2002 il passaggio da Diploma universitario in Scienze Ostetriche a Corso di
laurea in Scienze ostetriche .
Scopo di questo lavoro è proprio l’esame di come la figura dell’ostetrica è
mutata nel corso del tempo e di come si è venuta progressivamente
caratterizzando, al fine di ricostruire le vicende socio-culturali che hanno
presieduto al delinearsi di una nuova figura professionale, che vede nella recente
individuazione di una specifica classe di area sanitaria un riconoscimento
fondamentale.
INTRODUZIONE STORICA
Le radici del parto sono antichissime.
Che l’ostetricia esiste da sempre è dimostrato dal fatto che già gli Egiziani si
occupavano di problemi ostetrici e ginecologici: è ciò che si riscontra da alcuni
papiri egiziani e dalle immagini dei rilievi all’interno dei “mammisi”, le “case
della nascita”, riservate probabilmente al parto della regina madre, che
confermano la presenza di donne intorno alla partoriente, accoccolata su dei
mattoni
1
.
Nella Bibbia si legge che quando il faraone ordinò alle levatrici ebree di
uccidere tutti i nati maschi, queste risposero: “Le donne ebree non sono come le
egiziane: sono piene di vitalità: prima che arrivi presso di loro la levatrice,
hanno già partorito! Dio beneficò le levatrici.il popolo aumentò e divenne molto
forte.”
2
Come in Egitto, anche nell’antica Grecia e nell’antica Roma erano presenti le
levatrici, mentre i medici intervenivano solo nelle situazioni gravi e disperate.
Nel Corpus Hippocraticum, ad esempio, sono contenuti testi che riguardano
l’ostetricia e la ginecologia: accanto a nozioni di anatomia e fisiologia, si
trovano numerose osservazioni di clinica e prescrizione terapeutiche.
Il parto avviene per iniziativa del feto: al termine della gravidanza, il feto ha
raggiunto uno sviluppo tale da rendere impossibile alla donna di poterlo nutrire,
quindi, con la forza dei suoi muscoli, rompe le membrane e con la sua esclusiva
vitalità viene all’esterno. Non si parla della dilatazione dell’orifizio uterino, ma
soltanto dell’azione del feto che allarga l’utero durante il suo passaggio.
L’assistenza al parto è esclusivamente affidata all’ostetrica, che solo in casi
difficili ricorreva all’aiuto del medico.
3
1
DONATELLA LIPPI, Storia della medicina, Clueb, Bologna 2002, pag.105.
2
LA SACRA BIBBIA, Esodo 1, versetto19.
3
MICHELE G. NARDI, Il pensiero ostetrico- ginecologico nei secoli, Thiele, Milano 1954, pp. 29-30.
Le ostetriche godevano di un’ottima stima ed erano chiamate con il termine
‘akestris’, “colei che cura”, o ‘ietreaousa’, “colei che pratica una terapia” : la
levatrice assisteva la paziente, che giaceva sul letto, raccoglieva il neonato con
la mano sinistra e gli tagliava il cordone ombelicale.
4
Anche la madre di Socrate, Phaenarete, apparteneva alla categoria delle
levatrici. Nel dialogo platonico Teeteto, Socrate si definisce ostetrico delle
anime “ perché faceva venir fuori dalla mente dei discepoli le concezioni
filosofiche, nella stessa maniera in cui sua madre aiutava i feti ad uscire
dall’utero materno”.
5
Mentre nel periodo ippocratico la gravidanza era concepita come uno stato di
salute ottimale per la donna, nell’età imperiale romana venne considerata come
una malattia di lunga durata, da sottoporre regolarmente al controllo del medico:
la levatrice (obstetrix, maia) portava con sè il materiale necessario al momento
del parto. Durante il travaglio l’ostetrica doveva aiutare la partoriente a dilatare
l’orifizio uterino intero, introducendo un dito della mano sinistra, unto di olio
caldo. L’ostetrica rimaneva nella casa della partoriente per cinque giorni dopo il
parto per le cure della puerpera e del neonato.
Inoltre è storicamente appurato che nell’antica Roma si praticasse il taglio
cesareo (dal lat. caedo, taglio) post matris mortem, operazione che sembra
venisse affidata agli schiavi, visto l’orrore che i Romani provavano per i
cadaveri. Plinio afferma che Scipione l’Africano, Cesare e Manlio vennero alla
luce con l’operazione cesarea.
Il più grande ostetrico vissuto a Roma fu Sorano d’Efeso (circa 98- circa 138
d.C), tanto da essere considerato il fondatore dell’ostetricia e della ginecologia.
La sua opera si può dividere in due parti: nella prima vengono descritte le
qualità che deve avere una donna per essere un’ottima levatrice, nella seconda i
fenomeni che le si possono presentare. Emerge inoltre una profonda conoscenza
4
DONATELLA LIPPI, , op. cit., pag.107.
5
MICHELE G. NARDI, op, cit., pag.29.
dell’anatomia degli organi genitali femminili, delle loro dimensioni e dei
rapporti con i visceri vicini.
L’ostetricia romana presenta notevoli progressi di fronte a quella ippocratica: vi
è un orientamento verso il parto naturale, una descrizione dettagliata degli
organi genitali femminili, il primo accenno al rivolgimento podalico.
Per secoli, l’attenzione medica al parto fu solo teorica, mentre l’arte dei parti fu
praticata dalle donne, per lo più incolte: durante i secoli dell’Alto Medioevo, le
fonti confermano una generalizzata stasi nella acquisizione delle conoscenze
ostetriche, tanto che l’opera di Sorano venne decisamente abbandonata. Si deve
alla Scuola medica Salernitana una ripresa dell’interesse nei confronti del
momento del parto: a Trocta o Trotula, identificata da molti come una donna
medico, è attribuita un trattato, “De passionibus mulierum seu de remediis
muliebris et eorum cura” , che contiene interessanti osservazioni ginecologiche e
ostetriche, oltre ai consigli in caso di alterazioni mestruali e all’indicazione di
tecniche di protezione del perineo durante il parto.
Molto spesso, però, e in particolare durante il periodo della Riforma e della
Controriforma, l’ostetrica venne vista come la depositaria di una serie di
pratiche che potevano indurre malefici e sortilegi: la pratica dell’erborizzare, il
costume di conservare gli annessi fetali, l’esclusività della partecipazione al
momento del parto e la conoscenza di determinati rituali resero l’ostetrica un
facile bersaglio dei processi Inquisitoriali, tanto da aprire lo spazio all’ingresso
maschile in questo settore.
Nei secoli XV e XVI la tipologia della strega-ostetrica si ritrova nei trattati
demonologici come il Malleus Maleficarum, manuale inquisitoriale che mandò
tante donne al rogo, nel quale furono gettati sospetti sulla manualità e
sull’esperienza della levatrice che, conoscendo i segreti delle donne e dando
consigli sulla contraccezione, fu accusata di essere il principale nemico della
fede, di uccidere i bambini e di offrirli al diavolo, di causare sterilità ed
impotenza.
Nel Cinquecento, per la prima volta, vi fu la possibilità per gli uomini di
partecipare sulla scena del parto ed iniziarono a comparire i primi trattati
d’ostetricia. Il primo fu ‘De partu hominis’ , scritto da Euchario Rösslin, nel
quale si fa riferimento alle posizioni che il feto può assumere e alle manovre da
applicare per ogni situazione; vengono indicati gli strumenti e le manovre per i
parti difficili, i consigli per gli emollienti esterni e stimolanti interni.
In Italia, il primo manuale in volgare redatto fu ‘La Comare o la raccoglitrice ’
di Scipione Mercurio, testo indirizzato all’istruzione delle levatrici. L’opera è
suddivisa in tre libri : il primo tratta del parto normale con consigli sulla
gravidanza e le prime cure per il neonato; il secondo si occupa dell’assistenza al
parto difficile e del taglio cesareo; nell’ultimo libro, si trattano le malattie
ostetriche, ginecologiche e neonatali. Scipione affermava il ruolo dell’ostetrica
ancora prevalente alla figura del medico sulla scena del parto.
Riveste particolare importanza il fatto che questo trattato sia scritto in volgare,
in modo da permetterne la lettura alle ostetriche, che non avevano alle spalle
nessun tipo di istruzione.
Il progressivo intervento degli uomini sulla scena del parto era dovuto, del resto,
a circostanze ben precise: da una parte, la propaganda negativa portata avanti
dalla Chiesa, dall’altra lo sviluppo dell’Anatomia, che aveva reso disponibili al
medico una serie di conoscenze fondamentali, precluse alle ostetriche.
Un altro elemento che determinerà il decisivo apporto maschile sarà
l’introduzione dell’uso del forcipe, a partire dal XVI-XVII secolo.
Nel XVIII, infatti, secolo il chirurgo si andava trasformando sempre più in vero
e proprio ostetrico e prendeva sempre più contatto con le partorienti: questa
situazione alimentò le discordie tra levatrici e ostetrici già a partire dai tempi di
Louise Bourgeois (1563-1636).
Louise Bourgeois era un ostetrica parigina, levatrice della regina Maria dei
Medici e discepola del chirurgo Ambrosie Parè, che pubblicò nel 1609 un opera
sulla pratica del parto; in questo manuale e poi nel volume “Difesa contro
l’intervento dei medici” (1627) affermava il principio che l’ostetricia era un
campo d’azione tipicamente femminile.
6
In Francia l’assistenza al parto degli ostetrici non si riteneva che avesse
implicazioni di carattere morale, mentre in Inghilterra alla fine del ‘700 le
levatrici accusavano violentemente gli ostetrici della loro eccessiva tendenza
alla perforazione.
D’altra parte gli ostetrici accusavano le levatrici della loro accanita invadenza e
non tolleravano che si facesse distinzione tra il compito della levatrice e quello
dell’ostetrico nell’assistenza alla partoriente. Non sempre tali dissensi furono
negativi, anzi servirono spesso ad arginare la mania operatoria e a fare emergere
interesse verso l’arte ostetrica.
6
MICHELE G. NARDI, op. cit., pag. 137.
CAPITOLO PRIMO
1. IL PROGRESSO MEDICO – CHIRURGICO IN EUROPA.
LE PIU’ IMPORTANTI SCUOLE DI OSTETRICIA
Nel XVII secolo, tutte le branche della medicina furono coinvolte in un processo
di innovazione e fu notevolmente approfondita la conoscenza del corpo umano e
delle funzioni degli organi.
In particolare, tre elementi sono determinanti in campo ostetrico: l’invenzione di
determinati strumenti (forcipe), il perfezionamento delle tecniche e una
maggiore divulgazione del taglio cesareo.
La Francia fu la nazione in cui l’ostetricia ebbe il suo maggiore sviluppo e dove
si formarono i più grossi nomi in questo campo. Primo tra questi fu
F.Mauriceau (1637 – 1709) che studiò i movimenti del feto, le manovre di
rivolgimento e, in caso di parto podalico, ideò la manovra che porta il suo nome.
La manovra di Mauriceau-Smellie-Veit, consiste nell’estrazione delle spalle e
della testa del feto da parte dell’operatore: esso pone un dito della mano sinistra
sulla bocca fetale ed altri due sulle sue ossa mascellari, mentre l’altra mano la
pone a cavallo delle spalli fetali, esercitando una trazione su esse verso il basso.
Tale manovra è spesso correlata con la manovra di Kristellar, eseguita in
contemporanea da un assistente. Tale manovra nel caso sia di complemento alla
prima, consiste soltanto nell’esercitare ulteriore pressione sovrapubica alla
partoriente.
Scrisse il trattato “Des maladies des femmes grosse et de celles qui sont
accoucheès” (1668) e, mentre fu seriamente contrario al taglio cesareo, preferì
l’uso degli strumenti.
1
1
Egli stesso inventò un “tira testa” per l’estrazione del feto morto. A. PAZZINI, Storia della medicina, Vol . II,
Milano 1947.
La storia dell’ostetricia seicentesca vanta inoltre l’introduzione, nella pratica, del
forcipe. Questo strumento non fu subito di pubblica conoscenza ed occorse quasi
un secolo e mezzo prima che lo potesse diventare, dopo essere passato per le
mani di persone prive di scrupoli che intendevano usarlo, clandestinamente, a
scopo di lucro. Per la prima volta fu applicato nel 1670 dal suo originario
inventore Chamberlen; l’operazione ebbe esito negativo, sia per la particolarità
del caso, si trattava infatti di una nana primipara con infiammazione al midollo
spinale e deformazione pelvica, sia per l’imperfezione dello strumento stesso.
2
Il forcipe in seguito venne usato così frequentemente da divenire in breve
l’origine di gravi abusi. Deve essere considerato comunque una delle più
importanti scoperte in campo ostetrico, anche se fu ritenuto talvolta pericoloso,
in un secolo che vide la corsa sfrenata all’uso incondizionato degli strumenti
nell’assistenza al parto.
Una tappa molto importante nella storia dell’ostetricia fu compiuta nel XVII
secolo, quando fu reso accessibile ai chirurghi francesi il materiale dell’ Hotel-
Dieu, Ospedale maggiore di Parigi, per l’osservazione dei parti naturali.
3
Questo
diede il via ad approfondite ricerche non solo in Francia, ma in molti paesi
d’Europa, anche se bisogna ugualmente riconoscere alla scuola di Parigi il
primato europeo per la pratica ostetrica.
Nella seconda metà del XVIII secolo, il grande sviluppo della Scuola Francese
di ostetricia vide contrapporsi due orientamenti: quello di A. Levret (1703 –
1780), caposcuola francese, e quello di G. L. Baudelocque (1746 – 1810,) alla
testa degli anatomo – matematici.
Levret, abilissimo chirurgo, divenne in pochi anni popolare in tutta Europa,
conosciuto come un insegnante moderno e di grande levatura. Perfezionate le
ricerche sulla meccanica del parto, descritta l’anatomia del bacino e della
matrice, con un rigore e una precisione scientifica fino ad allora ignoti, si orientò
verso una concezione naturalistica del parto, considerando sempre questo
2
A. RICH , Nato di donna, Milano 1979.
3
M. G. NARDI, op.cit, pag. 229.
avvenimento come un fatto fisiologico e naturale. Di conseguenza, Levret
preferiva limitare l’uso degli strumenti in quei casi in cui il parto naturale
sarebbe stato impossibile.
Il suo “Art des accouchemens demontrèe par des principes de psique” (1753)
ebbe notevole importanza in Europa per la conoscenza della dottrina del parto.
Levret influenzò notevolmente l’ostetricia straniera, in particolare in Italia.
Ad orientarsi verso una concezione naturalistica del parto fu anche la Scuola
inglese, dove William Smellie (1697 – 1763), dopo aver frequentato per un breve
periodo la scuola di Parigi, istituì a Londra un corso di ostetricia che condusse
per dieci anni. Fu strenuo sostenitore del parto naturale, contrario al forcipe e al
taglio cesareo, che ammetteva solo in casi straordinari. In Inghilterra sorsero
istituti pubblici e privati, che funzionavano sia come maternità sia come scuola
per il perfezionamento dei chirurghi. Il soccorso ostetrico veniva generalmente
prestato nelle case delle partorienti e soltanto nel 1874 fu reso possibile agli
studenti l’accesso alla Maternità più grande di Londra.
4
G. L .Baudelocque, esponente della corrente francese degli anatomo –
matematici, fu sostenitore di un’interpretazione meccanica del parto
“suscettibile di una dimostrazione geometrica” ritenendo necessaria, per
espletare la vera arte ostetrica, la conoscenza di queste leggi meccaniche.
Benché l’influsso di Boudelocque sulla Scuola fosse piuttosto moderato,
l’abuso, da parte dei suoi ammiratori della concezione matematica del parto, che
rischiava di perdere del tutto l’aspetto fisiologico, portò a conseguenze negative
l’applicazione dello strumento alla prima difficoltà di estrazione, e ad una
notevole applicazione del taglio cesareo e quindi ad un aumento in Francia delle
morti da parto. Solo grazie a M. L. Lachapelle (1769 – 1821), le teorie
meccanicistiche furono sottoposte all’osservazione clinica, liberando così
l’ostetricia francese da molti errori.
4
M. G. NARDI, op.cit , pag.238.