Inoltre sono sottoposti a continui mutamenti dovuti al progresso
tecnologico e alle pressioni politiche, Il ruolo svolto dalle televisioni e dalla
radio ai nostri giorni è divenuto fondamentale per il normale processo
democratico dei paesi occidentali ed in via di sviluppo.
I continui ribaltamenti legislativi legati alle tecnologie che avanzano
sono ormai all’ordine del giorno, per consentire che il servizio ai cittadini
svolto dai media prosegua. Questo servizio, conosciuto con il nome di
pubblico, è una gamma di valori e idee a cui la BBC è legata a doppio filo.
Quasi una missione da continuare a svolgere in un mondo che si fa sempre
più individualista.
Vedremo infatti che i canoni di universalità e varietà dei programmi (gli
ideali portanti della filosofia del servizio pubblico), in un sistema televisivo
che tende alla globalizzazione, stanno cadendo in disuso. La televisione del
futuro sarà infatti costituita da canali specialistici e criptati, in cui sarà
possibile scegliere il proprio consumo televisivo autonomamente.
L’opposto quindi della televisione per tutti i gusti e facilmente ricevibile da
tutti e legata inoltre non solo a culture nazionali, ma addirittura a quelle
locali su cui il servizio pubblico e la televisione tradizionale si basa.
La mia tesi è quindi sul tentativo della BBC di portare nella televisione
che verrà la gamma di ideali del servizio pubblico. Rimanendo comunque a
servizio della nazione Britannica ed evitando di introdurre al suo interno,
sempre a livello nazionale, la Pubblicità e le sponsorizzazioni, che tante
altre TV Europee a servizio pubblico hanno da tempo introdotto.
Il diventare un competitore internazionale, infatti, è anche un metodo per
surrogare la scarsità di fondi economici delle televisioni del settore
pubblico, finanziate sostanzialmente dal canone televisivo che gli abbonati
pagano ogni anno. Questo surrogare, attraverso diverse entrate che non
siano il canone, è diventato un obbligo da cui il settore pubblico non può
più esimersi, se vuole continuare a rivaleggiare con le televisioni
commerciali per freschezza di proposte.
Il costo della produzione di programmi e di acquisizione dei diritti di
trasmissione di eventi di interesse pubblico cresce infatti molto più
velocemente di quanto non faccia il canone.
La mia tesi si sviluppa per cui su tre capitoli, nel tentativo di rendere
chiari i cambiamenti della BBC e la sua terza via al finanziamento del
settore pubblico, che è poi il modello di sviluppo proposto.
Nel primo capitolo affronto il problema della concorrenza a cui i pbs
2
sono oggi sottoposti. La televisione, come già detto, si è sviluppata come
mezzo di informazione di massa in Europa, nel secondo dopoguerra, ed è
stata sottoposta ad un forte controllo da parte dei governi. In modo che la
sua versione dei fatti, più vicina a quella istituzionale, facesse da
contraltare a quella dei giornali, affidati invece al solo controllo degli
editori privati.
Per rafforzarne la posizione le fu assicurato, almeno per i primi anni di
esistenza, il monopolio di trasmissione, a sua volta sottoposto a rigide
2
settore pubblico televisivo
regole di sorveglianza in modo da assicurare lo svolgimento del ruolo di
sevizio pubblico.
Tali monopoli, con gli anni, furono lentamente erosi dall’incalzare delle
TV commerciali, che reclamavano un accesso all’emittenza appoggiati da
determinate forze politiche. Il progredire delle tecnologie di trasmissione e
le fortune economiche delle prime TV commerciali via etere, Fininvest in
Italia e ITV nel Regno Unito, portarono presto a forti pressioni da parte di
imprese private per accedere nel mondo delle comunicazioni. Un accesso
ormai impossibile da negare vista la facilità a trasmettere portata dalla
tecnologia, la sola via etere degli anni d’oro del servizio pubblico (‘60 e
’70) è stata affiancata dal cavo e dal satellite.
Una Tv commerciale, tra l’altro, meno disposta a sottomettersi a
regolamentazioni, che ne danneggerebbero il profitto, e pronta a investire
folli somme nel mercato dei programmi per assicurarsi quelli a maggior
richiamo di pubblico. Una TV, quindi, che rischia di cancellare la
tradizione del servizio pubblico, costringendola ad un ruolo di comprimario
o di riempimento.
Nel secondo capitolo, una volta analizzata la situazione del mercato delle
televisioni, passo a esaminare la storia della BBC in questi anni di turbinosi
cambiamenti. Quale è stata la sua tattica nei confronti delle nuove TV
commerciali sommata ad una aperta ostilità dei governi nei suoi confronti.
Gli anni della Thatcer in particolare furono i più turbolenti per la BBC
stessa, in quanto videro il fiorire di queste nuove TV a profitto e basta,
l’affinarsi della concorrenza di ITV e il periodo più terribile per quanto
riguarda i rapporti con il governo. Un governo come vedremo
assolutamente contrario all’idea di servizio pubblico e fortemente
favorevole al modello di libero mercato all’americana.
Nel terzo capitolo infine volgo un approfondito sguardo a come la BBC
dopo aver superato il “Thatcerismo” si sia attrezzata a concorrere con i
privati per continuare ad attrarre vaste fette di audience e mantenere la
possibilità di usufruire del canone televisivo.
Fondamentale per tale sviluppo sono stati: la figura di John Birt, discussa
nel primo paragrafo, e l’appoggio dei governi conservatori post-Thatcher a
far diventare la BBC un concorrente internazionale nel mercato globale
delle televisioni e più in generale delle comunicazioni.
Oltre al paragrafo su Birt, il capitolo si compone di altri 4 paragrafi, che
si addentrano nei profondi cambiamenti strutturali e organizzativo-
economici della BBC, senza tralasciare nel quarto e quinto paragrafo le
ultime innovazioni a livello di canali tecnologicamente avanzati. Ossia
l’entrata nel mondo della TV via satellite e di quella digitale.
Tale sviluppo è oggi fortemente discusso dagli operatori e osservatori del
settore. I quali si chiedono se tale modello di sviluppo non arrechi danni
irreparabili alla cultura di servizio pubblico, che tutti sembrano voler
preservare. Uno sviluppo che si differenzia rispetto a quello delle altre TV
pubbliche europee, in quanto continua a non prevedere l’introduzione della
pubblicità e di sponsorizzazioni all’interno del sistema di trasmissione
nazionale via etere.
Un modello di sviluppo quindi, benché simile nel fine è diverso nei
mezzi rispetto al resto d’Europa e che quindi ha attirato la mia attenzione.
In conclusione di questa introduzione vorrei ricordare con stima ed
affetto il professore Mauro Wolf, scomparso prematuramente nell’estate
1996, e ringraziare per l’aiuto e la disponibilità Matthew Hibberd,
dell’università di Stirling, e Gianluca Potenza, per la consulenza
informatica.
Capitolo 1
dai monopoli ai sistemi misti
Con il passaggio dai monopoli ai sistemi misti ed il diffondersi delle
televisioni commerciali abbiamo notato, durante gli anni '80, un profondo
mutamento degli ecosistemi televisivi Europei. Le vecchie aziende di stato,
basate sui dettami della filosofia del servizio pubblico, si sono infatti
trovate a competere per la conquista delle "audience" con dei nuovi e più
aggressivi soggetti.
Le nuove televisioni, appoggiate tra l'altro da governi consenzienti,
in nome del' ideologia liberale si presentarono sul mercato richiedendo a
gran voce una "deregulation" dei sistemi, e offrendo programmi di maggior
presa sul pubblico, ma di minor qualità, conquistarono vasti settori di
pubblico e rafforzarono così le loro posizioni all'interno dei sistemi di
potere.
Ben presto, grazie anche all'impreparazione dei governanti,
cominciarono a diversificare e ingrandire a dismisura il campo delle loro
attività; presentandosi così all'alba degli anni '90 come vere e proprie
"holding" finanziarie con interessi in campi anche piuttosto diversi tra loro.
Graham Murdock
3
distingue 3 tipi di imprese delle
comunicazioni:1) Imprese industriali ,che possedendo dei media, hanno
3
Graham Murdock: "Redrawing the map of the Communication Industries: Concentration and Ownership
in the era of privatisation";in Marjorie Ferguson:"Public Communication; the new imperatives" ed. SAGE
1990.
quindi interessi nel campo delle comunicazioni, che però non sono il loro
primario campo d'interesse. Tra questo tipo di imprese possiamo
riconoscere per esempio la FIAT in Italia, che possiede interi quotidiani o
partecipazioni in attività editoriali, la quale ha però i suoi interessi
principali nell'industria automobilistica.
2) Imprese di servizi, che partendo dal possesso di televisioni o
interessi nelle comunicazioni, hanno sviluppato altri settori sempre di
servizi: quali: assicurazioni, edilizia, editoria, ecc. Un esempio di tali
servizi può essere la FININVEST, ora MEDIASET, di Silvio Berlusconi
sempre in Italia.
3) Al contrario rispetto alle strutture precedentemente analizzate le
imprese di comunicazioni vere e proprie, diversificano si le loro attività ma
sempre all'interno di interessi nelle comunicazioni in senso stretto. Un
esempio di questi tipi di imprese può essere la "NEWS
INTERNATIONAL" di Rupert Murdoch, magnate Australiano con
proprietà e partecipazioni in tutto il mondo di televisioni locali e "network",
case editrici, quotidiani, ecc.
La forza di tali organizzazioni, che sempre Murdock
4
definisce come
“conglomerati”, sta’, per usare una espressione cara a Berlusconi, nelle
cosiddette: "sinergie" interne alle ditte. Tali sinergie consistono infatti,
avendo a disposizione ampi margini di manovre economiche, nello
spostare; capitali, attenzioni, cervelli, tra i diversi rami del' "albero"
conglomerato a secondo delle esigenze del mercato.
4
G. Murdock op. cit. pag. 4
Questa capacità e la libertà di muoversi anche all'esterno dei confini
nazionali sono le colonne portanti di questi conglomerati imprenditoriali.
Ciò che ha reso possibili sviluppi di tali dimensioni
5
, unito alle poche
obbligazioni sui prodotti e alla presenza, nella maggioranza dei casi, di uno
o pochi leaders a cui fare riferimento.
Il "club" dei "media tycoons" Europei, come sono definiti in
"Dynamics of media politics", è in effetti piuttosto ristretto e conta al
massimo una quindicina di esponenti; tra i quali ricordiamo: Murdoch e
Maxwell in Gran Bretagna, CANAL PLUS in Francia, BERTELSMANN e
Kirch in Germania e appunto il gruppo di Berlusconi in Italia
6
.
“Contro tali gruppi: organizzati, transnazionali e soprattutto pronti a
investire grosse somme di danaro per assicurarsi i programmi migliori da
un punto di vista dell'ascolto di massa, che tipo di opposizione possono
creare gli antichi monopoli di stato”, che d'ora in poi chiameremo per
comodità pbs
7
?
I pbs, limitati nel loro raggio d'azione ai confini nazionali, con forti
obbligazioni sui palinsesti, dai rigidi bilanci aziendali e assolutamente
prede dei partiti politici, hanno 3 vie di comportamento a disposizione per
"sopravvivere" a livello nazionale
8
:
1)purificazione,
5
G. Mazzoleni e M. Palmer: "The building of media empires" in Karen Siune e Wolgfang Truetzschler:
"Dynamics of media politics" ed. SAGE 1992
6
Alessandro Silj: "La nuova televisione in Europa" ed. FININVEST 1992
7
Public Broadcasting Sector: settore pubblico televisivo.
8
Olof Hultén e Kees Brants:" Public service broadcasters' reaction to competition" in K. Siune: opera
citata
2)commercializzazione,
3)generalista.
1) La via della purificazione dei pbs è quella proposta dalle
televisioni commerciali, e prevede il posizionamento delle aziende di stato
su settori assolutamente non redditizi. Le televisioni pubbliche, dovrebbero
completamente disinteressarsi di programmi commerciali e occuparsi
esclusivamente di programmi per minoranze e piuttosto specifici. questa
via implicitamente pone al centro le televisioni private e concede alle
televisioni pubbliche solo un ruolo complementare a queste, di
riempimento degli spazi lasciati liberi o di cui le tv commerciali non
intendono occuparsi. Va da se che tale soluzione, in vigore negli Stati
Uniti, preclude ai pbs il grande pubblico, di conseguenza anche i grandi
capitali, per cui ritenuta inattuabile da tutte le emittenti pubbliche.
Esse infatti ritengono di doversi si occupare delle minoranze, ma senza
tralasciare la maggioranza del pubblico e i suoi relativi gusti nazional-
popolari; pena la perdita di senso del' aggettivo pubblico e del canone
televisivo, di norma nella maggioranza dei paesi Europei.
2)La seconda via, quella della completa commercializzazione per
meglio competere con i rivali, è l'opposto della prima. Anche questa è
ritenuta inattuabile, in quanto i pbs non intendono abbandonare totalmente
la loro missione di servizio pubblico e i loro doveri nei confronti delle
masse, pena nuovamente la perdita di senso dei canoni a cui non intendono,
almeno per ora, rinunciare.