9
accedere a un piano di risparmio con bassa contribuzione mensile, a costi non
disincentivanti.
Il nostro ordinamento si � orientato verso il regime di contribuzione definita quale
sistema prevalente. In un tale sistema, l�ammontare della pensione � funzione del
rendimento netto: la sola bussola che deve guidare le scelte del fondo � allora la
massimizzazione del rendimento netto. Gli altri obiettivi che possono ritenersi desiderabili
per il Paese (quali ad esempio la rivitalizzazione dei mercati finanziari e un pi� facile
accesso al capitale di rischio per l�impresa italiana) potranno essere conseguenze positive
dello sviluppo dei fondi pensione, ma non sono l�obiettivo che si � dato il legislatore.
Se l�obiettivo dei fondi pensione � allora quello di garantire al lavoratore/aderente la
pi� alta integrazione possibile alla propria pensione statale, e quindi il rendimento �
l�obiettivo fondamentale del fondo, ne consegue che la gestione finanziaria � l�aspetto pi�
critico: la delicatezza di questa missione impone, da parte dei gestori, l�acquisizione di un
know how in grado di orientare le scelte gestionali del fondo a criteri di efficienza e
trasparenza.
Anche la gestione commerciale rappresenta un fattore cruciale per lo sviluppo della
previdenza integrativa: il fondo pensione non deve rappresentare solo un�occasione di
vendita, ma anche un momento di discussione con il contribuente in merito alla sua
situazione previdenziale.
Obiettivo della tesi � analizzare le caratteristiche dei fondi pensione e della loro
gestione, in generale e con uno specifico approfondimento nel caso di gestione da parte
delle compagnie assicurative, cercando di fornire dei chiarimenti in particolare sulla
gestione finanziaria e su quella commerciale.
Lo schema del lavoro prevede un primo capitolo dedicato all�illustrazione dei fattori
che hanno portato alla crisi del sistema previdenziale pubblico; si passa poi alla descrizione
delle caratteristiche dei fondi pensione, in particolare quelli aperti, nel secondo e nel terzo
capitolo.
Il quarto capitolo � un�introduzione necessaria alla teoria del mercato dei capitali, che
serve per meglio comprendere la gestione dei fondi pensione, analizzata nel quinto capitolo,
soprattutto quando si entra nel merito delle tecniche di gestione, esaminate nel sesto
capitolo; il settimo capitolo tratta il caso particolare delle compagnie assicurative (a cui �
anche dedicata un�appendice illustrante le caratteristiche principali di tali imprese).
10
L�ottavo e il nono capitolo cercano di dare un riscontro pratico a quanto descritto in
precedenza: il primo � dedicato ad un confronto tra una gestione passiva e una attiva, al fine
di comprendere quale delle due sia maggiormente consigliabile per un fondo pensione,
mentre il secondo offre una panoramica approfondita in materia di Financial Planning,
soprattutto per verificare se e come il prodotto venga effettivamente collocato dai promotori
finanziari e se e come la gente senta il bisogno di costruirsi una pensione integrativa privata.
I debiti di gratitudine che si contraggono quando si scrive una tesi di laurea sono numerosi. Nel mio
caso, il primo � nei confronti dei miei genitori, che mi hanno sempre sostenuto ed hanno tollerato un grado di
tensione superiore alla norma. Il secondo � nei confronti dei docenti dell�Universit� che mi hanno seguito
nella stesura della tesi: desidero ringraziare il Prof. Mario Valletta per la sua competenza ed attenzione e la
Prof.ssa Elisa Luciano per il tempo che gentilmente mi ha dedicato. Il terzo � verso tutti coloro che hanno
contribuito alla realizzazione di questa opera. Vorrei in particolare ringraziare l�Alleanza Assicurazioni per
avermi dato la possibilit� di riscontrare, nella pratica, quanto studiato sui libri, la San Paolo � IMI Sgr per il
materiale fornitomi ed il Sig. Monticone per la sua preziosa collaborazione.
11
CAPITOLO I
CRISI DEL SISTEMA
PREVIDENZIALE
La grandiosa costruzione del welfare state � stata il frutto congiunto di un importante
filone di pensiero e di opportunit� storiche forse irripetibili; si � consolidata nel corso del
tempo, contribuendo a garantire all�Europa, uscita stremata dalla Seconda Guerra Mondiale,
un quarto di secolo di coesione sociale e di sviluppo economico senza precedenti
Gi� nel corso degli anni Ottanta per� il suo stesso successo l�ha resa parzialmente
inadeguata e ne ha imposto una revisione che si � rivelata contrastata, faticosa e tardiva. I
sistemi pensionistici, fulcro del welfare state, si trovano pertanto oggi al centro di un
processo di trasformazione. In Italia, questo processo e segnato da due riforme
pensionistiche, nel 1992 e nel 1995: anche se il �pilastro� pubblico, opportunamente
modificato e con prestazioni meno generose, � destinato a rimanere prevalente, l�elemento
qualificante � rappresentato dal carattere misto del nuovo sistema, con la presenza di una
componente privata costituita dai fondi pensione
1
.
A segnalare l�inizio della crisi del nostro sistema previdenziale � stato un
cambiamento di grande rilevanza avvenuto nella sua gestione durante gli anni Ottanta: esso
ha abbandonato la gestione a ripartizione in pareggio ed ha prodotto un sempre pi� ampio
deficit di bilancio: l�attuale sistema comporta di conseguenza che il �contributo
straordinario� dello Stato sia pari al deficit pensionistico, un importo che � passato dallo
0,3% del PIL ad oltre il 3% nel 1992
2
.
L�aspetto della spesa per la pensione pubblica pi� consistente dal punto di vista
macro-economico risiede proprio nell�onere straordinario dello Stato a copertura del deficit
1
Cfr. Fornero E., L�economia dei fondi pensione, Il Mulino, Bologna, 1999, pp.15-16.
2
Cfr. Vitali L., �La riforma delle pensioni: un�analisi economica�, in Ricerche di diritto del lavoro e di relazioni
industriali, �Il sistema previdenziale in evoluzione�, 1993, p. 20.
12
previdenziale e nella sua evoluzione: negli anni ottanta la crescita annua del debito pubblico
� dipesa per circa un terzo dal disavanzo pubblico.
Tabella 1.1 - Spese per future pensioni in percentuale del PIL 1990 � Regimi obbligatori
Paese (1) (2) (1)+(2)
Germania 50 75 125
Francia 70 101 171
Gran Bretagna 52 69 121
Italia 86 127 213
Legenda:
(1): Valore attuale delle pensioni presenti, in percentuale del PIL, in relazione alla durata
media della vita degli attuali percettori;
(2): Valore attuale delle quote spettanti agli attivi attuali, commisurato alla vita residua
prevista dopo l�et� di pensionamento;
(1)+(2): Valore globale delle pensioni future, in percentuale rispetto al PIL 1990.
Fonte: Elaborazioni su dati OCSE (Working Paper 5, Economy Policy Committee, 1993).
Come illustrato dalla tabella 1.1, l�Italia si trovava ad avere nel 1990 una spesa per le
pensioni che superava quella prevista dagli altri Paesi; negli ultimi decenni, peraltro, la
sostenibilit� finanziaria dei sistemi pensionistici pubblici � stata minata dall�emergere di
alcuni fattori:
• fattori demografici;
• fattori economici;
• equit� strutturali ed intergenerazionali.
1.1 Fattori demografici
In Italia come in Europa demografia, crescita economica e politica hanno agito
congiuntamente nel determinare lo sviluppo prima e la crisi poi del nostro sistema
previdenziale e, pi� in generale, dello stato sociale. L�andamento demografico ha
contribuito allo sviluppo del sistema previdenziale nel dopoguerra, con una crescita
13
relativamente vigorosa e una struttura per et� con elevato peso delle classi in et� lavorativa e
basso peso degli improduttivi anziani.
La crescita economica � avvenuta con alta domanda di lavoro, arricchendo la
potenzialit� contributiva degli attivi; la politica, in questa situazione, ha trovato terreno
favorevole per estendere la previdenza e rafforzare i trasferimenti, inducendo il legislatore �
con scarsa attenzione alle conseguenze di lungo periodo � a determinare i livelli
pensionistici con regole di una generosit� ignota in altri Paesi.
Nei decenni successivi le condizioni si invertono: la crescita economica rallenta e
quella che si verifica non � labour intensive; la crescita demografica si attenua e la struttura
per et� accelera il processo di invecchiamento; la politica, per non perdere consensi,
aggiusta alla meglio il sistema, dimostrando comunque scarsa attenzione al lungo periodo.
In un sistema previdenziale a ripartizione, data l�equazione di equilibrio:
C*W*A=P*V
dove C � il tasso di prelievo sul salario, W � il salario e A rappresenta gli attivi, mentre P
rappresenta la prestazione (pensione) media e V sono i titolari (anziani) di pensioni, la
demografia entra in gioco sia direttamente che indirettamente
3
. Direttamente, perch� lo
sviluppo demografico influisce - direttamente, appunto, anche se non proporzionalmente �
sia su A (attivi) che, soprattutto, su V (titolari di pensioni). Indirettamente in quanto i
giovani (non attivi e pertanto dipendenti) esercitano un�influenza sull�equazione di
equilibrio: i giovani non attivi, che dipendono dai genitori, condizionano il loro benessere
influenzando il tasso di prelievo C.
Nell�equazione di equilibrio sono comunque determinanti tre variabili principali, di
seguito analizzate.
Sopravvivenza degli anziani
Il miglioramento della sopravvivenza alle et� anziane nell�ultima parte di questo
secolo � un fenomeno che riguarda il mondo sviluppato. Tale fenomeno � tanto pi�
interessante in quanto � enormemente aumentata anche la proporzione di ogni generazione
3
Cfr. Livi Bacci M., �Popolazioni, trasferimenti e generazioni�, in Castellino O., Le pensioni difficili: la previdenza
sociale in Italia tra crisi e riforma, Il Mulino, Bologna, 1995, p. 19.
14
che arriva all�et� anziana: nel 1951 il 54% dei maschi e il 63% delle femmine arrivava ai 70
anni; oggi queste proporzioni sono arrivate rispettivamente al 69 e all�85%. Le ragioni dei
regressi della mortalit� tra gli anziani sono molteplici, ma semplificando si possono
identificare in:
a) progressi medici che hanno notevolmente attenuato i rischi di morte di talune
malattie - in particolare quelle circolatorie e cardiovascolari;
b) pi� precisa conoscenza dei fattori di rischio connessi con numerose patologie
e nella loro rimozione o attenuazione nella popolazione � tra gli altri
alimentazione, fumo, alcol, sedentariet�.
Allungamento della vita e lo stato di salute
La vita si � allungata considerevolmente (v. tab. 1.2). Secondo uno studio, una donna
sessantenne che aveva una speranza di vita di diciassette anni nel 1951 e di ventitre anni nel
1990 potrebbe arrivare ai ventisette anni nel 2021
4
. In Italia per esempio il numero degli
ultra-sessantacinquenni negli ultimi anni � pi� che raddoppiato: erano tre milioni nel 1950,
sono otto milioni oggi. Nel 1995 l�Italia � stato il primo Paese del pianeta dove il numero di
persone con pi� di sessanta anni ha superato il numero dei giovani sotto i ventuno anni. Se
per il futuro si ripeteranno le stesse condizioni, si potranno raggiungere delle et� (85 anni di
media) impensabili solo fino a qualche decennio fa, ma che dal punto di vista previdenziale
sono allarmanti. Il periodo di tempo che inizia col pensionamento e termina con la morte si
allungher� per ogni individuo, comportando cos� esborsi previdenziali sempre pi� alti.
4
Cfr. Livi Bacci M., op. cit., p. 21.
15
Tabella 1.2 - Evoluzione della vita media residua della popolazione italiana (1910-1990)
Vita media residua - Uomini
Et�
Anni
30 40 50 60 70 80 90
1910 36,7 28,9 21,2 14,1 8,2 4,2 2,2
1930 38,6 30,4 22,5 15,2 9,1 4,9 2,6
1950 41,1 32,0 23,5 16,0 9,6 5,0 2,5
1960 42,3 33,1 24,3 16,7 10,4 5,7 2,9
1970 42,6 33,2 24,4 16,7 10,3 5,8 2,9
1983 43,4 33,9 24,9 17,0 10,5 5,9 3,0
1990 45,3 35,9 26,9 18,4 11,6 6,4 3,3
Vita media residua - Donne
Et�
Anni
30 40 50 60 70 80 90
1910 37,3 29,8 21,9 14,4 8,2 4,2 2,3
1930 40,4 32,1 23,9 16,1 9,6 5,2 2,8
1950 44,0 34,7 25,8 17,5 10,4 5,5 2,9
1960 46,4 37,0 27,8 19,3 11,8 6,4 3,3
1970 47,6 38,1 28,8 20,2 12,4 6,7 3,5
1983 49,5 39,8 30,4 21,5 13,5 7,3 3,5
1990 51,2 41,6 32,0 23,0 14,8 8,0 3,8
Fonte: ISTAT
Natalit�
A partire dagli anni sessanta, il tasso di natalit� � diminuito in tutti i Paesi
occidentali, ma in Italia questo calo ha assunto dimensioni rilevanti: se la media europea nel
1992 era di 1,48 figli per donna, in Italia toccava solo l�1,26. Questo valore viene
considerato �il pi� basso al mondo e forse il pi� basso mai registrato nella storia
16
dell�umanit� per una popolazione di larghe dimensioni� nel rapporto ufficiale presentato
dall�Italia all�O.N.U. per la Conferenza mondiale sulla popolazione del settembre 1994
5
.
Le generazioni nate all�inizio degli anni novanta stanno a quelle nate all�inizio degli
anni sessanta in un rapporto di 6 a 10: questo rapporto si manterr� tra trenta anni, quando i
primi prenderanno il posto dei secondi nell�attivit� di servizio, produzione e riproduzione, e
questi ultimi si avvieranno all�et� della pensione.
Per ovviare a questa diminuzione della natalit� si potrebbero varare politiche di
sostegno di carattere economico e sociale: interventi fiscali, incentivi al part-time
femminile, politiche della casa. Sono comunque strumenti dall�effetto non immediato e
incerto, e non servirebbero, da soli, a migliorare le condizioni italiane.
Queste, in breve, sono le problematiche relative alla situazione demografica italiana.
Ma altri fattori generano la crisi del sistema previdenziale.
1.2 Fattori economici
La grave crisi del sistema pubblico � dovuta, in aggiunta a ragioni di tipo
demografica, a ragioni di natura economica.
In relazione a questo aspetto possiamo dire che il ricorso alla C.I.G. (Cassa
Integrazione Guadagni), in seguito all�avvio del processo di ristrutturazione tecnologico dei
processi industriali, ha ulteriormente aggravato la situazione del sistema.
Si � calcolato che il tasso di disoccupazione che nel 1995 era del 12% pesasse sul
sistema previdenziale imponendo un�aliquota di equilibrio di altri 4 punti maggiori a quella
che sarebbe stata sufficiente in pieno impiego
6
.
L�industria italiana ha attraversato delle fasi di bassa congiuntura economica che
hanno reso necessario un sostegno anche di tipo economico verso quei lavoratori che, per
motivi di efficienza, erano stati espulsi dal processo produttivo. A questo proposito la Legge
155 del 1987 � che stabil� il ricorso al prepensionamento per quei lavoratori ancora giovani
ma con almeno 15 anni di anzianit� contributiva � e la Legge 863 del 1984 � che istitu�
5
Cfr. Rampini F., Il crack delle nostre pensioni, Rizzoli, Milano, 1994, p. 30.
6
Cfr. Pizzuti F.R., �Economia e politica della previdenza sociale�, in Castellino O., op. cit., p. 72.
17
nuovi strumenti per favorire l�occupazione giovanile (contratti di formazione e lavoro)
hanno fatto aumentare le spese dovute all�intervento statale.
Proprio a causa di questi interventi, il bilancio degli enti pubblici sub� gravi
contraccolpi in quanto le risorse disponibili non venivano utilizzate esclusivamente per
motivi previdenziali, ma anche assistenziali, derivanti cio� da decisioni di assistenza alle
politiche industriali e sociali.
Per evitare inoltre la distorsione dei dati di bilancio degli enti previdenziali, la Legge
88 del 1989 ha previsto la separazione tra le voci �previdenza e �assistenza� raggruppando
alcune delle voci assistenziali nella GIAS (Gestione degli Interventi Assistenziali e di
Sostegno alle gestioni previdenziali).
Se si scorporano le voci previdenziali da quelle non previdenziali nella tab. 1.3 si pu�
notare che i contributi dei lavoratori autonomi superano le prestazioni, generando un
risultato positivo. Per� il sistema prevede il finanziamento delle uscite non previdenziali,
derivanti da politiche economiche e sociali dello Stato, generando cos� un disavanzo che
deve essere finanziato attraverso l�incremento delle quote contributive a carico dei
lavoratori e la riduzione delle prestazioni pensionistiche
7
.
Tabella 1.3 - Flussi e indicatori di bilancio del sistema pensionistico (1992)
B
A a b c C D E=C+D
1-Entrate previdenziali
77,822 2,657 6,34 5,931 92,75 32,89 125,64
1.1 Contratti sociali 67,306 2,405 6,05 5,54 81,301 32,89 114,19
1.2 Trasferimenti attivi 10,345 0,166 10,511 10,511
1.3 Altre
0,171 0,86 0,28 0,391 1,702 1,702
2-Uscite previdenziali 92,035 1,655 4,57 3,926 102,19 43,016 145,2
2.1 Prestazioni previdenziali
88,955 1,219 4,2 3,584 97,958 43,016 140,97
2.2 Spese amministrative 2,193 0,32 0,19 0,167 2,87 2,87
2.3 Altre
0,887 0,116 0,17 0,175 1,348 1,348
3-Uscite non previdenziali 24,118 14,149 1,29 1,191 40,748 40,748
3.1 Prestazioni non previdenziali
23,727 11,841 1,29 1,191 38,049 38,049
3.2 Altre
0,391 2,308 2,699 2,699
4-Prestazioni (2.1+3.1)
112,682 13,06 5,49 4,775 136,01 43,016 179,02
5-Uscite complessive (2+3) 116,153 15,804 5,86 5,117 142,93 43,016 185,95
6-Saldo previdenziale(1-2)
-14,213 1,002 1,77 2,005 -9,436 -10,126 -19,562
7-Saldo totale (1-3)
-38,331 -13,147 0,48 0,814 -50,184 -10,126 -60,31
8-Contrib-prest previdenziali (1.1-2.1) -21,649 1,186 1,85 1,956 -16,657 -10,126 -26,783
Legenda:
7
Cfr. Pizzuti F.R., �Note sul sistema previdenziale italiano�, in De Cecco M., Pizzuti F.R. , La politica previdenziale
in Europa,Il Mulino, Bologna, 1994, p. 57.
18
A: Lavoratori dipendenti privati
B: Lavoratori autonomi
a: agricoltori
b: artigiani
c: commercianti
C: Totale pensioni INPS
D: Lavoratori dipendenti pubblici
E: Totale Pensioni
Il disavanzo di bilancio degli enti previdenziali ha causato un innalzamento delle
aliquote contributive generando effetti negativi sul costo del lavoro , peggiorando quindi il
livello competitivo del settore industriale italiano.
Inoltre, se si allarga la tutela previdenziale anche a coloro che non hanno effettuato
versamenti contributivi, il tasso di rendimento dei contributi (r) dovr� essere molto
maggiore al tasso di crescita della popolazione (n) pi� il reddito medio delle stessa
popolazione (g)
8
. I tassi di rendimento offerti dal FPLD (Fondo Pensione Lavoratori
Dipendenti) negli anni dal 1958 al 1992 variano dal 5,35 al 5,7%, mentre i rendimenti
mediamente offerti annualmente sono del 4-5%
9
.
Raffrontando i tassi di interesse offerti dal FPLD con i tassi di interesse reale a lungo
termine, come se fossero rendimenti ipotetici di un investimento effettuato da un qualsiasi
fondo pensione
10
, si pu� capire che le promesse effettuate dal sistema pubblico erano
assolutamente impossibili da mantenere: lo squilibrio cos� segnalato nel sistema pubblico
appare particolarmente acuto nel comparto delle lavoratrici ed in quello degli operai.
In assenza di ulteriori manovre correttive, negli anni futuri il tasso di rendimento
delle pensioni di vecchiaia dovr� diminuire in modo tale da riallinearsi ai tassi di interesse
reale di mercato dei titoli a lungo termine, altrimenti la situazione di bilancio degli enti
previdenziali diverr� sempre pi� insostenibile
11
.
8
A regime, ossia quando tutti coloro che ricevono la pensione hanno corrisposto i contributi per l�intera vita lavorativa,
il tasso di rendimento coincide con la somma dei tassi di crescita della popolazione lavorativa e del reddito medio (in
simboli, r=n+g). Non a regime, ossia nella fase transitoria durante la quale i benefici derivanti dall�introduzione o da
una innovazione migliorativa del sistema sono riconosciuti anche a coloro che non hanno corrisposto, per tutta la vita
lavorativa, i relativi contributi, il tasso di rendimento pu� essere anche molto superiore.
9
Cfr. Fornero E., �Verso un sistema pensionistico misto�, in Castellino O., op. cit., p. 55.
10
Negli ultimi quaranta anni i tassi di interessi reale a lungo termine non hanno mai superato il 3,6%.
11
Cfr. Fornero E., op cit., p.32.
19
1.3 Equilibri strutturali ed intergenerazionali
Un altro grave problema del sistema previdenziale italiano, prima della nuova
normativa, era l�eccessiva eterogeneit� dei trattamenti pensionistici. Non soltanto da una
gestione previdenziale all�altra, ma anche all�interno della stessa gestione esistevano
profonde differenze nei parametri di funzionamento (et� pensionabile, aliquota contributiva,
basi imponibili).
Di seguito citiamo alcuni esempi.
• Et� pensionabile: per il FPLD era di sessanta anni per gli uomini e cinquantacinque per
le donne; per i dipendenti pubblici e i lavoratori autonomi era di sessantacinque anni.
• Aliquota contributiva: nel FPLD era del 26,47% di cui il 7,54% a carico dei lavoratori;
per i lavoratori pubblici l�aliquota scendeva al 7,4% e non veniva previsto alcun
versamento contributivo per lo Stato
12
.
• Entit� dei versamenti: gli artigiani e i commercianti versavano il 13% del reddito mentre
gli agricoltori salivano al 14% di un reddito convenzionale.
• La base imponibile: nel FPLD veniva calcolato in base alla retribuzione degli ultimi
cinque anni, con un tetto di cinquantadue milioni e veniva moltiplicato per un
coefficiente del 2% (fino a un massimo dell�80%) tante volte quanti erano gli anni di
anzianit� contributiva; la base imponibile dei dipendenti pubblici era invece riferita
sempre all�ultimo mese di retribuzione: ci� portava ad una pensione che poteva sfiorare
il 100% dello stipendio
13
.
Il motivo del trattamento differenziato tra le varie gestioni � da ricercarsi nel diverso
grado di maturit� delle gestioni, dovuto ai diversi rapporti tra il numero dei lavoratori attivi
ed il numero dei pensionati. Una situazione di questo tipo ha generato una pluralit� di
aliquote contributive di equilibrio, necessarie per il pareggio delle gestioni previdenziali.
Certo, per superare la frammentazione delle diverse gestioni previdenziali
bisognerebbe ripristinare il rapporto tra contribuzioni e prestazioni effettuando trasferimenti
da una cassa �giovane� � dove il numero dei lavoratori attivi supera abbondantemente il
12
Lo Stato era da considerarsi non solo come dispensatore di lavoro ma anche dispensatore di trattamenti pensionistici.
13
Cfr. Pizzuti F.R., op. cit., p. 61.
20
numero dei pensionati � ad una pi� �matura�, creando cos� la cosiddetta �camera di
compensazione�.
Una manovra di risanamento di questo genere permetterebbe un�equa distribuzione
di risorse monetarie ma lascerebbe immutata la disparit� delle aliquote contributive.
L�assoluta parit� di trattamento per quanto riguarda gestioni differenti potr� essere raggiunta
solo quando, ad aliquote diverse corrisponderanno prestazioni diverse. Per raggiungere una
tale situazione sarebbe indispensabile, inoltre, una certa garanzia per i lavoratori attivi, che
hanno un debito nei confronti dei pensionati, di godere allo stesso tempo di un credito nei
confronti delle generazioni future.
E questa garanzia nell�odierno sistema �a ripartizione� e quasi del tutto inesistente a
causa di quei fattori per i quali � difficile fare delle valutazioni a priori.
I tassi di crescita dell�economia e dell�occupazione sono influenzate da una
molteplicit� di fonti; difficile � la previsione dell�andamento demografico in una nazione;
queste le ragioni per cui � importante trovare una soluzione che non dipenda direttamente da
questi fattori ma che si basi, per esempio, sulle regole di funzionamento dei mercati
monetari.
1.4 Forme di previdenza e riforma
La vecchiaia, l�invalidit�, la disoccupazione involontaria: sono tutte situazioni in cui
il lavoratore viene privato della possibilit� di lavorare; in questa situazione si rende
necessario un intervento di solidariet� sociale, fondamento della previdenza sociale.
L�esclusione del lavoratore dal processo produttivo pu� venire considerata una perdita per la
formazione della ricchezza e per il progresso del sistema in cui il lavoratore � inserito; � lo
stesso sistema che deve intervenire affinch� i bisogni individuali siano soddisfatti anche in
periodi di difficolt�.
Agli inizi della stessa previdenza italiana, accanto ad un regime generale esclusivo
per i lavoratori dipendenti, si � sviluppato un complesso di trattamenti pensionistici
differenziati. Tali trattamenti nascevano in risposta alle esigenze di estensione della tutela
previdenziale anche ai lavoratori autonomi, soggetti anch�essi all�interruzione temporanea
del rapporto di lavoro a causa di problemi psicofisici.
21
A causa dell�esigenza generalizzata di estensione della tutela previdenziale, il sistema
cre� delle forme previdenziali alternative a quelle obbligatorie: sono i cosiddetti regimi
speciali di trattamento previdenziale
14
.
Nella creazione di questo sistema, che prevedeva, a fianco del regime generale, la
presenza di regimi pensionistici differenziati, si evidenziano ambiti di illegittimit�
soprattutto per quanto riguarda la presenza di difformit� di trattamento previdenziale a
violazione del principio di eguaglianza. Anzitutto, la differenziazione dei sistemi
pensionistici � un�espressione del principio di libert� e non viola il principio di eguaglianza
in quanto garantisce tutele differenziate a lavoratori con esigenze economiche e esistenziali
diverse. Tuttavia, la violazione del principio summenzionato potrebbe esistere nel caso che
sussistano profonde diversit� tra lavoratori con la stessa anzianit� contributiva ma diversi
trattamenti economici
15
.
Il sistema previdenziale italiano � articolato in tre categorie consistenti in regimi che
operano al posto di quello generale, classificati come: regimi esclusivi, sostitutivi e
integrativi
16
. Tali regimi non sono alternativi ai sistemi generali in quanto devono sottostare
ai criteri generali.
I regimi esclusivi sono quelli che hanno una gestione separata rispetto ad altri
lavoratori; in essi la Stato eroga direttamente e senza preventivi accantonamenti ad alcun
fondo le pensioni ai propri dipendenti e a quelli delle aziende autonome. Un esempio sono i
dipendenti dell�ex azienda autonoma delle Ferrovie, ora Ferrovie dello Stato S.p.A.
I regimi sostitutivi (detti anche pregressi) sono quelli che hanno una gestione affidata
a Fondi Speciali gestiti dall�INPS e da alcuni Istituti autonomi.
La ragione di esistenza di tali regimi � quella di curare le posizioni di lavoratori
appartenenti a settori non assimilabili al regime convenzionale dei lavoratori dipendenti.
Alcuni di questi sono
17
:
• il Fondo di previdenza per il personale di volo dipendente da aziende di navigazione
aerea (gestione INPS);
• l�Istituto Nazionale di Previdenza per i Dirigenti di Aziende Industriali (INPDAI);
14
Cfr. Scognamiglio R., �Il pluralismo dei regimi previdenziali�, in Diritto del Lavoro, 1993, I., p. 89.
15
Nel caso, per esempio, del trattamento economico dei dipendenti da un datore di lavoro pubblico o privato.
16
Cfr. Boer P., �Riordino delle pensioni: primi problemi interpretativi�, in Rivista giuridica del Lavoro e della
Previdenza sociale, 1993, I, p.149.
17
A seguito della Legge Amato alcuni di questi fondi sono stati privatizzati: INPGI, INPDAI.
22
• l�Istituto Nazionale di Previdenza per i Giornalisti Italiani �Giovanni Amendola�
(INPGI);
• l�Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza per i lavoratori dello Spettacolo (ENPALS).
Infine, sono presenti i regimi integrativi, costituibili presso aziende ed enti che
prelevano contributi ed erogano prestazioni che possono considerarsi aggiuntive o
�integrativi� rispetto al regime generale. I lavoratori iscritti a questi fondi possono godere di
trattamenti pi� ricchi rispetto al regime generale obbligatorio. Un esempio � la gestione
speciale per i dipendenti da imprese esercenti miniere, cave o torbiere; oppure
l�assicurazione degli impiegati dipendenti dalle esattorie e ricevitorie delle imposte dirette.
1.4.1 Previdenza obbligatoria
Il sistema pubblico ha necessitato di un profondo ed accurato intervento riformatore
negli anni Novanta a causa del suo preoccupante stato di crisi. I fattori negativi che hanno
portato il sistema in una situazione di crisi permanente sono:
™ la variazione del rapporto tra il numero degli iscritti ed i pensionati in molte
gestione previdenziali;
™ l�insufficiente copertura finanziaria per l�erogazione delle rendite pensionistiche;
™ i processi di trasformazione e riconversione economica e industriale hanno ridotto
il numero di lavoratori occupati;
™ il permanere di meccanismi automatici di adeguamento dei livelli pensionistici;
™ il ricorso, frequente e generale, all�istituto del prepensionamento.
La legge di riforma della previdenza, emanata l�8 agosto 1995, n.335, pone fine a un
periodo di grandi discussioni, iniziato negli anni ottanta, sulle prospettive di equilibrio del
sistema pensionistico italiano e sulla necessit� di interventi correttivi.
Fino al luglio 1992 si sono registrati interventi disorganici e anche contradditori nei
loro intenti; nel luglio 1992 il Governo Amato ha presentato una legge delega per interventi
in materia previdenziale, con la versione definitiva approvata con la legge del 23 ottobre
1992, n. 21 e con il decreto delegato del 30 dicembre 1992, n. 903.