6
La sicurezza
3
L’assenza di responsabilità
4
L’appagamento edonistico
5
La speranza di miglioramento che apporta una situazione generalmente migliore.
6
Uno dei sogni dell’uomo, consiste nel cosiddetto “contr llo delle menti”.
Il cosiddetto lavaggio del cervello, l’ipnosi, l’impi go di sostanze stupefacenti per neutralizzare la
volontà o carpire informazioni e segreti, imporre comportamenti mediante l’asse vimento invisibile
della mente. Tali rappresentano però esclusivamente soluzioni tipicamente individuali. Quando
l’obiettivo ha le dimensioni di un gruppo abbastanza numeroso, quale per esempio una nazione o un
gruppo di popolazioni, le procedure menzionate divengono impraticabili.
Da qui il bisogno di ricorrere a metodologie sistemiche di tipo diverso, in grado di agire sull’intero
tessuto connettivo che s’in ende aggredire.
L’insieme delle operazioni, delle azioni, delle iniziative tendenti a conseguire l’obiett vo di
assumere il controllo di grandi strati di masse e di pilotarne le opinioni, i giudizi e le conseguenti
manifestazioni, agendo sulla ricettività istintiva, sull’emotivià nonché sul processo formativo delle
valutazioni, si definisce Guerra Psicologica.
Vi sono molte definizioni circa i confini che contraddistinguono tale mezzo strategico da altri, vi
sono anche delle classificazioni che risentono dai criteri di classificazione tipicamente di natura
3
MASLOW, A.H., “Motivation and Personality”, N w York, Harper & Row, 1954.
4
IBIDEM.
5
Il termine in maniera particolare definisce sia la dottrina etico-filosofica che considera il piacere l'unico
valore positivo, sia la tesi psicologica secondo la quale tutte le azioni mirano al perseguimento di una
qualche forma di piacere.
In entrambe le accezioni l'edonismo ha un lungo passato filosofico, ma occupò un posto preminente
soprattutto nelle opere degli utilitaristi del tardo XVIII E DEL XIX secolo. Jeremy Bentham sosteneva che la
natura ha collocato la razza umana sotto due padroni assoluti, il dolore e il piacere. Spetta soltanto all'oro
stabilire ciò che dovremmo fare è ciò che faremo.
Il piacere era un concetto puramente quantitativo e l'utilità di u’azione era c lcolabile misurando il piacere
ottenuto secondo la sua intensità, l durata eccetera. J. Stuart Mill, per contro, distingueva tra piaceri
elevati e piaceri volgari e sosteneva che alcuni, specie quelli procurati dall'intelletto, sono qualitativamente
superiori.
Ma qui si avverte un distacco netto dall'edonismo, perché è sottinteso che il valor di un’attività nonè
esclusivamente funzione del piacere che se ne ricava. La tesi psicologica secondo cui l'individuo persegue
solamente il piacere è fals .
Anche il semplice buonsenso dice che l'uomo a molti scopi diversi nella vita e non sembra che il
perseguimento di questi fini così div rsi si identifichi veramente con la ricerca del piacere a meno che
l'accezione di piacere non venga ampliata al punto da equivalere allo sforzo di raggiungere una meta..
A.A.V.V., “Aristippo, filosofo greco di Cirene, la dottrina del piacere come base della morale”, Milano,
Mondatori, 1998..
GREGORY, RICHARD L., “Enciclopedia Oxford della Mente”, Milano, Biblioteca Universale Sansoni,
1991.
6
Tesi sostenuta dallo psicologo POLANYI, MICHAEL, in “Personal Knowledge”, To ard a post critical
philosophy, Chicago, The University of Chicago press, 1958.
7
psicologica come ad esempio la teoria degli “otto criteri” di Robert Jay Lifto
7
nel quale il centro
motivazionale che contraddistingue la guerra psicologica risiede nel concetto, tipicamente
sociologico, che l’u mo è posto di fronte al gruppo.
Negli anni '30 Kurt Levin
8
, uno dei primi psicologi sociali, spiegò la sua "teoria d l campo", in cui
descriveva in che modo il comportamento fosse connesso sia alla personalità del singolo i dividuo
che al suo ambiente (prefazione degli studi di controllo della mente).
Negli anni successivi vi furono altri che attraverso esperimenti cercarono di dare un limite per
formulare una concezione chiara del fenomeno, tra questi quello del dott. Philip Zimbardo
9
del 1971
sulla psicologia sociale dell'imprigionamento. Da allora Zimbardo è diventato una de e guide dello
studio sul controllo mentale.
Steven Hassan
10
scrisse: nel caso del controllo mentale gli "agenti di influenza" vengono visti come
amici o mentori, il che porta all'abbassamento delle difese rendendo le persone più vulnerabili alla
manipolazione. La chiave del successo del controllo mentale risiede nella sua sottigliezza, astuzia,
nel modo in cui promuove "illusione di controllo".
7
Il Controllo Mentale è un proc sso di sradicamento delle credenze precedenti e il loro rimpiazzo con
credenze nuove attraverso l'uso di persuasione coercitiva. È un roces o disegnato appositamente per
spezzare l'indipendenza e l'individualità della perso a e impiazzarle con il clone d ll'ide logia.
I Cinesi lo chiamavano "riforma del pensiero", che è stato riduttivamente tradotto in inglese come "lavaggio
del cervello". Questi criteri consistono in otto temi psicologici che sono predominanti nel campo sociale
dell'ambiente della riforma del pensiero. Ognuno di essi ha una qualità totalitaria; gnuno dipende da una
presunzione filosofica ugualmente assoluta; e ognuno mette in moto certe tendenze emotive individuali, la
maggior parte delle quali di natura polarizzante.
Il tema psicologico, il razionale filosofico, e le tendenze polarizzanti individuali sono interdipendenti;
dipendono l'una dall'altra, piuttosto che essere usate direttamente. Combinandosi creano un'atmosfera che
può temporaneamente dare un senso d’energia ed euf ria, ma allo stesso tempo sono la base della più grave
delle minaccie umane.
LIFTON, ROBERT JAY, “Thought Reform and the Psychology of Totalism”, University of N rth Carolina
Press, 1961, pag. 420.
8
Il campo è definibile come un insieme diverso dalla somma dalle parti che lo compongono. Ca po è ogni
sistema complesso: individuo, famiglia, gruppo, organizzazione, comunità. Second questa teoria, il
comportamento degli individui èinflue zato dal campo di forze psicologiche che lo circondano.
L'entrata di un ricercatore in questo campo, non è solo un atto conoscitivo, ma anche un fattore di mutamento
del campo e dunque un elemento che stimola il cambiamento del comportamento del soggetto.
LEWIN, KURT, “Fra teoria e pratica”, Firenze, La Nuova Italia, 1977.
9
Zimbardo definisce la singola è più importante regola della psicologia sociale, "l'errore fondamentale di
attribuzione". Le persone attribuiscono i comportamenti del prossimo alla disposizione piuttosto che alla
pressione ambientale esercitata su di esso.
In particolare negli Stati Uniti, dove l'individualità viene apprezzata, le persone presumono di agire in base
alla "propria idea" piuttosto che in base all'influenza esercitata da forze esterne. La psicologia sociale ha
dimostrato che tutti siamo profondamente influenzati dal nostro ambiente.
È nella natura umana adattarsi a ciò che viene per epito come un comportamento "corretto". Dott. Philip
Zimbardo, è docente presso la Stanford University del corso di psicologia del controllo mentale.
ZIMBARDO PHILIP, “The Psychology of Mind Control”, Palo Alt , CA A Course Reader, Stanford
University, 1996.
10
Tratto da “Releasing the Bonds, Freedom of Mind Press”, Somerville. Consultabile al foglio elettronico on
line: http/www.freedomofmind.com
8
Per non allontanarsi dall’obiettivo di focalizzare una definizione di guerra psicologica, si deve
subito precisare che per guerra non s’intende solo il conflitto armato, ma tutto l'ampio ventaglio di
guerra, nel quale il confronto militare è soltanto l'ultimo aspetto. Possiamo ancora definirla, in via
generale, come l’impiego da parte di una nazione di tutte le sue risorse, nonché azioni, allo
scopo di creare una situazione di pace, o di guerra (non guerreggiata) rispondente alle
esigenze politiche della nazione.
Ed è proprio in questa premessa e in ciòch s gue che r siedono il principio e l'assunto della guerra
psicologica.
Tra lo stato di tensione e la guerra guerreggiata, vi è una complessa serie di fasi in parte flessibili:
-le insinuazioni, le accuse, le provocazioni a mezze campagne di stampa;
-la pressione politica;
-L'offensiva spionistica totale;
-Le ritorsioni e le sanzioni economiche;
-La dimostrazione di forza;
-L'azione sovversiva;
-La guerriglia.
Tale classificazione iniziale, però risulta i nostri giorni come alquanto tradizionale, abbastanza
scontata e prevedibile.
Da qualche decennio a questa parte si è andata perfezionando e razionalizzando una procedura più
sottile, subdola ed efficace, che scaturisce dalla sperimentazione scientifica e dall'applicazione della
concreta fattibilità di condizionare il comportamento degli individui mediante un'azione d’ampio
respiro, programmata in tutti i suoi minimi particolari e apparentemente irrilevanti, tramite
procedure diverse, tutte protese ad instillare negli oggetti di tale azione gli elementi costituenti, un
processo mentale diverso, commisurato il più p ssibile all'obiettivo teorico prefissato.
Lo sfruttamento della paura inconscia e della debolezza spirituale e intellettuale, l'assuefazione ad
una determinata condizione e la latente minaccia di un mutamento repentino e irreversibile, passano
attraverso la sollecitazione di tutta la gamma sensitiva, premendo, via via, sull’incert zza,
sull'apprensione, sul timore, sull'intolleranza, sull'irritazione, sulla angoscia, sino al terrore che al
panico intesi come proiezione di una condizione teorica ma ineluttabile, al verificarsi di determinate
condizioni, prodotto della realtà raffigurata, rappresentata, e iniettata mediante la tecnica dei riflessi
condizionati.
La mancata rapida, immediata percezione delle nuove diverse dottrine, tecniche e metodologie e
l'ignoranza delle scelte moderne e avanzate nel campo del pensiero delle sue applicazioni per lo
9
sfruttamento sempre più intensivo delle risorse intellettuali disponibili, rappresentano il tallone
d'Achille di sistemi e organizzazioni statuali completamente superati e destinate ad essere asserviti,
in tempi medi lunghi dagli apparati all'avanguardia nel settore dell'impiego della dialettica come
mezzo di persuasione e d’insinuazione di dubbi e perplessità.
Le proposte alternative o di nuove concezioni, purché rispondenti ai requisiti dediti all'oggetto
dell'azione, assumono una dimensione di configurazione finalizzata dell'azione condotta.
Non si tratta di agire per danneggiare la massa cerebrale degli individui bensì di pieg rla docilmente
ad un disegno ben preciso, fornendo dosi sempre maggiori di persuasione, premendo sulla
sensazione di soddisfazione dell'oggetto badando però non superare il confine dell'utilità
marginale
11
, o tre il quale vi sarebbe automatico rigetto.
Come si vedrà, la fase più delicata e difficile, consiste nel riuscire a sfruttare il desiderio di ciascuno
d’essere protagonista a livelli sempre più e e at pilotando la vanità, l'ambizione, le aspirazioni
frustrate e pianificate, i rancori e le rivalse latenti, sino alle vendette gli impulsi derivanti da
mortificazione e umiliazioni.
All’origine dell’azione da svolgere e da sviluppare si deve porre il processo formativo
attivo/passivo per il quale avremo un input palesemente chiaro o un input occulto.
Si tratta dei cardini concettuali della guerra psicologica, ovvero: “azione psicologica e persuasi ne
occulta”
12
.
Per esempio, nell’i tesi di un messaggio palese, le fasi mediante le quali il processo si attua nella
sua integrità sono le seguenti: attenzione, credito, riflessione, approvazione, sostegno,
partecipazione, compiacimento.
Nel caso di un messaggio occulto, il procedimento seguirà la seguente maturazi n :
Colpire la ricettività inconscia - suscitare il fenomeno desiderato - attivare la reazione inconscia -
tramutarla in atteggiamento od orientamento. La legge basilare del concetto di guerra psicologica è
quindi una conseguente per la quale: il rateo pers sivo aumenta in maniera proporzionale
rispetto all’aumento dei mezzi di comunicazione.
11
Definizione e concetto coniati dall’economist Luigi Pareto, tratto dal testo di FRANK, ROBERT H.,
“Microeconomia ”, Seconda Edizione, Cinisello Balsamo (MI), Mc Graw-Hill, 1998.
12
Definizione tratta dall’an lisi i Piero Baroni su tale questione, “La Guerra Psicologica”, Rimini,
Ciarradico Editore, 1986.
10
1.2 Propositi e obiettivi
Definire con attenzione quali possono essere gli scopi e gli obiettivi della guerra psicologica, è una
operazione molto delicata, poiché tali ne rappresentano il vincolo fondamentale su cui attuare la
giusta metodologia.
L'esigenza di controllare una massa d’individui i pone l'individuazione dei fattori comuni e di
quelli diversificati, sui quali agire.
In una dimensione di livello base, i fattori da sensibilizzare sono piuttosto evidenti, poiché
statisticamente rientrano nell’ambito della normale percezione: garanzie socio-economiche, di
continuità e garanzia di pace.
In sintesi, stabilità come presupposto per una concreta possibilità d’incrementi finanz ari, premessa
di un tenore di vita protesa al raggiungimento del maggiore benessere e del suo più c spicuo
riflesso ovvero il prestigio. Ad un livello immediatamente superiore si deve affrontare la questione
del “ruolo” e della consapevolezza e ciò richi de un’an lisi piùraffinata.
Non si è ancora al conseguimento della fiducia, bensì s ltanto alla ricerca dell'attenzione verso la
cattura dei soggetti. L'ampiezza dell'efficacia varia in scala, poiché non si può prescindere dal fatto
che gli individui vivono una vita a più dime sioni, suddivise in compartimenti quali: famiglia,
lavoro, interessi specifici, rapporti sociali.
Secondo la psicologia moderna
13
e anche molti scrittori tra cui Piero Baroni la conoscenza del
mondo esterno si realizza tramite dei connettori intermediari o mezzi di ricezione, quali per
esempio: televisione, radio, quotidiani, riviste, cinema, libri, conferenze, contatti eccetera.
Ciò avviene da spettatore, quindi da posizione di soggetto passivo
14
, di olito in m do distratto e
frettoloso.
L’individuo si muove tra altri individui
15
, sc mbia o notizie, sensazioni ed impressioni , ma
sempre dal proprio punto di osservazione, mantenendo costantemente la propria mentalità (intesa
come propria formazione sociale e culturale), come filtro d’entrata.
13
GREGORY, RICHARD L., “Enciclopedia Oxford della Mente”, Milano, Biblioteca Universale Sansoni,
1991.
14
“Tutte le scuole analitiche partono infatti dal principio che il comportamento umano sia determinato da
porzioni della psiche non direttamente accessibili alla coscienza e che nel loro insieme vengono indicate con
il termine di i conscio”.
ATILI, FARABOLLINI, MESSERI, "Il Nemico ha la coda”, aggi Giunti, F renze, Edizioni Giunti , 1996.
15
L'uomo non nasce con l'anima, ma la costruisce attraverso gli altri ed il contesto in cui si trova. Il contesto
e la società assumono l'importanza maggiore. (Hegel, Fiche).E’ nche il cardine su cui poggia l’analisi della
psicologia sociale, come da sopra riportato.
GREGORY, RICHARD L., “Enciclopedia Oxford della Mente”, Milano, Biblioteca Universale Sansoni,
1991.
11
Come Karl Marx
16
scriveva: l'uomo è un animale sociale poiché contrariamente a quanto si pensa
non è un soggetto sociale. Ciòc mporta una protezione della propria riservatezza e delle proprie
sensazioni più i time. Quest’aspetto si colloca come elemento necessario di riferimento.
L'azione di guerra psicologica di secondo livello, non tiene conto dell'individuo quanto soggetto di
sensazioni, a movente del suo essere inserito in un tessuto sociale, bensì è cons derato dal p nto di
vista dell'individualità, cioè un universo a se stante caratterizzato da contingenze quotidiane ed
obblighi e costrizioni di coesistenza
17
-
È pertanto necessario che il messaggio diretto alla globalità dei soggetti appai come in verità
inviato a uno solo separatamente.
Il messaggio deve possedere la capacità di colpire la ricettività individuale ponendo così l’individuo
uomo di fronte ad una condizione dalla quale non può respingere l'azione penetrativa, poiché
impossibilitato a negare la validità e soprattutto l'identificazione con il proprio caso personale.
18
Si deve sempre tenere in considerazione che l’individuo potrebbe ricercare il contatto tra i sui
simili, poiché nel l'insieme , si sente meno esposto è più protetto. In questa direzione l'azione del
messaggio di guerra psicologica opera nell'intendimento preciso del coinvolgimento.
Siamo quindi vicini alla dimensione di livello intermedio, nella quale ’individuo,oggetto
dell’azione di guerra psicologica , viene considerato nella sua totalità è trattato con argomentazi ni
più sottili che precludono al suo ind ttrinamento
19
, fattore importante è requisi o essenziale del III
e ultimo livello di massa. Il secondo livello è riservat alle prop ste: all'ottenimento del credito,
della riflessione, e dell'approvazione.
In generale tale processo, molto lento e complesso, parte dall'insoddisfazione. Si opera per attribuire
attendibilità e credibilità alle proposte. In un secondo tempo si sollecita la riflessione, mediante
impulsi relativi a situazioni contrarie con le quali si esaltano i requisiti positivi appaganti delle
proposte, per arrivare infine all'approvazione, frutto di una scelta sovente incoscia.
16
Anche secondo l’analisi di Marx, l'individuo è un an male sociale che si costruisce principalmente nei
rapporti con gli altri individui.
17
E’ una tesi studiata a fondo nel lavoro svolto da Francisco Varela, neurobiologo ed epistemologo cileno,
ultimamente dirigeva a Parigi il gruppo di ricerca "Dinamiche dei sistemi neuronali" del laboratorio di
neuroscienze e Brain Imaging del Cnrs (National Institute for Scientific Research) presso l'ospedale
universitario della Salpêtrièr e insegnava scienze cognitive ed epistemologia all'École Polytechnique.
MATURAMA, H., “Autopoiesi e cognizione: la realizzazione del vivente”, Milano, R. Cortina, 1985.
MATURAMA, H., “Le basi biologiche della coscienza del sé il d minio fisico dell’es t nza”, Milano, R.
Cortina, 1986.
MATURAMA, H., “Scienze e tecnologia delle cognizioni”, Milano, R. Cortina, 1987.
18
MATURAMA, H., “Le basi biologiche della coscienza del sé e il d minio fisico dell’es t nza”, Milano,
R. Cortina, 1986.
19
M. Blondet afferma un concetto molto vicino a quello dell’indottrinamento come fine d obiettivo d’ogni
politica occulta.
BLONDET, M., "Complotti, e fili invisibili del mondo: Europa, Russia", Mila o, Il Minotauro, 1996.
12
La costruzione del procedimento scaturisce proprio dall'esigenza predominante della soddisfazione
dei bisogni. La guerra psicologica si accosta sempre a tale dogma, secondo il quale la persuasione
diretta, indotta, di riflesso o di imitazione e molto più appagante rispetto a l'azione in forza.
Sun-tzu
20
, diceva: “chi in cento battaglie riporta cento vittorie non è il più abile in assoluto: chi
non dà nemmeno battaglia, e sottomette le truppe dell’avversario, è il più abile in asso uto.
Con il terzo livello, si punta al sostegno alla partecipazione e compiacimento. Ottenuta
l'approvazione, si consegue l'aspetto più difficil ma il più im ortante.
Generalmente lo s’individua nel convincimento. Il messaggio configura l'immagine di una realtà
ideale, desiderata, appagante. Si realizza quindi la sovrapposizione tra desiderio e promessa,
aspirazione e sogno. Quindi avremmo una suggestione, ci si riferisce a quell'aria del pensiero
difficilmente apprezzabile ad una procedura diretta e dove si può ac ere solo mediante un
procedimento indiretto.
Il soggetto diventa a sua volta un veicolo di persuasione. Si sente protagonista, ricco di certezze,
appagato moralmente e intellettualmente. Così arriviamo all'indottrinamento.
La perfezione si raggiunge quando la persuasione produce l'autosuggestione. In genere è molto
difficile che si arrivi al terzo livello. La guerra psicologica, focalizza la sua attività sulla
diversificazione degli obiettivi a seconda dei momenti politico strategici e della natura degli oggetti
sui quali intende agire. La pressione esercitata sull'obiettivo varia di direzione e intensità secondo l
esigenze. Potremmo anche avere un obiettivo talmente particolare da richiedere un trattamento del
tutto appropriato. Si tratta di soggetti di qualità elevata, collocati in posizione di rilievo, elementi
portanti dell’organizzazione da condizionare, individui dotati di forte senso critico, di forte
personalità, non facilmente influenzabili, perché il loro senso azionale prevale. Il procedimento
richiede il ricorso a metodologie basate sull’azione psicologica o persuasione occulta con l'impiego
d’argomentazioni affidate a strumenti ricercati quali: l'infiltrazione, il condizionamento progressivo
etc. In sede di configurazione della tematica è sufficiente affermare che la gue ra psicologica non
si pone limiti né orali né di diritto internazionale. Codesta investe tutti gli obiettivi possibili, e
segnatamente i seguenti: politici, economici, informativi, sociali, culturali, formativi, sovversivi.
Inoltre, dove necessario, anche finanziari: corruzione, ricatto, estorsione,
L'orientamento di molti governi risulta in genere profano, ad eccezione dei grandi stati vincitori
della seconda grande guerra, in materia di guerra psicologica, per molti eserciti del tutto
sconosciuta.
20
Gli assunti dell'opera non si limitano alla sola metodologia del combattimento, bensì risultan validi
nell'ambito di qualsiasi tattica non necessariamente militare. Erhshih-erh Tzu, I Ventidue Filosofi, Shang ,
1986, pp.395a-481b.
13
Siamo ancora a livelli primordiali della propaganda. La diversificazione degli obiettivi non consiste
solo quanto più sopra indicato, ma anche nella creazione di problematiche pretestuose, di falsi scopi
con i quali fare diverse l’attenzione, oppure per distogliere l'osservazione da situazioni
particolarmente spinose, suscettibili di compromettere il lavoro svolto in un certo settore.
Mimetizzare determinate manovre, creare copertine, fumogeni, provocare scandali di vario genere e
tipo, il tutto è parte della guerra psicologica. Con il ricorso sempre all'inganno e alla simulazione.
1.3 Inganno, simulazione e percezione subliminale
La Creazione di guerra psicologica si basa essenzialmente sulla necessità di mutare la co posizione
della realtà steriore, interponendo una configurazione più consona a li scopi e traguardi prefissati,
costruendo quindi situazioni sempre diverse a seconda di ciò che si vuole ottenere.
La realtà es eriore e rappresentata da quella che si è soliti definire società.
In effetti quest'ultima, altro non è che un insieme di varie situazioni pressoché di ordinate otese al
conseguimento di determinati risultati. Nulla di coordinato e di razionale, benché la concezione di
stato che il concetto organizzazione tende in qualche misura a garantire. In un quadro così delineato
i soggetti sottoposti all'azione di guerra psicologica si trovano in una posizione totalmente passiva e
reagiscono solo con proprie risorse critiche individuali
21
.
Proprio per contenere prima e annullare poi gli effetti di tale resistenza, l'azione di guerra
(psicologica) ricorre all'inganno e alla simulazione.
Si tende a presentare una realtà fittizia e idonea a mascherare quella autentica; si ricorre alla
demagogia, alle finzioni, ai colpi di scena, creando quindi nel processo istintivo una specie di corto
circuito.
Il procedimento critico salta, per favoreggiare quindi la difficoltà d eventuali richiami di
razionalità. Ci si trova in una situazione per la quale l'emotività prevale sul r gionamento, anche di
fronte alla propensione dell'individuo ad accedere alla ricerca di una soluzione più comoda, più
semplice, dal punto di vista del rischio.
La realtà quindi si avvicina ad una scenografia molto artefatta. Un esempio di come possa
articolarsi una procedura schematizzata di guerra psicologica, diciamo di primo livello, è il
seguente:
21
GROEBEL J., HINDE R.A.,”Agression and war”, Cambridge University Press, New York, 1992.
14
Azione di guerriglia in un determinato scacchiere strategico militare
1) ILLUSTRAZIONE DEL PERCHE’ DEL’AZIONE DI GUERRIGLIA
2) CHIARIFICAZIONE DEL MOVENTE DELL’AZIONE DI GUERRIGLIA
3) DEFINIZIONE DELL’OBIETTIVO E PRESUPPOSTO CHE HA CONDOTTO
ALL’AZIONE DI GUERRIGLIA
4) APPREZZAMENTO DELL’OPERAZIONE E DEI SUOI SCOPI.
Tale esempio, mette palesemente ad occhio nudo che la fornitura di moventi e argomentazioni
attraverso questa tecnica di “notizia- ommento-conclusione” agisce sul conscio e sull'inconscio
dell’individuo, accendendo lampi di percezione che il soggetto considera come proprie intuizioni,
per arrivare fino al desiderio, da parte quest’ultim i sostituirsi quale protagonista dell'operazione
stessa. Il procedimento è molto simile a quello che avviene nel mondo del calcio dove, il tifoso allo
stadio è come se fosse in campo con il suo idolo e gioca virtualmente con lui.
Il che parlando della propria squadra del cuore, usa: il noi, abbiamo vinto, abbiamo assegnato,
abbiamo perso eccetera.
22
Parallelamente la capacità di discernimento nonché di discriminazione si attenua, il bisogno di
continuità e di stabilità lo inducono a vedere la realtà attraverso l'o tica della sicurezza.
In parole povere l'auto-convincimento agisce da cloroformio sulle residue spinte emotive ed
istintive. L'assuefazione di norma spegne la combattività, annulla ogni propensione alla creatività e
al dinamismo agonistico. Possiamo dire che ciò potrebbe esse l'anticamera della dipendenza, dove
la delega diventa servitù.
L'immaginazione e fantasia diventano come atrofizzate. L’individuo è preda della percezione
subliminale psicologica.
23
Dal 1948 in poi l'esistenza di una certa percezione subliminale, è stata confermata dalla ricerca
neurofisiologica
24
. Mentre la ricezione, e la ritrasmissione, delle informazioni sensoriali, messa in
22
Il sentimento d’appartenenza è insito nell’uomo quale istinto ad appartenere a qualcosa, ad un gregge, ad
una classe, stirpe, o una propria gang.Tale fenomeno è molto acuto soprattutto tra i giovani, soprattutto
d’essere insieme contro un comune nemico.
MASLOW, A.H., “Motivation and Personality”, N w York, Harper & Row, 1954.
ARDEY, “Territorial Imperative”, Boston, Beacon, 1961.
23
Quest’idea della percezione senza consapevolezza, accettata come evidente senza difficoltà d filosofi
come Democrito, Socrate, Aristotele, Leibniz, ma tuttora strenuamente avversata da alcuni psicologi
accademici, riguarda un rapporto singolare e non a portata di buon senso tra cervello, coscienza e
comportamento.
GREGORY, RICHARD L., “Enciclopedia Oxford della Mente”, Milano, Biblioteca Universale Sansoni,
1991.
24
L’analisi neurofisiologica della percezione subliminale.
GREGORY, RICHARD L., “Enciclopedia Oxford della Mente”, Milano, Biblioteca Universale Sansoni,
1991.
15
moto da stimoli esterni dipende dai classici tragitti sensoriali che collegano i recettori periferici con
le loro proiezioni corticali, la consapevolezza di questo traffico sensoriale- esperienza percettiva- si
basa su un adeguato contributo da parte delle fibre ascendenti del sistema di attivazione reticolare,
quella densa rete di cellule che nasce nel tronco cerebrale e poi si estende verso l'alto e verso
l'esterno ha infiltrare la corteccia.
Se il sistema reticolare è bloccato chirurgicamente o da farmaci, l'arrivo di informazioni sensoriali
alla corteccia si verifica ancora ma il proprietario della corteccia resta all'oscuro del fatto. Questa
scoperta, di considerevole significato per i sostenitori della percezione subliminale, concorda con i
dati provenienti dalle ricerche di Libet e dei suoi colleghi (1967).
Registrando dai cervelli scoperti di soggetti umani completamente coscienti, essi poterono scoprire
potenziali elettrici messi in azione da stimoli tattili dei quali i loro soggetti rimanevano totalmente
inconsapevoli. Pari passo con l'intensificazione dello stimolo esterno, la forma d'onda registrata
diventava più complessa e i soggetti riferivano " riesco a sentire qualcosa ".
Sembra ragionevole supporre che le aggiunte alla forma d'onda riflettessero quei contributi del
sistema reticolare dal quale dipende la coscienza.
In un esperimento successivo si trovò che l'ampiezza della risposta elettrica registrata dall'aria
ricettiva visiva e scatenata da un lampo di luce di un solo occhio a poteva essere ridotta mediante
presentazione subliminale di una parola caricata emotivamente all'altro occhio.
Poiché questo effetto non si verifica per parole emotivamente neutre, dobbiamo supporre che il
cervello potesse analizzare e reagire al significato di parole della cui presenza il ricevente rimaneva
inconsapevole. Altri studi ancora hanno dimostrato che, attraverso la sua risposta elettrica, il
cervello umano reagisce al significato di parole presentate all'orecchio durante il sonno.
E' interessante osservare che anche nel sonno più profondo e s nza svegliare il soggetto, tali parole
possono evocare sonni che sono le relazioni con il loro significato. Le ricerche sulle risposte del
cervello umano agli stimoli subliminali hanno la loro controparte negli studi sugli animali inferiori.
Così è stato dimostrato che la soglia di riconoscimento di uno stimolo significativo in una scimmia
può essere significativamente alterata dalla stimolazione diretta del sistema reticolare dell'animale.
Uno degli esempi più estesamente indagati di percezione si verifica in collegamento al fatto che la
soglia di consapevolezza per parole o immagini minacciose può essere significativamente più alta o
più bassa di quella per materiale neutro.
Esperimenti che comportavano la simultanea registrazione di ritmi cerebrali , ritmo cardiaco e
soglia di percezione fanno pensare, che prima della consapevolezza di uno stimolo visivo che
aumenta gradatamente la luminosità, il c rvello possa analizzare il significato.
16
Conseguentemente modificare il proprio livello di vigilanza per affrettare o ritardare la
consapevolezza e delle informazioni che lo stimolo porta. Che cervello controlli e analizzi gli
stimoli subliminali e un'ipotesi suffragata da molte ricerche paragonabili. Il fatto che uno stimolo
possa aggirare gli effetti moderatori e razionalizzanti della coscienza ha dato origine a parecchie
applicazioni utili della stimolazione al di sotto del livello della coscienza. La più u ile del e
applicazioni fino oggi , forse è stata fatta nella selezione dei piloti per la Regia Aeronautica
Svedese
25
. Nonostante il peso delle evidenze, in molte discipline c'è ancora chi non vuole accettare
la realtà della percezione subliminale. Il mantenimento di questo pregiudizio è in se stesso una
difesa contro la minaccia di possibili manipolazioni che ne potrebbero essere implicate.
Uno dei più importanti esperimenti di verifica in materia
26
, fu quello applicato da un gruppo di
psicologi ad alcuni soggetti.
In particolare gli venne chiesto di scegliere tra la parola " smug " (compiaciuta) o la parola " cosy "
(calda e comoda) per completare la frase " she looked....in her fur coat " (aveva l'aria... nella sua
pelliccia nuova). Si constatò che se i soggetti ricevevano una presentazione liminale (in altre parole
appena udibile) della parola snug essi sceglievano quest'ultima come completamento.
Ma se la stessa indicazione era data a livello subliminale essi preferivano per il completamento
"cosy ". In altre parole, la risposta subliminale risultava da un’an lisi se antica inconscia, mentre le
risposte agli aspetti strutturali si avevano soltanto alla soglia della consapevolezza o intorno ad essa.
La finzione quindi è indispensabile, aiuta a creare una nuova coscienza, una nuova tradizione
cosicché i valori mutano, i vecchi sistemi periranno sotto l'azione corsiva della guerra psicologica.
I nuovi valori si assorbono dapprima in modo irregolare, poi con maggiore metodicità, con l'uso di
strumenti apparentemente leciti.
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25
In particolare, nel test del meccanismo di difesa il candidato pilota deve descrivere quello che vede quando
gli viene proiettato un’imm gine composita, consistente di una figura umana centrale, fiancheggiata da una
faccia maschile minacciosa.
Numerose applicazioni di questo test hanno dimostrato che quei candidati le cui reazioni mostrano
distorsioni caratteristiche conseguenti alla minaccia subliminale saranno probabilmente dei piloti facili ad
avere incidenti.
Usando questi test per eliminare le reclute indesiderabili, l'Aeronautica Svedese è riuscita a f re un risparmio
notevole di vite umane e di apparecchi. -Enciclopedia Oxford della Mente, Biblioteca Universale Sansoni,
Margareta Hjelmqvist, Gunilla Sundqvist Leif Engman, Björn Sverni- Sw dish Armed Forces Recruitment
Centre S-107 85 Stockholm, Sweden Paper presented at the International Military Testing Association
(IMTA).Conference held in Edinburgh 7-9 November 2000- Carlstedt L &Widen H (2000) Swedish Air
Force Selection and Training Systems. Evaluation of the SAF selection and training system 1982-1990
(Paper submitted to the International Journal of Aviation Psychology).
HOGAN, R & ROBERTS, B.W., “Personality measurement and employment decisions”, s.l.,American
Psychologist, 1996.
26
GREGORY, RICHARD L., “Enciclopedia Oxford della Mente”, Milano, Biblioteca Universale Sansoni,
1991.
27
Non sembrano esserci delle regolamentazioni rigide che regolino la materia, salvo eccezioni in materia
commerciale, vedi in materia di pubblicità, o cas di rilevante dominio pubblico.
17
I processi celebrali che stanno alla base dell’esperienza coscient differiscono da quelli che
mediano tra gli stimoli in entrata e le risposte in uscita.
Implica che le informazioni possono essere trasmesse attraverso l’ rgani mo senza raggiungere mai
la rappresentazione cosciente
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. Si diventa pressoché una moda con la quale sostituire un modo di
essere. La guerra psicologica è certamente da questa prima prefazione una scienza e una dottrina
strategica, che necessiterebbe di avere sicuramente il suo giusto merito.
Forze più invisibili, ma di certo molto temibili, con caratteristiche di plasmazione ad ogni tipo di
situazione, sfruttandola e piegandola a proprio fine.
E’ certo uno strumento all'avanguardia, ma soprattutto si distingue per l'alto livello di
razionalizzazione del pensiero e dell'analisi. E’ chiaro ch vi è una profonda correlazione tra
metodologia e sviluppi tecnico comunicativi.
La guerra psicologica permette, senza ricorso alla forza, di indebolire i centri vitali avversari,
svuotandoli di prontezza soprattutto nel nucleo decisionali.
Strategicamente parlando permette l'infiltrazione, la penetrazione, l'installazione di teste di ponte
altamente specializzate, permettendo l'arruolamento, il controllo avversario.
Consente il controllo degli indirizzi politico-formativi ed informativi, il pilotaggio di grandi
movimenti d’opinione, con un grado di flessibilità avanzata ed un ventaglio di soluzioni tattiche
costantemente in movimento. Alla caratteristica di essere difficilmente percettibile (visto lo scarso
grado di conoscenza) e non facilmente localizzabile.
Solo una ricerca metodica può individuare il disegno strategico ma difficilmente potrà individuarne
quello tattico, in quanto troppo diversificato.
Ciò dipende dal fatto che le strutture strategiche militari di molti apparati statali, risultano in
generale essere antiquate e poco sinergiche a questi tipi di scacchieri strategici.
E’ consuetudine considerare la guerra psicologica come un luogo comune, una semplice battuta ,
una moda ..eccetera. Ma in verità, potremmo facilmente considerarla , visto il grado di tecnologia
moderna, come l'arma di offesa più temibile (considerando la difficoltà di un uso lecito di
armamenti nucleari o chimici-batteriologici) e più caratteristica mediante il quale combattere e
vincere la guerra moderna.
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IBIDEM
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CAPITOLO II
EVOLUZIONE E SPERIMENTAZIONE
Ne pouvant faire que le juste fût fort, on fit que le fort fût just
Non potendo fare del giusto il forte, si fece del forte il giusto
Pascal
2.1 La guerra psicologica nel mondo antico (mezzo estemporaneo).
Per fare un balzo indietro nella storia antica, bisogna collegarci, con le dovute cautele, al primo
episodio d’intelligenza militare del quale si abbia un indizio che è d'obbligo soffermarsi, in altre
parole: la guerra di Troia.
In conformità a quanto scritto e tramandato, a prima vista parrebbe che Ulisse fosse uno specialista
di guerra psicologica.
L'inganno escogitato del cavallo può essere definito magistrale, per la sua semplicità micidiale
efficacia, ma non può tuttavia essere qualificato come un valido esempio di guerra psicologica,
poiché anche se si volesse considerarlo come un fatto storicamente avvenuto, esso fu solo un
espediente tattico. Per la nostra ricerca non bisogna spostarci di molto, infatti il periodo dell’antic
Grecia cela molti episodi che possono essere facilmente accostati al tipo di fenomeno militare che
stiamo analizzando. Soffermandoci ancora su altre battaglie del mondo Ellenico, vi è un altro
episodio, poco conosciuto ma molto interessante dal profilo psicologico - tattico, che è quello che
interessa maggiormente tale ricerca.
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Si tratta di un episodio tratto dalla battaglia di Cunassa
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descritto d l f losofo Senofonte
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nel suo
celebre Anabasi del 401 A. C.
".... e fecero rumore battendo le spade contro gli scudi... ".
Così Senofonte, descriveva l'iniziò della famosa battaglia di Cunassa (401 A. C.). Queste parole
corrispondano ad una prassi, che sebbene non documentabile in maniera nettamente precisa, è
molto comune in molte battaglie della storia antica della società umana. È forse uno degli esempi
più ripidi, ma molto consuetudinari, della storia antica.
Quel suono assordante, e ritmico, crescente, esprimeva la forza, l’aggressività, ed il coraggio
dell'esercito e dei suoi guerrieri, pronti alla battaglia decisiva. Indubbiamente nei momenti che
precedevano l'urto dei fanti, quel suono assordante doveva dominare tutto il campo di battaglia,
penetrando nelle menti avversarie e lasciando presagire la carneficina.
Quasi come fosse un’auto- saltazione, con caratteristiche d’i timidazione, un'esaltazione della
compattezza, una sfida fino all'ultimo respiro, fino all'ultimo baluardo.
Poco importa dell'esito della battaglia, per i mercenari greci come per altri guerrieri e combattenti
l'impresa doveva essere sempre e in ogni modo la battaglia epica della loro vita.
Questa citazione si riferisce solo all'episodio delle spade e degli scudi, ma in essa è racchiusa una
verità assoluta: “è indispensabile impressionare l'avversario”, colpirlo nche nella sua
immaginazione, costringendolo anche ad una situazione di sudditanza psicologica, minando il più
possibile la sua compattezza e solidità, insinuando così ubbi ulla validità e competenza dei suoi
capi, alimentando quindi sospetti ed incertezze. Il confine tra conoscenza e suggestione nella storia
antica era quanto mai labile.
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La battaglia di Cunassa del 401 A. C., presso Babilonia, dove le truppe greche avvalendosi di truppe
asiatiche e puntando soprattutto su un grosso contingente furono vittoriose nel settore loro assegnato. Ciro il
principe persiano che aveva lo scettro dei comandi, pur mascherando all’inizio i suoi pro ositi di spodestare
il Gran Re e proprio fratello Artaserse II, cadde combattendo.
Senza capo i Greci, i cosiddetti "Diecimila", furono abbandonati a mesi di marcia dalla patria al centro di un
impero ostile. Si conquistarono fra enormi difficoltà la via del ritorno.
Questa memorabile impresa sarà ri vocata nell’An basi, opera scritta dal filosofo Senofonte. Scritta in terza
persona avvalendosi di uno pseudonimo, Temistogene di Siracusa.
A.A.V.V.,“Anabasi”, Milano, Rizzoli, BUR, 1978.
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La vita di Senofonte, era quella di un uomo d’ zione, in certi momenti e sotto certi aspetti, di un
avventuriero. Ciò nondimeno la sua produzione letteraria, interamente conservata fu ampia, oltreché va ia
per forma e contenuto: Quattro opere maggiori in più libri (Anabasi, Elleniche, Ciropedia, Memorabili) e
una decina di opuscoli in un libro solo, in qualche caso molto breve.
L’opera che rientra propriamente nella storiografia è una sola, le El eniche, una sto ia generale della Grecia
dal 411 al 362 a.C. La Ciropedia è, a prima vista, la biografia di un personaggio storico, Ciro il Vecchio,
dall’infanzia fino alla sua morte.
L’autore però non si propone tanto una ricostruzione accurata dei fatti, per la quale non avrebbe avuto del
resto i materiali necessari, quanto di disegnare la figura del perfetto monarca.
Le opere filosofiche di Senofonte ruotano tutte intorno a Socrate: i Memorabili, l’Apologia e l Simp sio
sono rispettivamente le sue massime, la difesa di Socrate in tribunale e un dialogo intorno all’amore.
BROWSON, HEINEMANN, HAVARD, “Senofonte” , s.l., University Press, 1957.