Processi produttivi nell’industria manifatturiera a cura di Claudio Schepisi
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finiti.
Il secondo capitolo traccia, invece, il cambiamento nel corso degli
anni, considerando gli avvenimenti storico-politici che hanno
caratterizzato le varie epoche, della filosofia di produzione. In
questo capitolo è stato evidenziato come la tendenza prevalente di
ogni epoca venga, di volta in volta, confutata da economisti di
grande lustro e così si passa dalla teoria classica dello sviluppo
economico al dualismo industriale fino a giungere, in ultimo, alla
specializzazione flessibile.
Il terzo capitolo entra pienamente nel vivo della trattazione
analizzando i processi produttivi sotto diverse ottiche. In primo
luogo viene evidenziato come il processo di produzione può variare
in relazione all’organizzazione aziendale e agli obiettivi che
l’impresa si pone. Successivamente sono state tracciate delle linee
guida per individuare le modalità tecniche con le quali si svolgono
tali processi, il termine linee guida è significativo poiché, come è
stato più volte scritto nelle pagine seguenti, la realtà operativa
aziendale è talmente complessa che risulta impossibile
schematizzarla con precisione e senza banalizzazioni per cui è
possibile individuare solo dei macro-modelli ai quali le aziende
spesso si accostano. L’ultima parte del capitolo analizza l’impianto,
evidenziando l’importanza che esso assume nello svolgimento delle
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operazioni di produzione e nell’organizzazione delle modalità
produttive.
Il quarto ed il quinto capitolo sono riservati a due funzioni aziendali
che influenzano in maniera netta e decisa i processi produttivi,
rispettivamente la funzione di ricerca e sviluppo e la logistica
industriale che gestisce gli approvvigionamenti, analizzandone le
caratteristiche peculiari.
Nell’ultimo capitolo è stato fatto un tentativo di adattare
empiricamente, alla pratica aziendale dell’impresa Sistemi Frenanti
Bosch s.p.a., i modelli e le situazioni teorizzati nei capitoli
precedenti.
Prima di cominciare ringrazio sentitamente i professori Marcello
Passaro e Mario Marzo per la disponibilità, l’attenzione e i consigli
che mi hanno permesso di completare la realizzazione di questo
lavoro e i responsabili di alcuni reparti dell’impresa Sistemi Frenanti
Bosch s.p.a. per l’attenzione prestatami e la collaborazione
fornitami.
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1. Caratterizzazione dell’attività di impresa
1.1. Il circuito della produzione
L’attività fondamentale che caratterizza l’impresa, unità produttiva
orientata al profitto
1
, e ne influenza il comportamento, è
rappresentata dalla produzione destinata al mercato. Questa, è intesa
come un complesso di azioni coordinate che permettono la
trasformazione di fattori produttivi in prodotti da collocare sui
mercati di sbocco a prezzi rimuneratori. Più precisamente tale
attività prevede diverse fasi sintetizzabili in tre macro categorie
2
:
1
Definizione utilizzata da numerosi autori e tratta da CAVALIERI E.,
FERRARIS FRANCESCHI R. – “Economia aziendale. Attività aziendale e
processi produttivi, vol. 1”, pag. 135
2
Classificazione tratta da CAVALIERI E., FERRARIS FRANCESCHI R. –
“Economia aziendale. Attività aziendale e processi produttivi, vol. 1”, pag. 136
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a) Acquisizione sui mercati di approvvigionamento dei fattori
produttivi, siano beni e/o servizi, necessari ad attivare la
combinazione produttiva volta all’ottenimento del prodotto;
b) Utilizzazione di tali fattori produttivi per sviluppare la
combinazione produttiva e trasformare i fattori medesimi in
prodotti;
c) Vendita sui mercati di collocamento, a prezzi adeguati, dei
prodotti ottenuti dalla combinazione produttiva.
I fattori produttivi sono tutti i beni e tutti i servizi, strettamente
correlati ed interdipendenti sia da un punto di vista quantitativo che
da un punto di vista qualitativo, che si acquistano sul mercato e si
utilizzano nel processo produttivo per rendere possibile
l’ottenimento del prodotto; tali fattori costituiscono l’input della
combinazione produttiva.
Il prodotto è il risultato finale dell’attività, si tratta di beni e servizi
che l’impresa ottiene con il processo di produzione e costituisce
l’output della combinazione produttiva.
La combinazione produttiva, in definitiva, è l’attività, più o meno
ampia e complessa a secondo dei casi, di trasformazione dei fattori
produttivi in prodotti, ma descrive anche le modalità tecniche ed
economiche attraverso le quali si sviluppano, all’interno delle
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imprese, i processi produttivi.
Tali processi devono essere intesi in un senso molto ampio e non
ristretti solamente alla trasformazione fisica delle materie prime in
prodotti, tipica delle imprese industriali. Anche l’impresa
commerciale trasforma un complesso di fattori, spesso immateriali,
in prodotto, rappresentato dalla medesima merce, ma disponibile su
mercati diversi ed in tempi diversi, lo stesso discorso si può anche
fare per l’impresa bancaria che trasforma la disponibilità di denaro
ed altri fattori in prodotti bancari.
L’impresa, acquistando materie prime, trasformandole e vendendo i
prodotti così ottenuti, pone in essere delle operazioni di differente
complessità e portata, variamente osservabili e classificabili.
Ciascuna di tali operazioni è caratterizzata da contenuti giuridici
peculiari.
L’operazione, nella sua essenza tecnico-giuridica, è l’unità
elementare della complessa attività operativa o gestione d’impresa
3
.
Quest’ultima risulta dalla visione complessiva del sistema delle
operazioni, ossia di tutte le operazioni che l’impresa pone in essere e
che, in quanto destinate integrandosi reciprocamente a realizzare la
3
Definizione mutuata da CAVALIERI E., FERRARIS FRANCESCHI R. –
“Economia aziendale. Attività aziendale e processi produttivi, vol. 1”, pag. 138
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complessiva attività d’impresa, debbono essere tra di loro
strettamente correlate sotto il profilo tecnico ed economico.
Le singole operazioni perdono significato se considerate avulse dal
contesto operativo, all’interno del quale acquistano connotazione,
giustificazione e razionalità diventando quindi comprensibili,
economicamente significative e valutabili. Ogni operazione assume
quindi valore se contribuisce, tramite l’integrazione tecnica ed
economica con le altre operazioni, al raggiungimento del profitto
che resta l’obiettivo peculiare dell’attività d’impresa.
L’acquisizione di fattori produttivi che si caratterizza nella
trasformazione delle risorse monetarie aziendali disponibili, in
risorse da investite in beni e servizi idonei e finalizzati ad attivare e
svolgere la combinazione produttiva, è la caratteristica propria
dell’attività dell’azienda di produzione.
Acquisiti i fattori produttivi, possono essere compiute tutte le
attività necessarie per l’ottenimento del prodotto finale. La fase
della combinazione produttiva, infatti, si estrinseca nel complesso di
tutte le operazioni, così come precedentemente descritte, mediante
le quali i fattori produttivi sono utilizzati in modo coordinato per
realizzare beni o servizi, oggetto dell’attività produttiva
dell’impresa.
Il collocamento dei prodotti ottenuti sui mercati di sbocco
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rappresenta la fase terminale del processo produttivo, in questa fase
le risorse monetarie che erano state investite tornano ad essere
risorse monetarie disponibili e sono nuovamente pronte a rientrare
nel circuito della produzione (Tavola 1.1).
CIRCUITO DELLA PRODUZIONE
Mercati di
collocamento
Mercati di
approvvigionameto
Entrate di
denaro
Uscite di
denaro
Andamento
del denaro
Andamento della
produzione
Vendi ta
prodotti
Acquisizione
fattori produttivi
Ottenimento
prodotti
Combinazione
produtti va
Atti di gestione interna
Tavola 1.1 - Tratta da ANTONIO AMADUZZI – “Il controllo economico aziendale degli
impianti industriali”, 1966 p. 149
Nella tavola proposta la linea orizzontale tratteggiata distingue
nettamente le operazioni che caratterizzano le varie fasi della
gestione operativa dal loro aspetto monetario. L’Amaduzzi, dal
quale è stata tratta questa rappresentazione schematica, immagina
Processi produttivi nell’industria manifatturiera a cura di Claudio Schepisi
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che i mezzi monetari tramontino al di là della linea tratteggiata per
divenire fattori produttivi e che risorgano, poi, come nuovi mezzi
monetari all’atto del conseguimento dei ricavi di vendita dei prodotti
ottenuti.
1.2. Fattori produttivi e risorse aziendali
I fattori utili allo svolgimento della combinazione produttiva
possono essere classificati in vario modo in relazione alle diverse
caratteristiche di cui dispongono ed al diverso impiego cui sono
destinati.
Una prima distinzione può separare i fattori produttivi dotati del
requisito della materialità da quelli che ne sono privi. I primi, detti
beni, sono costituiti da utilità economiche aventi una consistenza
fisica come merci, materie prime, macchine, impianti, mobili,
immobili, ecc.. I secondi, detti servizi, sono costituiti da utilità
economiche prive di consistenza fisica, ma comunque disponibili
per lo svolgimento della combinazione produttiva, quali diritti di
utilizzo di brevetti, formule, opere di ingegno, ecc..
Altre diverse distinzioni possono riguardare caratteristiche come per
esempio la conservabilità o meno dei fattori, o riguardare il loro
grado di tossicità o di rendimento, ma la classificazione che assume
maggiore importanza nella pratica aziendale è quella che distingue i
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fattori produttivi a fecondità semplice da quelli a fecondità ripetuta.
Tale classificazione scaturisce dalla differente modalità di
partecipazione al processo produttivo e dalle correlate diverse
modalità di recupero dei mezzi monetari investiti in tali fattori.
I fattori produttivi a fecondità semplice esauriscono la loro utilità
partecipando ad un unico ciclo. Cessano, quindi, di esistere, come
tali, non appena sono utilizzati all’interno della combinazione
produttiva.
Quelli a fecondità ripetuta, invece, cedono la loro utilità economica
a più cicli produttivi, ai quali partecipano mantenendo inalterate le
loro caratteristiche fisiche e tecniche. Il loro utilizzo, talora, si
protrae per un considerevole arco di tempo.
1.3. Considerazioni sui fattori a fecondità ripetuta: il tempo
di utilizzazione
I fattori produttivi a fecondità ripetuta, si è detto, cedono la loro
utilità economica a più cicli, quindi ogni fattore è collegato
all’economia di tutti i prodotti, differenti talvolta anche
qualitativamente, che si possono ottenere con il loro concorso
nell’arco di tempo in cui possono essere utilizzati.
Il problema che si pone all’attenzione è quello di definire
l’ampiezza temporale di utilizzo dei differenti fattori a fecondità
Processi produttivi nell’industria manifatturiera a cura di Claudio Schepisi
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ripetuta, dei quali un’impresa deve dotarsi per svolgere
convenientemente i progettati processi produttivi. Tale arco
temporale sembrerebbe dettato da chiare esigenze di ordine fisico
nel caso di beni e giuridico nel caso di servizi. Con riferimento ad
ipotesi di normale utilizzazione di impianti, assoggettati alle
ordinarie opere di manutenzione, l’arco temporale considerato
dovrebbe coincidere con la durata fisica di tali tecnologie, così come
specificatamente indicato e previsto da chi ha progettato e costruito
le stesse. Tali impianti dovrebbero essere sostituiti qualora il loro
mantenimento in vita implicasse costi di manutenzione eccessivi
con risultati di scarsa affidabilità. Per quanto riguarda i servizi,
invece, l’utilizzo sarebbe segnato dal tempo per il quale è assicurata
la tutela giuridica, in forza di un contratto stipulato tra l’azienda e
chi fornisce il servizio stesso.
Tutto ciò sarebbe valido soltanto in ipotesi semplificatrici che non
tengono conto di altri fattori, prettamente esterni all’azienda
considerata e di natura economica, che tendono a ridurre l’effettivo
tempo di utilizzazione di un fattore produttivo a fecondità ripetuta.
Infatti, in periodi ed in settori caratterizzati da elevata competitività
e da intenso progresso tecnologico, il tasso di innovazione è
particolarmente elevato e la vita utile delle strutture organizzative ed
operative e dei prodotti si va ad accorciare, anche sensibilmente. Ciò
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significa che le strutture tendono a perdere utilità economica e a
diventare inutili ed inutilizzabili tanto più rapidamente, quanto più
l’innovazione è elevata e diffusa. Tale fenomeno di superamento
economico è noto con il nome di obsolescenza.
I fattori produttivi a fecondità ripetuta dovrebbero, quindi, essere
dismessi nel momento in cui rimangono coinvolti nel fenomeno
dell’obsolescenza, ancorché perfettamente funzionanti sotto il
profilo tecnologico o capaci di generare effetti giuridici.
1.4. Considerazioni sui fattori a fecondità ripetuta: il
fenomeno dell’obsolescenza
L’obsolescenza è una condizione di natura economica nella quale
possono trovarsi immerse sia le strutture organizzative e operative,
allorché diventano inidonee a consentire l’economico svolgimento
di tutti o di alcuni processi produttivi, sia i prodotti che l’impresa ha
deciso di produrre e vendere, allorché perdono attrattività sui
rispettivi mercati e non possono più essere collocati in quantità
adeguate e a prezzi rimuneratori.
Sarebbe logico immaginare le strutture organizzative e operative,
cioè gli investimenti di cui l’impresa dispone e le modalità con le
quali essa è capace di produrre, in continua evoluzione per effetto
dell’esperienza e delle conoscenze sulle nuove possibilità di operare.
Processi produttivi nell’industria manifatturiera a cura di Claudio Schepisi
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Se, invece, l’evoluzione non riuscisse a procedere in linea con la
conoscenza, le modalità operative di cui un’impresa dispone
perderebbero gradualmente idoneità e non consentirebbero di
sfruttare al meglio le opportunità che altre imprese sono in grado di
cogliere.
Tra le strutture operative di cui si è parlato, in primo luogo,
ritroviamo i fattori produttivi a fecondità ripetuta sia immateriali che
materiali. Tali fattori possono invecchiare ed essere superati
economicamente, ancorché perfettamente utilizzabili dal punto di
vista tecnologico o giuridico, se si presentano congiuntamente due
situazioni a carattere oggettivo e soggettivo.
La prima, a carattere oggettivo, consiste nel progresso tecnologico
che ha reso possibile progettare e realizzare sistemi produttivi di
qualità superiore. All’interno di tali sistemi sono inseriti impianti
più automatizzati, che assicurano un più elevato livello complessivo
di performance, utilizzano un differente software e richiedono la
disponibilità di nuove formule per nuovi processi. In particolare,
tali sistemi consentono di ottenere, nella medesima unità di tempo,
un maggiore numero di prodotti o una migliore qualità o costi
unitari più contenuti.
La seconda situazione, a carattere soggettivo, consiste nella
circostanza che una o più imprese concorrenti hanno acquisito e
Processi produttivi nell’industria manifatturiera a cura di Claudio Schepisi
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sfruttano la nuova tecnologia avvantaggiandosi, quindi, sul piano
competitivo.
La concomitanza di tali situazioni spinge il management aziendale a
superare il gap tecnologico nel quale l’impresa è venuta a trovarsi e,
quindi, a rivoluzionare fisicamente l’azienda.
L’obsolescenza che investe le strutture organizzative, divenute
inidonee in relazione al mutato rapporto con l’ambiente e al grado di
complessità da gestire, conduce, invece, a ristrutturazioni
organizzative che potrebbero coinvolgere alcune fasi o, addirittura,
interi processi produttivi tanto da far ritenere opportuno il loro
trasferimento all’esterno, presso altre imprese specializzate, dando
così luogo al fenomeno dell’esternalizzazione. In tali casi tutti i
fattori che erano implicati nelle fasi o nei processi ora dismessi
perdono, se non diversamente utilizzabili, l’originaria qualifica di
fattori produttivi e sono, pertanto, eliminati dai processi produttivi e
liquidati al meglio.
In conclusione, nelle economie di mercato caratterizzate da alti tassi
di innovazione, l’arco temporale in cui un fattore produttivo può
essere convenientemente utilizzato è sovente determinato
dall’insorgere del fenomeno dell’obsolescenza, che tende ad
accorciare la vita utile dei fattori rispetto al tempo di durata fisica o
di tutela giuridica degli stessi (Tavola 1.2).
Processi produttivi nell’industria manifatturiera a cura di Claudio Schepisi
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VITA E DURATA FISICA DEI FATTORI A FECONDITA’ RIPETUTA
t0 tm tn
t0 - tm
t0 - tn
Tempo di v i ta ut i l e del fattore produt t ivo a fecondi tà r i petuta
Tempo di durata fisica o di tutela giuridica del fattore produttivo
a fecondità ripetuta
Tavola 1.2 - Tratta da ENRICO CAVALIERI, ROSSELLA FERRARIS FRANCESCHI –
“Economia aziendale. Attività aziendale e processi produttivi, vol. 1”, pag. 157
1.5. Le caratteristiche delle combinazioni produttive
All’interno della complessa attività produttiva tipica dell’unità di
produzione, abbiamo definito combinazione produttiva
4
in senso
stretto l’insieme delle attività ordinate in processi produttivi
attraverso le quali le risorse aziendali vengono trasformate in
prodotti finiti
5
(Tavola 1.3).
4
Definizione mutuata da CAVALIERI E., FERRARIS FRANCESCHI R. –
“Economia aziendale. Attività aziendale e processi produttivi, vol. 1”, pag. 158
5
Si è inteso qualificare come prodotti finiti sia quei prodotti idonei a soddisfare
direttamente le esigenze del consumatore finale che quei prodotti che potranno
essere acquistati da altre imprese che li utilizzeranno come fattori all’interno dei
loro processi produttivi.