4
trasformazione della risorsa acqua in motivo di conflitto, sebbene gi� negli
anni sessanta fosse stata avanzata l'ipotesi di una "guerra per l'acqua"
3
.
Questo genere di riflessioni discendevano direttamente dalle discussioni sui
limiti dello sviluppo, dal momento che si cominci� a valutare l'incidenza di
alcuni fattori umani sull'equilibrio delle risorse rinnovabili.
Nel caso delle risorse idriche, i due fattori di maggior preoccupazione
furono identificati nella crescita demografica, e quindi nella futura domanda
d'acqua, e nei modelli di sviluppo che, per la quantit� d'acqua di cui
necessitavano, e per l'uso che di questa facevano, risultavano essere non
sostenibili. La conclusione fu che ci si sarebbe presto trovati a schierare gli
eserciti per il controllo delle acque.
4
Questi timori furono amplificati nei primi anni novanta, dalle dichiarazioni
di Boutros Ghali, allora Segretario delle nazioni Unite, e trovarono terreno
fertile: nell'attenzione sempre maggiore con cui in questi anni si guardava
allo stato del pianeta e alle politiche rispettose dell'ambiente; negli allarmi
sull'effetto serra e sul riscaldamento del globo che sembrano avere come
prima vittima designata proprio l'acqua.
L'attenzione data alla "questione acqua" discende dall'esplosione dei bisogni
registrata negli anni 70 ed 80, dall'espansione massiccia dell'agricoltura
irrigua, dalla crescita demografica; in questi anni, escludendo qualche voce
fuori dal coro
4
, sono in molti a leggere la risorsa acqua come un elemento
dichiaratamente geopolitico e a presentare accostati acqua e conflitto,
insistendo sul ruolo di stabilit� o viceversa di squilibrio che la risorsa
giocher� nei prossimi anni
5
.
3
Gi� negli anni sessanta la Revue politique et parlamentaire titolava: "La bataille de l'eau
se pr�pare au Moyen Orient"
4
B. Hoffman, "Hydro Paranoia and its Myths", Orient, n.39, 1998
5
Vedi: C. Chesnot, La bataille de l'eau au Proche-Orient, L'Harmattan, Parigi 1993;
J. Bullock & A. Darwish, Water Wars: Coming conflicts in the Middle East, Victor
Gollanez, Londra 1993;
N. Beschorner, Water and instability in the Middle East, Londra, International Institute for
strategic studies, 1992.
5
In particolare in molti concordavano nell'identificare come a rischio l'area
medio orientale, e nello specifico i tre grandi bacini fluviali presenti in
quest'area geografica: il Giordano, il Nilo, il bacino Tigri - Eufrate.
Qui pi� che altrove infatti l'acqua sembra pronta a giocare il ruolo di fattore
conflittuale che le � stato assegnato; qui esistono infatti le prerogative per
una veloce crescita della domanda e un altrettanto veloce diminuzione
dell'offerta; qui la dimensione nazionale del problema acqua sembra pronta
a cedere il passo alla dimensione internazionale.
Quello che viene qui indicato "il caso turco siriano" � stato scelto come
campo di analisi per diversi motivi. Intanto, parlando delle acque
dell'Eufrate, pomo della discordia fra i due paesi in questione, ci si
confronta con una realt� che non � di imminente scarsit�, come nel caso del
Giordano, ma appare piuttosto discendente da uno squilibrio nella
possibilit� di intervento che i due paesi dimostrano di avere sul fiume in
questione. In secondo luogo attraverso l'analisi di questo caso pu� essere
posto l'accento, con relativa immediatezza, sul passaggio della risorsa idrica
da quello che pu� essere definito "insieme delle risorse" al pi� vasto insieme
dei "motivi di conflitto"; inoltre era evidente il superamento della
dimensione nazionale ed il passaggio alla dimensione internazionale.
Il "caso turco siriano" rivela pienamente il possibile uso strategico che
l'acqua pu� assumere in determinate situazioni, presentandosi pienamente
nella sua duplice funzione di (possibile) "motivo di conflitto" e di "arma nel
conflitto".
Infine nel caso in questione l'acqua, in tutte le sue accezioni, si prestava ad
essere una chiave di lettura privilegiata per la comprensione dell'evoluzione
dei rapporti turco siriani negli ultimi sedici anni.
6
Come si vedr�, le risorse idriche ed il loro possesso ed utilizzo hanno
sempre avuto un peso nei rapporti fra questi due paesi, ma � con l'ideazione
e l'inizio dei lavori del GAP che l'acqua sembra essere divenuta uno dei
6
Dal 1984, anno in cui fu ufficialmente varato il GAP.
6
maggiori elementi di contrasto fra Siria e Turchia. Un progetto di sviluppo
nazionale diviene, agendo su una risorsa comune la cui prerogativa � la
mobilit�, elemento di rischio reale per un paese a valle.
Proprio dal GAP si � partiti nell'analisi dei rapporti turco siriani, cercando di
comprendere se e quanto i rapporti fra i due Stati fossero stati influenzati dal
proseguimento dei lavori e cercando di individuare il ruolo strategico, di
motivo o di arma conflittuale, dell'acqua.
Solitamente analizzando il bacino Tigri Eufrate vengono citati tre attori
principali Turchia - Siria ed Iraq; inizialmente questa consuetudine avrebbe
dovuto essere rispettata, in realt�, per motivi di tempo e di reperimento
materiali si � optato per una semplificazione del lavoro, introducendo alcune
riflessioni sul ruolo dell'Iraq solo quando necessario.
Data la contemporaneit� dell'argomento trattato, nella raccolta del materiale
sono stati privilegiati i testi pi� recenti, le pubblicazioni degli ultimi anni, e
soprattutto la documentazione rintracciabile su Internet. A testimonianza del
grande interesse che sembra suscitare l'argomento acqua , numerosissimi
sono gli articoli apparsi sulle pi� diverse pubblicazioni, in particolar modo
in quelle centrate sul medio oriente. Questo materiale � stato di grande
utilit� in quanto ha reso possibile l'analisi in progress della situazione in
esame.
Alla ricerca bibliografica � stata affiancata quella sul campo recandosi in
Siria.
La visita in Siria verr� ampiamente descritta nei capitoli finali, ora � d'uopo
una specifica. L'aver avuto accesso ad informazioni di parte siriana, ma non
aver avuto modo di sentire la controparte turca pu� aver condotto ad una
interpretazione "filo siriana" della contesa in atto per il possesso e la
gestione delle risorse idriche comuni fra i due paesi in analisi; d'altronde le
informazioni raccolte in Siria si sono rivelate preziose per il completamento
di questo lavoro.
La tesi si compone di 5 capitoli cui si aggiungono le conclusioni finali.
7
Nel primo capitolo verr� presentato un panorama della situazione idrica
mondiale, prestando particolare attenzione ai paesi arabi o pi� in generale
all'area MENA (medio oriente e nord Africa), ed una veloce analisi della
difficile situazione creatasi intorno alle acque del Giordano e del Nilo.
Nel secondo capitolo viene preso in esame il GAP e parallelamente vengono
presentati i maggiori progetti idrici siriani, con particolare attenzione a
quelli che interessano le acque dell'Eufrate.
Il terzo capitolo indaga invece la politica delle acque turca e quella siriana,
confrontate con i termini legali internazionali sviluppati dalla comunit�
internazionale per risolvere o quantomeno contenere le dispute sulle acque
internazionali.
Il quarto capitolo presenta la cronologia e l'analisi dei momenti di maggior
tensione occorsi fra Turchia e Siria relativamente alle acque dell'Eufrate;
contemporaneamente si tenta di individuare l'incidenza, non
immediatamente palese, della "questione acqua" in situazioni
apparentemente indipendenti da essa.
Il quinto capitolo infine � un resoconto del viaggio in Siria; grazie alle
informazioni qui raccolte � stato possibile completare il quadro della
situazione esistente fra la Siria stessa e la Turchia.
Nelle conclusioni si tenta infine di rispondere alla domanda che ha dato il
via a questo lavoro: � l'acqua motivo di conflitto nel "caso turco siriano"?
8
Ringraziamenti
Desidero ringraziare il Prof. A. Tarozzi ed il Dott. M. Giovagnoli per la
disponibilit� e l'aiuto resomi nella compilazione di questa tesi.
Ringrazio inoltre la Prof. B.M.Scarcia ed il Prof. Pellitteri per l'impegno con
cui hanno agevolato e reso piacevole la mia permanenza in Siria
9
1
o
Capitolo
L'acqua, una risorsa rinnovabile soggetta a scarsit�
Per quale motivo l�acqua, da elemento appartenente all�insieme delle risorse
� passato a quell�insieme comprendente invece i � motivi conflittuali�?
A questa domanda ne va giustapposta immediatamente un�altra: � l�acqua
un motivo di conflitto?
Ismail Seregeldin, vice presidente della World Bank, in una riunione
tenutasi a Stoccolma nel 1995, dichiar� che:
� La disponibilit� d�acqua, piuttosto che di terra, sar� il limite maggiore alla
produzione agricola in numerose aree del mondo.�
1
Ma Seregeldin si � spinto oltre, arrivando a dire, affermazione poi ripresa
da Butros Ghali, che "Molte delle guerre di questo secolo sono state per il
petrolio, le guerre del prossimo secolo saranno per l�acqua�
2
. Questa
dichiarazione, che ha dato il via alle successive elaborazioni concettuali,
ricalca in qualche modo gli studi condotti negli anni settanta ed ottanta, in
cui si presentava la possibilit� di conflitti discendenti dal desiderio di
impossessarsi delle risorse naturali di altri Paesi. In questo senso �
emblematico il caso del petrolio, considerato per anni come possibile causa
di conflitto. L�acqua, risorsa naturale, � stata parificata alle altre risorse,
storicamente portatrici di tensione, se non di conflitto. Questa parificazione
contiene per� un errore notevole: non applica infatti un distinguo, che �
invece fondamentale, fra risorse non - rinnovabili, cui appartiene ad
esempio il petrolio, e risorse rinnovabili, cui appartiene invece l�acqua. Se �
vero che molte guerre hanno avuto come motivo principale la conquista
delle risorse non - rinnovabili, non c�� invece, storicamente, traccia di
guerre avvenute unicamente per la conquista di risorse rinnovabili. Secondo
1
K.H. Butts, "The strategic Importance of Water", Parameters, vol.XXVII, n.1, 1997,
pag.65
2
Ibidem
10
alcuni, una guerra esclusivamente motivata dalla volont� di possesso delle
risorse naturali, non ha motivo d'essere, e solitamente si giustifica questa
asserzione spiegando che la differenza fra risorse non - rinnovabili e risorse
rinnovabili consta fondamentalmente nella loro possibilit� d'impiego,
immediato nel primo caso, non altrettanto nel secondo.
Tuttavia l�acqua sembra costituire l�eccezione che conferma la regola; il 40
% della popolazione mondiale vive in quei 250 bacini idrici comuni a pi�
Stati, e la dipendenza dallo stesso fiume o bacino rappresenta la situazione
pi� esplosiva, o comunque pi� suscettibile di tramutarsi in conflitto, allorch�
le riserve idriche si rivelino insufficienti a soddisfare i bisogni dei
beneficiari della stessa fonte di approvvigionamento. Dunque il primo
elemento necessario perch� l'acqua possa fare quel salto di qualit�, passando
dall'insieme delle risorse all'insieme dei motivi conflittuali, � che essa sia
soggetta a scarsit�. Ma "scarsit�", nel caso della risorsa acqua, non ha un
unico significato: questo termine assume infatti una valenza non solo
quantitativa, ma parimenti qualitativa. La scarsit�, dipendente da molteplici
fattori, pu� presentarsi quindi sotto diverse forme. Va sottolineato infatti che
i molteplici problemi relativi all'acqua non sono riconducibili ad un'unica
tipologia di situazioni
3
:
• Situazioni in cui vi � carenza d'acqua in assoluto: � il caso per esempio
dell'Africa sub - sahariana e del Maghreb
• Situazioni in cui, a fronte di poca acqua disponibile, vi sono risorse
potenziali ancora inutilizzate (� il caso dell'America Latina)
• Situazioni in cui il problema principale � dato dalla contemporanea
cattiva distribuzione dell'acqua tra la popolazione e dal difficile accesso alla
risorsa stessa ( ad esempio nel rapporto citt� - campagna)
• Situazioni in cui l'inadeguata distribuzione � relativa agli usi alternativi
(civili, agricoli, industriali, energetici)
3
R. Pasca, M. Zupi, "Povert� e condizioni per lo sviluppo", Politica internazionale, n.6,
1997, pag.127
11
• Situazioni in cui vi � spreco e cattiva gestione dell'acqua in termini di
sviluppo sostenibile della risorsa ( fenomeno che accomuna i Pvs ed i paesi
industrializzati).
L'acqua � una risorsa rinnovabile soggetta a scarsit�, laddove la scarsit�
significa non solo reale mancanza, ma anche l'impossibilit� di utilizzare la
risorsa. Lo squilibrio tra domanda ed offerta, che � indicatore della scarsit�,
� solo in parte attribuibile a fenomeni quali le scarse precipitazioni, l'alto
livello di evapotraspirazione, o la pressione demografica. Infatti, spesso, tali
fenomeni sono amplificati da altri, quali cattiva gestione, inquinamento,
sprechi, inadeguatezza dei sistemi di tariffazione, mancanza di
infrastrutture, assenza di politiche idriche ed ambientali in grado di arginare
il degrado quanti - qualitativo delle fonti di approvvigionamento, incapacit�
o indifferenza a una politica di allocazione delle risorse comuni. Proprio per
l'interdipendenza dei vari fattori che concorrono a determinare una
situazione di scarsit�, risulta difficile esporre separatamente le cause che
concorrono a determinare questa situazione di penuria; sebbene venga qui di
seguito presentata una veloce analisi di tali fattori, trattati per motivi di
chiarezza in maniera separata, non va dimenticato che essi si presentano
spesso strettamente correlati, di modo che � difficile attribuire all'una o
all'altra categoria (fattori naturali - e fattori esplicitamente dipendenti da
cattiva gestione) la responsabilit� della penuria o della scarsit�.
Direttamente discendente dalla scarsit� � il valore economico, o quanto
meno mutuale, che la risorsa acqua assume; nell'analisi dei rapporti turco
siriani, che costituisce il nucleo del presente lavoro, avremo modo di vedere
come la possibilit� che si crei un " mercato dell'acqua " sia uno dei motivi
di maggiore preoccupazione e timore, e come il valore mutuale della risorsa
idrica sia gi� un dato di fatto.
12
1.1 La dimensione della scarsit�
Solitamente si tende a considerare un paese come soggetto a stress idrico e a
ristrettezze idriche quando l'offerta idrica annua pro capite � compresa fra i
1.000 ed i 2.000 m
3
; questa classificazione fu proposta dall'idrologa svedese
Malin Falkenmark, che distinse quattro categorie valide a quantificare la
disponibilit� idrica:
1 Paesi ricchi d'acqua: meno di 100 persone per un milione di metri cubi
d'acqua
2 Paesi con problemi idrici: dai 101 a 500 persone per un milione di metri
cubi d'acqua
3 Paesi in ristrettezze idriche ( water stress): da 501 a 1.000 persone per un
milione di metri cubi d'acqua.
4 Paesi soggetti a scarsit� (water scarcity): pi� di mille persone per un
milione di metri cubi d'acqua.
In termini di vulnerabilit� queste categorie sono considerate rispettivamente
come: non vulnerabili - marginalmente vulnerabili - vulnerabili -
estremamente vulnerabili.
Altrettanto valida � la classificazione proposta dalla Banca Mondiale,
secondo la quale un paese � sottoposto a scarsit� quando le risorse idriche di
esso sono inferiori ai 1.000 - 1.600 m
3
pro capite annui: in presenza di una
quantit� d'acqua inferiore a questa, diviene estremamente difficile
perseguire lo sviluppo di tutti i settori dell'economia. Ovviamente,
particolarmente critica appare la produzione alimentare; � stato calcolato
infatti che per produrre una quantit� di cibo equivalente a 2.700
Kcal/persona al giorno, di cui l'85 % costituita da alimenti vegetariani e il
resto di carne, sono necessari 1.600 m
3
d'acqua all'anno per persona
4
.
4
J.Lundqvist, "La dimensione della scarsit�", Politica internazionale, n.6, 1997, pag.115
13
Rispetto alla soglia fissata dalla Banca Mondiale molte aree risultano
deficitarie: l'area sub sahariana, il Medio Oriente, la Penisola araba, il
Maghreb. Fra queste diverse regioni quella africana � senza dubbio il
continente pi� a rischio. Dall'inizio degli anni 90, nove paesi africani
(Algeria, Botswana, Burundi, Egitto, Kenya, Libia, Mauritania, Rwanda,
Tunisia) hanno un offerta pro capite di acqua rinnovabile inferiore ai 1.000
m
3
/annui
5
.
Fattori naturali
Le previsioni sulla disponibilit� idrica futura, in molte zone del mondo, sono
tutt'altro che rosee. I previsti mutamenti climatici, sebbene sia estremamente
difficile se non impossibile prevedere esattamente quanto e come essi
influiranno sulla quantit� e sulla qualit� della risorsa acqua, lasciano
presagire un futuro di scarsit� sempre pi� accentuata, e permettono una
prima identificazione delle aree che per prime dovranno fare fronte ad una
situazione di scarsit� cronica. Sinteticamente si pu� dire che gli
scenari climatici del futuro comportano una sostanziale modificazione del
ciclo dell'acqua; il cambiamento globale modificherebbe sia la distribuzione
delle risorse idriche nell'arco delle stagioni, sia i tassi di precipitazione e di
deflusso che alimentano i corpi idrici (fiumi, laghi, acquiferi). Poich� questi
cambiamenti sono in grado di produrre apprezzabili effetti sulla
disponibilit� delle risorse idriche, essi prefigurano un notevole impatto socio
economico. Tuttavia occorre ricordare ancora una volta che le attuali
previsioni sulle interazioni tra clima e ciclo idrologico sono soggette a
margini di incertezza molto ampi, che impongono la massima cautela
nell'interpretazione dei risultati. Tra i diversi effetti idrologici, l'impatto del
cambiamento climatico sulla disponibilit� idrica � forse il pi� atteso: esso si
manifesta infatti su una scala temporale direttamente confrontabile con le
quotidiane e stagionali esigenze delle attivit� dell'uomo, senza dimenticare
che l'alterazione del ciclo dell'acqua implica anche alcune importanti
5
R.Pasca, M.Zupi, cit. pag.123
14
conseguenze sul rischio idrogeologico, per sua natura legato alla
eccezionalit� e quindi meno direttamente percepibile dall'uomo. Allo stato
attuale le zone aride, dove la scarsit� d'acqua � imputabile principalmente
alla quasi totale assenza di precipitazioni, coprono circa il 30 % delle terre
emerse, e si collocano tanto in aree temperate quanto in aree tropicali. Tre
zone al mondo presentano un'alta incidenza di aridit�, e sono: l'Africa, il
Medio Oriente e l'Asia centro meridionale. Ad esse possono affiancarsi, pur
essendo il fenomeno pi� contenuto, la California, l'Arizona, il Colorado per
quanto concerne il Nord America; limitate aree del Sud America, ai piedi
delle Ande; l'area centro settentrionale dell'Australia. Al clima arido si
accompagnano sovente i fenomeni di siccit�. La siccit� � in queste aree un
fenomeno naturale, ma qualora si prolunghi o si ripeta con incidenza
superiore alla norma pu� provocare situazioni di scarsit� idrica.
Fattori dipendenti da attività umane
Al rischio di un abbassamento della disponibilit� idrica dovuto a fenomeni
climatici si collega direttamente la considerazione che la disponibilit� idrica
pro capite pone un limite strutturale al numero di abitanti che una certa
regione pu� accogliere nel contesto di una determinata organizzazione
sociale. In poche parole, alla scarsit� come prodotto di effetti fisici si
collega immediatamente l'influenza che ha sulla scarsit� la crescita
demografica. Anche escludendo la possibilit� di cambiamenti climatici
epocali, la sola pressione demografica potrebbe risultare sufficiente a far
precipitare alcune regioni del mondo in situazioni di stress idrico. Proprio
guardando ad essa risulta ancora una volta evidente quanto influiscano sul
rischio di scarsit� i criteri gestionali delle risorse idriche. Israele ad esempio,
potendosi dotare di tecnologie innovative e quindi di criteri allocativi
migliori, di sistemi di depurazione e di riutilizzo delle acque, pu�
permettersi di accogliere duemila abitanti per milione di metri cubi all'anno
di disponibilit� idrica, vale a dire che accetta una soglia di 500 metri cubi
annui pro capite quando solitamente una disponibilit� minore di 1000 metri
cubi annui � considerata indice di grave scarsit�.
15
La domanda idrica � condizionata primariamente dalla crescita della
popolazione mondiale, che se nel 1950 era stimata intorno ai 2,5 miliardi �
cresciuta fino agli attuali 5,8 miliardi; occorre sottolineare che l'impulso
alla crescita demografica � maggiore proprio in quelle regioni del mondo
sottoposte a carenza idrica. Un esempio ci viene dalla situazione dei Paesi
arabi: I ventuno paesi della Lega Araba occupano il 9,2 % della superficie
terrestre dispongono per� soltanto dello 0,4 % delle risorse idriche
mondiali.
Il 40 % del loro territorio � desertica e un'uguale percentuale � considerata
semidesertica . Il 67 % del loro territorio riceve precipitazioni che non
superano i 100 mm all'anno ( solo il 15 % del territorio riceve precipitazioni
che superano i 300 mm annui). Catene di montagne precludono l'ingresso
alle perturbazioni (basti pensare alla alta piovosit� che si registra in Libano
confrontata a quella scarsissima che si registra nella confinante Giordania).
L'alta temperatura produce un'elevata evaporazione che non soltanto
consuma l'acqua, ma contribuisce alla salinit� di quella rimasta
6
Eppure proprio tali Paesi presentano una crescita demografica superiore a
quella dei Paesi sviluppati ( 1,9 % all'anno). Quelli fra essi che sembrano
essere indirizzati verso una diminuzione della natalit�, come il Libano o
l'Egitto, si situano ancora sopra questa media, con tassi intorno al 2,5 %.
Altri continuano a detenere i record mondiali con tassi superiori ad un 4
% che determina il raddoppiamento della popolazione in un arco di tempo di
18 anni. Fra essi un ruolo trainante hanno i paesi esportatori di petrolio: il
potere di acquisto si � infatti qui accresciuto rapidamente, permettendo agli
Stati e alle singole famiglie di accedere in massa alle cure sanitarie, sotto
forma di strutture ospedaliere, di medicina preventiva e curativa,
garantendosi inoltre un maggior equilibrio nell'alimentazione. Il risultato �
stato un repentino abbassamento del tasso di mortalit�, mentre la ricchezza
accumulata grazie al petrolio ha permesso la realizzazione di alcuni
obbiettivi tradizionali, tra i quali indubbiamente la famiglia numerosa.
Sebbene la disponibilit� economica dei paesi ricchi di petrolio garantisca ad
6
V.Strika, "Il problema idrico nel mondo arabo", Paesi Arabi, 1998, pag.2
16
essi la possibilit� di ricorrere a fonti di approvvigionamento non
convenzionali (o alternative) come la desalinazione o l'importazione di
"acqua virtuale", non va sottovalutato che, al prezzo attuale del petrolio,
verso il 2005 questi paesi dovranno investire circa 1/5 delle loro entrate
petrolifere per la desalinazione.
Alla pressione demografica si accompagna, nel creare situazioni di scarsit�,
un uso non sostenibile della risorsa. In molti pensano infatti che una
migliore gestione delle risorse idriche potrebbe mitigare notevolmente la
scarsit� della risorsa acqua, e spogliarla quindi di quel risvolto conflittuale
che � andata assumendo negli ultimi anni. Utilizzare razionalmente le
risorse idriche � un imperativo sempre pi� evidente, e comprende
accorgimenti che spaziano dall'educazione della popolazione alla gestione
tecnica e politica della risorsa. Non � sufficiente evitare l'uso eccessivo
delle acque, ma occorre anche utilizzare al meglio quelle di cui si dispone.
E' sempre pi� evidente che l'acqua non pu� essere considerata un bene
inesauribile, che � necessario, nei paesi che muoiono di sete, ma non solo in
questi, individuare un ordine di priorit� in base al quale attivit� e settori
diversi possano attingere alle risorse idriche. E difatti una prima
considerazione riguarda la difficolt� di elaborare sistemi allocativi, sia
interni ad uno Stato, sia internazionali. Un errata allocazione interna pu�
infatti influenzare sia l'equilibrio interno ad uno Stato, sia pregiudicare la
sopravvivenza di un altro Stato, a valle del primo, che si rifornisce dalla
stessa riserva idrica (� il caso dei fiumi internazionali). Per ovviare al primo
di questi due effetti deleteri di una scorretta allocazione sono necessarie
politiche idriche pubbliche funzionali e attente, mentre per evitare la
seconda possibilit�, pericolosa perch� capace di tramutarsi in atteggiamento
predatorio e quindi conflittuale , sono necessarie precise normative
internazionali.
Costruire una politica idrica basata sull'intervento pubblico sembra essere
una necessit� dettata dalle stesse caratteristiche fisiche dell'acqua che
sconsigliano di lasciare in mano al mercato privato le transazioni e la
17
distribuzione delle risorse idriche. Perch� possa infatti svilupparsi un
mercato privato capace di utilizzare al meglio una risorsa sono necessari
alcuni requisiti che nel caso dell'acqua non sussistono: uno � la certezza dei
diritti di propriet�, a cui l'acqua, in virt� ad esempio della sua mobilit�, non
sembra poter rispondere; un altro elemento che sembra impedire una
gestione privata della risorsa acqua � la tendenza delle economie di scala
che caratterizzano i sistemi di stoccaggio e distribuzione di questa stessa
risorsa: tali attivit� assumono spesso le caratteristiche di monopolio
naturale, eliminando in tal modo l'aspetto competitivo che � invece
necessario affinch� si raggiunga l'efficienza allocativa. L'intervento
pubblico sembra essere allora necessario, e, solitamente si presenta come
propriet� e gestione pubblica, come sola propriet� (affidando in parte o
completamente la gestione al settore privato), o attraverso l'introduzione di
vincoli e norme capaci di regolamentare gli usi privati e l'esercizio di
eventuali diritti di propriet�. L'intervento pubblico dovrebbe evitare da un
lato la manifestazione di un uso economicamente anarchico, discendente
dalla mancanza dei diritti di propriet�, della risorsa; dall'altro dovrebbe
impedire che l'esercizio dei diritti di propriet� si tramuti in comportamenti
inefficienti e non attenti al valore socio economico della risorsa.
Tuttavia l'intervento pubblico, a dispetto di quanto detto fin ora, si � spesso
rivelato non solo incapace di correggere gli errori e le mancanze del mercato
privato, ma ha spesso introdotto altri elementi di inefficienza.
Uno degli errori pi� comuni riscontrabili negli interventi pubblici �
indubbiamente costituito dall'inadeguatezza delle tariffe pubbliche. Spesso,
infatti, le tariffe applicate non solo non rispondono al valore complessivo
dell'acqua, ma non coprono neanche il costo di distribuzione. Questo
squilibrio � particolarmente evidente nei Paesi in via di sviluppo, e
specificatamente nel settore agricolo; nei paesi a basso reddito gli agricoltori
pagano raramente pi� del 10 % del costo di distribuzione.