3
di raggiungere gli obiettivi prefissati dall�impresa. In definitiva, per
vendere il proprio prodotto, l�impresa deve parlare la lingua del
consumatore finale.
Inoltre questo studio consente di approfondire la conoscenza di una
lingua straniera (francese) che pu� risultare un atout estremamente
importante nel mercato del lavoro.
L�analisi sul campo traduttivo proceder� su tre livelli cui
corrisponderanno tre distinti capitoli. Nel primo capitolo (1.) si presenta
l�evoluzione storico-teorica della traduzione a partire dal XVI secolo in
poi, con particolare attenzione al XX secolo. Nel secondo capitolo (2.)
sar� affrontato il problema della metodologia traduttiva che verr�
sviluppato, a sua volta, su tre piani: il primo di natura introduttiva, avr�
lo scopo di circoscrivere il nostro campo di analisi (2.1.); un secondo
piano, che occuper� la parte pi� rilevante del secondo capitolo, sar�
incentrato sulle varie fasi che compongono il processo traduttivo (2.2.);
ed infine si dar� uno sguardo alle diverse tecniche traduttive,
privilegiando quelle maggiormente applicate (2.3.).
Nell�ultimo capitolo (3.) la nostra attenzione verr� rivolta a specifici
4
campi specializzati, in stretta relazione con la natura dei nostri studi:
economia (3.1.), pubblicit� (3.2.) e diritto (3.3), in cui si metteranno in
risalto le peculiarit� di ognuno. Inoltre l�indagine proseguir� in altri
settori specializzati (3.4.), quali: informatica (3.4.1.), giornali (3.4.2.) e
fumetti (3.4.3.), ed infine un accenno sar� riservato alla traduzione
automatica (3.5), settore che, dopo un momento di grande entusiasmo, fa
attualmente i conti con l�impossibilit� di ridurre a funzionamento
meccanico la ricchezza e la complessit� dell�attivit� mentale.
5
1. Storia ed evoluzione della
traduzione
6
La traduzione � un�attivit� molto antica: la sua nascita risale al
momento in cui apparvero e si diffusero, nei vari popoli, le diverse
lingue, poich�, allo stesso tempo, sorse l�esigenza e la necessit� di
tradurre i testi dell�una in quelli dell�altra.
La traduzione, inoltre, nata come attivit� orale, � divenuta scritta in
Francia, soltanto nel periodo Rinascimentale. A partire da quell�epoca si
assiste ad un intensificarsi di interventi, di discussioni, di dibattiti ai
quali si accompagna una crescente richiesta di testi da tradurre, anche se
il vero e proprio sviluppo si registra a partire dall�inizio del XX secolo.
Fino alla prima met� del 1900 erano soprattutto i traduttori, o meglio
coloro i quali concretamente effettuavano le traduzioni, ad interessarsi
dei problemi traduttivi: in altre parole non esisteva una vera e propria
teoria della traduzione, ma piuttosto delle considerazioni su questo o
quel quesito traduttivo. Bisogna attendere il secondo dopoguerra per
avere dei contributi teorici che consentano la formulazione di una vera
teoria, ossia per avere degli autori che affrontino in modo �globale� il
settore della traduzione e permettano la nascita di una vera scienza
linguistica, autori quali lo scrittore francese Valery Larbaud, il linguista
7
americano d�origine russa Roman Jakobson, il linguista inglese John
Catford e soprattutto il linguista francese Georges Mounin, che per molti
rappresenta un vero e proprio �Maestro� in questo campo.
Inoltre va sottolineato che per molto tempo la traduzione non ha
avuto, come le altre scienze, un continuum lineare nella sua evoluzione,
ma al contrario, ha visto un �altalenarsi� tra due concezioni: traduzione
letterale (mot à mot) e traduzione libera (libre), e solo in seguito ha visto
l�affermarsi di una nuova visione che consente di superare questa
querelle e che va sotto il nome di teoria interpretativa o del �senso�.
Fino alla fine del XVI secolo, si era registrata la preminenza assoluta
della traduzione letterale, ritenuta la pi� �fedele� delle traduzioni. Forma
traduttiva che, ai giorni nostri, � stata definita come quella: �traduction
qui est centr�e sur la langue du texte, et non sur le sens, et qui traduit
donc, mot � mot ou phrase par phrase la signification, la motivation, la
morphologie et/ou la syntaxe du texte original�
1
.
Questa convinzione, tuttavia, cominci� a vacillare, grazie anche ai
1
Cfr. Amparo HURTADO ALBIR, La notion de fidélité en traduction, Paris, Didier �rudition, 1990,
p. 231.
8
contributi di �tienne Dolet e di Jacques Amyot, nella met� del XVI
secolo, fino a portare all�applicazione del principio opposto, ossia quello
della traduzione libera.
Questo nuovo approccio traduttivo, nelle sue forme estreme, � definito
da Hurtado Albir come: �traduction qui ne transmet pas le sens du texte
original parce que le traducteur interpr�te librement le vouloir dire de
l�auteur ou se permet des libert�s injustifi�es dans la reformulation�
2
. Si
entra cos� nel periodo compreso tra il XVII ed il XIX secolo, l�epoca
delle �belles infid�les�. Quest�espressione fu impiegata per la prima
volta dal filosofo e scrittore francese Gilles M�nage (1613-1692) che,
commentando le traduzioni dell�umanista Perrot Nicolas signore
d�Ablancourt (1606-1664), afferm�: �Elles me rappellent une femme que
j�ai beaucoup aim� � Tours, et qui �tait belle mais infid�le�
3
. Numerosi
furono gli autori che abbracciarono questa nuova visione, tra i quali
saranno presi in esame nella nostra trattazione: Madame Dacier, Jacques
Amyot, Rivarol e Antoine Houdar de la Motte.
2
Ivi, p. 321.
3
Citato ivi, p. 14.
9
Tuttavia, l�applicazione di forme estreme di belles infidèles, provoc�
una reazione dei traduttori, che assunse la forma di un ritorno alla
traduzione mot à mot; infatti, all�inizio del XIX secolo, alcuni traduttori,
tra cui Leconte de Lisle e Chateaubriand, rivalutarono l�impiego della
traduzione letterale, anche se il suo utilizzo avvenne in modo diverso
rispetto a prima.
Nel XX secolo si registr� un continuo oscillare tra queste due
concezioni e nello stesso tempo si avvert� la necessit� di ricercare
qualcosa che superasse questa impasse, poich� i fautori di entrambe le
teorie erano consapevoli che la propria visione non permetteva di
assolvere il compito di traduttori, ovverosia essere fedeli al testo
originale, se non a patto di fare concessioni importanti all�atteggiamento
traduttivo opposto.
La nuova teoria, apparsa negli anni �80 e che si basa sul senso ovvero
sull�interpretazione del testo da tradurre, segna un passo importante
nell�evoluzione teorica della traduzione, permettendo di superare la
contrapposizione sterile tra i sostenitori dell�una e dell�altra concezione
del tradurre: �Pour traduire, comprendre soi-m�me ne suffit pas, il faut
10
faire comprendre�
4
.
A tale proposito Marianne Lederer, fondatrice di questa teoria assieme
a Danica Seleskovitch, afferma che �La pi� meccanica delle traduzioni
comporta sempre una parte d�interpretazione, la pi� libera delle
interpretazioni comporta sempre una parte di traduzione letterale�
5
.
Ma facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire come sia
avvenuta quest�evoluzione, a causa di quali motivi, per mezzo di quali
opere, di quali autori ecc., con particolare attenzione a quanto avviene a
partire dal XVI secolo in poi, e cio� da quando la traduzione libera inizi�
ad apparire, fino alla nascita della teoria del senso; in particolare, ampio
spazio sar� riconosciuto agli autori e alle opere del XX secolo poich�,
secondo noi, hanno contribuito in maniera determinante all�evoluzione di
questa �disciplina�.
Per un lunghissimo periodo, dunque, la traduzione letterale � stata la
regina indiscussa nelle traduzioni dei testi (letterari). A dire il vero
questa preminenza non � mai stata veramente assoluta, poich� si sono
4
Cfr. Danica SELESKOVITCH, Marianne LEDERER, Interpréter pour traduire, Paris, Didier
�rudition, 1984, p. 31. Il corsivo � nel testo.
5
Citato in Josiane PODEUR, La pratica della traduzione, Napoli, Liguori, 1993, p. 16.
11
sempre verificate delle contestazioni, anche da parte di personaggi molto
autorevoli. Per esempio Cicerone nel suo Libellus de optimo genere
oratorum (46 a.C.) condannava la traduzione �verbum pro verbum� e
tale principio fu poi ripreso anche da Orazio nella sua Ars Poetica (26
a.C.).
Un altro �contestatore� fu San Gerolamo che, nel De optimo genere
interpretandi, dichiar� che non bisognava tradurre parola per parola ma
idea per idea (�Non verbum e verbo, sed sensum exprimere de sensu�)
6
.
Nonostante tutto, la traduzione letterale rest� la pi� praticata, n� le cose
mutarono nel Medioevo. Solo all�inizio del XVI secolo si avvertirono
tenui segnali di cambiamento e furono sempre pi� numerosi gli autori
che si allontanarono dalla traduzione letterale, come ad esempio gli
umanisti francesi �tienne Dolet (1509-1546) e soprattutto Jacques
Amyot (1513-1593), che iniziarono ad applicare un modo di tradurre
diverso, �libero�.
Con l�inizio del XVII secolo, come abbiamo gi� ricordato, si entra
6
Citato in Amparo HURTADO ALBIR, La notion de fidélité en traduction, cit., p. 15 e passim.
12
pienamente nell�epoca della traduzione libera: occorreva abbellire,
adeguare i testi da tradurre ai costumi, alle usanze, alle idee della societ�
del XVII secolo. Sicuramente uno degli antesignani di questa nuova
visione fu proprio Jacques Amyot, autore al centro di numerose critiche,
in particolare per la sua traduzione di Daphnis et Chloé (1549) del
Longo Sofista, scrittore greco vissuto alla fine del II secolo, considerata
come un tipico esempio di belle infidèle, in quanto Amyot attualizz� ai
gusti e alle abitudini della Francia del XVI secolo gli usi e i personaggi
della Grecia antica.
Gi� �tienne Dolet
7
aveva preso le distanze dalla traduzione letterale,
nella sua opera Manière de bien traduire d’une langue en aultre
8
del
1540, in particolare aveva elencato le cinque regole che bisogna
rispettare per tradurre in modo corretto un testo: capirne il senso,
conoscere la lingua di partenza (il latino), rifiutare la traduzione letterale,
evitare l�impiego di parole simili alla lingua di partenza ed infine
conoscere la lingua d�arrivo. Regole che sono straordinariamente simili,
7
Umanista e tipografo francese, �tienne Dolet, � tra l�altro ricordato in quanto fu bruciato come
eretico a causa di un preteso malinteso di interpretazione nella sua traduzione dell�Axiochus. La sua
colpa fu, in questa traduzione, di aver negato l�immortalit� dell�anima.
8
Manteniamo qui, come in seguito, la forma antica della parola.
13
anche se si era solo nel 1540, alla base concettuale di quella che sar� la
teoria interpretativa degli anni �80 del secolo scorso.
Entrambi gli autori rifiutarono la traduzione letterale, ma Amyot and�
oltre; egli arriv� perfino a commentare o spiegare alcuni passaggi,
preoccupato delle difficolt� che il lettore avrebbe avuto a capirli;
convert� le misure; �adatt�� gli oggetti e le formule di cortesia; abbell� lo
stile, ecc. Sono evidenti in questo atteggiamento le cause storiche e
sociali: era essenziale eliminare tutto ci� che non si accordasse con i
valori dell�epoca, operando profonde modifiche del testo originale, senza
per questo indurre dubbi, agli occhi dei traduttori stessi, sulla fedelt�
della traduzione. D�altra parte vi furono autori come l�erudito Pierre-
Daniel Huet (1630-1721) che, nel suo trattato sulla Traduction del 1661,
si opponeva alla traduzione libera tesa a modificare ed abbellire le
traduzioni nel nome del bon goût, e chiedeva il ritorno del mot à mot
come unico strumento che garantisse il rispetto del testo originale.
Nonostante ci�, la traduzione libera (élégante) sopravvisse fino agli
inizi del XIX secolo, come ricorda lo stesso Georges Mounin:
14
Ce culte de la traduction dite élégante, qui ne fut que le culte de la
traduction conforme aux bienséances d�une forme sociale donn�e,
a surv�cu, contrairement � ce qu�on croit, jusque vers la fin du XIX
si�cle; il nous trompe encore, � notre insu, dans plus d�un texte
aujourd�hui
9
.
Essa fu usata in maniera pi� o meno disinvolta.
Per esempio l�erudita Anne Lefebvre (1647-1720), meglio conosciuta
come Madame Dacier, impegnata nella traduzione dell�Iliade (1699), fu
pi� legata alla traduzione letterale che non a quella libera, che adott�
solo nei casi ritenuti pi� delicati, come ad esempio i passaggi che
riguardavano la passione e l�amore. Il suo pensiero � espresso
chiaramente nell�opera del professore e scrittore francese �mile Egger
(1813-1885) nella Revue des traductions d’Homère
10
dove si riporta la
seguente affermazione di Mme Dacier: �[�]il faut toujours
s�accommoder, surtout pour les expressions, aux id�es et aux usages de
son si�cle, m�me en les condamnant�
11
.
Sullo stesso piano si porr�, pi� tardi, lo scrittore di origini italiane
Antoine Rivaroli (1753-1801), che, divenuto famoso, rimase noto come
9
Cfr. Georges MOUNIN, Les belles infidèles, Lille, Presses Universitaires de Lille, r��d. 1994, p. 65.
Il corsivo � mio e come tali vanno interpretati anche i seguenti, salvo indicazioni contrarie.
10
In Nouvelle revue encyclopédique, agosto-settembre 1845, p. 7.
11
Citato in Georges MOUNIN, Les belles infidèles, cit., p. 65.
15
conte di Rivarol
12
, grazie ad un adattamento al francese del suo
cognome. Nel tradurre La Divina Commedia, egli si trov� a dover
affrontare l�inadeguatezza della lingua francese del XVIII secolo, cos�
delicata e �polie�, di fronte alla crudezza, al realismo, all�energia della
versificazione dantesca
13
.
Sia per Mme Dacier che per Rivarol l�applicazione della traduzione
libera si rende, quindi, necessaria a causa dell�impossibilit� della lingua
francese dell�epoca di riprodurre i testi degli Antichi.
Ecco come Mme Dacier esprime l�impossibilit� di tradurre Omero:
�J�avoue, dit-elle, qu�il n�y a pas un seul vers d�Hom�re o� je ne sente
une gr�ce, une beaut�, une force, une harmonie, qu�il m�a �t� impossible
de conserver�
14
. Mme Dacier e Rivarol nella stessa epoca e con gli stessi
problemi offrono la medesima soluzione: la traduzione libera.
Il poeta e drammaturgo francese Antoine Houdar de la Motte (1672-
1731) � tra gli autori che ne fece grande uso. Impegnato anch�egli nella
12
Scrittore, giornalista e brillante polemista, Rivarol scrisse la sua opera pi� importante, Discours sur
l’universalité de la langue française, nel 1784. In essa esaltava la bellezza e la supremazia della lingua
francese rispetto alle altre. Resta celebre una frase del suo libro: �CE QUI N�EST PAS CLAIR N�EST
PAS FRAN�AIS�.
13
Ancora ai giorni nostri, si cimenta con la traduzione della Divina Commedia Jacqueline RISSET,
La Divine Comédie, Paris, le Grand livre du mois, 2001.
14
Citato in Georges MOUNIN, Les belles infidèles, cit., p. 19.
16
traduzione delle opere antiche, arriv� alla stessa conclusione di Mme
Dacier e di Rivarol, ma segu� un percorso diverso: l�adozione della
traduzione libera si giustificava, secondo lui, non per le difficolt�
linguistiche, ma in quanto, per far capire ed apprezzare gli autori
Antichi, bisognava adattarli ai valori della societ� dell�epoca. Nella sua
traduzione dell�Iliade egli fu cos� prodigo nel far uso della traduzione
libera, che la sua opera finale contava dodici canti invece dei
ventiquattro di Omero. Houdar de la Motte si giustific� affermando che:
J�ai voulu [...] que ma traduction f�t agr�able, et de l� il a fallu
substituer les idées qui plaisent aujourd’hui à d’autres idées qui
plaisaient du temps d’Homère : il a fallu, par exemple, adoucir la
pr�f�rence solennelle qu�Agamemnon fait de son esclave � son
�pouse
15
.
Se passiamo al XIX secolo, registriamo un rigetto crescente della
traduzione detta ��l�gante�, ed automaticamente un ritorno alla
traduzione letterale.
15
Ivi, p. 62. Il corsivo � nel testo.