8
valori ed i principi di fondo che il comitato stesso avr� enucleato e
dichiarato nel proprio statuto�
1
.
Prima di procedere all’illustrazione degli aspetti concreti del
funzionamento dei Comitati etici (nascita, funzionamento, finalità,
problematiche e prospettive), è opportuno svolgere alcune
osservazioni legate ai possibili contrasti tra culture laica e cattolica nel
dibattito sulla bioetica, ed in particolare su temi di grande rilevanza
sociale ed interesse per l’opinione pubblica, quali l’eutanasia, la
clonazione e la fecondazione assistita.
La bioetica, �ossia la riflessione morale tesa ad approfondire i
problemi morali che si presentano in ambito biomedico�, è una
disciplina che in Italia è nata in ritardo rispetto ai paesi anglosassoni
2
.
Generalmente si suole riportarne la nascita agli anni ‘80, quando
all’Università Cattolica fu istituita la cattedra di bioetica, affidata al
Prof. Elio Sgreccia.
1
Sgreccia E., Manuale di Bioetica. Aspetti Medico sociali, vol. II, Vita e pensiero, Milano, 1991,
p. 237.
2
Mori M., �Prefazione�, in Scarpelli U., Bioetica laica, Baldini e Castoldi, Milano, 1998, p. XI.
9
La bioetica, come disciplina, è sorta in ambito confessionale, e si è poi
estesa e propagata su presupposti di ispirazione cattolica, fondata sulla
fede, intesa come autorità e testi sacri
3
.
Secondo il pensiero cattolico la bioetica è �una disciplina con uno
statuto epistemologico razionale, aperta alla teologia, intesa come
disciplina sovrarazionale, istanza ultima ed ��orizzonte di senso��. La
bioetica, a partire dalla descrizione del dato scientifico, biologico e
medico razionalmente esamina l�intervento dell�uomo sull�uomo.
Questa riflessione etica ha il suo polo immediato di riferimento nella
persona umana e nel suo valore trascendente, ed il suo riferimento
ultimo in Dio, che � valore assoluto�
4
.
Il modello etico di riferimento ritenuto valido a fondare l’oggettività
dei valori e delle norme è quello personalistico, che trova il criterio
morale nell’uomo in quanto persona; proprio perché persona, l’uomo,
creato ad immagine e somiglianza di Dio, è un valore oggettivo e
quindi normativo. La persona è criterio morale oggettivo, universale e
perenne capace di dare una risposta ai più vari problemi etici
dell’uomo. Da queste premesse deriva che tutto ciò che difende e
3
Russo G., Fondamenti di Metabioetica cattolica, Edizioni Dehoniane, Roma, 1993, pp. 34 e ss.:
un apporto di rilievo alla genesi della bioetica, sia negli Stati Uniti che in Europa, fu dato dal Papa
Pio XII, che intervenne con vari documenti sui problemi che oggi sono l’oggetto della bioetica, e
dai manuali cattolici di morale. Negli Stati Uniti la bioetica nacque nel 1971. In Italia, la prima
cattedra di bioetica fu istituita nell’anno accademico 1983-1984 presso l’Università Cattolica, il
primo Centro di bioetica venne istituito presso la predetta università ed il 20/6/1985 iniziò
ufficialmente la propria attività sotto la direzione del Prof. Elio Sgreccia. Successivamente,
nacquero altri Centri di Bioetica tra cui il Centro Internazionale Studi Famiglia ed infine, nel
1992, il Centro Siciliano di Bioetica, aggregato alla Facoltà Teologica di Palermo.
4
Sgreccia E., Manuale di Bioetica. Fondamenti ed etica biomedica, vol. I, Vita e pensiero,
Milano, 1999, p. 30.
10
promuove l’uomo in quanto persona, è bene; è male tutto ciò che lo
minaccia, l’offende, lo strumentalizza, lo elimina
5
.
Da questa concezione etica, che respinge un’etica soggettiva perché ha
come risultato delle norme e dei valori che mutano con il soggetto e
con il tempo, deriva una serie di principi ed orientamenti della
bioetica, relativi all’intervento dell’uomo sulla vita umana in campo
biomedico: il principio della difesa della vita fisica; il principio di
libertà e responsabilità; il principio di totalità o principio terapeutico;
il principio di socialità
6
.
Il principio di difesa della vita fisica, comporta che la vita deve essere
rispettata perché rappresenta il valore �fondamentale� della persona,
infatti, la vita corporea non esaurisce tutta la ricchezza della persona
che è anche e anzitutto spirito perciò, come tale, trascende il corpo
stesso e la temporalità. Tuttavia, rispetto alla persona il corpo è
coessenziale, ne è l’incarnazione prima, il fondamento unico nel quale
e per mezzo del quale la persona si realizza ed entra nel tempo e nello
spazio, si esprime e si manifesta, costruisce ed esprime gli altri valori,
compresa la libertà, la socialità ed il proprio progetto futuro. Al
disopra di tale valore fondamentale esiste soltanto il bene totale e
5
D. Tettamanzi, Nuova Bioetica Cristiana, Piemme, Casale Monferrato, 2000, pp. 37 e ss.:
l’uomo è creato ad immagine e somiglianza di Dio in Cristo, intelligente e libero è chiamato alla
comunione di vita con Dio stesso. Egli è uni-totalità di corpo e spirito, è un essere inscindibilmente
�corporeo-psichico-spirituale�. Per questo, la vita umana non può esaurirsi nel dato biofisiologico
del suo corpo. L’uomo è �corpore ed anima unus�: Congregazione per la Dottrina della Fede,
Istruzione Donum Vitae, del 22/02/1987, 1157 e 1160.
6
Sgreccia E., Manuale di Bioetica. Fondamenti ed etica biomedica, cit., p. 159.
11
spirituale della persona. Il rispetto della vita, così come la sua difesa e
promozione rappresentano il primo imperativo etico dell’uomo verso
se stesso e verso gli altri. Nell’ambito della promozione della vita si
colloca l’obbligo morale di difendere e promuovere la salute, valore
subordinato e conseguente alla vita, per tutti gli esseri umani ed in
proporzione delle loro necessità. La difesa e promozione della vita ha
il limite nella morte, che fa parte della vita, e la promozione della
salute ha il limite nella malattia, che va curata e guarita ed in ogni
caso considerata come atteggiamento attivo anche quando fosse
incurabile
7
.
Il principio del rispetto della vita trova ispirazione e fondamento nel
Magistero della Chiesa cattolica la quale considera la vita il primo
diritto della persona, un diritto fondamentale e condizione di tutti gli
altri
8
. La vita non acquista valore attraverso i valori che consente di
realizzare, ma costituisce un valore in sè e non può essere sacrificata,
per quanto straziata dalla sofferenza e, per chi la vive, priva di qualità
che la rendano meritevole di essere vissuta
9
.
Il rispetto della persona e della sua vita, implica che il fine della
ricerca scientifica non sia il progresso in quanto tale, né il bene
7
Sgreccia E., Manuale di Bioetica. Fondamenti ed etica biomedica, cit., pp. 160 e ss.
8
Istruzione Donum vitae, cit., 1240: �il diritto inviolabile alla vita di ogni individuo umano
innocente, i diritti della famiglia e dell�istituzione matrimoniale costituiscono dei valori morali
fondamentali, perch� riguardano la condizione naturale e la vocazione integrale della persona
umana; nello stesso tempo sono elementi costitutivi della societ� civile e del suo ordinamento�.
9
Sul rispetto dovuto alla persona, Istruzione Donum vitae, cit., 1250:�la diffusione delle
tecnologie d�intervento sui processi della procreazione umana solleva gravissimi problemi morali
in relazione al rispetto dovuto all�essere umano fin dal suo concepimento e alla dignit� della
persona, della sua sessualit� e della trasmissione della vita�.
12
dell’umanità futura, ma l’uomo, che è soggetto e non mai
riconducibile ad oggetto, fine e non mai mezzo o strumento di
operazioni altrui e che riceve da Dio la sua essenziale dignità
10
.
L’uomo è al primo posto ed in nome del suo bene la Chiesa s’impegna
a rifiutare ogni pratica lesiva della dignità umana ed a trovare le strade
più opportune per realizzare scelte veramente in suo favore
11
.
Il valore della vita, intesa come �realt� sacra ed inviolabile� in
quanto �dono� di Dio, e, quindi, bene non disponibile da parte
dell’uomo per le sue scelte e decisioni (cd. �principio della sacralit�
della vita�), è riaffermato nell’enciclica �Evangelium vitae� di Papa
Giovanni Paolo II, che contiene tre pronunciamenti. Il primo riguarda
il principio morale fondamentale: �il comandamento non uccidere ha
valore assoluto quando si riferisce alla persona innocente.
L�uccisione di un essere innocente � sempre gravemente immorale�. Il
secondo riguarda l’aborto diretto, cioè voluto come fine o come
mezzo, che �costituisce un disordine morale� in quanto uccisione
deliberata di un essere umano innocente. Il terzo verte sull’eutanasia
10
Cfr. Enciclica di Papa Giovanni Paolo II, Centesimus annus, dell’1/5/1991, 38. Istruzione
Donum vitae, cit., 1157 e 1164: �la scienza e la tecnica, preziose risorse dell�uomo quando si
pongono al suo servizio e ne promuovono lo sviluppo integrale a beneficio di tutti, non possono da
sole indicare il senso dell�esistenza e del progresso umano. Essendo ordinate all�uomo da cui
traggono origine e incremento, attingono dalla persona e dai suoi valori morali l�indicazione
della loro finalit� e la consapevolezza dei loro limiti�. �La biologia e la medicina nelle loro
applicazioni concorrono al bene integrale della vita umana quando vengono in aiuto della
persona colpita da malattia e infermit� nel rispetto della sua dignit� di creatura di Dio. Nessun
biologo o medico pu� ragionevolmente pretendere, in forza della sua competenza scientifica, di
decidere dell�origine e del destino degli uomini. Questa norma si deve applicare in maniera
particolare nell�ambito della sessualit� e della procreazione, dove l�uomo e la donna pongono in
atto i valori fondamentali dell�amore e della vita�.
11
Tettamanzi D., �Introduzione�, in Nuova bioetica cristiana, cit.
13
vera e propria, ossia distinta dalla rinuncia all’accanimento terapeutico
e dal ricorso alla cure palliative, che viene definita un’azione o
un’omissione che di sua natura e nelle intenzioni procura la morte del
corpo allo scopo di eliminare ogni dolore e viene considerata �una
grave violazione della legge di Dio�
12
.
Il principio della libertà e della responsabilità, si basa sul concetto che
la libertà deve farsi carico responsabile della vita propria e di quella
altrui, perché il diritto alla difesa della vita viene prima rispetto al
diritto di libertà: per essere liberi bisogna essere vivi e perciò la vita è
condizione, per tutti indispensabile per l’esercizio della libertà. Questo
principio trova numerose applicazioni nel campo dell’etica medica, ad
esempio, nel caso dell’eutanasia, delle cure obbligatorie per malati
mentali e di fronte al rifiuto di terapie per motivi religiosi. Più in
generale, questo principio sancisce l’obbligo morale del paziente di
collaborare alle cure ordinarie e necessarie a salvaguardare la vita e la
salute propria (quella che viene definita come �alleanza terapeutica�
tra medico e paziente)
13
.
Il principio di totalità o principio terapeutico è basilare nell’etica
medica e si fonda sul fatto che il corpo umano è un tutto unitario di
parti distinte e fra loro organicamente e gerarchicamente unificate
dall’esistenza unica e personale. Ciò significa che un intervento sul
12
Enciclica di Papa Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, del 19/3/1995.
13
Sgreccia E., Manuale di Bioetica. Fondamenti ed etica biomedica, cit., pp. 163 e ss.
14
corpo, anche mutilante, è moralmente giustificato ed anche obbligato,
nella misura in cui la mutilazione è necessaria per la salvaguardia
dell’intero organismo, cioè della vita. Il bene corporeo va considerato
nell’insieme del bene spirituale e morale della persona, quindi in una
�totalit� personalistica�, in cui però anche il bene fisico venga
rispettato. Quindi, una terapia va valutata all’interno della totalità
della persona e va praticata assicurando una certa proporzione fra
rischi, danni e benefici che essa comporta (cd. �proporzionalit� della
terapia�)
14
.
Il principio di socialità impegna ogni singola persona a realizzare se
stessa nella partecipazione alla realizzazione del bene dei propri
simili. Nel caso della promozione della vita e della salute ciò
comporta che ogni cittadino si impegni a considerare la propria vita e
quella altrui un bene non soltanto personale, ma anche sociale. Questo
principio obbliga la comunità a garantire tutti i mezzi per accedere alle
cure necessarie
15
.
I principi fondamentali (dignità umana, diritto alla vita, uguaglianza)
della visione cattolica sono stati recentemente riaffermati nel
�Manifesto della bioetica cattolica�, documento sottoscritto da 79
personalità tra medici, filosofi e giuristi
16
.
14
Sgreccia E., Manuale di Bioetica. Fondamenti ed etica biomedica, cit., pp. 164 e ss.
15
Sgreccia E., Manuale di Bioetica. Fondamenti ed etica biomedica, cit., pp. 166 e ss.
16
�Manifesto della Bioetica cattolica�, pubblicato su l�Avvenire, del 18/3/1998.
15
Nel documento viene riconosciuto che la dignità inerente a tutti i
membri della famiglia umana e dei loro diritti uguali ed inalienabili
costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace del
mondo. Dal riconoscimento della dignità umana deriva il principio di
eguaglianza e da questo il dovere del legislatore di proteggere e
promuovere particolarmente i più deboli (i bambini), in modo che la
regola della non discriminazione non sia soltanto proclamata, ma
attuata concretamente.
Inoltre, viene riaffermato il diritto del figlio �concepito alla vita, alla
famiglia, all�identit� e ad uno sviluppo psicologico armonioso� e
vengono conseguentemente condannate le tecniche di procreazione
artificiale che in genere producono la morte di una grande quantità di
embrioni generati in provetta, congelati, sottoposti a sperimentazione
e selezione. Tali tecniche non si possono giustificare sostenendo che
anche in natura ci sono dei figli concepiti che non giungono alla
nascita. Infatti, niente è più naturale della morte dell’uomo, ma
l’uomo non ha per questo il diritto di uccidere. Non viene ammesso, di
conseguenza, che nella procreazione artificiale umana, la
preoccupazione esclusiva o prevalente sia quella di dare una risposta
ai pur comprensibili interessi degli adulti
17
.
17
�Manifesto della Bioetica cattolica�, cit.
16
La visione cattolica sulle questioni di bioetica ben presto si è trovata a
gestire un dibattito con la bioetica �laica�, di cui il Prof. Uberto
Scarpelli è considerato pacificamente il �pioniere�
18
. Egli
contrappone alla bioetica cattolica, fondata su dogmi e fede, la
bioetica razionale, concepita come indagine razionale e libera tesa a
tutelare e garantire la libertà individuale. A partire da Scarpelli, la
laicità viene definita in termini di contenuti: laico è chi ragiona �etsi
deus non daretur�, ossia �fuori dell�ipotesi di Dio, come se Dio non
fosse, accettando i limiti invalicabili dell�esistenza e della conoscenza
umana� e con la libertà critica del giudizio ed il rifiuto nell’etica di
qualsiasi autorità sopra la coscienza
19
.
Essere laici, quindi, non implica agnosticismo né ateismo, ma
solamente l’esclusione di premesse metafisiche o religiose che
pretendono di valere per tutti. Chi è laico in questo senso può
benissimo essere religioso ed avere fede in Dio, purché ammetta che
tale fede è al di là della razionalità umana. La nozione di laicità di
Scarpelli non è antireligiosa, ma implica l’equiparazione di tutte le
religioni, senza concedere privilegi di sorta ad alcuna; la sua posizione
nei confronti delle diverse concezioni morali è quella della
18
Russo G.; Fondamenti di Metabioetica cattolica, Edizioni Dehoniane, Roma, 1993, pp. 34 e ss.
19
Scarpelli U., �La bioetica. Alla ricerca dei principi�, in Biblioteca della Libert�, n°22 (1987),
pp. 10 e ss.
17
�tolleranza� per l’autonomia individuale che però deve venir meno
quando l’esercizio della stessa possa produrre danno ad altri
20
.
Il principio della tolleranza è strettamente correlato al riconoscimento
del valore dell’autonomia e del diritto degli individui di modellare
autonomamente il proprio piano di vita, senza imposizioni e
coercizioni esterne, e, quindi, al riconoscimento del diritto degli
individui di fare anche quanto da taluno o dai più sia considerato
male, a condizione, ovviamente, che le azioni poste in atto non siano
di danno agli altri. Il Prof. Scarpelli assegna un ruolo fondamentale
alla scelta etica sempre e radicalmente individuale ed ha avuto la
chiara intuizione che, ammettendo il principio della tolleranza, forse
meglio, del rispetto delle convinzioni profonde degli individui, si
pongono le condizioni e si danno le garanzie affinché diversi sistemi
di valori, quelli in cui si sostanziano le etiche religiose, possano
trovare esplicazione e orientare le scelte di coloro che in quei valori
sostanziali si riconoscono, fermo restando, tuttavia, che questo
comporta sia l’impegno a tollerare il dissenso rispetto a qualunque
valore, sia l’impegno a non tollerare la violazione della regola che
garantisce la possibilità di dissenso
21
.
20
Mori M., �Prefazione�, in Scarpelli U., Bioetica laica, cit., p. XIX. Prima di Scarpelli la laicità
era solitamente definita in termini di mero metodo e con il termine �laico� si intendeva, nel
linguaggio filosofico, chiunque avesse spirito critico ed un atteggiamento di ricerca e di
disponibilità al confronto con gli altri, indipendentemente da assunti religiosi, teorici o ideologici;
si veda quanto scrive Nicola Abbagnano alla voce �laicismo�, nel suo Dizionario di Filosofia,
Utet, Torino, 1998, pp. 624 e ss.
21
Borsellino P., Bioetica tra autonomia e diritto, Zadig, Milano, 1999, pp. 64 e ss.
18
Egli, tuttavia, è consapevole che il principio della tolleranza non è
�una formula universale per la soluzione dei problemi bioetici�; esso,
infatti, �esprime un atteggiamento, fornisce un criterio orientatore,
disegna una cornice, entro la quale ogni difficolt� si ripresenta e va
coraggiosamente, pazientemente, prudentemente affrontata�
22
.
Il principio della tolleranza verso le scelte etiche individuali, con il
limite del non fare danno ad altri (i soggetti umani), pur ponendo il
problema dell’individuazione dell’�altro�, è stato sempre difeso e
riproposto come alternativa alla bioetica fondata sui principi della
morale religiosa e, in particolare, di quella cattolica
23
.
Nel contesto dell’etica scarpelliana l’uomo è considerato tale in
quanto appartenente alla specie umana, caratterizzata dalla volontà e
dalla razionalità. Il rispetto dell’altro va inteso nel riconoscimento
dell’altro come essere capace di volere e di scegliere, di argomentare e
di esprimere razionalmente la propria scelta. Tale concezione è
fortemente limitativa: sono esclusi dal rispetto i soggetti con gravi
handicap, con lesioni cerebrali e gravi ritardi mentali. Infatti, se la
morale si definisce sulla base della scelta del soggetto, la scelta
implica la volontà (decisione), la libertà (autodeterminazione) e la
capacità razionale (argomentazione e discernimento); i soggetti privi
22
Scarpelli U. Bioetica laica, cit., p. 24. La posizione di Scarpelli è la più radicale della bioetica
laica; la sua definizione di laicità implica una considerazione della �cattolicit�� come �fideismo
confessionale e dogmatismo irrazionale, in quanto oltre la ragione�: Russo G., Fondamenti di
Metabioetica Cattolica, cit., p. 54 e ss.
23
Bobbio N., �Introduzione�, in Scarpelli U., Bioetica laica, cit., p. LI.
19
di tali capacità non sono considerati morali, dunque ad essi non è
dovuto rispetto
24
.
Si è fatto notare che su tali basi si fonda, ad esempio, l’atteggiamento
favorevole alla fecondazione artificiale (il soggetto può scegliere
quando far iniziare la vita) ed alla sperimentazione su embrioni
(l’embrione non è persona finché non ha sviluppato l’attività
razionale)
25
.
Un’altra posizione, la più emergente nel panorama della bioetica laica,
è quella di Maurizio Mori per il quale l’etica è un �fatto sociale�, non
è �un linguaggio privato inventato o creato o deciso (scelto) dal
soggetto�, bensì è �un�istituzione sociale�, qualcosa di socialmente
dato, qualcosa che l’individuo acquisisce dall’ambiente in cui vive. Si
tratta dunque di una morale del senso comune, dove l’individuo
stabilisce il benessere ed elabora la gerarchia dei doveri in caso di
conflitto nelle varie circostanze in cui si trova ad agire. Dunque, non
c’è spazio per un’etica che ha una gerarchia di doveri a priori e che ha
un dovere assoluto che va sempre rispettato senza eccezioni, quello
del rispetto del principio della �sacralit� della vita�, che fa parte
dell’etica cattolica. Dall’integrazione del principio del senso comune e
della non sacralità della vita scaturisce l’etica della qualità della vita
ed il connesso �principio della qualit� della vita�, intesa come viver
24
Russo G.; Fondamenti di Metabioetica cattolica, cit., p. 56.
25
Palazzani L., �Dall�etica ″laica″ alla bioetica ″laica″: Linee per un approfondimento filosofico-
critico del dibattito italiano attuale�, in Humanitas, n°46 (1991), pp. 537 e ss.
20
bene, nella ricerca della massimizzazione del benessere e nel rispetto
dell’autonomia dell’individuo
26
.
Dall’analisi del pensiero di Scarpelli emerge che egli, per primo, ha
valutato negativamente l’atteggiamento di chi tende ad affrontare le
questioni bioetiche a livello di senso comune, ed ha individuato nella
formulazione di �principi regolativi onde ricavarne norme, valori e
fini per la condotta� il compito fondamentale della bioetica
27
.
Non molti esponenti della bioetica laica, tuttavia, hanno raccolto
l’invito di Scarpelli ad affrontare il confronto con la bioetica cattolica
sul piano dei principi. Merita perciò attenzione il tentativo degli autori
del �Manifesto di bioetica laica� di individuare un insieme di
principi, suscettibili, almeno nell’intento degli stessi, di essere
sottoscritti da cattolici e laici
28
.
Di seguito illustrerò i principi esposti nel manifesto, ponendoli a
confronto con quelli della bioetica cattolica per evidenziarne le
diversità e gli elementi comuni e per valutare se sia possibile un
incontro tra laici e cattolici sul terreno dei principi fondamentali che
ispirano i primi.
Gli autori del �Manifesto� hanno innanzitutto evidenziato la visione
laica sul progresso della conoscenza.
26
Russo G.; Fondamenti di Metabioetica cattolica, cit., pp. 56 e ss.
27
Scarpelli U, �La bioetica alla ricerca dei principi�, cit., p. 9.
28
�Manifesto di bioetica laica�, firmato da Maurizio Mori, Carlo Flamigni, Armando Massarenti,
Angelo Petroni, pubblicato su Il sole 24 ore, del 9/6/1996.
21
In primo luogo, l’etica laica, diversamente dalle etiche fondate su
principi religiosi, considera che il progresso della conoscenza (in
particolare nella genetica umana e nelle terapie genetiche) sia esso
stesso un valore etico fondamentale perché è la fonte principale del
progresso dell’umanità e perché da esso deriva la diminuzione della
sofferenza umana. L’amore della verità �� uno dei tratti pi�
profondamente umani�, e non tollera che esistano autorità superiori
che fissino dall’esterno quel che è lecito conoscere o meno.
In secondo luogo, l’etica laica considera l’uomo come parte della
natura, non come opposto alla natura e, pertanto, egli può interagire
con essa, conoscendola e modificandola nel rispetto degli equilibri e
dei legami che lo uniscono alle altre specie viventi. Per i laici quindi,
al contrario dei cattolici, la natura non è qualcosa di sacro ed
intoccabile ed il confine di quel che è naturale e di quello che non lo è,
dipende dai valori, in perenne evoluzione, e dalle decisioni degli
uomini. Nel momento in cui le tecnologie biomediche allargano
l’orizzonte di quel che è fattualmente possibile, i criteri per
determinare ciò che è lecito e ciò che non lo è non possono in alcun
modo derivare da una pretesa distinzione tra ciò che sarebbe o non
sarebbe naturale. Essi possono soltanto derivare da principi espliciti,
razionalmente giustificati in base a come essi riescono a guidare
l’azione umana a beneficio di tutti gli uomini.
22
Gli autori del manifesto hanno inoltre esposto i principi ispiratori
dell’etica laica.
Il primo di tali principi è quello dell’autonomia: ogni individuo ha pari
dignità, e non devono esservi autorità superiori che possano arrogarsi
il diritto di scegliere per lui in tutte quelle questioni che riguardano la
sua salute e la sua vita (es.: eutanasia, sperimentazione di nuovi
farmaci e terapie ecc.). Una conseguenza di questo principio è che
coloro che più direttamente sono toccati dai progressi delle
tecnologie biomediche hanno un diritto prioritario di informazione e
di scelta reale, in particolare le donne, che sono i soggetti primari dei
progressi nelle tecnologie riproduttive.
Il secondo principio è quello di garantire il rispetto delle convinzioni
religiose dei singoli individui. I laici non osteggiano la dimensione
religiosa, ma l’apprezzano per quanto possa contribuire alla
formazione di una coscienza etica diffusa. Tuttavia, quando sono in
gioco scelte difficili in materia bioetica, non può essere imposta una
visione �superiore�, ma deve essere garantito che gli individui
possano decidere per proprio conto ponderando i valori, talvolta tra
loro confliggenti, che quelle scelte coinvolgono, evitando di mettere a
repentaglio le loro credenze ed i loro valori. I laici ritengono che
dalla fede religiosa non derivino di per sé prescrizioni e soluzioni
precise alle questioni della bioetica.