2
re-imparando - ad usare le possibilità di scelte elettorali nell'esercizio della
democrazia rappresentativa.
Per cogliere i vantaggi di queste opportunità, è necessario prendere
come punto di riferimento il concetto di cleavages, un concetto difficile, per
il quale l'accordo non è né unanime né univoco e il dibattito è molto vivace.
Ci sono numerosi lavori dedicati all'argomento, ma il più importante
è, certamente, quello compiuto da Seymour Lipset e Stein Rokkan dal titolo:
Cleavages structures, party systems and voter alignments: an introduction.
2
In quest'opera, i due autori teorizzano l'esistenza di un congelamento
degli orientamenti elettorali negli anni '50 e '60 rispetto agli anni
dell'immediato primo dopoguerra e affermano, inoltre, l'esistenza di una
continuità sia negli allineamenti partitici, che continuano ad essere
relativamente stabili nel periodo considerato, sia nei vecchi partiti, che
continuano a sopravvivere.
3
Nell'analisi dei sistemi di partito in Europa occidentale, essi si
orientano verso una tesi innovativa: le linee di continuità e di discontinuità
partitica sono, almeno in parte, da porre in relazione con le variazioni dei
sistemi di frattura: un sistema partitico tende tanto più a differenziarsi e ad
assumere sembianze diverse rispetto al passato, quanto più radicali sono le
2
Si trova nel volume edito a cura di S. Lipset e S. Rokkan dal titolo: Party system and voter alignments
: cross - national perspective, The Free Press, New York, 1967, pp. 1-64.
3
Mair, P. Myiths of electoral change and the survival of traditional parties in European Journal of
Political Research, 24 1993, pp. 121-133.
3
modificazioni che si verificano nelle costellazioni dei cleavages
4
politicamente rilevanti.
Il punto di riferimento di questa analisi è costituito dalla famosa
freezing proposition
5
che indica la straordinaria relazione di continuità e
analogia tra i sistemi partitici degli anni venti e quelli degli anni sessanta .
Scrivono i due autori che "i sistemi partitici degli anni sessanta riflettono,
con poche ma significative eccezioni, le strutture dei cleavages degli anni
venti"; e aggiungono che "un sorprendente numero di partiti formatisi entro
la fine della Prima Guerra Mondiale è sopravvissuto non solo all'impatto
del fascismo e del nazionalsocialismo, ma anche ad un'altra guerra
mondiale e a una serie di profondi cambiamenti nella struttura sociale e
culturale degli assetti statali di cui tali partiti facevano parte"
6
.
Da questa constatazione Rokkan trae due conseguenze di cruciale
4
Mair dà tale definizione di cleavage: "In primo luogo, un cleavage implica una divisione sociale che
separa la gente. Essa può essere distinta l'un l'altra in termini di aspetti sociali caratteristici quali
l'occupazione, lo status, la religione o l'etnicità….In secondo luogo, i gruppi coinvolti nelle divisioni
devono essere consapevoli della loro identità collettiva - come lavoratori, datori di lavoro, per esempio
- ed agire su tali basi. Terzo, un cleavage deve essere espresso in termini organizzativi. Questo è
tipicamente ottenuto come risultato delle attività di un sindacato, una chiesa, un partito politico, o
qualche altra organizzazione che dà espressione istituzionale formale agli interessi di quelli che sono
da una parte della divisione". Gallagher, Laver e Mair, Representative government in Western Europe,
New York, McGraw Hill, 1992, pag. 167.
5
V. S.Lipset e S. Rokkan, Cleavages structures, party systems and voter alignments. An introduction.
1967. La "freezing hypotesis" offre una spiegazione sia teorica che storica per la stabilità del
comportamento elettorale negli anni '50 e '60. Questo fu il periodo in cui il sistema partitico
potenzialmente vulnerabile della nuova Germania Occidentale si stabilizzò e le politiche del Partito
Laburista britannico divennero quasi indistinguibili da quelle del governo centralista dei Conservatori.
Fu in questo stesso periodo che il controllo di lungo termine dei Democristiani si stabilì nel sistema
partitico polarizzato dell'Italia e che la Francia adottò il sistema costituzionale semi-presidenziale che
servì ad eliminare molte delle effervescenze dei precedenti sistemi di partito, mentre in Scandinavia i
Socialdemocratici continuarono la loro egemonia.
6
Ibidem, pag. 34.
4
importanza. La prima è che nello scenario politico europeo era
evidentemente intervenuto, nel periodo considerato, un processo di
"congelamento" delle alternative elettorali. Una volta emersi i principali
attori politici, fra la seconda metà del XIX° secolo e l'inizio degli anni venti
del XX°, sull'onda di una serie di conflitti, questi attori (i partiti politici)
erano stati in grado, costruendo networks organizzativi vitali ed autonomi,
di "imprigionare" gli elettori entro subculture politiche, di ripartirsi
stabilmente i mercati elettorali nazionali fissando, attraverso le generazioni,
le lealtà elettorali della schiacciante maggioranza dei cittadini.
La seconda conseguenza, direttamente collegata alla prima, era che
per spiegare uniformità e differenze nei sistemi politici europei occorreva
evidentemente immergersi nella storia, risalire alla fase formativa dei partiti
e dei sistemi di partito e anche più indietro, quando tutti i principali
ingredienti della politica europea contemporanea erano emersi e avevano
preso forma. La storia comparata era dunque la via maestra per risalire alle
cause della uniformità e delle variazioni politiche fra i paesi europei come si
presentavano negli anni cinquanta/sessanta del secolo scorso.
7
7
Scrive Rokkan: "i partiti non si presentano semplicemente ex novo ai cittadini ad ogni scadenza
elettorale: essi hanno tutti una propria storia così come una storia hanno le costellazioni di alternative
che sottopongono all'elettorato. (…) occorre procedere all'analisi comparata attraverso stadi
successivi; è necessario considerare, innanzitutto, gli sviluppi iniziali verso la politica competitiva e
l'istituzionalizzazione delle elezioni di massa, per poi districare il viluppo dei cleavages e delle
opposizioni che hanno prodotto il sistema nazionale di organizzazione di massa per la competizione
elettorale; a questo punto, e solo ora, possiamo fare qualche progresso verso la comprensione delle
forze che producono gli attuali allineamenti di elettori su alternative storicamente date." In: S.
Rokkan, Nation-Building, Cleavages Formation and the structuring of Mass Politic, in Citizens,
Elections and Parties, Universitetsforlaget, Oslo, 1970, pag.29.
5
LA TEORIA DI ROKKAN
Nei suoi studi Rokkan parte dall'evoluzione storica europea
prendendo come momenti di riferimento la Rivoluzione Industriale, di
origine inglese, e la Rivoluzione Nazionale, il cui catalizzatore furono le
vicende francesi, dal 1789 alle guerre napoleoniche. Combinandosi in modo
e tempi diversi da paese a paese queste due rivoluzioni hanno dato luogo a
quattro fondamentali fratture strutturali, ossia ad opposizioni permanenti
(cleavages) fra i diversi settori delle popolazioni: la frattura fra la cultura
dominante del centro e le culture periferiche, la frattura Stato-Chiesa, la
frattura città-campagna (fra gli interessi legati al commercio e all'industria e
gli interessi legati alla terra), la frattura di classe (fra datori di lavoro e
salariati). Le prime due furono il prodotto diretto della Rivoluzione
Nazionale, ossia si svilupparono a seguito dei processi di costruzione dello
Stato e della nazione; le ultime due fratture furono, invece, generate
dall'industrializzazione.
Le diverse combinazioni di tali fratture producono, nei vari paesi,
differenti configurazioni di alleanze e di conflitti fra i diversi settori della
popolazione nel corso dei processi di mobilitazione politica del XIX secolo.
6
A loro volta, queste combinazioni, fissandosi nel tempo, contribuiscono a
strutturare i sistemi di partito nei vari paesi europei.
8
Le quattro fratture non hanno identico status nella teoria di Rokkan.
Esiste infatti una differenza cruciale tra la fattura di classe e le altre tre.
Questa, che fu l'ultima a manifestarsi e a produrre conseguenze politiche,
operò in Europa con una sorta di effetto omologatore. Cosa, infatti, che
diede vita ovunque ai partiti socialisti e a movimenti sindacali.
9
Le altre tre fratture, invece, manifestandosi prima della frattura di
classe, operarono con variazioni notevoli da caso a caso. La frattura città-
campagna, ad esempio, fu all'origine della formazione di partiti agrari solo
nei paesi scandinavi e dove, contemporaneamente, non si formarono distinti
partiti confessionali nei quali la campagna potesse riconoscersi e confluire.
La frattura Stato-Chiesa, a sua volta, fu all'origine dei partiti
confessionali solo nei territori della Controriforma, dove più forti furono le
tensioni fra la Chiesa cattolica e le elites liberali che costituivano la nazione,
nonché nelle zone di confine tra i territori della Riforma e quelli della
Controriforma, di confessione protestante e cattolica. Nei territori della
Riforma, invece, la Chiese nazionali cooperavano con il "centro" politico
8
Rokkan, S., Nation-Building, Cleavages Formation and the structuring of Mass Politic, in Citizens,
Elections and Parties, Universitetsforlaget, Oslo, 1970, pag. 17.
9
Analisi empiriche hanno dimostrato che la classe è una delle basi più importanti dei cleavages politici.
Tuttavia, i cambiamenti sociali che sono intervenuti nel recente passato hanno portato in luce che i
cleavages non sono basati tanto sulla classe o sui gruppi sociali, quanto piuttosto sui valori e le
ideologie. La traslazione di divisioni sociali nelle opposizioni politiche si è indebolita. Sul punto vedi
:Schmitt H., Neue politik in alten parteien. Westdeutscher Verlag, 1987 e Rose e Urwin, Persistence
and Change in western party sistems since 1945, Political Studies n.18, 287-319.
7
nella costruzione della nazione e non si svilupparono quegli aspri conflitti
sul controllo dell'istruzione che altrove furono all'origine della mobilitazione
politica confessionale.
Anche la frattura culturale centro-periferia si manifestò con
grandissime variazioni da un capo all'altro dell'Europa a seconda delle
stratificazioni etnico-linguistiche di ciascun paese, della consistenza delle
minoranze e delle risorse organizzative che il centro e le periferie potevano
rispettivamente mettere in gioco nel conflitto.
Tuttavia, il passaggio da una frattura alla formazione dei partiti
corrispondenti non è affatto automatico.
Esso infatti deve attraversare un percorso caratterizzato dal
superamento di quattro soglie critiche:
1. la soglia di legittimazione, ovvero il momento in cui
viene legittimata l'esistenza dell'opposizione.
2. la soglia di incorporazione, che indica il momento in cui
ai sostenitori dei movimenti di opposizione vengono
concessi i diritti politici ( in primo luogo i diritti elettorali
e associativi).
3. la soglia di rappresentanza, ovvero il momento in cui i
nuovi movimenti di opposizione possono legalmente
eleggere i loro rappresentanti nelle assemblee
parlamentari.
8
4. la soglia del potere esecutivo, ovvero il momento in cui
diventa legalmente possibile la conquista del governo da
parte delle opposizioni.
Un altro fattore cruciale per lo studio di Rokkan, fu il sistema
elettorale, l'evoluzione delle fondamentali regole del gioco della
competizione politica. Qui la differenza fondamentale che evidenzia è tra i
paesi proporzionalisti e quelli maggioritari. La conclusione alla quale
giunge è la seguente: là dove venne introdotto il sistema proporzionale di
rappresentanza, si verificò un abbassamento della soglia della
rappresentanza, ma si ebbe anche un decisivo effetto collaterale: aiutò a
congelare i sistemi di partito. Il sistema proporzionale esercita, dunque, un
ruolo conservatore, di salvaguardia delle posizioni politiche acquisite.
9
METODO E OBIETTIVI DEL PRESENTE STUDIO
Nella sua analisi, Rokkan si occupò esclusivamente dei partiti e dei
sistemi di partito dell'Europa occidentale, e fino agli anni Sessanta, non
tenendo conto degli sviluppi che si verificarono in Europa Orientale.
Questo studio rappresenta, invece, il tentativo di ampliare l'analisi di
Rokkan, applicando la teoria dei cleavages, i modelli esplicativi e gli
strumenti interpretativi da lui proposti, ai nuovi sistemi partitici e, all'interno
di questi, di guardare con particolare attenzione ai partiti democratici
cristiani di Polonia, Ungheria e Cecoslovacchia
10
al fine di verificare il
livello di continuità/mutamento delle attuali formazioni cristiane rispetto a
quelle esistenti e operanti nel breve periodo di regime democratico
dell'epoca pre-comunista e anche per accertare l'esistenza di una continuità
nel comportamento dell'elettorato cristiano nei tre paesi che hanno subìto,
sin dagli anni trenta, una lunga interruzione della democrazia parlamentare.
Partendo dal metodo storico-comparativo indicato da Rokkan,
arricchito dai dati empirici, cercherò di ricostruire il passaggio dal
monopartitismo al pluripartitismo negli anni cruciali della transizione e
individuare le prime linee di evoluzione dei nuovi partiti cristiani e dei
sistemi partitici dei tre paesi considerati. Linea guida del presente studio
10
Questi tre paesi sono stati prescelti non solo per la loro importanza e perché nel corso degli anni
Quaranta l'Armata Rossa d'occupazione ed i partiti comunisti tollerarono, sia pure per pochi anni, un
certo pluralismo politico, ma anche per la presenza di partiti democratici cristiani: il Partito Popolare
Cecoslovacco, il Partito Cristiano del Lavoro Polacco ed il Partito Popolare Democratico Ungherese.
10
sarà l'evoluzione dei partiti cristiani, che accompagna lo sviluppo dei sistemi
di partito sia nel periodo precedente all'instaurazione di un autoritarismo
antipluralistico che in quello successivo.
Punto di partenza di questo lavoro sarà, dunque, l'analisi del voto
elettorale nel periodo che precede l'instaurazione del regime comunista in
Polonia, Ungheria e Cecoslovacchia e lo studio della nascita e
dell'evoluzione dei partiti cristiani, il loro sviluppo nei conseguenti sistemi
partitici, la loro persistenza clandestina sotto il regime e la loro riemersione
dopo il crollo dello stesso.
Per fare ciò, è necessario tener conto di alcuni aspetti generali di
analisi: il primo considera il ruolo generale dei partiti nella politica e nella
società con riferimento ai periodi messi a confronto, il secondo richiama
quegli aspetti che riguardano più da vicino la vita dei singoli partiti cristiani
e la loro interazione con gli altri attori politici (qui la nostra attenzione si
sposta su quali e quanti partiti cristiani siano eredi diretti della fase pre-
comunista e quali sono del tutto nuovi) nell'ambito dei sistemi di partito e,
infine, il terzo ci porta a valutare il grado di continuità delle famiglia politica
cristiana.
A tal fine, è necessario operare un raffronto con i risultati delle
elezioni tenutesi dopo il 1989 - le prime libere dopo la caduta dei regimi
comunisti - e seguire l'evoluzione dei partiti cristiani (o d'ispirazione
cristiana) per giungere ad una conclusione che fornisca le risposte alle
11
seguenti nostre domande: esiste una continuità nei sistemi partitici e nei
partiti cristiani dei paesi considerati? Esiste una continuità nell'elettorato
cristiano? E, infine, esiste un "congelamento" nelle famiglia politica
cristiana dei paesi considerati?
12
CONSIDERAZIONI GENERALI
Sul piano politico, a partire dalla fine del XIX° secolo, in Polonia,
Ungheria e Cecoslovacchia, si affermarono partiti democratici cristiani che
però, spesso, non riuscirono ad ottenere il voto della maggioranza dei
cattolici. Diverse furono le loro posizioni politiche e sociali anche se,
nell'insieme, si può considerare che si siano situati al centro dello
schieramento politico, impegnati nella difesa della democrazia, delle
autonomie nazionali e regionali e nelle riforme sociali.
La Prima Guerra mondiale sancì la nascita di una serie di stati
multinazionali con assetti concepiti dai più come tutt'altro che definitivi. Il
risultato fu una crescita del peso dei partiti espressione dei gruppi etnici e
dell'importanza delle questioni etniche nei dibattiti politici in genere, anche
se accanto ad essi furono attivi i partiti espressione di altri conflitti.
Infatti, il ruotare del confronto politico attorno alle rivendicazioni
nazionalistiche, la proliferazione di concezioni stataliste e la diffusione della
secolarizzazione concorsero a comprendere il potere della Chiesa tra i
bersagli della lotta contro ogni forma di dominio straniero o esterno.
Qui il discorso va circoscritto ai paesi a maggioranza cattolica o
cattolico-protestante, nei quali la crescita dello stato nazionale tendeva a
riprodurre quel conflitto tra Stato e Chiesa ben conosciuto a molti paesi
13
dell'Europa occidentale: il tentativo di imporre e poi consolidare la sovranità
statale finì per erodere i diritti acquisiti e le funzioni tradizionalmente svolte
dalla Chiesa Cattolica e fortemente radicatisi, specialmente a partire dalla
Controriforma.
Dai conflitti che ne scaturirono e dall'immissione più o meno
graduale delle masse nel processo politico - attraverso l'allargamento del
suffragio - nacquero così, anche in molte regioni dell'Est europeo, i partiti
confessionali.
Tali partiti operarono in un contesto politico tormentato e violento,
quello tra le due guerre, che portò ben presto alla crisi delle deboli
democrazie parlamentari, dilaniate dalla polarizzazione tra totalitarismi e
democrazia, nonostante gli sforzi di creare governi di coalizione al centro.
In quegli anni si vennero a formare regimi autoritari che spesso si
appoggiarono sulla tradizione e, a volte, anche sull'acquiescenza delle
gerarchie cattoliche.
Fra l'estrema destra e l'estrema sinistra (socialisti e partiti comunisti
clandestini) si situò una terza forza in cui furono presenti i partiti contadini,
i socialisti moderati, i liberali ed i democratici cristiani preoccupati di
ristrutturare democraticamente i propri paesi dopo secoli di occupazione
straniera. Fra queste forze politiche non mancarono talvolta atteggiamenti di
soccombenza verso i regimi autoritari.
14
La contrapposizione tra Stato e Chiesa si fece particolarmente
intensa - tra i paesi a maggioranza cattolica - in Ungheria, dove gli interessi
ecclesiastici vennero, in un primo momento, tutelati dagli ambienti
conservatori e aristocratici; successivamente nacquero formazioni politiche
sempre più connotate in senso anti-parlamentare, anti-socialista e anti-
capitalista ( e anche anti-semita).
Partiti di analogo tipo si svilupparono anche in Polonia e nei territori
cechi, ma seguendo un itinerario diverso da quello ungherese.
Vediamo pertanto nel dettaglio la situazione nei tre paesi considerati
singolarmente.
15
CAP. I. EVOLUZIONE POLITICA IN POLONIA
I.I. IL PERIODO TRA LE DUE GUERRE
In Polonia
11
, ripartita tra Russia, Prussia ed Austria, la repressione
cui fu soggetta la Chiesa
12
- con la sola esclusione dell'area sotto l'Austria -
impedì ogni espressione organizzativa e partitica dei cattolici. Comunque il
Partito Nazionaldemocratico - ND, di orientamento conservatore, cattolico
e più tardi anti-semita, nacque nel 1897 e fu il primo partito del Sejm eletto
a suffragio universale nel 1919. Accanto ad esso, e spesso anche in
competizione, si svilupparono altre piccole formazioni cristiane.
Gli effetti dell'enciclica Rerum Novarum, di Papa Leone XIII,
stimolarono, infatti, la nascita di altri diversi gruppi cristiano-sociali:
particolarmente importanti furono il Partito Democratico Cristiano ,
collegato all'Unione Sindacale Cristiana, ed il Partito Nazionale Operaio.
11
La Polonia si presenta come un Paese che visse un periodo di normalità democratica tra le due guerre,
ma solo fino ai primi anni Trenta quando, cioè, molti leaders dei partiti democratici furono incarcerati o
mandati in esilio; fino a quando, quindi, fu mantenuto un pluralismo politico e si tennero elezioni libere
e competitive.
12
Nella parte russa la repressione fu talmente forte che nel 1870 erano vacanti tutte le sedi episcopali, i
beni ecclesiastici erano stati quasi interamente espropriati e molti conventi erano stati chiusi. Nella
parte sotto la Prussia lo stesso Bismarck non aveva manifestato più moderazione.