4
indebolendo il loro senso di responsabilità grazie ad
una sorta di contagio mentale. Ciò può avvenire
anche grazie a mezzi che comunicano a distanza,
come la stampa dapprima, e poi soprattutto con il
cinema, la radio e la televisione. Infine un pubblico è
un insieme di persone che possono anche reagire in
modo differenziato ai messaggi che i media
diffondono, e che si pone con loro in un rapporto
tendenzialmente di interazione.
Mc Dougall riferendosi alle masse organizzate,
sostiene che in esse vive una rappresentazione che
esalta l’affettività dei membri, a sua volta rafforzata
da una rivalità con gli altri gruppi, dalle norme che
regolano le relazioni reciproche e da una
organizzazione che porta alla specializzazione e alla
differenziazione dei compiti
2
.
2
W. Mc Dougall, The group Mind, in Doise W., Psicologia sociale e relazioni tra gruppi,
Bologna, Il Mulino, 1977.
5
Sempre Le Bon
3
notava come una delle
caratteristiche della folla fosse quella di essere
diversa dalla somma degli individui che la
costituiscono, in quanto l’individuo, perdendo la
propria autonomia, si porta ad un livello psichico
molto basso, nel quale l’illusione la fa da padrona
sulla ragione. Per Le Bon la società è composta da
una pluralità di individui uniti tra loro da stati psichici
emotivi, fondamentalmente irrazionali. La folla viene
quindi dominata dall’inconscio. D’altro canto
Smelser, nell’ambito degli studi sul comportamento
collettivo, specifica ulteriormente il concetto di folla
distinguendolo da quello di massa, la prima
caratterizzata dai rapporti diretti che intercorrono fra
coloro che ne fanno parte, la seconda semplicemente
da un comune oggetto d’attenzione
4
. Nella folla, la
persona semplice perde la sensazione che lo pervade
3
G. Le Bon, op. cit., 1970.
4
E. Smelser, Il comportamento collettivo, Firenze, Vallecchi, 1968.
6
normalmente di essere insignificante per sostituirla
con l’idea di una forza illimitata; ciò avviene a causa
di un elemento determinante della folla: l’influenza
suggestiva esercitata reciprocamente dalle persone
5
.
Questa interazione operando come un processo
inibitorio reprime gli impulsi individuali in modo tale
che le uniche associazioni di idee che permangono
nelle coscienze individuali sono quelle che si fondono
con le idee che hanno preso forma attraverso quel
processo reciproco. A questo punto bisogna tracciare
con Park, la netta differenziazione tra folla e
pubblico; mentre nella folla riscontriamo una
inibizione degli impulsi e degli interessi individuali
“gli atteggiamenti del pubblico hanno tipicamente
due facce. L’esistenza delle cose, il cui significato
viene accettato come identico per tutti i membri del
gruppo, e il valore delle cose, diverso per tutti i
5
R. Park, La folla e il pubblico, Roma, Armando Editore, 1996.
7
membri, divergono non appena nasce il pubblico”, a
differenza della folla dove esistenza e valore
coincidono
6
.
Esiste un’altra fondamentale differenza che è data
dal fatto che il pubblico esprime senso critico al
contrario della folla. Nel pubblico le opinioni sono
diverse e per questo motivo le dinamiche che si
sviluppano al suo interno sono guidate
prevalentemente dalla prudenza e dalla riflessione
razionale. La folla cede invece all’influenza della
spinta collettiva senza porsi problemi di ordine critico
o razionale. Solo nella folla, come dice Park, “esiste
l’anarchia nella sua forma più pura….L’ultima
tirannide, come ha osservato Max Stirner, è quella
del concetto”.
Tuttavia gli individui di una folla e di un pubblico
possiedono un elemento comune, cioè la mancanza
6
R. Park, op. cit., 1996.
8
di una tradizione che accomuni gli individui stessi.
Ciò fa sì che gli individui, siamo essi all’interno di una
folla o di un pubblico non hanno alcun fondamento
per vedersi come una collettività permanente. Al
contrario quando un certo numero di persone si
riunisce frequentemente e con regolarità si assiste
ad una rievocazione degli stati d’animo precedenti ad
ogni incontro successivo venendosi così a costituire
abitudini e tradizioni che sono alla base della
formazione di un gruppo. In altre parole la volontà
interindividuale che prima agiva come forza
dominante le spinte individuali evolve nella norma e
nella regola. Per capire le dinamiche individuali
all’interno dei gruppi non possiamo non riferirci a
Riesman, il quale inquadra le modificazioni
contemporanee dei tratti caratteriali dominanti in
una ricostruzione dell'evoluzione della personalità
nella cultura occidentale. Per Riesman la
modernizzazione ha comportato la transizione da un
9
tipo di carattere orientato alla tradizione a un
individuo autodiretto, capace di darsi obiettivi e
standard autonomi rispetto alla tradizione e di assu-
mere, se del caso, un atteggiamento critico nei
confronti degli orientamenti della comunità. Oggi ci
troveremmo in presenza di un nuovo spostamento,
questa volta dalla autonomia della personalità auto-
diretta a una nuova forma di eteronomia, che
Riesman chiama «eterodirezione». L'individuo
eterodiretto di oggi è altrettanto poco capace di
distanziarsi dai modelli esterni quanto lo era il suo
predecessore premoderno ma, invece di orientarsi
verso i modelli immutabili del passato, egli orienta il
suo giroscopio interno verso gli atteggiamenti, le
preferenze e i gusti di quei contemporanei che
costituiscono figure di spicco all'interno del gruppo di
riferimento o con cui entra in contatto anche
semplicemente attraverso i mass media
7
.
7
D. Riesman, R. Denney, N. Glazer, La folla Solitaria, Bologna, Il Mulino, 1967.
10
1.2 I gruppi
Il termine "gruppo" è talmente connotato a livello di
impiego quotidiano e di senso comune da costituire
un problema preliminare di definizione in senso
scientifico. "Un gruppo sociale è costituito da un
certo numero di individui che interagiscono l'uno con
l'altro con regolarità. Questa regolarità di interazione
tiene insieme i partecipanti, dando vita a una distinta
unità con una propria complessiva identità sociale. I
membri di un gruppo si aspettano determinate forme
di comportamento l'uno dall'altro, che non sono
invece richieste ai non appartenenti. I gruppi
differiscono quanto a dimensioni: vanno da
associazioni intime, come una famiglia, a collettività
più ampie, quali un circolo sportivo"
8
. Questa prima
definizione ci aiuta a capire che se è vero che ogni
gruppo è un'aggregazione di individui, è anche vero
8
A. Polmonari, L'interazione nei gruppi, in L. Arcuri, Manuale di psicologia sociale,
Bologna, Il Mulino, 1995.
11
che non ogni aggregazione è naturalmente un
gruppo.
La letteratura sociologica ha sviscerato il concetto di
gruppo proponendoci una serie impressionante di
definizioni e di sistemazioni concettuali; non essendo
questa la sede idonea per riproporne la vastità
analizziamo le definizioni che possono essere utili
alla lettura del fenomeno Ultras.
Fondamentalmente individuiamo: gruppi formali,
orientati al perseguimento di uno scopo o alla
produzione di un'attività e caratterizzati da
responsabilità divise e orientate al compito e gruppi
informali, che si formano in circostanze accidentali,
non sono organizzati né orientati allo scopo e inoltre
possiedono scarsa coesione e non hanno in genere
persistenza nel tempo.
I gruppi primari sono invece insiemi di persone che
interagiscono direttamente e sono legate da vincoli
12
di natura emotiva. Esempi caratteristici di gruppi
primari sono la famiglia, i gruppi amicali e certi
gruppi a finalità educativa. Secondo Peter Meyer, il
gruppo primario è composto da un numero ridotto di
individui, capaci di sviluppare - mediante
un'interazione regolare e diretta - un forte
sentimento di identificazione collettiva
9
.
I gruppi secondari sono gruppi formati da persone
che hanno rapporti più o meno frequenti ma di tipo
prevalentemente impersonale, in quanto determinati
principalmente da scopi pratici. Secondo Peter
Meyer, il gruppo secondario è composto da un
numero elevato di membri, fra i quali non vi è alcuna
forma di comunicazione immediata. Le relazioni fra
ogni appartenente al gruppo sono di carattere
strumentale, mentre quelle tra individui sono
pressoché indifferenti sotto il profilo affettivo. Ad
9
P. Meyer, Gruppi sociali, in H. Reimann, Introduzione alla sociologia, Bologna, Il Mulino,
1982.
13
esempio si possono considerare gruppi secondari
organizzazioni di grandi dimensioni, le unità militari
di un esercito, una grande fabbrica
10
. Vi è poi la
distinzione importante fra gruppo di appartenenza
che è quello cui si sente di appartenere, il gruppo in
cui ognuno è integrato e che si caratterizza sia in
base agli individui di appartenenza sia sulle diversità
con gli altri, e gruppo di riferimento (reference
group) cioè quello verso il quale una persona si è
abituata ad orientarsi nella valutazione di determinati
fatti, situazioni ed eventi. Il concetto di gruppo di
riferimento ha avuto origine nel campo della
psicologia sociale, che si occupa prevalentemente
delle risposte degli individui agli stimoli provenienti
dall’ambiente. Gli studi sociologici naturalmente si
sovrappongono a quelli di psicologia sociale.
10
P. Meyer, Gruppi sociali, in H. Reimann, op. cit.,1982.