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dei giornalisti tra strategie di spettacolarizzazione e domanda
di “certezza” del pubblico.
In particolare, il mio studio si struttura in due sezioni distinte.
Nella prima ci si soffermerà su alcune peculiarità che
caratterizzano la stampa italiana per capire quali siano gli
elementi distintivi che influiscono sulla produzione
giornalistica. La ricerca si incentrerà sull’organizzazione del
lavoro, sui criteri di notiziabilità e sulle distorsioni provocate
nell’elaborazione delle notizie, soffermandoci sul ruolo del
giornalismo nella costruzione sociale della realtà.
La seconda parte della ricerca, si propone, attraverso un’analisi
del contenuto, di verificare le modalità della rappresentazione
dell’attesa del G8 nei quattro quotidiani più diffusi.
Il G8, nato come summit delle grandi potenze internazionali, è
diventato l’occasione dei movimenti di protesta anti-
globalizzazione per promuovere le loro battaglie ed acquisire
visibilità sulla scena internazionale.
Quali sono i protagonisti e gli argomenti che hanno dominato
la scena pubblica? A quale prezzo si è giocata questa battaglia
mediatica?
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“Non c’è alcun dubbio che l’estrema facilità con cui stanno
cambiando i media è un fatto straordinario per il quale dobbiamo
ringraziare la tecnica. Ma ci si chiede quali effetti avrà nel tempo
questo avvicinamento spaziale quasi repentino tra le persone. Non
dobbiamo coltivare alcuna illusione. Molti si aspettano che il
traffico mondiale, riducendo le dimensioni del pianeta, porterà gli
uomini a stare intimamente vicini, a farsi capire meglio gli uni con
gli altri. Io penso che abbia prodotto l’effetto opposto. Mai le
persone hanno sentito meno solidarietà nei confronti degli altri”.
(Ortega y Gasset, 1954)
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PARTE I
ATTRAVERSO LA STAMPA ITALIANA:
IPOTESI DI RICERCA
8
CAPITOLO I
IL GIORNALISMO ITALIANO
TRA REALTA’ E NOTIZIA
1.1 LA SETTIMANALIZZAZIONE DELLA NOTIZIA
Il G8 di Genova del Luglio 2001 è stato un evento dalla
portata straordinaria a cui i mezzi di comunicazione hanno
dedicato grandi spazi e risorse.
Questa ricerca nasce con lo scopo di dimostrare come le
tendenze in atto nella stampa italiana abbiano influenzato il
racconto dei fatti e con quali criteri si sia focalizzata
l’attenzione su alcuni aspetti particolari rispetto alla
complessità dell’evento.
In questo capitolo si cercherà di offrire una panoramica sulla
situazione attuale del giornalismo italiano, sulle sue
caratteristiche e sui suoi aspetti più problematici, con lo scopo
di cogliere gli elementi essenziali che hanno influito sulla
copertura della preparazione del G8 di Genova.
9
Dagli anni ottanta, dopo il consolidamento dei telegiornali
della Rai e la nascita dei telegiornali delle reti private, anche in
Italia la televisione è diventata la principale fonte di diffusione
delle notizie sugli avvenimenti nazionali e internazionali. I dati
forniti dall’Istat riferiti al 2000 dimostrano che le persone che
guardano la televisione almeno qualche giorno alla settimana
sono il 93,6% contro il 59,8% di italiani che leggono i
quotidiani almeno una volta a settimana
1
.
I giornali, secondo Umberto Eco, per sopravvivere hanno
dovuto dimostrarsi necessariamente più ricchi e appassionanti
dei telegiornali della sera precedente: “Per potere fare questo i
quotidiani hanno aumentato le pagine, per aumentarle hanno
lottato per acquisire pubblicità, per avere più pubblicità hanno
aumentato ulteriormente le pagine e hanno inventato i
supplementi, per occupare tutte quelle pagine dovevano pur
raccontare qualcosa, per raccontarlo sono stati obbligati ad
andare al di là della notizia secca (già data dalla televisione) e
quindi sono diventati sempre più simili a un settimanale” (Eco,
2001, p.130).
1
Istat, Cultura, socialità e tempo libero, “Aspetti della vita quotidiana”, 2000
10
La tendenza alla settimanalizzazione che grava
sull’informazione da quando la televisione ha assunto il
predominio della diffusione delle notizie ha influito anche sul
modo in cui la stampa ha caratterizzato l’attesa del G8 di
Genova.
Nato a Rambouillet nel 1975 come summit dei capi di governo
di Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Giappone ed
Italia per studiare le principali questioni politiche ed
economiche internazionali, il G8, con l’ingresso del Canada e
dell’ U.R.S.S. , è ormai diventato un appuntamento fisso delle
grandi potenze industriali per affrontare temi di portata sempre
più vasta, dalla scelte di macroeconomia alle conseguenze
microeconomiche su occupazione ed ambiente, dalla lotta al
terrorismo al controllo degli armamenti.
Il summit internazionale di Genova è stato coinvolto in un
processo informativo di notevoli proporzioni sin dal Maggio
2001, tanto da renderlo uno degli avvenimenti dell’anno: “La
reiterata copertura mediale di qualche evento ha così come
effetto un rinforzo di quell’evento e, contemporaneamente, il
suo spostamento verso le fasce centrali dell’attenzione e
11
dell’agenda pubblica; finché un prolungato silenzio non
cancella definitivamente gli effetti” (Menduni, 2001, p.898).
Gli inserti fissi, le pagine speciali, la dilatazione del quotidiano
nei supplementi settimanali e anche la diffusa abitudine di
ampliare gli spazi della cronaca quotidiana in pagine
monografiche, approfondimenti e dossier hanno contribuito ad
intensificare e a diversificare l’offerta informativa della stampa
italiana, ma anche a scomporre ogni evento in un insieme
composito di notizie ed una notizia una somma di piccoli fatti;
questo rinnovamento sostanziale, se da un lato ha migliorato la
quantità e, in alcuni casi, la qualità dell’informazione ha
comportato anche una serie di difficoltà nuove e di non facile
soluzione. La settimanalizzazione dei quotidiani è stata
considerata, infatti, un’evoluzione inevitabile per reggere la
concorrenza televisiva ma è anche stato, come sostiene Alberto
Papuzzi, il primo passo verso la settimanalizzazione delle
notizie.
Si è passati, in altre parole, dall’adeguamento formale del
quotidiano, con l’aumento di pagine e degli inserti, alla vera e
propria analisi della notizia alla maniera dei settimanali in cui
12
ogni evento di un certo rilievo si frantuma in una serie di
momenti minori e particolari, e ogni elemento è analizzato
autonomamente da molteplici punti di vista (Papuzzi, 1998).
Questo processo ha avuto la conseguenza, calcolata o
involontaria, di influenzare la natura della notizia e di
diventare una tecnica specifica e indipendente rispetto
all’importanza degli eventi.
“La settimanalizzazione della notizia non è più la conseguenza
di un avvenimento rilevante, bensì la tecnica impiegata per
rendere rilevante l’avvenimento. Serve a creare l’evento del
giorno, così come i settimanali dedicano le loro copertine alla
storia della settimana: la settimanalizzazione della notizia ha
il potere di rendere quotidiana l’eccezionalità, sottolineando
con enfasi il carattere della notizia come fatto extra-
ordinario” (Papuzzi, 1998, p.93).
Adottare lo stile dei settimanali è consistito quindi, in molti
casi, nel far diventare una notizia ciò che prima non lo era,
assumendo una prospettiva particolare rispetto ad un
avvenimento e arricchendolo di dettagli prima sconosciuti. In
questo modo, alcuni aspetti estremamente piccoli e particolari
13
della vita quotidiana come, ad esempio, la vita di alcuni
cittadini genovesi prima del summit di Luglio hanno fornito lo
spunto per costruire e raccontare storie che, dal basso della
loro specificità, sono state erette a simbolo di un disagio e di
una paura collettiva.
Secondo Bechelloni, la trasformazione degli stili giornalistici è
avvenuta in particolare per opera di Eugenio Scalfari,
fondatore de La Repubblica, che ha avuto il merito di aprire il
quotidiano al mercato, costruendolo appositamente per il
mercato. L’operazione è consistita in uno svecchiamento del
modo di raccontare la politica e i grandi fatti interni e
internazionali trasformando in stile tabloid lo stile moderato
dei quotidiani d’élite; operazione di grande successo, secondo
Bechelloni, presa ad esempio da molte altre testate, che ha
influenzato l’intera cultura giornalistica italiana.
L’effetto prodotto è stato la creazione un quotidiano ibrido,
figlio del quotidiano omnibus
2
, ma che si differenzia da
quest’ultimo per la sfrenata rincorsa al mercato editoriale, con
l’effetto di privilegiare il colore, i commenti impliciti ed
2
Cfr. par. 1.4
14
espliciti, le opinioni, la titolazione ad effetto. Il quotidiano
ibrido ha la caratteristica di non separare più la cronaca dal
commento, di non orientarsi verso l’ideale dell’obiettività, di
non curare la credibilità dell’informazione ma di essere,
piuttosto, un giornalismo d’immagine, attento alla superficie
delle cose, fatto di contaminazioni e di prestiti (Bechelloni,
1995).
Scalfari, d’altro canto, in occasione del dibattito pubblicato da
Reset, riconosce che è dal settimanale che si è imparato a
disegnare il giornale e che negli ultimi vent’anni tutti hanno
compiuto l’operazione dell’innesto della formula settimanale
in quella del quotidiano (Scalfari, 1994).
Contro ogni demonizzazione dello stile del settimanale,
infatti, i direttori dei quotidiani riconoscono il fatto che avere
attinto da questo modello abbia permesso una grande
innovazione nel modo di fare informazione in Italia.
Il processo di appropriazione che ha portato nel quotidiano il
genere narrativo del settimanale è iniziato, senza dubbio, con
l’esperienza di Repubblica, nata da un nucleo di giornalisti
provenienti dalle redazioni de Il Mondo e de L’Espresso, per
15
diventare poi una prassi diffusa nell’intento di dare un valore
aggiunto alla notizia. Avere carpito l’essenza
dell’impostazione dei settimanali, come ha evidenziato
recentemente Ezio Mauro
3
, è consistito nell’ aver dato al
lettore più strumenti di decodificazione per interpretare la
realtà. Attraverso lo svelamento del retroscena, l’intervista ad
un personaggio chiave della vicenda, il racconto per analogia o
per contrapposizione di altre notizie si può aiutare la
comprensione di un evento. Questi strumenti hanno spostato la
prospettiva dell’informazione, che fino a trent’anni fa nei
quotidiani privilegiava un approccio frontale dei fatti, mentre
oggi cerca di trovare un ingresso secondario alle notizie,
scegliendo un dettaglio significativo dal quale entrare nella
storia da raccontare. Ezio Mauro preferisce parlare di
“scansione orizzontale e verticale del racconto” per intendere
il cambiamento di prospettiva giornalistica; fino a trent’anni
fa, infatti, nelle prime pagine si partiva con la dimensione forte
dell’evento e nelle pagine successive il fatto si diluiva fino ad
arrivare ad un’intervista ad uno degli interessati; dagli anni
3
Lezione tenuta all’Università di Roma Tre, 23 maggio 2001
16
settanta, invece, il giornale ha iniziato a strutturarsi intorno ad
una notizia-chiave della giornata attorno alla quale si fanno
ruotare le altre pagine dedicate a quell’argomento organizzate
con commenti, retroscena, curiosità, analisi, come in un puzzle
da ricomporre a piacimento.
La settimanalizzazione è vista, quindi, in chiave nettamente
positiva come un valore aggiunto del quotidiano tradizionale
per aiutare l’interpretazione della realtà senza snaturare la
funzione primaria dell’informazione giornalistica.
Il difficile connubio tra esigenze di originalità e criteri di
precisione e di rigore produce, comunque, una serie di
conseguenze che rendono questo modello molto complesso e
non privo di contraddizioni.
Questa ricerca si propone di dimostrare, quindi, come il
processo di settimanalizzazione abbia influenzato la copertura
mediatica della preparazione al G8, attraverso quali tecniche e
con quali modalità si sia rappresentata l’attesa, studiando gli
aspetti sui quali si è posta la maggiore attenzione, i generi
della trattazione ed i protagonisti delle notizie.