All’interno di questo contesto si pone il mio lavoro che intende considerare e approfondire,
secondo una prospettiva interdisciplinare, il sacramentale dell’esorcismo. Una corretta
impostazione di questo tema, non può prescindere dal riferimento alla rivelazione biblica, che si
fonda sull’evento d’incarnazione, morte e risurrezione di Gesù Cristo, profondamente
contrassegnato dall’opposizione al male, e sul dono dello Spirito di Pentecoste. Da qui sgorgano la
Chiesa e l’esistenza battesimale, ed è particolarmente in quest’ultima che l’esorcismo trova la sua
origine e il suo compimento. Fa seguito a questo blocco fondamentale, un tentativo di confronto dei
vari formulari-rituali dell’esorcismo sviluppatisi lungo i secoli a partire dalla storia della
tradizione, con i padri della Chiesa, sino alla storia del dogma, con i vari interventi magisteriali.
Un successivo inquadramento sistematico degli esorcismi, ricavato dalla ri-lettura dei
“Praenotanda” e delle formule contenute nei “rituali” dell’esorcismo, ci permetterà di compiere
un passo ulteriore nella loro comprensione. La riflessione teologica che segnerà la conclusione del
nostro studio, consentirà di mettere a tema il sacramentale dell’esorcismo come una delle
dimensioni fondamentali dell’attuarsi stesso della storia della salvezza nel mondo, da vivere nel
contesto di una fede adulta. Nella lotta che l’uomo è chiamato a sostenere contro Satana, la fede
adulta significa capacità di adesione, in prima persona, al Dio della rivelazione e al suo Unigenito
incarnato, a partire dalla grazia del Battesimo e nell’attualità della Chiesa; conseguentemente,
fede adulta significa accoglienza viva della Parola di Dio, dei sacramenti e dell’etica evangelica in
una instancabile tensione verso la pienezza che è Cristo.
Purtroppo, rispetto al progetto iniziale che prevedeva un capitolo sull’esorcismo come
prassi catecumenale, ho dovuto limitarne la trattazione a brevi cenni, cercando di evidenziare la
sua azione liberatoria dalle conseguenze del peccato e dall’influsso diabolico e la tensione a
stimolare la volontà verso una più intima adesione a Cristo in un fermo impegno nell’amore di Dio.
Dopo aver, in parte, reso ragione dello spessore teologico-pastorale di questo tema, mi
sembra doveroso ringraziare don Valentino Ottolini e don Antonio Donghi per la disponibilità e la
solerzia nel seguirne il graduale sviluppo di questa ricerca. Particolarmente utili si sono rilevati il
confronto e la discussione con alcuni esorcisti della diocesi di Bergamo, mons. Fermo Rota, don
Giambattista Ferrari, p. Giuseppe Remondini O.S.B. e il contatto epistolare con don Gabriele
Amorth. Debbo inoltre riconoscenza alla prof.ssa Silvana Radoani, per avermi fornito i testi di
alcuni rituali, e alla poetessa Alda Merini per avermi dettato uno scritto inedito sulla figura
dell’esorcista.
INCIPIT
Per riuscire a comprendere, anche solo in parte, la necessità degli esorcismi in primo luogo
nei testi biblici e successivamente nella Chiesa, è necessario risalire gradualmente sino a giungere al
fondamento del problema che è il male e che per quanto concerne il nostro problema si esprime
nella presenza di Satana, nelle possessioni diaboliche e negli esorcismi come azioni risolutive per
questo tipo di male. In questa trattazione, seguendo un contributo di Walter Kasper
1
, veniamo a
conoscere che la questione del male certamente non è univoca in quanto il pensiero occidentale ha
introdotto la distinzione tra male fisico, male morale e male ontologico, dove quest’ultimo nella sua
accezione più radicale presenta più problemi costituendo una realtà enigmatica e inquietante nei
confronti della quale la ragione si dimostra impotente. D’altra parte il male è un’entità concreta,
personale e ha una valenza oggettiva che non può essere negata. La via biblica tende a collegare
strettamente il male al peccato dell’uomo anche se questa concezione apre diversi interrogativi
come, ad esempio, la sofferenza del giusto e dell’innocente. Tuttavia è innegabile che il peccato è
assenso al male che risulta essere una realtà preesistente, irriducibile alla sola responsabilità umana
e di conseguenza chiama in causa la questione della giustizia di Dio.
Se ci riferiamo alla Sacra Scrittura contemplando il poema di Genesi 1, scopriamo che la creazione
è buona in tutte le sue parti e ancor più appare buona quando l’uomo viene creato ad immagine e
somiglianza di Dio. Il male dunque non viene dal progetto creatore di Dio ma deriva da un errore
operato dalla libertà umana, dietro istigazione di un essere mondano. Con ciò si vuole affermare che
il male morale segna l’inizio anche del male fisico, del disordine e della sofferenza. Genesi afferma
solo che Dio non è il male e il male non è creazione divina da lui voluta per odio degli uomini.
Genesi 3 ci invita a non sottovalutare la responsabilità del serpente e dell’uomo anche se non
possiamo scaricare su di loro tutte le cause dell’esistenza del male di cui Giobbe chiede ragione a
Dio pensando che egli stesso abbia a che fare con il male e se ne serva, anche se non l’ha creato
come sua manifestazione, per la rovina della creazione e per altre misteriose ragioni che sfociano
nella salvezza.
Nel libro della Sapienza al capitolo 11,26 si dice che Dio non ha fatto la morte né gode per la
rovina dei viventi: egli ha creato tutte le cose perché esistano; salutifere sono le creature del
mondo, in esse non c’è veleno mortifero né il regno dell’Ade è sulla terra. Anche il Siracide al
1
W. KASPER, Il problema teologico del male, in GdT 149, pp. 45-78.
capitolo 39,27 non nega l’esistenza del dolore e delle disgrazie e afferma che le cose sono un bene
per i buoni, ma si volgono in male per i peccatori.
San Paolo nella Lettera ai Romani al capitolo 7,19, constata che c’è nell’uomo il desiderio del bene
ma non la capacità di attuarlo. Il punto di partenza di questa riflessione è data dalle categorie di
“Legge” e di “Peccato”, dove per la prima si intendono i comandamenti dati da Mosè a Israele
perché siano osservati fedelmente e per la seconda si intende una oggettiva lontananza da Dio che
precede ogni trasgressione della legge. Secondo Paolo la “Legge” appartiene alle realtà negative
della storia così la sua osservanza non giustifica l’uomo peccatore davanti a Dio, ma gli fa solo
prendere coscienza della sua fragilità e del fatto che, quando egli agisce contro un comandamento
divino, diventa consapevole di essere in un peccato. Pur suscitando nell’uomo ogni sorta di
concupiscenza, il precetto è tuttavia santo, giusto e buono. Per quanto riguarda il “Peccato”, Paolo
non introduce mai la figura del diavolo poiché afferma che l’uomo non ha alcun alibi da presentare
a Dio, ma piuttosto il “Peccato” è dentro l’uomo e questo porta a pensare che la liberazione dal
male consiste anche nel liberarsi da sé.
Al di là del male, l’importante è una nuova presenza viva che nel nostro caso è costituita da Gesù
Cristo come l’alternativa alla Legge, alla Carne, al Peccato, al Male stesso. Da Gesù, il male viene
interpretato come occasione per la manifestazione del Regno, per annunciare l’avvento della
salvezza che si compie nella sua persona e prende forma in atti concreti di liberazione. Solo la
sovrabbondanza della grazia è in grado di sconfiggere l'abbondanza del male e il suo dilagare nella
storia. Se poi il cristiano, come uomo, fa al pari di tutti gli altri l’esperienza contrastante del
desiderio del bene e insieme dell’impulso al male, ciò non significa affatto che l’adesione a Cristo
sia inutile. Tutt’altro, l’esperienza della concupiscenza viene inserita ormai nella luce di Cristo, ben
sapendo che la radice del Peccato è stata ormai spuntata e che la signoria a cui l’uomo è
irrevocabilmente votato è quella di Cristo soltanto. E’ Lui, insieme al suo Spirito, la nuova radice di
un nuovo stile di vita.
1. LE FONTI BIBLICHE
Del male morale fatto di ribellione a Dio e di soprusi, odii, ingiustizie, sofferenze di ogni
genere, l’Antico Testamento ritrova due spiegazioni: la prima risiede all’interno dell’uomo, nel suo
libero rifiuto di dipendere da Dio nella volontà di essere soggetto autonomo; la seconda spiegazione
trova una causa dell’origine del male al di fuori dell’uomo appunto.
Un primo indirizzo si riscontra nella figura del serpente
1
dove si afferma che tra Dio e l’uomo si
interpone un ostacolo che spinge la libertà umana a decidersi per il male. Questo dice che la libertà
umana deve confrontarsi continuamente con proposte esterne negative che in diversi modi la
condizionano. Le insinuazioni diaboliche sono colme di astuzia e di menzogna
2
, capaci di sedurre
con sottile violenza
3
la volontà della creatura umana. Da qui la separazione definitiva da Dio, la
morte eterna, che è fatta risalire a un agente esterno all’uomo.
Nei libri della Bibbia, il diavolo, i demoni e la loro azione nefasta, vengono presupposti come
qualcosa di abbastanza ovvio anche se nell’Antico Testamento, in particolare, non si riconosce con
chiarezza la realtà personale di Satana. Al contrario, nel Nuovo Testamento, non si può dubitare che
Gesù in diversi modi abbia parlato di Satana ai suoi discepoli, come di un personaggio temibile che
incarna tutto il male presente nel mondo.
Dal dibattito tra alcuni biblisti attorno al problema demonologico, si è mostrato come attualmente
sia consolidato il limite di ridurre la cultura demonologica della Bibbia a motivo del suo carattere
“mitico”, diminuendo e sminuendo il suo valore realistico a pura espressione simbolica.
In uno studio ben articolato svolto da P. Grelot
4
in merito a quanto sopra descritto, si mostra come
possa esistere una “via” capace di fare sintesi tra il realismo del mondo del male, come presenza e
potenza oscura, e il carattere simbolico e quindi convenzionale di ogni linguaggio usato per
parlarne. L’essenziale per Grelot non è conoscere ciò che è il mondo del male ma impegnarsi
attivamente nel combattere contro di esso per vincerlo. Per la fede questo sembra sufficiente ma in
realtà è un misero risultato.
Sulla stessa linea, anche se con maggiore precisione, si situa un articolo del 1973 di J. Ratzinger
5
il
quale rimprovera ad alcuni biblisti di interpretare la Bibbia non con la Bibbia stessa come farebbe
un vero esegeta, ma con la mentalità odierna. A questo riguardo, l’autore, indica quattro criteri che
ci illuminano la strada da percorrere nello studio della Scrittura:
1
Cfr. Gn 3,1-2. 4. 13-14.
2
Cfr. Gn 3,1.
3
Cfr. Gn 3,13.
4
P.GRELOT, Jésus devant le “monde du mal”, in AA.VV., Fede e cultura alla luce della Bibbia, Leumann, Torino 1981,
pp. 131-201.
5
J. RATZINGER, Liquidazione del diavolo?, in Dogma e predicazione, Brescia 1974, pp. 189-197.
- il primo criterio è l’accordo tra l’Antico e il Nuovo Testamento, che nel loro confrontarsi e
nella loro unità, si spiegano vicendevolmente. La presenza dei demoni esprime una graduale
espansione dall’Antico al Nuovo Testamento e questo dice pure uno sviluppo della rivelazione.
- Il secondo criterio è il conseguimento delle verità di fede nella vita concreta. La lotta con il
maligno è propria del cammino religioso di Gesù stesso. Anzi è la parte centrale della sua missione
e di quella dei discepoli ai quali Gesù conferisce lo stesso potere.
- Il terzo criterio consiste nel creare un legame tra la Scrittura e la comunità credente così
che una Bibbia senza una Chiesa sarebbe solo una raccolta di testi letterari. E’ necessario allora
tener presente tutta la tradizione dalla quale si può ricavare che l’esorcismo e la rinuncia a Satana
fanno parte dell’avvenimento fondamentale del Battesimo. Infatti se si togliesse dal Battesimo la
realtà dell’azione del maligno, il Sacramento stesso perderebbe il suo valore di vita nuova e libera
in Cristo.
- Il quarto ed ultimo criterio si esprime nel rapporto tra la visione scientifica del mondo e il
dato della fede. A tale proposito fa un poco problema il pensiero di alcuni studiosi i quali affermano
che la concezione biblica dei demoni e della loro opera devastatrice non è più conciliabile con la
mentalità moderna eppure in questo caso non ci sarebbe più posto nemmeno per Dio e per l’uomo.
Per completezza, consideriamo il pensiero di un ultimo autore, ovvero J. Michl
6
, il quale invita ad
una sana prudenza. Se da una parte infatti è impossibile accogliere come realtà concreta tutto ciò
che la Bibbia narra, dall’altra l’attuale conoscenza scientifica non ci impone di negare l’esistenza e
l’azione di potenze spirituali demoniache. Quando si devono considerare le affermazioni bibliche
sui demoni è utile tener conto della particolare forma o genere letterario del testo. Tuttavia è
fondamentale sapere che gli esseri demoniaci esistono veramente e che il loro scopo è di nuocere
all’uomo anche se sono ridotti all’impotenza da Gesù.
Infine, prima di addentrarci nel campo biblico per analizzare alcuni testi significativi che ci
suggeriscono già il formarsi di “gestualità” e di “riti” per scacciare il demonio dagli ossessi, mi
sembra significativo dal punto di vista teologico, chiarire il lessico circa il personaggio che
vogliamo considerare in questo studio in relazione alla sua azione malefica. Il nome di Satana è
identificato, senza alcuna difficoltà, con il diavolo; i due termini di fatto coincidono per indicare la
personificazione dello spirito maligno con l’unica differenza che “Satana” è di origine ebraica
mentre “diavolo” è la traduzione greca. Di fatto Satana non è facilmente riconoscibile nella sua
identità originaria risalente all’Antico Testamento dove poteva essere inteso come “ministro al
servizio di Dio” e non come “spirito maligno”. Nei testi immediatamente successivi all’esilio,
Satana rappresenta la figura di “un angelo della corte celeste“ che in seguito diventa “nemico
6
J. MICHL, Demonio-Principati e Potestà, in DTB, pp. 367-377.
dell’uomo” realizzando poco alla volta l’equivalenza di Satana con il diavolo
7
. Il verbo satan,
assume il significato di “osteggiare, avere inimicizia, contrastare” mentre il sostantivo equivale ad
“avversario, nemici”. Nella traduzione biblica dei LXX il verbo è reso con diaballo, che significa
“dividere” e di conseguenza “calunniare, accusare” mentre il sostantivo diabolos
8
diventa “il
calunniatore, il seduttore, l’accusatore”.
La parola satan si trova ventisei volte nell’Antico Testamento, satanas trentaquattro volte nel
Nuovo Testamento, daimonion sessantatre volte e diabolos trentasette volte. Questi centosessanta
testi biblici ci permettono di interrogarci circa l’esistenza di una “potenza malefica” che non
coincide con la somma dei mali e dei peccati commessi dagli uomini. Una “potenza” che ha una
forza incontrollabile, distruttiva, contro il bene, inafferrabile e indefinibile dove l’uomo per
liberarsene ha bisogno di partecipare alla vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte.
7
Infatti nel libro di Giobbe la figura acquista connotati negativi, assumendo la funzione di accusatore e dubitatore. Non
riflette più la bontà di Dio ma arriva a snaturare la giustizia e ad aggiungere alla sua funzione quella di agente di
malattie e di disastri.
8
Ancora troviamo il verbo endiabàllein nel significato di ostacolare (Nm 22,22) o diabolé come ostacolo (Nm 22,32).
Nel Deuteronomista è tradotto con epìboulos ovvero “insidiatore” (1 Sam 29,4; 2Sam 19,23; 1 Re 5,18).
1.1. L’ Antico Testamento
L’autore che vogliamo prendere come riferimento principale nella nostra ricerca biblica è Renzo
Lavatori
9
e il suo studio di demonologia cristiana.
Il pensiero veterotestamentario presenta una grande difficoltà a parlare di demoni e angeli malvagi e
questo si può notare dalle diverse accezioni che i testi biblici riferiscono a questi esseri.
In 1 Sam 16,14-23 troviamo uno spirito di Dio cattivo che ha il potere di confondere l’uomo anche
se si tratta proprio di uno spirito mandato da Dio. Questo episodio sembra particolarmente
importante per capire l’opera distruttrice del demonio verso le persone:
14
Lo spirito del Signore si era ritirato da Saul ed egli veniva atterrito da uno
spirito cattivo, da parte del Signore.
15
Allora i servi di Saul gli dissero: «Vedi, un
cattivo spirito sovrumano ti turba.
16
Comandi il signor nostro ai ministri che gli stanno
intorno e noi cercheremo un uomo abile a suonare la cetra. Quando il sovrumano spirito
cattivo ti investirà, quegli metterà mano alla cetra e ti sentirai meglio».
17
Saul rispose
ai ministri: «Ebbene cercatemi un uomo che suoni bene e fatelo venire da me».
18
Rispose uno dei giovani: «Ecco, ho visto il figlio di Iesse il Betlemmita: egli sa suonare
ed è forte e coraggioso, abile nelle armi, saggio di parole, di bell'aspetto e il Signore è
con lui».
19
Saul mandò messaggeri a Iesse con quest'invito: «Mandami Davide tuo figlio,
quello che sta con il gregge».
20
Iesse preparò un asino e provvide pane e un otre di vino
e un capretto, affidò tutto a Davide suo figlio e lo inviò a Saul.
21
Davide giunse da Saul
e cominciò a stare alla sua presenza. Saul gli si affezionò molto e Davide divenne suo
scudiero.
22
E Saul mandò a dire a Iesse: «Rimanga Davide con me, perché ha trovato
grazia ai miei occhi».
23
Quando dunque lo spirito sovrumano investiva Saul, Davide
prendeva in mano la cetra e suonava: Saul si calmava e si sentiva meglio e lo spirito
cattivo si ritirava da lui.
Da quanto letto è semplice notare come Dio stesso permette al demonio di turbare la pace di Saul
che diventa il motivo di fenomeni a cui non si può attribuire nessuna causa visibile. La liberazione,
che viene realizzata per mezzo di segni esteriori, come in questo caso la musica suonata da Davide,
fa riferimento direttamente a Jhwh sino ad arrivare ad una identificazione con lui.
10
Lo studioso S. Lyonnet nel suo articolo intitolato Le démon dans l’AT, afferma che tutto quello che
la Bibbia riferisce a Jhwh come causa prima, ad esempio malattie, piaghe, morte, i popoli vicini lo
attribuiscono ai demoni. E’ Dio che rende lebbrosa Maria, la sorella di Mosè
11
, causa pene ai
violatori della legge
12
, manda serpenti contro il popolo
13
, lascia Israele tra le mani dei suoi nemici.
14
Non solo, il testo biblico non si fa nessuno scrupolo a rappresentare Dio come “tentatore” ad
9
R. LAVATORI, Satana un caso serio, EDB, Bologna 1996.
10
Cfr. 1 Sam 16,14-23; 18,10; 19,9; 1 Re 22,21.
11
Cfr. Dt 24,9.
12
Cfr. Nm 11,1 ss.
13
Cfr. Nm 21,6.
14
Cfr. Gdc 2,14; 3,8...
esempio nei confronti di Abramo
15
per mettere alla prova il suo amore oppure quando indurisce il
cuore del faraone.
16
L’Antico Testamento, tuttavia, conosce un altro tipo di entità più demoniaca
che chiama i sedim
17
che i LXX traducono con δαιµονια e i se’irim
18
che significa “i pelosi” nel
senso di esseri dalla forma di caproni che i LXX chiamano µαταια (nullità). Questi spiriti hanno la
loro dimora in mezzo alle macerie e ai rottami.
Il libro di Tobia, probabilmente scritto nel primo quarto del secondo secolo a.C., collega la malattia
e la morte con i demoni. L’autore nota incidentalmente l’inefficacia dei tentativi terapeutici dei
medici. Infatti la cecità di Tobi, provocata dal contatto con escrementi di passeri, non potè essere
guarita dai medici che egli consultò
19
; Tobi venne sanato dagli stessi mezzi che si utilizzavano per
scacciare un demone: le interiora di un pesce. Non è casuale che l’uomo-angelo che guida Tobia nel
visitare i suoi parenti, nel reclamare la sua sposa Sara, nello scacciare il demone che aveva ucciso i
primi sette mariti di Sara la notte delle nozze, e che, infine, lo conduce a casa e lo mette in grado di
curare la cecità del padre si chiami Raffaele, cioè “Dio guarisce”.
14
Allora Tobia rispose a Raffaele: «Fratello Azaria, ho sentito dire che essa è già
stata data in moglie a sette uomini ed essi sono morti nella stanza nuziale la notte stessa
in cui dovevano unirsi a lei. Ho sentito inoltre dire che un demonio le uccide i mariti.
15
Per questo ho paura: il demonio è geloso di lei, a lei non fa del male, ma se qualcuno le
si vuole accostare, egli lo uccide. Io sono l'unico figlio di mio padre. Ho paura di morire
e di condurre così alla tomba la vita di mio padre e di mia madre per l'angoscia della
mia perdita. Non hanno un altro figlio che li possa seppellire».
16
Ma quello gli disse:
«Hai forse dimenticato i moniti di tuo padre, che ti ha raccomandato di prendere in
moglie una donna del tuo casato? Ascoltami, dunque, o fratello: non preoccuparti di
questo demonio e sposala. Sono certo che questa sera ti verrà data in moglie.
17
Quando
però entri nella camera nuziale, prendi il cuore e il fegato del pesce e mettine un poco
sulla brace degli incensi. L'odore si spanderà, il demonio lo dovrà annusare e fuggirà e
non comparirà più intorno a lei.
18
Poi, prima di unirti con essa, alzatevi tutti e due a
pregare. Supplicate il Signore del cielo perché venga su di voi la sua grazia e la sua
salvezza. Non temere: essa ti è stata destinata fin dall'eternità. Sarai tu a salvarla. Ti
seguirà e penso che da lei avrai figli che saranno per te come fratelli. Non stare in
pensiero».
15
Cfr. Gen 22,1.
16
Cfr. Es 4,21.
17
Cfr. Dt 32,17; Sal 106,37.
18
Cfr. Lv 17,7; 2Cr 11,15; Is 13,21.
19
Cfr. Tob 2,10.
Il demonio Asmodeo
20
uccide ben sette mariti di Sara e questo ci fa comprendere che qui si tratta
sicuramente di uno spirito invidioso, nemico degli uomini e portatore di morte. Contro di lui opera
con efficacia, come un esorcismo impetratorio, la preghiera di Sara e di Tobia, questo grazie al
suggerimento dell’angelo Raffaele che “istituisce” un rituale di allontanamento del demonio
attraverso la preghiera a Dio la quale è la sola che può liberare tramite segni esteriori.
Interessante è pure un apocrifo che riporta Il testamento di Salomone contenuto in Old Testament
Pseudepigrapha di D.C. Duling
21
poichè ci ritrae con più chiarezza l’opera del demonio Asmodeo e
di altri suoi compagni. Lo scritto greco databile tra il primo e il terzo secolo d.C., rispecchia le idee
del giudaismo palestinese. Esso racconta di Salomone che prega Dio, nel momento in cui un suo
amico viene tormentato dal demonio, il quale gli manda, attraverso l’arcangelo Michele, un anello
con cui può chiamare e conoscere i nomi e le attività dei demoni e farsi dire i nomi degli angeli a
essi contrari. In uno degli interrogatori di Salomone, un demone afferma di essere Asmodeo il quale
causa la cattiveria dell’uomo per diffonderla nel mondo. Suo compito specifico è complottare
contro i giovani sposi, distruggere la bellezza delle vergini e infondere un grande freddo nei loro
cuori. Egli, inoltre, diffonde la pazzia nelle donne e dichiara di aver commesso un enorme quantità
di omicidi. A questo punto Salomone interroga l’anello su chi sia l’angelo a lui nemico e l’anello
risponde essere l’angelo Raffaele, uno di quelli che stanno davanti a Dio e che ha il potere di
cacciarlo via con il fegato e la cistifellea del pesce. Qui è più che evidente l’accostamento al rituale
usato nel testo di Tobia.
La dottrina veterotestamentaria sull’agire del demonio e sulle forme per renderlo innocuo è sobria
perché più preoccupata di difendere l’unicità della signoria divina
22
andando contro le infiltrazioni
di pensiero dei popoli vicini. Viene delineata in questo modo una figura di Satana con
caratteristiche sempre più negative nel rispetto continuo della libertà umana e con un costante
inserimento della sua azione nella storia salvifica. In altri testi, come ad esempio nel Siracide, si
vede che Satana è identificato con gli istinti cattivi dell’uomo mentre Sapienza 2,24 interpreta
come eterna quella vita cui attenta il diavolo descritto nel suo aspetto intrigante e menzognero.
Giunti alla conclusione di queste considerazioni, chiudiamo una finestra per spalancarne
un’altra sulla più ricca documentazione neotestamentaria.
20
Derivato probabilmente dall’iranico a eshmada eva = demone malvagio.
21
Cfr. R. LAVATORI, Satana, un caso serio, EDB, Bologna 1996, p. 62, nota 4.
22
Cfr. Is 46,1-5.
1.2. Il Nuovo Testamento
In un articolo del biblista Karl Kertelge
23
si legge che tra le opere compiute da Gesù e
narrateci dai Vangeli, grande importanza assumono gli esorcismi. Con le guarigioni, gli esorcismi
costituiscono la parte fondamentale dei miracoli di Gesù poiché nella stessa misura si riferiscono
alla reintegrazione fisica e spirituale dell’uomo grazie all’azione misericordiosa di Dio. Questi
esorcismi vengono considerati miracoli perché in essi Dio stesso si manifesta al mondo come colui
che compie meraviglie
24
e per questo devono essere spiegati partendo dal contesto dell’annuncio di
Gesù della venuta del Regno di Dio. Il rischio di limitarsi a considerare solo l’aspetto
fenomenologico degli esorcismi sarebbe quello di vedere in Gesù solo uno dei tanti esorcisti del suo
tempo. Invece, ciò che rende unici i suoi atti di liberazione dal demonio è il fatto che Gesù vede le
pene degli uomini e offre loro un aiuto efficace al di là della possibilità che gli individui identificati
come ossessi possano venir guariti anche attraverso un trattamento medico. Gesù si serve di una
prassi esorcistica già utilizzata che lui però non intende descrivere né fissare in schemi rituali così,
nell’affidare ai suoi discepoli il compito di guarire i malati e scacciare i demoni, li esorta alla prassi
del suo annuncio del Regno di Dio in parole ed in opere e non solo alla assunzione di particolari
pratiche rituali. Per Gesù e gli autori neotestamentari, l’ossessione non è soltanto una forma di
malattia fisica dell’uomo, come capita a volte sentir parlare biblisti e teologi, ma in alcuni passi
biblici si dice chiaramente che gli uomini hanno un “demonio”, uno “spirito impuro” senza
accennare ad alcun tipo di malattia. Chiaramente, dicendo questo, vogliamo insistere sul fatto che
l’uomo è sempre in balia del potere distruttivo del demonio dal quale viene “catturato” e
“modificato” nella sua essenza. L’ossesso in questa fase crea un legame tale con il demonio da non
mostrare più quello che è in realtà. Si trasforma il modo di esprimersi del posseduto, segno
dell’alienazione dell’uomo da se stesso, c’è la perdita di ogni attività relazionale per ritornare in sé
una volta cacciato il demonio. In queste persone si vede fino a che punto il genere umano è esposto
agli attacchi del male e quanto gli sia difficile difendersi da questi assalti. E’ solo per questo motivo
che Gesù non spiega la malattia e la possessione con il peccato personale del malato ma anzi nel
caso del cieco nato afferma che è così perché si possano manifestare in lui le opere di Dio
misericordioso. In qualsiasi guarigione operata da Gesù si manifesta quindi l’azione continua di Dio
creatore. Gli esorcismi di Gesù assumono le caratteristiche di essere “segni promettenti” di salvezza
per una umanità enormemente bisognosa di redenzione, per questo nessuna guarigione o liberazione
23
K. KERTELGE, Diavolo, demoni, esorcismi in prospettiva biblica, in GdT 149, pp. 9-44.
24
Cfr. Sal 86,10; Is 9,6.
si esaurisce in una prospettiva medica ma rimanda sempre alla salvezza promessa e resa possibile
da Gesù ad opera di Dio.
L’autore che abbiamo preso in considerazione, continua la sua dissertazione mostrando come le
opere compiute da Gesù lascino trasparire la sua dignità messianica e chiaramente l’avvento del
Regno di Dio.
In Luca 11,20, Gesù annuncia che lo scacciare i demoni per grazia dello Spirito di Dio è segno della
presenza fra gli uomini del Regno di Dio e negli esorcismi realizzati da Gesù appare chiaro che Lui
stesso è il messaggero e il compimento di questo Regno; solo nel momento in cui gli uomini sono
liberati dal male e guariti da Gesù possono accogliere in sé la santità e la libertà dei figli di Dio,
caratteristiche queste che persistono nelle creature solo quando vengono ottenute e conservate come
dono di Dio. E’ necessario allora stare sempre in guardia da una ricaduta nella dipendenza dal
maligno, perché lo spirito impuro è senza pace e cerca di tornare continuamente nella casa che
aveva lasciato. I demoni espulsi dall’uomo errano in luoghi aridi in cerca di riposo e quando non lo
trovano tornano dalla loro preda, più potenti di prima. Il demonio, come spirito immondo, può
possedere un uomo e parlare per suo mezzo, come nell’episodio della sinagoga di Cafarnao dove
Gesù, incontrando un indemoniato che lo attacca violentemente, lo libera dallo spirito che lo
possiede. Lo spirito, uscendo, scuote il corpo del posseduto e urla fortemente. La persona posseduta
dai demoni tende ad isolarsi, a vivere una vita selvatica, come gli indemoniati dei paesi dei Geraseni
che escono dai sepolcri e vanno incontro a Gesù. L’indemoniato abbandona i suoi vestiti, rifugge
dall’abitare in casa, ha forza eccezionale che spezza ogni ceppo e catena, si ferisce e colpisce con
sassi. L’indemoniato manifesta pure l’invasamento attraverso fenomeni epilettici perché digrigna i
denti, cade a terra, emette bava dalla bocca e si irrigidisce. Durante l’esorcismo ci viene riferito che
i demoni escono in forma visibile dal posseduto e possono essere trasferiti su animali.
Anche nel rapporto tra Gesù e i suoi discepoli, l’attività esorcistica occupa un posto importante
assieme al compito dell’annuncio: (...) egli allora chiamò a sé i Dodici e diede loro potere e
autorità su tutti i demòni e di curare le malattie
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. Gli esorcismi che i discepoli di Gesù compiono
nel suo nome costituiscono già l’adempimento del compito affidato loro nella missione. Come in
Gesù, liberazione dal maligno e annuncio del Regno sono fra loro collegati, così si verifica anche
fra i discepoli. Oltre l’annuncio della buona novella è necessario porre anche dei “segni efficaci” nei
quali si possa sperimentare concretamente l’avvento del Regno di Dio. Guarigioni ed esorcismi,
anche in questo contesto, valgono come “prove” che autorizzano gli stessi annunciatori. Secondo la
testimonianza del Nuovo Testamento chi sconfigge il male è soltanto la fede in Dio e nella sua
promessa di salvezza, come ci ha garantito il Gesù della storia. Gli indemoniati non sono posti
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Cfr. Lc 9,1.
davanti a una scelta di adesione o di rifiuto al messaggio di Cristo ma sono schiavi di una potestà da
cui sono liberati con la potente Parola di Gesù.
Prima di passare ad una considerazione più puntuale del nostro tema all’interno dei singoli Vangeli
mi sembra opportuno riassumere quello sin qui detto sugli esorcismi nel Nuovo Testamento
presentando alcune caratteristiche proprie che li diversificano da altri miracoli:
- la prima caratteristica che contraddistingue un esorcismo sta nel fatto che esso mostra i
suoi effetti contro la possessione di un uomo da parte del demonio, a causa della quale l’uomo
stesso smarrisce le sue capacità personali di decisione compiendo azioni strane.
- Una seconda caratteristica nasce dall’atteggiamento di Gesù che considera avversario non
l’ossesso ma il demonio che tiene schiavo l’uomo. Da qui notiamo che il demonio riconosce Gesù e
ha timore di essere abbattuto da lui; dall’altra Gesù riconosce la presenza del maligno e lo minaccia,
ordinandogli di uscire dall’uomo e di non tornarvi più. Il diavolo, come è narrato in Marco 1,24,
chiama per nome Gesù di Nazareth, mentre in Marco 5,9 troviamo Gesù che chiede il nome allo
spirito immondo. Tutto questo dice che è in atto un rapporto fra due persone in lotta dove il
demonio assume il valore di un essere personale, non di una potenza anonima o simbolica.
- L’ultima caratteristica è data dalla dimensione cosmica dello scontro che ricorda la lotta
apocalittica di Dio con i nemici d’Israele.
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Si dice che il demonio è forte e ha potenza, è
intelligente ed è a capo di un gruppo compatto e unitario. Il suo scopo è quello di distruggere
l’uomo, ma soprattutto lottare contro Gesù di Nazareth per mezzo del quale si attua il regno
salvifico di Dio. Ma è proprio Gesù con la sua potenza e la sua obbedienza al Padre che ha vinto il
potere del maligno.
Tra i sinottici, l’evangelista Marco è senz’altro colui che presenta con più insistenza l’opera
di Gesù Cristo contro Satana. Dal punto di vista cristologico Gesù appare come l’antisatana, cioè
come la presenza concreta nel mondo di una forza vincitrice del demonio e del male. Interessanti
sembrano pure essere le ripetute incomprensioni da parte dei discepoli, espressione di una chiusura
di cuore da attribuirsi a Satana, che hanno fatto sì che Pietro stesso diventasse strumento del
diavolo. L’evangelista sembra dirci che anche i discepoli, se seguono con fedeltà il maestro, non
possono essere esonerati dal combattimento spirituale persistente contro le forze del male. A questo
punto mi sembra molto utile analizzare qualche brano biblico per comprendere come alcuni
imperativi di cui Gesù si serve per allontanare gli spiriti immondi, abbiano contribuito, col tempo, a
stendere le formule dei vari rituali esorcistici. In Marco 1,21-28, Gesù scaccia uno spirito maligno
da un uomo:
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Cfr. Is 59,17.