6protesta degli afroamericani
7
. Tuttavia dopo le conquiste legislative del
1964 e del 1965, che videro l’approvazione del Civil Rights Act e del
Voting Rights Act, alcuni esponenti del movimento cominciarono a
mettere in discussione l’efficacia dei metodi pacifisti adottati da King, e
con la creazione del Black Power in molti decisero di adottare una tecnica
molto più aggressiva allo scopo di ottenere il riconoscimento di maggiori
diritti. Le posizioni più rigide su cui si posero molti attivisti dello Student
Nonviolent Coordinating Commitee e la nascita del Black Panther Party
rappresentarono altrettante risposte all’oltranzismo di alcuni settori della
società bianca. Lo slogan del Black Power esprimeva un nuovo radicalismo
nero e un rinnovato orgoglio per la cultura afroamericana, rifacendosi per
certi aspetti alle idee di Malcolm X sulla necessità di internazionalizzare il
problema dei neri americani, portando la questione di fronte agli organismi
internazionali
8
. Dopo la rottura con i Black Muslims, Malcolm divenne il
leader riconosciuto del nazionalismo nero e le sue idee ebbero enorme
risonanza fra gli afroamericani che vivevano nei ghetti urbani.
L’ondata di episodi di violenza che investì le maggiori
città statunitensi, durante le cosiddette “estati calde” dal 1964
al 1968, costituirono dei tentativi disperati di combattere le
ingiustizie di cui quelle masse disagiate erano vittima. Alla
base del progressivo aumento delle azioni di violenza e di
guerriglia urbana vi erano delle ragioni profonde; le stesse
organizzazioni nere vennero scavalcate da quelle improvvise
esplosioni di rabbia. Alla fine degli anni Sessanta le rivolte
cessarono quasi completamente, ma le condizioni che le
avevano prodotte erano lontane dall’essere risolte.
Nello studiare le vicende di uno dei più importanti momenti della storia
degli afroamericani degli Stati Uniti, condotto attraverso la pubblicistica
periodica comunista italiana, si è cercato di cogliere e commentare le
molteplici opinioni che nel corso di quasi due decenni scaturirono in Italia
sulla questione razziale statunitense. Il complesso delle pubblicazioni di
attualità dei periodici comunisti viene analizzato a partire dalla storica
7
Manning Marable, Race, Reform, and Rebellion. The Second Reconstruction
in Black America, 1945-1990, University Press of Mississipi, Jackson 1991.
8
James H.Cone, Malcolm and Martin. A Dream or a Nightmare, Orbis Books,
New York 1982.
7sentenza sul caso “Oliver Brown Vs. Board of Education” del maggio 1954,
fino quasi alla fine degli anni Sessanta, comprendendo tutte le principali
vicende che caratterizzarono quegli anni.
In coincidenza degli episodi più significativi, questo lavoro ha cercato di
comparare la produzione delle testate periodiche comuniste con quella di
altri periodici italiani, prendendo in considerazione alcune riviste
mostratesi maggiormente sensibili alla questione. Le strategie e gli
orientamenti politici di King così come quelli di Malcolm vengono
analizzati anche al di fuori dell’area dei periodici comunisti allo scopo di
poter individuare con maggiore pertinenza un eventuale consenso politico
del Partito Comunista Italiano verso le strategie integrazioniste e non
violente di King oppure verso il nazionalismo separatista che ispirava il
pensiero di Malcolm.
Delle riforme legislative degli anni Sessanta, che furono le più complete
leggi sui diritti civili approvate negli Stati Uniti, si è cercato soprattutto di
cogliere le considerazioni politiche espresse dai periodici comunisti sui
programmi politici delle amministrazioni democratiche di Kennedy e
Johnson in relazione alla questione dei diritti civili degli afroamericani, con
l’obbiettivo di individuare anche l’atteggiamento generale del PCI verso le
politiche delle due amministrazioni.
All’interno della più ampia critica che la pubblicistica periodica comunista
rivolse in quegli anni verso le politiche interne ed internazionali degli Stati
Uniti, la nascita del movimento per i diritti civili degli afroamericani si
affiancò alle denunce sulle inquisizioni del maccartismo e alle analisi sui
difficili equilibri internazionali generati dal clima di incipiente guerra
fredda.
Questo studio si propone così di analizzare il dibattito politico che la
battaglia per i diritti civili degli afroamericani sollevò nell’area politica in
questione, in un periodo in cui la propaganda anticomunista rappresentava
la filosofia stessa della politica estera ed interna degli Stati Uniti
9
.
Fra i comunisti italiani vi era una diffusa convinzione, condivisa anche da
larghi settori dell’opinione pubblica, che gli Stati Uniti dovessero trovare
nuove strade, nuove soluzioni non solo ai problemi legati agli equilibri
internazionali, ma anche a quelli relativi alla politica interna. Nella politica
del PCI di quegli anni, l’adesione alla politica estera sovietica avveniva in
9
Mario Margiocco, Stati Uniti e PCI, Editori La terza, Bari 1981, p.XI.
8diretta proporzione con il diffuso pericolo di guerra imminente, generato
dall’intensificarsi delle tensioni fra le due superpotenze
10
.
10
Giovanni Gozzini e Renzo Martinelli, Storia del Partito
Comunista Italiano. Dall'attentato a Togliatti all'VIII
Congresso, Einaudi, Torino 1998, p.136-151.
CAPITOLO I
STORIA DEL MOVIMENTO PER I DIRITTI CIVILI, 1954-
1968.
1.1. Nascita e sviluppo di un movimento
Il 14 maggio 1954 Earl Warren, il presidente della Corte
Suprema, scrisse la sentenza sul caso “Oliver Brown contro il
Consiglio scolastico di Topeka, Kansas“, con cui, in base al
XIV emendamento della Costituzione, veniva dichiarata
incostituzionale la segregazione scolastica negli Stati Uniti
10
.
Questa sentenza rappresentò un deciso passo avanti sulla strada
della realizzazione dell’uguaglianza tra bianchi e neri nel
settore scolastico, ma fu anche il risultato che i dirigenti della
National Association for the Advancement of Colored People
9
(NAACP) si erano prefissati, quando dopo il 1948, decisero di
combattere la segregazione, iniziando a promuovere una serie di
cause di fronte alla Corte Suprema, note come “Brown versus
Board of Education”. La strategia messa a punto dalla NAACP
prevedeva di puntare su casi giudiziari esemplari, occupandosi
sia della parte legale che finanziaria delle cause; il “caso
Brown” rappresentava il tentativo di modificare la situazione
reale della popolazione nera attraverso la via giudiziaria,
garantendo così anche un coinvolgimento sociale nel paese. In
realtà i dirigenti della NAACP operarono in modo da evitare i
grandi clamori, anche se al sud alcuni gruppi integrazionisti
appoggiati da membri della NAACP periferici iniziarono una
serie di manifestazioni e riunioni allo scopo di educare la
popolazione nera sul tema della desegregazione. Si trattò
comunque, quasi sempre, di attività di portata notevolmente
limitata, come nel caso della Southern Conference Educational
Fund, che tenne diverse riunioni integrate e dibatté i temi
dell’uguaglianza dei diritti e dell’integrazionismo anche sul suo
giornale, il Southern Patriot. Le implicazioni della sentenza del
maggio 1954 investirono un ambito decisamente più vasto di
quello scolastico
10
.
In effetti con questa sentenza la Corte
Suprema ribadiva solennemente il principio di uguaglianza di
fronte alla legge di tutti gli americani, e lo faceva in maniera
unanime, stabilendo che la dottrina del “separati ma uguali”
non poteva essere applicata al campo dell’istruzione, poiché
avrebbe generato un senso di inferiorità negli studenti di colore
difficile da eliminare. All’interno della cosiddetta Black belt, la
10
fascia di stati composta da Alabama, Georgia, Louisiana,
Mississipi e Carolina del Sud, cioè i più oltranzisti in tema di
segregazione, la risposta e le reazioni non furono univoche.
L’assetto sociale di questi stati del Sud poggiava pesantemente
sulla sottomissione di gran parte della popolazione nera, che
proprio in quelle terre raggiungeva le percentuali del 40%, con
punte dell’80% in alcune contee cosiddette “africane”. Molte fra
le voci oltranziste invocarono la messa in stato d’accusa della
Corte Suprema per tradimento nei confronti dei principi
fondamentali del sistema costituzionale americano, e numerose
richieste vennero rivolte al Congresso per apportare modifiche
alla Costituzione sul tema dei poteri statali. L’intransigenza
razzista si concretizzò anche nei diversi tentativi illegittimi di
abolire le scuole pubbliche, sostituendole con altri istituti
finanziati dai singoli stati, in molti dei quali furono escogitati
sistemi per aggirare la sentenza del maggio’54. In Mississipi e
in Alabama numerose nuove difficoltà procedurali e soprattutto
nuovi oneri finanziari, difficilmente sostenibili dalle famiglie
della comunità nera, furono sanciti per intralciare le iscrizioni
scolastiche. In altri casi, come in Georgia, si preferirono le
intimidazioni e le minacce ai danni degli insegnanti che
affermavano la loro disponibilità ad insegnare nelle classi
integrate. Le organizzazioni dei bianchi “rispettabili” come i
Citizens’Councils, nati nel Mississipi subito dopo il maggio ’54
e cresciuti rapidamente in tutto il Sud, usarono tutti gli
strumenti del ricatto economico e sociale, licenziando
dipendenti, togliendo la casa o la terra agli affittuari ma anche
11
il credito a quei commercianti che rivendicavano i propri diritti.
Riprese vitalità il Ku Klux Klan e con esso anche vecchi sistemi
di intimidazione quali gli incendi alle abitazioni e i linciaggi,
come quello che causò la morte del giovane Emmet Till in
Mississipi, dove sia l’apparato di polizia che quello giudiziario
risultarono essere completamente nelle mani delle forze
oltranziste.
Le pressioni della NAACP portarono la Corte Suprema ad
agire per un perfezionamento dei termini specifici di
applicazione della sentenza, così nel maggio del 1955, con una
dichiarazione, la Corte sollecitava gli stati a procedere con
rapidità verso la desegregazione degli istituti scolastici,
evitando tuttavia quella programmazione precisa che le speranze
integrazioniste si aspettavano
10
.
Ormai la marea nera aveva iniziato ad allargarsi. Per la
prima volta i neri erano pronti ad uscire da quella situazione
difensiva che li aveva caratterizzati per decenni, da quel
momento una serie di azioni offensive miranti al riconoscimento
dei propri diritti si sarebbero diffuse in ogni parte del paese.
Con questo spirito Rosa Parks, il 1 Dicembre 1955 a
Montgomery in Alabama, decise di non alzarsi dalla sezione
anteriore dell’autobus su cui viaggiava, che era riservata a soli
bianchi, facendosi così arrestare per non aver rispettato
l’ordinanza di segregazione della città
10
. Episodi analoghi si
erano già verificati, come nel caso di Sarah Mae Fleming di
Columbia, in South Carolina, dove la Corte d’appello aveva
dato ragione alla donna, quando si era rifiutata di alzarsi dalla
12
sezione riservata ai bianchi, abolendo così la segregazione sugli
autobus in quel paese; la sentenza era tuttavia priva di carattere
generale. Con l’episodio di Montgomery nasceva il movimento
per i diritti civili, che avrebbe coinvolto non solo gli stati del
Sud, ma l’intero paese, scegliendo la Chiesa nera come
istituzione chiave attorno alla quale coalizzarsi
10
. Dopo l’arresto
di Rosa Parks, una stretta collaborazione fra i pastori della
comunità nera, le donne del Local Women’s Political Council
(WPC) e E.D. Nixon, Presidente della sezione locale della
NAACP, portò alla decisione di boicottare i mezzi pubblici
della città. Non è facile immaginare l’enormità dello sforzo che
un’intera popolazione, povera, doveva compiere per
riorganizzare la propria vita; i cinquantamila cittadini neri della
città, proprio quelli che maggiormente si servivano degli
autobus, si astennero dall’utilizzarli fino al giugno del 1956
10
.
L’organizzazione e il coordinamento del boicottaggio furono
affidati alla Montgomery Improvement Association, fondata
pochi giorni dopo l’arresto. Il reverendo Martin Luther King fu
nominato presidente con il sostegno di Ralph.D.Abernathy,
massimo esponente della Chiesa nera della città. Il reverendo
King era arrivato a Montgomery nel gennaio del 1954, come un
promettente pastore nero chiamato a predicare nelle terre di Jim
Crow; il suo pensiero era fondato sulla filosofia della non
violenza e su una grande considerazione di alcuni leader neri
del passato, come Frederick Douglas e Booker T. Washington,
che tracciarono la strada del problema razziale dimostrando che
i neri d’America meritavano pari opportunità.
10
L’epica vicenda
13
del boicottaggio dei mezzi pubblici durò tredici mesi, durante i
quali la figura di King assunse i caratteri del vero leader
carismatico, portando al movimento i suoi messaggi di non
violenza e di resistenza passiva senza scindere il suo impegno
nel movimento dalla sua attività di pastore.
Nel giugno del 1956 il tribunale federale dell’Alabama
dichiarava l’incostituzionalità della segregazione sugli autobus;
in novembre arrivò anche la conferma definitiva della Corte
Suprema, dopo che i legali dello Stato dell’Alabama e della
città avevano fatto ricorso
10
. L’anno seguente King e altri
gruppi protagonisti del boicottaggio, fondarono la Southern
Christian Leadership Conference (SCLC) allo scopo di
raccogliere e preservare quello spirito che la lotta di
Montgomery aveva così fortemente espresso, ma anche per
coordinare l’azione a tutte le città del Sud. Mentre i disordini
contro l’integrazione non si fermavano, vedendo protagoniste le
scuole di Clinton in Tenessee, Clay e Sturgis in Kentucky, in
Congresso il senatore Harry.B. Byrd della Virginia, per opporsi
alle usurpazioni della magistratura federale, tentò di coalizzare
le forze del Sud attorno al Manifesto del Sud. Nel Manifesto,
sottoscritto da 101 tra deputati e senatori, si affermava che la
Corte Suprema aveva legiferato in deroga all’autorità del
Congresso, usurpando i diritti riservati ai singoli stati e al
popolo, e si riconfermava piena fiducia nel principio “separati
ma uguali”
10
. Nel 1957 l’esplosione di odio razziale fu tale che
il presidente Eisenhower ricorse alle truppe federali per
bloccare il tentativo del governatore dell’Arkansas, Orval
14
Faubus, di impedire l’iscrizione di nove studenti afroamericani
alle scuole secondarie della città di Little Rock, con il pretesto
di salvaguardare l’ordine pubblico. Episodi come quelli di Little
Rock, nonostante il loro eco, ebbero scarsa influenza sul
processo di integrazione. Più efficace fu la legislazione a favore
dei diritti civili, approvata nell’agosto 1957 dal Congresso,
grazie al sostegno della componente democratica e già
annunciata da Eisenhower nel suo messaggio sullo stato
dell’Unione dello stesso anno. Il provvedimento legislativo,
annacquato da una serie di compromessi, autorizzava lo Stato
Federale a promuovere azioni legali in favore di quei cittadini
di colore cui fosse contestato il diritto di voto e inoltre stabiliva
la creazione della “United States Commission on Civil Rights”
10
.
Nonostante il processo di integrazione non ottenesse
risultati incoraggianti, i boicottaggi, le marce di protesta e i
pellegrinaggi alla città di Washington, organizzati da King e
Randolph, continuarono con una partecipazione straordinaria,
ma verso la fine degli anni Cinquanta il movimento intraprese
nuove esperienze di lotta non violenta, come quelle dei sit-ins
e dei freedom riders. Nel febbraio del 1960 a Greensboro, nella
Carolina del Nord, quattro studenti afroamericani entrarono in
un ristorante, Woolworth, e chiesero la cena con lo stesso
servizio riservato ai bianchi, un servizio che fino a quel
momento era sempre stato loro negato. Quando la cameriera si
rifiutò di servirli, Franklin McCain, Ezell Blair, Joe McNeill e
David Richmond decisero di rimanere seduti davanti al bancone
finché non ebbero ricevuto la loro cena; il sit-in coinvolse altri
15
studenti che nei giorni successivi raggiunsero Greensboro
chiedendo lo stesso servizio nei molti locali segregati
10
.
L’iniziativa era nata in maniera spontanea, coinvolgendo nel
Sud migliaia di persone e aveva visto anche la partecipazione
attiva di molti studenti bianchi che aderirono ai messaggi di non
violenza che ispiravano tutto il movimento; la tecnica del sit-ins
riuscì a porre fine in breve tempo alla segregazione in molti
locali pubblici. Con la partecipazione di rappresentanti delle
università di tutto il paese fu costituito lo Student Nonviolent
Coordinating Commitee (SNCC), un’organizzazione su base
ugualitaria che si proponeva di concentrare la propria attività
nel profondo Sud, cercando soprattutto di aiutare i neri ad
iscriversi nelle liste elettorali e di rendere tollerabili i rapporti
tra disoccupati neri e uffici di collocamento, i cui funzionari
erano quasi ovunque bianchi
10
. Nel frattempo, su
raccomandazione del Comitato misto, che aveva accertato che
solo un milione e mezzo dei sei milioni di potenziali votanti
neri erano stati iscritti nelle liste elettorali, venne approvata una
seconda misura legislativa da parte del Congresso. La nuova
legge, che passava dopo un accanito ostruzionismo da parte dei
rappresentanti del Sud, eliminava alcuni inconvenienti di quella
del 1957 ma non accoglieva le proposte dei leader della
comunità nera, come l’attribuzione ai funzionari federali del
potere di intervento nella compilazione delle liste elettorali, che
rimanevano ancora sotto la competenza delle giurisdizioni
statali
10
.
16
Le esperienze di disobbedienza civile degli ultimi anni
suggerirono al movimento di intraprendere i freedom rides, che
furono promossi ed organizzati inizialmente dal Congress for
Racial Equality (CORE), una nuova organizzazione sorta con il
sostegno della SCLC e dello SNCC. Fin dall’inizio, non
accontentandosi dell’azione legale, l’attività svolta dal CORE
fu incessante; organizzò numerosi boicottaggi, manifestazioni,
ma la sua azione fu molto incisiva soprattutto nel settore degli
alloggi, dove promosse un risanamento dei ghetti neri
10
.
I freedom rides presero spunto dalla decisione della Corte
Suprema, Boyton Vs. Virginia, che nel dicembre 1960 aboliva la
segregazione nei trasporti interstatali oltre che nei terminal; con
questi viaggi il movimento voleva premere e affrettare la messa
in atto delle deliberazioni della Corte Suprema. Si trattò
essenzialmente di viaggi sui pullman segregati da parte di
attivisti neri e bianchi, che scendevano nel Sud della nazione
per partecipare alle lotte per i diritti civili. King fu chiamato
ad animare dei seminari di formazione alla non violenza per i
freedom riders, insistendo soprattutto sulla necessità di
verificare l’accessibilità ai trasporti pubblici, egli cercava in tal
modo di attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sulle aree
ancora pienamente segregate
10
. Un’altra iniziativa di protesta
non violenta fu rappresentata dai Jail-in che equivalevano alla
scelta di farsi arrestare in massa per intasare le carceri locali
per testimoniare l’ingiustizia e la brutalità del sistema
10
.
Il 4 maggio 1961 tredici persone partirono da Washington
con destinazione New Orleans, Louisiana, attraversando la
17
Virginia e la Carolina del Nord. Il viaggio non incontrò
difficoltà ma, arrivando a Birmingham, in Alabama, essi
trovarono una folla armata che si precipitò contro l’autobus; un
bianco e un nero furono picchiati a sangue senza che la polizia
intervenisse e il conducente si rifiutò di proseguire il viaggio
10
.
Dopo aver chiesto la protezione del governo federale, il viaggio
riprese con la presenza a bordo di alcuni giornalisti, ma una
volta arrivati a Montgomery questi non trovarono ad attenderli
un’adeguata presenza di polizia che potesse arginare l’ostilità
bianca.
Lo choc nel paese fu grande, la stampa dette ampio risalto
agli incidenti che avevano coinvolto anche i giornalisti; i viaggi
della libertà di neri e bianchi continuarono scatenando sempre
una forte reazione bianca, ma dettero al movimento un carattere
più prettamente federale.
Nel 1962 James Meredith, un giovane studente di colore,
decise con il sostegno dei legali della NAACP di intentare un
procedimento legale contro l’università del Mississipi che aveva
respinto la propria domanda di iscrizione, argomentando
complicate motivazioni accademiche. Il giudice federale
distrettuale respinse le argomentazioni di Meredith, basate
sull’affermazione che la sua domanda di iscrizione era stata
respinta a causa della sua razza, ma la Corte d’Appello annullò
la decisione del tribunale inferiore. Pochi mesi dopo la Corte
Suprema confermò la decisione della Corte d’Appello, così
Meredith si presentò all’università di Oxford per l’iscrizione,
scortato dalle guardie federali che si trovarono a dover
18
affrontare una folla inferocita; morirono negli scontri due
persone e centinaia furono i feriti
10
.
All’inizio degli anni Sessanta, una nuova ondata di episodi
di violenza, che andavano dalle minacce verbali ai pestaggi,
annunciavano una nuova fase del conflitto razziale. Accanto alla
protesta pacifica e legalizzata cresceva il numero di azioni
violente e di guerriglia urbana, fino a far temere lo scoppio di
una vera e propria guerra civile. Nel 1963 le manifestazioni
assunsero le dimensioni di vere e proprie rivolte di massa; a
Birmingham migliaia di neri scesero in strada scagliandosi
contro le forze dell’ordine, dopo che gli oltranzisti avevano
lanciato degli ordigni esplosivi contro gli edifici occupati da
esponenti del movimento. A Birminghan era esploso un settore
della popolazione nera, i giovani, che nel giro di due anni
sarebbero divenuti i protagonisti dei disordini di Los Angeles,
Chicago e di altre metropoli del Paese.
Il 19 Giugno 1963 il presidente Kennedy presentò il nuovo
progetto di legge sui diritti civili al Congresso, preceduto nelle
settimane precedenti da numerosi incontri e consultazioni con
governatori, esponenti politici e sindacali, ma anche con
operatori di servizi come catene di ristoranti e locali di
spettacolo. Alla fine di agosto a Washington, per indurre il
Congresso ad approvare la nuova legge, fu organizzata la più
imponente marcia pacifica per i diritti civili, vi parteciparono
oltre 250.000 persone provenienti da ogni parte del paese
10
. La
marcia ebbe il sostegno di tutte le associazioni afroamericane,
sia di stampo conservatore che progressista, ma vi aderirono
19
Della profonda crisi sociale che investì gli Stati Uniti nel corso del
quindicennio in questione, uno degli aspetti più significativi fu la
progressiva crescita della protesta afroamericana, che da movimento di
protesta contro la segregazione razziale si trasformò ben presto in sfida
aperta al razzismo diffuso in tutta la nazione.
Nell’analizzare la questione razziale negli Stati Uniti attraverso le
pubblicazioni periodiche comuniste vengono messe in luce le tensioni più
profonde che nel corso di quasi un quindicennio mobilitarono la minoranza
afroamericana a scuotere l’immobilismo dei governi federali, che fino
all’estate del 1963 avevano sempre cercato di evitare lo scontro politico
aperto contro il conservatorismo bianco degli stati del Sud.
anche i sindacati della American Federation of Labour e del
Congress of Industrial Organization (AFL-CIO) e soprattutto
riuscì a portare in strada un’importante fetta della società
bianca rimasta estranea nei confronti di simili questioni. I
leader del movimento furono ricevuti alla Casa Bianca dal
presidente Kennedy; fu in quella occasione che King pronunciò
il suo discorso più memorabile: “I have Dream”. Fu un appello
ultimativo alla coscienza di un paese, alla sua tradizione di
libertà e democrazia che il problema nero stava pesantemente
oscurando. Sui gradini del Lincoln Memorial, King pronunciò
un discorso ispirato ai più alti principi di libertà e uguaglianza
ottenendo una massiccia ondata di sostegno popolare. La
manifestazione di Washington fu la più grande dimostrazione
per i diritti civili della storia degli Stati Uniti, ma di fatto
costituì il primo momento di rottura tra SNCC e la SCLC poiché
le loro posizioni divennero progressivamente divergenti.