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orientamento di gusto, supera i confini istitutivi del genere letterario; il romanzo assurge ad
architesto di una vasta serie di opere emulatorie, che ne assecondano gli aspetti più eclatanti della
trama, anche se spesso ne travisano- più o meno volutamente- il messaggio estetico. I rifacimenti
dell'opera, trasposti anche in generi molto diversi dal romanzo epistolare, quali la commedia, o la
poesia, giocano proprio sulla esuberanza emotiva del personaggio, che viene trattata secondo due
diverse angolature diametralmente opposte; in alcuni casi la struggente sensibilità wertheriana viene
assecondata scrupolosamente da emulatori, stimolati dall'ambizione di ripetere il successo
clamoroso del romanzo, fino a raggiungere forme espressive addirittura parossistiche, come ne Les
Malheurs de l'amour e ne Werther ou Les égarements d'un coeur sensible di George Duval; in altri
casi prevale la tendenza alla parodia, alla dissacrazione del mito wertheriano, come nelle commedie
farsesche italiane, fiorite a cavallo tra i due secoli. Le imitazioni sono concepite sulla falsariga dello
stereotipo interpretativo individuato con chiarezza e decisamente sconfessato dallo stesso Goethe,
ben consapevole della distorsione del suo messaggio estetico, che si compie presso tutti gli ambienti
letterari internazionali e nazionali, in cui il romanzo viene accolto con grande clamore. Egli sostiene
che la ragione del clamore suscitato dal romanzo risieda proprio nella assimilazione, piuttosto
sommaria, del personaggio Werther alla tipologia diffusissima dello Junger, caratterizzato da una
condizione patologica che ne impedisce la realizzazione, bloccandone il pieno sviluppo delle qualità
interiori. L'eccessiva importanza attribuita a questa figura di giovane infelice, apparentemente, per
nobili motivi, viene stigmatizzata dal grande scrittore tedesco, il quale mette in evidenza la tendenza
autodistruttiva che determina il suo sventurato destino. L'epoca del Werther viene vista da Goethe "
come una tipica fase dello sviluppo nell'età giovanile da interpretarsi in senso psicologico, il
conflitto costantemente pronto a scoppiare tra individuo e società, libertà e necessità,[...] dal quale
ognuno una volta nella sua vita potrebbe essere interessato" .
La cosiddetta Werther-Syndrom si fonda interamente sulla formidabile sintonia che si
instaura tra il protagonista ed il pubblico; il personaggio viene sentito, ammirato, compatito, come
se fosse un esponente in carne ed ossa della sventurata gioventù del tempo, contagiata dal vitalismo
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esasperato di origine 'sturmeriana'. Secondo l'orizzonte di attesa generato dalla diffusione del
romanzo sentimentale, Werther viene esaltato, in quanto incarnazione di una concezione del sentire
assoluto, destinata a travolgere qualsiasi inibizione sociale. Il lettore si compenetra nella travagliata
fisionomia interiore del protagonista fino ad identificarsi in questo giovane di smisurata ambizione
estetica ed illimitabile bisogno di sentire il mondo come parte di sè stesso e viceversa; Werther
risulta essere il prototipo del " sognatore intellettuale,dello Schwärmer par excellence." , verso il
quale il lettore è indotto a proiettare le proprie aspirazioni deluse, in virtù della convenzione
estetica, tipica del romanzo sentimentale.
Il tacito accordo stipulato idealmente tra autore e lettore, nell'ambito del romanzo
sentimentale, si regge sulla duplice clausola della finzione di obiettività e del riconoscimento di un
carattere autobiografico agli eventi narrati. Un comune denominatore delle diverse opere
riconducibili al genere sentimentale consiste nella tendenza dello scrittore ad indirizzare la ricezione
degli eventi narrati verso un’incondizionata ed acritica solidarietà nei confronti del personaggio
sofferente, il patiens, destinato a subire irrimediabilmente una serie di fatalità, che suscitano
commozione in chi ne venga a conoscenza. Questo legame affettivo che si instaura tra lo sfortunato
protagonista di una vicenda sentimentale, segnata da una tragica conclusione, ed il lettore, viene
opportunamente orientato da meccanismi strategici messi in atto dall'autore del testo, è tutt'altro che
spontaneo; dipende da una competenza retorica sui principi cardine della comunicazione
sentimentale, che tutti gli scrittori che si cimentano in questo genere sono obbligati a possedere.
Nota giustamente una studiosa, che si è occupata di problemi relativi alla comunicazione
sentimentale, Loretta Innocenti " Nel romanzo "sentimentale" e nelle teorie estetiche coeve vi è
infatti una grande attenzione agli effetti del testo sul suo lettore. La ricezione "sentimentale"
avviene grazie ad una particolare sensibilità ai mali altrui, una partecipazione benevolente che incita
l'uomo a fare il bene.[...] La sympathy è ciò che permette all'uomo di esperire un contatto immediato
con gli altri e con il mondo, attraverso passioni, sentimenti, senso morale, cioè quel "sentire"
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extrarazionale che oltre che base etica comune e universale diviene proprio nel Settecento anche
principio di comunicazione estetica."
Il culto della interiorità, il desiderio di consonare con la Natura ed il rifiuto categorico di
qualsiasi compromesso nei confronti delle convenzioni sociali che regolano l'espressione del
sentimento, secondo l'ottica moderata imposta dalla cultura illuminista, inducono il lettore,
coinvolto profondamente nella poetica della sensibilità, a parteggiare per lo sventurato eroe
goethiano. Nonostante Goethe sconfessi ripetutamente il suo personaggio, trattandolo alla stregua di
uno sventurato, afflitto da una disposizione d'animo cupa e distruttiva, destinato ad essere
esorcizzata nella catarsi poetica, Werther si trasforma agli occhi del pubblico, abituato al
meccanismo di immedesimazione tipico del modello sentimentale, in un ammirevole paladino della
passione, disposto persino a sacrificare la propria esistenza, pur di non cedere a compromessi con la
propria sensibilità. Questa interpretazione, senz'altro mitizzata, di Werther, promosso a
personaggio-simbolo della nuova tendenza romantica, si propaga per l'Europa già attraversata da
correnti letterarie innovative, tendenzialmente irrazionalistiche, e contribuisce, in misura decisiva, a
legittimare il recupero viscerale, in termini radicalmente antirazionalistici, della dimensione
interiore dell'uomo, fino ad incoraggiare un esaltazione sconfinata della emozione. I contemporanei
non avvertono la varietà di movenze psicologiche, che rende mutevole ed ondivago il
comportamento di Werther, fin dal suo primo apparire in scena; lo immortalano nella posa da
martire per amore, che egli assume volutamente nella imminenza della conclusione catastrofica dei
suoi travagli, quando si mostra intento a vagheggiare un ricongiungimento ultraterreno con Lotte.
Proprio allora Werther ostenta un’assoluta fede nel trascendente, volta a mascherare la sua
debolezza interiore ed il suo smarrimento intellettuale.
La spiegazione dell'eccezionale destino toccato all'opera goethiana giovanile più discussa e
più ardua da interpretare risiede, dunque, prima ancora che nelle eccezionali facoltà artistiche del
suo artefice, nella straordinaria importanza assunta dal romanzo sentimentale, che imperversa
specialmente in Inghilterra ed in Francia, toccando, proprio nell'ultimo scorcio del secolo, il
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culmine del successo. Rispetto al nutrito canone di opere assimilabili in questo genere, il romanzo
goethiano sembra essere stato concepito per aprire nuove frontiere all'espansione dei sentimenti
individuali, spostando il confine della liceità della manifestazione dei moti dell'animo. Al confronto
delle prove romanzesche in forma epistolare più importanti e più note che lo precedono, il
capolavoro goethiano apporta delle innovazioni decisive, che lo fanno emergere per magistrale
impiego delle tecniche narrative e sapiente padronanza dei mezzi rappresentativi: cionondimeno, si
colloca, in termini di evoluzione storica della narrativa sentimentale, su di un’ideale parabola
progressiva, che comprende la Pamela di Richardson, il Sentimental journey di Sterne e La
Nouvelle Eloise di Rousseau: tutti romanzi epistolari di notevole successo internazionale, destinati a
fare la fortuna del genere, grazie alla ricerca di una misura soggettiva della rappresentazione della
sfera personale, in termini di libera confessione dei propri sentimenti più intimi, non sottoposta al
vaglio discriminante della ragione illuministica.
Del resto, il grandissimo successo arriso al Werther alla sua epoca dipende innanzitutto dal
fatto incontestabile che la sua comparsa sullo scenario letterario viene accolta favorevolmente dallo
stesso pubblico di lettori che apprezza le esaltanti avventure del sentimento, vissute dai protagonisti
degli intrighi sentimentali, che proliferano nella letteratura inglese e francese; si tratta di un
pubblico educato ad un culto morboso, in termini scopertamente anticlassicistici, della Sensibilità,
sulla scorta dei numerosi esempi di poesia lirica e sepolcrale, caratterizzati dalla cupa vena
ossianica. La irruzione sulla scena letteraria di un personaggio così esplicitamente trasgressivo di
ogni ordine morale, autentica incarnazione di un nuovo tipo di homme sensible, rappresenta una
svolta decisiva rispetto ai più moderati ed esitanti predecessori. Werther non si limita ad eludere
clandestinamente, con circospezione ed esitazione, i veti imposti alla espressione della sensibilità
dalle convenzioni razionali della cultura illuminista, come avviene per i protagonisti delle
travagliate vicende sentimentali narrate da Richardson e da Rousseau. Intende, fatto senza
precedenti nella storia del romanzo sentimentale, liquidare, tramite il suo atteggiamento ribelle e le
sue manifestazioni di pensiero anticonformiste, il codice di comportamento moderato, imposto dalla
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società del tempo, confutandone serratamente i presupposti etici fondamentali. Questa presa di
posizione così drasticamente antirazionalistica ed anticonvenzionale sconvolge tutti i canoni estetici
vigenti ed avvalora la tesi che Werther sia l'eroe sommo del riscatto della sensibilità naturale dal
giogo della cultura classicista; pare che l'eroe della sovversione del sentimento esca da trionfatore
ideale nel confronto con l "Uomo tranquillo", anche a dispetto della deliberazione suicida.
Conseguentemente si pensa che il romanzo celebri il culto incondizionato del sentimento, come si
va diffondendo nella impetuosa generazione dei fautori della poetica 'stürmeriana'. La straordinaria
diffusione del romanzo poggia principalmente sulla identificazione dell'eroe goethiano con il
prototipo del giovane dotato di straordinaria intensità di sentire, ma contagiato dal tedium vitae,
proprio per la incapacità di estrinsecare questa sua eccezionale affettività, attribuita solo ed
esclusivamente alla inadeguatezza del mondo invecchiato, non in grado di soddisfare il suo
incontaminato impulso vitalistico. Indubbiamente, il Werther segna una svolta radicale rispetto alla
tipologia culturale dell'uomo sensibile, sorto in un clima ancora legato alla meditazione illuminista
sul rapporto tra sentimento e ragione, e profondamente animato da un atteggiamento fiducioso
rispetto al recupero della dimensione emotiva, in un quadro di riferimento fondato sulla equilibrata
educazione delle passioni. In romanzi come Pamela o La Nouvelle Eloise, la passione assume una
valenza altamente positiva, formativa per l'animo umano. Il meccanismo della confessione
epistolare libera tutti i protagonisti di questi romanzi da inibizioni di ordine sociale o psicologico e
conferisce dignità di espressione alla sfera emotiva, in contrapposizione all'arido intellettualismo
razionalistico, che costituisce il vanto dei conservatori dell'ordine morale e letterario della ormai
invecchiata fase prescrittiva della Aufklärung. Il trasporto sentimentale, minuziosamente indagato
nelle sue pieghe più intime, non assume mai, in nessun romanzo precedente la eccezionale prova
narrativa goethiana, caratteri così morbosamente patologici o, comunque, negativi, né attenta mai
all'equilibrio psichico dei protagonisti delle confessioni amorose. La stessa rivelazione delle
sfumature più complesse e pure del libero sentire, incontaminato da veti artificiali imposti dalla
società civile, non si sovraccarica di tensioni interiori potentemente distruttive, come succede
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costantemente nel Werther. La confessione dei sentimenti è apprezzata come salutare mezzo per
esprimere compiutamente a se stessi, prima ancora che agli ideali interlocutori, le proprie salde
convinzioni sulla legittimità naturale di soddisfare le pulsioni più inconfessabili dell'animo. La
frustrazione dell'individuo, che serpeggia nel clima spirituale dell'epoca, viene incarnata in forma
parossistica dal presunto martire della Empfindsamkeit, e la condizione patologica latente, in cui si
riconosce un’intera generazione, viene allo scoperto indubbiamente con la propagazione della
scandalosa vicenda narrata in prima persona dal protagonista del romanzo goethiano. Si vuole, a
dispetto delle rimostranze espresse dall'autore stesso, legittimare la Krankenheit zum Tod, con le
stesse parole di Werther, che non solo non esprimono rassegnazione rispetto alla scelta di rinunciare
alla vita, ma vibrano, addirittura, di accenti eroici. Werther giustifica, anzi, addirittura, esalta la
estrema soluzione come scelta cosciente e profondamente motivata, operata da un individuo,
tormentato dalla ricerca costante di una dimensione ultraterrena, per liberarsi dalla odiata
limitatezza dell'essere, la ben nota Einschränkung ( limitazione ). L'eroe goethiano all'inizio del
romanzo è disposto a calarsi nei panni del Wanderer, alla ricerca della via più giusta per realizzarsi
in termini di libera espansione del proprio Io nel mondo. In seguito all'incontro con Lotte, Werther
viene travolto da un irresistibile empito amoroso, impossibile da soddisfare secondo i principi
morali dell'epoca, e si trasforma in un irriducibile Schwärmer, smanioso di realizzare il suo
desiderio di ricongiungersi, in forma trasfigurata, con la amata.
In ambedue queste fasi l'elemento trainante è costituito dal bisogno di liberarsi dalla
limitatezza, dalla finitezza della natura umana, che determina radicalmente l'andamento oscillante e
frastagliato delle Wanderungen (vagabondaggi ). Essi corrispondono alle trasformazioni interiori,
alle quali Werther va incontro più volte, secondo una scansione profondamente significativa,
all'interno della complessa strategia rappresentativa goethiana, messa in luce abbastanza di recente.
Goethe non riesce a smentire questa fama assolutamente immeritata di profeta della
ribellione ad oltranza dello Herz, disposto anche a decretare l'annichilimento dell'individuo, laddove
questo fosse l'unico modo per sottrarsi allo scacco della sensibilità. Cadono nel vuoto i ripetuti
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tentativi compiuti da Goethe, in particolare in età matura, per confutare questa interpretazione e
prendere le distanze dal suo personaggio, perché il pubblico rimane completamente accecato dalla
bruciante attualità del profilo interiore di Werther, e non può convincersi che dietro il suo desiderio
di martirio si celino motivazioni diverse e ben più complesse della semplice impossibilità materiale
a realizzare la passione amorosa, nodo ritenuto da molti commentatori, contemporanei di Goethe e
non, essenziale per intendere il tragico epilogo del romanzo.
La misura della straordinaria fortuna del Werther viene data dal grandissimo numero di
recensioni e commenti, di varia natura e genere, che compaiono sulle riviste letterarie
internazionali, e, in misura ancora maggiore, dai continui dibattiti letterari sollecitamente intavolati
a proposito del messaggio, più o meno recondito, che si ritiene sotteso a questa tragica vicenda
amorosa. La eccezionale circolazione dell'opera non corrisponde, tuttavia, ad un giudizio positivo
da parte della critica ufficiale del tempo, che, anzi, taccia il romanzo di immoralità e lo mette
all'indice, bollandolo come opera corrutrice dell'animo della gioventù. Matura un profondo dissidio
tra le schiere di lettori entusiaste della liberazione dei sentimenti dal giogo delle convenzioni sociali
e la critica ufficiale, totalmente restia al fascino pericoloso dell'opera: anche questo è indice di una
profonda incomprensione del valore artistico del romanzo e di una sopravvalutazione dei suoi
aspetti politici.
Se si approfondiscono i rapporti tra il Werther ed il panorama dei romanzi sentimentali del
settecento, si nota come l'opera goethiana intrattenga una relazione diretta, sul piano formale, con
La Nouvelle Eloise, che inaugura il passaggio dalla forma dialogica a quella monologica, rendendo
ancora più evidente il tentativo di catturare l'attenzione del lettore e ricercandone il coinvolgimento
tramite dispositivi narrativi che lo avvicinino il più possibile allo stato d'animo del protagonista. La
fortuna del romanzo rousseauviano contribuisce in misura decisiva a decretare l'eccezionale impatto
del capolavoro goethiano, il quale -agli occhi dei contemporanei- rappresenta il culmine della
rivendicazione alla libera espansione soggettiva della sensibilità, estremizzata fino alla eroica scelta
sacrificale. Non viene avvertita dai contemporanei la profonda divergenza filosofica tra le
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angolature di pensiero dei due scrittori, a proposito della questione del recupero della totalità
individuale nell'ambito della dimensione sociale, in cui anche l'uomo sensibile deve vivere e
realizzarsi. Il profondo dissidio interiore di Werther, magistralmente rappresentato da Goethe, non
può essere, non solo risolto, ma neppure concepito dalla generazione educata dallo Sturm und
Drang. Questo movimento diffonde dalla Germania fin nel cuore d'Europa un appello veemente alla
difesa incondizionata del sentimento, proclamando che esso debba essere salvaguardato come
imperativo categorico, a qualunque costo, e che debba essere vissuto in misura estrema, senza
tenere conto delle relativizzazioni imposte dal buon senso, fino al sacrificio supremo. Per gli
Stürmer il romanzo diviene un punto di riferimento obbligato: addirittura vi è chi, come Lenz, si
avvale del personaggio Werther per giustificare la propria poetica, difendendo a spada tratta
l'estremizzazione sentimentale che egli incarna.
Il pubblico, quindi, viene attirato dalle movenze più esteriori della trama- amore tragico e
suicidio liberatorio- sancendo una sorta di beatificazione dell'eroe sofferente per una passione
sconvolgente ed inappagato nel suo desiderio di libertà dal giogo delle convenzioni sociali. Proprio
la perentorietà con la quale il protagonista manifesta, sempre più esasperatamente, lettera dopo
lettera, la propria irriducibile aspirazione a demolire ogni ostacolo, che gli impedisca di attingere
alla bellezza della Natura ed a coronare la propria struggente sete di Assoluto, induce molti lettori a
considerare l'odissea wertheriana come un monumento innalzato allo sconfinamento dai limiti
naturali. Goethe diviene, suo malgrado, un nume tutelare della nascente estetica romantica, un
continuatore ed un perfezionatore della tendenza antiilluminista ed irrazionalista inaugurata dallo
Sturm und Drang. Secondo questa ottica, Werther esprime la condizione di isolamento nella quale
versa il giovane di talento nell'epoca in cui un ordine sociale inadeguato ed oppressivo impedisce la
realizzazione delle capacità interiori dell'individuo dotato di qualità spirituali fuori del comune, il
cosiddetto Genie, termine ancora oscillante tra la matrice illuminista e screziature di significato già
embrionalmente romantiche. La società
impone delle limitazioni esterne, che provocano il disagio
patologico del Genie. Si crede che il romanzo fornisca un alibi rassicurante a coloro che non si
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adattano ai principi educativi illuministi. La Krankenheit zum Tod sarebbe implicitamente
giustificata da Goethe, in quanto condizione ineliminabile del proprio tempo e questo atteggiamento
di rassegnazione, che a molti pare di scorgere nella impostazione narrativa dell'opera, ratifica di
fatto un malcontento generale, avvalorando risoluzioni anarchiche estreme, con il sigillo della
finzione letteraria. Il travisamento del messaggio goethiano crea effetti perniciosi sulla reputazione
del romanzo, alimentando la persistente impressione che il Werther possa essere annoverato in
quell'elenco di libri così ricercati dal pubblico ma degni di essere bollati all'indice dalla cultura
ufficiale, poichè " [...] da parte loro si doveva temere che, attraverso le fantasticherie della finzione
artistica ed un uso smodato della immaginazione, travalicassero le regole della verosimiglianza e
della utilità."
La stessa forma narrativa del romanzo sembra essere concepita appositamente all'unico
scopo di persuadere il lettore della implicita necessità di un’identificazione, priva di parametri
critici di riflessione, con il protagonista, e, per suo tramite, della estensione del processo
identificativo all'autore. Il romanzo è composto di una serie quasi ininterrotta di missive attribuite
ad un unico soggetto, che monopolizza lo spazio narrativo assumendo il ruolo di voce narrante
unica ed incontrastata. L'assenza dallo scenario testuale del destinatario, un amico mai chiamato in
causa per esprimere la propria opinione su Werther e sugli eventi raccontati, sembra sottrarre
Werther da qualsiasi confronto critico, atto a confermare o a smentire il suo punto di vista. Le
lettere sono raccolte da un editore, che presenta il libro, ricercando, apparentemente, la solidarietà
del lettore: il suo compito consisterebbe solo nel rivelare, con imparzialità, il calvario di questo
giovane, consentendo che divenga pubblica, compiutamente, la sua odissea, osservata,
apparentemente con pochi commenti, dalla fase di insorgenza sino alla tragica conclusione. La
adozione dello stratagemma epistolare corrisponde perfettamente all'esigenza di occultare quanto
più possibile la presenza dell'autore nel testo, eliminando così il carattere artificioso della
composizione romanzesca: insomma, " il romanzo pretende sempre di non essere un romanzo,[...] è
La finzione del non fittizio,all'autore si sostituisce l'editore,[...] un collaboratore passivo" , il cui
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compito è raccogliere dati. La ragione del successo arriso a questa forma narrativa è definita
magistralmente dal Rousset: " il romanzo epistolare avvicina il lettore al sentimento vissuto, così
come è vissuto". Solo nel nostro secolo viene posto l'accento sullo straordinario ruolo che la figura
dell'editor assume nella strategia rappresentativa della della vicenda, sia per la disposizione
emblematica del materiale epistolare, sia, soprattutto, in relazione ad alcuni interventi significativi,
che interrompono il monologo del protagonista, in coincidenza con momenti essenziali dell'iter
narrativo. Particolare rilievo acquista la rappresentazione del suicidio, in termini tutt'altro che
lusinghieri, anzi, ricca di dettagli inquietanti, volti a turbare l'animo del lettore, più che a suscitare
commozione; si tratta di una descrizione dichiaratamente impostata secondo un taglio antiromantico
ed antieroico, priva totalmente dell'enfasi celebrativa che avvolge la solenne perorazione del
martirio da parte di Werther. Proprio in questo punto la prospettiva dell'editor raggiunge il culmine
della sua divergenza rispetto a quella del protagonista, avvicinandosi notevolmente
all'atteggiamento filosofico dell'autore.
Nei romanzi epistolari precedenti al Werther, si nota una notevole varietà di forme, per
quanto riguarda la disposizione delle lettere, ma un comune denominatore. Si tratta in tutti i casi,
tranne che in uno, di romanzi, in cui più voci narranti si alternano tra di loro, esponendo ciascuna la
propria versione sugli eventi interessati dalla trama. La unica, parziale eccezione a questa tendenza
multiprospettica risulta, per altro, determinante per la storia della evoluzione del genere: si tratta
proprio della Nouvelle Eloise di Rousseau, che, limitatamente alla seconda parte, non presenta " una
pluralità di punti di vista parziali e variabili su uno o numerosi personaggi in via di sviluppo, ma
una contemplazione ininterrotta che converge su un personaggio unico ed immobile". Goethe
riprende e perfeziona ulteriormente il dispositivo narrativo rousseuviano ad una sola voce narrante,
rendendolo costante per tutto l'arco del racconto. La straordinaria perfezione espressiva, insita in
questo criterio rappresentativo, suscita una tale ammirazione, da annullare il confine tra versante
etico e versante estetico, in perfetta rispondenza ad un canone illuminista di derivazione classica,
che lega nella valutazione dell'opera letteraria il piano della forma a quello del contenuto. Goethe
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viene privato della sua autorità sull'opera, fin dal momento in cui essa si consegna al meccanismo
omologante delle convenzioni letterarie. " In realtà la 'bellezza' della scrittura del romanzo nutriva
in un pubblico ancora fedele all'equazione di buono, bello e vero, la convinzione che alla perfezione
della forma della rappresentazione dovesse necessariamente corrispondere la perfezione della cosa
rappresentata ".