CAPITOLO PRIMO. Le scelte razionali nella teoria
economica: breve analisi critica
7
1. il decisore prenda in considerazione
tutte le alternative conosciute e possibili
in base ai propri vincoli,
2. tenga conto di tutte le informazioni
necessarie per valutare le conseguenze
di ciascuna delle opzioni,
3. in base a questi risultati sia in grado di
ordinare le varie alternative,
4. infine, scelga quella che è stata
precedentemente individuata come
l’alternativa migliore.
Questo processo, chiamato ottimizzazione, risulta
ben chiaro se analizziamo un consumatore: egli avrà un
certo reddito a disposizione e un insieme di beni disponibili
nel mercato ad un certo prezzo, ai quali potrà associare un
certo valore di utilità. In definitiva, considerando le risorse e
i vincoli così dati, egli adotterà quelle scelte di consumo che
lo portano alla maggior soddisfazione possibile, o, in termini
più economici, che massimizzano la sua utilità.
CAPITOLO PRIMO. Le scelte razionali nella teoria
economica: breve analisi critica
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1.2 Analisi critica del modello
razionale
Nell’approccio prima esposto si sono individuati i
fatti stilizzati che si ritengono basilari per individuare le
leggi di comportamento di un ipotetico soggetto ritenuto
pienamente razionale.
Questa impostazione è stata criticata sulla base di
differenti argomentazioni. In primo luogo, si è messo in
evidenza che, nella realtà decisionale, i soggetti economici
devono far fronte a limitazioni in quanto a capacità
elaborative e a possibilità di ricerca di tutte le opportunità
di scelta. Con queste osservazioni non s’intendono mettere
in dubbio le basi dell’impostazione razionale dei soggetti,
ma si vuole evidenziare che in molti casi i decisori si
accontentano di risultati soddisfacenti (e non ottimizzanti)
proprio a causa di limiti naturali d’elaborazione e di elevati
costi da sostenere per individuare l’alternativa migliore. In
tal caso si parla, dunque, di razionalità limitata.
CAPITOLO PRIMO. Le scelte razionali nella teoria
economica: breve analisi critica
9
In secondo luogo, critiche rilevanti alla razionalità
standard sono pervenute dall’analisi psicologica, che si è
concentrata sullo studio dei meccanismi cognitivi e dei
modelli comportamentali che costituiscono le basi
decisionali dei soggetti reali. Si tratta in questo caso di
modelli descrittivi.
Quello che viene messo in luce dagli psicologi è
che la teoria economica standard, spesso, non corrisponde
alla realtà decisionale dei soggetti. In contrapposizione, essi
hanno proposto, ad esempio, modelli basati sull’analisi del
contesto in cui è inserito il decisore: si parla in tal caso di
logica dell’appropriatezza e non di logica della conseguenza
cui invece può essere associato il modello della razionalità
standard. Oppure, il filone di studi della scienza cognitiva
ha elaborato processi decisionali basati sui modelli mentali,
cioè su costruzione di schemi teorici che permettono, dato
un insieme di premesse, di ottenere una conclusione logica
del problema decisionale
3
.
3
R. Job, I processi cognitivi, Carocci, pp.223, 1998
CAPITOLO PRIMO. Le scelte razionali nella teoria
economica: breve analisi critica
10
A proposito di queste critiche, alcuni economisti
come Friedman e Savage
4
, hanno difeso l’impostazione
economica classica affermando che questa è pur sempre
una scienza positiva poiché quello che interessa è vedere se
essa è in grado di predire il comportamento del
consumatore (e talvolta lo è), pur considerando che lo
stesso difficilmente metterà in atto un processo di analisi
come quello presentato nel primo paragrafo. Insomma,
quello che conta è riuscire ad identificare il punto di arrivo,
non la strada percorsa.
Thaler
5
afferma che questo tipo di ragionamento
implica che i modelli economici, pur essendo fondati su
basi normative, sono spesso considerati dagli economisti
come modelli descrittivi. Ora, è vero che in alcune
situazioni modelli descrittivi e modelli normativi conducono
agli stessi esiti, ma, spesso il comportamento effettivo del
decisore economico si discosta molto, non solo in termini di
processi ma anche di risultati, rispetto alle predizioni
normative.
4
Friedman, M., Savage L. J., The utility analysis of choices involving risks,
Journal of Political Economy, pp. 279-304, 1948
5
Thaler, R., Toward a positive theory of consumer choice, Journal of Economic
Behavior and Organisation, pp. 39-60, 1980
CAPITOLO PRIMO. Le scelte razionali nella teoria
economica: breve analisi critica
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Tenendo conto di tutte queste riflessioni, è quindi
evidente la differenza tra la razionalità limitata da un lato e
le critiche impostate sulla psicologia cognitiva dall’altro: la
prima presuppone sempre un decisore economico razionale,
le seconde, invece, pongono maggiormente l’accento sui vari
processi cognitivi che conducono alla scelta e che investono
gli aspetti più vari del comportamento umano.
Ma, dal punto di vista della non corrispondenza tra
modelli normativi standard ed evidenza empirica, ha
assunto un interesse particolare il fenomeno delle illusioni
cognitive. Si tratta di decisioni che, sebbene prese in
contesti di scelta apparentemente molto semplici, sono
influenzate da una percezione errata della realtà. Per questo
motivo i decisori si allontanano dai postulati della
razionalità (sia pura che limitata) e lo fanno
inconsciamente. La sistematicità e la diffusione di questo
fenomeno hanno sollecitato una vastità di riflessioni
attinenti, allo stesso tempo, l’economia e la psicologia.
Tali distorsioni, analizzate in modo metodico solo
da pochi anni, non sono facilmente inquadrabili nelle
critiche prima analizzate, poiché con esse si prevede un
CAPITOLO PRIMO. Le scelte razionali nella teoria
economica: breve analisi critica
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allontanamento dalle impostazioni razionali (siano esse
considerate in forma pura o limitata) dovuto ad una
percezione sbagliata del contesto decisionale. Il fatto
peculiare è che queste distorsioni avvengono in condizioni
di scelta molto semplici e che si riscontrano nella
maggioranza dei soggetti. Come vedremo in seguito, diverse
sono le tipologie d’illusioni cognitive e diverse sono anche le
cause che le determinano.
1.3 Presentazione della tesi
Nei successivi capitoli, l’analisi critica ai postulati
della razionalità, partirà dalle critiche mosse dagli stessi
economisti, in particolare da Simon (che, appunto, ha
proposto il modello della razionalità limitata), per
concentrarsi successivamente sugli aspetti più prettamente
psicologici della scelta, come la logica dell’appropriatezza e,
in seguito, sull’evidenza empirica delle illusioni cognitive
che costituiscono il tema centrale della tesi. Al termine,
cercherò di trarre le conclusioni di questo percorso di
analisi, attraverso una riflessione finale nella quale
proporrò alcune considerazioni relative alla possibilità di
elaborare nuovi modelli di scelta del consumatore, che
CAPITOLO PRIMO. Le scelte razionali nella teoria
economica: breve analisi critica
13
pongano una maggior enfasi su quella che è la realtà
decisionale dei soggetti.
Inoltre, saranno presentati anche alcuni
esperimenti sulle illusioni cognitive derivanti da scelte in
condizioni d’incertezza, cui sono stati sottoposti alcuni
studenti della Facoltà di Economia di Firenze.
CAPITOLO SECONDO. Dalla razionalità pura alla
razionalità limitata
14
CAPITOLO SECONDO
DALLA RAZIONALITA’ PURA
ALLA RAZIONALITA’ LIMITATA
2.1 Vincoli informativi e costo della
razionalità
L’analisi svolta nel capitolo primo ha brevemente
illustrato quello che è il modello della razionalità nella
teoria economica standard e, soprattutto, si sono
individuate alcune critiche che sono state mosse contro
questo modello. In particolare, come accennato, alcuni
economisti hanno individuato punti deboli di questa teoria,
evidenziando quelle che sono le difficoltà incontrate
realmente dai decisori nel processo di analisi delle
alternative e conseguentemente nella scelta dell’opzione
ottima.
Infatti, se si esaminano le decisioni adottate
quando si devono effettuare delle scelte, sia da parte di
CAPITOLO SECONDO. Dalla razionalità pura alla
razionalità limitata
15
soggetti individuali che da parte di soggetti collettivi, si
osserva che, spesso, le teorie della razionalità pura sono
inadeguate a descrivere ed a predire il comportamento
effettivo. E’, infatti, indubbio che la razionalità economica
abbia un costo
1
, nel senso che il prendere decisioni nel
rispetto dei principi da questa menzionati, comporta uno
sforzo cognitivo che può essere sopportato, nella
maggioranza dei casi, soltanto avendo tempo a disposizione
e strumenti adeguati per l’elaborazione delle varie
alternative di scelta e per l’individuazione di quella che
permette il raggiungimento della massima utilità.
L’impossibilità di adottare delle strategie
ottimizzanti è perciò connessa ai vincoli imposti dal
funzionamento dei processi cognitivi degli individui
2
. I
decisori si confrontano con serie limitazioni quanto ad
attenzione, memoria, comprensione e comunicazione. La
maggior parte degli studiosi del processo decisionale
sembra far riferimento a vincoli biologici in parte ovvi della
1
R. Rumiati, N. Bonini, Psicologia della decisione e decisioni economiche,
Sistemi intelligenti, n.3, dicembre 1992, pp 357-377
2
Kahneman, D., New challenges to the Rationality Assumptions, Journal of
Institutional and Theoretical Economics, pp.18-36
CAPITOLO SECONDO. Dalla razionalità pura alla
razionalità limitata
16
capacità umana di elaborazione dell’informazione
3
.
Analizziamo più da vicino questi vincoli informativi
4
:
1- Problemi di attenzione. Il tempo e le capacità di
attenzione sono limitati. E’ chiaro che non è possibile
seguire contemporaneamente tutti gli elementi importanti
per prendere una certa decisione. Per questo motivo le
teorie che illustrano il processo decisionale potrebbero
anche essere denominate teorie dell’attenzione e della
ricerca oltre che teorie della scelta.
2- Problemi di memoria. La capacità degli individui
e delle organizzazioni di immagazzinare informazioni è
limitata e ancor più è limitata la capacità di recuperare le
informazioni immagazzinate.
3- Problemi di comprensione. Spesso i decisori
hanno limitate capacità di comprensione: non sempre è
facile organizzare, riassumere e usare le informazioni così
da focalizzare le connessioni causali tra gli eventi e le
caratteristiche fondamentali dell’ambiente in cui ci troviamo
ad operare.
3
J. G. March, A primer on Decision Making,. How decisions Happen, New
York, The Free Press, pag. 19 e segg.
CAPITOLO SECONDO. Dalla razionalità pura alla
razionalità limitata
17
4- Problemi di comunicazione. Le capacità di
comunicare e condividere informazioni sono limitate.
Pensiamo alla divisione del lavoro che incoraggia la
differenziazione di conoscenze, competenze e linguaggi.
Talvolta la comunicazione tra culture, generazioni o gruppi
professionali diversi risulta molto difficile. Non tutti gli
agenti hanno accesso allo stesso tipo di informazioni,
questo comporta il cosiddetto problema delle asimmetrie
informative, cioè degli squilibri che determinano una
differenziazione nelle possibilità di reperimento di
informazioni da parte dei decisori. I modelli economici
classici postulano, inoltre, la completezza dei mercati.
Tuttavia per alcune merci, ed in particolare per le
informazioni, vi sono delle anomalie: si tratta di beni non
perfettamente appropriabili, divisibili e valutabili a causa
delle limitate capacità umane di acquisirli e utilizzarli.
Questo tipo di risorse determina un problema allocativo:
spesso non conviene investire in nuova informazione poiché
essendo facilmente duplicabile, è difficile allocarla al prezzo
di produzione. Altre volte non conviene trasferirla perché il
possederla in maniera esclusiva arreca dei vantaggi. In
definitiva il problema informativo diventa spesso l’elemento
CAPITOLO SECONDO. Dalla razionalità pura alla
razionalità limitata
18
critico nella capacità o incapacità decisionale degli
individui.
2.2 La razionalità limitata e la
semplificazione del processo decisionale
L’esistenza di questi vincoli fa sì che i decisori si
comportino in modo non del tutto conforme alla teoria della
razionalità pura. I decisori reali, spesso, invece di calcolare
la migliore azione possibile, vanno in cerca di un’azione che
sia buona a sufficienza. E’ questa la cosiddetta teoria della
Razionalità Limitata (Bounded Rationality). Il
presupposto di questa teoria è sempre basato sul fatto che
gli individui siano intenzionalmente razionali, tuttavia le
capacità cognitive limitate e le informazioni incomplete li
inducono a prendere decisioni non completamente
razionali.
A tale proposito, molto chiarificante è la nozione di
razionalità limitata data da Simon e riportata da Ruminati e
Bonini
5
:
5
R. Rumiati, N. Bonini, Psicologia della decisione e decisioni economiche,
Sistemi intelligenti, n.3, dicembre 1992, pp 357-377
CAPITOLO SECONDO. Dalla razionalità pura alla
razionalità limitata
19
“La capacità della mente umana di formulare e di
risolvere problemi complessi è molto piccola se confrontata
con la quantità di problemi che devono essere risolti per
eseguire un comportamento obiettivamente razionale nel
mondo reale, o anche per una ragionevole approssimazione
a una tale razionalità obiettiva....Così, dal momento che
non è possibile ottimizzare le condotte la microeconomia
normativa…dimostra che l’uomo economico è in realtà una
persona che soddisfa, che cioè accetta opzioni abbastanza
buone, non perché preferisca il meno al più, ma perché non
ha scelta.”
Gli studi psicologici del processo decisionale a
livello individuale hanno identificato svariati modi con cui i
decisori reagiscono ai vincoli cognitivi, in particolare sono
stati individuati quattro processi di semplificazione:
elaborazione, scomposizione, approssimazione e
rappresentazione
6
.
1- Elaborazione. Prima di avviare un processo di
scelta i decisori tendono a elaborare e semplificare i
problemi ad esso connessi utilizzando un numero
6
J.G. March, opera citata, pp. 21-22
CAPITOLO SECONDO. Dalla razionalità pura alla
razionalità limitata
20
relativamente limitato di indizi e combinandoli tra loro nel
modo più semplice possibile. La semplificazione può
avvenire scartando qualche informazione disponibile o
riducendo la quantità di elaborazioni eseguite
sull’informazione.
2- Scomposizione. Si cerca di suddividere i problemi
per ridurli alle loro singole componenti. Una volta trovate le
singole soluzioni delle varie componenti, si otterrà, come
conseguenza, la soluzione globale del problema.
3- Approssimazione. Spesso risulta difficoltoso il
calcolo delle probabilità di eventi futuri studiando tutte le
possibili diramazioni dei risultati delle decisioni. I decisori
utilizzano, perciò, i risultati della memoria come
un’approssimazione per la proiezione della probabilità
futura di eventi simili a quelli accaduti in passato.
4- Rappresentazione. In generale i decisori
definiscono i problemi restringendone il campo piuttosto
che allargandolo. Decidono su opzioni o preferenze locali
senza considerare tutti i trade-offs o tutte le alternative.