INTRODUZIONE
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cambiamenti tecnologici hanno influenzato il processo d’accumulazione di ca-
pitale fisico e umano, l’emergere delle nuove Information & Communication
Technologies (ICTs) ha influenzato significativamente lo scopo e la natura
dell’accumulazione della conoscenza.
Le ICTs permettono di incrementare la codificazione della conoscenza,
trasformandola in informazioni che possono essere facilmente trasmesse e ac-
quisite a costi minori. ICTs e codificazione facilitano l’esternalizzazione della
conoscenza e permettono di acquisire maggiori informazioni ad un dato costo,
o di ridurre i costi d’apprendimento.
Il presente studio ha due obiettivi. Il primo è valutare la teoria e
l’evidenza empirica sulla relazione tra tecnologia, produttività e occupazione
al livello delle imprese, delle industrie e dell’intera economia. Il secondo o-
biettivo è lo studio dell’impatto delle Information & Communication Techno-
logies sulla crescita economica attraverso uno studio empirico su un campione
di 116 paesi.
La Parte Prima focalizza l’attenzione sul primo obiettivo dello studio ed
è diretta ad esaminare come la teoria economica e l’evidenza empirica si sono
mosse per spiegare l’impatto della tecnologia e della conoscenza sulla produt-
tività e l’occupazione.
Il Capitolo Primo richiama gli aspetti rilevanti del dibattito teorico ed
empirico sul ruolo dell’accumulazione di tecnologia nell’interpretazione della
crescita economica e della convergenza dei paesi più poveri verso i paesi a-
vanzati. Dapprima vengono esaminate le prime teorie economiche che consi-
deravano il progresso tecnologico come un fattore esogeno, indipendente dal
processo economico. Viene poi trattata l’impostazione di Schumpeter che ve-
deva nel ruolo innovativo dell’imprenditore la maggiore spinta alla crescita
economica. La figura dell’imprenditore che cerca, mediante l’attività innovati-
va, di sconfiggere i concorrenti è l’aspetto cruciale della storia schumpeteriana
della crescita. L’imprenditore innovatore gode, nel lasso di tempo che inter-
INTRODUZIONE
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corre tra la propria innovazione e quella successiva, dei profitti derivanti dalla
sua posizione monopolistica sul mercato; tuttavia questi profitti rappresentano
anche lo stimolo per altri imprenditori ad innovare e distruggere quindi i suoi
poteri di monopolio. La crescita economica è il risultato della continua intro-
duzione d’innovazioni, da cui l’espressione “distruzione creativa” per descri-
vere questo tipo di processo. Il capitolo prosegue studiando le più recenti teo-
rie della crescita economica, le quali hanno trovato la loro motivazione nel
trattamento inadeguato della tecnologia considerata come “esogena”. Mentre i
modelli neoclassici assumevano implicitamente che la tecnologia è guidata
dalla scienza e che quindi procede indipendentemente dalle iniziative econo-
miche, le nuove teorie hanno posto l’accento sul fatto che lo sfruttamento
commerciale delle idee scientifiche (e quindi il loro contributo potenziale alla
crescita) richiede degli investimenti sostanziali. Il capitolo si chiude con
l’esame della nuova generazione di studi empirici sulle fonti della crescita.
Una linea di sviluppo coinvolge la cosiddetta “controversia sulla convergen-
za”. Il cuore del dibattito è costituito dalle opposte previsioni delle vecchie e
nuove teorie sullo schema internazionale della crescita. I paesi più poveri con-
vergono verso i più ricchi?
Il Capitolo Secondo esamina maggiormente le relazioni tra R&D, diffu-
sione della tecnologia e crescita della produttività. Il paragrafo 2.1 tratta il ruo-
lo delle R&D nella crescita della produttività. Il paragrafo mostra una rassegna
della crescente letteratura empirica sulla relazione tra la tecnologia e la cresci-
ta della produttività a livello aggregato, settoriale, e di impresa, esaminandone
e commentandone i principali risultati. Il paragrafo 2.2 tratta il fenomeno della
diffusione della tecnologia come fattore importante per lo sviluppo in industrie
e paesi che non possono produrre autonomamente la tecnologia di cui hanno
bisogno. La trattazione si interessa particolarmente al ruolo del settore dei ser-
vizi come produttore e utilizzatore di R&D. L’evidenza mostra come i servizi
siano maggiormente utilizzatori di tecnologia piuttosto che produttori. Il para-
INTRODUZIONE
4
grafo 2.3 esamina il problema delle attività d’innovazione e l’utilizzo di nuove
tecnologie nelle piccole imprese e quindi analizza le imprese specializzate in
R&D. Le piccole imprese sono importanti fonti d’innovazione? Qual è la rela-
zione tra la dimensione delle imprese e l’adozione di nuove tecnologie? Le
piccole imprese possono essere fondamentali nel processo di innovazione, ma
le imprese più grandi sono maggiormente in grado di utilizzare la tecnologia
avanzata nella produzione. I problemi finanziari e di management, di mancan-
za di capacità, di risorse umane e d’addestramento sembrano essere degli osta-
coli generali e continui per l’uso efficiente delle tecnologie avanzate basate
sulle ICTs per le piccole imprese in un vasto numero di settori e paesi.
Il Paragrafo 2.4 esamina la congiuntura economica dei paesi industrializ-
zati dopo il 1973, evidenziando come, malgrado l’eccezionale sviluppo della
tecnologia, la produttività abbia registrato un consistente rallentamento. Ven-
gono dunque esaminate le diverse spiegazioni a tale fenomeno, da molti cono-
sciuto come “Paradosso di Solow”.
La Parte Seconda si concentra sul secondo obiettivo di questo studio. Il
dibattito sui tassi di convergenza è legato ad un’altra controversia ancora in
corso: l’importanza delle differenze tecnologiche tra i paesi. Da un lato ab-
biamo il lavoro di Mankiw, Romer e Weil (1992) i quali trattano la tecnologia
come un bene pubblico disponibile ovunque, dall’altro troviamo la maggior
parte degli economisti dello sviluppo, gli studiosi di storia economica, i teori-
ci, i quali vedono nell’idea gap il centro dei problemi per i paesi in via di svi-
luppo.
L’ipotesi della tecnologia come bene pubblico è stata fortemente criticata
da molti studiosi. La Parte Seconda presenta uno studio empirico nel quale si
ammette una differenza tecnologica tra i diversi paesi.
Il Capitolo Terzo presenta il lavoro originale di Mankiw, Romer e Weil
(1992), spiegando il loro contributo teorico ed empirico alla crescita economi-
ca, modificando il modello neoclassico di Solow al fine di studiare l’impatto
INTRODUZIONE
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del capitale umano sulla crescita economica. Il paragrafo 3.2 esamina breve-
mente il contributo alla crescita dei fattori più importanti identificati nello stu-
dio di Mankiw, Romer e Weil (1992): il capitale fisico, il capitale umano e la
crescita della popolazione. I paragrafi 3.3 e 3.4 trattano del contributo alla cre-
scita economica dello sviluppo dei mercati finanziari e dei fattori politici e isti-
tuzionali. Lo sviluppo finanziario può influenzare la crescita economica attra-
verso tre canali: cambiando la produttività del capitale (un sistema finanziario
più efficiente porta il risparmio verso i progetti più produttivi), oppure
l’efficienza del sistema finanziario (riducendo la frazione di risorse trattenute
per pagare i servizi finanziari) o il tasso di risparmio (dove l’effetto dello svi-
luppo del sistema finanziario è più ambiguo). Una crescente ricerca empirica
sta inoltre studiando le relazioni tra le libertà politiche, civili ed economiche e
la crescita. Mentre sembra che le libertà economiche abbiano una forte rela-
zione con la crescita, le libertà politiche e civili appaiono maggiormente legate
all’accumulazione di capitale.
Il Capitolo Quarto studia come l’avvento delle nuove ICTs stia modifi-
cando significativamente lo scopo e la natura dell’accumulazione della cono-
scenza e l’impatto sul mercato del lavoro. Nuove tecnologie richiedono nuovi
skills per i lavoratori. L’evidenza mostra come i salari stiano diventando più
dispersi a favore dei lavoratori specializzati e a scapito dei non specializzati.
Il Capitolo Quinto presenta lo studio empirico. L’analisi riprende il lavo-
ro di Mankiw, Romer e Weil, ma cerca di superare alcune delle critiche mosse
alla loro impostazione. Il primo passo è quello di specificare la variabile
tecnologica non assumendo più che essa sia costante per tutti i paesi e concen-
trandoci sulle nuove ICTs. La tecnologia viene studiata attraverso l’uso di
proxy quali la densità dei cellulari e dei personal computers. Da una prima
semplice analisi cross-country si passa a metodologie sempre più sofisticate al
fine di risolvere problemi concettuali ed econometrici delle diverse stime.
Qualunque sia l’approccio utilizzato, i risultati mostrano sempre il ruolo im-
INTRODUZIONE
6
portante delle ICTs come fattore nella determinazione del reddito per lavorato-
re e del suo tasso di crescita. Il paragrafo 5.4 esamina il contributo delle ICTs
alla crescita della produttività nel settore dei servizi. L’analisi mostra che le
Information & Communication Technologies influenzano la produttività
dell’economia principalmente attraverso lo sviluppo del capitale umano e il
canale dei servizi. Altro risultato interessante dello studio empirico è
l’evidenza di un processo di sostituzione delle attrezzature tradizionali con
nuovi strumenti ICT che permettono alla produzione di essere maggiormente
flessibile. Lo sviluppo dei mercati finanziari è un importante fattore per
l’innovazione tecnologica. In particolare, i mercati azionari, armonizzando gli
interessi dell’impresa e dei finanziatori, sono fondamentali per il progresso
tecnologico.
Il Capitolo Sesto richiama i punti fondamentali dello studio e conclude
con alcune raccomandazioni di politica economica dirette a creare le condizio-
ni ottimali necessarie per accrescere le capacità innovative dei paesi, in parti-
colare delle economie avanzate.
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PARTE PRIMA
TECNOLOGIA, PRODUTTIVITÀ
E CRESCITA ECONOMICA
Introduzione
La relazione tra cambiamento tecnologico e produttività è ritenuta da
molti come una delle maggiori forze-guida della crescita economica di lungo
periodo. La questione di come la tecnologia influenzi la produttività e la cre-
scita economica è estremamente vasta.
In questa prima parte viene esaminata la relazione tra la tecnologia e la
crescita economica, dal punto di vista teorico ed empirico.
Il primo capitolo esamina gli aspetti rilevanti del dibattito teorico ed em-
pirico sul ruolo dell’accumulazione della conoscenza nello spiegare la crescita
e il processo di convergenza.
Il secondo capitolo esamina la relazione tra R&D, la tecnologia e la cre-
scita della produttività, per poi portare l’attenzione sul processo di diffusione
della tecnologia e il suo impatto sulla produttività. Il capitolo prosegue trattan-
do l’attività d’innovazione nelle piccole imprese e in quelle specializzate in
R&D. Il capitolo si chiude esaminando il rallentamento della produttività an-
che in presenza di un rapido sviluppo tecnologico (il paradosso di Solow) e le
diverse spiegazioni di tale fenomeno.
8
CAPITOLO PRIMO
IL DIBATTITO TEORICO ED EMPIRICO
SUL RUOLO DELLA TECNOLOGIA
Sebbene durante un ciclo economico siano possibili fluttuazioni tempo-
ranee della produzione, che in alcuni casi possono portare a recessioni profon-
de e prolungate, nella maggior parte dei paesi la tendenza generale è verso un
aumento progressivo della produzione e dell’occupazione. In altre parole, ha
luogo nel lungo periodo un processo di crescita economica.
La teoria della crescita si propone di individuare i fattori che determina-
no la crescita economica di un paese. Il prodotto di un paese deriva
dall’impiego congiunto di risorse non (o solo parzialmente) riproducibili come
terra e lavoro, e di risorse che, al contrario, possono essere esse stesse prodotte
e accumulate; in genere queste ultime sono indicate semplicemente con il ter-
mine capitale.
È elemento comune di tutte le teorie economiche spiegare il processo di
crescita in termini accumulazione di capitale, quest’ultimo inteso sia in senso
fisico sia in senso immateriale (indicato generalmente con il termine di capita-
le umano).
CAP. PRIMO IL DIBATTITO TEORICO ED EMPIRICO SUL RUOLO DELLA TECNOLOGIA
9
La teoria della crescita risulta quindi essere lo studio dei fattori che in-
fluenzano il processo d’accumulazione di un’economia e il modo in cui questi
interagiscono e portano una crescita dell’output.
In maniera alquanto schematica questi fattori possono essere raggruppati
in:
a) fattori tecnologici;
b) fattori demografici;
c) fattori istituzionali (forma dei mercati, rapporti di forza tra le classi
sociali, sistema politico, eccetera).
Le diverse teorie della crescita si differenziano per la preferenza accorda-
ta all’uno o all’altro fattore nella spiegazione del processo di crescita e nella
specificazione che questa assume. In quest’ottica è possibile ricomprendere
anche le analisi degli economisti che individuano nella distribuzione del reddi-
to la chiave per capire la crescita economica di un paese: la distribuzione del
reddito è, infatti, il risultato dell’interazione tra i fattori sopra elencati (in par-
ticolare, la forma dei mercati e i rapporti di forza tra le classi entrano in gioco
nel decidere la ripartizione del prodotto).
Un campo di grande interesse nello studio della crescita economica è sta-
to rivestito dall’analisi dei fattori tecnologici nel processo di crescita della
produttività, e la seguente creazione di nuovo reddito e occupazione (punto a).
Il ruolo della tecnologia nella creazione di nuova occupazione dovrebbe
essere rivisto alla luce del suo impatto sulla produttività e, più generalmente,
sulla crescita.
Quando viene introdotto un nuovo processo produttivo che richiede una
quantità inferiore di fattori, si ha una riduzione dei costi unitari e una conse-
guente crescita della produttività. Allo stesso tempo i salari e profitti crescono
generando a loro volta nuova domanda e nuovi investimenti, i quali portano ad
una crescita dell’occupazione. Lo sviluppo di nuovi prodotti, a sua volta, crea
CAP. PRIMO IL DIBATTITO TEORICO ED EMPIRICO SUL RUOLO DELLA TECNOLOGIA
10
una maggiore domanda diretta e la richiesta di nuovo lavoro per soddisfare ta-
le domanda.
È quindi importante iniziare lo studio della relazione tra tecnologia e cre-
scita esaminando il processo di crescita economica e delle sue determinanti. Vi
è stata, infatti, una ripresa d’interesse riguardo le determinanti della crescita ed
è così nato un acceso dibattito sia teorico che di policy diretto ad isolare i fat-
tori responsabili delle differenze di nei tassi di crescita delle diverse economie.
La relazione tra cambiamento tecnologico (ritenuto da molti come una
delle maggiori forze-guida della crescita economica di lungo periodo) e pro-
duttività è stata oggetto di grande attenzione da parte degli economisti e dei
policy makers. L’influenza della tecnologia sulla produttività e la relativa cre-
scita che ne deriva è un campo assai vasto da esplorare. Ad un estremo, si
guarda a come l’introduzione di nuovi processi nella catena di produzione di
beni e servizi incrementi l’efficienza produttiva. All’altro estremo, si guarda
come l’accumulazione di conoscenza nell’economia sia una guida per la cre-
scita aggregata di lungo periodo.
1.1 La tecnologia come fattore esogeno: “il residuo”.
Ancora oggi ci troviamo di fronte ad un acceso dibattito sulle fonti della
crescita economica. Gli economisti non sono ancora in grado di fornire spie-
gazioni a fenomeni quali ad esempio la crescita dei paesi asiatici (Giappone,
Corea, Hong Kong…) ad un ritmo molto più sostenuto rispetto al resto del
mondo. Ciononostante, è indubbio che il costante progredire della scienza e-
conomica abbia consentito di identificare un certo numero di fattori chiave.
Robert Solow (1956) elaborò uno schema contabile che consente di mi-
surare il contributo alla crescita economica dei principali fattori che ne sono
alla base.
CAP. PRIMO IL DIBATTITO TEORICO ED EMPIRICO SUL RUOLO DELLA TECNOLOGIA
11
Il punto di partenza di Solow è costituito dalla funzione di produzione,
scritta nella classica forma:
Y=Y(K,L,T) (1.1)
che esprime la produzione complessiva (Y) in funzione dello stock di ca-
pitale K, della quantità di lavoro impiegata L e del livello della tecnologia T.
La crescita della produzione può essere suddivisa tra i tre fattori. La cre-
scita di Y può essere dovuto in parte all’aumento di K, in parte all’aumento di
L e in parte all’aumento di T. Solow ha ipotizzato che il progresso tecnico ab-
bia una natura particolare, tale che le variazioni di T provocano eguali incre-
menti della produttività marginale del capitale e del lavoro. La funzione di
produzione può quindi essere scritta come segue:
Y=TF(K,L). (1.2)
Una variazione della produzione può essere espressa:
dY = dT F(K,L) + TF
K
dK + TF
L
dL (1.3)
dove TF
K
rappresenta il prodotto marginale il capitale, e TF
L
il prodotto
marginale del lavoro. Con una funzione di produzione a rendimenti costanti di
scala e in condizioni di concorrenza perfetta, la produttività marginale del la-
voro (TF
L
) è pari al salario reale misurato in unità di prodotto. Indichiamo
quindi (TF
L
L)/Y con il simbolo s
L
, pari alla quota dei redditi da lavoro sulla
produzione complessiva. Allo stesso modo indichiamo (TF
K
K)/Y con il simbo-
lo s
K
, pari alla quota dei redditi da capitale sulla produzione totale.
Abbiamo che s
K
+s
L
=1.
A questo punto possiamo riscrivere la (1.3) nel modo seguente:
K
dK
s
L
dL
s
T
dT
Y
dY
KL
++= , (1.4)
CAP. PRIMO IL DIBATTITO TEORICO ED EMPIRICO SUL RUOLO DELLA TECNOLOGIA
12
Utilizzando la (1.4) possiamo calcolare la variazione della produzione
pro-capite, semplicemente sottraendo ad entrambi i membri il termine (dL/L) e
tenendo conto che s
L
= 1 – s
K
. Abbiamo quindi:
()
−+=−=
L
dL
K
dK
s
T
dT
L
dL
Y
dY
LY
LYd
K
. (1.5)
La (1.5) può essere riscritta
()
−−=
L
dL
K
dK
s
LY
LYd
T
dT
K
. (1.6)
Il tasso di progresso tecnico è quindi calcolato come la differenza fra il
tasso di crescita del prodotto pro-capite
1
e il tasso di incremento del capitale
del lavoratore moltiplicato per la quota del capitale sulla produzione comples-
siva.
La grandezza così ottenuta va sotto il nome di residuo di Solow. Gli eco-
nomisti interpretano tale residuo come quella parte della crescita che può esse-
re attribuita al progresso tecnico. In realtà esso è una misura della nostra igno-
ranza, poiché è calcolato come quella quota della crescita che non può essere
spiegata né dall’incremento di capitale, né dall’incremento della disponibilità
del lavoro.
Il residuo di Solow si utilizza spesso per far riferimento alla Total Factor
Productivity (TFP). Il contributo della TFP spiega più del 60 per cento della
crescita del GDP nel Regno Unito, in Francia e in Italia, dal 30 al 40 per cento
in Giappone e Germania e meno del 20 per cento in Canada e negli Stati Uniti.
Questi ultimi due paesi hanno il più alto contributo del lavoro (più del 40 per
cento), dovuto ad una più alta crescita della loro offerta di lavoro. In Giappone
1
Si assume per semplicità che il tasso di crescita della popolazione sia uguale al tasso di cre-
scita della forza lavoro.
CAP. PRIMO IL DIBATTITO TEORICO ED EMPIRICO SUL RUOLO DELLA TECNOLOGIA
13
e Germania il fattore più importante per la crescita economica è
l’accumulazione di capitale, che spiega dal 40 al 50 per cento della crescita to-
tale.
1.2 Il ruolo della tecnologia nelle teorie sulla crescita
economica.
La tecnologia, intesa anche come miglioramento del processo produttivo,
viene studiata molti anni prima di Solow da Adam Smith, padre della moderna
scienza economica. Nella sua opera La ricchezza delle nazioni egli sostiene
che la crescita economica di un paese è il risultato di una migliore organizza-
zione del processo produttivo, che determina, a parità di risorse impiegate,
l’aumento del livello di reddito. In particolare egli descrive come l’incremento
della produzione e il conseguente allargarsi dei mercati permetta una maggiore
specializzazione dei lavoratori, che aumenta la loro produttività. Al crescere
della produzione, quindi, la scarsità crescente delle risorse naturali risulta più
che bilanciata dall’aumento dell’efficienza nello sfruttamento delle stesse, il
che permette una crescita continua dell’economia.
1.2.1 La tecnologia nella teoria keynesiana.
Anche la teoria keynesiana considera la tecnologia tra i fattori fondamen-
tali nello spiegare la crescita economica. Secondo il modello di Harrod-Domar
abbiamo che
v
s
g
t
= (1.7)
dove g
t
è il tasso di crescita dell’economia, s è il tasso di risparmio e v è
il rapporto capitale / capacità produttiva e può dunque essere inteso come un
indicatore della tecnologia disponibile in un certo periodo di tempo. Se, infatti,
CAP. PRIMO IL DIBATTITO TEORICO ED EMPIRICO SUL RUOLO DELLA TECNOLOGIA
14
si ha un miglioramento tecnologico, con la stessa quantità di capitale è possi-
bile produrre una quantità maggiore di output e ciò determina una diminuzione
di v, con conseguente aumento di g
t
.
L’equazione (1.7) esprime una condizione di equilibrio del sistema eco-
nomico. Come venne mostrato da Harrod, uno spostamento del tasso di cresci-
ta g
t
dal rapporto s/v precipita il sistema economico in una situazione di insta-
bilità, dalla quale è difficile uscire se non con l’aiuto di adeguate politiche e-
conomiche.
Non è detto che se vi è pieno utilizzo della capacità produttiva nel tempo
vi debba essere anche automaticamente pieno impiego della forza-lavoro.
Supponiamo che la forza-lavoro cresca nel tempo ad un tasso esponen-
ziale costante pari a n: L(t) = L(0)e
nt
.
Supponiamo inoltre che la produttività media del lavoro π cresca nel
tempo ad un saggio esponenziale costante pari a λ (un indice del progresso
tecnologico dell’economia).
Avremo allora:
π (t) = π (0) e
λ t
Il reddito è uguale al prodotto per unità lavorativa moltiplicato per il
numero delle forze di lavoro ossia
Y(t) = π (t) L(t) = Y(0) e
(n+λ )t
.
Indichiamo
n
gn =+ λ e chiamiamo g
n
“tasso naturale di sviluppo” in-
tendendo che il reddito reale di una comunità non potrà aumentare nel tempo
ad un tasso superiore all’aumento naturale della popolazione e all’aumento e-
sogeno del progresso tecnologico.
Lo sviluppo economico avverrà in condizioni sia di pieno utilizzo della
capacità produttiva che di pieno impiego delle forze di lavoro, se e solo se il
CAP. PRIMO IL DIBATTITO TEORICO ED EMPIRICO SUL RUOLO DELLA TECNOLOGIA
15
tasso di crescita sarà contemporaneamente uguale sia al tasso di sviluppo di
equilibrio s/v che al tasso naturale di sviluppo g
n
. Poiché s, v, n e λ sono tutti
indipendentemente determinati l’uno dall’altro non c’è nessun motivo perché
si verifichi la condizione di sviluppo equilibrato in piena occupazione (s/v) =
g
n
.
Cosa accade quando si verifica un tasso di crescita di equilibrio superiore
a quello naturale? Innanzitutto questa situazione potrà sussistere solo in una
posizione iniziale di disoccupazione, e potrà durare solo per il tempo necessa-
rio ad assorbire la forza di lavoro in eccesso.
Arrivati a questo limite, g
n
costituisce un tetto non superabile dalla cre-
scita del reddito reale e pertanto si determinerà una situazione di questo gene-
re:
g
t
= g
n
e (s/v) > g
n
quindi g
t
> (s/v).
Viceversa se il tasso naturale di crescita è superiore a quello di equili-
brio, il sistema può continuare a svilupparsi in equilibrio e utilizzando piena-
mente tutta la nuova capacità che viene creata di periodo in periodo; ma ov-
viamente ciò avverrebbe con una disoccupazione crescente. Tale disoccupa-
zione non sarebbe di natura keynesiana, ma di carattere strutturale, ossia dovu-
ta ad un’espansione della capacità produttiva insufficiente ad assorbire le nuo-
ve forze di lavoro.
In conclusione, (s/v) = g
n
è una condizione di equilibrio di crescita in
condizioni di piena occupazione che può verificarsi solo se s o v o entrambi si
adattano a g
n
. Ciò generalmente non si verifica in modo spontaneo, ma richie-
de interventi strutturali di politica economica.
Tuttavia si è tentato di dare delle risposte riguardo all’ipotesi di possibili
meccanismi automatici d’aggiustamento: una risposta neoclassica secondo la
quale l’aggiustamento avverrebbe attraverso v, e una risposta post–keynesiana
secondo la quale l’aggiustamento avverrebbe attraverso s.