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elencate, successivamente viene trasferito nell�apparato del Golgi, nel quale subisce la
glicosilazione utile per garantire la stabilit� di questa molecola, ed infine viene raccolto in
particolari granuli di deposito dove forma enormi multimeri. I multimeri vengono realizzati tramite
la formazione di ponti disolfuro tra le porzioni N-terminali di dimeri adiacenti. Questi multimeri
non si trovano liberi nel plasma, ma vengono depolimerizzati da una proteasi specifica non appena
sono secreti dalle loro vescicole.
ADAMTS13
Da tempo si era intuita l�esistenza di un enzima specifico che avesse il compito di scindere gli
enormi multimeri del vWF che si trovano nei granuli di deposito, ma soltanto recentementi si � stati
in grado prima di purificare, poi di sequenziare questa proteasi. Il primo passo � stato quello della
mappatura del gene che la codifica, localizzato sul cromosoma 9, quindi si � clonato il suo cDNA e
da questo si � giunti alla traduzione della proteina (potenzialmente funzionale). Dall�analisi della
sequenza aminoacidica si � potuta stabilire l�apparteneza di questo enzima alla famiglia delle
metalloproteasi ADAMTS (acronimo di �a disintegrin-like
and metalloprotease with
thrombospondin type
1�) e le fu dato nome ADAMTS13.
ADAMTS13 conta 1427 aminoacidi ed ha una struttura molto eterogenea, infatti presenta un
dominio di metalloproteasi reprolisina, uno di disintegrina, un repeat di trombospondina-1, un
dominio ricco in cisteina, una sequenza spaziatrice, altri sette repeat aggiuntivi di trombospodina-1
e due domini CUB. Il suo compito principale � quello di operare un taglio proteolitico tra la 842-
Tyr e la 843-Met del vWF non appena questo viene secreto nel plasma. In questo modo vengono
ridotti di peso gli enormi multimeri del vWF, che altrimenti avrebbero un�affinit� troppo elevata per
le piastrine e ne provocherebbero quindi l�aggregazione anche quando non sarebbe fisiologicamente
necessario, con danni gravissimi per l�organismo.
Porpora trombotica trombocitopenica
Da recenti studi si � dimostrato che se insorgono mutazioni geniche che compromettono l�attivit�
della proteasi ADAMTS13, il vWF non viene processato correttamente; questo pu� dar luogo ad
una rara patologia quale la porpora trombotica trombocitopenica (TTP). Gli eventi principali che la
caratterizzano sono la formazione di piccoli trombi nei microvasi sanguigni, innescata dalle enormi
forme multimeriche del vWF non processato che presentano elevata affinit� per i recettori GPIb. I
sintomi pi� evidenti di questa malattia sono l�insorgere di anemia emolitica, trombocitopenia,
disturbi neurologici, febbre e disordini a livello renale. La terapia dimostratasi finora pi� efficace �
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l�infusione di plasma fresco, questo trattamento permette infatti di ripristinare i livelli di proteasi
attiva e quelli del vWF fisiologico.
Della TTP non esiste soltanto la forma ereditaria (comunemente chiamata TTP famigliare), questo
disturbo presenta infatti molteplici cause eziologiche, la forma pi� diffusa prevede infatti il
coinvolgimento di un meccanismo autoimmune dove il paziente sviluppa anticorpi diretti contro la
proteasi di taglio del vWF. La TTP pu� anche manifestarsi come complicazione secondaria
stimolata da altri danni perturbativi, come infezioni batteriche o virali, gravidanza, trapianti o uso di
droghe.
Con la scoperta di ADAMTS13 si sono aperte le porte per la ricerca di una cura pi� mirata e
magari, in futuro, per la terapia genica, perlomeno per quanto riguarda la forma famigliare della
TTP. Comunque gi� oggi � stata sensibilmente ridotta l�incidenza della mortalit� a circa il 5-10%
dei casi, contro il 90% che si verificava nell�immediato dopoguerra.
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1. I fattori della coagulazione
Il sistema della coagulazione coinvolge proteine, lipoproteine e ioni calcio. La nomenclatura
attualmente utilizzata per i fattori della coagulazione � stata semplificata indicando questi con
numeri romani, insieme con eventuali sinonimi per ciascun fattore, come ad esempio il fibrinogeno
rappresenta il fattore I, la protrombina � il fattore II, il fattore tissutale � il fattore III e gli ioni calcio
sono il fattore IV. I numeri sono stati attribuiti secondo l�ordine di scoperta dei singoli fattori e non
hanno alcun rapporto con la sequenza delle reazioni della coagulazione. Non esiste un fattore VI; i
numeri indicano i fattori nella loro forma presente nel plasma (salvo che per il fattore III), mentre le
forme attive degli zimogeni sono contraddistinte da una lettera �a� in basso a lato del numero
romano. Infine altre molecole essenziali per la coagulazione non sono contemplate nella
numerazione romana, come ad esempio i lipidi.
Molti dei fattori della coagulazione circolano in forma di precursori inattivi di enzimi proteolitici
(serina-proteasi) o di cofattori enzimatici. Tutti i fattori della coagulazione, eccetto il fattore
tissutale, circolano nel plasma in una forma inattiva (o precursore). Anche il fibrinogeno, che �
trasformato in fibrina nella fase finale della coagulazione, non ha n� un�attivit� enzimatica, n�
funzione di cofattore.
Le moderne tecniche biochimiche e di biologia molecolare hanno permesso una dettagliata
caratterizzazione dei fattori della coagulazione nella loro forma nativa e attiva. Per gli studi di
chimica sono stati utilizzati soprattutto campioni di sangue bovino ed umano. La definizione delle
sequenze aminoacidiche parziali delle proteine purificate ha permesso la costruzione di sonde
oligonucleotidiche che sono state utilizzate per l�isolamento dei cloni di cDNA codificanti per le
rispettive proteine. La determinazione della sequenza del cDNA ha reso possibile, a sua volta, la
definizione della sequenza aminoacidica completa della proteina matura.
Il fibrinogeno (fattore I), � una glicoproteina dal peso molecolare di circa 340 kD, costituita da tre
coppie di catene peptidiche unite da ponti disolfuro per formare una molecola composta da due
met� simmetriche, nelle quali si distinguono una catena Aα, una Bβ e una γ unite alle estremit�.
Pertanto, il centro della molecola, che forma un dominio ricco di legami disolfuro chiamato �nodo
disolfuro N-terminale�, contiene i fibrinopeptidi nascenti. La trombina scinde con rapidit� soltanto
4 dei circa 300 legami arginina-glicina trasformando il fibrinogeno in fibrina. Il fibrinogeno
piastrinico rappresenta fino il 15% delle proteine totali dei trombociti; in parte deriva dal plasma e
viene quindi adsorbito ed in parte � intrapiastrinico.
Il fattore II o protrombina, assieme ai fattori VII, IX e X, rappresentano le 4 proteine della
coagulazione che richiedono la vitamina K per la loro completa biosintesi. La vitamina K �
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necessaria per la carbossilazione di alcuni residui di glutammato, i quali vengono convertiti in γ-
carbossiglutammato. Inoltre � stata osservata una seconda modificazione di queste proteine
vitamina K-dipendenti, la β-idrossilazione di un residuo di aspartato.
La protrombina umana � formata da 579 aminoacidi ed � una catena polipeptidica singola che
contiene dal 10 al 15% di carboidrati disposti in tre catene laterali. La protrombina viene convertita
in trombina in seguito all�idrolisi di alcuni legami peptidici operati dal fattore Xa e dalla trombina
stessa e la velocit� di questi tagli � regolata dal fattore V.
Il fattore III, noto anche come fattore tissutale, contiene 236 residui aminoacidici, comprendenti
tre siti potenziali di N-glicosilazione e si trova associato alla membrana di numerose cellule, in
particolar modo quelle facenti parti del cervello, dei polmoni e della placenta. Esso funge da
cofattore per il fattore VII o VIIa, con il quale forma un complesso catalitico in presenza di ioni
calcio. Il fattore VII � una glicoproteina circolante nel plasma in forma di singola catena di 406
aminoacidi. L�attivazione in presenza di fattore tissutale, fosfolipidi e calcio genera una molecola
composta da due catene con spiccata attivit� serina-proteasica. L�attivit� del fattore VII � spesso pi�
alta nel siero che non nel plasma ed � incrementata dal contatto con il vetro o con altre superfici. Il
fattore V, la cui caratterizzazione � stata resa difficile a causa dell�instabilit� nel plasma, � costituito
da una singola catena polipeptidica che a maturazione avvenuta, contiene carboidrati per il 13%.
Viene attivato dalla trombina o dal fattore Xa, generato direttamente dal complesso fattore tissutale-
FVII/FVIIa. Il fattore XI � una glicoproteina formata da due subunit� unite tra di loro da ponti
disolfuro. L�attivazione del fattore XI comporta la rottura di legami 369Arg-370Leu all�interno di
ciascuna subunit�, con formazione di un tetramero comprendente due catene leggere e due pesanti.
Le catene leggere contengono il sito attivo caratteristico delle proteasi seriniche.
Il fattore XII, glicoproteina zimogeno di serina-proteasi, richiede per l�attivazione superfici con
cariche negative, quali ad esempio vetro, collagene, acidi grassi, terra ricca di diatomee e cos� via. Il
fattore XIIa � a sua volta in grado di attivare la precallicreina in callicreina, tagliando un legame
Arg-Ile. La callicreina, serina-proteasi costituita da una catena leggera e una pesante legate da ponti
disolfuro, taglia a sua volta altre molecole di fattore XII per attivarle enzimaticamente.
Il fattore XIII si trova in due forme: quella libera nel plasma, costituita da un tetramero con due
catene �a� e due catene �b� (ricche di carboidrati) e la forma presente nelle piastrine, che ha un peso
molecolare pari a circa la met� della forma libera e presenta solo due catene a. Il fattore XIII viene
attivato da un taglio Ca
2+
-dipendente operato dalla trombina, che comporta il rilascio di un peptide
di 37 aminoacidi.