Tesi di laurea di Gesuina GAITI - matr. 24013: “Lo studio del caso www.berlinerzimmer.de. I salons letterari
tedeschi: tradizione ed evoluzione di una proposta culturale.”
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BERGAMO - Facoltà di Lingue e Letterature Straniere - Indirizzo Scienze delle
Comunicazioni - A. A. 2001-2002 - Relatrice: Chiar.ma Prof.ssa Elena AGAZZI - Correlatrice: Chiar.ma
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panoramica dispersiva e generalizzante, oppure un tentativo riassuntivo di
volumi che già hanno saputo trattare l’argomento in modo esaustivo.
Quindi è ritenuta opportuna l’idea di istituire un confronto fra il salon tradizionale
e un modello del tutto innovativo, ovvero il “salotto online”. Questo è stato il filo
conduttore della tesi stessa, il punto di riferimento che ha consentito di condurre
il lavoro ad un risultato omogeneo, senza correre il rischio di disperdersi nella
consistente bibliografia riguardante la teoria della letteratura digitale da una
parte e la cultura del salon dal Settecento a oggi dall’altra.
Il primo capitolo apre con la descrizione del concetto di “Salonkultur”, per poi
esporre le caratteristiche principali del salon come forma di aggregazione
sociale, la cui occupazione principale risiede nell’arte della conversazione. Era
necessario a questo punto stabilire non solo i tratti che definiscono il salotto
letterario, ma anche quelli che lo distinguono da altre forme di aggregazione
sociale, quali i Club privés, i circoli culturali, i caffè letterari, le associazioni o i
ricevimenti. Si è voluto dunque analizzare il ruolo e l’importanza della
Salonnière, della padrona di casa che apre il suo salotto a letterari, artisti,
politici, con particolare accenno alla figura di Rahel Levin Varnhagen e delle
Salonnières berlinesi: con esse nasce l’idea del salotto ebraico come luogo
proposto all’emancipazione femminile. Questa panoramica generale sulla
tradizione si conclude con la esposizione della tarda fioritura del salon,
caratterizzata dalla presenza degli eredi di Rahel tra Restaurazione e età
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moderna e infine si annuncia il declino del fenomeno di costume verso il XX
secolo.
Il secondo capitolo ha come scopo l’esame di quella che viene considerata
“digitale Literatur”, distinguendola da quella che è “unechte digitale Literatur”. Si
prendono in esame i primi tentativi di sperimentazione letteraria in ambito
tedesco, introducendo un collegamento te(le)matico tra i media e la letteratura
stessa, esplorando come e in che misura i media possano essere al servizio
della letteratura e siano sinonimo di morte del libro. Accanto all’esposizione dei
tentativi, delle illusioni, dei primi risultati, poveri, ma concreti, si è voluto
accennare al concetto di comunità virtuale, come luogo in cui tutta questa
sperimentazione può avere luogo, ma soprattutto grazie all’interazione di più
utenti.
Il terzo capitolo riguarda lo studio del caso www.berlinerzimmer.de, con la
presentazione di Sabrina Ortmann, Salonnière berlinese del XXI secolo e con
l’analisi delle diverse componenti del “salotto online”, quali i contenuti del
portale, l’estetica e l’usabilità del sito, la chat e il Tage-Bau, cioè il progetto di
scrittura creativa e collaborativa. Il case study è stato anticipato però da
un’introduzione che ha affrontato due tematiche principali: innanzitutto la
rinascita dei salotti berlinesi, chiedendosi se questa rappresentasse la ricerca di
un paradiso ormai perduto, e da ultimo il confronto quindi inevitabile col salotto
letterario tradizionale, definito offline in contrapposizione alla tipologia online.
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Questo confronto è stato dunque il filo conduttore di tutto il lavoro, è stata l’idea
attorno alla quale si è sviluppato tutto il resto. Questo non significa che si è
voluto giudicare una modalità migliore rispetto all’altra, elogiando le
caratteristiche di una e sminuendo quelle dell’altra. L’intento era di mostrare
come si formino nuove forme di aggregazione sociale alla soglia del XXI secolo,
come il fenomeno delle comunità online o di salotti letterari in Rete che trattano
di letteratura digitale sia particolarmente sentito in ambito tedesco, e di come
queste recenti modalità sfruttino idee già consolidate, quale la forma antica del
salotto o l’importanza di una buona conversazione, pur avvalendosi dei
vantaggi di una società computerizzata.
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CAPITOLO PRIMO
Il salon letterario, dalla tradizione ai “Berliner
Zimmer”
“MASCARILLE – Ils me rendent tous visite; et
je puis dire que je ne me lève jamais sans
une demi-douzaine de beaux esprits.
MAGDELON – Eh ! mon Dieu, nous vous serons
obligées de la dernière obligation, si vous nous
faites cette amitié; car enfin il faut avoir la
connoissance de tous ces Messieurs-là, si l’on
veut être du beau monde. Ce sont ceux qui
donnent le branle à la réputation dans Paris,
et vous savez qu’il y en a tel dont il ne faut
que la seule fréquentation pour vous donner
bruit deconnoisseuse, quand il n’y auroit
rien autre chose que cela.”
MOLIERE, Les précieuses ridicules [scène IX]
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CAPITOLO PRIMO
Il salon letterario: la tradizione, i “Berliner Zimmer” e
il declino
1.1 Origine della “Salonkultur”
Il “salotto letterario” è uno dei fenomeni più affascinanti della storia della
cultura europea. È caratterizzato da una lunga tradizione definita da diversi
momenti di fioritura e di declino e concernente molti paesi d’Europa. Dal suo
primo manifestarsi, ovvero dalle forme che assume durante il Rinascimento fino
al suo estinguersi nel XX secolo, il salon è stato il luogo-simbolo della
cristallizzazione della cultura e delle personalità dei secoli passati.
Questa mia ricerca non può tener conto di tutti gli aspetti particolari che questa
realtà assume, ma si propone in ogni caso di offrire, attraverso una panoramica
delle tappe più significative e interessanti che contrassegnano l’evoluzione del
salotto letterario, un’immagine paradigmatica della sua scintillante varietà.
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Le prime forme di aggregazione sociale e di promozione del sapere sono
individuabili nell’ambito cortese dell’Alto Medioevo3. Il latino è la lingua della
koinè degli intellettuali di tutta Europa. Le corti continuano a svolgere questo
nobile e prestigioso ruolo di agglomerazione di energie intellettuali fino al XVII
secolo, quando la corte di Versailles si trova in conflitto con la “république des
lettres”, non promuovendo un’ideale di uguaglianza e non dando accesso a
persone appartenenti al ceto medio della popolazione.
Tuttavia l’humus spirituale per lo sviluppo del salotto letterario è preparato dalla
“res publica letteraria”4, i cui inizi risalgono al XII secolo. Si tratta di una
comunità di studiosi disponibile al contributo di ogni erudito europeo, il cui
scopo principale è quello di offrire un’alternativa culturale al ruolo istituzionale
delle università, favorendo il libero scambio di idee5.
Partendo da questo breve inquadramento storico, l’attività del primo salotto
della storia culturale europea merita un cenno particolare. È quello fondato dalla
marchesa di Rambouillet6 nel 1610, non nella metropoli francese, bensì a
Versailles. Essa costituisce il modello per molte altre dame durante il XVII e
XVIII secolo, poiché non solo le si riconosce il merito di aver fondato un
influente salotto, ma anche di aver creato il canone del salotto ideale, stampo
3
Cfr. l’articolo di S. Ortmann che introduce la tematica dei salons, disponibile in Rete all’URL:
<http://www.berlinerzimmer.de/ortmann/wissenschaft/salons.htm>.
4
V. von der Heyden-Rynsch, Europäische Salons: Höhepunkte einer versunkenen weiblichen
Kultur, Artemis & Winkler, München, 1992, p. 12 (trad. it., I salotti d’Europa: nella cultura,
nell’arte, nella politica, nella diplomazia, Garzanti, Milano, 1996).
5
J. A. Barbey d’Aurevilly, Le XIX siècle des oeuvres et des hommes, [“È un bene che i giovani
imparino il disgusto per le Accademie e per lo spirito accademico, vedendo come sviliscano il
talento degli uomini di talento”]. Scrivendo questo nel 1863, il pensiero di Barbey si fa portavoce
delle accuse indirizzate all’Académie Française.
6
Cfr. Appendice B, Fig. 3.
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degli attuali salons culturali, la cui impostazione classica prevede una spiccata
propensione alla Geselligkeit, intesa come condizione di esercizio della
conversazione par excellence.
Durante l’Illuminismo, il salotto letterario assume un nuovo significato che si può
riassumere con l’espressione “savoir et savoir vivre”7, inteso come
dichiarazione dell’importanzadi disporre di una buona preparazione culturale,
ma soprattutto di un comportamento elegante e ricercato. Questa simbiosi
interessa tutto il grand siècle, il periodo di maggior fioritura dei salotti in Francia.
In conflitto col razionalismo propugnato dall’Illuminismo, sorge sul finire del
XVIII secolo una tendenza che riconosce nella cultura della sensibilità e del
Genio l’unica e autentica fonte della creatività umana: il Romanticismo. Durante
questo periodo, le passioni e la fantasia soppiantano i principi dell’intelletto e
della volontà, e diventano i principali fattori di riferimento della vita culturale.
Quest’orientamento, che nasce verso la fine del XVIII secolo, avrà fortuna fino
al 1830, assorbendo e poi cancellando ogni traccia del razionalismo del periodo
precedente. Importante testimone di quest’epoca e valida mediatrice di cultura
è Madame de Genlis8, la quale fonda più d’un salotto, il primo tra i quali già nel
1761, in una modesta abitazione di Parigi.
Si ricorda inoltre la figura di Madame de Staël9, donna illuminata e colta,
importante e controversa, ma anche audace e romantica, le cui tipiche soirées
7
[“sapere e sapere vivere”]. Qui e altrove, senza alcuna ulteriore segnalazione, le traduzioni si
intendono eseguite da chi scrive.
8
Cfr. Appendice B, Fig. 9.
9
Cfr. Appendice B, Fig. 2.
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del venerdì non cessano nemmeno nel 1817, l’anno in cui una paralisi
progressiva la inchioda a letto.
Tra fine Settecento e inizio Ottocento è doveroso segnalare la presenza di
salotti ebraici nella capitale della Prussia, considerati forti varianti del salotto
tradizionale per il loro orientamento rivoluzionario.
A partire dal 1806 s’impongono soprattutto i circoli politico-patriottici, rispetto ai
quali le arti fungono da catalizzatore. L’unico caso particolare, che si sottrae
all’urgenza del discorso economico-politico, è rappresentato dal “Circolo di
Serapione”, fondato dal poeta E.T.A. Hoffmann nel 1818,. Qui non viene
affrontato alcun argomento politico, ma si privilegia la lettura di brani letterari ed
in particolare l’ascolto di storie bizzarre ed inquietanti, sulla scia del gusto per
l’elemento fantastico e perturbante inaugurato dalla gothic novel inglese.
Nella seconda metà dell’Ottocento si rileva invece una tarda fioritura della
cultura salottiera: un esempio è offerto dal salotto della principessa Marie
Radziwill, la cui figura sarà descritta con maggior dovizia di particolari nel corso
del paragrafo 1.6.
Durante il XX secolo il salotto letterario sembra destinato a scomparire. In
Europa il fenomeno del salon assume molteplici forme. Solo in Francia esso ha
degna vita anche dopo le due guerre mondiali: qui se ne conserva più a lungo e
fino ai giorni nostri l’antico aspetto di convivialità, forse per nostalgia nei
confronti di un dibattito letterario libero e disimpegnato, oppure per l’inclinazione
a un dilettantismo colto e ricco di spirito. È per questo motivo che, concludendo
questo breve excursus sulla nascita e sullo sviluppo del salon letterario, si può
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quindi affermare che solo in terra francese si è in grado parlare di un una certa
“professionalizzazione” del fenomeno di quest’ambiente culturale, quale è il
salotto letterario.
1.2 Definizione e caratteristiche principali del salon
La cultura legata al salotto letterario investe tre secoli di storia, ma i primi
segnali culturali di questa realtà hanno un’origine parecchio più antica della
parola che li definisce. Da questa considerazione, risulta quindi arduo affidarsi
ad una precisa definizione del concetto.
Per cercare di redigere una concreta cronologia, è necessario risalire sino alla
prima volta della storia della cultura salottiera europea in cui si menziona il
termine salon, ovvero
“Das Wort ‘Salon’ ist erst 1664 im Französischen
nachweisbar und meinte zunächst den Empfangssaal
eines Schlosses, diente also rein räumlicher Begriff.
Allmählich verband sich dann damit der kulturelle
Zweck“.10
10
V. von der Heyden-Rynsch, op. cit., p. 14, [“Il termine ‘salon’ può essere documentato per la
prima volta in ambito francese nel 1664; esso indicava in primo luogo una sala del castello per i
ricevimenti e aveva perciò un’accezione spaziale. Solo in seguito e gradualmente vi si aggiunse
lo scopo culturale”].
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Lo “scopo culturale” sopraccennato prevarrà nel momento in cui al Louvre
verranno allestite sin dal 1737 le prime esposizioni d’arte, all’interno
dell’apposito salon carré11.
Il momento decisivo in cui si trasforma la concezione fin qui delineata di salotto
letterario viene fatto coincidere con la pubblicazione, a cura del filosofo Denis
Diderot, delle note di critica d’arte intitolate Salons12.
Il significato odierno di salotto letterario, in quanto istituzione sociale e luogo
preposto alla conversazione, è rintracciabile nell’opera di Madame de Staël del
1807, Corinne ou l’Italie13. All’interno del boudoir si riuniscono persone che
amano conversare su argomenti concernenti le belles lettres. La marquise
Marie du Deffand14, una delle più brillanti Salonnières del XVIII secolo,
preferisce utilizzare il termine “bureau d’esprit”15, riferendosi al comportamento
(“bel esprit”) che doveva tenere l’ospite, il cui ritratto ideale rimanda al profilo di
un personaggio colto e arguto, portato alla conversazione, che si muove con
disinvoltura in uno spazio aperto-chiuso come quello del salon16.
11
Ibid. p.14, [“salone quadrato“].
12
D. Diderot, Salons, texte établi et présenté par J. Seznec et J. Adhemar, 2. édition,
Clarendon, Oxford, 1975.
13
Questo romanzo, in cui viene offerta una rappresentazione di un universo di emozioni
femminili romantico ed esaltato, delineando una personificazione della donna ideale, dà fama
mondiale a Madame de Staël. In De Corinne vers de l'Allemagne: 9 novembre 1805-9 mai
1809, Klincksieck, [S. l.], 1993 (trad. it., Corinna o l'Italia, G. Casini, Roma, 1961) il concetto di
salon viene utilizzato senza alcun’altra precisazione aggiuntiva, col significato di luogo di
conversazione, nel senso cioè in cui oggi intendiamo il salotto letterario del passato e in
particolare quello francese.
14
Cfr. Appendice B, Fig. 7.
15
Per delucidazioni più precise sul termine “esprit” si rimanda al paragrafo 2.1.
16
V. von der Heyden-Rynsch, op. cit., pp. 11-13.
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Ma quale definizione dunque può essere considerata particolarmente
appropriata per descrivere tale fenomeno? Quali sono le caratteristiche proprie
ed esclusive di questa forma di aggregazione sociale?
La risposta a tale domanda non è affatto immediata, esaminata la varietà di
forme che questo fenomeno culturale assume e riassume; è quindi difficile
tracciarne una definizione univoca ed esauriente, senza correre il rischio di
liquidare l’argomento per mezzo di triviali generalizzazioni. Si può tuttavia
tentare un avvicinamento al nucleo della questione, cercando di individuare
alcune linee di condotta metodologica. La critica cerca di analizzare questa
forma aggregativa in quanto modello sociologico, considerandola più nelle sue
linee di permanenza (da città a città, da momento a momento) che secondo
caratteristiche di volta in volta peculiari, delineando perciò una certa tipologia di
salotto, si potrebbe dire, universalmente valida.
La storica Petra Wilhelmy-Dollinger individua sette criteri formali che
caratterizzano il salotto letterario, con particolare riferimento a quelli berlinesi. Il
primo criterio recita: “Ein Salon kristallisiert sich um eine Frau. Er ist die
‘Hofhaltung’ einer Dame“17, sottolineando la centralità della figura femminile. Il
secondo criterio afferma che “ein Salon stellte eine gesellschaftiliche Institution,
meist mit festgesetzen Empfangstagen (‘jours fixes’), dar”18: in quanto
istituzione sociale organizzata che si rispetti, atta alla consuetudine del
17
P. Wilhelmy-Dollinger, Die Berliner Salon: mit kulturhistorischen Spaziergängen, Walter De
Gruyter, Berlin/New York, 2000, p. 38, [“Un salone si cristallizza attorno ad una donna.
Rappresenta l’attitudine cortigiana di una signora”].
18
Ibid., p. 38, [“un salotto rappresentava un’istituzione sociale, nella maggior parte dei casi con
giorni di ricevimento prestabiliti (‘jours fixes’)”].
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ricevimento, essa prevede anche degli ospiti, i quali vi sono invitati “ein für alle
Mal”19, il che significa che si crea un rapporto privilegiato tra l’ospite ed alcuni
frequentatori del salotto, che non implica continui inviti, poiché gli ospiti
diventano a tutti gli effetti degli “habitués”20. A proposito di quest’ultimi, come
terzo criterio si legge:
“Die Salongäste gehören im Idealfall verschiedenen
Gesellschaftsschichten, Lebens- und Berufkreisen
an. Unter ihnen können sich sowohl Berühmtheiten
als auch völlig unbekannte Künstler oder Literaten
befinden, die sich ein Publikum erhoffen. Junge,
noch unbekannte Talente werden von der Salonnière
und den anderen Gästen häufig ermutigt und
protegiert.“21
La cerchia che si riunisce intorno alla Salonnière esprime il gusto di stare in
compagnia e in essa s’impone il concetto di nobiltà interiore e spirituale,
contrapposta a quella meramente di rango e d’appartenenza. Il quarto criterio
infatti dichiara che il salotto si trasforma in “Schauplatz zwangloser
Geselligkeit”22.
In particolare, per quanto riguarda la Germania, il salotto viene vissuto come
luogo d’incontro disinibito e aperto. Gli spazi fisici di cui esso si avvale hanno
19
Ibid. p. 38, [“una volta per tutte”].
20
[“frequentatori” – “persone avvezze”].
21
Ibid. p. 38, [“Gli ospiti del salon appartengono idealmente a livelli sociali, circoli culturali o
ambiti lavorativi diversi. Fra loro si possono ritrovare personalità di spicco, come artisti o letterati
perfettamente sconosciuti, i quali sperano di trovare un pubblico. Talenti giovani e ancora ignoti
sono incoraggiati assiduamente e protetti dalla salonnière e dagli altri ospiti”].
22
Ibid. p. 38, [“(il salotto) è teatro di una società libera da costrizioni”].
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scarsa influenza: l’essenziale era potersi incontrare senza problemi, compresi i
limiti di tempo.
La conversazione è dunque aperta a qualsiasi argomento, anche se,
ovviamente i temi predominanti vertono preferibilmente sull’arte, sulla
letteratura, sulla filosofia, sulla musica e sulla politica, fungendo da tematiche
unificanti in un ambiente che ha caratteristiche liberali, in quanto non pone
barriere di tipo sociale.
Attraverso il quinto criterio s’intuisce che la Salonnière offre diverse opportunità,
oltre alla semplice conversazione. Di fatto:
“es können auch Dichterlesungen, Musikvorträge,
Laien- Theateraufführungen oder ähnliche
Veranstaltungen im Rahmen eines Salons
stattfinden. Die Bewirtung bleibt Nebensache“.23
Infine il sesto criterio spiega che il salotto in generale è visto come la
riproduzione della corte: esso è in un certo senso una “micro-corte”, “ein
gesellschaftlicher Mikrokosmos”24, che si orienta sul modello della corte vera e
propria.
In questa sede si preferisce non concludere con l’esposizione del settimo ed
ultimo criterio di definizione di un salon, in quanto ritenuto illuminante per
l’argomentazione del terzo paragrafo.
23
Ibid., p. 38, [“Nell’ambito di un salotto possono avere luogo anche letture poetiche, incontri
musicali, rappresentazioni teatrali dilettantesche o simili manifestazioni. L’accoglienza rimane
un fattore marginale”].
24
V. von der Heyden-Rynsch, op. cit., p. 11, [“un microcosmo sociale“].