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delle strisce, prima ancora d’essere personaggio è funzionale ai dinamismi sociali volta per
volta, e contemporaneamente diretta, al pubblico femminile attraverso i suoi messaggi
conformizzanti.
Mogli-matriarche
La serie delle mogli-matriarche americane nasce in funzione del consumo e per contribuire
alla stabilizzazione della famiglia.
Le segretarie
Negli anni in cui l’America (a causa dell’esplosione del settore terziario e del diffondersi degli
uffici industrializzati) ha stretto bisogno delle “ragazze d’ufficio”, il ruolo delle donne
umettate è quello di convincere le giovani ad intraprendere un lavoro, che però non offrirà loro
molte possibilità di carriera o di guadagno. Le segretarie delle strisce nascono così in funzione
di una fase dello sviluppo capitalista negli anni 30-40, negli anni bellici l’America chiede alle
masse femminili una partecipazione massiccia nei settori produttivi dell’industria.
Le protagoniste di carta offrono alle lettrici il modello della donna efficiente, priva di vezzi
femminili, che non perde il suo tempo con la famiglia, ma che si dedica solo al lavoro.
Prototipi questi sono creati in funzione della donna fredda e ragionatrice, chiamata a
sorreggere la nazione.
Le maggiorate
Nel secondo dopoguerra si offre alla donna, attraverso i fumetti, l’identificazione in
un’immagine molto femminile, non più preoccupata di produrre, ma solo di apparire appetibile
e desiderabile.
Con il mito della maggiorata, della bambola stupida ma bella, le eroine delle strisce sono in
funzione di una femminilità più dolce e disponibile, che faccia dimenticare la parentesi della
guerra e ricacci la donna tra parrucchieri e istituti di bellezza. Queste donnine dal sex appeal
malizioso, sembrano sventolare la bandiera dell’emancipazione, ma in realtà sono solo simboli
del sesso e di prestigio per l’uomo che riesce a conquistarle.
Le donne libere
Negli anni 60 si affiancano alle produzioni monopolistiche delle case editrici espressioni
gruppuscolari di dissenso. Il panorama dei modelli femminili comincia a frantumarsi in una
serie di messaggi, differenti secondo la qualità del pubblico. Continua la scalata alla conquista
16
della libertà sessuale da parte delle eroine di carta, che assumono il ruolo di protagoniste
assolute dei loro fumetti, portatori di modelli eversivi. Nascono così le donnine libere dai tabù
sessuali e la loro maggiore disponibilità, motivata da una scelta autonoma, si traduce in una
sete illimitata di “maschi” e di sesso. Tutto ciò porta inevitabilmente al ribaltamento del
tradizionale rapporto uomo-donna.
Anche queste immagini femminili però vengono usate, in funzione di una rivoluzione sessuale
che nei fumetti colti assume la colorazione di denuncia sociale e dei costumi (qui il sesso si
nasconde dietro l’alibi dell’”impegno”intellettuale). Il mito del capovolgimento della morale
viene invece decisamente fuorviato nelle produzioni più volgari, in cui il tema della
liberazione è più esplicitamente distorto. Il sesso e la violenza che queste “femmine fumettate”
emanano, è la prova del rifiuto dell’immagine della donna liberata, la cui reale lotta per
l’emancipazione appare, sulle strisce, manipolata e filtrata da un’ottica partigiana. Le eroine
del fumetto pornografico non esprimono che la rivincita dell’uomo sulla donna, vista in queste
storie come una dominatrice virago, crudele e sanguinaria, che è in funzione di un’esperienza
schizofrenica del sesso. Questa produzione fumettistica quindi non è specchio del desiderio di
liberazione della donna d’oggi, ma soddisfa le esigenze di consumo di un pubblico
esclusivamente maschile.
* * *
Cominciamo allora la carrellata delle varie immagini femminili che sono rappresentate nei
comics italiani e non, dagli anni ’20 agli anni ’80.
Anni 20
Nel 1921 M. Fleisher crea Betty Boop (vedi figura 1), la prima sexy eroina, con gli occhi
grandi e luccicanti, la bocca a cuore, e la mitica giarrettiera col fiorellino rosso, che indossa
sempre una minigonna cortissima. Betty Boop rappresenta la bambola astuta e vivace, che non
si fa prendere in giro dagli uomini, che parla di sesso, ma con un accento candido e malizioso,
da bambina ingenua. E proprio per questo sesso, anche se molto celato, quest’eroina fu spesso
censurata.
Anni 40
Il 1941 è l’anno di Wonder Woman (vedi figura 2). L’America, come già avevo detto prima, è
entrata in guerra e non sta certo attraversando un bel periodo: così per far fronte a grossi
problemi, si tenta di intervenire con grossi rimedi. Nascono perciò i supereroi, e in questo
17
caso, le supereroine. Wonder Woman è stata creata da uno psicologo, W. Moulton Marston, in
seguito ad un’indagine di mercato. Questa super donna doveva essere l’elemento femminile
che fosse capace di portare l’amore e la pace.
Per molto tempo, Wonder Woman rimase l’unico esempio di supereroina positiva.
Però questa, anche se è una super donna, piange e s’innamora spesso, cose che non fanno i
suoi colleghi maschi. Ma si sa, la donna è sempre donna, anche se invincibile e meravigliosa.
Anticipando di circa un ventennio alcune tematiche delle organizzazioni neo–femministe,
Wonder Woman combatte la cultura e le angherie della società patriarcale, anelando ad un
futuro democratico e non più dispotico. Fu il simbolo della donna combattiva.
Nel 1946 nasce, sempre negli Stati Uniti, Guendoline (vedi figura 3). Il suo creatore si chiama
John Willie. Perennemente alle prese con sadiche contesse e sinistri malviventi, che alla fine
sono sempre sconfitti, Guendoline è protagonista di storie strampalate che hanno il solo scopo
di mettere in evidenza le sue forme procaci. Come accadeva a Justine del Marchese de Sade o
alla protagonista dell’Historie d’O, Guendoline trascorre la maggior parte del tempo
imprigionata, legata, imbavagliata, frustata… e sottoposta a fantasiose e sempre diverse
torture.
3
Questo tipo di donna, sarà poi ripreso verso la fine degli anni ’60, quando “andrà di
moda”il fumetto erotico-sadico, dove l’immagine femminile sarà sempre “legata” (in tutti i
sensi) a catene e sesso.
Il 1948 è l’anno di Pantera Bionda (vedi figura 4), prima eroina della storia del fumetto
italiano. Completamente differente dal modello di donna proposto dal fascismo, tutta casa e
chiesa, Pantera Bionda è un personaggio importantissimo poiché è la prima donna ad imporsi
tramite il sesso, diventando l’anticipatrice di un tipo d’editoria che avrà grande successo negli
anni ’60. In questa regina della giungla, che nasce dalle fidanzatine e le matrone del periodo
del littorio, capace di difendersi da sola, di stare o meno con un uomo e anche libera di
mostrare le gambe, si può quasi identificare una proto femminista, una “femminista ante-
litteram” (Franco Fossati).
4
Anni 60/70
Negli anni ’60, il benessere economico è accompagnato da un’ondata di liberazione del sesso
sorta dai relitti dei vecchi condizionamenti e inibizioni, tessuti intorno alla realtà sessuale dal
cattolicesimo e dalla società borghese benpensante, che ora venivano drasticamente
soppiantati dai modelli di comportamento confezionati dall’universo dei media. Si vive ormai
3
“Lady fumetto: i personaggi del fumetto al femminile”. A cura di Gianni Brunoro, Moreno Burattini, Antonio
Carboni, Franco Fossati, Antonio Vianovi. Glamour International Production. Firenze,1996.
4
Rossella Laterza e Marisa Vinella. Opera citata.
18
in un mondo erotizzato artificialmente dalla pubblicità, dal cinema e dai fumetti; questo
bombardamento non può non esercitare un malefico influsso e mettere in crisi il sistema
emotivo-sessuale di ciascuno, autorizzato a concepire ormai il sesso come un “bene
voluttuario” da consumare rapidamente.
Così la sessualità è più di ieri fraintesa, ignorata e mistificata; la prima vittima di questa vasta
operazione è ovviamente la donna.
Nella prima metà degli anni 60, proprio nel campo dei fumetti nascono fermenti vitali e
spetterà alla Francia il ruolo di centro propulsore di una loro rivalutazione e riformulazione .
Nel 1962 nasce dalla mente di J.C.Forest Barbarella (vedi figura 5). Barbarella è l’archetipo
di una nuova eroina di carta; essa infatti afferma spregiudicatamente il diritto della donna al
piacere, all’assoluta libertà nei suoi atti e completo potere sul proprio corpo. Il suo autore la
definisce come “la donna d’oggi, la donna libera, quella che si sceglie i suoi partners e che
l’invita ad una danza sfrenata d’erotismo; dopo di che, li getta via come limoni spremuti,
avendone avuto abbastanza”. Barbarella s’ispira al modello di donna proposto dall’attrice
B.Bardot, il maggiore sex-simbol degli anni 60, emblema della donna sensuale ed intelligente,
dal fisico fresco, dagli atteggiamenti anticonformistici, moderna e sicura di sé.
Assolutamente differente dalle eroine che hanno sostenuto ruoli secondari e rispetto alle super-
donne americane che si battono in abiti succinti, Barbarella bada da sola a sé, senza
l’appoggio d’eroi forti al suo fianco, ostentando una disinvoltura esteriore; senza per questo
però riuscire ad evitare di essere strumentalizzata ed utilizzata per fini che la alienano da se
stessa.
La vera rivoluzione di Forest è di aver ribaltato nel fumetto il tradizionale rapporto ineguale
tra uomo e donna, nell’aver proposto un modello di donna poligamica, la cui emancipazione
non è solo legata alla sua frequente nudità. Barbarella si è ribellata alla secolare tirannia
maschile; anche se il suo autore finisce per collocarla in un futuro troppo lontano, come a
garanzia degli attuali privilegi e del presente squilibrio di potere.
Modesty Blaise (vedi figura 6) nasce nel 1963 in Inghilterra: è un agente speciale, come
J.Bond. Modesty Blaise è un concentrato femminile d’ogni virtù fisica, bruna e affascinante,
con un burrascoso passato alle spalle; non si ferma davanti a nulla e non disdegna rapporti
sessuali con il suo partner fisso: Willie Garvin. Anzi si può affermare che i legami affettivi tra
i due, anche se fanno supporre un menage tranquillo sul piano sentimentale e sessuale, siano
tenuti volontariamente fuori delle regole, da sacramenti e da certificati matrimoniali. Questo è
un aspetto nuovo, ma non è tutto: i due non esitano quando occorre, a vantarsi di rapporti con
altri partner, certamente occasionali.
19
La figura di questa donna è ambigua: la sua disinvoltura sessuale sembrerebbe debole
paravento d’atteggiamenti viriloidi; Modesty Blaise riveste i panni della donna emancipata e
libera, ma in realtà è solo un debole riflesso dell’immagine maschile, assunta per ricalcare le
orme, anche cinematografiche, del successo dell’Agente segreto 007. Nel 1965 il regista
americano J.Losey realizzò un film su Modesty Blaise, intitolandolo: Modesty Blaise la
bellissima che uccide (interpretato da Monica Vitti).
5
Linus, rivoluziona la concezione del fumetto in Italia
Nel frattempo, in Italia nasce “Linus” che risveglia l’interesse sul mondo dei fumetti
considerati fino a poco tempo prima letteratura deteriore. La storia dei fumetti mostra una
galleria di personaggi femminili improntati ai diversi stereotipi conformi ad una società
attraversata da fermenti e lotte condotte per l’emancipazione femminile, non sempre
fedelmente riportate sulle strisce. Queste nuove eroine non si accontentano più di
un’emancipazione formale e rivendicano la propria “liberazione” dai tabù sessuali. Tra queste,
una delle più famose è senz’altro Valentina, della quale parlerò più avanti.
6
Nel 1963 nell’albo numero 3 di Diabolik, primo eroe negativo nato negli anni 60, troviamo
l’elegante, colta e raffinata Eva Kant (vedi figura 7). La sua vita è rocambolesca e intricata
quanto quella del suo amato; con un passato burrascoso, proprio come Modesty Blaise, Eva è
complice alla pari di Diabolik, senza per questo essere l’unica donna presente nel fumetto: le
si affiancano altre figure femminili, ed allo stesso tempo centrali, con caratteri molto forti e
ruoli molto ben definiti nelle storie (non a caso il fumetto è stato creato da due donne, le
sorelle Giussani, purtroppo oggi scomparse entrambe). Un tema fondamentale in questo
fumetto è quello del travestimento: sia Diabolik sia Eva si travestono, ogni volta in un modo
diverso, imitano l’aspetto, l’atteggiamento, la voce del personaggio di turno, mettendo così in
atto uno scambio d’identità (ma mai di genere).
La relazione tra Eva e Diabolik non è fisica, c’è solo il bacio finale, l’erotismo è solo
accennato, non è mai svelato.
7
Sempre in Italia, nasce, nel 1964, Satanik (vedi figura 8),creata da Max Bunker e Magnus.
Questo fumetto narra la storia di Marny Bannister, una biologa di una certa età, col volto
deturpato da un angioma. Questa donna evitata da tutti per via del suo aspetto, nutre un grosso
risentimento nei confronti della gente e cerca in tutti i modi di risolvere il suo problema
estetico: riuscirà così a creare un siero in grado di donarle bellezza e restituirle anche la
5
Ibidem.
6
Ibidem.
7
“Fumette.Valentina,Eva Kant,Lara Croft e le altre”. Gabriella Seveso. Edizioni Unicopli. Milano,2000
20
giovinezza, ormai sfiorita. Nasce così Satanik, “una stupenda eroina avida di ricchezza e di
lussuria, che inizia una nuova vita”.
8
Verso la fine degli anni 60 nasceranno, accanto ai movimenti di liberazione della donna, anche
le donnine di carta agguerrite e pronte a schiavizzare l’uomo, splendide e feroci; esprimeranno
in realtà non tanto l’immagine reale in evoluzione della donna odierna, quanto la
rappresentazione profonda che si ha della sua mutazione, sentita dai lettori e dai disegnatori
come una paurosa minaccia esistenziale. Il desiderio d’emancipazione ed uguaglianza pertanto
viene distorto da queste eroine le quali, caratterizzate da un’aggressività e da una sessualità
nevrotica ed esasperata, estranea ai canoni di femminilità, ritornano ad essere oggetti sessuali
concepiti per la saturazione visiva dei lettori e ancora una volta usate come un punto terminale
di scarico delle tensioni accumulate.
È da osservare, però, che nei primi fumetti non sempre l’erotismo crea un genere autonomo: il
più delle volte è utilizzato come piccante condimento delle storie di fantascienza, spionaggio,
avventura.
E in America?
In America, sul finire degli anni 60, e vale a dire nel 1969, nasce tra orrore ed ironia, in
succinti vestimenti funebri, quella che è stata definita da Valerio Riva la “cugina povera di
Barbarella”, cioè l’eroina americana Vampirella (vedi figura 9). La sexy vampira nasce dalla
mente di J. Warren e venne pubblicata sulla rivista horror “Vampirella”. Erano i tempi della
caccia alle streghe e dello strapotere del senatore Mc Carthy che era riuscito a provocare con
l’aiuto dello psicologo Wertham, una campagna di linciaggio che condusse alla chiusura di
molte case produttrici di fumetto. In quegli stessi anni l’editore W.Gaines, rovinato anche lui
dall’ondata denigratoria contro i comics, diede vita alla rivista satirica “Mad”. Per arginare le
vendite di questo tipo di fumetto, venne classificato “per adulti”. Prima di dar vita al nuovo
genere erotico per adulti americano, sulla falsariga del fumetto francese che aveva ottenuto
tanto successo, l’editore creò alcuni personaggi e riviste d’orrore. Questo non riuscì a fermare
la nascita del fumetto erotico negli Usa, dove nacque ugualmente, misto ad elementi
d’avventura e d’orrore, dando vita al nuovo genere di fumetto erotico-lugubre. Questo filone
fonde il sesso, la necrofilia, il racconto orripilante, il sado-masochismo, la rinascita della
narrativa vampiresca, componenti in qualche modo già note al fumetto erotico francese, qui
esasperate al massimo.
8
“Lady fumetto: i personaggi del fumetto al femminile”. Opera citata
21
L’autore di questa ragazza-vampiro impianta le origini della sua eroina in un pianeta lontano
dalla terra, Drakulon, dove l’unica fonte di nutrimento è il sangue che scorre nei ruscelli. Dopo
pochi episodi, il fumetto cambia autori e questi fanno arrivare Vampirella, non si sa come,
sulla Terra. All’inizio la necessità la costringe a nutrirsi di sangue umano. L’invenzione di un
siero sintetico le permetterà di farne a meno, ma la sua penuria, in taluni casi, trasformerà
Vampirella in un terribile animale predatore. Nelle sue avventure la donna aiuta però gente
perseguitata dalle forze del male. Grazie ai suoi misteriosi poteri e alla propria forza superiore
ad ogni capacità umana, riesce sempre a vincere gli avversari. Unica persona della quale non
riesce a liberarsi è il dottor Van Helsing. Costui, con il figlio, la segue in ogni avventura,
cercando di piantarle un paletto nel cuore, per porre fine alla sua esistenza. Ironia della sorte,
nel figlio del dottore, il giovane Adam, l’unico che non la teme, Vampirella troverà l’amore.
Per non svelare al mondo la sua vera identità lavora come assistente del vecchio prestigiatore
Pendragon (seconda persona di fiducia dell’eroina), che l’accompagna nei suoi vagabondaggi,
in un rapporto di succube (lui), necessità del suo sangue (lei).
Anche se la protagonista è un’extraterrestre, questo fumetto non è un’opera di fantascienza, si
tratta piuttosto di una storia nella quale al fantastico si aggiunge l’orripilante e dove vige una
divisione manicheista tra il Bene e il Male, Ordine e Caos, il tutto reso più complicato dalle
contraddizioni della tormentata vampira, che spesso non sa decidere da che parte stare.
9
Il boom dei fumetti erotici e violenti
Accanto al filone del fumetto erotico, di fantascienza e d’avventura, nasce anche quello con la
fissazione maniacale per la violenza e la morte, quali attributi di una sessualità alienata. Questi
fumetti appaiono alla fine degli anni 60 e sollecitano oltre all’erotismo anche il sadismo dei
lettori. Come sempre è la donna l’oggetto sul quale si riversano i più illeciti sogni sadici.
“Nella letteratura popolare del secolo scorso, come nell’odierna cultura di massa, alle donne
viene negata qualsiasi identità, essa è semplicemente un oggetto che si possiede. Queste
fantasie a senso unico non possono essere interpretate che come il segno dell’ostilità maschile
che si concretizza in impulsi aggressivi strettamente intrecciati agli impulsi
sessuali”(Cutrufelli, “L’invenzione della donna”, 1976).
Spesso si crede che il desiderio sadico viene causato da complessi di castrazione, e che questa
paura sia generata dai meccanismi di difesa basati sulla sopraffazione e sul piacere che ne
scaturisce (Giacchetti, “Porno power, pornografia e società capitalista”, 1971). Il sadismo
potrebbe invece dipendere da un desiderio di dominio e d’oppressione prodotti
9
Rossella Laterza e Marisa Vinella. Opera citata
2
dall’antagonismo sociale tra i due sessi. Gli impulsi violenti dell’uomo possono anche essere
visti come la risultanza della conflittualità insita nel ruolo maschile di servo-padrone. Nella
società di massa gli impulsi distruttivi dell’individuo vengono canalizzati sui soggetti deboli
perché meno dotati di forza contrattuale. La responsabilità di tale frustrazione collettiva
(originatesi dai meccanismi disumanizzati di un’organizzazione del lavoro sempre più
parcellizzato e specializzato) è così fatta cadere sulla donna. Nella letteratura erotica quindi la
donna assume il ruolo della vittima del sadismo e l’uomo quello del malvagio persecutore.
Nei romanzi di questi tempi la donna è trattata con un tipo di sadismo che può definirsi più
psicologico che fisico.
Freud aveva individuato nella psicologia femminile tre aspetti che egli considera tra i più
caratteristici della specie donna: passività, narcisismo e soprattutto masochismo. Tutti i
romanzi che trattavano dei rapporti sadici dell’uomo sulla donna, avevano un solido alibi: la
psicoanalisi.
Elemento in comune in questi fumetti è l’abbigliamento delle protagoniste: si tratta in genere
di un vero e proprio armamentario protettivo e opprimente, che impedisce il contatto visivo
diretto con la carne e la pelle. Indumenti soffocanti costringono l’eroina addobbata con calze
a rete, stivaletti, vertiginosi tacchi a spillo, arditi spacchi nei punti strategici, corsetti
scintillanti e aderentissimi al corpo, lunghissimi guanti di raso nero, reggiseno di una misura
più piccola di quella necessaria, indumenti di pizzo e merletti, il tutto preferibilmente di un
elegante quanto tetro color nero; il cerimoniale della svestizione, più della tortura stessa,
sembra offrire l’apice dell’eccitamento. Altro elemento comune a tutte le protagoniste del
fumetto sadico-erotico, è la bellezza. Più sono belle, più vengono torturate e seviziate.
L’essenza del sadismo risiede nel violare non solo la virtù ma anche la bellezza.
10
Negli anni 70, la stagione dell’ideologia, dell’avanguardia, dell’impegno sociale e politico,
irrompono nei comics nuovi personaggi: è il trionfo della satira. L’amore diviene un pretesto
per fotografare vizi e nevrosi di un’intera generazione.
Immagini femminili negli anni 80 e 90
Gli ultimi due decenni del fumetto sono segnati dall’avvento del computer e dell’elettronica, e
soprattutto dalla massiccia invasione dell’estetica nipponica. Arrivano i manga e i cyborg,
ritorna la fantascienza, con ambientazioni post-atomiche e panorami apocalittici. Le scene di
sesso e violenza si fanno più esplicite, le emozioni più forti, con un linguaggio grafico
10
Ibidem.
23
spettacolare di stampo volutamente tecnologico, che avvicina il fumetto ai videogame. Gli eroi
sono alternativamente uomini o donne, in un rapporto di parità ormai consolidato.
Alle soglie del terzo millennio, i rapporti sentimentali nelle strips risentono della generale crisi
di valori e perdita di centro delle generazioni contemporanee. Il fumetto indaga tematiche
esistenzialistiche, con personaggi ricchi di sfumature sentimentali e razionali. La confusione
dei sessi è una delle novità di quest’ultimo periodo, liberato dagli stereotipi omosessuali del
fumetto pornografico.
Nello specifico, le eroine degli anni 80 da me esaminate sono: Elektra, Little Ego, La Bionda,
Custer.
In America
In America nasce nel 1981, Elektra. Elektra Assassin è sicuramente tra le opere più importanti
e significative del fumetto americano degli anni ’80, e mostra l’incontro tra due grandi artisti,
Frank Miller e Bill Sienkiewicz. È nata da una costola di Devil, uno dei tanti supereroi
mascherati, ma con un handicap, in quanto cieco.
Donna guerriera, con una storia triste alle spalle, Elektra è molto femminile, senza essere mai
volgare. Abile ninjia, capace di entrare nella mente delle persone. Per assurdo, lei è la
protagonista di questo fumetti, è presente in quasi tutte le copertine, ma compare ben poco
nella storia.
Elektra è figlia di un diplomatico greco, ucciso brutalmente davanti ai suoi occhi quando era
piccola, da alcuni terroristi. Per vendicarne la morte si trasformerà in una terribile ninjia. A lei
sono stati dedicati due albi, Elektra Assassin e Elektra vive ancora( vedi figura 10).
Nel primo albo si raccontano le sue origini: rinchiusa in un manicomio criminale riesce a fuggire e a massacrare i
suoi carcerieri, poco prima di subire una lobotomia, che l’avrebbe ridotta ad un vegetale.
La bella ninja Elektra, la quale, assoldata per eliminare un politico sudamericano, si ritrova in un intrigo
internazionale. Intanto scopre che la Bestia, oscura divinità venerata dalla società segreta della Mano, ha deciso di
impadronirsi dell’America, tramite Ken Wind, candidato democratico alla presidenza. Aiutata nella sua impresa
da John Garrett, un cyborg dello Shiled, riesce ad impedire l’attuazione del piano tramato dalla Bestia.
Il tutto viene raccontato sul piano narrativo da un Miller psichedelico, che attinge dalla
mitologia greca e giapponese, oltre alla tecnica del flusso di coscienza ideato da James Joyce
nell’Ulisse. Dal punto di vista grafico le splendide illustrazioni pittoriche di Sienkiewicz,
traggono ispirazione da artisti europei del calibro di Klimt, Munch, Picasso, Hergè.
24
Questa è una vicenda che fra l’hard boiled e l’onirico parla d’amore, pazzia, potere e
corruzione, in un’America oramai decadente.
La vicenda, narrata negli States in una serie d’otto episodi del 1986, presenta fatti antecedenti
a Daredevil 168, ma gli anni in cui viene narrata sono quelli del Reaganismo, dello yuppismo e
(per dare un riferimento “all’italiana”) della “Milano da Bere”.
I fenomenali disegni sono di uno Sienkiewicz che subisce l’influenza d’arti espressive diverse
(la pittura, la “pop-art”, il collage, per esempio), e contribuiscono ad un narrazione
dall’impatto visivo sconvolgente.
Con Elektra lives again (“Elektra vive!”, in Italia pubblicato su uno speciale Marvel Italia) si
conclude la “vera” vita editoriale della ninjia greca, nel senso che si chiudono le storie di
Elektra narrate da Frank Miller (nell’occasione coadiuvato dalla moglie, Lynn Varley).
Qui è presente il primo grande amore della guerriera, Matt Murdock, ancora frastornato dalla
perdita dell’amata, pensare, fra sogno e realtà, alla ragazza. Matt, che non ha mai accettato la
sua morte, nel sogno la ritrova, sempre bellissima, ma in una terra fredda e da incubo
11
.
In Italia
Nel frattempo, in Italia, fu molto attivo Magnus, già accennato prima per Satanik.
Nel 1981 egli crea l’eroina Frieda, protagonista del fumetto Necron.
Quest’eroina, come tutte le donne di Magnus, è un po’ mascolina. Questo perché, come
sostiene l’autore stesso, “(…)la virilizzazione del personaggio è un tentativo di arrivare alla
verità del femminile. Non credo che esista più la donna angelo del focolare, la donna ingenua,
la donna odalisca del maschio che spesse volte il cinema e i fumetti ci propongono. Credo,
invece, che un femminile forte possa aiutare i maschi. Frieda è una protagonista, così come lo
sono le donne oggi e non a caso la sua autrice è una donna” , ossia Ilaria Volpe.
Egli intende che se fosse stato un uomo a scrivere Necron, il punto di vista sarebbe stato
differente. Per esempio in Frieda c’è una competitività tra femmine, che tra uomini non esiste.
Gli uomini infatti, si competono tra loro, ma avendo sempre e comunque, come preda una
donna.
I maschi di Necron sono sempre delle caricature
12
. Il sadismo è solo femminile, al contrario di
ciò che accadeva ed accade ancora oggi nella maggior parte delle storie pornografiche ed
erotiche (vedi Manara e Serpieri).
11
Vedi sito internet: www.comune.modena.it/glamazonia/articoli/elektra/elektra.htm
12
Vedi figura 11 a proposito dell’uomo caricatura e donna dominatrice
25
Frieda è una donna forte, intelligente, colta, capace ed amorale. Ha varie sfaccettature ed
umori. È una donna vera.
13
Il 1984 è l’anno di Little Ego (vedi figura 12), creata da Vittorio Giardino. Il modello di
questo fumetto è Little Nemo, del 1905, lo stesso anno in cui Freud pubblicò “Tre contributi
alla teoria della sessualità”. Nel Piccolo Nemo non c’è assolutamente neanche l’ombra di
sessualità, in quanto si parla dei sogni di un bambino, mentre la piccola Ego, fa
esclusivamente dei sogni erotici: alla faccia che le donne non hanno desideri sessuali!
Secondo il sessuologo americano Charles Konsey (autore di due saggi sul comportamento
sessuale dell’uomo e della donna, basati sui testi biografici di 5300 uomini e 5940 donne) tutti
gli uomini hanno sogni sessuali (raggiungendo l’orgasmo nel 83% dei casi) mentre solo il 70%
delle donne fanno sogni erotici (ma l’orgasmo è un privilegio di poche, solo il 37%).
Ego è un impasto di pulsioni carnali e non c’è oggetto, o persona, che non si trasformi per lei
in “oscuro oggetto del desiderio”.
Nel primo episodio la protagonista è davanti allo specchio: ma esso non si limita a rifletterne
la sua immagine, bensì la proietta all’infinito finché le sue immagini s’innamorano di lei,
finendo per farci l’amore. Un po’ come accadrà una decina di anni dopo alla protagonista
disegnata da Giovanna Casotto in Narcisa, ma senza la delicatezza dell’originale.
14
Com’è
strano che proprio un uomo riesca ad essere più delicato di una donna, forse questa è
l’eccezione che conferma la regola; oppure non bisogna fare di tutta un’erba un fascio, ma
giudicare le persone in base a ciò che fanno e non al loro sesso, altrimenti s’incappa nell’errore
commesso da molti, che hanno giudicato le donne in base al loro aspetto o le hanno
sottovalutate in quanto donne!
Negli altri sogni l’eroina è alle prese con un coccodrillo nella vasca da bagno, con un ombrello
che s’impiglia proprio lì, con delle calle che si trasformano in lingue assatanate o vagine;
oppure si presenta ad una festa dimentica del fatto di essere completamente nuda sotto al
cappotto, e trova comunque un uomo, nella sua stessa situazione, che la consola.
15
Questa è quindi un’antologia delle fantasie erotiche più sfrenate, della liberazione di disinibite
rimozioni, Ego non scivola però mai nella volgarità, in quanto si salva sempre grazie
all’eleganza dell’allusione.
Nel 1987 nasce dalla matita di Saudelli, La Bionda (vedi figura 13). Si tratta di un’eroina
allegramente erotica, una formosa ladra con tanto di mascherina nera sugli occhi, che si trova
continuamente in situazioni più o meno morbose. Il suo mondo è popolato quasi
13
“Nell’antro del divino”prefazione a “Necron 3” Magnus. Blue Press, dicembre 1990
14
Vedi figura e confronta con Narcisa in capitolo II “Fantasie di femmine”, figura 1.
15
“Little Ego”Vittorio Giardino. Glamour Firenze 1990
26
esclusivamente di individui di sesso femminile, e soprattutto esse sono virago autoritarie e di
corporatura robusta e/o muscolosa; tra infermiere e guardiane armate, che non nascondono le
proprie tendenze saffiche, si assiste a dei particolari corpo a corpo, che possono andare
dall’effusione più affettuosa, al rapporto di dominazione psicologica, fino al classico bondage,
a base di bavagli, legacci, nodi e doverose strizzature a “salame”di cicce varie.
Il fumetto di La Bionda è un concentrato di ironici, oltre che erotici, feticismi di piedi e
perversioni. Ogni episodio infatti distribuisce in quantità industriali: tacchi a spillo, calze di
seta, uniformi, stivaloni neri e lucidi, sottovesti ed indumenti intimi, piedi rigorosamente
arcuati (con o senza scarpe) e unghie ben laccate, torture basate quasi sempre sul solletico,
pelurie sparse, smorfie, rossetti pesanti…
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Comunque sia, quest’eroina, nonostante la sua prorompente bellezza e la sua professione, è
spesso goffa e sfortunata, ed è questo ciò che la differenzia dalle altre bionde…
In Spagna
Sempre nel 1984, nasce Custer (vedi figura 14), creata dallo spagnolo Jordi Bernet, su testi
dell’argentino Carlos Trillo (autore di Cybersix, cyborg degli anni 90, che per mantenere
l’anonimato è costretta a vivere una doppia vita: di giorno uomo e di notte donna). Custer è
fredda a affascinante: ha venduto la propria vita ad una rete televisiva che riprende tutto quello
che fa, 24 ore su 24, per realizzare un programma verità settimanale, una sorta di Big Brother,
ma qualche anno prima che si realizzasse veramente in tv.
Dal momento in cui la donna ha firmato il contratto, non ha più un momento di privacy e non
è più una persona, ma semplicemente un “personaggio”, che vive in funzione dei dati
dell’audience, passando da una sconvolgente e coinvolgente esperienza all’altra e
concedendosi solo raramente qualche momento di debolezza.
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Concludendo
Quindi negli ultimi anni 80 e primi anni 90 all’interno del fumetto si realizza una svolta nella
proposizione di personaggi femminili. Alcuni esempi celebri: Legs Weaver, investigatrice
spaziale; Sara Pezzini in Wichtblade, procace investigatrice; Julia, criminologa. Alcune sono
“figlie” di Valentina, con cui condividono il fisico sinuoso, appariscente e sensuale (Sara e
Legs); altre ne hanno ereditato la curiosità, l’intuito investigativo, il gusto per l’avventura e il
brivido, la determinazione. Anche nel mondo cinematografico, e televisivo poi, accade
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“Gulp! 100 anni a fumetti: un secolo di disegni, avventure, fantasia. A cura di Ferruccio Giromini. Electa,
Milano 1996
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“Lady Fumetto”. Opera citata. Vedi figura
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qualcosa di simile: già dal 1978, Jamie Lee Curtis interpreta la sorella di un feroce e
indistruttibile mostro assassino Michael Myers, nella famosa saga Halloween, che la
costringerà ogni volta a combatterlo fino a sconfiggerlo; negli anni ’90, nell’ambito
televisivo, Gillian Anderson alias Dana Scully in X-files dimostra quanto il femminile riesca
ora a spingersi non solo nell’avventura, ma anche nel brivido, nell’horror e nel paranormale.
Ma l’invasione e il successo di figure femminili resta Lara Croft protagonista di Tomb Raider
, un’eroina nata dalla fantasia di Alan Smith, il quale sostiene che, per progettare e tratteggiare
Lara, si è semplicemente (!) ispirato alla realtà circostante: “ La donna di oggi deve avere
tutto: un corpo femminile, curato, atletico. Allo stesso tempo deve essere forte, capace di
svolgere mansioni riservate in passato agli uomini senza mai mostrarsi debole. Ma non è tutto:
deve esser gentile e sensibile, ma deve anche saper diventare dura”.
Concludendo, si può affermare che l’ultima generazione di fumetti predilige le donne
presentandole tutte affascinanti, sinuose e slanciate nel fisico, abili, intelligenti e spesso dotate
di superpoteri. Una donna perfetta insomma, forse troppo per il mondo reale, dove deve
lavorare dentro e fuori casa per tutto il giorno: magari potessero avere anche loro i superpoteri!
L’eccezione che conferma la regola sono: Julia e Gea, entrambe eroine della Bonelli, le quali
non sono alte e slanciate, e, nel caso di Julia, non ha nemmeno dei superpoteri. Per il resto le
più attuali eroine del fumetto propongono un’immagine femminile molto simile a quella delle
più recenti rappresentazioni del cinema e della tv. La donna diventa detective in delitti
sanguinosi ed efferati, come ad esempio Jodie Foster alias Clarice Starling ne Il silenzio degli
innocenti, del 1991 di Jonathan Demme…Le protagoniste seducenti, timide ed indifese, di
qualche decennio fa, lasciano il posto ad un nuovo tipo di eroina, meno indifesa, ma
altrettanto seducente e pericolosa.
Quel che è certo è che i vistosi mutamenti che hanno interessato la figura e il ruolo femminile
nel mondo occidentale, negli ultimi 30 anni si sono effettivamente rispecchiati nelle eroine dei
comics.
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“Fumette:Valentina, Eva Kant, Lara Croft e le altre”. Gabriella Seveso. Unicopli. Milano, 2000
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Immagini tratte dai fumetti citati:
Figura 1: Betty Boop Figura 2: Wonder Woman
Figura 3: Guendaline Figura 4: Pantera Bionda