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elementi unendoli ad altri immateriali ed invisibili in grado di
rievocare nella mente dei consumatori un allettante panorama
immaginifico che render� quel bene necessario ed
irrinunciabile.
1.2 BREVI CENNI STORICI
La storia della marca pu� essere ricondotta a quella del
commercio, e con questa si congiunge sin dal principio.
L�antesignano del marchio moderno, infatti, non era altro che
il segno di riconoscimento che gli artigiani erano soliti
apporre alla propria produzione, un po� come l�artista firma
l�opera d�arte. Questo simbolo per�, diversamente da oggi,
non aveva significati per gli acquirenti, ma solamente per i
mercanti, che cos� dopo gli spostamenti delle merci erano in
grado di attribuire ogni oggetto al suo produttore. Furono le
corporazioni medioevali ad introdurre per prime il concetto di
marchio come garanzia di qualit�, quando imposero ai propri
affiliati l�uso di un segno di riconoscimento che potesse
distinguere gli oggetti prodotti all�interno della gilda da quelli
di pi� bassa qualit� di provenienza incerta.
Sar� necessario, per�, attendere il XIX secolo affinch� maturi
una idea di marca pi� simile a quella contemporanea. Gi�
all�inizio del secolo XVIII la produzione artigianale
cominciava ad essere sostituita da quella industriale e di serie,
in particolar modo per quanto riguarda l�industria tessile. In
un mercato cos� giovane la domanda veniva considerata
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omogenea, ed il consumatore finale acquistava dei prodotti
anonimi, senza preoccuparsi dell�identit� dell�azienda
produttrice; questo porta ad una forte rottura rispetto al
passato, quando l�acquisto era spesso legato alla personalit�
del produttore, alla sua competenza, onest� e simpatia, qualit�
che venivano automaticamente trasferite ai prodotti. La
produzione industriale, frapponendo una distanza tra cliente e
realizzatore, rende questa proiezione non pi� attuabile, e
scopre l�esigenza di far conoscere la propria merce.
L�arrivo del nuovo secolo consentir� un ulteriore passo avanti:
in questo periodo inizia la crescita di un benessere economico
che permetter� di acquistare beni che vadano oltre i normali
bisogni di sussistenza. Questo fenomeno, che prender� il
nome di �consumo di massa�, si va ad unire alla nascita di
nuovi prodotti di fattura differente, se non del tutto nuovi,
rispetto a quelli a cui erano precedentemente abituati i
consumatori. Questa svolta port� le industrie a riflettere sulla
necessit� di rendere tali oggetti familiari, nonch� garantirne la
qualit� e l�effettiva utilit�. Inoltre, con il consumo di massa,
era lo stesso mercato a richiedere cose nuove e diverse tra di
loro, spingendo cos� gli industriali sulla via della
differenziazione dei beni prodotti.
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1.3 LA NASCITA DEL PATTO
Per venire incontro alle nuove richieste di differenziazione e
qualit� da parte dei clienti, le aziende iniziarono a puntare su
caratteristiche differenti: ci fu chi decise di investire in
prodotti tecnologicamente all�avanguardia, chi prefer� la
qualit�, chi l�esclusivit�, chi altro. E� in un momento come
questo che la marca inizia ad assumere il ruolo di regina del
mercato e a divenire la punta di diamante delle strategie
aziendali. Infatti, in un sistema di tal genere, ogni
imprenditore doveva far conoscere ai potenziali clienti i propri
principi produttivi, e ci� si rivel� possibile soltanto applicando
su ogni prodotto, in bella evidenza, il logo aziendale che,
modello dopo modello, continuasse a farsi garante delle
presupposte qualit�. Questo avvenne anche grazie al supporto
dell�advertising che aiut� il marchio a riempirsi di tutti quei
valori su cui l�azienda puntava, valori che poi sarebbero
dovuti essere riconosciuti anche ad ogni prodotto sul quale
sarebbe stato applicato.
Oggi il marchio � divenuto un intermediario tra le due sponde
del mercato: da un lato, quello aziendale, dove si fa portatore
di determinate caratteristiche, dall�altro, quello dei
consumatori, diviene garante delle stesse, cos� che il cliente
sappia a chi rivolgersi per i suoi acquisti. In quest�ottica la
marca � utile sia all�azienda, che cos� pu� determinare
chiaramente la propria clientela, sia ai consumatori, che
possono sfruttarla come punto di riferimento in un mercato
sempre pi� caotico e carico di proposte.
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Il marchio, quindi, viene a trovarsi tra le promesse aziendali e
le richieste dei clienti. Questo mutuo accordo continuer�
finch� l�azienda proseguir� nel garantire ci� in cui si impegna,
e non tradir� la fiducia della clientela. Qualora ci� dovesse
accadere, la fiducia dei consumatori verrebbe meno e questi
non sarebbero pi� disposti ad accordare aspettative verso il
marchio, cercandone uno diverso che sappia corrispondere
meglio alla loro identit�. Molto importante, quindi, � per un
azienda non far scendere mai i propri standard produttivi, in
quanto un cliente perso difficilmente � recuperabile, e perch�,
in un mercato moderno, cos� ricco e concorrenziale, per poter
cambiare prodotto i consumatori devono solo allungare la
mano sullo stesso scaffale.
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1.4 DAL NOME ALLA MARCA: PARLARE CON IL
CLIENTE
Non tutti i loghi per� sono una marca. Come gi� detto in
precedenza, il mercato dei nostri giorni si caratterizza per un
elevato numero di concorrenti, in grado di offrire al cliente
prodotti sostanzialmente identici. Tuttavia non tutte le aziende
possono vantare lo stesso seguito, e vedersi attribuire le stesse
qualit�. Solo quelle che hanno saputo conferire alla propria
marca dei significati profondi, di un qualche interesse per la
clientela, riescono a vedere i propri prodotti riempirsi di valori
che vanno oltre il loro semplice uso, garantendogli delle
motivazioni in pi� per essere acquistati: sono riuscite a
passare dal nome alla marca. Oggi ogni marca ha l�esigenza di
identificarsi e differenziarsi dalle altre, ma per farlo necessita
di una qualificazione che supporti i propri valori. Attualmente
questa qualifica, che ha il compito di trasformare il semplice
nome in un universo ricco ed evocativo, � svolta dal
posizionamento. Tramite il posizionamento ogni azienda si
appropria di un�idea, un concetto o un discorso, ed
appropriandosene ne fa un proprio territorio esclusivo, per
investirne tutti i propri prodotti. Per rendere pi� chiaro il
discorso alcuni esempi di posizionamenti celebri possono
essere quello della Coca Cola, legata all�allegria e alla gioia di
vivere, o della Gatorade, che ha puntato tutto sull�energia.
E� questo il campo di battaglia delle grandi aziende, detentrici
di marchi prestigiosi: la capacit� di presidiare territori
maggiormente aderenti alle richieste, sia latenti che manifeste,
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dei consumatori. Questa � un attivit� altamente complessa, che
al giorno d�oggi deve tener conto dei continui cambiamenti di
una clientela estremamente evoluta e volubile.
Una volta individuato quello che si ritiene essere il giusto
territorio di marca nasce la necessit� di comunicarlo al grande
pubblico, operazione tutt�altro che semplice. Per farlo si dovr�
fare pieno uso della comunicazione, e di tutti i canali e
strumenti che questa offre.
La comunicazione, infatti, � un fenomeno complesso che si
articola su molte strade e che per poter essere usato con
efficacia va conosciuto a fondo e sfruttato come parte di una
strategia studiata nei dettagli. La televisione, la radio, il
packaging, cio� l�imballaggio del bene prodotto, ma anche le
sponsorizzazioni e strumenti pi� moderni, come internet,
devono tutti trasmettere messaggi che facciano convergere
l�attenzione del cliente sul territorio prescelto, dando vita ad
un'unica immagine di marca. Se questo non dovesse accadere
si rischierebbe di creare disorientamento nella clientela, che si
potrebbe sentire confusa, facendo svalutare la Brand Image.
Inoltre � importante ricordare che il consumatore non � un
semplice recettore di tutti i messaggi che l�azienda decide di
indirizzargli, ma � un essere pensante e come tale deve essere
stimato e considerato. Tutto ci� per dire che egli non si
limiter� a recepire quanto trasmessogli, ma analizzer� in
maniera critica le informazioni, costruendosi una propria idea.
Questo significa che i valori che si decidono di attribuire ad
un marchio devono presentarsi come forti e credibili nel
tempo.
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Bisogna ricordare anche che l�azienda non � l�unica ispiratrice
dell�immagine della marca. Uscendo sul mercato il nostro
universo di valori entrer� in contatto con tutta la societ� che,
di riflesso, inizier� ad interagire con esso, e contribuir� alla
sua costruzione, sia in senso positivo che, come accade
spesso, in quello negativo. Vale la pena ricordare che il
cosiddetto passaparola � riconosciuto come il pi� potente
mezzo di informazione, sia per la rapidit�, sia per la stabilit�
delle idee che riesce a generare, difficilissimo da contrastare.
Sar� fondamentale, perci�, porre la massima attenzione sia a
quanto si dice, sia a ci� che viene compreso.
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1.5 LA GESTIONE INTERNAZIONALE DEL
MARCHIO
Presupposto per l�esistenza di qualsiasi attivit� imprenditoriale
� il profitto. Per garantirsi profitti le aziende tendono ad
allargare il proprio mercato di influenza, spesso superando
confini nazionali e culturali.
Portando avanti i propri obiettivi tutte le societ� devono tener
ben presente che ogni mercato ha le sue peculiarit� e che ogni
paese ha propri valori, a volte opposti a quelli di un'altra
regione. Giunti sul nuovo mercato si dovr� presto cercare di
scoprire quali fasce di clientela sono ancora da soddisfare, se
queste combacino con quelle a cui solitamente si rivolge
l�azienda in altri paesi e se vedano come positivi i valori che
solitamente vogliamo legare al nostro bene di consumo.
Comunque vada l�indagine di mercato le strategie da utilizzare
sono solitamente tre. La prima consiste nel prendere il sistema
di valori usati in un paese e riutilizzarli tali e quali in un altro,
sperando di trovare uno stesso tipo di clientela: l�evidente
vantaggio di dover gestire un'unica immagine ha come
svantaggio di presentarsi come troppo coercitiva e di apparire
come un tentativo di colonizzazione culturale. La seconda
strategia si basa sulla creazione di un identit� e di valori
standard per tutti i mercati, basati sui minimi comuni
denominatori che accomunano i vari mercati: il problema �
che spesso questi punti comuni sono troppo generici e
superficiali tanto da non prendere realmente piede su nessun
mercato e da sembrare sin troppo artificiosi. La terza via
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seguita � quella della creazione di un nocciolo duro di concetti
che verranno poi adattati alle culture locali: tra tutte questa �
la strategia maggiormente marketing oriented, cio� pensata
per venire incontro alle necessit� e richieste della clientela,
rende la marca agile e pu� riuscire a stabilire forti rapporti con
i consumatori.
Qualsiasi sia la tecnica scelta bisogna sempre porre la
massima attenzione alla percezione ricevuta nei nuovi mercati
dai nostri prodotti: in un mondo sempre pi� globalizzato, dove
comunicare da una parte all�altra del pianeta � questioni di
pochi secondi, una scintilla divampata da qualche parte pu�
sempre tentare di risalire la miccia e in questo modo portare
nuovi punti di vista in vecchi mercati, ed in genere non sono
mai le buone notizie a diffondersi pi� velocemente.
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1.6 CONSIDERAZIONI
Oggi al marchio viene riconosciuto un reale valore di mercato,
e viene valutato e venduto al pari di macchinari e brevetti, e
come questi deve essere protetto, studiato e valorizzato.
La marca �, quindi, un vero patrimonio per un�azienda
moderna, un aspetto su cui puntare e investire, ricordando che
i migliori risultati si avranno sul lungo periodo. E� possibile
creare un grande marchio nel giro di breve tempo, ma
difficilmente questo riuscir� a superare il passaggio delle
mode. La vera marca � quella fondata su idee radicate e
rafforzate dal tempo, ispirate alla mission aziendale e che
riesca a trasmettere questi valori ai clienti, con i quali stabilir�
un rapporto di fiducia durevole. Tale fiducia sar�
fondamentale per ogni societ� che, grazie a questa, sar� in
grado sempre di garantirsi un certo numero di vendite su cui
fare affidamento, ma non rimarr� inalterata o incondizionata
per sempre. Se l�azienda dovesse cominciare a mancare alla
parola data la marca inizierebbe subito a risentirne, non
essendo pi� in grado di garantire la preesistente qualit�, ed
arricchendo la sua immagine di valori negativi. Una volta che
la fiducia verr� meno la marca perder� valore di scambio e
con essa decliner� l�intera linea di prodotti ad essa associata.
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CAPITOLO 2: IL MERCATO
DELL’AUTO: COM’ERA, COM’È,
COME SARÀ
2.1 L’EVOLUZIONE DELLA DOMANDA NEGLI
ANNI ‘90
Il mercato automobilistico moderno si presenta come
sovraffollato di prodotti. I listini dei costruttori diventano
sempre pi� ricchi, e la globalizzazione del settore spinge le
societ� ad entrare nei mercati dove prima erano assenti,
contribuendo alla variet� dei modelli. Questo � un andamento
cominciato gi� negli anni ottanta, ma che si � mostrato con pi�
forza negli anni novanta. Ma perch� � avvenuto questo
cambiamento? Le ragioni sono molteplici. Da un lato la
concorrenza tra le varie case costruttrici ha spinto ad alleanze
ed assorbimenti tra numerosi marchi, con il fine di ridurre i
costi in alcuni campi come quello della progettazione o
dell�approvvigionamento dei materiali. Queste partnership,
avvenute anche tra aziende geograficamente e culturalmente
distanti, come ad esempio la Ford e la Mazda, hanno avuto
come conseguenza la possibilit� di espansione delle societ�
nei mercati degli alleati.