limitato dall’assenza di una normativa specifica che ne prospettasse l’
utilizzo.
Nell’aprile 1993, il nostro Parlamento ha approvato il D.L. 124 che
segna il punto d’inizio dell’evoluzione storica della previdenza in
Italia. Si determinava in modo ufficiale la mutazione definitiva del
nostro sistema previdenziale da sistema unitario ed esclusivo in forma
obbligatoria e a gestione pubblica, in sistema misto con accanto alla
previdenza obbligatoria pubblica la previdenza integrativa a gestione
privata e volontaria.
Si avvicinava il sistema previdenziale italiano al modello europeo a più
pilastri, i quali costituiscono distinte fonti del reddito pensionistico:
1. la pensione pubblica (1° pilastro), frutto dall’ Assicurazione generale
obbligatoria per invalidità, vecchiaia e superstiti, erogata in generale
dallo stato;
2. la pensione complementare (2° pilastro), ricavata dalla gestione dei
fondi pensioni, in regime di capitalizzazione effettiva, con
investimento dell’ insieme dei contributi in attività del mercato
finanziario;
3. la pensione integrativa individuale (3° pilastro), frutto del risparmio
aggiuntivo individuale, che si realizza acquistando prodotti
finanziario-assicurativi, polizze vita, quote fondi comuni, ecc…
La pensione pubblica poggia sul sistema contributivo a ripartizione (c.d.
Pay-as-you-go), questo significa rispettivamente che la determinazione
della prestazione pensionistica avviene in funzione dei contributi versati dal
lavoratore durante la vita attiva e che il pagamento delle pensioni avviene
con i versamenti correnti dei lavoratori.
In Italia, il primo pilastro ha avuto finora un ruolo quasi monopolistico, ma
le difficoltà della finanza pubblica (esborsi rilevanti non commisurati al
versamento dei contributi) e lo sfavorevole cambiamento della struttura
demografica hanno stimolato l’ adozione di forme pensionistiche
complementari.
La novità del secondo pilastro rimette in moto un vero e proprio regime a
capitalizzazione in cui lavoratore, datore e stato (con sgravi fiscali),
accantonano i contributi in fondi pensioni che vengono investiti fino alla
data della pensione. Si parla, in questo caso, non più di sistema a
ripartizione ma di sistema a capitalizzazione poiché il finanziamento delle
pensioni avviene grazie ai rendimenti finanziari dei contributi investiti.
Nell’ Unione europea, secondo le valutazioni dell’ EFRP (European
Federation for Retirement Provision) i trattamenti pubblici di base,
finanziati con le contribuzioni obbligatorie e per la parte residua con la
fiscalità generale, rappresentano l’ 88% dell’ insieme delle prestazioni
previdenziali (in Italia oltre il 95%), quelli interamente erogati dai fondi
pensione il 7% ed i vitalizi corrisposti dalle assicurazioni del ramo vita l’
1%. In teoria, dunque, gli spazi per gli interventi supplementari , soprattutto
del secondo pilastro, sembrerebbero essere piuttosto consistenti; tuttavia,
molto dipenderà dalle capacità dei singoli paesi di comprimere
ulteriormente il tasso di copertura (rapporto pensione pubblica e reddito di
lavoro), dalla velocità del processo di liberalizzazione dei mercati dei beni,
del lavoro e dei capitali, e dall’ efficacia del sistema delle incentivazioni
fiscali e amministrative.
L’ istituzionalizzazione del risparmio previdenziale complementare non
solo può contribuire a difendere il lavoratore dal rischio di inadeguatezza
del futuro tasso di sostituzione della retribuzione (rapporto tra pensione e
reddito lavorativo), ma rappresenta anche un’ opportunità per gli operatori
professionali specializzati nell’ attività di asset management che
assisteranno inevitabilmente ad un incremento delle risorse gestite.
1
CAPITOLO 1
FONDI PENSIONE: CARATTERISTICHE, MODELLI ED
ESPERIENZE
1.1. I CARATTERI DISTINTIVI
I fondi pensione sono intermediari finanziari che raccolgono ed investono
fondi per futuri pagamenti ai membri nella forma di pensioni.
1
Uno dei principali studiosi in materia definisce questi intermediari “Gli
investitori istituzionali per eccellenza” grazie alla loro capacità di gestire
masse rilevanti di risorse e alla possibilità di scegliere impieghi a lungo
termine, dal momento che non si presenta il problema di dover fronteggiare
eventuali inaspettati riscatti da parte dei sottoscrittori.
2
Sono, inoltre, equiparati a degli strumenti previdenziali a carattere
collettivo con adesione volontaria, aventi lo scopo di erogare trattamenti
pensionistici complementari rispetto a quelli di carattere pubblico.
3
Indipendentemente dalla tipologia, i fondi pensione operano in regime di
capitalizzazione individuale: raccolgono, cioè, i contributi dei lavoratori e
delle aziende, li investono nel mercato dei capitali ottenendo un montante
che serve per il pagamento di pensioni supplementari a quelle del primo
pilastro.
4
Quindi, al termine del piano di accumulo il fondo eroga all’
iscritto le prestazioni pensionistiche, il cui ammontare varia in funzione di
diversi fattori, tra cui:
1
E. Philip Davis, Pension funds: retirement-income security and capital markets. An international
perspective, Claredon Press 1995
2
D. Blake, The United Kindom pension system: key features, The pension institute, Birkbeck college,
University of London, May 2001
3
D. Porrini , Considerazioni di analisi economica in tema di normativa sui fondi pensione, Il Risparmio
1999
4
S. Pavesi , I fondi pensione, Contabilità finanza e controllo 1999
FONDI PENSIONE: CARATTERISTICHE, MODELLI ED ESPERIENZE
• l’ ammontare contributi versati sia dal lavoratore sia dall’ azienda;
• la dinamica retributiva del contribuente (licenziamenti, scatti
anzianità, ecc….);
• la durata del piano previdenziale, ovvero l’ età del lavoratore poiché,
quanto più è lungo il periodo di contribuzione tanto più il principio di
capitalizzazione composta sugli interessi produrrà i suoi effetti;
• i rendimenti ottenuti dall’ impiego di risorse. Quest’ ultima
componente, a sua volta, è il risultato di due aspetti fondamentali che
saranno meglio approfonditi successivamente: la linea di investimento
seguita (asset allocation strategica) e il valore aggiunto dal gestore
(asset allocation tattica).
5
Le principali caratteristiche dei fondi pensioni possono essere meglio
individuate ponendo tali intermediari a confronto con altri tipi di sistemi
pensionistici e istituzioni finanziarie.
6
A differenza del sistema a ripartizione (pay-as-you-go) pubblico, in cui i
contributi dei lavoratori servono per pagare le prestazioni ai pensionati, nei
fondi pensione, i contributi dei lavoratori sono accumulati per pagare le
loro stesse pensioni e non c’ è quindi un trasferimento intergenerazionale.
Inoltre a differenza del sistema pensionistico statale la partecipazione ai
fondi pensione è volontaria.
Rispetto alle banche, i fondi pensione beneficiano di un flusso finanziario
regolare su base contrattuale e obbligazioni a lungo termine che implicano
una riduzione del rischio di liquidità.
Da quanto è stato esposto finora e da quanto si potrà verificare
successivamente la funzione obiettivo dei fondi pensione è distinguibile da
quella di altri intermediari finanziari per la presenza di una struttura del
5
R. Cesari,I fondi pensione, Il Mulino 2000
6
Op. cit., E. Philip Davis, Pension funds: retirement-income security and capital markets. An
international perspective
FONDI PENSIONE: CARATTERISTICHE, MODELLI ED ESPERIENZE
passivo di lungo periodo. Tale profilo avvicina i fondi pensione ai fondi
comuni di investimento mobiliare chiusi, anche se in realtà esistono delle
differenze: la politica d’investimento dei fondi chiusi è molto più rischiosa
(rapporto rischio-rendimento elevato) rispetto ai principi di garanzia di tutela
dei partecipanti ai fondi pensione. Inoltre, la natura tipicamente
previdenziale dei fondi pensione fa sì che i flussi di entrata ed uscita siano
molto più prevedibili rispetto a quelli dei fondi chiusi.
Inoltre, a differenza di altri investitori istituzionali (come fondi comuni e
compagnie di assicurazione), i fondi pensione, beneficiano in molti paesi di
agevolazioni fiscali. Non solo, tendono ad avere una minore
regolamentazione del portafoglio rispetto alle compagnie di assicurazioni
grazie al loro ridotto rischio di insolvenza.
Riassumendo, le caratteristiche peculiari dei fondi pensione, sono in sintesi
le seguenti:
7
• passività emesse soltanto a lungo termine e suscettibili di rimborso
anticipato esclusivamente a particolari e restrittive condizioni;
• stabilità e prevedibilità dei flussi in entrata, generalmente stabiliti per
contratto;
• orizzonte temporale di lungo periodo relativamente agli impieghi di
portafoglio.
Per quanto attiene alle garanzie e ai controlli in tutti i paesi sono previsti
organi di vigilanza. In Italia questo compito è assolto dalla commissione di
vigilanza sui fondi pensione (Covip) che vigila sul suo operato e ne
controlla il corretto funzionamento.
7
M. Basilico e M. Radrizzani, Fondi pensione: rischi e opportunità, Amministrazione e finanza 1997
FONDI PENSIONE: CARATTERISTICHE, MODELLI ED ESPERIENZE
1.2. FONDI PENSIONE A CONTRIBUZIONI DEFINITE E A
PRESTAZIONI DEFINITE
La prima fondamentale distinzione si basa sul fatto che i fondi pensione
possono presentare prestazioni definite oppure contributi definiti;
Nel caso degli schemi a prestazione definita è previsto l’ impegno del
fondo ad erogare ai sottoscrittori un capitale o una rendita di importo
predeterminato alla data di pensionamento, indipendentemente dall’
evoluzione della gestione finanziaria. La prestazione, in questo caso, sarà
strettamente correlatala al salario percepito nell’ anno conclusivo (income
replacement ratio) o alla media dei salari percepiti negli anni conclusivi
dell’ attività lavorativa. Complesse valutazioni di tipo finanziario e
attuariale consentono al responsabile, o ad un professionista da lui
nominato, di determinare i contributi che i singoli aderenti al fondo ed il
datore di lavoro sono tenuti a versare ogni mese al responsabile del fondo,
affinché questo possa garantire in futuro il pagamento delle prestazioni
pensionistiche previste.
Gli aderenti a questo tipo di fondo non sopportano quindi alcun rischio
d’investimento. Se il responsabile del fondo non dovesse ottenere dagli
investimenti operati dei rendimenti in linea con il tasso d’inflazione (o con
i rendimenti attesi), il datore di lavoro è tenuto a versare quelle somme di
denaro sufficienti a coprire le perdite riscontrate.
Sebbene attraente in linea di principio, in quanto offre al lavoratore una
garanzia contro i rischio di investimento (valore delle attività risulta
insufficiente a coprire le passività attese), questa formula è meno flessibile
(portability) e potenzialmente instabile dal punto di vista finanziario.
8
8
E. Fornero, L’ economia dei fondi pensione, Il Mulino, Bologna 1998
FONDI PENSIONE: CARATTERISTICHE, MODELLI ED ESPERIENZE
Dal lato della “portabilità” dei diritti pensionistici, le modalità di calcolo
del valore di trasferimento comportano solitamente una riduzione del
capitale accumulato; Blake (1997) ha stimato una perdita di circa il 20-
30% per un lavoratore che abbia cambiato occupazione sei volte nel corso
della vita lavorativa. Inoltre, nel 1995 Brugiavini e Disney hanno
dimostrato, analiticamente, che i fondi pensione a prestazione definita non
possono erogare ai lavoratori rendite vitalizie sulla base dei loro salari
futuri e, contemporaneamente, garantire agli aderenti che decidono di
sciogliere anticipatamente ogni legame con il fondo prestazioni
pensionistiche di uguale ammontare a quelle riconosciute nei fondi
pensione a contribuzione definita.
9
I vantaggi economici riconosciuti ai
lavoratori che rimangono aderenti al fondo pensione per un lungo periodo
si compensano con gli svantaggi previsti per i lavoratori che si ritirano
anticipatamente dal fondo pensione (backloading of benefits).
10
Questo
porta importanti implicazioni nella ricerca della flessibilità del lavoro,
come vedremo meglio successivamente..
Dal lato dell’ instabilità finanziaria, si possono generare situazioni di
overfunding (rendimento dei fondi maggiore del previsto) che possono
essere utilizzate per ridurre i contributi dell’ impresa o del lavoratore
mentre nei casi di underfunding occorrerà l’ aumento dei contributi.
Appare chiaro come in questa ipotesi il fondo abbia una spiccata funzione
assicurativa nella misura in cui determina l’ ammontare dei contributi che
devono essere conferiti, sulla base del rendimento ottenibile dall’ impiego
delle riserve accantonate, e dalla probabilità di sopravvivenza-mortalità
9
A. Brugiavini e R. Disney, The choice of private pension plan under uncertainty, Pension and
investments 1995
10
D. Blake e J. Turner, Lost pensions, lost pensioners: Is a national registry of pension plans the
answer?, The pension institute, University of London, August 2001
FONDI PENSIONE: CARATTERISTICHE, MODELLI ED ESPERIENZE
degli iscritti, garantendo l’ ammontare del capitale o della rendita da
corrispondere agli assicurati.
11
Questo concetto è molto più chiaro nella realtà anglosassone in cui questa
tipologia di fondi è preponderante e il rischio di insufficienza di risorse è
addossato interamente sui datori di lavoro, che a loro volta possono
eliminarlo trasferendo la gestione alle imprese di assicurazione.
Nel caso dei fondi pensione a contribuzione definita si stabiliscono a priori
i contributi che devono essere versati mentre nulla è stabilito circa la
prestazione che si determinerà all’ età del pensionamento. In questo tipo di
fondi pensione il datore di lavoro e il lavoratore dipendente versano ogni
mese una somma di denaro che viene depositata in un conto corrente
bancario.
Queste somme di denaro vengono aggregate dal responsabile ed affidate al
gestore degli investimenti per essere amministrate. L’importo della rendita
vitalizia riconosciuto ai lavoratori, in sede di riscatto, dipenderà
dall’ammontare dei contributi versati, dal numero degli anni in cui i
versamenti sono stati operati e dal rendimento ottenuto dagli investimenti
compiuti. Un’ altro elemento che influenza in modo consistente l’
ammontare della rendita fornita all’ età del pensionamento è il tasso di
conversione: è un parametro per il quale si divide il montante accumulato,
così da ottenere il valore dell’ assegno periodico che riceverà il pensionato;
tale parametro è influenzato da vari fattori (età, vita media, sesso, ecc..) che
non sono stabili nel tempo per cui il valore sarà determinato in modo
preciso solo nel momento in cui il montante viene trasformato in rendita.
12
Da ciò si comprende che in assenza di garanzie (sul capitale a scadenza o di
un rendimento minimo a scadenza) un fondo di questo tipo fa gravare il
rischio degli investimenti finanziari interamente sul lavoratore. I
11
Op. cit. D. Porrini , Considerazioni di analisi economica in tema di normativa sui fondi pensione
12
Newsletter MEFOP, Le prestazioni sotto forma di rendita vitalizia, Aprile 2000
FONDI PENSIONE: CARATTERISTICHE, MODELLI ED ESPERIENZE
responsabili dei fondi possono, tuttavia, ridurre il rischio di investimento,
ricorrendo a metodi di immunizzazione del rischio oppure a tecniche di
copertura parziale dello stesso.
Gli aderenti a questo tipo di fondo pensione non sopportano i rischi
connessi all’ abbandono dell’ attività produttiva o al ritiro dal fondo
pensione, dato che lo stesso riconosce loro tutti i diritti acquisiti fino al
momento d’ interruzione o al momento dell’ abbandono. In altre parole, ai
singoli aderenti è riconosciuta la “portability” dei diritti pensionistici
acquisiti, ossia la facoltà di trasferire questi diritti da un fondo all’ altro.
L’ unico obbligo sostanziale dell’ azienda in questa tipologia di fondo
consiste nel versamento dei contributi stabiliti dall’ accordo.
In questo secondo modello, sembra, quindi, emergere in misura più
rilevante il ruolo del fondo come operatore finanziario, più che
assicurativo, in quanto è preponderante l’ intento della massimizzazione del
rendimento atteso del portafoglio del fondo; ciò avrà riflessi anche sugli
stili gestionali come vedremo successivamente.
In Italia, a differenza dei paesi anglosassoni, la normativa in materia ha
favorito lo schema a contribuzione definita limitando ai soli lavoratori
autonomi e ai liberi professionisti lo schema a prestazione definita.
Possiamo però dimostrare che gli schemi a prestazioni definite sono
predominanti nei diversi paesi in cui esiste da molti anni una previdenza
complementare efficiente.
13
In conclusione, analizziamo i risultati economici che derivano dalla scelta
tra questi due tipologie di fondi pensione. La più ovvia distinzione tra
prestazione definita e contribuzione definita risiede, come si è visto, nella
diversa distribuzione del rischio tra aderenti e sponsor del fondo. Nel caso
dei “defined benefit schemes”, la distribuzione del rischio di cui sopra, è
13
Op. cit., E. Philip Davis, Pension funds: retirement-income security and capital markets. An
international perspective
FONDI PENSIONE: CARATTERISTICHE, MODELLI ED ESPERIENZE
efficiente se il rischio sul salario reale è ampiamente diversificabile dai
datori di lavoro mentre non lo è per i dipendenti.
14
Questa caratteristica non
è presente nei “defined-contribution schemes” in cui i contributi sono fissi
e le prestazioni variano con i rendimenti del mercato.
In aggiunta, con i fondi a prestazione definita si può verificare un
trasferimento del rischio tra giovani lavoratori che sostengono il rischio
investimento e lavoratori anziani e pensionati. La volatilità nel valore delle
attività del fondo può coesistere con i pagamenti stabili delle pensioni
poiché i giovani siano indifferenti al valore delle loro attività sino a quando
l’ azienda è sicura di mantenere le sue promesse.
La somma accumulata alla data di pensionamento serve a pagare una
rendita vitalizia, questo implica il rischio che il tasso di conversione e che,
indirettamente, i tassi di mercato siano sfavorevoli. Blake ha, infatti,
dimostrato che una riduzione del tasso di conversione dal due all’ uno
percento riduce le pensioni addirittura del ventuno percento.
15
Queste
difficoltà sono più gravi nei fondi a contribuzione definita dove la
percezione dell’ adverse selection da parte delle compagnie di
assicurazione determina un’ incremento dei costi. Al contrario, per i fondi a
prestazione definita le rendite sono generalmente pagate dal fondo pensione
e il tasso di conversione è molto spesso definito precedentemente.
I vantaggi dei fondi a prestazione definita in termine di rischio possono
essere analizzati anche sulla base dello studio effettuato da Bodie
(chiamato retirement-income insurance):
16
la separazione del rischio tra
aziende e impiegati fornisce una garanzia contro un’ inadeguato
14
Op. cit., E. Philip Davis, Pension funds: retirement-income security and capital markets. An
international perspective
15
Op. cit., D. Blake e J. Turner, Lost pensions, lost pensioners: Is a national registry of pension plans the
answer?
16
Z. Bodie, Pensions as retirement income insurance, Journal of finance 1990
FONDI PENSIONE: CARATTERISTICHE, MODELLI ED ESPERIENZE
“replacement rate”, tagli alla spesa pubblica, longevità, rischio di
investimento e rischio inflazione.
Contrariamente a questi vantaggi dei defined benefit schemes, i fondi a
contribuzione definita sono attraenti per le imprese a causa dei loro minori
costi e semplicità di amministrazione. Ciò deriva principalmente dalla
mancanza di un’ assicurazione finanziaria.
17
Non solo, i fondi a prestazioni
definite determinano un rischio ulteriore in capo al lavoratore: essendo le
pensioni commisurate al salario finale implicano una maggiore sensibilità
ai salari di fine carriera. I lavoratori che non ottengono necessariamente
salari più alti alla fine dell’ età lavorativa sono più esposti a questa
tipologia di rischio.
Le differenze sul lato della portabilità delle pensione, viste sopra, hanno poi
importanti ripercussioni sul mercato del lavoro. I fondi a prestazione
definita, infatti, assistono il datore riducendo i costi del turnover lavorativo
ma sono anche una fonte di rigidità del mercato del lavoro.
Analizzando queste tipologie nella prospettiva della finanza aziendale non
possiamo non evidenziare un maggior coinvolgimento finanziario nei
defined benefit schemes: le passività del fondo sono viste come debiti dell’
azienda mentre gli investimenti sono attività aziendali collegate alle
promesse pensionistiche. Tale prospettiva non fa altro che avvicinare lo
status di aderente al fondo a quello di azionista dell’ azienda. Il lavoratore
sulla base della nostra analisi non detiene il rischio investimento
(prestazioni definite) ma indirettamente supporta un rischio che l’ azienda
non possa far fronte finanziariamente alle richieste del fondo nel caso di
deficit (attività minori di delle passività). Tali problematiche non sono
presenti nei fondi a contribuzione definita.
17
Op. cit., E. Philip Davis, Pension funds: retirement-income security and capital markets. An
international perspective
FONDI PENSIONE: CARATTERISTICHE, MODELLI ED ESPERIENZE
Infine, esistono implicazioni sul mercato dei capitali derivanti dalla scelta
in questione:
18
• nel caso del piano a prestazioni definite, la ripartizione del rischio tra i
giovani lavoratori e quelli anziani implica un livello
rischio/rendimento delle attività maggiore. Viceversa, quando i
lavoratori sono responsabili dei propri investimenti - è il caso dei fondi
a contribuzione definita – la maggioranza delle risorse vanno verso
obbligazioni a tasso fisso;
• c’ è un’ incentivo per le aziende che sponsorizzano un fondo a
prestazione definita a massimizzare il rendimento, per minimizzare
perciò il loro contributo al fondo. Tale pressione è assente nei defined
contribution plan;
• Per tutti e due i tipi di piani, l’ incentivo a detenere azioni diminuisce
al crescere della maturità;
Questi risultati suggeriscono che i fondi pensione a prestazioni definite
detengono attività più rischiose, contrariamente a ciò che sostiene Bodie: i
fondi a prestazione definita, avendo una funzione assicurativa, adotteranno
strategie più cautelative per immunizzarsi contro il rischio di differenza
negativa tra attività e passività. Tuttavia, queste contraddittorie conclusioni
non eliminano l’ impatto che tali intermediari hanno sul mercato dei
capitali, come approfondiremo anche successivamente.
18
Op. cit., E. Philip Davis, Pension funds: retirement-income security and capital markets. An
international perspective
FONDI PENSIONE: CARATTERISTICHE, MODELLI ED ESPERIENZE
1.3. FONDI PENSIONE APERTI E FONDI PENSIONE CHIUSI NELLA
REALTÁ ITALIANA
Una seconda distinzione importante è quella tra il modello dei fondi
pensione aperti e quello dei fondi pensione chiusi.
I fondi pensione chiusi sono soggetti con personalità giuridica, istituiti a
beneficio di particolari tipologie di lavoratori dipendenti o lavoratori
autonomi organizzati. Il termine “chiuso” nei fondi pensione si riferisce
alle modalità di accesso, in quanto riservate ai lavoratori di certi settori (es.
metalmeccanici), imprese (c.d. fondi pensione aziendali) o aree. Questa
tipologia di fondi pensione nasce principalmente grazie all’ iniziativa delle
parti sociali (rappresentanti dei lavoratori e delle imprese) che convengono
nella istituzione del fondo e stabiliscono le modalità di partecipazione.
Mentre, nei fondi aperti si ha un patrimonio autonomo, senza alcuna
personalità, soggettività e organizzazione, che opera solo per mezzo di
banche, S.i.m., società di gestione del risparmio e compagnie di
assicurazioni.
19
Per questo fatto, i fondi pensione aperti - in entrata - sono
rivolti a tutti i tipi di lavoratori.
In Italia il legislatore ha previsto e regolato i fondi chiusi, prevedendo solo
in via residuale quelli aperti: è stata favorita, quindi, la categoria dei fondi
in cui promotori e i gestori sono due entità autonome e separate. Sotto il
profilo delle caratteristiche istituzionali, l’ ordinamento giuridico italiano
ha, quindi, pienamente recepito il principio della separatezza dei soggetti
coinvolti nell’ attività di un fondo pensione. Tuttavia, se la legge ha
riconosciuto solo in via residuale i fondi pensione aperti così non è stato
19
E. girino, Fondi pensione aperti: quando la previdenza si tramuta in finanza, Amministrazione e
finanza 1999
FONDI PENSIONE: CARATTERISTICHE, MODELLI ED ESPERIENZE
per il mercato: attualmente della totalità dei fondi pensione esistenti in
Italia solo un quarto di questi sono chiusi.
20
Questa marcata distinzione tra fondi pensione aperti e chiusi non è invece
molto presente nella legislazione anglosassone (sia inglese che
statunitense), nella quale i fondi possono essere anche autogestiti dai
promotori, sebbene bisogna considerare che in questi paesi viene utilizzato
lo schema del trust: i beni che costituiscono il fondo pensione sono separati
dal patrimonio del datore di lavoro con anche una separazione nell’ attività
di gestione.
21
Dal lato dell’ aderente, l’ adesione all’ uno o all’ altro modello non è una
scelta ovvia, i principali vantaggi di cui l’ iscritto può beneficiare nell’
adesione ad un fondo pensione chiuso sono i seguenti:
• minori costi di associazione e gestione. Ciò deriva dall’ ampio bacino
di riferimento che fornisce importanti masse da gestire e permettono il
raggiungimento di economie di scala;
• pluralità di gestori finanziari. L’ accordo con più gestori riduce il
rischio di performance scarse;
• maggiore trasparenza delle decisioni di investimento;
• maggiore convenienza nella trasformazione in rendita vitalizia. Il
forte potere contrattuale che il fondo possiede permette di fissare tassi
di conversione più convenienti per gli aderenti.
L’ adesione a fondi pensione aperti determina, invece, i seguenti vantaggi:
• maggior numero di fondi. La maggioranza dei fondi pensione presente
nella realtà italiana è di tipo aperto;
• presenza del multicomparto.
20
Newsletter MEFOP, Il punto sui fondi 2001
21
Op. cit. D. Blake, The United Kindom pension system: key features