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1. Notizie bibliografiche sui giallumi della vite
La Flavescenza dorata (FD) � stata la prima forma di �giallume� della vite ad essere
segnalata. I primi rilevamenti risalgono alla fine degli anni �50 in Francia e pi� precisamente
in Guascogna (Caudwell, 1957). Da allora la sua diffusione si � limitata ad alcuni paesi
europei come l�Italia e la Spagna.
Gli altri giallumi della vite, tra i quali il pi� noto � BN, �bois noir� (Caudwell, 1961), o LN
�legno nero�, anche se causano sintomi del tutto simili a quelli di FD, sono considerate
malattie meno preoccupanti in quanto scarsamente epidemiche. Sindromi analoghe vennero
documentate in varie zone viticole di paesi europei come Grecia, Romania, Svizzera, ed
extraeuropei come l�Australia e gli Stati Uniti (Caudwell, 1990). Giallumi di tipo BN sono stati
riscontrati in quasi tutte le aree viticole italiane e risultano associati a fitoplasmi del gruppo
dello �stolbur� (16SrXII-A): tale fitoplasma � stato trasmesso sperimentalmente a vite dalla
cicalina Hyalesthes obsoletus Signoret.
In Italia, FD risulta presente fin dalla fine degli anni �60 in Oltrep� pavese (Belli et al., 1973)
e successivamente in Veneto e Liguria (Belli et al., 1983; Bianco et al., 1993; Bertaccini et
al., 1995). Negli ultimi anni si sono verificate epidemie molto gravi di FD in Lombardia e
Piemonte (Belli et al., 2000; Marzach� et al., 2001).
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1.1 Sintomatologia
La FD e le altre forme di giallume mostrano una sintomatologia molto simile tra loro, perci�
diventa difficile distinguere queste malattie solo sulla base dei sintomi generati nelle piante
(Belli et al., 1994). Tuttavia, in letteratura, sono riportate alcune differenze nei quadri
patologici (Caudwell, 1990): nel caso di BN e di VK la comparsa e la propagazione
avvengono in forma meno epidemica rispetto alla FD ed interessano spesso solo piante
isolate o disposte a gruppi sparsi nel vigneto; tuttavia la mortalit� risulta accentuata a causa
della scarsa remissione dei sintomi, comportamento che si verifica invece, in alcuni casi, in
viti affette da FD. Anche la gamma dei vitigni sensibili risulta differente.
I primi sintomi in campo si osservano su alcune variet� gi� nel mese di giugno quando si
notano i disseccamenti a carico dei grappolini appena formati. In seguito le foglie
cominciano ad accartocciarsi, con i margini che si ripiegano verso il basso, e a partire dal
mese di luglio compaiono le alterazioni del colore che spesso interessano solamente alcuni
settori della foglia includendo le nervature. Nelle variet� ad uva bianca tali alterazioni sono
di colore giallo (foto 1)mentre in quelle ad uva nera sono di colore rosso intenso (foto 2). Nei
casi pi� gravi alla ripresa vegetativa si notano gravi ritardi di germogliamento. Si � osservato
che, all�interno dei vigneti, le piante colpite sono molto evidenti rispetto a quelle sane a
causa della loro atipica vegetazione clorotica, scarsa, stentata e cadente (foto 3).
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I sintomi di FD si manifestano generalmente l�anno successivo a quello dell�inoculazione
dell�agente eziologico (Caudwell, 1981); talvolta per� si osserva la comparsa dei sintomi nel
corso dello stesso anno ad estate inoltrata, qualora le piante vengano inoculate
precocemente oppure in regioni dal clima caldo, caratterizzate da una prolungata stagione
vegetativa. I sintomi caratteristici di FD quindi possono interessare l�intera pianta o solo
alcuni tralci della vite colpita (al limite anche uno solo di essi).
Qui di seguito essi vengono descritti in modo preciso e per tipologia:
• alterazioni cromatiche della lamina fogliare (ingiallimenti nelle cultivar ad uva bianca
e arrossamenti in quelle ad uva nera) a volte concentrate nei settori pi� o meno
triangolari delimitati dalle nervature di primo e secondo ordine (foto 4). La lamina
fogliare si presenta poi ispessita e fragile, di consistenza cartacea: schiacciando la
foglia questa si frantuma. Inoltre, nella maggior parte delle cultivar si assiste ad un
accentuato ripiegamento delle lamine verso il basso (in alcuni casi la foglia assume
una forma triangolare). Tale modificazione pu� per� mancare od essere lieve in
alcune cultivar, per esempio Trebbiano toscano;
• mancata lignificazione dei tralci con sintomi, che rimangono elastici e gommosi anche
in pieno autunno (foto 5). Questi tendono a ricadere verso il basso sotto il peso della
vegetazione, conferendo alla pianta un aspetto prostrato. La mancata lignificazione
rende i tralci sensibili al gelo, che quindi vengono �bruciati� e necrotizzano. A volte
lungo gli internodi si ha la comparsa di papule nerastre oleose caratteristiche della
malattia.
• I grappoli dei tralci con sintomi, prima di giungere a maturazione raggrinziscono e si
disidratano disseccandosi (foto 1 ). Se la comparsa dei sintomi � precoce (giugno) si
ha il disseccamento dell�infiorescenza. Dai tralci colpiti non si ottiene alcuna
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produzione. A volte il disseccamento dei grappoli e l�unico sintomo osservabile su un
tralcio asintomatico.
Dopo il cosiddetto anno di crisi, le piante di alcuni vitigni, se non vengono reinoculate, si
possono ristabilire completamente. Altre cultivar non presentano invece il fenomeno del
risanamento: i sintomi si protraggono per molti anni fino alla morte della pianta.
I sintomi descritti sono la diretta conseguenza dei processi istopatologici che insorgono a
seguito dell�infezione dell�agente causale. Studi di microscopia elettronica hanno
evidenziato la presenza di questi microrganismi nei fasci conduttori, in cui erano evidenti
anomalie strutturali e funzionali a carico dei vasi conduttori: la quasi completa assenza di
fibre pericicliche, un numero ridotto di vasi xilematici ed un eccessivo sviluppo del floema
(Quaroni et al., 1988). I componenti del tessuto floematico si presentano poi estremamente
disorganizzati, spesso necrotizzati e/o schiacciati, con parete ingrossata e collassata; nei
tubi cribrosi, che sembrano normali, sono invece presenti enormi ammassi di callosio,
soprattutto a livello delle placche cribrose, che causano problemi di trasporto della linfa
(Credi et al., 1994).
In misura pi� o meno grave tutte le variet� coltivate di Vitis vinifera sono sensibili ad FD: tra i
vitigni maggiormente coltivati in Italia settentrionale, risultano particolarmente sensibili:
�Chardonnay�, �Garganega�, �Trebbiano�, �Sangiovese�, �Barbera�. Danni rilevanti sono stati
inoltre riscontrati su alcune cultivar meno diffuse, ma di grande interesse locale quali
�Perera� i provincia di Treviso e �Tocai rosso� i provincia di Vicenza.
Poco sensibili risultano invece le cultivar �Pinot nero�, �Merlot� e �Sauvignon�. Le specie
americane di Vitis ed i loro ibridi, usati come portainnesti, non manifestano sintomi pur
essendo suscettibili a contrarre l�infezione (Caudwell, 1993).
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1.2 Eziologia e diagnosi
I �giallumi� sono causati da microrganismi procarioti unicellulari privi di parete cellulare
denominati fitoplasmi. Tali patogeni colpiscono pi� di 200 specie vegetali fra le quali molte
sono di interesse agrario, le pi� interessanti da ricordare sono: i fruttiferi (agrumi, drupacee
e pomacee), la vite e le colture poliennali in genere. Anche alcune colture orticole come il
pomodoro e la patata oppure floricole come l�astro, il crisantemo e le bulbose vengono
gravemente danneggiate dai fitoplasmi sia in infezione singola che in multipla.
Analogamente anche molte forme di vegetazione spontanea possono ospitare fitoplasmi
solitamente presenti nelle colture agrarie fungendo cos� da fonti di inoculo dell�infezione. Un
esempio � l�associazione Vitis vinifera (pianta coltivata), Convolvolus arvensis (pianta
spontanea infestante) e Hyalestes obsoletus (insetto vettore del fitoplasma) tutti implicati
nell�epidemiologia di una forma di giallume (LN) largamente diffusa in tutte le aree di
coltivazione della vite in Italia e nel resto del mondo. Fra i sintomi pi� frequenti associati a
tali malattie troviamo i giallumi delle foglie, virescenze dei fiori, gli scopazzi o proliferazioni
dei germogli e il deperimento generale della pianta. L�esito pi� frequente in tali casi � la
perdita parziale o totale della produzione fino, nei casi pi� gravi, alla morte della pianta
stessa. Quando la malattia non ha effetti letali le piante sopravvivono mostrando i sintomi
per tutta la durata della loro vita.
I fitoplasmi appartegono alla classe dei Mollicutes, ordine Mycoplasmatales, correlati
filogeneticamente con i batteri Gram positivi. A differenza di questi sono privi di parete rigida
quindi appaiono pleomorfi, al microscopio elettronico a trasmissione appaiono sferici con
una dimensione variabile tra i 50 e i 1200 nm (foto 6). Il loro genoma � di dimensioni ridotte
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(da 600 a 1100 Kb circa) con uno scarso contenuto di C e G; la modalit� di riproduzione
sembra essere per scissione o gemmazione. I fitoplasmi si localizzano nel tessuto
floematico della pianta e tendono ad accumularsi nei vasi cribrosi. Questa distribuzione non
� sistemica cosicch�, su una medesima pianta possono trovarsi parti colpite accanto a
germogli e branche in cui la vegetazione non mostra alcun sintomo.
Tali dati sono confermati dalle osservazioni al microscopio elettronico, sia a scansione che a
trasmissione. Essendo questi microrganismi molto sensibili alla variazione di pressione
osmotica, avendo esigenze nutrizionali complesse ed essendo presenti in bassa
concentrazione nei tessuti delle piante, non si � ancora riusciti ad isolarli n� a coltivarli in
purezza su substrato artificiale: l�insuccesso � dovuto soprattutto alla scarsit� di
informazioni. Solamente nel 1989 � stata pubblicata la prima sequenza, relativa al gene
16SrDNA, di un fitoplasma infettante piante del genere Oenothera, la cui analisi ha
permesso di giungere all�individuazione del genere Phytoplasma. Tuttora queste sequenze
geniche sono depositate in Genebank e sono state impiegate per la definizione tassonomica
di molti microrganismi procarioti. Studi recenti di biologia molecolare sulle sequenze esterne
al gene 16S (spacer) hanno dimostrato che ad FD risultano associati almeno due diversi
fitoplasmi entrambi trasmessi da S. titanus, che appartengono al gruppo tassonomico del
giallume dell�olmo (queste analisi non escludono la possibilit� in futuro di determinare
l�esistenza di altri fitoplasmi associati ad FD), mentre a LN risulta associato un fitoplasma
appartenente al gruppo 16SrXII-A trasmesso in natura da Hyalestes obsoletus Signoret.
La presenza di microrganismi micoplasma simili (MLOs) in viti affette da FD, fu evidenziata
per la prima volta con l�utilizzo della microscopia elettronica a trasmissione (Caudwell et al.,
1971). Tuttavia l�osservazione di questi microrganismi in sezioni ultrasottili di tessuti di vite
con la tecnica TEM, risult� difficile a causa della loro scarsa concentrazione e della
irregolare distribuzione nella pianta. Mediante l�utilizzo della microscopia elettronica a
scansione (SEM) si riuscirono ad osservare pi� chiaramente ed ad individuare la loro
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presenza anche nei mesi prima della comparsa dei sintomi (Quaroni et al., 1990). Tuttavia
la microscopia, pur fornendo informazioni di carattere morfologico, non permette di definire
le differenze eziologiche fra FD e gli altri tipi di giallume.
La sierologia ha fornito risultati interessanti per l�individuazione di fitoplasmi su piante
erbacce, nei cui tessuti la loro concentrazione raggiunge livelli soddisfacenti. Tale metodo �
risultato invece poco affidabile su campioni provenienti da piante legnose (Caudwell et al.,
1982): nella maggior parte dei casi in queste piante la reazione antigene- anticorpo non
raggiunge (anche in piante con sintomi) livelli di sensibilit� tali da poter essere registrata con
una certa affidabilit�.
Affidabile risulta il metodo basato sulla trasmissione di fitoplasmi a piante ospiti (Caudwell et
al., 1970/72; Caudwell, 1993): prima dell�impiego delle tecniche di biologia molecolare
(ibridazione molecolare e PCR) l�unico strumento diagnostico disponibile per lo studio delle
fitoplasmosi era rappresentato dall�osservazione dei sintomi sulle piante coltivate e sulle
piante indicatrici. La pervinca (Catharanthus roseus G. Don) in particolare � la pianta test di
riferimento nella quale veniva trasferito dalla pianta legnosa infetta il fitoplasma in studio
mediante insetti (S.titanus e Euscelidius variegatus) oppure mediante collegamento con
cuscuta (Cuscuta campestris, pianta parassita) e sulla quale venivano osservate le differenti
sintomatologie. Dal momento dell�inoculazione fino alla comparsa dei sintomi, sono
necessari da uno a tre mesi: i tempi cos� diventano troppo lunghi per poter permettere una
rapida diagnosi.
La biologia molecolare fornisce metodi molto pi� veloci, questi garantiscono di ottenere una
diagnosi pi� efficace di tali patogeni, anche se presenti a basso titolo nel floema,
permettendo non solo di individuarli, ma anche di suddividerli in gruppi tassonomici. Le
tecniche utilizzate comprendono l�amplificazione genica tramite PCR (Polymerase Chain
Reaction), l�analisi del polimorfismo della lunghezza dei frammenti di restrizione, RFLP
(Restriction Fragment Lenght Polimorphism), e l�ibridazione molecolare mediante sonde
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clonate (Dot Blot). Tutte queste tecniche si basano sullo studio del gene 16S che codifica
per la sintesi del RNA ribosomiale (gene 16SrDNA), unico gene di cui � conosciuta
interamente la sequenza.Tramite questi studi � stato possibile differenziare i fitoplasmi da
altri microrganismi considerati affini, quali spiroplasmi e micoplasmi, e costituire cos� il
genere Phytoplasma (Zreik et al.,1995); inoltre all�interno di questo genere sono stati
individuati finora 14 differenti gruppi tassonomici (Lee et al.,1998) rappresentati nella figura
1. Per quanto riguarda la vite, si � visto che:
• almeno quattro diversi gruppi di fitoplasmi sono agenti causali dei �giallumi� della vite:
il gruppo del �giallume dell�astro� (AY=aster yellows o 16SrI), quello del �giallume
dell�olmo� (EY=elm yellows o 16SrV), quello della �X-disease� (o 16SrIII) e quello
dello Stolbur (o 16SrXII);
• la FD tipica risulterebbe determinata da MLO del gruppo EY, pi� precisamente del
sottogruppo 16SrV-C;
• in Italia (LN), in Francia (BN), in Germania (VK), si � riscontrata la presenza dello
Stolbur, prima considerato sottogruppo AY, ma pi� recentemente rinominato 16SrXII-
A (Lee et al.,1998). Questo fitoplasma, in natura, � trasmesso dalla cicalina
Hyalestes obsoletus.
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1.3 Epidemiologia
La Flavescenza dorata � causata da un fitoplasma che ha come vettore l�insetto Omottero
Cicadellide Scaphoideus titanus (= littoralis Ball), cicalina nordamericana rilevata in Europa
all�inizio degli anni �60, specificatamente in Francia. In Italia lo Scaphoideus titanus(foto 7) �
stato osservato in vigneti della Liguria nella prima met� degli anni �60 (Vidano, 1964) e
successivamente in Oltrep� pavese (Belli et al., 1973) e in altre aree viticole dell�Italia
settentrionale, zone in cui la malattia � riscontrabile in forma epidemica: Lombardia,
Piemonte, Emilia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia (Belli et al., 1984; Osler et al., 1975; Vidano
et al., 1987; Pavan et al., 1987). L�insetto ha una distribuzione geografica che interessa una
fascia a cavallo del 45 parallelo, fascia che si estende dall�Atlantico alla Jugoslavia.
In seguito alle prove di trasmissione svolte finora (Caudwell et al., 1970), � risultato che
Scaphoideus titanus � il vettore pi� efficiente della malattia, anche se non si esclude che
altre cicaline possano trasmettere la Flavescenza dorata; tuttavia la loro efficienza per ora �
da ritenersi trascurabile (Vidano et al., 1988; Arzone et al., 1993).
S. titanus � un insetto strettamente ampelofago, l�adulto, lungo 5-6 mm, � di forma slanciata,
con la testa che culmina con un vertice triangolare prominente. E� di colore ocraceo bruno
dorsalmente e grigio-crema centralmente, con fasce trasversali al capo ed al torace; le
zampe sono ocracee mentre le ali anteriori brune presentano nervature scure, macchie
irregolari brune ed un�area cerosa biancastra evidente a met� del margine anteriore.
L�insetto compie una sola generazione l�anno (specie univoltina): sverna come uovo,
deposto nel ritidoma dei tralci di due anni, pi� raramente in rami pi� vecchi o nei tralci maturi
dell�anno. Le uova sono allungate, dapprima biancastre, poi color crema, lunghe 1 mm. La
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loro schiusura � scalare, a partire dalla seconda met� di maggio e l�inizio di giugno (Vidano,
1964).
Lo sviluppo postembrionale dura circa 35-50 giorni e si compie attraverso due et� neanidali
e tre ninfali; neanidi e ninfe sono slanciate come gli adulti e tra loro molto simili per forma.
Dapprima esse sono bianchicce con una macchia scura da ciascun lato posizionate
all�estremit� dell�addome, dove si trovano anche alcune setole nere; col progredire dello
sviluppo, divengono gialline e compaiono screziature sugli uroterghi e sul torace.
Verso l�inizio di luglio iniziano a comparire gli adulti, la cui presenza prosegue fino alla
seconda decade di agosto; gli adulti si osservano fin verso la met� di ottobre.
Il periodo delle ovodeposizioni va dalla seconda decade di luglio fino alla fine di settembre;
ogni femmina depone oltre 20 uova, infiggendole obliquamente nel ritidoma dei tralci, in
gruppetti di 2-4. A seconda della latitudine, dell�altitudine e dell�andamento climatico si
possono avere oscillazioni temporali del ciclo biologico.
Lo Scaphoideus vive solamente sulla vite, della quale punge le nervature fogliari per
succhiarne la linfa (pi� raramente i piccioli e tralci erbacei). La dannosit� della cicalina �
esclusivamente correlata al suo ruolo di vettore del fitoplasma, in quanto le punture di
suzione provocano un danno pressoch� irrilevante alla pianta. Dopo circa una settimana di
alimentazione su di una pianta infetta, avviene l�acquisizione del fitoplasma da parte
dell�insetto; dopo un mese di incubazione, la cicalina diviene infettiva e vi rimane per tutta la
vita, potendo infettare un numero indefinito di piante; le uova deposte danno sempre origine
ad individui sani (tipo di propagazione circolativa).
Anche se in campo le malattie causate da fitoplasmi sono solitamente trasmesse da insetti,
la diffusione dei �giallumi� pu� avvenire anche tramite l�impiego di materiale di propagazione
(talee di marza e barbatelle) infetto. E� molto probabilmente attraverso tale materiale che la
malattia � giunta nel nostro Paese ed � tramite tale materiale che essa pu� insediarsi dove
non � ancora presente. Con le barbatelle e il legno in genere (talee di marza e portainnesto)
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inoltre, pu� essere introdotto il vettore sotto forma di uova. Attualmente viene perci�
utilizzato come misura preventiva anche il controllo del materiale vivaistico utilizzato.
1.4 Controllo della malattia
Il controllo della malattia prevede norme con lo scopo di impedire l�introduzione del
patogeno e per limitarne la diffusione ove � gi� presente. Poich� non esistono metodi di
lotta efficaci in grado di agire direttamente contro l�agente causale di FD, l�unica via per
contenere la diffusione della malattia � la lotta al vettore.
I trattamenti contro l�insetto vettore, soprattutto nella fase di diffusione epidemica, sono di
fondamentale importanza e devono possibilmente essere estesi a tutto il comprensorio
interessato dalla presenza della malattia. Si raccomanda quindi di intervenire anche nei
vigneti senza sintomi, avendo cura di trattare tutti i filari e di bagnare bene l�intera
vegetazione, compresi i polloni, con adeguati volumi di acqua (almeno 10 hl/ha).
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Il controllo del vettore nei comprensori in cui questo � presente con consistenti popolazioni,
pu� essere effettuato con almeno due interventi insetticidi: il primo trattamento � diretto
contro le forme giovanili della cicalina prima che queste possano trasmettere la malattia,
esso deve essere effettuato circa 35 giorni dopo la chiusura delle uova (indicativamente
verso la met� di giugno), mentre il secondo intervento � rivolto contro gli adulti e pu� essere
effettuato circa 20 giorni dopo il primo trattamento, in coincidenza con il trattamento contro
le tignole dell�uva.
Per il controllo delle neanidi si possono impiegare alcuni regolatori di crescita, quali
flufenoxuron e buprofezin, mentre contro gli adulti sono indicati prodotti a base di
fenitrothion, clorpirifos, quinalphos, malathion EW ed etofenprox.
E� inoltre opportuno espiantare i vigneti abbandonati che possono costituire focolai di
infezione e rifugio per l�insetto vettore durante il trattamento.
Un�altra importante misura di prevenzione nei confronti della FD, � rappresentata
dall�impiego, nei nuovi impianti, di materiale di moltiplicazione sano.
Nelle zone di maggior diffusione della malattia � comunque sconsigliata la realizzazione di
nuovi impianti o di vivai, almeno fino a che l� epidemia non venga messa sotto controllo.
Nelle prime fasi dell�epidemia stessa � opportuno eliminare tempestivamente le singole
piante malate.
Per quanto riguarda gli interventi di natura agronomica, finora non sembra vi siano
differenze, nella manifestazione della malattia, fra vigneti con diversa gestione del suolo
(inerbimento, lavorazioni, diserbo, ecc.) o con diverse forme di allevamento.
Infine, pu� risultare opportuno la distruzione dei residui di potatura (tramite bruciatura), per
eliminare le uova svernanti dell�insetto vettore; inoltre vista la tendenza delle neanidi a
vivere sulle parti basse della vegetazione, sarebbe anche auspicabile effettuare gli interventi
di �spollonatura� (eliminazione dei polloni alla base della pianta) solo dopo trattamento
insetticida.
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16SrI-A Tomato Big Bud
16SrI-C Clover Phyllody
16SrI-D Paulonia w.s�-broom
16SrV-C Flavescence
dorèe FD
16SrXII-A Grapevine
Yellows
16SrXII-B Australian
Grapevine Yellows
16SrI Aster Yellows
16SrII Peanut Witches� broom
16SrIII Western X Disease
16SrIV Coconut Lethal Yellows
16SrV Elm Yellows
16SrVI Clover proliferation
16SrVII Ash Yellows
16srVIII Loofah Witches� broom
16SrIX Pigeon Witches� broom
16SrX Apple Proliferation
16SrXI Rice Yellow Dwarf
16SrXII Stolbur
16SrXIII Mexican Periwinkle Virescence
16SrXIV Bermudagrass White Leaf
16SrI-B Maryland AY
16SrI-E Blueberry stunt
16SrI-F Italian Periwincle
virescence
16SrV-A Elm Yellows
GRUPPI
SOTTOGRUPPI
Fig 1: classificazione dei fitoplasmi basata sull�analisi della lunghezza
dei frammenti di restrizione del gene che codifica per l�RNA ribosomiale 16S.
Per ciascun gruppo e sottogruppo vengono indicate le principali malattie
causate da fitoplasmi ad esso appartenenti. In grassetto sono riportati
i gruppi tassonomici dei fitoplasmi finora riscontrati in vite.
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Foto 1: sintomi di giallume su vitigno
ad uva bianca (Chardonnay). Le foglie
si presentano accartocciate ed
ingiallite. Si nota inoltre la presenza di
alcuni grappoli disseccati.
Foto 2: sintomi di giallume su vitigno ad uva rossa (Croatina). La
pianta presenta un aspetto sofferente e prostrato a causa della
mancata lignificazione dei tralci. Le foglie mostrano evidenti
alterazioni cromatiche.