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che sono stati prodotti negli ultimi cinquant’anni, e per di più, dei film che hanno conosciuto
grande successo da parte del pubblico, anche se qualche volta per motivi diversi.
Prima di poter analizzare in che modo è stata rappresentata la mafia nel cinema però,
dovremo accertare come la mafia si è formata e manifestata in ambedue i paesi. Perciò i primi
due capitoli si concentreranno sulla mafia siciliana e quella americana, per arrivare alle analisi
di alcune opere cinematografiche in cui la mafia gioca un ruolo importante.
3
Capitolo 1: la mafia siciliana
Introduzione al capitolo
In questo capitolo cercheremo di rintracciare le origini della mafia siciliana, sia la
provenienza del termine che la storia del fenomeno, per dare un’idea dello sviluppo della
mafia nei secoli precedenti. Questo sviluppo è stato, e lo è ancora, molto importante per
quello che pensiamo della mafia e inoltre, per quello che è oggi la mafia; è comunemente
inteso che la mafia non sia altro che un’organizzazione criminosa, e anche se questo parere
non sarà di tutto sbagliato, ci sono molti aspetti storici della mafia di cui ci si dobbiamo
rendere conto, per formarci un’immagine più completa su quello che è, e su quello che è stata.
E anche se l’idea della mafia come organizzazione segreta è quella maggiormente in uso, ci
sono alcuni che sostengono che la mafia sia (stata) solo un modo di comportarsi, oppure tutti e
due.
1.1 il termine ‘mafia’
Mafia. Una parola diffusa e nota in tutto il mondo, che viene usato per indicare soprattutto la
criminalità organizzata; così esistono mafie americane, russe, jugoslave, cinesi ed ancora
altre. Eppure il paese d’origine del termine è conosciuto alla maggior parte degli abitanti
mondiali, e questo paese è l’Italia, per essere più precisa, la Sicilia.
La Sicilia viene universalmente percepita come luogo di nascita del fenomeno e del
termine, ma considerando lo sfondo storico dell’isola in questo contesto, è lecito domandarsi
se questo termine sia infatti di origine siciliana, oppure se venga originariamente da un’altra
mafia: Organizzazione criminosa sorta in Sicilia nella prima metà del sec. XIX e poi diffusasi anche
all’estero, spec. negli Stati Uniti, che pretende di sostituirsi ai pubblici poteri nell’attuazione di una forma
primitiva fondata sulla legge della segretezza e dell’omertà; ricorre a intimidazioni, estorsioni, sequestri
di persona e omicidi allo scopo di proteggere interessi economici privati o di procurarsi guadagni illeciti,
spec. nel settore degli appalti, del narcotraffico ecc.
(est)Organizzazione criminosa simile alla mafia siciliana
Zingarelli, 2000:1036
4
lingua o un altro dialetto. Una volta rintracciate le origini della parola dovremo accertare
come e quando sia entrata nella lingua comune dell’isola.
Non esiste una spiegazione conclusiva sulle origini della parola ‘mafia’, esistono
invece diverse teorie sulla provenienza di questo termine. Però questo non vuol dire che non
ci siano una o più teorie plausibili; il termine è, sicuramente, più vecchio di quanto non
pensiamo, e nel corso del tempo ha subìto dei cambiamenti, sia di significato, sia di forma.
La Sicilia è stata dominata da numerosi poteri e popoli nel corso dei secoli, fra i quali i Greci,
gli Arabi, gli Spagnoli. Questi hanno lasciato le loro tracce nell’isola, e pure alla luce di
queste tracce impronte sull’isola, sembra assai probabile che la parola ‘mafia’ sia derivata
dalla lingua araba, malgrado le altre teorie sulle origini del termine.
Partendo da una base araba, ‘mafia’ potrebbe provenire dalla parola ‘Ma afir’; ‘Ma
afir’ fu il nome di una tribù saracena
1
che dominava la città di Palermo; siccome la parola è
sorta a Palermo, questa base sembra piuttosto plausibile. Le radici arabe di ‘mafia’ vengono
sopposte anche da altre teorie, secondo le quali ‘mafia’ sarà stata derivata dalla parola
‘mahias’, col significato di un uomo audace, oppure dalla parola ‘maha’, significando cava
2
.
Ma non tutte le ipotesi suppongono delle origini arabe: c’è, per esempio, una teoria
che coinvolge il nome delle cave vicine a Trapani, chiamate ‘Mafie’
3
; secondo questa, i
siciliani, all’arrivo di Garibaldi sull’isola, si sarebbero nascosti in queste cave, e, quando
uscivano finalmente dal loro nascondiglio, i siciliani furono soprannominate ‘Mafie’, perché
provenienti da queste cave. Nella teoria che sembra quella meno plausibile si sostiene che
‘mafia’ sia un’abbreviazione di: ‘Morte alla Francia Italia anela’
4
. Questa Mafia sarebbe stata
una società segreta nel 1282, contro i francesi. Ma in quei tempi i siciliani si sentivano ancora
meno italiano di oggi, non esistendo neanche un’Italia unita in cui inserita l’isola siciliana.
Insomma, non è tanto chiaro da dove proviene esattamente la parola ‘mafia’, e anche
sul significato di essa esistono parecchie teorie. Ma prima di parlare del significato della
parola conviene rintracciare quando e come sia entrato nella lingua ufficiale, questo termine.
Già nel 1658 sembra essere stata usata la parola ‘mafia’ – scritto ‘Maffia’: “Catarina la
Licatisa, nomata ancor Maffia” – nell’elenco dei riconciliati dell’Atto di Fede, celebrato a
Palermo; in questo contesto fu usato come soprannome di una fattucchiera nel significato di
1
Henner Hess, Mafia and Mafiosi: the Structure of Power (tradotto da Ewald Osers, Hants, England 1973) 1; il
titolo originario: Mafia: Zentrale Herrschaft und lokale Gegenmacht (Tübingen 1970)
2
Ibidem, 1-3
3
Virgil W. Peterson, The Mob. 200 years of Organised Crime in New York’, (Ottawa Illinois 1983), 452
4
Ibidem, 451-453
5
baldanza, prepotenza
5
, ma non fu che fra il 1863 e il 1865 che il termine entrò nella lingua
ufficiale; 1863 è l’anno in cui sarà cominciata la maggiore diffusione della parola, grazie a
una rappresentazione teatrica di Rizzotto, un drammaturgo di Palermo, e di Mosca
6
; e poi nel
1865, il 10 agosto, la parola apparse per la prima volta in un documento ufficiale
7
.
Il titolo originario del lavoro teatrale di Rizzotto e Mosca fu ‘I Mafiusi della
Vicarìa’,ma sembra di essere stato cambiato in ‘I Mafiusi’ dopo l’aggiunta di alcuni atti
8
. Nel
dramma si mescolavano gergo palermitano e elementi della camorra napoletana
9
, così i
camorristi nel dramma, per esempio, furono soprannominati mafiosi (mafiusi)
10
. La vicenda si
svolse nella prigione di Vicarìa, e già in quei tempi fu saputo che la camorra era una società
segreta con la sua sede principale in galera; in questo modo molti elementi della camorra
napoletana sono stati attribuiti alla mafia palermitana. Grazie alla grande fortuna sulle scene,
per cui questo lavoro teatrale conobbe parecchie repliche negli anni seguenti, è stata
popolarizzata l’idea della mafia come organizzazione segreta.
E, infatti, nel documento del 1865 in cui fu nominata la mafia per la prima volta
ufficialmente, il termine veniva usato nel significato di associazione criminosa; il suddetto
documento era una lettera del delegato di Pubblica Sicurezza a Carini, in cui giustificò un
arresto con l’accusa di ‘delitto di mafia’
11
.
Dunque, intorno a queste due date, il termine ‘mafia’ è entrato nella lingua comune;
ciononostante si è spinti a pensare che la parola esistesse già prima: Giuseppe Pitré, un
patriota siciliano, scrisse nel 1889 che gli abitanti del Borgo di Palermo, già nella prima parte
dell’Ottocento avevano usato la parola ‘mafia’. Essi l’avevano adoperata per indicare ‘grazia,
perfezione, eccellenza, bellezza’
12
.
Apparentemente non coincidono le date dell’usanza della parola ‘mafia’ e dell’entrata
nella lingua comune, come non sono in concordanza i significati attribuiti al termine nei
periodi diversi. Come detto, ‘mafia’ viene comunemente intesa come un’organizzazione
criminosa – sicuramente dopo il dramma di Rizzotto e Mosca – ma, nel corso dei secoli,
anche qualche volta come un modo di comportarsi, oppure come una combinazione di queste
5
Leonardo Sciascia, ‘Appunti su mafia e letteratura’, in: La mafia. Quattro studi (Bologna 1970) 73-74
6
Vittorio Frosini, ‘Mitologia e sociologia della mafia’, una conferenza tenuta da Vittorio Frosini a Londra nel
1964, in: La mafia. Quattro studi, (Bologna 1970) 21-22
7
Hess, Mafia and Mafiosi, 2
8
Peterson, The Mob, 452-453
9
Christopher Duggan, Fascism and the Mafia, (Yale University, 1989) 17
10
Hess, Mafia and Mafiosi, 1-3
11
Ibidem, 2
12
Duggan, Fascism and the Mafia, 15-16
6
due convinzioni. In effetti, considerando la mafia soprattutto come un certo comportamento,
sembra di esistere ancora prima delle date dette, peró senza indicarla con il termine tanto noto.
Già nel 1838 Ulloa parlò del fenomeno mafioso, senza nominarlo, in una relazione
politica e economica sulla Sicilia
13
. E ancora prima di Ulloa, ne parlò Patrick Brydone, uno
scozzese. Nel 1770 Brydone viaggiava nella Sicilia, e teneva una corrispondenza con un
amico suo in patria; in una delle sue lettere parlava di una certa ‘onorata confraternita, e
raccontava come un giorno gli ospiti del principe, da cui era alloggiato anche Brydone,
venivano accompagnati da un gruppo di persone, una scorta di guardie private, dei quali dava
una descrizione precisa. In questa sua relazione pare che stesse parlando della mafia e del
‘spirito mafioso’, però senza usare questi termini. Le suddette guardie erano allora una specie
di scorta privata per la protezione del principe e i suoi ospiti, ma in effetti erano un gruppo di
furfanti, i quali, proteggendo il principe, godevano l’immunità sotto la sua protezione. Patrick
Brydone descrisse anche come sotto la protezione del principe venivano considerati ‘gente di
rispetto e d’onore’, e non uomini disperati, ai margini della società; questi uomini sapevano
farsi rispettare, perché sapevano applicare la forza quando necessario, senza ricorrere alle
autorità, e le loro azioni erano sempre basate sul loro senso d’onore, che Brydone definì nel
modo seguente:
“essi hanno il concetto più alto e più romantico di ciò che chiamano il loro punto
d’onore. Per quanto criminali possano essere nei riguardi della società in generale,
hanno sempre serbato la più incrollabile lealtà tra di loro, come anche verso qualsiasi
persona a cui abbiano dato la loro parola…In essi c’è una assurda mescolanza di vizio
inveterato e di virtù, se posso usare questo termine, che governa le loro azioni”
14
Brydone, nella sua descrizione, non usava nemmeno una volta la parola ‘mafia’, però al
medesimo tempo dava una descrizione ben precisa di quello che viene inteso con ‘il
comportamento mafioso’; per di più, usava la designazione ‘onorata confraternita per
descrivere questo fenomeno, che dopo sarà conosciuta come ‘onorata società’
15
.
Abbiamo accennato come esistono delle testimonianze diverse sull’esistenza della mafia;
alcuni l’hanno definita come bellezza e audacia, o come onore e lealtà, altri l’hanno chiamata
un’organizzazione criminosa e una società segreta.
13
Sciascia, ‘Appunti su mafia e letteratura’, 73-74
14
Frosini ‘Mitologia e sociologia della mafia’, 13-16
15
Ibidem, 14-15