3
L’ultimo e più consistente gruppo di lettere indirizzate al padre, 115
4
, copre il periodo che va dal
2 Novembre 1801 al 9 Ottobre 1804 (pochi giorni prima della morte di Andrea Perticari,
avvenuta il 26 Ottobre), durante il quale Giulio studiò matematica e giurisprudenza laureandosi
nell’Archiginnasio Romano, e cominciò a stampare le sue prime opere: un poema in versi sciolti
(che in seguito Perticari rifiutò) intitolato Il Pianeta Piazzi
5
; parecchie poesie, fra le quali una
versione de Le Nozze di Teti e Peleo di Catullo
6
; un poemetto in ottava rima improvvisato
insieme a Luigi Biondi
7
e al Marchese Giancarlo Di Negro
8
intitolato L’Aurora, del 1802.
Questa sezione dell’Epistolario ci mostra un Perticari attento (e, in qualche modo, coinvolto) alla
delicata situazione politica dell’Italia, resa incerta dalla presenza austriaca da una parte e da
quella francese dall’altra, dalle aspettative della Chiesa e da quelle dei patrioti nazionalisti.
A Roma il Governo gestiva questi delicati equilibri, senza far trapelare nulla delle sue decisioni e
degli accordi presi lasciando così largo spazio alle voci, alle chiacchiere e alle supposizioni
della maggior parte, voci che Perticari riferì al padre come prova della precaria situazione della
Penisola alla ricerca di una stabilità politica e sociale.
Per rimanere all’interno della famiglia Perticari, fra gli altri suoi corrispondenti troviamo i tre
fratelli
9
: Giuseppe (29 lettere degli anni 1783 – 1819), Giordano (20 lettere, dal 1801 al 1817) e
Andrea (7 lettere, 1781 – 1797).
Non si tratta di lettere di particolare rilevanza letteraria (almeno quelle a Giordano e ad Andrea),
quanto di comunicazioni familiari relative alla vendemmia e all’olio, ai profitti e alla salute del
resto della famiglia.
4
Di queste lettere, 107 sono sicuramente scritte da Roma, mentre le rimanenti 8, pur essendo senza data né luogo di
provenienza, sono, con tutta probabilità, del periodo compreso fra il 1798 e il 1804.
5
Per il matrimonio del Cavaliere Francesco Belluzzi pesarese con la Contessa Maria Zauli di Faenza (1802).
6
Le Nozze di Teti e Peleo, poema di Catullo volgarizzato da Alceo Compitano. Versi offerti agli Eccellentissimi
Signori il Conte Alessandro Compagnoni Marefoschi Cavaliere Geroslimitano e la Principessa D. Camilla
Rospiglioni Pallavicini in occasione delle loro acclamatissime nozze, Roma 1803. Alceo Compitano era il nome
simpemenico di Perticari, cui si aggiunse l’attributo “Coronato” poiché nella seduta inaugurale fu incoronato poeta.
7
Luigi Biondi (Roma 1776 – ivi 1839).
Fu membro di varie accademie, tra cui la Simpemenia Rubiconia de’ Filopatridi e la Eleutera Catecia Tiberina (una
colonia dell’Accademia Savignanese, fondata a Roma dal Perticari e da noti uomini di cultura come Borghesi e
Amati di Savignano, Don Pietro dei Principi Odescalchi, il Marchese Di Negro, Salvatore Betti ed altri), alle
adunanze arcadiche delle quali partecipò con poesie per lo più estemporanee. Nel 1819 fu tra i fondatori del
Giornale Arcadico, cui collaborò soprattutto con articolo sulla Divina Commedia. Grande amico di Giulio, scrisse In
morte di Giulio Perticari, Genova, Tipografia Pagano, 1823.
Per altre note biografiche cfr. ISTITUTO DELLA ENCICLOPEDIA ITALIANA FONDATA DA GIOVANNI
TRECCANI, Dizionario Biografico degli Italiani, Roma 1968, vol. 10, pp. 534-535.
8
Giancarlo Di Negro (Genova 1769 – ivi 1857).
Stimato autore di numerosi componimenti in versi, fu noto, in Italia e fuori, soprattutto per le conversazioni in
accademie letterarie che si tennero per più di mezzo secolo nelle stanze della sua villa genovese per opera di
letterati, artisti, scienziati, uomini politici italiani e stranieri. Perticari fu uno dei grandi nomi ospiti del Marchese
(fra gli altri: Monti, Foscolo, Pindemonte, Giordani, Manzoni, Byron, Balzac, Carlo Alberto) e proprio nel corso di
una festa nella celebre villa, il 21 Luglio 1825, fu inaugurato il busto innalzato in memoria di Giulio per volere del
Di Negro.
4
Tra le 29 lettere a Giuseppe, invece, ci sono riferimenti al Giornale Arcadico (la rivista
letteraria che Perticari fondò a Roma nel 1819 con B. Borghesi, S. Betti, L. Biondi e che
sosteneva il “buon gusto letterario” ritornando allo studio dei classici), all’attività della
Simpemenia (di cui Giuseppe divenne membro col nome di Tirteo) e alla sua fama crescente in
diverse città italiane.
Recanati ha chiesto la nostra affiliazione, Fano
sta per chiederla; in Roma abbiamo guadagnato i
primi uomini, e in breve poniamo il nostro Istituto
in un rango che sarà invidiato, e le nostre
Pemenografe ambite.
10
Giulio incoraggiava l’attività letteraria del fratello, ma lo invitava costantemente a circondarsi
degli uomini migliori per non compromettere la reputazione sua e del Perticari.
Un insolito e spiritoso Perticari emerge da una lettera senza data indirizzata a Giuseppe nella
quale, in occasione di un veglione in maschera in cui Giuseppe si proponeva di improvvisare dei
versi, gli consigliò di servirsi di un compagno confuso tra il pubblico che proponesse per le sue
poesie temi già concordati.
Giulio, abituato a comporre versi estemporanei, gli suggerì alcuni esempi:
Uno per esempio farò che chieda
“Se le maschere giovano in amore” rispondi
Qui di finire il dubbio affatto non si può:
Di sì dicono i Giovani, e i mariti di no.
“Qual sia l’origine delle correnti flession d’occhi”
La moda e la Natura han lite antica
E l’una vuole ognor ciò che vuol l’altra:
La moda gli occhi co gli occhiali implica
L’altra col sangue appannargli più scaltra;
Così de l’uomo guastar la figura
9
Aveva anche una sorella, Violante.
10
Roma, 3 Marzo 1802.
5
Con occhiali, e flession moda, e Natura.
Chi fu il primo che cacò in mare:
In libro almen notizia tal non vedo,
Ma s’ho a parlar per indugiare, io credo,
Che fosse un culo fuor d’ogni sistema
Simile al volto di chi ha dato il tema.
Una sola lettera è invece indirizzata alla madre, Anna Cassi, in occasione delle sue nozze con
Costanza Monti
11
celebrate il 7 Giugno 1812 a Fusignano.
L’epistola, datata Maggio 1812, informa la Contessa dei preparativi nuziali:
Tutto é pronto (...) manca solo il vostro assenso
scritto. Costanza diverrà la mia sposa e la
vostra tenerissima figlia.
Il matrimonio sarebbe dovuto avvenire in Aprile ma fu rimandato dal parroco di Fusignano per
una serie di cavilli. L’arciprete, infatti, si rifiutava di benedire le nozze perché mancavano i
certificati di stato libero di Costanza, che dovevano arrivare da Roma, da Bologna, da Ferrara e
da Milano, luoghi dove aveva vissuto. Ma ciò sembrò ad alcuni un prendere tempo da parte del
parroco, evidentemente poco persuaso dalla felice unione dei due promessi sposi e dei loro
sentimenti
12
.
Alfonso Bertoldi riporta, nella sua raccolta dell’Epistolario montiano, una lettera di Costanza alla
futura suocera con la quale ella chiedeva l’assenso e l’amicizia della Contessa Perticari:
11
Unica figlia del celebre Vincenzo, Costanza nacque a Roma il 7 Giugno 1792 morì a Ferrara il 7 Settembre 1840.
La sua biografia pone il marito sotto una luce non sempre edificante e solleva molti dubbi sull’effettivo amore di
Giulio per lei. Egli, infatti, padre di un bimbo, Andrea, avuto da Teresa Ranzi nel 1810, non solo le nascose
l’illeggittima paternità (che, comunque, Costanza scoprì) ma patteggiò a lungo prima delle nozze sulla dote della
ragazza per ottenere 200 scudi in più di quanto gli era stato offerto. Certo è che la vita dei coniugi Perticari non fu
ricca di momenti spensierati, anche a causa della morte del figlio Andrea, nato il 22 Febbraio 1814 e mortodopo soli
dodici giorni di vita.
12
ROMANO MARIA, Costanza Monti Perticari, studio su documenti inediti. Rocca S Casciano 1903.
6
Ferrara, 18 Dicembre 1811
Mia stimatissima Signora. - Mi permetta di porgere
una preghiera affettuosa all’animo suo gentile,
siccome tengo ferma speranza di vederla accolta
con bontà. Nè di troppo mi lusingo certamente,
poichè facendo grazia a’ miei demeriti, ella,
spero, conterà nel suo cuore soltanto l’amore
sommo che mi lega a Giulio, e quella stima che
in Lei ho posta. Mi onori, vivamente ne la prego,
della sua amicizia, e non isdegni la mia fervida
istanza. Ma felice se aggradando questi sensi
sincerissimi, che mi partono dal cuore, ella vorrà
cambiarli colla sua benevolenza. Me le raccomando
caldamente e mi protesto.
Di Lei, mia stimatissima Signora,
U.ma dev.ma obb.ma serva
COSTANZA MONTI
13
Perticari ebbe un’amichevole e affettuosa corrispondenza con tre fra i più noti e stimati uomini
di cultura pesaresi: Pierto Petrucci, Antaldo Antaldi, Giuseppe Mamiani.
Il marchese Pietro Petrucci ( Pesaro 1777 - ivi 1863), ultimo rappresentante della sua nobile
famiglia, studiò fisica, matematica e giurisprudenza a Perugia ma amò consacrarsi alle scienze
naturali e specialmente all’agraria e alla botanica.
Istituita in Pesaro nel 1829, sotto il patronato del gonfaloniere Francesco Cassi, un’Accademia
Agraria, il Petrucci vi fu nominato professore.
13
MONTI VINCENZO, Epistolario raccolto, ordinato e annotato da Alfonso Bertoldi, FIRENZE 1929, Vol. 3°,
pagg. 460-461.
7
Capo, a Pesaro del movimento liberale, fece parte delle associazioni carbonare di Pesaro e
Urbino assieme ad altri primari cittadini pesaresi come Terenzio Mamiani, Domenico Paoli e
Antaldo Antaldi.
A Petrucci il Perticari scrisse 14 lettere negli anni 1810-1819, da Pesaro, da S. Angelo
14
e da
Roma, con toni rivolti ora allo studioso di scienze naturali ora all’uomo politico, sempre allo
stimato amico.
E’ allo scienziato esperto di agraria e botanica che domanda se:
il fiore chiamato ierofila sia quello volgarmente
detto garofano per la somiglianza del suo odore
al garofano aromato
15
.
o a cui invia
un uccello ch’io credo della famiglia delle gru,
o degli Eroni, detti agarzettoni dai nostri volgari.
Non voglio che vada alle mani del cuoco
senza che si sia prima fatto conoscere dal vostro
tribunale, e che voi l’abbiate giudicato.
Gradirò di sapere che ve ne sia sembrato, e se
l’abbiate per uno degli uccelli rari a vedersi
nel nostro cielo
16
.
14
Sant’Angelo in Lizzola, paese fondato prima del Mille dalla famiglia Lizzola ed elevato nel 1584 a contea dei
Mamiani di Pesaro. Presso il paese é la Villa Perticari (oggi in cattivo stato), in cui Vincenzo Monti rappresentò per
la prima volta l’”Aristodemo”. La tenuta di S. Angelo nel pesarese era di proprietà della famiglia Perticari e
comprendeva l’abbazia di S. Egidio. Ma sul finire dell’anno 1798 egli depose il Canonicato e l’abito clericale e il 3
Ottobre 1799 rinunciò anche all’abbazia di S. Egidio. Nel 1787, a otto anni, Giulio fu vestito dell’abito clericale e
nominato dal padre ad un canonicato di Savignano e all’abbazia di S. Egidio (spettanti entrambi per iuspatronato ai
Perticari). Ma sul finire dell’anno 1798 egli depose il Canonicato e l’abito clericale e il 3 Ottobre 1799 rinunciò
anche all’abbazia di S. Egidio.
15
Al marchese Pietro Petrucci, s. data.
16
Al marchese P. Petrucci, s. data.
8
o a cui fa vedere una carta con sassi e ossa trovati nello stomaco e nei succhi gastrici di un
airone: dall’esame delle pietre e delle lumache potrà stabilire da quali luoghi sia pervenuto
17
.
E’ invece al personaggio pubblico, che spesso coprì impieghi presso la rappresentanza comunale
della sua patria, che scrisse lettere di aggiornamento sull’attività del Governo di Roma per la
tutela della quiete cittadina
18
e per fronteggiare la paura che pochi fuorilegge riuscivano a
spargere:
I fuoriusciti crescono sempre più e sono entrati
a Tivoli: 140.000 uomini sono carcerati dallo
spavento di 50 ladri
19
.
Petrucci, inoltre, aspirava al viceconsolatoe, alla sua richiesta inoltrata a Roma, Perticari
rispose, probabilmente alla fine di agosto o ai primi di Settembre del 1819 (la lettera non lo
specifica), con queste parole:
Saresti già vicesindaco austriaco se la nomina
dipendesse dalla delegazione di Roma. Ma non sta
all’ambasciatore la decisione: il console d’Ancona
deve fare le proposte, il consiglio aulico
approvarle. Quindi ti devi rivolgere ad Ancona
e non a Roma. Il tuo rivale é Benucci.
L’amico Tambroni
20
mi ha detto che i viceconsolati
sono cose che si vendono come il salame,
il cacio e gli altri generi di mercanzia perchè
questa è gran parte della paga dei consoli.
17
Al medesimo, Pesaro 19 Marzo 1816.
18
Al medesimo, Roma 15 Giugno 1819.
19
Al medesimo, Roma 16 Agosto 1819.
20
GIUSEPPE TAMBRONI ( Bologna 1773 - Roma 1824). Fece importanti stufi di archeologia e fu nominato
paleografo di Bologna. Aderì alle idee affermatesi con la Rivoluzione francese e, trasferitosi a Milano nel 1797, fu
segretario della Legazione Cisalpina a Parigi e Capo divisione al Ministero degli Esteri. Nel 1809 fu Console del
Regno Italico a Livorno e poi a Civitavecchia, soggiornando quasi sempre a Roma. Nel 1814, caduto Napoleone, fu
9
Rifletti dunque se vale la pena, altrimenti lascia
al Benucci di vestire quella brutta livrea.
Ma conosco le tue motivazioni e spero che
migliori consolati ti aspettino.
L’altro nobile pesarese col quale Perticari tenne una corrispondenza di 23 lettere nel decennio
che va dal 1812 al 1822 fu il marchese Antaldo Antaldi.
Nato ad Urbino nel 1770 e morto a Pesaro nel 1847; fu un appassionato ricercatore e
collezionista di oggetti di interesse archeologico ed artistico e studioso della vita civile e
letteraria della regione.
Dopo aver studiato ad Osimo, si laureò in giurisprudenza all’Università di Pesaro mentre a
Roma, presso l’Accademia ecclesiastica, si dedicò a studi di storia del cristianesimo, della
Chiesa, di teologia e di diritto, nei quali si distinse particolarmente e che gli permisero di
divenire membro del Tribunale della Rota Romana.
L’Antaldi partecipò attivamente alla vita politica della sua provincia, guidato da principi di
moderato riformismo, e fu più volte a capo del Municipio di Pesaro.
A questa attività pubblica l’Antaldi accompagnò sempre la passione per gli studi filologici,
storici e letterari.
Assiduo frequentatore di casa Perticari, fu grande amico di Costanza, con la quale tenne una
fitta corrispondenza, tale da indurre i maligni a supporre che egli fosse il suo amante.
Ma le lettere all’Antaldi sono, in realtà, rivolte al confidente e al consigliere prezioso che il
Marchese fu sempre per lei, soprattutto nei momenti più difficili della sua vita matrimoniale
21
.
Al marchese Antaldi sono indirizzate 23 lettere, del periodo 1812 - 1822.
In esse emerge la comune passione per gli studi filologici e storici, di letteratura classica e
moderna: ad Antaldi inviò alcune correzioni al Vocabolario della Crusca
22
, a lui pose le
premesse teoriche alla sua Apologia di Dante, che pubblicò nel 1820
23
, e lo informò della sua
dispensato da ogni ufficio pubblico e si dedicò nuovamente ai suoi studi divenendo, poi, assiduo collaboratore del
Giornale Arcadico.
21
Cfr. BERTINI ATTILJ CLELIA, Per la donna e per l’arte, Roma-Milano 1910, cap. 8°. BORGHESE MARIA,
Costanza Perticari nei tempi di Vincenzo Monti, Firenze 1941. ROMANO MARIA, Lettere inedite e sparse di
Costanza Monti, Rocca S.Casciano 1903. ROMANO MARIA, op. cit. pag. 7
22
Al marchese Antaldo Antaldi, S. Angelo 18 Agosto 1818.
23
S. Angelo 14 Agosto 1818.
10
collaborazione con Vincenzo Monti alla stesura della Proposta di alcune correzioni al
Vocabolario della Crusca
24
.
E’ a Giuseppe Mamiani, però, che scrisse le lettere più affettuose e personali, pur essendo esse
solo quattro, due scritte a Pesaro ( 10 Febbraio 1818; 7 Novembre 1820) e due da Roma ( la
prima senza data e la seconda del 1° Marzo 1819).
Fratello del più celebre Terenzio
25
, Giuseppe Mamiani Della Rovere ( Pesaro 1774 - 1847) fu
poeta, filosofo ed esperto di diritto, ricoprendo la carica di vicesegretario dell’Accademia
Pesarese
26
.
Come Perticari non perde occasione di sottolineare nelle quattro lettere conservate, le missive
del Mamiani ( che confessa di attendere con impazienza) furono sempre motivo di gioia per lui
sebbene sostituissero inadeguatamente una sua visita e la sua compagnia:
E il cielo sa quanto volentieri vorrei vederla
per godere della dolcissima vostra compagnia,
siccome godo di quella dell’ottimo Terenzio
27
,
che fiorisce nella persona, e nell’ingegno, e vi
saluta. Anche io sto bene, e lietissimo: e al principio
di lugli andrò a Napoli, dove starò molti mesi.
Scrivetemi sovente: ed amate me che v’amo di sincerissimo
amore. Addio
28
.
24
Il primo volume della Proposta, pubblicato nel 1817, conteneva, infatti, il trattato degli Scrittori del Trecento e de’
loro imitatori di Perticari.
25
Terenzio Mamiani Della Rovere ( Pesaro 1799 - Roma 1885). Attivo uomo politico e scrittore, esercitò una certa
influenza negli studi filosofici attraverso l’Accademia di filosofia italica ( fondata nel 1850) e la Società promotrice
degli studi filosofici e letterari ( fondata nel 1869). Diede vita, nel 1870, alla rivista La filosofia delle scuole
italiane. Sebbene più piccolo, fu anch’egli amico del Perticari.
26
Tra le sue opere ricordiamo: Commentario sul Marchese Giulio Carlo Fagnani da Senigallia, matematico del sec.
18°,Pesaro 1825. Elogio di Federico Commandino, matematico del 16° sec., letto nell’Accademia Pesarese, Roma
1827. Orazione funebre del Marchese Antaldo Antaldi, Pesaro 1847.
27
Il fratello di Giuseppe.
28
Roma 1° Marzo 1819.
11
Le lettere a questi tre nobili pesaresi sono le più interessanti dell’ Epistolario, in quanto ricche
di riferimenti alle sue letture
Mi farete piacere, se per questa occasione mi
manderete la Scienza Nova di Vico: ma che sia
di quella edizione, ov’é il trattato del vero Omero
29
.
Io e Brighetti vi chiediamo in prestito il “De
Gestis Longobardorum” di Paolo Diacono
30
.
alle sue ricerche
Di due cose ho da pregarti: l’una di veder nel
Tiraboschi, s’ei dica nulla di quel opuscolo
intorno la favella italiana tribuito malamente al
Macchiavello: che questi Fiorentini mi oppongono,
e ch’io sono certo non essere di quel glorioso,
ma impostura del Varchi, e d’alcun altro
di que’ pedanti. Forse lo Zeno ne parlerà, o il
Fontanini. Insomma so di certo che quella
filastrocca non é di Messer Nicolò: ma non mi
ricordo chi l’abbia dimostrato. (...) Mi occorre ancora
che guardi nel Sacchetti, ove nomasi dialcuno,
che cantava le rime di Dante per istrada.
E m’é bisogno di sapere di che luogo fosse quel
cantore e di che mestiero: dovendone ricavare un
argomento per le mie opinioni
31
.
29
Ad Antaldi, s. data.
30
Ad Antaldi, s. data.
31
Al medesimo, di villa ( cioè S. Angelo) 2 Agosto 1818.
12
Il gentil Pontano ha commessa una bella stravaganza
per farci inquitare ambedue; voi in chiedere,
ed io in cercare. Sapete voi in che consiste il
supposto Poema su gli Amori de’ dattili?
In dieci magri distici inserti nel Primo
dell’Eridania. Or chi potea non dico credere ma
sospettare che per cantar del Po cantasse egli le
palme di Brindisi? Pure é così. Que’ versi leggonsi
nel Tomo 2° Op. 10: Iov. Pontani apud aldum. an. 1518.
p.: 117. Sono cosa breve e ve li trascrivo.
Ho letto tutto il primo tomo, e metà del secondo
prima di rinvenirli. Ma ne son pago: così perchè
ho scorso di nuovo un tenero Poeta, che dipinge
le campagne e la natura col soave pennello
di Albano; come perchè mi é riuscito di servire
voi che stimo quanto Pontano, ed amo anche
di lungi col candido verace amore de le sue Palme.
Amatemi
32
.
e alle sue opere
(...) e continuo a studiare il Dittamondo di
Fazio degli Uberti
33
.
32
A P. Petrucci, di villa 22 Agosto 1810
33
Al medesimo, s. data. Perticari diede inizio nel 1814 all’Illustrazione del Dittamondo di Fazio degli Uberti e ne
continuò, senza concluderla, la compilazione fino alla sua morte. Si avvalse, nella ricerca dei codici e nelle
correzioni, dell’aiuto del suocero, che incoraggiò sempre entusiasticamente il lavoro di Perticari: “La luce che tu
porti in siffatte tenebre è maravigliosa, e fa d’uopo aver gran forza d’acume per rischiararle. In somma io te ne fo le
mie congratulazioni, e da capo ti ripeto che questo lavoro ti farà molto onore. E già smanio d’averne il ms. per
subito metter mano alla stampa, e vederti brillar in fronte una bella corona letteraria, della quale io giubilerò più che
s’ella si fosse tutta mia propria”, Milano 23 Dicembre 1814, sta in: Epistolario, op.cit., 1929. vol. 4°, pag. 196.
13
Fra pochi giorni vedrai il terzo tomo della
Proposta: e il suono della guerra si farà maggiore.
Da Napoli, da Roma, da Firenze, da Verona, da
Parigi, piovono libri, libretti e libelli d’ogni
genere e pro e contro: cheè uno stupore.
Il nostro Monti vorrebbe sterzare, e folgorare:
ma io gli tengo il braccio a tutto potere.
E seguitando la grave impresa, non curo né
i latrati, né gl’inni
34
.
Da esse ricaviamo la scrupolosità dei suoi studi, la costante verifica dell’attendibilità delle sue
fonti, l’entusiasmo riposto nell’attività del Giornale Arcadico che egli vide come lo strumento
più valido per dare alla lingua e alla letteratura italiane la giusta gloria
(...) perchè quel giornale, qualunque ci sia, ho
ceato colle mie cure, e coi modi onde ho cercato
di stringere fra loro molte persone disgiunte
per costumi, per condizione e per opinioni.
Talché avrete visto nella nota de’ nuovi collaboratori
dell’anno venturo, abbiamo noi, Morichini,
Metaxà, Venturoli, Calandrelli: E vedrete nel
vegnente quaderno altri nomi solenni.
Così che questa piccola pianta seguirà l’uso
della natura, e crescerà bellissima, se pure alcun
turbine non la schianti
35
.
34
Al marchese Antaldi, Roma 7 Aprile 1819.
35
Al conte G. Mamiani, Roma s. data.
14
Restano, infine, a completare il carteggio, due lettere (una del 18 Marzo 1808 ed una del 14
Agosto 1814) al conte Vincenzo Mondedei, detto Baglioni, (appartenente ad un’altra nobile
famiglia pesarese); una lettera al Sig. Giuseppe Berti per ringraziarlo dei capponi avuti in regalo
e per tutte le gentilezze nei confronti suoi e di Costanza (S. Angelo, 8 Marzo 1814); una lettera a
un tal Pieri di Padova (non meglio identificato) per informarlo del suo prossimo arrivo a Padova,
datata 21 Novembre senza anno
36
: ed infine una lettera a Luigi Bianchi di Rimini (Roma, 30
Marzo 1804) nella quale, descrivendo la sua passione per le belle arti:
La scultura é in ciò come la poesia, l’arte di
esprimere gli affetti (...). Non sarà mai perfetto
per me un oggetto di belle arti se non so
cosa fa, chi é, che vuole, che dice.
36
Difficile stabilire se si tratti del 1816 o del 1821: in entrambi gli anni, infatti, nei mesi di Ottobre e Novembre,
Perticari viaggiò per diverse città della Lombardia e del Veneto, fermandosi anche a Padova. Il primo viaggio gli
permise di conoscere valenti pittori milanesi ( Sanquirico, Monticelli, Landriani) con i quali trattò per gli scenari del
nuovo Teatro Pesarese, di cui era stato eletto Deputato, e, a Milano, raggiunse Monti che lo attendeva. Nel 1821,
invece, Perticari partì da Pesaro insieme al suocero alla volta del Lombardo Veneto (dove furono accolti con grandi
onori), ma durante questo viaggio egli si accorse di essere pedinato e controllato dalla polizia austriaca che
sospettava che egli appartenesse alle sette carbonare della Romagna, al punto che, ad un certo momento, sembrò
quasi imminente il suo arresto.
15
2. 1791 - 1796: GLI ANNI DELLA PRIMA FORMAZIONE CULTURALE AL COLLEGIO S.
CARLO DI FANO
“Sul cominciare di questo secolo, alcuni sapienti si erano posti in cuore di riparare ai difetti
delle nostre lettere, e già diverse scritture in purgato stile dettate impugnavano le dottrine de’
licenziosi, quando il Perticari, che i suoi primi anni in vane scuole aveva perduto (siccome
accade fra noi alla parte de’ giovani) venne fatto accorto della mala via che teneva dietro
l’usanza; laonde si consigliò di riordinare, e, direi quasi, di rifare il proprio intelletto.
Cercò le opere de’ filosofi, e, dai dubbi di Cartesio incominciando, venne ad investigare
l’origine delle idee, le forze, e i limiti dell’intelletto: conosciute le quali cose diede bando ai libri,
che presuntuosamente trattano di materie, all’altezza delle quali son basse le umane menti: rifece
gli studi della fisica e della geometria, indi si rivolse alla scienza di quel diritto che nella natura
si fonda, e le romane leggi e le opere di Vincenzo Gravina, che poi sempre gli furono care, lesse
e meditò lungamente. Poscia, per compiacere al padre suo (...) a Roma si recò, ed ivi (...)
procacciò di far capitale di scelta dottrina, ma non pose mai in dimenticanza i suoi cari studi
delle lettere, perciocchè in compagnia di Girolamo Amati, e di Bartolomeo Borghesi suoi
amicissimi attese allo studio dell’antichità ed a quello della poesia”
37
.
Così Paolo Costa
38
descrive il giovane Perticari negli anni della sua formazione culturale e
letteraria, esprimendosi in termini tutt’altro che encomiastici sulla validità delle scuole che aveva
frequentato.
Giulio Perticari ebbe come primi maestri gli abati Nicola Polazzi ed Edoardo Bignardi, e grazie
alla sua particolare inclinazione alle lettere e alla dotta guida del Bignardi, fu ben presto abile
possessore dell’idioma latino, tanto da comporre ad undici anni alcuni pregevoli versi nella
lingua di Cicerone, da presentare allo zio Monsignor Conte Ludovico nell’occasione della sua
nomina all’arcipretura di Castelvecchio.
37
Elogio del Conte Giulio Perticari composto dal Prof. Paolo Costa e da lui recitato nell’Accademia de’ Felsinei
nell’adunanza delli 16 Febbraio 1823, sta in Opere del Conte Giulio Perticari di Savignano patrizio Pesarese, Nuova
edizione Napolitana preceduta da un discorso di Antonio Di Crescenzo, Napoli Giosuè Rondinella Editore 1856,
Vol. 1° pag.13.
38
Paolo Costa ( Ravenna 1771 - Bologna 1836). Autore di poesia, narrativa, teatro e filosofia, seguì principalmente
intenti didattico-educativi.Operò nelle file dei classicisti e fu uno dei maggiori protagonisti della scuola classico
romagnola, ma si trovò, tutto sommato, a condividere le principali posizioni romantiche sul romanzo storico,
l’allontanamento della mitologia dalle lettere e l’introduzione dell’elemento patriottico e della religione cristiana al