.N.: " Ognuno di noi dovrebbe avere la propria pagina personale e
scrivere le proprie idee come vuole e da questo punto di vista internet
è il meglio. Sono anche convinto però che ad ogni azione corrisponde
una reazione, quindi, se da una parte si potrà fare tutto via computer,
dall'altra ci sarà sempre più forte il bisogno di relazionarsi. Il
computer tra qualche anno sarà come il telefono, lo considereremo
come una cosa normale, e allora riscopriremo quello che non si può
trovare nello schermo".
F.D.C.: " Sotto i colpi di tutte queste novità non si può non dire che la
figura del giornalista sia cambiata, in futuro cosa potrebbe succedere,
su internet ma anche negli altri mezzi di comunicazione?"
B.N.: " In futuro non vedo bene il ruolo del giornalista, si va verso un
appiattimento totale, ci sono molte macchine da guerra, soldati
semplici e poca gente che ha voglia di fare un salto di qualità. Forse è
perché non ci sono più i maestri di una volta, ma vedo tanto
sfruttamento, con persone che lavorano tantissimo e non vengono
pagate niente. Il giornalista è un lavoro che piace a molti. C'è da dire
che la professione on line porterà il giornalista a stare sempre più
fermo, a fare un lavoro d'ufficio, dove prendi, raccogli, metti insieme
e mandi on line. Chi vuol fare il giornalista forse non sogna questo.
Comunque l'informazione on line aumenta il flusso di comunicazione
e migliorerà la qualità dei giornali perché questi saranno costretti a
fare un salto, che alcuni hanno già fatto e che altri mi auguro faranno".
2.1. BREVE STORIA DEL GIORNALISMO ON LINE
L’inizio della storia on line del giornalismo risale ad ormai dieci anni
fa ed ha come luogo di nascita gli Stati Uniti, per poi coinvolgere
anche il resto del mondo.
Il fatto che il web oggi sia diventato una presenza ordinaria nel mondo
della comunicazione lo si vede dall’incremento del numero di
quotidiani on-line, per esempio negli Stati Uniti ad oggi se ne hanno
più di 3.161 contro i 13 del 1992. All’inizio fu videotext
1
, addirittura
nel 1985, ma le iniziative lanciate dal Times Mirror e poi da Knight
Ridder e Time, non andarono a buon fine e gli abbonati a questi
servizi furono veramente pochi tanto da rimettere in discussione
l’opportunità di un giornale elettronico.
Questi primi tentativi ebbero comunque un seguito, visto che la
diffusione dei giornali di carta diminuiva e il prezzo aumentava, per
cercare nuovi lettori. Oltre al videotext, furono attivati servizi come il
teletext
2
( televideo) o l’audiotext. Soprattutto quest’ultimo ebbe un
buon successo ad Atlanta fino a che non fu messo a pagamento( 50
cents a telefonata), infatti il numero di utenti calò sensibilmente dal
milione e mezzo di chiamate al mese iniziali.
Il Natale del ’92 fu forse l’inizio della strada che portò ad una
maggiore diffusione dell’informazione su internet. Il regalo di un PC,
con modem incluso, ebbe molto successo e almeno il 20% delle
famiglie americane gli avevano lasciato un posto nelle loro case. I
quotidiani che tra il 1992 e 1993 tentarono il passo in rete furono
pochi, tredici appunto, tra cui il più innovativo fu la versione on-line
del giornale “San Jose Mercury News”.
I primi giornali in rete dovevano accontentarsi di un’alleanza con i
grossi provider( Aol, Compurserve, Prodigy) che non era
assolutamente a buon mercato, visto che dovevano lasciargli l’80%
dei proventi derivanti dagli abbonamenti.
1
Qualunque sistema telematico interattivo che usa il televisore come periferica di uscita delle informazioni che vengano
trasmesse o via etere o attraverso la linea telefonica.
2
Il teletext è qualunque sistema telematico interattivo che usa il televisore come periferica di uscita di informazioni
trasmesse via etere, il televideo è un sistema di teletext.
Le novità che portava un giornale on-line come il “Mercury News”
erano sicuramente l’archivio e l’inedita possibilità di interagire con i
giornalisti, i quali si potevano arricchire dei commenti, anche cattivi,
dei lettori.
Le pecche erano che, essendo un servizio a pagamento(9,95 dollari al
mese), mancava di una impaginazione adeguata, di un “effetto
mosaico” stile giornale, utile per stabilire la gerarchia delle notizie e
era molto lento nelle operazioni interne al sito. Nel 1994 l’edicola di
Aol portava con sé 35 quotidiani online, tra i quali il “Time”, “Usa
Today”, “The New York Times” e “National Geographic”.
Succesivamente anche il “Washington Post” e i due quotidiani di San
Francisco, l’”Examiner” e il “Chronicle”, entrarono in rete. Il primo
giornale, che tentò l’avventura senza l’appoggio di nessun provider, fu
il “News & Observer” di Raleigh in North Carolina.
Il suo direttore Daniels puntò molto su questo passo, alfabetizzando la
redazione con corsi di navigazione e di computer e finanziando
computer per i suoi redattori. Furono duemila persone a sottoscrivere
l’abbonamento di 26 dollari al mese soprattutto per i servizi come
quello di archivio e di interazione diretta con il giornalista, che
lasciava a margine di ogni articolo la sua mail e il suo numero diretto
di telefono.
Lo sbarco verso internet coinvolse anche molti giornalisti che avevano
posti importanti nei giornali di carta. Questo successe ad esempio a
David Talbot, caposervizio al “San Francisco Examiner”, che decise
di abbandonare la carta per lanciare una sua rivista, “Salon”, nata su e
per il web. Anche queste iniziative non riuscirono a raggiungere il
traguardo della redditività, ma sicuramente sono servite per spostare il
dibattito sull’ “andare online” dal “se” al “come”. Da segnalare sono
senz’altro i casi di “HotWired” e di “Usa Today”. “HotWired” è stato
il primo ad introdurre dei banner pubblicitari, con le dimensioni che
poi diventarono canoniche(468 per 60 pixel), vincendo molti premi
della critica.
Il sito, che offriva molto, vide un calo di utenti nel momento in cui
chiese una registrazione per conoscere meglio i suoi lettori. La
reazione non fu positiva, e per evitare guai seri, fu architettato un
sistema intelligente per rendere meno amara la registrazione
dell’utente.
Quindi, chi era registrato, ogni volta che tornava, avrebbe visto solo
quello che non aveva già guardato la volta precedente, grazie ad un
meccanismo di memorizzazione delle scelte dell’utente. “Usa Today”
si presentò in rete con la presunzione di credere che i suoi lettori
“cartacei” avrebbero pagato sicuramente anche per la versione
telematica.
Un grosso errore, a cui si rimediò aprendo le porte gratuitamente e
guadagnando dalla pubblicità, che aumentava insieme con
l’incremento dei lettori. Un altro esempio è quello del “New York
Times” che preferì un approccio alla rete più lento (entrò nel gennaio
del 1996) e ragionato, ma che alla fine ebbe successo. La gratuità
indiscriminata, per utenti nazionali e internazionali, voluta dal
direttore Sulzberger dette una spinta importante per la diffusione
anche on line del giornale.
Nel 1997 il bilancio generale era quello, in crescendo, di una grande
presenza in rete di giornali senza però profitti.
La frase di un giornalista di San Francisco descriveva a pieno la
situazione: “ I quotidiani fanno salti mortali per andare on-line, ma
nessuno sta facendo soldi”. Intanto anche in Italia, con un po’ di
ritardo, ci furono i primi quotidiani che tentarono una loro presenza in
rete. I primi in assoluto furono “l’Unità” e “L’Unione Sarda”
trasportati dall’entusiasmo dei propri direttori, Walter Veltroni e Nichi
Grauso. Per entrambi bisogna sottolineare che l’intuizione di puntare
sulla rete non fu cosa da poco, ma il primo ha pagato la crisi del
giornale di carta e il secondo la sua reale condizione di giornale
regionale.
E i grandi giornali? Inizialmente non ebbero nessuna intenzione di
sbarcare su internet, “impauriti” da un mezzo nuovo di cui non si
capivano le possibilità di guadagno e dal quale ci si poteva aspettare
anche uno “scippo” di lettori. Quando anche i grandi giornali non
poterono fare più finta di niente, sbarcarono in rete dei prodotti, ad
esempio quello del “Corriere della Sera”, con risultati sgradevoli per
l’impaginazione, non esenti da errori e senza una gerarchia, neanche
di argomento.
Il passo standard era quello affidare ad una società informatica la
pubblicazione on line dei contenuti del giornale di carta, niente di più,
niente di meno.