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interventi “politici” a sostegno di qualche settore economico: si pensi alla Politica Agricola
Comunitaria per il sostegno dei redditi degli agricoltori che ha provocato, suo malgrado, una
notevole dispersione di fertilizzanti e liquami inquinanti nelle acque sotterranee e superficiali
[Turner, Pearce e Bateman; 1996].
Qui si inserisce un’ulteriore complicazione, fondamentale per i nostri fini: come valutare i
beni ambientali o i loro mutamenti qualitativi e quantitativi? In tema di rivelazione delle
preferenze individuali è noto il fenomeno del free rider che impedisce di conoscere, con una
certa precisione, quanto la collettività sia disposta a sborsare per godere di un bene pubblico.
Partendo da tale presupposto, noti economisti come Baumol e Oates ritengono che gli
obiettivi ambientali possano essere stabiliti solo tramite decisioni pubbliche che risentono
inevitabilmente di un certo grado di arbitrarietà. Altri affermano che non vi è fondamento
scientifico nel tentare di quantificare monetariamente il danno cagionato alla collettività dalla
maggior parte delle esternalità negative. Si possono solo ricavare degli ordini di grandezza
interpretabili tenendo presenti l’incertezza e i giudizi di valore che vi sottostanno [Molesti;
2000].
Noi siamo dell’avviso che ai fini della sostenibilità, tentativi di monetizzazione seppure
imperfetti, siano necessari per dare un valore al deterioramento ambientale causato dalle
attività economiche. Sarebbe opportuno, pertanto, cominciare ad implementare, più
rapidamente e con maggiore fermezza di quanto si stia già facendo, nei sistemi di contabilità
nazionale quei conti satellite e quelle spese difensive di cui abbiamo già parlato e applicare,
soprattutto dove le misure preventive non sono ancora efficaci, il principio del “chi inquina
paga”, quale mezzo per internalizzare le diseconomie esterne e addossare alla produzione
inquinante il relativo costo sociale (anche se, tramite traslazione sui prezzi, potrebbero essere i
consumatori a pagarlo).
3.3 Disponibilità a pagare e disponibilità ad accettare
La moneta resta il migliore strumento di misurazione per indicare i guadagni e le perdite di
utilità e la ragione per la quale essa viene utilizzata come unità di misura è che ciascuno di noi
esprime le proprie preferenze in termini di denaro [Turner e Pearce; 1991]. Un esempio
lampante è la disponibilità a pagare (DAP), che riflette le singole preferenze al momento di un
acquisto: essa rappresenta un indicatore monetario immediato che è, per ciascun bene o
Capitolo III - La valutazione economica...
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servizio, misurato dal prezzo di mercato sommato al surplus del consumatore. Grazie alla
figura qui sotto, possiamo vedere a livello aggregato il beneficio totale dato da una certa
quantità di risorsa, suddiviso nelle due componenti suddette.
Figura 7: curva di domanda per beni ambientali con beneficio scomposto in spesa e surplus [Turner e Pearce;
1991]
In tema di danno ambientale si può usare anche la disponibilità ad accettare (DAA), ma
allo scopo di misurare la compensazione per sopportare una perdita derivante dal
deterioramento dell’ambiente o per rinunciare ad un beneficio analogo: essa dovrebbe essere
rispettivamente uguale (simmetricamente in valore assoluto) alla DAP per evitare un danno
od ottenere un vantaggio
1
. Tuttavia, indagini empiriche hanno riscontrato differenze talvolta
significative nelle valutazioni individuali di guadagni (DAP) e perdite (DAA), con le seconde
maggiori delle prime: le spiegazioni addotte si basano soprattutto sulla psicologia (un danno a
ciò che si ha già è sentito maggiormente di un miglioramento della propria situazione), su
altre considerazioni circa i vincoli di bilancio, sulla modalità e la struttura delle interviste per
ricavare questi dati.
1
Quando si parla di una quantità di moneta che riporta l’individuo al livello di benessere iniziale, dopo che uno spostamento
da esso è effettivamente avvenuto, abbiamo una cosiddetta variazione compensativa: ad esempio, essa misura la DAP
massima di un soggetto per procurarsi un beneficio o la DAA minima come compensazione per subire un danno. Si ha,
invece, una variazione equivalente se si considera l’incremento o il decremento del redditto che porta l’individuo al livello di
benessere finale, considerando come non ancora avvenuto lo spostamento da quello iniziale: per esempio, con essa possiamo
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Tale difformità impone l’adozione di convenzioni per adottare metodi di analisi ovunque
eguali. Benché la DAA sia più adatta a valutare il danno ambientale, implicazioni di ordine
etico, razionale e psicologico negli interpellati la rendono poco applicabile [Carson e altri;
1995a].
3.4 Il valore economico totale
Vediamo adesso da cosa è composto il valore economico di una risorsa ambientale,
partendo dalla distinzione tra valori d’uso e valori intrinseci (o di esistenza) e premettendo
che la classificazione in materia non ha una versione approvata all’unanimità
2
.
I benefici per chi può utilizzare una qualsiasi componente di un ecosistema si suddividono
in due categorie: quelli derivanti da un suo uso diretto o indiretto (il frutto di una giornata di
pesca, di caccia o la vista di un panorama, il passeggiare in una foresta) e quelli ricavati da un
godimento ipotetico, misurato dal valore di opzione e di quasi opzione. Di questi ultimi due, il
primo consiste nel desiderio di conservazione al fine di un potenziale utilizzo futuro (per noi
stessi, gli altri e le generazioni a venire, includendo anche il motivo ereditario), mentre il
secondo è dato dal mantenere aperte, per l’avvenire, le scelte riguardanti la risorsa,
considerando l’incertezza associata allo sviluppo della conoscenza. Molto probabilmente i
valori ad essi associati sono da considerarsi positivi.
I benefici intrinseci, invece, esistono nella natura stessa dell’«oggetto» e non sono connessi
al suo uso attuale o potenziale ma alla sua esistenza; sono la conseguenza del diffondersi tra il
pubblico di una cultura favorevole alla difesa dell’ambiente ed esprimono le preferenze
individuali verso il rispetto dei diritti e del benessere delle altre specie viventi, l’interesse e la
simpatia nei confronti di esseri diversi dall’uomo [Bresso; 1993, Turner e Pearce; 1991].
Ecco, dunque, l’equazione del valore economico totale (VET):
VET = [valore d’uso (diretto e indiretto) + potenziale (di opzione (incluso ereditario) + di quasi
opzione)] + valore di esistenza
misurare la DAA minima per rinunciare ad un beneficio o la DAP massima per evitare un danno. In definitiva esistono
quattro misure alle quali rifarsi per esprimere una valutazione economica soggettiva dell’ambiente [Musu; 2000].
2
Farò riferimento a quelle riportate nei testi di economia ambientale di Musu (2000), Bresso (1993), Turner e Pearce (1991).
Ward e Duffield (1992) suddividono i servizi delle risorse naturali (ed i relativi valori) in quelli d’uso e di non uso, facendo
rientrare negli ultimi i valori di opzione, quasi opzione e di esistenza.
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Le funzioni e i servizi individuali resi dall’ambiente sono compresi nella formula, ma essa
dà solamente il valore economico secondario, in quanto quello totale propriamente detto
deriva dall’interazione-integrazione di tutte le componenti di un ecosistema ed è dovuto alla
sua capacità di sostegno alla vita [Turner, Pearce e Bateman; 1996].
3.5 Le tecniche per la misurazione economica dei valori ambientali
Le metodologie di valutazione sono state sviluppate dall’economia del benessere
inizialmente allo “scopo di confrontare ex ante tutti quei costi e benefici sociali che esulano
dai ristretti ambiti dell’analisi finanziaria (basata esclusivamente sui costi e i benefici privati)”
[Bognetti, Moretti e Rimini; 1994, pag. 179] e che si debbono considerare nel momento di
prendere decisioni su progetti pubblici
3
.
Alcune risorse sono oggetto di scambi di mercato e per esse è relativamente semplice
ricavare il valore del danno subito: oltre all’eventuale diminuzione quantitativa derivante
dall’impatto dell’agente inquinante, si può fare riferimento alla riduzione del prezzo del bene
in seguito alla sua contaminazione per stimare la misura del deterioramento. In questi casi,
quindi, è direttamente il mercato a fornire un valido aiuto per la valutazione.
In altre situazioni l’ausilio è mediato, in quanto la risorsa è un input per la produzione di
un bene scambiato (si pensi all’acqua che è un fattore delle colture irrigue). Per l’utilizzo di
tale metodo deve essere possibile ricavare una relazione tra quantità o qualità dell’input e
livello di output ed anche una funzione per verificare come i costi di produzione siano
influenzati da disponibilità e condizione del fattore; è quindi il lato dell’offerta, cioè le
imprese con il loro comportamento, a dare le informazioni per questa tecnica chiamata factor
income
4
[Ward e Duffield; 1992].
Molti beni ambientali, tuttavia, in quanto pubblici non “passano” per il mercato ed è
pertanto necessario usare altri metodi per monetizzare i loro servizi e le loro variazioni
quantitative e qualitative. Tali tecniche sono classificabili in metodi diretti e indiretti.
3
Questa indagine prende il nome di analisi costi/benefici e intende guidare le scelte pubbliche tra diverse ipotesi di
intervento con l’obiettivo di massimizzare il benessere collettivo; si fonda sul principio di verificare la migliore tra le
alternative o di appurare che i costi siano inferiori ai benefici ricavabili da un progetto con ripercussioni pubbliche, in modo
da realizzare per la società una situazione preferibile alla precedente, secondo i criteri paretiani [Pozzo; 1998].
4
Cioè reddito dovuto al fattore.
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I primi costituiscono i cosiddetti approcci delle curve di domanda, in quanto permettono di
ottenere relazioni fra “prezzo” e quantità di una risorsa ambientale, collegandola all’acquisto e
all’uso di beni di diversa natura, facilmente quantificabili ed aventi una connessione con essa
o simulando l’esistenza di mercati, chiedendo direttamente agli intervistati, attraverso
sofisticati sondaggi, le loro valutazioni per la ricchezza ecologica in questione [Bresso; 1993].
Le procedure indirette invece, non riescono a fornire un’informazione per misurare il
benessere, non giungono a ricavare curve di domanda ed ignorano totalmente i valori di
opzione e di esistenza, ma “cercano di valutare l’ambiente facendo riferimento a valutazioni
di mercato in qualche modo dipendenti dalla qualità dell’ambiente stesso” [Musu; 2000, pag.
62]. Ciò nonostante danno ugualmente indicazioni utili ai decision makers.
Figura 8: metodi principali per la valutazione monetaria dell’ambiente [Turner, Pearce e Bateman; 1996]
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3.5.1 Metodi indiretti
Vediamo prima, sinteticamente, gli approcci senza curve di domanda.
La risposta alla dose
Richiede che esistano dati che mettano in relazione la reazione fisiologica umana, vegetale
o animale al verificarsi di un inquinamento. Si possono utilizzare prezzi di mercato o valori
“ombra” per arrivare a quantificare il costo portato dal deterioramento ambientale
5
(per
esempio la perdita di raccolti causata dall’inquinamento atmosferico). Questo metodo è alla
base della valutazione tecnica dei benefici connessi ad una politica ambientale: con essa si
tenta di stimare l’impatto del fenomeno contaminante e consiste nell’utilizzare il valore del
danno evitato come misura del beneficio ottenuto. Si rivela particolarmente utile in quei casi
in cui i soggetti non riescono a percepire l’esistenza della lesione a causa della difficoltà nel
suo riconoscimento o della lunghezza della scala temporale in cui essa si realizza o anche
perché il suo verificarsi risulta legato ad elementi probabilistici. La relazione dose/risposta
permette di disporre di una stima della funzione di danno con la quale calcolare sia il
deterioramento ambientale in assenza di un’azione specifica, sia quello residuo in sua
presenza, sia il nocumento evitato grazie a tale intervento, tramite la differenza tra i primi due
[Bresso; 1993].
Il costo di sostituzione
Considera le spese per il ripristino o la sostituzione del bene degradato e l’utilizza per
misurare il beneficio di tali operazioni. E’ valido soprattutto nei casi in cui vi siano dei vincoli
sulla qualità dell’ambiente e per i cosiddetti progetti ombra, per i quali il costo di qualsiasi
piano volto a restaurare un habitat corrisponde ad una valutazione minimale del danno
causato.
Il comportamento riduttivo
Valuta le spese destinate alla prevenzione del danno da inquinamento (per esempio i
depuratori dell’aria e dell’acqua per la casa) e le equipara al valore dato dagli individui ai beni
5
Quando si parla di rischio di malattia o di morte umana, la questione si complica: ad esempio se due lavori sono identici da
ogni punto di vista, eccetto la relativa rischiosità, il salario nella professione più rischiosa dovrà essere maggiore per indurre i
lavoratori ad accettarlo. Se risulta che la paga annua individuale è più elevata di 2 milioni a fronte di un incremento della
probabilità di morte accidentale dello 0,1% si può ritenere che a questa perdita attesa corrisponda un danno di 2 miliardi. Tale
cifra può essere ritenuta una stima del valore statistico di una vita umana.
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deteriorabili. Secondo alcuni
6
, questi ultimi due metodi possono essere ricompresi in un altro
approccio, la tecnica delle “spese difensive”.
Il costo opportunità
Stima i benefici totali dell’attività che provoca anche il degrado ambientale per stabilire a
quanto dovrebbero ammontare i vantaggi della conservazione per rendere lo sviluppo non
conveniente. E’ molto utilizzata nell’analisi costi/benefici.
3.5.2 Metodi diretti
Le prime due tecniche che vedremo, esaminano gli acquisti individuali di beni necessari
per godere dell’ambiente o beneficiarne in modo indiretto e sono anche dette “delle
preferenze rivelate”, perché possono fare riferimento alle scelte compiute sul mercato, quindi
ai prezzi.
Metodo del costo di viaggio
Consiste nel prendere in considerazione i costi (carburante, alimenti, pedaggi, tariffe
d’ingresso ecc.) che si affrontano per visitare un certo luogo come misura del suo valore
ricreativo. Tali spese sono ricavate da questionari rivolti ai visitatori e permettono di ottenere
relazioni tra “prezzo” di una gita e il numero di visite effettuate all’anno: è ovvio che la DAP
per esse è influenzata, oltre che dall’interesse per il posto, anche dal livello di reddito delle
famiglie, quindi queste dovranno essere classificate secondo caratteristiche simili per ottenere
curve di domanda per gruppi omogenei. Sommando la spesa effettuata e il surplus dei
consumatori
7
si ottiene il beneficio totale ricavabile dall’uso indiretto del luogo e, mediante il
prodotto tra il numero annuo dei turisti e il costo medio da questi pagato per accedervi, il suo
valore ricreativo totale.
6
Musu (2000).
7
Vedi figura 7.
Capitolo III - La valutazione economica...
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Figura 9: curva di domanda a scopi ricreativi di un ambiente e perdita del suo valore a seguito di danno
[Bognetti, Moretti e Rimini; 1994]
In tale tecnica sussistono dei problemi di non facile soluzione, quali le valutazioni
monetarie del tempo per la gita al singolo luogo (qualora la visita preveda più mete), del
beneficio ottenuto dai non paganti e dell’eventuale mancanza di un luogo sostitutivo
parimenti attraente e la considerazione dell’influenza del sito sulle decisioni di acquisto di
case nei suoi dintorni.
Metodo dei prezzi edonici
“Con questo nome si indicano le indagini tese a separare nei valori rilevati sui mercati
immobiliari, la parte del prezzo di un immobile che è da attribuire alle sue qualità ambientali,
oppure a stimare la somma che i cittadini sono a disposti a pagare per migliorare la qualità
dell’ambiente in cui abitano” [Bresso; 1993, pag. 307]. Poiché si ritiene che il costo delle
abitazioni sia influenzato da vari fattori, quali il numero di vani, la prossimità ai luoghi di
lavoro, i metri quadrati e la qualità ambientale della zona, si può ottenere, tramite una
regressione multipla, una stima (in termini percentuali del prezzo degli immobili) dei
Capitolo III - La valutazione economica...
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cambiamenti di valore dovuti solamente a differenze nell’ultima variabile sopraindicata
8
. Una
volta ricavata la relazione tra valutazioni di mercato per le proprietà e qualità ambientale sono
necessarie altre analisi e considerazioni - che qui non esporremo per necessità di sintesi - per
giungere alla curva di domanda; anche in questo approccio le difficoltà da superare sono
notevoli e richiedono la conoscenza approfondita di tecniche statistiche e di fattori come le
disposizioni fiscali, gli aspetti finanziari, le condizioni di offerta che influenzano il valore
delle unità immobiliari e il trattamento della variabile reddito dei residenti [Turner, Pearce e
Bateman; 1996 e Bresso; 1993].
Derivata dai prezzi edonici è la metodologia chiamata “vendita ripetuta”, ritenuta più facile
da interpretare, spiegare e difendere nell’ambito di una causa civile. Essa consiste
nell’utilizzare le informazioni ricavabili dalle vendite di abitazioni durante un periodo nel
quale vi sia stato un sostanziale cambiamento in una variabile ambientale della zona; il valore
dell’amenità della risorsa viene collegato a quello della proprietà immobiliare (o meglio alla
sua variazione). Questa tecnica richiede la presenza di tre condizioni:
1. l’abbondanza di immobili venduti più volte;
2. il cambiamento ambientale deve differire tra le diverse proprietà;
3. il ricercatore deve essere in grado di controllare altre variazioni che possono avere avuto
luogo nelle vicinanze nell’intervallo di osservazione del campione.
L’approccio funziona se l’area impattata dall’inquinante è considerata una piccola parte della
zona di riferimento per il mercato delle abitazioni. Nei casi più semplici i dati necessari sono
solamente le date e i prezzi di vendita, la variabile ambientale ed eventualmente gli indici dei
costi delle proprietà immobiliari; loro eventuali variazioni correlate permettono di ricavare il
valore attribuibile ai danni verificatisi [Ward e Duffield; 1992].
8
Secondo un’indagine OCSE il deprezzamento degli immobili a causa dell’inquinamento atmosferico è nell’ordine
massimo dello 0,5%, mentre per quello acustico si può arrivare fino al 2% [Bresso; 1993].
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Figura 10. Relazioni fra qualità dell’ambiente e valore degli immobili [Bresso; 1993]
In questo lavoro riveste grande importanza l’approccio delle preferenze espresse,
comunemente indicato come metodo della valutazione contingente (MVC), in quanto, come
vedremo, è stato utilizzato per la stima dei danni alle risorse naturali in Alaska: esso, quindi,
merita maggiore spazio rispetto agli altri, che qui sono stati solo accennati.
3.5.3 La valutazione contingente
E’ un approccio diretto che ha lo scopo di monetizzare il valore di beni ambientali con la
creazione di mercati ipotetici mediante interviste e altre tecniche sperimentali: l’elemento di
novità di un simile metodo è costituito dall’inclusione nell’analisi del contesto istituzionale
nel quale il bene/servizio è fornito o tutelato e il modo in cui viene finanziata l’operazione
[Turner e Pearce; 1991].
Questa tecnica ha il grande vantaggio di permettere di valutare, diversamente da ogni altro
approccio, anche il valore di opzione e di esistenza.
Agli intervistati, che costituiscono il campione di riferimento, viene chiesto quale sia la
loro massima disponibilità a pagare per un certo bene ambientale o la minima quota che
sarebbero disposti ad accettare per essere compensati di un suo danno. Esistono molti modi
per ricavare tali valori: si possono suggerire somme monetarie crescenti o decrescenti a
seconda delle risposte ricevute nella prima proposta oppure un’unica cifra “prendere o
lasciare” o si permette all’intervistato di indicare la quota senza imporgli limiti. Solitamente si
chiedono agli interpellati informazioni riguardo le loro caratteristiche socio-economiche, le
attitudini verso l’ambiente e i comportamenti da essi tenuti nel tempo libero, allo scopo di
Capitolo III - La valutazione economica...
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ricavare ulteriori elementi di valutazione. E’ indispensabile illustrare adeguatamente l’oggetto
dell’intervista, in quanto si deve tentare di rendere il mercato ipotetico quanto più simile ad
uno reale; a tal fine possono essere mostrate fotografie, presentati dati statistici e tecnici per
aumentare la familiarità con l’argomento dell’indagine, nonché rivelati i costi complessivi per
gli interventi progettati in sua difesa. I soggetti interpellati sono così spinti a dichiarare le loro
preferenze personali riguardo a “incrementi o decrementi della qualità o della quantità di un
certo bene ambientale, come se tali valutazioni rappresentassero dei costi effettivamente
sostenuti” [Bognetti, Moretti e Rimini; 1994, pag. 183].
Una volta raccolte le dichiarazioni di spesa, deve essere calcolata per esse una media o una
mediana; la prima può essere molto influenzata dai valori estremi, se eccessivi. Difficoltà
sorgono anche nel riconoscere le risposte sincere, da computare, da quelle strategiche o di
protesta, da eliminare. La mediana può stemperare questi problemi e semplificare il calcolo
[Musu; 2000]. Dal valore centrale ottenuto e calibrato secondo le caratteristiche del campione
si arriva poi ad una stima del valore del bene ambientale. E’ anche possibile ricavare una
curva di domanda della qualità o quantità della risorsa come nel caso del metodo dei costi di
viaggio [Pearce, Turner e Bateman; 1996].
Esiste una vasta letteratura legata al MVC che ha messo in evidenza le sue distorsioni e le
tecniche per porvi rimedio. Secondo gli studi effettuati, il problema del free rider non sembra
avere un’apprezzabile rilevanza con questo approccio, nonostante la natura di bene pubblico
della maggioranza delle risorse ambientali e benché sia bene tenere presente che “se agli
individui viene detto che verrà fornito un servizio se a) la somma aggregata complessiva che
sono disposti a pagare supera il costo della fornitura, e b) che ciascuno pagherà un prezzo
proporzionale alla propria DAP massima, allora c’è da aspettarsi che ogni individuo
manifesterà una domanda inferiore a quella effettiva” [Turner e Pearce; 1991, pag. 154]. Le
altre distorsioni evidenziate possono essere così classificate:
1. errore concettuale, derivante dal modo in cui è condotta l’indagine e a sua volta ripartibile
in iniziale, strumentale e informativo. Il primo dipende dal prezzo proposto dal ricercatore
come punto di partenza, poiché questo influenzerà la DAP massima dell’intervistato; il
secondo è creato dallo strumento di pagamento per concretizzare tale somma, in quanto si
è notato che pagamenti diretti come biglietti di ingresso e prezzi più alti sono preferiti ad
un aumento della tassazione, poiché in questo secondo caso la disponibilità a pagare
Capitolo III - La valutazione economica...
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espressa risulterebbe minore [Bognetti, Moretti e Rimini; 1994]; la distorsione
informativa deriva dal tipo, dalla successione e dalla quantità di dati sull’oggetto
dell’inchiesta ricevuti dall’intervistato e dal modo in cui gli vengono presentati;
2. errore ipotetico, che consiste nel fatto che, su un mercato non reale come quello
prospettato con il MVC, vi è la consapevolezza dell’utente/consumatore che un errore di
valutazione non si paga (ad esempio in termini di pentimento per aver speso troppo per un
servizio) e ciò può modificare le risposte;
3. errore operativo, dovuto alla eventuale mancanza di esperienza dell’intervistato su quel
“mercato”: sono da preferirsi, pertanto, soggetti con una precedente conoscenza pratica
delle diverse situazioni di dotazione del bene che valutano, così da poter comparare il
costo con il beneficio ricavabile [Bresso; 1993].
Un’ulteriore distorsione, della quale abbiamo già parlato nel paragrafo 3.3, risulta dalla
discrepanza tra DAP e DAA. La prima, inoltre, data la natura ipotetica degli scenari del MVC,
può essere sottovalutata: tuttavia, esperimenti che hanno considerato pagamenti
effettivamente sborsati, hanno rilevato che le somme indicate dagli intervistati equivalevano
al 70-90% delle quote poi versate. Tale divergenza, dovuta al tentativo degli individui di
sottostimare ciò che pagherebbero in realtà, è quindi relativamente modesta [Pearce, Turner e
Bateman; 1996].
In queste indagini risulta molto importante il fatto che gli intervistati determino prima di
tutto il loro budget totale per quel tipo di spesa e se lo pongano come vincolo; infatti, succede
spesso che essi dichiarino una certa cifra per un dato bene, ma poi a successive richieste circa
risorse o ecosistemi comprendenti il primo rivelino somme di poco maggiori o addirittura
identiche; per evitare simili problemi sarebbe opportuno applicare il MVC solo ad ampi
gruppi di beni ambientali o chiedere prima la valutazione del “tutto” e successivamente quella
della singola parte.
Il MVC può essere applicato alle specie animali, alle aree naturali e a varie tipologie di
inquinamento; negli Stati Uniti, in sede giudiziale, è stato richiamato talvolta quale criterio
per stabilire i risarcimenti a vantaggio degli enti territoriali rappresentativi degli interessi delle
collettività lese da fenomeni inquinanti, mentre è più frequente il suo uso negli studi
riguardanti l’impatto ambientale di grandi progetti pubblici o privati.
Capitolo III - La valutazione economica...
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Il primo dei suddetti impieghi non ha mancato di suscitare vivaci polemiche, soprattutto da
parte di coloro che temevano di dover sopportare esosi esborsi monetari in virtù di tale criterio
di valutazione dei danni alle risorse naturali che essi stessi avevano causato o avrebbero
potuto provocare in futuro: la compagnia petrolifera Exxon, infatti, sponsorizzò nel 1993 una
conferenza nella quale furono presentate le maggiori critiche al metodo (poi raccolte da
Hausman in un volume
9
). In conseguenza di ciò, il consiglio generale del National Oceanic
and Atmospheric Administration (NOAA) istituì un convegno presieduto da Kenneth Arrow e
Robert Solow con il compito di fornire stringenti linee-guida per un uso più scientifico del
MVC. Furono stabilite otto regole, che prevedevano:
1. un’oculata scelta del campione;
2. un attento esame preventivo;
3. e 4. la preferenza per l’intervista diretta e per modalità di richiesta delle somme indicative
della DAP secondo proposte di “prezzo” plurime (come sarà chiarito meglio nella seconda
parte di questo lavoro);
5. la completezza delle informazioni e della descrizione del progetto da parte degli
intervistatori;
6. e 7. il controllo sulla comprensione del significato delle domande poste e della questione
generale in oggetto da parte degli intervistati;
8. un rapporto sugli eventuali quesiti rivolti dai componenti il campione ai ricercatori [Carson
e altri; 1995a].
3.5.4 Precisazioni sui metodi di valutazione
Le tecniche esposte sono generalmente coerenti le une con le altre e possono essere usate
in modo complementare per accostare il più possibile il risultato finale al VET, ma bisogna
prestare molta attenzione onde evitare sovrapposizioni od omissioni. Tali approcci sono nati e
utilizzati soprattutto nell’analisi costi/benefici; pertanto spesso forniscono solamente ordini di
grandezza da esaminare ulteriormente tramite analisi di sensitività. Queste consistono “nel far
variare il valore di alcuni parametri su cui esista notevole incertezza, per vedere come viene
influenzato il risultato” [Bognetti, Moretti e Rimini; 1994, pag. 198]. Laddove non sia
possibile quantificare in termini monetari tutte le componenti è necessario esplicitare la
parzialità della stima ed elencare le lacune presenti.
9
Hausman J. A., Contingent valuation: a critical assessment, Amsterdam, 1993.