3
1. Radio e Informazione:
1.1 Breve Storia: dalla nascita alla morte (apparente) – 1895 – 1964
La radio è una invenzione collettiva e continuata: le funzione e gli utilizzi della radio nel
corso della sua centenaria storia sono stati così diversi che più che di sviluppi successivi, si
può parlare di continue reinvenzioni del mezzo stesso.
Pensata come strumento di comunicazione senza esigenza di mezzo fisico di propagazione
(una sorta di telegrafo senza fili) necessario per comunicazioni di tipo “punto a punto”, la
radio è evoluta grazie all’intuizione di trasformare un apparecchio impiegato in ambito
militare e commerciale, in un mezzo che trasmettesse qualcosa di più del semplice
linguaggio Morse.
Ufficialmente nata nel 1895, quando ha luogo la prima trasmissione di segnali radio
realizzata da Guglielmo Marconi, la radio diventa apparecchio domestico solo negli anni
Venti. Grazie allo sviluppo tecnologico dei mezzi di comunicazione bellica avvenuto con la
prima guerra mondiale, le industrie degli Stati Uniti si impegnano nella produzione di
riceventi radio da destinare ad uso privato. Ecco che il broadcasting e l’ingresso nelle case
trasformano la radio in un apparecchio che per la prima volta fa entrare nella sfera privata
delle case, la sfera pubblica del mondo in “onda”.
Sin dal 1916, anno del promemoria del dipendente dell’America Marconi David Sarnoff
1
, la
funzione della radio domestica come grande finestra sul mondo è chiara.
Si capisce presto la valenza duplice della radio: strumento di intrattenimento ma anche
strumento di formazione-informazione del pubblico
2
.
È fondamentale sottolineare come il successivo sviluppo della radio, ma soprattutto lo
sviluppo dei generi e dei linguaggi radiofonici, prenda due strade diverse: da una parte la
radio statunitense, con la propria vocazione marcatamente commerciale e privata, dall’altra
le radio Europee, statali, se non di regime, infuse di pedagogismo se non di propaganda.
Anche il rapporto tra radio, informazione e intrattenimento risente molto del contesto geo-
politico nel quale la radio si sviluppa.
Da subito la radio ha dovuto cercare una continua ridefinizione dei propri ambiti di lavoro,
dei proprio spazi, della propria immagine di formidabile strumento di svago e narratrice di
notizie.
Sin dalla sua nascita ha infatti sostenuto la concorrenza nell’ambito dell’intrattenimento del
cinema il quale, con la commistione immagini-suoni e con l’abbandono definitivo del muto,
si affranca come strumento formidabile e spettacolare e come emblema della nascente
“epoca delle immagini”.
1
Si tratta di una sorta di primo manifesto istitutivo della radio domestica: il promemoria era indirizzato alla dirigenza
dell’American Marconi, società radio-telegrafica, e preannunciava con lucidità i possibili sviluppi della radio. Si
auspicava infatti la trasformazione del mezzo in un media domestico che portasse “nelle case la musica […] eventi di
importanza nazionale […] concerti, letture, musica, recital”. Citato in Enrico Menduni, Il mondo della Radio. Dal
Transistor a Internet, Bologna, Il Mulino, 2001
2
Fusto Colombo riassumerebbe queste due logiche contrapposte o complementari definendo strategia del grillo o del
corvo ( a secondo del grado di propaganda nei messaggi ) quella pedagogica e strategia del topo o del gatto ( a seconda
del peso delle specificità nazionali nei prodotti di intrattenimento) quella dello svago più o meno leggero. Cfr Fausto
Colombo, La cultura sottile, Milano, Bompiani, 1998
4
La radio perciò si indirizza verso un intrattenimento meno spettacolare, ma più intimistico:
la modalità di fruizione dei programmi è quella di “un ascolto collettivo, familiare,
concentrato, attento
3
”.
Nell’informazione, la radio riesce ad imporre il proprio primato per lungo tempo: l’avvento
del cinema non intacca il ruolo di media principe nella informazione di larghi strati della
popolazione. Se il quotidiano, a causa della alta percentuale di analfabetismo e della povertà
di larghi strati della popolazione, rappresentò per molti anni (e ancora oggi in parte
rappresenta) lo strumento di informazione principale delle classi culturalmente più evolute
ed economicamente più ricche, la radio, rivolgendosi sin da subito senza distinzione alla
totalità dei potenziali utenti raggiungibili dal messaggio trasmesso via etere, si è subito
distinta per la vocazione “democratica”, interclassista e di servizio.
Non a caso la prima trasmissione sulla BBC in Gran Bretagna, risalente al 14 novembre
1922, è la lettura di un giornale radio di 5 minuti, ripetuta una seconda volta con un ritmo
più lento per “coloro che non fossero riusciti a seguirci”
4
.
E’ l’inizio dell’idillio tra radio e informazione che risulta essere fondamentale per lo
sviluppo successivo dell’assetto radiofonico europeo: la rilevanza strategica del nuovo
mezzo di comunicazione e di in-formazione spinse i governi europei degli anni ‘20 a
concepire l’etere come canale di trasmissione di proprietà pubblica e perciò interdetto al
possesso di privati.
In Italia la prima normativa, per quanto riguarda la radiodiffusione, risale all’8 febbraio
1923 e stabilisce la riserva dello Stato sulle onde elettromagnetiche: l’etere viene quindi
considerato un bene pubblico la cui gestione spetta esclusivamente, anche se con possibilità
di concessione, allo Stato che deve garantirne un uso equo.
Il nascente regime fascista intuisce l’importanza della radio come mezzo di propaganda e
come megafono della dittatura: “Il fascismo collega le opportunità della radio alla
particolare natura agricola del paese: le campagna offrono nuclei familiari distaccati, da
connettere attraverso una rete capillare di [in]formazione”
5
.
In Italia si costituisce nel 1924, l’Uri, l’Unione Radiofonica Italiana, che ottiene la
concessione delle trasmissioni radiofoniche per sei anni, fino al 1930; in realtà il 17
novembre 1927, l’Uri diventa Eiar, Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche, al quale
viene rilasciata una concessione della durata di venticinque anni.
Le trasmissioni iniziano nell’ottobre del 1924 e si aprono anche nel nostro paese con un
notiziario basato sulla lettura di un notiziario offerto dalla Stefani, l’agenzia di stampa
italiana del tempo.
I giornali radio cominciano nel 1929, prodotti dalla diverse sedi in cui è ripartita la Eiar e
solo nel 1935 viene creata a Roma una redazione nazionale per produrre il giornale radio.
Interessante è inoltre la prima vera “verifica del consumo” della radio organizzata dall’Eiar:
nel 1939 vi è una consultazione del pubblico per capire quali siano i programmi più seguiti e
maggiormente apprezzati.
Nel “sondaggio” spiccano nella scala di gradimento l’informazione e l’intrattenimento. I
programmi più propriamente pedagogici vengono stroncati dagli italiani, già relativamente
maturi nella fruizione della radio.
3
Alessandra Scaglioni, La radio: cenni di storia ed evoluzione dei formati, in AA.VV. Uno sguardo in Camera,
Milano, Cooperativa Libraria I.U.L.M., 2000, pag 115
4
Da Scaglioni, op.cit.
5
Fausto Colombo, La cultura sottile, Milano, Bompiani, 1998, pag 155.
5
Durante la II guerra mondiale l’uso informativo e propagandistico della radio trova la sua
apoteosi, con lo sforzo dei Governi e dei Regimi nel controllare l’opinione pubblica nel
delicato momento di un evento bellico e per, emblematico il caso di Radio Londra,
influenzare e informare anche le popolazioni degli stati avversari
6
.
Con la fine della guerra, la nascita della Televisione
7
, vista da subito come evoluzione della
radio e potenzialmente capace di farne cessare l’esistenza, dà un colpo durissimo al primato
della radio, sia nell’ambito dell’intrattenimento che nell’ambito informativo. La Tv non solo
sostituisce la funzione di “aggregante familiare” della radio, ma acquista nel cuore e
nell’immaginario degli italiani il primato di mezzo di comunicazione rappresentativo
dell’epoca di rinascita economica del Paese.
Se la radio necessita di un sforzo cognitivo aggiunto nel ricostruire le “immagini verbali”
8
,
la Tv con la “evidenza” delle immagini permette una fruizione meno “faticosa” e consente
una rappresentazione del reale più chiara e manifesta: ciò decreta l’abbandono della radio da
parte di una fetta molto ampia di popolazione fino al significativo sorpasso del 1964,
quando gli abbonati del piccolo schermo superano quelli della radio; anche se “ la diffusione
del rito e della cultura televisiva era decisamente più ampia, con la visione collettiva di
programmi televisivi nei bar, nei circoli, a casa di parenti ed amici. Il fascino della Tv
supera immediatamente quello della radio”
9
.
La radio perde così anche la sua funzione di medium addetto ad informare la popolazione: la
Tv, pur diventando mezzo sempre più di intrattenimento in relazione anche ad una società in
rapida evoluzione sociale e di costume, detronizza la radio dalla sua funzione di principale
bollettino quotidiano informativo. Il classico giornale radio, coincidente con i pranzi e le
cene degli italiani, è spodestato dai telegiornali: la radio perde il primato delle fasce orarie
13/13.15, 20/21, orari che, in una logica di ascolto collettivo e familiare, rappresentavano il
momento di massimo ascolto.
La radio sembra destinata a essere messa per sempre in soffitta: la mancanza delle
immagini, soprattutto nell’informazione, sembra essere un handicap troppo forte per poter
far concorrenza alla Tv.
1.2 Reinvenzione e Rinascita: nuova fruizione, nuovi fruitori.
La radio cerca di reagire. “Seppe trasformare in punti di forza le proprie debolezze”
10
:
l’invenzione del transistor e la progressiva miniaturizzazione trasformano la radio da mobile
d’arredamento nei salotti, a moderno accessorio nelle camere da letto dei ragazzi. Ma
soprattutto la radio esce dalle case, finendo negli uffici, nelle automobili, nelle tasche degli
ascoltatori.
6
Anche nella recente Guerra in Afghanistan, si propose di istituire una Radio Libera per informare la popolazione e far
cadere il regime afgano. Inoltre uno speciale dipartimento della Cia ha allo studio l’istituzione di una sorta di
syndication di Radio Libere di controinformazione da sviluppare in paesi con un regime non democratico.
7
Le trasmissioni televisive in Italia ebbero inizio il 3 gennaio 1954. Venne trasmessa un’opera teatrale.
8
Joshua Meyerowitz, Oltre il senso del luogo. Come i media elettronici influenzano il comportamento sociale Bologna,
Baskerville 1993, citato in Menduni, op.cit.
9
Da Scaglioni, op.cit. pag 116
10
Menduni, op.cit. pag. 18
6
La fruizione della radio è totalmente stravolta: anche l’informazione acquisisce nuovi
linguaggi e programmi. La radio si conquista così un territorio di dominio che la affranca
dai paragoni con la Tv, per essere cosa diversa e non più surrogato sonoro di un medium
indubbio vincitore della palma del più seguito e amato.
Progressivamente la radio riesce a delineare un proprio ambito di azione anche nelle
modalità informative: se la Televisione “mostra” la notizia e il quotidiano le commenta, la
radio riesce ad essere il media che per prima da la notizia.
“Uno dei molti effetti della televisione sulla radio”, come sostiene McLuhan, “è stato di
trasformarla da un medium di svago in una specie di sistema nervoso d’informazione”
11
.
La radio, proprio grazie alla struttura leggera dei propri apparati, può organizzare, prima di
altri media, giornali radio straordinari, dare una importante notizia, o improvvisare una
telecronaca da un telefono: sopportare cioè meglio situazioni di emergenza.
Di testimonianze di queste qualità è piena la storia del media. La radio, vera “cavalleria
leggera” del sistema dei media, arriva per prima “sulla notizia” in molte occasioni: avviene
durante la primavera di Praga del 1968 e nei tragici fatti delle Olimpiadi di Monaco 1972.
Come sostiene Rudolf Arnheim
12
nel 1936 “la peculiarità della radio è quella di far
partecipare l’ascoltatore agli eventi in statu nascendi”, o ai fatti appena successi.
Più recentemente, nel luglio del 2001, la radio è stata una dei medium che meglio ha
informato e con più tempestività sui disordini in occasione del G8 a Genova. Esempio
emblematico, il ruolo di Radio Popolare che, grazie a numerosi inviati mischiati tra i
manifestanti, è riuscita, dai cellulari dei propri giornalisti, a raccontare ciò che avvenne nelle
strade della città
13
. La radio ha avuto così la possibilità di entrare in luoghi interdetti alla Tv,
come la Scuola Diaz
14
, e informare in tempo reale ciò che solo il giorno dopo la stampa
avrebbe raccontato e la Tv, ore più tardi, avrebbe mostrato.
11
Marshall McLuhan, Radio il tamburo tribale in Gli strumenti del comunicare (1964), Milano, Il Saggiatore, 1967,
p.317.
12
Citato in Antonio Catolfi, Funzioni sociali del giornale radio, Giornate di Lavoro sulla Radio 23/24 Novembre 2001
- Università di Siena
13
“Un’informazione che è radiofonica nei suoi codici più essenziali, e cioè il codice emotivo, il codice evocativo, il
codice simbolico” Gianpietro Mazzoleni e Federico Boni, La radio come mezzo di controinformazione e mobilitazione
sociale. La copertura di Radio Popolare delle giornate del G8 di Genova, Giornate di Lavoro sulla Radio 23/24
Novembre 2001 - Università di Siena
14
Luogo di pernottamento di una parte dei manifestanti, teatro durante la notte di una discussa perquisisco ad opera
delle Forze dell’Ordine. Con il materiale registrato nella trasmissione di quelle tragiche giornate di scontri, Radio
Popolare ha realizzato un cofanetto con 5 CD e un album di foto degli scontri.
7
Significativo come la rete televisiva che, a detta di tutti, meglio ha informato su Genova, è
stata una piccola emittente locale che organizzò una radiocronaca degli avvenimenti, con
immagini sfuocate, tagliate, incomplete, sostanzialmente subordinate al racconto telefonico
degli inviati. Inviati che risultarono più giornalisti radiofonici liberi nel loro muoversi col
proprio cellulare che non giornalisti televisivi impacciati, con i propri fili, le inquadrature
non pertinenti, un malcelato imbarazzo per la sostanziale estraneità dall’azione e dalla
notizia
15
.
Ma al di là delle situazioni di emergenza, la radio riesce a marcarsi per una propria
vocazione alla notizia soprattutto in tempo di “pace”.
Sia la radio di programmi che la radio di flusso danno, nei propri palinsesti o nei propri
clock, ampio spazio alla informazione.
Analizzando più nello specifico la realtà italiana, Radio Rai si caratterizza per la presenza
importante dell’informazione nella propria programmazione: in particolar modo Radio1 si
distingue per la missione più e meno dichiarata di trasformarsi in “un rullo ‘all news’ [o in
una radio con] un palinsesto a prevalente vocazione informativa”
16
.
Nell’organizzazione moderna del flusso radiofonico, anche nelle radio dove l’oralità di tipo
sonoro ha la meglio sul parlato, molto spesso il breve notiziario rappresenta l’inizio della
programmazione, il clock, sul quale è modulato il flusso intero
17
. Anche le radio private
progressivamente introducono appuntamenti a vocazione di servizio quali brevi
aggiornamenti sul traffico, sullo sport, sul meteo, sulle quotazioni di borsa
18
.
1.3 Quando, come, chi.
19
Il successo della radio è da far risalire alla capacità di essersi affermata nei momenti e nei
luoghi non presidiati dalla Tv, riuscendo a superare il complesso di inferiorità nei confronti
della propria sorella minore.
Ecco che le ore del mattino sono quelle nelle quali la radio è il media preferito per
informarsi: dalle 7 alle 9 quasi dodici milioni di italiani accendono il loro ricevitore. La
radio è dunque nella giornata il primo mezzo di informazione che raggiunge gli ascoltatori.
E non a caso è questa la fascia della giornata nella quale le emittenti Rai sono più forti, dove
la presenza di notiziari, rubriche di informazione, letture di quotidiani, monopolizzano la
programmazione e in cui anche le emittenti private cercano di offrire maggiore spazio
all’informazione
20
.
15
Da ricordare la povera giornalista di RaiTre che mentre infuriava la battaglia, dalle retrovie cercava di compensare la
completa insufficienza di patos delle immagini della telecamera indossando e osteggiando al collo una improbabile
maschera antigas, con alle spalle le Forze dell’Ordine che passeggiavano tranquillamente senza precauzioni.
16
Menduni, op.cit., pag 204
17
La legge Mammì (L.223/90) obbligò i concessionari nazionali a trasmettere quotidianamente giornali radio o
telegiornali. Significamene Menduni parla di “obbligo che diventa un’opportunità”
18
L’attenzione verso l’informazione portò inoltre alla “creazione di rubriche [..] affidate a grandi firme (come Maurizio
Costanzo) e un forte investimento in figure di direttori [..] riconosciuti e autorevoli” Menduni, op.cit, pag. 211
19
I dati di ascolto di questo capitolo sono presi da: Audiradio, 1997, 1999, 2001,
20
Significativo il formato della trasmissione televisiva che apre la programmazione mattutina di Canale5 (Prima
Pagina): la trasmissione è organizzata come un clock di mezz’ora con la ripetizione dello stesso notiziario per 4 volte,
8
Soprattutto in queste ore del mattino, e specularmente nelle ore serali coincidenti con il
rientro dai posti di lavoro, di estrema rilevanza è l’ascolto della radio in automobile. Nel
1997 Audiradio ha stimato intorno ai dodici milioni gli automobilisti che ascoltano la radio
mentre guidano: l’autoradio non è nient’altro che la testa di ponte di una fruizione in
movimento del mezzo.
Si stima infatti che l’80% degli apparecchi radio non siano vincolati al filo o alla presa di
corrente. Gli aggiornamenti informativi che riceviamo fuori casa attraverso la radio (in
ufficio, sul tram, in macchina, a spasso) rispondo all’ansia tutta moderna di non essere
isolati, di essere costantemente connessi con i nostri simili, con ciò che ci accade intorno.
Subendo “un’ansia da Informazione”, l’ascoltatore viene stimolato (o obbligato) a essere
continuamente informato sulle novità e sugli sviluppi delle vicende di ogni grado di
importanza. Più che dall’informazione in sé, dalla notizia ricercata, dal fatto specifico che
suscita interesse, l’ascoltatore è rassicurato dal nodo ombelicale con il mondo che la radio
spesso, in situazioni di isolamento o movimento, rappresenta.
Ma la radio a volte non si sceglie solo per comodità: è questo infatti il mezzo che suscita
meno dubbi sulla propria credibilità.
Se la Televisione e i Quotidiani spesso sono accusati di essere di parte, manipolare le
notizie, censurare, la radio, proprio per la sua caratteristica di immediatezza, di mezzo che si
è dato il compito di dare le notizie ma non di commentarle, è agli occhi del pubblico
largamente sincera e capace di informare correttamente (cfr TabI).
Modalità di risposta TV Radio Quotidiani
Impressione che vogliano imporre
il loro punto di vista
15,5
11,5
22,1
Ossequio verso i potenti 15,2 9,2 16,2
Faziosità 14,5 12,5 19,5
TabI: La credibilità dei mezzi di comunicazione. Fonte: Censis, 2001, Primo rapporto
annuale sulla Comunicazione in Italia
In questa breve analisi sulle modalità di fruizione di informazione in radio, non possiamo
non notare come questo tipo di “consumo” è inversamente proporzionale alla età degli
ascoltatori.
Il pubblico della radio è percentualmente molto giovane: una larga fetta degli ascoltatori,
soprattutto quelli che fanno risalire il picco di ascolti del pomeriggio, non cerca
informazione ma ritmo, identificazione, comunanza.
Questo si riflette anche sui dati di ascolto delle diverse emittenti radiofoniche: quelle più
marcatamente di “informazione” sono ascoltate da un pubblico più adulto rispetto a quelle
dove la musica e l’intrattenimento sono le padroni della programmazione.
inframmezzato da Meteo, informazioni sul traffico, oroscopo e pubblicità. È questo un formato prettamente radiofonico:
anche il contenuto e la fattura dei servizi fanno capire che è questo un programma da ascoltare più che da vedere. Alla
mattina l’informazione radiofonico vince su quella televisiva: anche in Tv.