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trattenere un <<fremito d�orrore metafisico>>. � inevitabile provare <<un terrificante senso di
irrealt�>>
2
al pensiero di una sottospecie umana creata dall�uomo.
Nello stesso tempo, tuttavia, la rivoluzione biotecnologica continua a suscitare nel grande
pubblico forti speranze (anch�esse alimentate dai mezzi di comunicazione) in cure miracolose che
dovrebbero porre fine a patologie tuttora incurabili, in rimedi che dovrebbero prolungare e
migliorare ulteriormente la nostra esistenza.
� evidente che ci troviamo di fronte ad una conflittualit� lacerante: � parte costitutiva della
nostra natura il desiderio di spingersi in avanti, di trasgredire superando qualunque limite, di varcare
come l�Ulisse dantesco le colonne d�Ercole per avventurarci verso nuovi territori inesplorati in un
percorso di evoluzione e ricerca. Un�altra parte della natura umana pone resistenza al cambiamento,
aspira alla certezza delle regole e preferisce affidarsi al dogma, rassicurante e protettivo, che, se
messo in discussione, comporta l�angoscia e il terrore dell�ignoto. In definitiva si avverte in tale
stato d�animo la presenza del perturbante (unheimlich) freudiano: <<il perturbante � quella sorta di
spaventoso che risale a quanto ci � noto da lungo tempo, a ci� che ci � familiare>>
3
Unheimlich, il termine tedesco usato da Freud, si compone del negativo �un� e da �heimlich�,
familiare (da �Heim�, dimora, casa). Indica dunque una condizione d�inquietudine, di
�spaesamento�: qualcosa di familiare che improvvisamente si rivela estraneo. � come se non ci
si orientasse pi� in casa propria: ci� che ci � pi� vicino e noto perde la sua abitualit� e ovviet�,
diviene misterioso e inafferrabile, infondendoci timore e insieme attraendoci
4
.
Ci� � proprio quanto si riscontra oggi nella percezione pubblica delle moderne biotecnologie
5
: le
peggiori - pi� inquietanti - fantasie sembra che possano diventare realt� generando uno
spaesamento rispetto a quanto vi è di più intimo e familiare (il cibo, le funzioni organiche e
riproduttive, in breve, il proprio corpo).
� risaputo che nei grandi processi di mutamento il distacco dalle vecchie strutture e convenzioni
assimilate nella norma quotidiana genera effetti di timore e di spavento poich� si avverte il tramonto
di un mondo noto e l'avvento di un nuovo mondo non ancora definito.
2
Ivi, tr. it. p. 255
3
Freud (1919), tr. it. p. 82.
4
Cfr. Berto (1998).
5
Cfr. Preta (1999). Lorena Preta descrive i nuovi eventi prodotti dalla ricerca scientifica come �situazioni perturbanti�
per la mente umana. Preta si riferisce a Freud per sottolineare come sia necessario organizzare �nuove geometrie della
mente�, ossia trovare altre strategie per mettere in relazione le nuove realt� con le esperienze tradizionali. L�autrice, ad
esempio, si chiede quali potranno essere le fantasie, i desideri, le identificazioni di un individuo nato in provetta, o che
si trova ad avere pi� di una madre biologica o un padre biologico sconosciuto.
5
L�individuo subisce nella nostra epoca una preoccupante impasse: da un lato, come aveva suggerito
lo stesso Freud ne �Il disagio della civilt��
6
, i progressi scientifici e tecnologici rapidi e inarrestabili
possono potenziare le componenti pi� narcisistiche della personalit� umana. Dall'altra parte, c'� un
altro ancor pi� grave rischio: la possibilit� che la mente umana, con le sue dinamiche interne,
affettive e cognitive, non riesca, per la sua stessa inerzia, ad adeguarsi alla velocit� con cui le
innovazioni tecnologiche si susseguono. E� infatti necessario che esse siano tollerate, assimilate e
comunque inserite nel proprio patrimonio esperienziale.
Gi� le tecnologie nate dalla fisica e dalla chimica dando luogo alla rivoluzione industriale hanno
comportato un vasto e lacerante squilibrio di ruoli e usanze nel mondo del lavoro e nella sfera della
quotidianit� che ha condotto, con l�urbanizzazione forzata e lo spopolamento delle campagne, a
mutamenti psichici e sociali profondi.
Fino ad un recente passato, tuttavia, ci si era limitati al controllo della natura esterna e del non
vivente mentre oggi il progetto di controllo si � esteso al mondo vivente e riguarda anche le
generazioni future
7
. La rivoluzione delle biotecnologie penetra cos� molto pi� in profondit�,
nell�intimo stesso della mente umana. Queste sembrano porre in discussione convinzioni, abitudini
e credenze antichissime; vengono lambiti i presupposti pre-teorici, ossia la conoscenza tacita
8
che
caratterizza quel campo di familiarità non-problematico
9
costituito dal senso comune. Nei termini
propri della fenomenologia husserliana tale campo costituisce il cosiddetto mondo della vita
10
, ossia
il mondo dell�esperienza pre ed extra-scientifica, quella sfera vitale in cui il soggetto � inserito
sensibilmente e praticamente, prima ancora che riflessivamente
11
. Si tratta di un mondo dotato di
una notevole stabilit�, in quanto sembrerebbe provvisto di strutture che permangono immutate in
ogni epoca
12
. Ne deriva pertanto un�ontologia fondamentale che risulterebbe fondata su alcune
precise distinzioni categoriali quali: persona, animale, pianta, vivente, artificiale, oggetto inanimato.
� da tale sfondo di certezze ritenute sinora fondate su un saldo terreno di evidenze incrollabili (o
addirittura sull�autorit� della rivelazione divina) che scaturisce il perturbante indotto dalle
6
Freud (1929).
7
<<L�uomo stesso � scrive Jonas � � diventato uno degli oggetti della tecnica. L�homo faber rivolge a se stesso la
propria arte e si appresta a riprogettare con ingegnosit� l�inventore e l�artefice di tutto il resto. Questo compimento del
suo potere, che pu� ben preannunciare il superamento dell�uomo, questa imposizione ultima dell�arte sulla natura,
lancia una sfida estrema al pensiero etico che, mai prima d�ora, s�era trovato a prendere in considerazione la scelta di
alternative a quelli che erano considerati i dati definitivi della costituzione umana>> (Jonas (1979), tr. it. p. 24) .
8
Polanyi (1958)
9
Schutz (1970), pp. 27-28; cfr. Protti (1995), pp. 191 e segg.
10
Husserl (1954), cfr. Borrelli (2000).
11
Jedlowski, 1994
6
biotecnologie. Una fragola con un ormone del salmone, introdotto per impedirne il congelamento in
climi troppo freddi per la coltivazione tradizionale, mette evidentemente in discussione la
distinzione tra regno animale e regno vegetale, una delle divisioni fondamentali di quella che, come
vedremo, si pu� definire la tassonomia folk, o ingenua, ossia la classificazione del mondo vivente
propria del senso comune.
L�ingegneria genetica, soprattutto la clonazione di animali, agisce da un punto di vista psicologico
come il pi� potente intervento manipolativo che �artificializza� un essere �naturalmente� vivente,
violando la linea divisoria della dicotomia naturale-artificiale.
A tal proposito, il brillante e prolifico saggista americano Jeremy Rifkin
13
ha parlato delle
biotecnologie in termini di algenia, ovvero di una sorta di rinnovata alchimia che si prefigge di
<<cambiare l�essenza di una cosa vivente>>
14
. L�algenia sarebbe anche una nuova �pericolosa�
filosofia della natura che guarda al mondo vivente come un potenziale da modificare, un materiale
da riplasmare a proprio arbitrio. I confini tra le specie da barriere invalicabili diventano in tal modo
delle semplici etichette di comodo. In linea con questa nuova concezione un noto docente
americano di biologia ha proposto di ripensare completamente la nostra idea di �specie�:
<<Dopo i recenti progressi registrati sul terreno dell�ingegneria genetica, [una specie biologica]
deve essere vista [�] come un contenitore di geni potenzialmente trasferibili. Una specie non �
semplicemente un volume rilegato della biblioteca della natura. E� anche un libro ad anelli, le cui
singole pagine, i geni, possono essere trasferiti da una specie all�altra>>
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Alla base del seguente lavoro vi � la convinzione che la sfida posta dalle biotecnologie,
conducendo inevitabilmente ad una riconsiderazione ed una eventuale ridefinizione delle categorie
fondamentali del nostro modo di concepire il mondo vivente e, pi� in generale, le categorie del
nostro stesso essere al mondo e dei nostri sistemi di valori, per poter essere affrontata nel migliore
dei modi deve indurci ad un�indagine critica di tipo interdisciplinare su tali categorie. Le consuete
dicotomie mente-corpo, cultura-natura e, corrispondentemente, tra sapere umanistico e sapere
tecnico-scientifico ci impediscono una comprensione piena del nostro modo di concettualizzare il
mondo. Da un punto di vista della comunicazione scientifica queste contrapposizioni (ormai
obsolete ma di fatto ancora molto salde nella nostro modo di organizzare l�universo culturale, ad
esempio, a livello didattico e burocratico-istituzionale) costituiscono probabilmente una delle fonti
12
Smith 1995
13
Rifkin (1998).
14
Ivi, p. 68.
15
Eisner, T. citato in Rifkin (1998), p. 70.
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principali del modo distorto di presentare le innovazioni tecnico-scientifiche e del loro conseguente
rifiuto da parte del grande pubblico.
Vedremo innanzitutto le teorie dei concetti nelle scienze della cognizione, in seguito prenderemo
in considerazione la dimensione verticale della cosiddetta �teoria dei prototipi� e dunque le
tassonomie. Da qui esamineremo le tassonomie ingenue del mondo vivente e, pi� in generale,
l�ipotesi della biologia ingenua alla base dei lavori dell�antropologo cognitivo Scott Atran.
Nell�ultimo capitolo vedremo le linee generali della teoria della classificazione e del dibattito sul
concetto di specie nella sistematica biologica, prima e dopo la rivoluzione darwiniana. Seguiranno
infine delle considerazioni generali sul rapporto tra la classificazione ingenua e la sistematica
scientifica.