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Ma vi è un periodo in cui la contrapposizione nazismo – comunismo lasciò il posto alla
pacifica collaborazione.
Fu proprio il patto nazi – sovietico che sconvolse, d’improvviso, la situazione politica
trasformando il nemico numero uno in un prezioso alleato.
A partire dal giorno della sua stipulazione, 23 agosto 1939, inizia, per il partito comunista
francese, un periodo travagliato che porterà allo sfaldamento della struttura del partito e che
sprofonderà i comunisti francesi in una palude dalla quale solo la lotta resistenziale saprà farli
uscire.
Il 23 agosto 1939 ed il 22 giugno 1941, giorno dell’attacco della Germania all’Unione
Sovietica, rappresentano dunque i due momenti che segnano l’inizio e la fine di un periodo
storico molto particolare.
Lo scopo di questa tesi è, in definitiva, quello di analizzare la politica del partito comunista
francese nel periodo in cui restò in vigore il patto Ribbentop – Molotov studiando
l’influenza di quest’ultimo sulle scelte politiche del partito comunista francese e
soffermandosi in modo più specifico sugli aspetti politici che si legano strettamente
all’evoluzione della politica internazionale.
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Parte Prima
Il partito comunista francese
durante la « la drôle de guerre »
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6
Capitolo
Primo
LA POLITICA DEL P.C.F. PRIMA DEL 23 AGOSTO 1939
Sono davvero molte le occasioni in cui il capo indiscusso del P.C.F. Maurice Thorez o altri
esponenti di spicco del partito si sono scagliati con forza contro la politica nazista e contro
chiunque, anche in Francia, abbia fatto, seppur minimamente, il gioco di Hitler.
Già nel 1936, quando il Fronte Popolare, alleanza politica di sinistra comprendente il P.C.F.,
era da poco nato, Thorez aveva modo di criticare aspramente il proprio primo ministro, il
socialista Léon Blum, a causa del suo incontro con il dottor Schacht, direttore della
Reichsbank.
Egli affermava infatti che non era conforme alla dignità del popolo francese né alla causa
della pace l’accogliere il direttore della Reichsbank nel momento in cui Hitler accelerava il
ricorso alle armi, minacciando gravemente la pace nel mondo e la sicurezza della Francia.
Nel 1938 L’Humanité, principale organo di stampa del P.C.F. , accusava Daladier di “ voler
riabilitare gli assassini ed i piromani del terzo Reich ”
1
allorquando si annunciava una
imminente visita di Ribbentrop a Parigi.
Nello stesso anno gli esponenti comunisti si erano aspramente opposti agli accordi di
Monaco, che sarebbero dovuti servire a risolvere definitivamente la questione Cecoslovacca,
e che invece furono solo il preludio della sua scomparsa, in quanto ritenuti come una
meschina resa di fronte alla inaccettabile prepotenza tedesca. La questione venne ripetuta
quasi ossessivamente su tutte la pubblicazioni comuniste del periodo ed ogni occasione era
buona per rinfacciare questa grande sconfitta per la Francia e per tutta l’Europa a tutti coloro
che avevano sottoscritto quell’accordo.
Nel 1939 la questione di Danzica era all’ordine del giorno e lo scontro Hitler – P.C.F. era
sempre più forte. Riguardo agli scontri provocati a Danzica da parte dei nazisti l’Humanité si
felicitava che “ le autorità polacche non sembrano disattente o vogliano lasciarsi intimidire
1
L’Humanité, 25 novembre 1938.
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da queste misure provocatorie ”
2
e ancora Jacques Duclos, durante un discorso a Montreuil,
assicurava che “ una nuova capitolazione davanti a Hitler a proposito di Danzica avrebbe
terribili conseguenze per il domani ”.
3
Ancora verso la metà di agosto i toni rimanevano alquanto forti come ad esempio quando si
attaccava il commissario della Società Delle Nazioni a Danzica, Burckhardt, colpevole, con la
sua mediazione, di cercare di “ trascinare Varsavia nell’ingranaggio di trattative fraudolente
che si devono concludere con una resa della Polonia ”.
4
Anche su altri argomenti, come la guerra di Spagna, il partito aveva continuamente accusato
di complicità, seppur indiretta, tutti coloro che, aldilà della collocazione politica, sembravano
appoggiare almeno in parte alcune richieste di Hitler. Il mancato soccorso alla Spagna
repubblicana accerchiata dalle forze fasciste europee ne era stato l’esempio più chiaro.
Questi brevi esempi non sono altro che una esigua raccolta dei numerosi interventi dei vari
esponenti comunisti contro la politica hitleriana. Si tratta di brevi estratti presi lungo il corso
di vari anni durante i quali i comunisti francesi avevano assunto, a differenza di altre forze
politiche francesi, delle posizioni di rifiuto frontale al dialogo con i regimi autoritari che si
stavano sviluppando in Europa. Basta sfogliare l’Humanité a partire dalla metà degli anni ’30
per rendersi conto di quale fosse l’atteggiamento del P.C.F. contro quel “ barbaro
aggressore ” che era Hitler. Il suo nome è continuamente presente sulle pagine della stampa
comunista e ogni occasione è buona per alzare la voce contro quello che si definisce senza
mezzi termini un criminale. Le formazioni politiche straniere sono a loro volta attaccate non
certo per i loro connotati borghesi, capitalistici o imperialistici, ma per il solo fatto di
prendere in considerazione l’idea di sedersi ad un tavolo col regime nazista e questa critica si
rivolge innanzitutto alla politica inglese.
Il massimo nemico è dunque, per l’Europa, il nazismo, il fascismo e l’autoritarismo in genere
ed Hitler è il più grande esponente di questa brutale politica che va isolato, accerchiato,
indebolito e quindi reso “ innocuo ” grazie alla collaborazione di tutte le forze democratiche
e pacifiste. Nessuna mediazione viene ammessa, nessun dialogo è possibile; dunque nessun
accordo è accettabile.
2
L’Humanité, 1° luglio 1939.
3
L’Humanité, 2 luglio 1939.
4
L’Humanité, 15 – 16 agosto 1939.
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8
Inoltre il P.C.F., con la svolta rappresentata dalla partecipazione al Fronte Popolare, aveva
assunto un atteggiamento di tipo “ nazionalista ” e questo nuovo atteggiamento si rifletteva
anche sulla visone della politica estera. Con le forze borghesi si potava dunque collaborare e
l’idea rivoluzionaria degli anni ’20 pareva molto lontana. Il punto cardine della politica estera
francese doveva essere, secondo i comunisti francesi, l’isolamento diplomatico della
Germania. Tramite la collaborazione con l’Unione Sovietica si doveva perseguire la lotta ad
un avversario comune il cui nome rispondeva a quello di Hitler. Si parlava dunque della
sicurezza della Francia, dei nemici della Francia, dei problemi dei lavoratori francesi molto
più che del proletariato mondiale. Questi nemici erano gli stessi dell’U.R.S.S. dunque i
compiti del governo francese erano chiari: costituire un sistema di sicurezza collettiva per
l’Europa con la partecipazione dell’U.R.S.S. la cui mancanza, secondo gli esponenti del
P.C.F., aveva provocato quel disastro politico rappresentato dagli accordi di Monaco.
Tutta l’impostazione politica del partito sarà sconvolta da un fatto che al tempo risultò
davvero inaspettato: il patto nazi – sovietico . Il nemico storico che si accorda col grande
paese del socialismo ! La prima reazione del partito sarà lo sconcerto, l’incredulità.
Il patto Ribbentrop – Molotov rappresenterà pertanto un punto di rottura nella politica del
P.C.F. e segnerà l’inizio di una stagione tormentata che si concluderà con un altro
avvenimento di grande importanza storica: l’attacco tedesco all’Unione Sovietica che segnava
la fine di quella incredibile e cinica alleanza politica che già verso la fine del 1940 cominciava
a dare dei segni di rottura.
Dunque l’elemento da cui dobbiamo partire per analizzare gli effetti dell’alleanza germano –
sovietica sulla politica del partito comunista francese è proprio il patto del 23 agosto 1939,
che sarà il tema del prossimo capitolo.
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9
Capitolo
Secondo
L’URAGANO DEL PATTO RIBBENTROP – MOLOTOV
Pur non essendo mancati alcuni segnali premonitori, l’annuncio del patto nazi – sovietico
scoppia come un colpo di cannone: colpisce e sconcerta popoli e governi.
5
La stessa direzione del partito comunista francese ne è sconvolta e i timori dei giorni
precedenti diventano realtà.
Un chiaro esempio dello smarrimento che il patto provocò è la reazione di Gabriel Péri,
responsabile della rubrica di politica estera all’Humanité, che “ restò chiuso nel suo ufficio,
che era stato quello di Vaillant-Couturier per due giorni: non gli si poteva cavare una parola,
lo si è fatto uscire di forza per farlo mangiare: era completamente annichilito. E’ sicuro che
le meditazioni alle quali si stava dedicando facessero riferimento alla sua uscita dal partito ”.
6
Del resto il Partito Comunista francese non era assolutamente a conoscenza degli intricati
giochi diplomatici che stavano alla base della nascita di un accordo politico così ardito, e la
rottura del Fronte popolare alla fine del 1938 aveva portato all’opposizione il P.C.F.
Esso non poteva, pertanto, usufruire delle informazioni riservate che i vari diplomatici
fecero pervenire per tutto il 1939 agli esponenti del governo, i quali furono i meno sorpresi
di una tale evoluzione del quadro delle alleanze. Oltretutto la direzione del partito non fu
affatto messa al corrente delle varie trattative esistenti nemmeno da parte del governo
sovietico.
Vari segnali erano invece giunti alle autorità di governo come testimoniano i documenti che
riportano gli allarmi lanciati fin dal 7 maggio 1939 dall’ambasciatore francese a Berlino
Coulondre
7
in cui si comincia a sospettare di una possibile intesa tra l’Unione Sovietica e la
5
Aimé Rossi, “Les Communistes français pendant la drôle de guerre”. Les iles d’or, Paris, 1951. Pag. 11.
6
Annali Feltrinelli, “Vichy 1940-44 Archives de guerre d’Angelo Tasca”, Denis Peschanski ( a cura di ), Volume XXIV°, Milano,
1985. Pag. 329.
7
Ministère des affaires étrangères, “Documents diplomatiques 1938-39”, Imprimerie Nationale, Paris, 1939. Document n. 123.
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10
Germania. Dice infatti Coulondre: “ Due fatti capitali si evincono, a mio avviso da questa
situazione: Il primo è che Hitler non vuole fare la guerra alla Polonia nelle condizioni attuali
(…) Il secondo è totalmente nuovo: l’orientamento della Germania verso la Russia. Se
l’intenzione del Führer è veramente quella di tentare un avvicinamento all’U.R.S.S., resta da
sapere come intenda gestire questa nuova politica. A mio avviso, può sperare di trarne
vantaggio in tre modi diversi: 1° Arrivando con la Russia ad una intesa più o meno tacita che
gli assicuri sia la benevola neutralità di questo paese in caso di conflitto, sia anche la sua
complicità per una spartizione della Polonia, 2° Esercitando, con la sola minaccia di un
riavvicinamento all’U.R.S.S., una pressione sia sul Giappone che sulla Polonia destinata a
condurre il primo a siglare un accordo militare, il secondo ad accettare le concessioni
richieste, 3° Conducendo le potenze occidentali, minacciate da una collusione russo –
tedesca, ad accettare certe esigenze sovietiche alle quali si opporrebbero la Polonia e la
Romania e creando così confusione tra gli alleati ”
8
.
Altri avvertimenti in questo senso seguiranno nelle settimane successive.
Lo stesso ministro degli esteri dell’epoca, Georges Bonnet, ricorda, in un suo libro, che il 15
agosto stava dormendo quando verso le cinque del mattino sentì bussare alla porta: si
trattava di un funzionario che portava un importante telegramma da Mosca dove si stavano
svolgendo le delicate trattative per un’intesa anglo – franco – sovietica volta all’isolamento
politico della Germania. Le notizie erano molto negative e, di fatto, si era sull’orlo di una
rottura. Il pomeriggio stesso Bonnet ricevette l’ambasciatore polacco a Parigi Lukasievicz al
quale si rivolse con forte apprensione dicendo: “ Il colonnello Beck deve accettare, in caso di
guerra, l’ingresso in Polonia della fanteria russa, altrimenti ci si può aspettare di tutto,
compreso un’intesa russo – tedesca contro Varsavia ”.
9
Al contrario, la prima notizia ufficiale che lasci presagire un avvicinamento tra la Germania e
l’Unione Sovietica è del 20 agosto 1939 quando anche il principale organo di informazione
del partito, l’Humanité, riceve un dispaccio dell’agenzia Tass che annuncia un accordo
commerciale russo – tedesco siglato la vigilia a Berlino.
Il giornale pubblica la notizia in un angolo in seconda pagina senza alcun commento mentre
8
Ibidem
9
Georges Bonnet, “Fin d’un Europe”. “De Munich à la guerre”, Bourquin, Genève, 1948. Pag. 277.
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11
il giorno seguente appare un editoriale di Marcel Gitton che afferma : “ E’ una nuova vittoria
che si iscrive sul drappo rosso dei paesi del socialismo. Hitler deve inchinarsi di fronte alla
potenza ed alla fermezza dell’Unione Sovietica ”.
10
Lo stesso giorno un dispaccio dell’agenzia Havas, trasmesso da Berlino, afferma che “ il
governo del Reich ed il governo sovietico hanno deciso di concludere tra di loro un patto di
non aggressione ” e che “ Ribbentrop giungerà a Mosca il 23 agosto per portare a
conclusione i negoziati ”.
Darnar, redattore capo all’Humanité, aveva nel frattempo già lasciato il giornale e se ne era
tornato a casa. Gli venne allora comunicato per telefono il dispaccio dell'agenzia e di
conseguenza fece ritorno negli uffici del giornale.
Il comitato di redazione dell’Humanité, sconvolto, tenta di contattare per telefono
l’ambasciata sovietica e le sue agenzie d’informazione senza ottenere alcuna precisazione.
11
Darnar si decide pertanto a dare la notizia all'ultima ora e sotto riserva, cosa alla quale era
autorizzato dall’ora tarda in cui era arrivato il dispaccio.
Ma il giorno dopo arriva la conferma di Mosca ed il giornale pubblica il comunicato
sovietico in cui si afferma che “ Dopo la conclusione del trattato commerciale e finanziario
russo – tedesco si è posta la questione del miglioramento delle relazioni politiche tra la
Germania e l’Unione Sovietica. Lo scambio di vedute che ha avuto luogo tra i due governi ha
mostrato l’esistenza del desiderio delle due parti di attenuare le tensioni delle loro relazioni
politiche, di eliminare le minacce di una guerra e di concludere un patto di non –
aggressione ”.
12
E’ il 22 di agosto e tutti i membri del comitato politico sono in vacanza ad eccezione del solo
Gitton su cui pesano tutte le responsabilità.
La mattina dello stesso giorno ebbe luogo una riunione del comitato stesso. E fu Gitton,
abitualmente tenuto in secondo piano, che la presiedette. Gitton fece un rapporto molto
ottimista: “ la Russia va di trionfo in trionfo, il patto è una grande vittoria del nostro geniale
compagno Stalin, poiché lascia l'Unione Sovietica al di fuori della guerra. E’ una vittoria della
pace ”.
Inoltre lo stesso “ era furioso per il fatto che l’Humanité non avesse reagito
10
Gitton in: “l’Humanité”, 21 agosto 1939.
11
Aimé Rossi, “Les Communistes français pendant la drôle de guerre”. Pag. 15.
12
Aimé Rossi, “Les Communistes français pendant la drôle de guerre”. Pag. 15 – 16.
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12
immediatamente in questo senso (…), in ogni caso fu il solo entusiasta del patto, il solo a
pronunciarsi in maniera categoria, quando invece gli altri, compreso Aragon e Grenier, erano
passivi o inebetiti ”.
13
Tra i parlamentari, i militanti, i giornalisti della stampa del partito regna il caos e comincia a
diffondersi un grande senso di smarrimento: la situazione comincia a farsi tesa.
C’è chi si domanda come sia possibile una cosa del genere, c’è chi dubita fortemente della
autenticità dell’accordo anche dopo la diffusione del testo il 24 agosto che l’Humanité
pubblicherà il giorno seguente.
Che fare dunque ? Il partito rischia di sfasciarsi sotto l’onda di un evento incontrollabile.
Invano si tenta di avere spiegazioni attraverso articoli della “ Pravda ” o di “ Izvestia ” e
sintonizzandosi sulle frequenze di radio Mosca non si sentono altro che interminabili
resoconti sull’esposizione agricola dell’Unione Sovietica e, ovviamente, ci si chiede perché il
partito venga lasciato all’oscuro di una questione così importante.
Ma la situazione è troppo grave ed i pochi dirigenti presenti si rendono conto che non c’è
tempo per farsi troppe domande: bisogna subito assumere un atteggiamento difensivo,
bisogna dare tranquillità ai militanti, bisogna evitare di essere travolti dalla reazione ostile
dell’opinione pubblica, bisogna infine ribattere alle accuse di tradimento che cominciano a
sollevarsi da varie parti del paese.
Intanto i giorni passano e la guerra si avvicina sempre di più. Finora i dirigenti comunisti
hanno temporeggiato ma ben presto dovranno prendere una posizione precisa e tutto questo
non fa che aumentare il loro disorientamento. Da Mosca, nel frattempo, non è ancora giunta
alcuna istruzione.
Il 24 agosto Thorez e Duclos rientrano finalmente a Parigi e a partire dal giorno successivo
possono prendere parte alle decisioni degli organi responsabili del partito finalmente
ricostituiti.
La mattina del 25 Darnar riesce a contattare telefonicamente Thorez e gli espone la linea che
riteneva di seguire nell’editoriale del numero successivo del giornale ( attitudine nazionale;
indipendenza della diplomazia russa; rispetto dei trattati da parte della Francia e aiuto alla
Polonia se questa fosse stata attaccata ). E Thorez risponde: “ va bene ”.
8
Annali Feltrinelli, “Vichy 1940-44. Archives de guerre d’Angelo Tasca”, Denis Peschanski ( a cura di ), Volume XXIV°, Milano,
1985. Pag. 329.
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13
Possiamo quindi concludere che i dirigenti comunisti si sforzarono di elaborare una serie di
concetti cardine sui quali basare la linea politica del partito con l’obiettivo di mostrare la
continuità della politica comunista, di difendere il partito e di spiegare le conseguenze,
ovviamente molto positive, del patto. Questi si possono riassumere prendendo spunto dalla
stampa comunista prima che questa venisse ridotta al silenzio, a partire dal 26 agosto, dal
capo dell’esecutivo Daladier.
In primo luogo Il patto segna una svolta politica ? Assolutamente no. La politica
comunista continua lungo il solco della lotta al fascismo ed il patto è un successo che “ è
stato reso possibile dal fatto che l'Unione Sovietica è potente e che la sua politica di pace è
sempre stata basata sulla fermezza e la risposta immediata ed energica (…) ”.
14
Quindi il patto è la logica conseguenza della politica da sempre portata avanti dall’U.R.S.S.
che “ fedele alla sua missione pacifica, appoggiandosi sulla sua crescente potenza economica,
politica e culturale, sulla sua unità morale e politica, sull’amicizia che unisce i popoli del suo
immenso territorio, sulla sua armata e sulla sua marina rossa, non intende risparmiare alcuno
sforzo per mettere alle corde gli aggressori fascisti ”
15
e fermare così la guerra.
Ciò che l’opinione pubblica deve capire è che “ l’Unione Sovietica ed i comunisti francesi
non hanno mai cessato di fissare i propri comportamenti su due principi: 1° La fermezza
contro l’aggressore 2° la volontà di accordarsi con tutti i paesi per assicurare la pace e
l’indipendenza delle nazioni. Il nuovo patto conferma questa posizione e non la modifica per
nulla ”.
16
In secondo luogo Da cosa nasce il patto ? La stipulazione del patto è dovuta al timore che
l’Unione Sovietica ha suscitato in Hitler in quanto “ è la politica della fermezza che lo ha
condotto a firmare un trattato commerciale particolarmente vantaggioso per l’U.R.S.S. ”
17
e
“ nel momento in cui sollecita la firma di un patto di non aggressione accusa così la propria
debolezza e la paura che prova di fronte alla potente Unione Sovietica ”.
18
A questo riguardo l’apertura dell’articolo di Darnar del 23 agosto è significativa: “ Ecco
14
Gitton in: “Ce Soir”, 22 agosto 1939. Citazione da “l’Humanité”, 23 agosto 1939 pag. 1.
15
Gitton in: “La correspondance Internationale”, 26 agosto 1939. Pag. 2. Il giornale è l’organo ufficiale dell’Internazionale comunista.
16
Darnar in: “l’Humanité”, 25 agosto 1939 pag. 1.
17
Gitton in: “La correspondance Internationale”, 26 agosto 1939. Pag. 2.
18
Gitton in: “La correspondance Internationale”, 26 agosto 1939. Pag. 2.
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14
dunque l’aggressore dei popoli che oggi è costretto a bussare alla porta che ieri parlava di
forzare. Hitler deve negoziare con l’Unione Sovietica, potente e pacifica, e impegnarsi a
non attaccarla affatto. Ah ! Non si va a Mosca nello stesso modo in cui si andava a Monaco !
Ribbentrop non va a dettare le condizioni, ad estorcere, con le minacce, qualche lembo di
territorio di una nazione smembrata ”.
19
Ma già la sera prima sul giornale “ Ce Soir ” Aragon scriveva: “ l’aggressore professionista, il
fascismo, è costretto a trattare, e con chi ? Con quella stessa potenza di cui si è dichiarato
essere, in ogni occasione, l’irriducibile nemico ” e poi ricordava: “ Il patto di non –
aggressione, imposto ad Hitler che non aveva altre possibilità se non quella di capitolare così
o quella di fare la guerra, è il trionfo della volontà di pace sovietica ”
20
. Il concetto è chiaro:
l’U.R.S.S. ha messo in ginocchio Hitler, il quale viene obbligato alla via della pace e della
negoziazione.
In terzo luogo Qual è il fine del patto ? Il patto nazi – sovietico non è altro che uno
strumento per assicurare la pace in Europa e spezzare il fronte fascista. Infatti si dice con
convinzione: “ condurre il propugnatore del famoso patto anti – komintern, quello che ha
avuto l’audacia di voler mascherare le proprie ripetute aggressioni col falso pretesto della
lotta contro il marxismo, a sottoscrivere un trattato commerciale, ad iniziare dei colloqui per
arrivare ad un patto di non aggressione, questo è un successo per la pace ”.
21
L’Unione
Sovietica grande difensore dei popoli ha ingabbiato Hitler con un patto di non aggressione
che lo paralizza politicamente e, finalmente, dopo anni di minacce e azioni di forza è
costretto dalla potente U.R.S.S. a fare marcia indietro. E’ quindi evidente che “ il patto di
non – aggressione si aggiunge agli strumenti difensivi promossi in precedenza PER
GARANTIRE LA PACE nell’indipendenza dei Popoli ”.
22
In quarto luogo Cosa comporterà il patto ? La prima risposta a questo quesito viene data da
Aragon
23
il 23 agosto. Nell’articolo viene fatta un’analisi della situazione politica: “ Il primo
fatto è questo: esiste tra la Francia e la Polonia un trattato di reciproca assistenza. Cioè se la
19
Darnar in: “l’Humanité”, 23 agosto 1939 pag. 1.
20
Gitton in: “Ce Soir”, 22 agosto 1939. Citazione da “l’Humanité”, 23 agosto 1939 pag. 1.
21
Gitton in: “La correspondance Internationale”, 26 agosto 1939. Pag. 2.
22
Darnar in: “l’Humanité”, 25 agosto 1939. Titolo a pag. 1.
23
Aragon in: “Ce Soir”, 23 agosto 1939. Documento riprodotto in: Aimé Rossi: “Les communistes français pendant la drôle de
guerre”, planche III.
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15
Polonia è vittima di una aggressione, la Francia deve venire in suo aiuto. E ogni buon
francese che non vuole vedere ripetersi l’onta di Monaco, e l’abbandono da parte dei nostri
alleati della Cecoslovacchia, spererà come noi che la Francia mantenga i propri impegni
internazionali. D’altra parte: esiste tra la Francia e l’Unione Sovietica un trattato di reciproca
assistenza. E se la Francia porta soccorso ad uno stato vittima di una aggressione per
l’esecuzione dei propri trattati ( la Polonia per esempio ) necessariamente l’Unione Sovietica
aiuterà la Francia. Nessun patto di non – aggressione può impedire tutto questo ”.
24
Quindi l’accordo con i nazisti non ha creato nessuna modifica significativa dal punto di vista
dei rapporti politici internazionali. Inoltre Hitler risulta politicamente molto più isolato ed
infatti successivamente si ribadisce che “ Il patto in questione non comporta alcuna
denuncia del trattato di reciproca assistenza franco – sovietico. Non regola che i rapporti in
vista di mantenere la pace tra la Germania e l’U.R.S.S. , non comporta alcun colpo alla
schiena per un terzo stato. E’, come si è detto, un patto di non – aggressione e non di
premio all’aggressione. Non suppone l’abbandono della Polonia vittima di una aggressione.
Significa, al contrario, che se il Giappone attacca l’U.R.S.S. , la Germania si impegna a non
sostenerlo ”.
25
Com’è noto questa tesi non era affatto condivisa dall’opinione pubblica francese e le reazioni
furono a dir poco sdegnate. Nell’articolo si tenta di ribattere alle accuse di tradimento della
patria dicendo: “ Dov’è in tutto questo il famoso volta – faccia dei sovietici, il tradimento di
Stalin, che inventano certi giornali soprattutto preoccupati di far risaltare la figura di Hitler
nel momento in cui questi vede crollare il proprio sistema di alleanze in cambio di un
semplice impegno di non aggressione ? La politica estera dell’U.R.S.S., cento volte definita e
sempre identica, comporta allo stesso tempo dei rapporti di buon vicinato e accordi
commerciali con tutti i paesi per il mantenimento della pace e l’aiuto alle nazioni vittime di
una aggressione che lottano per la loro indipendenza ”. E poi ancora: “ E voglio ripetere e
riaffermare che non è cambiato nulla, che il più grande pericolo per la pace è il pericolo
hitleriano (…), che la lotta contro l’hitlerismo ci pare debba essere sempre portata avanti
senza pietà. E che noi speriamo che se domani la Francia, vittima di una aggressione, o,
conformemente ai propri obblighi internazionali, portando soccorso ad un paese attaccato,
24
Ibidem.
25
Ibidem.
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16
dovesse dimostrare con le armi che resta fedele alla sua alta missione di libertà e di pace nel
mondo, tutti i francesi, mi capite bene ? tutti i francesi come noi (…) faranno il loro dovere
di patrioti
26
per il ripristino del diritto internazionale ”.
27
L’articolo si chiude così:
“ E se si vuole veramente perseguire la lotta contro l’hitlerismo, con l’appoggio completo
degli anti – hitleriani non c’è da esitare: che i governi francese ed inglese firmino a Mosca il
patto di pace.
Tutti contro l’aggressore…
È abbastanza chiaro ? ”.
28
Anche su questo punto non ci sono dubbi: patto nazi – sovietico, anti – hitlerismo,
patriottismo sono concetti che per il P.C.F. marciano di pari passo.
E’ evidente che il patto provocò stupore anche tra gli alleati della Germania, in primo luogo
l’Italia. Mussolini fu informato ufficialmente il 25 agosto quando “ ricevette la solita lettera
apologetica di Hitler, che lo informava sull’accaduto, presentandolo come un grandissimo
vantaggio per l’asse ”.
29
Naturalmente Mussolini non condivideva affatto questo giudizio e
bastano alcune righe del diario di Ciano per chiarire quale fosse il sentimento del governo
italiano: “ L’alleanza tra Mosca e Berlino è un mostruoso connubio che si realizza contro
la lettera e lo spirito dei nostri patti. E’ l’anti – Roma, è l’anti – cattolicesimo, è la barbarie
che torna e contro la quale è nostra funzione storica erigerci con ogni arma e con ogni
mezzo ”.
30
Ovviamente i giornali del P.C.F. riporteranno vari commenti della stampa italiana e
spagnola in cui si sollevavano perplessità sull’operato di Hitler e faranno la seguente
domanda: “ Quando si constata lo scompiglio gettato nel campo degli aggressori, i fascisti
giapponesi disorientati, la stampa italiana stordita, la stampa franchista sbalordita e, bisogna
aggiungerlo, tutti i pro – hitleriani sconvolti in Francia, come non sentire quello che
26
Si noti l’utilizzo del termine “patrioti” che sottolineo appositamente in corsivo. In seguito quelli che si dichiareranno patrioti
saranno ritenuti degli ipocriti imperialisti che fingono di voler combattere contro Hitler in nome della patria.
27
Aragon in: “ Ce Soir”, 22 agosto 1939.
28
Ibidem.
29
Ennio Di Nolfo: “Storia delle relazioni internazionali: 1918 – 1992”. Laterza, Bari, 1994. Pag. 304.
30
Renzo De Felice ( a cura di ): “Galeazzo Ciano. Diario 1937 – 43”. Rizzoli, Milano, 1980. 26 settembre 1939. Pag. 352.
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17
rappresenta l’avvenimento ? ”.
31
In quinto luogo Chi veramente vuole favorire la guerra ? Di certo non l’U.R.S.S., che anzi,
con questo patto, fa un passo decisivo nella lotta a quei compromessi politici che hanno
spianato la strada all’ascesa del nazismo e dei vari fascismi in Europa. In effetti i comunisti
francesi criticarono aspramente il non – interventismo in Spagna e la famosa conferenza di
Monaco che, nel 1938, segnò l’inizio dello smembramento della Cecoslovacchia. Essi infatti
affermano: “ ad un anno di distanza, viviamo una riedizione di uno scenario che portò allora
allo smembramento della Cecoslovacchia. Questa volta si tratta della Polonia. Noi avevamo
sottolineato quanto il tradimento di Monaco, approvato e persino salutato dai socialisti,
come Spaak, Fauvre e Blum stesso, fosse negativo per la pace e per l'indipendenza dei
popoli. Dopo Monaco altri crimini sono stati perpetrati. E se oggi la Polonia è minacciata,
può ringraziare i tenenti della politica di Monaco, quelli che hanno eretto un nuovo sistema
di non – intervento e che capitolano incessantemente a dispetto delle sedicenti parole di
fermezza, davanti agli aggressori fascisti.”.
32
E poi ribadiscono che “ questo patto di non –
aggressione non ha nulla a che fare con il non – interventismo e la politica di Monaco ” .
33
Del resto già alla vigilia della firma del patto Ribbentrop – Molotov ci si chiedeva: “ Quale
sincero amico della pace non si rallegrerebbe all’annuncio dei colloqui per la conclusione di
un patto di non – aggressione tra la Germania e l’Unione Sovietica ? ”.
34
Questo dovrebbe
essere scontato dato che “ Tutto ciò che contribuisce ad ostacolare la guerra non può che
comportare l’approvazione di tutti quelli che sono vicini alla pace ed alla libertà dei
popoli ”.
35
I comunisti notano che “ Il pericolo della guerra è reale e si combina con la minaccia di una seconda
Monaco, di una nuova capitolazione davanti agli aggressori fascisti ”
36
ma l’importante è continuare
a sottolineare che “ la conclusione di un patto di non – aggressione, è una disfatta per i fautori di
guerra fascisti ed è una vittoria per la pace ”.
37
In definitiva i veri nemici della pace sono
31
Darnar in: “l’Humanité”, 24 agosto 1939 pag. 1.
32
Gitton in : “La correspondance Internationale”, 26 agosto 1939. Pag. 1.
33
Idem. Pag. 2.
34
Gitton in: “Ce Soir”, 22 agosto 1939. Citazione da “l’Humanité”, 23 agosto 1939 pag. 1.
35
Ibidem.
36
Ibidem.
37
Ibidem.