possibilità di uno sguardo sulla vita del Seminario Teologico nella prima parte del
XIX secolo e sui contatti tra il mondo ecclesiale milanese e lo svolgersi delle vicende
politiche, culturali di quel movimentato periodo della storia religiosa italiana.
Infine sia il Vegezzi che il sottoscritto sono figli della Chiesa di Milano, ed è naturale
sentire per essa un debito di riconoscenza e gratitudine come anche di memoria e di
invito alle nuove generazioni a non dimenticare le proprie radici religiose e culturali
senza le quali non c’è futuro. Un grande storico francese del nostro secolo, Marc
Bloch, riflettendo sull’utilità della storia scriveva :
“ A cosa serve la storia ? [...] Vi è interessata, e per intero la nostra civiltà
occidentale. Essa infatti, a differenza di altri tipi di civiltà, si è sempre ripromessa
molto dalla propria memoria. Tutto ve la induceva: la tradizione cristiana al pari di
quella classica. I Greci e i Latini, primi nostri maestri erano popoli storiografi. [...]
Ma storico il Cristianesimo lo è anche per un altro aspetto, forse più profondo : ai
suoi occhi, il destino dell’umanità, svolgentesi tra la Caduta e il Giudizio, appare
come una lunga vicenda, di cui ogni destino, ogni “pellegrinaggio” individuale è, a
sua volta, il riflesso ; nella durata dunque, e perciò nella storia, si svolge, asse
centrale di qualsiasi meditazione cristiana, il gran dramma del Peccato e della
Redenzione.”
2
La ricerca ha avuto varie finalità : ricostruire la vita di questo autore che “ si acquistò
come teologo moralista grande fama ”;
3
mettere in evidenza la sua produzione
2
M. BLOCH, Apologia della storia o mestiere di storico, PBE, Torino 1978, pp. 23-24.
3
A. BERNAREGGI, Superiori ed alunni dei Seminari Milanesi, op.cit., pp. 281-283.
teologico morale; sottolineare la sua azione come uomo di chiesa nella Diocesi di
Milano durante il periodo della Restaurazione.
Egli infatti ricoprì per molti anni, importanti incarichi e svolse ruoli di rilievo.
Ne elenco alcuni tra i molti, senza pretesa di ordine o di esaurirli tutti :
professore di teologia morale e pastorale pratica, nel Seminario Teologico di Milano;
4
prefetto degli Studi del Seminario;
5
esaminatore pro-sinodale;
6
confessore di 1
^
classe;
7
co-fondatore del periodico “L’ Amico Cattolico”;
8
censore ecclesiastico;
9
membro della Consulta Ecclesiastica;
10
direttore Generale delle Congregazioni Urbane del Clero;
11
4
ASDM, Milano Sacro, op.cit., dal 1822 al 1859.
5
ASDM, Milano Sacro, op.cit., dal 1837 al 1859; APL, fondo Vegezzi, Destinazioni dei Direttori e
Professori nei Seminari Arcivescovili per l’anno 1840-41, op.cit.; APL, fondo Vegezzi, cart. 3,
fasc. 6, foglio manoscritto: Orario per le lezioni di teologia, s.d., s.a.
6
APL, fondo Vegezzi, Cart. 3, fasc.6, Tributo di Memoria, tip. D. Salvi e C., Milano 1858, p.2;
CONGREGATIO PRO CAUSIS SANCTORUM MEDIOLANEN. Beatificationis et canonizationis
servi Dei Aloysii Biraghi, sacerdotis saecularis fundatoris instituti v.d. “Le Marcelline” 1801-1879,
Positio super virtutibus, 2 Voll., Romae 1995, Vol 1°, p. 440, [ in seguito POSITIO BIRAGHI ];
Collezione privata Paolo Bevilacqua, Laveno-Va-, [in seguito Coll. Bevilacqua], documento mscr.,
Regolamento per gli esami da subirsi presso la Curia Arcivescovile dai sacerdoti che devono essere
approvati ad ascoltare le Sagramentali Confessioni, 8.Aprile.1838, [doc.N.3].
7
Coll. Bevilacqua, documento a stampa, lettera con le facoltà di confessore di 1
^
classe, del 22
Maggio 1841, [doc.N.4] in fondo scritta a mano c’è la nomina, in data 27 Giugno 1841, [doc.N.4.a].
8
POSITIO BIRAGHI, op.cit., vol. 1°, pp. 165 e 181.
9
F.CAJANI, “Paolo Ballerini censore giornalista e redattore de “L’Amico Cattolico”(1841-1856)”,
in: “i Quaderni della Brianza”, 94-95 (1994), Edizioni GR, Besana Brianza, pag. 45 n 16, e pag. 46
n 44. A partire dal 23 Febbraio 1843 il Vegezzi è inserito, dal Card. Gaisruck, tra i censori assieme
a don Giuseppe Torchio; Mons. Antonio Turri manteneva il suo ruolo di censore già
precedentemente svolto. Dal 1815 il Vegezzi aveva chiesto il permesso al Papa Pio VII° “ di tenere
e leggere i testi inseriti nell’Indice dei libri proibiti ”, [doc.N.5].
10
Coll. Bevilacqua, lettera di nomina firmata dal Romilli, 17 Aprile 1848, [doc.N.6].
11
Coll. Bevilacqua, lettera autografa del Romilli, del 9 Dicembre 1849, [doc.N.7].
definitore dei casi della Congregazione Plebana di Leggiuno;
12
docente dell’Istituto ecclesiastico di perfezionamento “Maria Immacolata”;
13
consigliere della Commissione per lo studio del Concordato;
14
consigliere del Tribunale Matrimoniale Metropolitano.
15
Come già accennato, non si può esaurirli tutti perchè qualsiasi ricostruzione delle
tappe di una persona vissuta circa due secoli fa è necessariamente parziale. In questo
mi conforta anche la lezione di un altro grande storico contemporaneo, il Marrou, il
quale, scrivendo a proposito della conoscenza storica afferma :
“ Più che accertare i fatti, a lui (cioè lo storico, n.d.r.) importa sopratutto
comprenderli, e d’altronde gli avvenimenti che lo interessano rivelano nella maggior
parte dei casi qualcosa di più sottile che non le semplici costatazioni materiali.”
16
12
APLeg., fald. 2, tit. 1°, Cart. 1.2.2., Congregazioni Plebane, nomina del 16.2.1849, [doc.N.8a.], e
risposta di Mons.Turri, 17.5.1849 [doc.N.8.b]. Di rilievo i rapporti pastorali e di amicizia tra il
Vegezzi, il clero della Pieve e il Preposto Vicario Foraneo di Leggiuno, [doc.N.8 del 7.1.1849]
padre Giacomo Zanzi. Costui era nato a Gavirate, in Pieve di Besozzo nel 1806. Entrato negli Oblati
dei SS.Ambrogio e Carlo fu dal 1828 coadiutore a Luvinate per due anni, quindi Parroco a
S.Ambrogio Olona in Pieve di Varese per 13 anni. Nel 1843 è destinato come Preposto Parroco e
Vicario Foraneo a Leggiuno fino alla morte sopravvenuta il 28 febbraio 1869. Su di Lui APLeg.
faldone 2, titolo I°, cart. 1.2.2., Stato del Clero della Prepositurale Parochia e Pieve di Legiuno per
l’anno 1848 ; anche S.AROSIO-F.COMINELLI-G.EFFIGIATI, La Parrocchiale di S. Stefano in
Leggiuno antica chiesa Plebana e Prepositurale, Gemonio 1994, p.9.
In APLegg., fald. 7, titolo I°, Santuario di S.ta Caterina, cart. 1.3.3. Autografi De Vit, è
documentata la conoscenza tra lo Zanzi e il rosminiano Vincenzo De Vit con tre lettere inedite
[doc.N.8c]. Lo Zanzi era in buoni rapporti anche con Rosmini, cfr. GF.RADICE, Rosmini e il clero
ambrosiano, Archivio Ambrosiano, Milano 1964, vol. 3°, pp. 231; 242.
13
L. VANZULLI, Bartolomeo Carlo Romilli Arcivescovo di Milano. Un profilo politico-religioso
(1847-1859) , NED, Milano 1997, pag.172.
14
Coll. Bevilacqua, lettera di nomina firmata dal Romilli, 13 Febbraio 1856, [doc.N.9].
15
Coll. Bevilacqua, lettera di nomina firmata dal Ballerini, 12 Dicembre 1856, [doc.N.10].
16
H. I. MARROU, La conoscenza storica, Il Mulino, Bologna 1988, p. 41.
Mi sono chiesto inoltre cosa ha caratterizzato l’ operato di questo autore e ho cercato
di dimostrare che è racchiuso tra due poli : insegnamento e libertas ecclesiae,
17
secondo le linee pastorali degli Arcivescovi da Lui serviti, sia come insegnante sia
come perito più volte consultato per la sua professionalità e fedeltà.
18
E’ utile anche
ricordare che i discendenti del Vegezzi a Laveno, dopo la morte delle ultime eredi,
Sig.ne Elisa (1906-1975) e Maria Teresa Vegezzi (1907-1992), sono del tutto estinti.
Infine mi pare utile sottolineare, proprio per i contatti avuti dal Vegezzi col fondatore
Mons. Angelo Ramazzotti,
19
che l’eredità completa della famiglia è andata per volere
testamentario al Pontificio Istituto Missioni Estere di Milano.
17
P. LORENZETTI, Catene d’oro e libertas ecclesiae. I cattolici nel primo risorgimento milanese,
Jaca Book, Milano 1992, p.134.
18
Due esempi significativi in : C. CASTIGLIONI, Gaysruck e Romilli Arcivescovi di Milano,
Editrice Ancora, Milano 1938, p.101 ; C. CATTANEO, Paolo Angelo Ballerini Arcivescovo di
Milano. Le tappe di una vita (1814-1897), Edizioni Pedrazzini-NED, Locarno-Milano 1991, p. 357.
Cfr. anche L. VANZULLI, Bartolomeo Carlo Romilli, op.cit., p.145.
19
Angelo Ramazzotti nacque a Milano nel 1800, si laureò in Giurisprudenza all’Università di Pavia
nel 1823, per due anni praticò l’avvocatura che abbandonò per farsi sacerdote. Nello stesso giorno
dell’ordinazione, il 13 Giugno 1829, entrò a far parte della congregazione degli Oblati di Rho. Nel
periodo della sua formazione sacerdotale in Seminario il Vegezzi era insegnante di teologia morale
in quell’istituto. Predicatore assai stimato e richiesto ebbe spesso a tenere missioni al popolo nelle
Tre Valli del Canton Ticino, la Valtellina, la Valchiavenna e la Valle San Giacomo, tutte zone
confinanti con la Svizzera e facilmente a contatto con il Protestantesimo. Nel 1836 fondò a Saronno
un Orfanatrofio con beni della sua famiglia. Fin dal 1841 aspirò alla costituzione del collegio per le
missioni estere; il progetto ebbe varie fasi e si concretizzò nel 1850.Contatti con il Vegezzi sono
documentati da una lettera in data 5 Agosto 1849, scritta dal Vegezzi al Preposto e Vicario foraneo
di Leggiuno, l’Oblato Giacomo Zanzi. Nel brano della lettera si parla della situazione del Prevosto
Caccia : “[...] Quanto al Sig. Prevosto Caccia lo conforti anche per parte mia a sperar bene, e a
non temere neppure che la speranza abbia a restare un po’ lunga prima di riuscire a volgersi in
sicurezza. Così almeno mi disse ed il Padre Ramazzotti che vide lettera scritta dall’Arcivescovo
med.
o
da Ro a Milano per raccomandare, e sollecitare con calore la cosa, e l’Arcivescovo stesso ne
disse un cenno anche a me per cui stia certo che la cosa si tratta con ogni possibile premura, e non
sarà certamente nè abbandonato, nè non avuta sempre presente, e viva l’istanza per l’esito che si
ha per fermo dover essere favorevole. [...]” In APLeg. faldone 2, titolo I°, cart.1.2.2.,
Congregazioni Plebane, [doc.N.11]. Da questa lettera e da quella pubblicata in GF. RADICE,
Rosmini e il clero ambrosiano, op.cit., vol. 3°, pp. 228, si deduce che il Caccia fu dal 5 Agosto fino
al 23 Novembre 1849 a Leggiuno, ospite del Vicario Foraneo, Giacomo Zanzi. Sul Prevosto Carlo
Caccia già segretario del Gaisruck e che entrò a far parte dell’Istituto della Carità come segretario di
A.Rosmini cfr. C.CASTIGLIONI, Gaysruck e Romilli, op.cit., pp. 152-153 ; GF.RADICE, Rosmini
A Laveno è ancora conservata la dimora della famiglia e varie carte e documenti
appartenute al Vegezzi, custodite dai suoi discendenti,
20
sono ora di proprietà di un
privato, il geometra Paolo Bevilacqua di Laveno.
Altri documenti si conservano nell’Archivio della Parrocchia Prepositurale dei SS.
Filippo e Giacomo a Laveno e nell’Archivio della Parrocchia di Leggiuno, antica
Chiesa Plebana e Prepositurale.
e il clero ambrosiano, op.cit., vol. 3°, pp.223-245 ; L.VANZULLI, op.cit., pp. 96-99 n 28. Nel 1850
il Ramazzotti divenne Vescovo di Pavia e nel 1858 patriarca di Venezia, ove morì nel 1861. Il 24
Febbraio 1978 a Milano dal cardinale G.Colombo è stato aperto il processo ordinario in vista della
sua beatificazione. Cfr. L.VANZULLI, op.cit., pp. 174-177 e 192 n 40.
20
In primis il nipote Angelo Vegezzi, figlio del fratello Carlo. Alla morte di quest’ultimo, Giovan
Battista ne divenne co-tutore : Coll. Bevilacqua, decreto dell’ I.R.Tribunale di prima istanza civile
in Milano, 14.Dicembre 1852, [doc.N.12].
I . Lo stato della ricerca e il materiale esistente.
Non ci sono studi sistematici su G. B. Vegezzi. Esistono però contributi e
testimonianze che hanno accostato sinteticamente in tutto o in parte la figura e l’opera
di questo autore. Quelli che sono riuscito a trovare li ho suddivisi cronologicamente
in tre gruppi : l’ Ottocento, il Novecento, gli anni Novanta.
I.1. L e t e s t i m o n i a n z e d e l l’ O t t o c e n t o .
Nel primo gruppo, che racchiude i contributi dell’ Ottocento si trovano :
A) le testimonianze di don Luigi Biraghi, di cui è in corso il processo di
beatificazione, che del Vegezzi fu allievo nei Seminari di Monza e di Milano
21
e poi
collega in qualità di direttore spirituale del seminario di Porta Orientale.
Le principali testimonianze sul Vegezzi le ricavo dall’ Epistolario che il fondatore
delle Marcelline ha lasciato, ricco di dati e di avvenimenti, dall’ Epitaffio scritto in
memoria del magistro desideratissimo
22
nel 1858; e infine dall’ indagine per il suo
21
POSITIO BIRAGHI, op.cit., pp. 50-51; 55.
22
Epitaffio della lapide in memoria, ora nel Seminario di Venegono, scritto dal Biraghi su invito
del rettore Cassina. Cfr. POSITIO BIRAGHI, vol 1°, p. 51 n 31 e p. 699. Il testo latino è :
Memoriae et honori Joannis Baptistae Vegezzi, ethicae christianae studiis et magisterio domi
forisque illustre nomen merito adepti qui annis XLVI in seminario usque ad extremum impiger
docuit. Rebusq. ecclesiasticis dirimendis expediendis nescio sui praesto omnibus operam continuam
dedit. Moderatores seminarii sacerdoti optimo magistro desideratiss. pos. Decess. Non. Aug. A.
MDCCCLVIII. Annor.LXVIIII. [Traduzione: “A memoria ed onore di Giovan Battista Vegezzi che
ha meritatamente conseguito illustre nome in patria e al di fuori per gli studi e l’insegnamento di
etica cristiana, che nel seminario per 46 anni fino all’estremo insegnò con zelo. Nel dirimere e
risolvere questioni ecclesiastiche dimentico di sè, solerte per tutti operò senza sosta. I responsabili
del seminario all’ottimo sacerdote e ricercatissimo maestro posero.
Deceduto alle None di Agosto dell’Anno 1858. Ad anni 69.”]
processo di Beatificazione o Positio super virtutibus.
B) Le poche note del suo discepolo Antonio Daverio, in seguito professore di fisica e
rettore nel seminario filosofico di Monza, premesse a due opere del Vegezzi
pubblicate postume dal Daverio; per queste si veda l’introduzione, la nota numero
uno e il documento N.1.
C) Le scarne ma nuove informazioni che Cesare Cantù scrive nell’ opera : “Grande
Illustrazione del Lombardo-Veneto”, comprendenti alcune notizie sul fratello:
“Più fresca è la memoria dei fratelli Vegezzi: Carlo valente giureconsulto;
Giambattista professore di morale del seminario di Milano (1789-1858) e autore di
vari trattati teologici, morendo legava 6000 lire per la fabbrica della nuova chiesa di
Laveno, cui donò pure un calice regalatogli dall’Arcivescovo Gaisruck.”
23
23
C. CANTU’, Grande illustrazione del Lombardo-Veneto, Società A.Tranquillo Ronchi, Milano
1859, III° vol., Como e la sua provincia, p. 861. In epoca recente il calice è stato rubato. Sulle 6000
lire lasciate in legato alla Parrocchia di Laveno vedi anche L. DE AMBROGGI-G.P. ZAVATTARI,
La chiesa di S. Ambrogio in Laveno detta ‘Chiesa Nuova’, Parrocchia SS. Filippo e Giacomo,
Laveno 1990, p.9. C. Cantù (1804-1895), fu il più ascoltato divulgatore di cultura storica
dell’Ottocento italiano e letterato di successo. La sua “Storia Universale” (18 volumi, Torino 1838-
1846) fu l’opera storica certo più letta e consultata per un cinquantennio in Italia. La sua posizione
intellettuale lo vide sempre all’opposizione sia in campo culturale che politico. In un suo ampio
scritto del 1838, apparso nella “Rivista Europea”, esprime il convincimento che gli intellettuali
siano la coscienza delle nazioni, e che ad essi incomba il dovere di parlare mentre gli altri non ne
hanno il coraggio. Politicamente la sua posizione era autonomista e federativa: nel ‘48 ebbe un
atteggiamento nettamente anti piemontese, ispirato non all’ideologia democratico-repubblicana ma
all’autonomismo municipale lombardo. Eletto deputato alla Camera, nel nascente Regno d’Italia
rappresentò assieme a Vito D’Ondes Reggio l’opposizione clericale e conservatrice al nuovo Stato.
Cfr. P. LORENZETTI, op.cit., pp.74-75; M. BERENGO, Cantù Cesare, in “Dizionario Biografico
degli Italiani”, XVIII, Roma 1975, pp. 337-344.
D) L’ ampia presentazione fattane da Vincenzo De’ Vit
24
, nella sua poderosa opera:
“ Il Lago Maggiore, Stresa e le isole Borromee. Notizie storiche colle vite dei uomini
iluustri dello stesso lago ”. Il bibliotecario del Rosmini ci fa sapere tra l’altro che :
“ professò pel corso di circa quarant’anni teologia nel Seminario di Milano. Fu uomo
di acuto ingegno e di fino criterio, vivace di carattere, e ad un tempo umilissimo,
tranquillo e sommamente benefico : coprì diverse cariche nella Diocesi di Milano e fu
carissimo al Cardinal Gaisruck ed al Romilli, Arcivescovi di Milano. Quest’ultimo lo
volle anche suo compagno nel viaggio a Vienna nel 1853 per valersi de’ suoi lumi e
consigli in quelle critiche circostanze.
25
24
Vincenzo De Vit nacque a Mestrino, (Pd) il 10 Luglio 1811. A Padova compì i suoi primi studi
fra il 1824 e il 1830. Entrato nel seminario di quella città vi restò fino al 1844 come docente nel
ginnasio. Nel 1836 è sacerdote, nel 1838 si laurea in teologia all’università di Padova […]. Da
Giuseppe Furlanetto (curatore della terza edizione del Lexicon totius Latinitatis di E. Forcellini-
Patavii 1827-31, con Appendix del 1841) fu avviato agli studi di lessicografia e di epigrafia. Nel
1844 si trasferì a Rovigo come bibliotecario dell’Accademia dei Concordi, canonico della
Cattedrale e professore di sacra eloquenza nel locale seminario (1847-49). In questo periodo studiò
e illustrò manoscritti trecenteschi e preparò una silloge di iscrizioni romane del Polesine: Le antiche
lapidi romane della provincia del Polesine , Venezia 1853, che Th. Mommsen loderà assumendone i
materiali nel Corpus inscript. Latin.(V,1872, p.220). L’ amicizia con Francesco Angeleri, docente
nel ginnasio di Rovigo, lo accostava alle dottrine di A. Rosmini. Nel Novembre del 1849 entrava tra
i novizi dell’ Istituto della Carità a Stresa e accanto al Rosmini, come aiutante agli studi e
bibliotecario, egli restò fino alla morte del filosofo. Per suggerimento del Rosmini, che desiderava
celebrati i santi del territorio del Verbano, compose in questo periodo le: Notizie storiche di Stresa
colle vite dei santi e beati principali del Lago Maggiore , Casale 1854. Una copia di questa edizione
fu donata dal Prevosto di Leggiuno, Giacomo Zanzi, al Vegezzi, come risulta da una lettera di
ringraziamento di quest’ultimo datata 13 Aprile 1856, [doc.N.13]. L’edizione del 1854 venne poi
ampliata e rifusa in: Il Lago Maggiore Stresa e le isole Borromee , 4 voll., Prato 1875-78.
Cfr. D. NARDO, De Vit Vincenzo, in “Dizionario Biografico degli Italiani”, XXXIX°, Roma
1991, pp. 580-583. Vedi pure [doc.N.8c].
25
Il viaggio a Vienna inizia verso fine Marzo e termina verso fine Giugno. Il 6 Febbraio precedente
a Milano si era verificato un moto mazziniano il cui esito fu: 11 austriaci morti. La rappresaglia è
immediata: tra l’8 Febbraio e il 17 Marzo sono giustiziate 16 persone, alcune delle quali del tutto
innocenti. L’Arcivescovo, già sospettato per aver appoggiato la rivolta delle 5 Giornate nel 1848, si
trovò davanti al dilemma: tacere o dissociarsi dal moto ? Nella Pastorale del 13 Febbraio il Romilli
utilizzò però uno stile che fu giudicato di piaggeria più che di dissociazione; giudizio che invece nel
‘48 fu di ben altro tipo.Cfr. L.VANZULLI, op.cit., pp.123-127; C.CASTIGLIONI, Gaysruck e
Romilli, op.cit., pp.170-173.
Fu autore di alcuni trattati teologici molto stimati, e morendo lasciò 6000 lire in
legato per la fabbrica della nuova chiesa di Laveno, come narra il Cantù [....].
Brevi cenni biografici del Vegezzi furono pubblicati nel giornale di Milano:
“ La Bilancia ”
26
sotto il numero 90 e 93 dell’anno 1858.
Un fratelo di lui, Carlo Vegezzi, fu avvocato di molta riputazione in Milano.”
27
E) Il pamphlet “ pubblicato sotto lo pseudonimo di Demofilo Lombardo e intitolato:
“ Il Seminario di Milano e gli Oblati ”, di chiara ispirazione liberale.”
28
Questo opuscolo, studiato dall’ Apeciti che lo dice posteriore al Marzo 1862, nel
delineare la desolante situazione degli studi ecclesiastici dei seminari italiani del
tempo nota invece che il Seminario di Milano:
“ negli ultimi anni dell’Arcivescovo Gaisruck e nei primi di Romilli, di mezzo al
generale deperimento degli studi teologici in Italia, parve un istante elevarsi come
un’oasi nel deserto, [...] la letteratura indirizzata sugli ultimi lavori critici della
Germania e dell’Italia, erasi messa sulla via larga e infinitamente feconda del
26
La Bilancia, periodico trisettimanale, iniziò a Milano nel 1850. Editori erano il Duca Tomaso
Scotti e il Conte Luigi Confalonieri; il redattore era l’ing. Angelo Somazzi. Alla cessazione de “L’
Amico Cattolico” nell’ultimo numero del 1856, in data 1 Dicembre, a p. 500 il Redattore, Mons.
P.A. Ballerini, suggerisce ai lettori l’abbonamento a “La Bilancia” : “ Giornale già grandemente
benemerito non solo della civile società, ma anche della Chiesa, e che per più anni di seguito provò
la sua stretta fedeltà a tutti i principii cattolici, potea meritarsi la piena fiducia anche degli
ecclesiastici Pastori ”. Il giudizio invece che la censura dava della Bilancia non è molto lusinghiero
“ giornale politico religioso con tendenza spiegata a favore del cattolicesimo assoluto e costituito
in politica dominazione, gode quasi nessun suffragio nel pubblico, considerato essendo come
organo di idee retrograde ”. Cfr. G. FERRARI, L’origine e gli scopi de “L’ Amico Cattolico”
(1841-1856), in “i Quaderni della Brianza”, 94-95 (1994), Ediz.GR, Besana Brianza, pp.131-133.
27
V. DE VIT, Il Lago Maggiore Stresa e le isole Borromee. Notizie storiche colle vite degli uomini
illustri dello stesso Lago, Vol. 2°, p.te 1
^
, Prato 1876, pp. 449-450.
28
E. APECITI, Alcuni aspetti dell’episcopato di Luigi Nazari di Calabiana Arcivescovo di Milano
(1867-1893), Archivio Ambrosiano LXVI, NED, Milano 1992, pp. 485-486.
romanticismo.
La profonda e sana filosofia del Rosmini, fatta accessibile al più delle menti dalla
facile e infuocata comunicativa di Alessandro Pestalozza,
29
aveva entusiasmato la
gioventù, rendendola studiosa, investigatrice, seria.
Con questa larga e sicura base di filosofia, non poteva non avvantaggiarsene la
teologia, la cui parte morale spiegata dall’acutissimo Vegezzi, la parte dogmatica dal
Vitali,
30
[...] e la parte oratoria dall’eloquente Speroni, erano pei giovani elementi di
una soda e al tempo stesso splendida istruzione.”
31
Interessante nello studio dell’Apeciti anche quanto l’autore dice a proposito del
Vegezzi : “ sulle sue ‘Institutiones theologiae moralis in usum clericorum Seminarii
Mediolanensis dioecesi’ (Boniardi-Pogliani, Milano 1848) si formarono intere
generazioni di preti milanesi.”
32
F) Le note biografiche pubblicate dal giornale di Milano “ La Bilancia ”, ai numeri
90 e 93 del 1858, di cui ha parlato il De Vit.
29
Alessandro Pestalozza (1807-1871). Dopo gli studi universitari a Pavia, ove seguì i corsi di
medicina, tornò a Milano ed entrò nel seminario teologico. Fu ordinato sacerdote nel 1830 e
destinato professore di retorica nel seminario liceale di S.Pietro Martire a Seveso. Nel 1841
succedette come professore di filosofia, nel seminario filosofico di Monza, a don Nazaro Vitali,
in quell’anno conobbe il Rosmini e ne divenne amicissimo. Nel 1845 aveva pubblicato, ad uso dei
suoi alunni, degli Elementi di Filosofia di ispirazione rosminiana ed intrattenne una fitta e cordiale
corrispondenza (circa 70 lettere) con il Roveretano. Nel 1848, professore di eloquenza nel
seminario teologico di Porta Orientale, partecipò attivamente coi chierici alle 5 giornate perciò al
ritorno degli austriaci si rifugiò a Stresa presso i rosminiani. Nel 1849 rientrò a Milano ma fu
sospeso dall’insegnamento e da allora al 1857 visse ritirato nella sua casa di Arluno. Il 2 Marzo
1850 il Romilli lo nominò censore ecclesiastico. Nel 1855 assieme al Manzoni assistette il Rosmini
nella sua ultima malattia. Solo nel 1858 gli fu possibile tornare alla sua attività di insegnante. Fu
nominato docente di filosofia nel Collegio Calchi-Taeggi e nel Liceo Beccaria di Milano.Cfr.
POSITIO BIRAGHI, Vol. 1°, p. 157 n 32 ; L. VANZULLI, Bartolomeo Carlo Romilli
Arcivescovo di Milano, NED, Milano 1997, p. 101.
30
Sul Vitali e lo Speroni cfr. E. APECITI, Alcuni aspetti dell’episcopato di Luigi Nazari di
Calabiana, op.cit., p. 486 n 31.
31
Ibid., p. 486.
32
Ibid., p. 486 n 31.
Dalle ricerche da me condotte non esistono copie di tali numeri nè alla Biblioteca
Braidense, nè in quella dell’Università Cattolica di Milano; nulla neppure in quella
del Seminario di Venegono; risultato analogo hanno fornito le ricerche presso:
la Biblioteca Ambrosiana di Milano, la Biblioteca del Centro Internazionale di studi
Rosminiani di Stresa, e la Biblioteca Capitolare di Seregno.
G) La memoria contenuta nel Liber Chronicus della Parrocchia Prepositurale di SS.
Filippo e Giacomo a Laveno, ci fa conoscere altre notizie che sottolineano le
abitudini che lo legano al paese d’origine; merita di essere riportato il seguente :
“ Qui veniva (a Laveno ndr) a riposarsi della diuturna scuola del Seminario Teologico
di Milano. E come era uso di quei tempi ne’ quali più si viveva fra natura e
campagna, le vacanze sue ricreava colla caccia al roccolo e bressanella.”
33
Un’ osservazione apparentemente come tante ma che dal confronto con altri
documenti, sia dell’Archivio Parrocchiale sia della collezione Bevilacqua, non rivela
solo uno svago ma un vero interesse naturalistico corredato da disegni a matita di
soggetto ornitologico
34
che, se sono suoi, dimostrano uno spiccato senso di
osservazione e di studio della natura.
Un passatempo che è anche indagine e ricerca della realtà attraverso gli animali e le
piante; come pure testimonia nella Coll. Bevilacqua un’ esemplare del: “Catechismo
33
APL, Memorie Storiche, cart. 1, fasc. 2, Liber chronicus 1574-1932, anno 1858, p. 36;
APL, fondo Vegezzi, cart .3/A, licenza di caccia, rilasciata a Milano, 11 Luglio 1858:
‘Genere di caccia con Roccolo e [...] in territorio di Cerro’. Un’altra licenza del 1854, che è
nella cart. 53, fasc. 41, specifica meglio la zona : ‘nella zona di Chiso in territorio di Cerro’.
34
APL, fondo Vegezzi, cart.4, Piccolo quaderno con disegni a soggetto ornitologico, anno 1839.
Agrario” del Dott. Ciro Pollini,
35
appartenuto come recita la scritta a mano nel
risguardo di copertina, a “Vegezzi Gio.Batta.”.
Del tempo delle vacanze risultano documentati non solo gli svaghi ma anche attività
più strettamente pastorali come la richiesta, nel 1855, della “Deputazione
Amministrativa del Comune di Laveno […]: se sia disposto a formar parte di questa
Commissione Comunale di Sanità […]”,
36
istituita in vista dell’epidemia di colera
Morbus che dal 1854 flagellava la Lombardia.
Nella diocesi di Milano l’infezione imperversò più nelle campagne che nella città
vera e propria terminando nel Novembre del 1855. Purtroppo nell’attuale Archivio
Comunale di Laveno non sono riuscito a reperire alcun documento in merito.
Fin quì le testimonianze che conosco risalenti allo scorso secolo.
35
Società Tipografica Editrice, Verona 1821, 488 pp.
36
APL, fondo Vegezzi, cart.3, fasc. 6, lettera della Deputazione Amministrativa del Comune di
Laveno , prot. n° 304, 26.Agosto 1855, [doc.N.14].
I.2. L e t e s t i m o n i a n z e d e l N o v e c e n t o .
Il secondo gruppo comprende gli autori del Novecento, eccettuati gli studi più ampi e
recenti che si trovano inclusi nel successivo paragrafo. Tra quelli del Novecento
posso annoverare in ordine di tempo:
A) il teologo gesuita, professore dell’ Università di Innsbruck, Heinrich Hurter che
nel 1911, dando alle stampe la terza edizione della sua voluminosa opera dal titolo:
“Nomenclator Literarius Theologiae Catholicae”, include il Vegezzi tra gli autori di
teologia morale.
37
B) Carlo Castiglioni, Dottore della Biblioteca Ambrosiana, ne parla nel suo storico
saggio : “ Gaysruck e Romilli, Arcivescovi di Milano ”.
Il suo contributo seppure modesto di entità ha il merito, innanzitutto di non averlo
dimenticato, poi di inquadrare il Vegezzi in almeno due dei settori della sua
37
H.HURTER, Nomenclator Literarius Theologiae Catholicae, Tomus V, Editio Tertia, Oeniponte
[Innsbruck] 1911, col. 1381 : “ Jo. B. Vegezzi, congr.[-egationis] Obl.[-atorum] ss.[-ancti] Ambrosii
et Caroli a.[-nnos] 46 theologiae moralis in seminario mediolanensi professor concinnavit
INSTITUTIONES THEOLOGIAE MORALIS, Mediolani 1849-50, t.[-omorum] 4 ; DE INJURIIS
tr.[-actatum] prodiit ex ejus schedis accurante discipulo A. Daverio, ib.[-idem] 1868. Operam suam
contulit ad ed.[-itionem] fasciculorum L’Amico Catholico. Obiit 1858 meruitque epitaphium :
Nescio sui praesto omnibus”[traduzione : Giovan Battista Vegezzi, della Congregazione degli
Oblati dei Santi Ambrogio e Carlo. Per 46 anni professore di teologia morale nel seminario
milanese, compose le Istituzioni di Teologia Morale, 4 tomi, Milano 1849-50; a cura del discepolo
Antonio Daverio nel 1868, si trasse dagli appunti di lui il trattato De Iniuriis. Collaborò all’
edizione dei fascicoli ‘L’ Amico Cattolico’. Morì nel 1858 e meritò l’epigrafe: ‘Dimentico di sè,
solerte per tutti’.]
multiforme attività: il Seminario di S. Pietro a Seveso (1819);
38
la riforma della
disciplina diocesana a proposito dei casi di coscienza (1841), la cui assoluzione
sacramentale è riservata all’Arcivescovo.
39
Giova qui riportare quanto scrive il Castiglioni in merito:
“[...] Nel 1841 il Card. Gaisruck rivedeva la disciplina diocesana a proposito dei casi
di coscienza, la cui assoluzione nel Sacramento della Penitenza viene riservata alla
giurisdizione diretta dell’ Ordinario.
40
38
C. CASTIGLIONI, Gaisruck e Romilli Arcivescovi di Milano, Editrice Ancora, Milano 1938,
pp.37 e 101.
39
Per Caso riservato s’intendeva, una fattispecie determinata di peccato, l’assoluzione del quale
era riservata ad un’autorità superiore, che limitava in tal modo la facoltà di assolvere delle autorità
inferiori. Nel diritto canonico la ‘riserva’ (reservatio) propriamente è la limitazione o anche la
negazione di una potestà o facoltà propria di un’autorità inferiore a favore della sua attribuzione
esclusiva ad un’autorità superiore che, normalmente è autore della riserva. Gli ambiti in cui opera
sono: 1) la potestà di dispensa: i vescovi diocesani possono dispensare da tutte le leggi disciplinari,
la cui dispensa non sia riservata alla Sede Apostolica o ad altra autorità; 2) il diritto penale
canonico: gli Ordinari possono rimettere quelle pene canoniche che non siano riservate alla Sede
Apostolica, o riserva delle censure .Perciò la riserva della remissione di una pena, che comporta
l’esclusione dalla celebrazione dei sacramenti, implica indirettamente la riserva di assoluzione del
peccato. Cfr. G.CANOBBIO, Piccolo Lessico di Teologia, Morcelliana, Brescia 1989, pp.68 e 308.
40
I casi riservati hanno trovato codificazione nel Concilio di Trento, Sessio XIV, 25 Nov.1551,
Doctrina de paenitentiae, cap.7 De casuum reservatione, DH.1686-1688. Ha avuto una precisa parte
nel Codex Iuris Canonici del 15 Settembre 1917, Lib. III., Pars I., Titulus IV., Caput II., De
reservationi peccatorum, Can. 893-900. Il Codex Iuris Canonici, promulgato il 25 Gennaio 1983,
non prevede alcun caso riservato nè la stessa prassi della riserva, tuttavia la normativa precedente, o
meglio la sua ratio [“ragione”] è recuperata tramite la riserva delle censure. Nel corso del 1997 la
categoria di peccato ‘riservato’ è stata usata nella “Nota pastorale” che l’Arcivescovo di Reggio
Calabria, Mons. Vittorio Mondello, ha inviato al clero dell’Arcidiocesi. In essa si proibisce ai
sacerdoti di assolvere qualcuno dai peccati di usura, tangente, estorsione senza il permesso del
Vescovo.Cfr. “JESUS. Mensile di cultura e attualità religiosa”, 8 (1997), Periodici S.Paolo, Alba
(Cuneo), p.27. Sul tema vescovo-disciplina locale cfr. E. CORECCO, Il vescovo capo della Chiesa
locale protettore e promotore della disciplina locale, in “Concilium” 4 (1968) 8, pp. 106-121;
sul potere di giurisdizione del vescovo E. CORECCO, L’origine del potere di giurisdizione
episcopale. Aspetti storico-giuridici e metodologico-sistematici della questione, in “La Scuola
Cattolica. Rivista teologica del Seminario arcivescovile di Milano”, genn.-febb. (1968), pp.3-42.
41
Coll.Bevilacqua, documento a stampa: TABELLA CASUUM RESERVATORUM in dioecesi
Mediolanensi, Mediol. Ex Nostro Palat. Archiep. die secunda Januarii MDCCCXLI, [doc.N.15].