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Per valutare gli effetti delle diverse condizioni sperimentali sono
stati presi in considerazione i seguenti parametri:
• la velocità di crescita in colonie sane
• la velocità di rigenerazione in colonie parzialmente private del
cenenchima
• i cicli di attività di espansione e contrazione dei polipi con
osservazioni visive e tramite videoregistrazione
• interazioni tra le diverse specie.
Inoltre sono stati confrontati alcuni parametri morfologici tra le
specie studiate (correlazione tra la lunghezza e il numero di
polipi).
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1.2 I gorgonacei
Posizione sistematica
Nel presente lavoro sono state prese in esame quattro specie di
gorgonacei. La loro posizione sistematica è la seguente:
Paramuricea
clavata
(Risso,1826)
Eunicella
singularis
(Esper,1794)
Eunicella
cavolinii
(VonKoch,1887)
Eunicella
verrucosa
(Pallas,1766)
Phylum Cnidaria
Classe Anthozoa
Sottoclasse Ottocorallia
Ordine Alcyonacea
Famiglia Paramuriceidae Plexauridae
Genere Paramuricea Eunicella
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Morfologia esterna
I gorgonacei sono organismi coloniali, bentonici, con struttura
eretta o arborescente (a cespuglio o ventaglio) (Figura 1). Essi
vanno a costituire un elemento rilevante delle comunità marine
dei substrati duri infra e circalitorali .
Le colonie sono costituite da gruppi di polipi connessi tra loro e
capaci di svolgere tutte le loro funzioni biologiche in maniera
indipendente (Russo & Vari, 1994). I polipi sono quindi le unità
funzionali della colonia, in grado di traslocare, tra loro, i
metaboliti; alcune aree della colonia sono specializzate per la
riproduzione (Harrison & Wallace, 1990) o la difesa (Lang &
Chornesky, 1990).
Per quanto riguarda la struttura della colonia, essa si adatta alle
variazioni di intensità e direzione delle correnti (Wainwright &
Dillon, 1969; Riedl, 1971) ma è anche influenzata da fattori come
la riproduzione (Brazeau & Lasker, 1992) e l’approvvigionamento
di cibo (Leversee, 1976).
La colonia rappresenta il compromesso tra l’esigenza di
massimizzare la superficie esposta per gli scambi metabolici e
quella di minimizzare la resistenza alle forze idrodinamiche (Koel,
1984).
Eunicella cavolinii presenta variazioni nella morfologia delle
colonie correlate all’intensità delle correnti dominanti: in colonie
esposte ad elevate sollecitazioni dovute a forti correnti, infatti, si
nota un maggiore sviluppo in altezza accompagnato da una
drastica diminuzione dello sviluppo in larghezza per mezzo di
ramificazioni secondarie, mentre le colonie che si sviluppano su
substrati riparati presentano un maggiore sviluppo in larghezza,
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assumendo il tipico aspetto a ventaglio, con numerose e sottili
ramificazioni secondarie (Velimirov, 1976).
Le colonie del genere Eunicella presentano, generalmente, uno
sviluppo planare, mentre in Paramuricea clavata la crescita è
meno ordinata con varie ramificazioni che si estendono su diversi
piani. La geometria di P. clavata è “multiscalare”, con numerose
ramificazioni secondarie ed è stata analizzata con la geometria dei
frattali (Burlando et al., 1991). I frattali descrivono il grado di
occupazione di uno spazio Euclideo ed è stato rilevato che la
dimensione frattale della colonia aumenta gradualmente con l’età,
a testimonianza del progressivo aumento della complessità
strutturale; per lo stesso motivo le colonie giovani, con poche
ramificazioni, hanno una dimensione frattale ridotta (Mistri &
Ceccherelli, 1994).
Le colonie di P. clavata possono raggiungere dimensioni notevoli,
fino ad oltre il metro di altezza, con un diametro alla base fino a 4
cm.
Le colonie del genere Eunicella risultano più sottili rispetto a
quelle di P. clavata, e mentre in E. cavolinii e verrucosa resta alto
il numero di ramificazioni, questo diminuisce in E. singularis dove
la colonia assume un aspetto a candelabro.
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Figura 1 Esempi di forme di colonie di Gorgonacei: 1) Eunicella
singularis, 2) E. cavolinii, 3) Lophogorgia ceratophyta, 4)
Paramuricea clavata. 5) Corallium rubrum.
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Morfologia interna
La struttura interna delle gorgonie consiste in una parte centrale
chiamata sclerasse ed uno strato esterno che lo riveste detto
cenenchima.
Il cenenchima è il tessuto che unisce i polipi e ricopre l’asse
centrale scheletrico; esso comprende le spicole, l’epidermide e la
mesoglea, quest’ultima è un tessuto costituito da una
commistione di matrice polimerica e fibrille.
Lo sclerasse può essere suddiviso in una parte più interna, detta
medulla, ed una più esterna chiamata cortex ed è formato da
gorgonina. La gorgonina è un composto organico costituito da
proteine, carboidrati ed alogeni (iodio e bromo) (Goldberg, 1978)
ed è prodotta da cellule epiteliali dell’asse, specializzate, dette
assoblasti. Gli assoblasti hanno una notevole polarità cellulare e,
in essi, sono riconoscibili tre regioni citoplasmatiche: una basale
che si affaccia sulla mesoglea, una centrale col nucleo ed una
apicale rivolta verso il cortex, ricca di reticolo endoplasmatico, con
vescicole esocitiche le quali contengono la matrice proteica del
materiale scheletrico che poi subirà un processo di
sclerotizzazione extracellulare (Tidball, 1979). Questo fenomeno
sembra seguire ritmi stagionali essendo più lento in inverno e più
rapido nel periodo estivo; si può così osservare, in una sezione
trasversa della parte basale dell’asse, una serie concentrica di
anelli di colore chiaro più spessi (estivi) alternati ad altri scuri e
sottili (invernali) (Grigg, 1974; Mistri e Ceccherelli, 1994) .
Il conteggio di tali anelli costituisce ancora oggi il metodo più
preciso e sicuro, anche se distruttivo, per conoscere l’età di una
colonia (Grigg, 1974).
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Per quanto riguarda la colorazione, le gorgonie presentano una
notevole varietà di pigmentazioni. Il colore risiede nelle spicole,
nell’asse e anche nel cenechima. Le forme litorali sono solitamente
rosse, gialle, marroni o biancastre; quelle abissali bianche, viola o
marroni. Spesso la colorazione è dovuta anche alla presenza di
simbionti come accade nel caso di E. singularis dove i polipi
presentano una colorazione brunastra a causa delle zooxantelle
contenute nei loro tessuti (Rossi, 1959).
Il polipo è costituito da una porzione sacciforme, cava e mobile
che contiene la cavità gastrica, i setti (otto a simmetria radiata) e,
periodicamente, le gonadi e da otto tentacoli pennatulati che
circondano il disco orale, con la bocca allungata in posizione
centrale. Un sistema di tubuli (solenogastri) mette in
comunicazione le cavità gastriche di ogni polipo (Figura 2).
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Figura 2 Raffigurazione della sezione del fusto di una gorgonia.
La funzione di sostegno e rinforzo è svolta oltre che dall’asse
centrale, dalle spicole calcaree che ricoprono parte della superficie
della colonia e proteggono i singoli polipi.
Esse sono composte da una frazione inorganica e da una matrice
organica (contenenti AA quali Gli, Ala, Glu e Asp) e vengono
prodotte da cellule differenziate chiamate scleroblasti che si
aggregano durante la formazione della spicola (Kingsley & Watabe,
1982a, 1983, 1984, 1985).
Le spicole sono molto varie nelle diverse specie per forma e
dimensione e hanno distribuzione e densità correlate con le
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esigenze meccaniche e strutturali della colonia (Muzik &
Wainwright, 1977; Esford & Lewis, 1990).
Studi sulla gorognia tropicale Leptogorgia virgulata hanno rivelato
che la formazione delle spicole inizia con l’aggregazione di
scleroblasti nella mesoglea (Kingsley & Watabe, 1982). Sempre
nella stessa specie, esperimenti di decalcificazione rivelano che la
matrice organica può essere suddivisa in una frazione insolubile
in acqua ed una solubile; la prima mostra caratteristiche tipiche
del collagene, inusuale nelle strutture di carbonato degli
invertebrati. La composizione della matrice, inoltre, varia in
maniera stagionale ed in estate la componente di collagene è
prevalente (Kingsley et al., 1990). Studi successivi (Kingsley et al.,
2001) sempre in L. virgulata, hanno riscontrato la presenza di
tiroxina (G-T
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) negli scleroblasti della mesoglea, che potrebbe
avere un ruolo nel processo di formazione delle spicole grazie alla
sua capacità di fissare Ca
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. Sempre nello stesso lavoro si valuta
l’importanza della vitamina D (sintetizzata grazie alla radiazione
UV) nel processo di formazione delle spicole; in colonie private
della luce, infatti, si riscontrano spicole irregolari.
Il carbonio utilizzato per la genesi delle spicole non deriva solo da
carbonio organico disciolto nell’ambiente (67%), ma anche da CO
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prodotta metabolicamente con la glicolisi (33%) (Lucas, 1997).
Tra le diverse funzioni attribuite alle spicole vi sono quella di
ridurre la flessibilità della colonia e proteggere i tessuti
dall’esposizione a forti correnti e/o a predatori (Figura 3).
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Figura 3 Raffigurazione di polipi di P. clavata. A sinistra il polipo è
contratto, a destra espanso. In evidenza le spicole che formano un
collare a protezione del polipo.
E’ stato dimostrato, per il gorgonaceo tropicale Briareum
asbestinum, che la migliore difesa contro il principale predatore, il
gasteropode Cyphoma gibbosum, è ottenuta con un’alta densità di
spicole di grandi dimensioni; nelle colonie situate a profondità
non elevate e in zone esposte, però, si osserva un’alta densità di
spicole di dimensioni ridotte che lasciano una maggiore superficie
di attacco ma rendono la colonia più resistente al moto ondoso.
Moto ondoso e predazione agiscono quindi simultaneamente ma in
direzioni opposte nel promuovere le diverse caratteristiche
strutturali; il risultato è un equilibrio tra le due esigenze dove la
composizione delle spicole varia secondo l’esigenza prevalente
(West, 1998).