II
modalità e tempi diversi: si chiarisce l’importanza della fase di
integrazione post-acquisizione che sarà argomento della seconda
parte del capitolo.
Si centra poi l’analisi sul vasto fenomeno delle acquisizioni
internazionali e sulle peculiarità delle stesse, spiegandone
caratteristiche e specificità.
Nella seconda parte del capitolo si fa un’analisi completa ed
esaustiva del processo di integrazione post-acquisizione, in quanto
processo chiave per la creazione del valore, come già sottolineato in
precedenza.
E’ importante sottolineare che questo scritto vuole analizzare
esclusivamente operazioni condotte per motivazioni strategiche
(dagli obiettivi numerosi e variegati ma strettamente strategici), se lo
scopo infatti fosse solo finanziario (tipico delle grosse holdings che
fanno una gestione “puramente borsistica” di breve periodo delle
aziende acquisite), ed in un ottica di portafoglio unicamente
speculativa, non avrebbe senso dare grande importanza al processo
post-acquisizione, essenzialmente per il fatto che sarebbe ridotto al
minimo, le volte in cui non scomparirebbe.
Il principio che si accetta in questa trattazione, emerso con vigore
nella letteratura economica degli ultimi anni, vuole che, se un
processo di integrazione efficace raramente è in grado di far
funzionare una transazione già mal concepita nelle sue basi dal
punto di vista strategico, è anche vero che un’integrazione condotta
superficialmente o nel modo errato è in grado di far facilmente fallire
la migliore delle acquisizioni possibili.
III
Si esplicitano poi i diversi approcci strategici all’integrazione che
l’azienda acquisitrice mette in atto per ottenere e perseguire i propri
scopi, le diverse modalità e i diversi strumenti che ha a disposizione
per operare il cambiamento all’interno della propria organizzazione e
soprattutto all’interno di quella dell’azienda acquisita: è il
cambiamento organizzativo infatti il fulcro del processo di
integrazione, nella misura in cui riguarda e condiziona tutte le risorse
delle due imprese, risorse materiali, immateriali, tecniche e
soprattutto umane (“quando si acquisisce un’azienda infatti
soprattutto si acquisiscono persone”).
Nello sviluppare questo lavoro, da un lato si adotta una prospettiva
sempre internazionale, con tutte le problematiche che per questo si
aggiungono e si esaltano, dall’altro si inizia ad accennare
l’importanza della comunicazione e della divulgazione delle
informazioni in modo corretto per la buona riuscita del processo
integrativo in primis e dell’acquisizione stessa in secundis.
Le acquisizioni (oltre ad essere assolutamente eterogenee e
diversissime l’una dall’altra) sono operazioni molto complesse,
suddivisibili in diverse fasi (una delle quali è appunto l’integrazione
aziendale), che richiedono decisioni complesse, straordinarie,
strategiche e finanziarie: fondamentale è dunque l’esperienza
acquisita in operazioni analoghe precedenti, ed infatti i maggiori
successi si riscontrano in quelle imprese che si sono già confrontate
in passato con accadimenti di questo tipo.
L’analisi centra quindi sull’integrazione aziendale vera e propria,
come elemento fondamentale del successo di un’operazione di
M&A: la letteratura assegna un’importanza critica alle problematiche
IV
della fase post acquisizione, si riconosce la necessità di una
valutazione ex ante sulla compatibilità degli aspetti organizzativi,e di
una progettazione di risorse e competenze specifiche per gestire il
processo.
Descrivendone le numerose forme, modalità ed implicazioni si è
giunti alla conclusione che condizione necessaria (anche se non
sufficiente) per il successo di un’acquisizione è un’attenta e corretta
gestione (preceduta ovviamente da un’esauriente pianificazione)
della fase di integrazione. E’ in questo momento infatti che l’azienda
esplica e realizza le principali motivazioni che l’hanno portata alla
scelta strategica di acquisire; è in questo momento che si
concretano e si realizzano le basi per il successo dell’intera
operazione, e quindi per la creazione di valore economico; è in
questo momento che l’attenzione del management e l’impiego di
risorse devono essere massimi per garantire che “tutto vada
secondo i piani” e nel minor tempo possibile.
I fattori critici della fase di integrazione riguardano le capacità
organizzative necessarie per attivare le sinergie conseguibili e il
superamento dei problemi legati alla cultura aziendale prevalente.
L’integrazione post-acquisitiva rappresenta dunque il momento della
verità, nel quale si misurano sia la bontà del progetto strategico
iniziale , sia la capacità del management di gestire la situazione e
conseguire i risultati previsti.
Il primo capitolo si conclude con l’introduzione del concetto di
comunicazione come strumento fondamentale del processo
integrativo: viene accettata in questo modo la tesi di numerosi autori
V
che lo hanno studiato ed analizzato a fondo per giungere proprio a
questa conclusione di crucialità; essi si basano essenzialmente sul
fatto che in molti casi empirici l’insuccesso (mancanza di risultati ma
anche allungamento dei tempi) è stato dovuto proprio all’assenza di
un’adeguata comunicazione, dovuta per lo più a sottovalutazione dei
problemi e a scarsa conoscenza degli stessi.
Il secondo capitolo entra nel dettaglio della comunicazione
aziendale: la comunicazione è una funzione essenziale per
l’azienda, per il management che la padroneggia è un vantaggio
competitivo fondamentale in qualunque situazione (cambiamento,
crisi, innovazione...), per il management che dovesse subirla
sarebbe un fattore permanente e grave di debolezza.
Nella nostra epoca, “l’epoca dell’informazione di massa”, in cui il
grado di esposizione delle imprese ai mass-media e all’universo
dell’informazione in generale è elevatissimo, nessun operatore
economico può più permettersi di improvvisare o di sottovalutare la
strategicità della comunicazione: l’azienda deve sapersi
destreggiare in un contesto complesso in cui i mezzi di informazione
amplificano tutte le pressioni, anche minime, provenienti
dall’ambiente esterno o, come in altri casi, da quello interno.
Il processo di comunicazione tende sempre di più ad essere
“universale” e coordinato, nel senso che coinvolge ormai tutti gli
aspetti della gestione, in modo che si ottenga il consenso non solo
sul fatto che si raggiungano gli obiettivi economici istituzionali
dell’attività d’impresa, ma anche sui modi con cui vengono raggiunti:
l’impresa quindi è sempre più “aperta” e “trasparente” verso tutti i
VI
suoi diversi stakeholders (la comunità sociale, i clienti, gli azionisti, i
fornitori, le istituzioni, fino ad arrivare ai propri dipendenti).
I nuovi mezzi di comunicazione, basati sulla tecnologia moderna, in
continua evoluzione e in continuo miglioramento, offrono è vero
sempre nuove opportunità di dialogo, nuovi modi di trasmettere
messaggi, creano continuamente nuove forme e nuove modalità di
comunicazione, ma i principi di fondo sono conosciuti e studiati da
tempo, la comunicazione ha una lunga storia e gran parte dei suoi
segreti sono conosciuti fin dall’antichità.
L’impresa è un sistema, un’organizzazione complessa di molteplici
elementi: la comunicazione è il legante che ne consente
comportamenti coordinati verso il raggiungimento di fini comuni nella
massima efficienza.
A ciò si aggiunge l’assunto che “tutto fa comunicazione”: tutti i
comportamenti, tutti i fatti, ma addirittura i “non comportamenti”,
sono segnali, messaggi, che vengono recepiti ed interpretati dai
diversi interlocutori, aziendali e non, che agiranno e si
comporteranno di conseguenza.
Nella prima parte del capitolo si espone, in maniera sintetica e
mirata ma esaustiva, la recente teoria sul tema della comunicazione
aziendale, evidenziarndone gli aspetti salienti ed i concetti
fondamentali; nella seconda parte si prosegue l’analisi riprendendo i
temi del primo capitolo e l’integrazione fra aziende, spiegando come
la comunicazione ne sia un elemento fondamentale ed irrinunciabile.
Si afferma che una buona comunicazione è innanzitutto
consapevole, ovvero pianificata, coerente, uniforme e tempestiva.
VII
L’analisi dunque arriva ad un ulteriore livello di specializzazione
focalizzandosi sulle diverse modalità e sui possibili strumenti, il tutto
all’interno di un complesso processo integrativo aziendale, e quindi
di notevole cambiamento e turbolenza.
La trattazione teorica è voluta appositamente partire dai concetti
generali di comunicazione, per passare poi a quelli più specifici e
proseguire (con questo metodo di messa a fuoco progressiva) per
arrivare a trattare la strategia comunicativa, la gestione della
comunicazione, i suoi obiettivi e gli strumenti che è possibile
utilizzare (sfruttando appieno le numerose possibilità che la
tecnologia attuale offre).
Esiste una stretta connessione fra attività comunicative e “situazione
culturale” delle aziende: soprattutto in un contesto come il processo
integrativo, la comunicazione aziendale diventa ancor più
importante, proprio perché permette di gestire (migliorare) le
divergenze culturali (spesso causa prima di insuccesso)
sicuramente esistenti fra le organizzazioni coinvolte e di tentarne la
maggior omogeneizzazione possibile (o comunque la non-
conflittualità).
E’ importante allora che la comunicazione sia gestita a livello di top
management, magari con un apposito organo dedicato, in modo che
abbia anche l’autorità formale per perseguire i suoi fini strategici,
attuando il piano di comunicazione ideato e deciso, che consenta
non solo di individuare strategie, obiettivi, modalità e strumenti; ma
anche che individui e metta a disposizione le risorse necessarie e
che consenta il feedback e quindi il continuo controllo
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dell’andamento del processo, dei risultati ottenuti e dei problemi che
sono soliti presentarsi.
Nel terzo capitolo si passa all’analisi di un caso aziendale specifico,
l’acquisizione di PricewaterhouseCoopers Consulting da parte di
IBM, avvenuta nel luglio 2002 ma realizzata formalmente qui in Italia
dal gennaio 2003.
Ovviamente la brevità dei tempi e la vicinanza degli avvenimenti
analizzati non permetteranno un giudizio complessivo e una
valutazione sul successo o meno dell’integrazione, ma è possibile
vedere come IBM ha predisposto una strategia comunicativa
efficace, aderente alla teoria, e alla sua tradizione di grande
attenzione agli aspetti comunicazionali soprattutto interni.
L’accordo definitivo siglato fra le due aziende ha stabilito un prezzo
di 3,5 miliardi di dollari, e la transazione era soggetta unicamente
all’approvazione di legge e a quella delle sedi locali PwC in base al
voto dei partner (alternativa sarebbe stato in ogni caso il distacco da
PwC, che però gli stessi partner avrebbero dovuto finanziare).
Questa operazione è particolarmente interessante per diversi fattori:
innanzitutto la rilevanza degli attori, IBM è una delle aziende più
importanti e più conosciute del mondo e Price è fra i leaders
riconosciuti del consulting e della revisione aziendale; il contesto in
cui si sviluppa è altamente complesso e problematico; la situazione
economica mondiale è sotto molti aspetti in crisi; il prezzo pagato è
considerato dalla maggior parte degli operatori non solo adeguato
ma anche sensibilmente vantaggioso; l’operazione prevede
l’integrazione di 2 strutture complesse, culturalmente simili,
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concorrenti ma complementari, e permette a IBM di diventare leader
in questo settore creando quelle sinergie “potenti e senza
precedenti” che renderebbero la sua offerta unica ed eccellente per i
clienti di tutto il mondo (fine ultimo della sua strategia di innovazioni
e di acquisizioni).
Si spiegano le ragioni di questa acquisizione: essa rientra
perfettamente nella strategia globale di IBM, coerentemente con la
sua volontà di rafforzarsi e primeggiare nel settore dei servizi,
settore sempre più importante per Big Blue; e in quella di Price,
pressata dalla necessità di smobilitare la divisione consulenza per
separarla definitivamente dalla revisione, ed evitare così qualsiasi
dubbio di conflitto di interesse.
IBM per la sua tradizione e la sua storia, la sua cultura e le sue
competenze, ha sempre considerato molto importante, fin dagli anni
Sessanta, la Comunicazione Aziendale, con grande attenzione sia a
quella interna che a quella esterna, ma soprattutto puntando ad una
comunicazione attentamente pianificata, coerente, uniforme e
tempestiva: in altre parole integrata e organizzativa.
Per quanto riguarda il processo integrativo di PwC Consulting, la
multinazionale di Armonk è quindi nella posizione migliore per
applicare la teoria alla realtà pratica utilizzando, come del resto ha
sempre fatto in tutte le situazioni, la comunicazione a supporto
dell’integrazione, come variabile fondamentale per il successo finale,
indispensabile per la perfetta fusione delle due diverse realtà, e in
definitiva la creazione di valore.
X
Si può dire che IBM si “è trovata al posto giusto, nel momento
giusto” e non si è lasciata sfuggire un’ottima opportunità.
Opportunità evidentemente sia per il prezzo, che per la quota di
mercato che si è ottenuta, ma soprattutto in proiezione futura per le
competenze acquisite e la possibilità di innovare l’offerta rispetto a
tutti i maggiori concorrenti.
Fondamentali sono state per questo lavoro le interviste con
testimoni direttamente coinvolti in tutti i processi integrativi e
comunicazionali, sia da parte PwC (molto disponibili) che da parte
IBM (un po’ più riservati): si sono raccolti in questo modo non solo
un buon numero di dati ed indicazioni quantitative, ma soprattutto le
impressioni e le sensazioni, le tendenze e le affinità, in sostanza
tutta una serie di informazioni qualitative sulle modalità e sull’impatto
emotivo, e per questo molto più interessanti ed utili.
Le due aziende presentano mote affinità culturali e molte
complementarietà; l’ambiente esterno è stato assolutamente
favorevole e propizio; IBM è tradizionalmente preparata, motivata e
consapevole dell’importanza della comunicazione, soprattutto
interna, e ne ha fatto un uso massiccio; ma nonostante tutti questi
fattori positivi è stato impossibile evitare totalmente attriti e frizioni,
malesseri ed incomprensioni: tutti elementi di disturbo che però sono
stati controllati ed attenuati proprio dall’intensa attività comunicativa.
Probabilmente è ancora lontano il giorno in cui le due realtà saranno
perfettamente integrate e sinergiche, e tutti i dipendenti si sentiranno
motivati e coinvolti al massimo nella nuova struttura, tutti uguali per
cultura e competenze, tutti fortemente appartenenti ed identificati
con IBM Business Consulting Services.
XI
Però è altrettanto vero che la strada intrapresa è quella giusta,
perfettamente aderente alla teoria, in un processo di evoluzione
lenta e graduale, ma costante e determinata, efficace e moderna.
La risposta al quesito della tesi è quindi la stessa che sottolinea da
tempo la maggior parte degli studi economici e delle società di
consulenza: dare massima importanza alla comunicazione in
azienda, pianificando accuratamente e strategicamente obiettivi e
strumenti comunicativi in funzione del conseguimento di quelli
aziendali.