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capitolo, infatti, dopo una panoramica generale sulle diverse
espressioni religiose che hanno attraversato il mondo occidentale nel
tempo, l’attenzione è stata centrata su quello che è stato definito “il
nuovo bisogno di sacro” che attualmente caratterizza la nostra società
postsecolare. Questo grande afflato religioso, dunque, si è espresso
nel XX sec. sotto forma di una miriade di nuovi movimenti religiosi e
nuove sette ma, soprattutto, si può sintetizzare nello slogan “credere
senza appartenere”, fenomeno che coinvolge un enorme numero di
individui. E’ in questo sentire diffuso che la New Age trova il terreno
più fertile per radicarsi e far presa su tutte quelle persone che sono alla
ricerca del sacro, ma che rifiutano, il sistema gerarchico e dogmatico
delle religioni storiche.
Nel secondo capitolo, dopo averne esplicitato le radici esoteriche, si è
cercato di inquadrare la New Age sotto diversi punti di vista:
psicologico, storico, sociologico e dottrinale.
Dal punto di vista psicologico, vedremo che la New Age si configura
come una sensazione, un sentire condiviso da un numero significativo
di persone, di trovarsi di fronte ad un cambiamento storico
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imminente, che sarà foriero di pace e benessere per tutta l’umanità. I
new agers, infatti, soprattutto quelli europei, condividono un
atteggiamento ottimista nel futuro che si esplica nella credenza
dell’entrata in una “Nuova Era”, che segna il passaggio “dall’Era dei
Pesci” a quella “dell’Acquario”. Negli Stati Uniti, invece, la Nuova
Era è vista nei termini di un “nuovo paradigma” che condurrà,
attraverso la trasformazione interna dei singoli individui, ad una
trasformazione anche nel mondo esterno e di conseguenza ad una
nuova civiltà.
Dal punto di vista storico si è cercato di risalire al momento in cui
questo sentire comune, questa sensazione diffusa ha assunto rilevanza
sociale attraverso l’opera di diffusione di agenti e organizzazioni. In
particolare, è stata descritta la prima e più importante comunità
acquariana del mondo, fondata nel 1962 in Scozia, a Findhorn.
Dal punto di vista sociologico è stata proposta una lettura della New
Age nei termini del “network”, cioè una rete aperta e flessibile nella
quale gli elementi che la compongono rimangono autonomi e
indipendenti e che si differenzia dai movimenti perché a differenza di
6
questi non ha né capi riconosciuti, né gerarchie, né sedi ufficiali. Più
precisamente la definizione che è stata data della New Age è quella di
“metanetwork”, vale a dire un network di network.
Infine, la New Age è stata descritta dal punto di vista dottrinale: le
credenze, i messaggi e i contenuti sono probabilmente gli elementi che
più di ogni altra cosa hanno permesso a questo fenomeno di avere il
successo dirompente che ha avuto. Vedremo come i diversi messaggi
relativi all’individuo, al rapporto con la propria salute, alla spiritualità
e all’ecologia ruotino attorno alla visione olistica, una visione, cioè,
totale e unitaria della realtà.
Nel terzo capitolo si è tentato di approfondire il tema del radicamento
della New Age nel territorio.
Inizialmente l’attenzione è stata puntata sui new agers e sul problema
della loro definizione. La classificazione che è stata proposta si basa
sui diversi gradi di adesione e sul livello socioculturale dei new agers.
Successivamente, in stretta connessione con questa, si è tracciata una
classificazione dei livelli organizzativi della New Age, individuando
rispettivamente ad un primo livello le comunità e i centri, poi le reti di
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simpatizzanti ed infine il mercato.
Essendo la forma organizzativa comunitaria quella più rappresentativa
delle aspirazioni, degli interessi e delle credenze new ager, si è deciso
di descrivere una comunità italiana ed è stata scelta come esempio la
comunità di Damanhur, che è la più importante e la più nota tra le
comunità situate nel territorio nazionale per la sua storia, la sua
consistenza numerica e la sua capacità di attrarre simpatizzanti.
Per concludere si è trattato un tema che solo di recente si è imposto
all’attenzione degli studiosi e dei new agers, cioè l’apparente declino
della New Age e la sua trasformazione, il suo passaggio, ad una fase
successiva, quella comunemente definita “Next Age”, nella quale si
perde la struttura del network e viene meno l’elemento millenaristico e
utopico tipico della New Age a favore di un ripiegamento
individualistico.
Infine, in appendice, sono state inserite un paio di interviste a
professionisti operanti nelle strutture ospedaliere della nostra città, al
fine di integrare il tema delle medicine alternative con alcune
esperienze personali. Inoltre, per una maggiore comprensione, si è
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deciso di allegare un documento stilato dall’ordine dei medici di
Messina sui metodi di cura non convenzionali.
Concludendo, è possibile affermare che il fenomeno della New Age,
in continua trasformazione ed evoluzione, rappresenta un campo di
studio fecondo e ricco di possibili approfondimenti, nonché
un’affascinante metafora della società contemporanea, con le sue
contraddizioni e le sue ambiguità, in cui si ritrovano uniti in un grande
crogiolo, misticismo e business, sacro e profano.
Per avere contribuito alla realizzazione di questo lavoro, ringrazio il
mio relatore, prof. Domenico Carzo, per la disponibilità e gentilezza
dimostratami; il dott. Felice Potortì e la dott.ssa Lidia Cristaldi per le
interviste cortesemente rilasciatemi; ed infine la dott.ssa Annalisa
Vezzosi per la sua preziosa collaborazione nella ricerca bibliografica e
nella revisione della stesura definitiva.
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CAPITOLO 1
UNA PANORAMICA SULLE RELIGIONI
ALTERNATIVE
1.1 UN PO’ DI STORIA
Nel XX secolo l’Occidente ha sperimentato un fenomeno che non
incontrava più ormai da moltissimi secoli: ossia la proliferazione e lo
sviluppo di <<vari gruppi non cristiani o cristiani non ortodossi, in
competizione tra loro per conquistare la devozione popolare>> [J. G.
Melton, “Le moderne religioni alternative in Occidente”, 1986, p.
555]. La crescita di molte alternative nelle società occidentali sta
configurando un nuovo scenario in cui la religione cristiana, tuttora
predominante, deve tuttavia spartire la sua secolare supremazia in un
nuovo ambiente religioso pluralistico.
Il riconoscimento di questi cambiamenti, però, avvenne in modo
piuttosto lento. All’inizio del XX secolo, i leader religiosi conservatori
presero coscienza del fatto che alcune religioni alternative e nuove
prospettive religiose si affacciavano sul mondo occidentale; vedendo
una minaccia all’ortodossia, essi attaccarono le religioni alternative
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accusandole di essere eretiche e una conseguenza dell’influenza di
satana, e svilupparono, per inquadrare questi gruppi, il concetto di
“culto”. Anche gli studiosi di scienze sociali etichettarono queste
differenti religioni come “culti” (invece di chiamarle “chiese” o
“sette”), anche se le ricerche su di esse furono relativamente poche.
Come dice Melton, più recentemente, in risposta alla rapida crescita e
all’affermarsi delle religioni alternative negli anni ‘70, molti studiosi
hanno incominciato a considerarle come “nuovi movimenti religiosi”,
concetto senza dubbio più neutro, ed hanno interpretato il loro
sviluppo come l’emergere di una nuova coscienza religiosa in
Occidente negli ultimi due o tre decenni. Anche se questo è senz’altro
un punto di vista più positivo, il concetto di “nuova coscienza
religiosa” ignora le forze laiche che si trovano alla base delle religioni
alternative in Occidente, e le considera, sbagliando, un fenomeno
recente.
Si può premettere, innanzi tutto, che nella storia della spiritualità
occidentale il cristianesimo ha sempre coesistito con quello che De
Martino chiama <<il mondo magico>> [E. De Martino, “Il mondo
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magico”, 1948]: cioè una visione dell’universo in cui tutti gli esseri
sono dotati di anima e volontà proprie, in contrapposizione con quella
propria della religione giudaico-cristiana che attribuisce soltanto
all’essere umano il possesso dell’anima. Queste credenze circa
l’esistenza di un mondo soprannaturale, in cui i confini tra soggetto e
oggetto, uomo e natura, sono sfumati ed incerti, hanno resistito nei
secoli alle persecuzioni ed all’opposizione della Chiesa cristiana,
andando a costituire il retroterra culturale di tutti i movimenti esoterici
ed occultistici apparsi successivamente. Si deve, però, risalire al
XVIII secolo per riscontrare la comparsa delle prime religioni
alternative, periodo in cui <<le forze politiche ed intellettuali
liberarono l’ambiente religioso dal controllo dello Stato ecclesiastico e
promossero una vera tolleranza>> [J .G. Melton, “Le moderne
religioni alternative in Occidente”, 1986, p. 556]. Per primi
comparvero i Quaccheri, poi i Perfezionisti, i Deisti, gli
Swedenborghiani e i Millenaristi. Così, verso l’inizio del XIX secolo,
era ormai finito un primo ciclo di sviluppo religioso. Successivamente,
ogni 25-30 anni, secondo quanto dice Melton, l’Occidente è stato poi
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investito da un revival religioso, dato che le Chiese, non sempre
sostenute da tasse statali, sono state spinte a cercare nuove vie per
ottenere l’aiuto volontario dei fedeli. Quindi, ogni ondata di fervore
religioso vide la nascita di nuove Chiese e religioni alternative. Così il
“secondo risveglio religioso”, all’inizio del XIX secolo, lanciò i
Metodisti, i Battisti, i Discepoli di Cristo e i Presbiteriani del
Cumberland e aprì un’era di prosperità per i Quaccheri. Altri revival
videro la nascita dello Spiritualismo, dei Santi dell’Ultimo Giorno,
delle Chiese della Santità, del Nuovo Pensiero (New Thought), della
Scienza Cristiana e del Pentacostalismo. Questi movimenti, dopo
essere nati in America, si espansero presto anche all’estero e
soprattutto in Europa, dove alcuni ebbero il loro più grande successo
(per esempio lo Spiritualismo).
Fino alla fine del XIX secolo, però, le religioni alternative ebbero
sostanzialmente un’origine occidentale: soprattutto l’Inghilterra (con
Ann Lee e Joanna Southcott), il continente europeo (con Swedenborg
e i Profeti francesi) e l’America (con Joseph Smith e Mary Baker
Eddy).
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Tuttavia, nel 1893, un nuovo gruppo di religioni alternative si affacciò
in Occidente. Infatti in quell’anno la “League of Liberal Clergymen”
di Chicago, permise, grazie ai suoi finanziamenti, la nascita del
“Parlamento Mondiale delle Religioni” in cui, per la prima volta, si
riunirono i rappresentanti di tutte le maggiori fedi mondiali. Il
Parlamento diede l’avvio ad alcuni profondi cambiamenti, soprattutto
per quel che riguarda l’apertura verso le religioni d’Oriente. I leader
religiosi orientali, stimolati dall’esperienza positiva, cominciarono a
vedere l’Occidente come un <<possibile campo di missione ed a porsi
come obiettivo la continuazione del favore accordato loro in Asia dai
movimenti missionari cristiani del XIX secolo>> [J. G. Melton, “Le
moderne religioni alternative in Occidente”, 1986, p. 557].
La sola esistenza del Parlamento sottolineò un nuovo atteggiamento di
rispetto tra gli studiosi occidentali e i leader religiosi verso le religioni
mondiali non-cristiane; anche se ancora dovevano passare molti anni
prima che la maggioranza dei cristiani smettesse di considerare le
altre religioni come pagane e barbare (e soprattutto le religioni
asiatiche come qualcosa di degradante).
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La ragione occidentale, infatti, <<invece di scoprire il lato negativo di
un pensiero che non riusciva a comprendere, ha considerato come
negativo, come non dotato di vera realtà, l’oggetto incompreso>> [E.
De Martino, “Il mondo magico”, 1948, p. 194].
Successivamente, le varie religioni orientali cominciarono ad apparire
nel panorama sociale, nonostante i pregiudizi anti-asiatici fossero
persistenti in Occidente.
Mentre le religioni orientali incontravano forti resistenze e quindi
crescevano lentamente, altri movimenti si sviluppavano molto
rapidamente: si tratta delle religioni metafisiche ed occultistiche.
Abbiamo così la fondazione della Chiesa Scientista di Cristo (1875),
della National Spiritualist Association of Churches (1893) e
dell’International New Thought Alliance (1914). I primi gruppi
metafisici ed occultisti tendevano ad avere ancora orientamenti e
modalità cristiane, ma, nel corso del secolo, altre correnti
abbandonarono ogni apparenza cristiana (tranne qualche occasionale
riferimento a Gesù come grande maestro).
La crescita delle religioni metafisiche ed esoteriche subì una svolta nel
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1965, anno in cui il presidente statunitense Lyndon Johnson aprì di
nuovo, dopo il divieto del 1917, gli Stati Uniti agli immigrati asiatici.
Questa decisione portò a dei risultati imprevedibili, poiché un gran
numero di giapponesi e di indiani si avvantaggiò della nuova
situazione: ben presto arrivarono dall’Oriente i guru, gli swami e i
maestri di Zen, non solo per venire incontro alle necessità spirituali
degli immigrati, ma anche per diffondere il messaggio religioso
dell’Oriente in Occidente.
Come conseguenza della proliferazione di numerosi movimenti negli
anni ‘60, le religioni orientali erano pronte ormai a raccogliere i frutti
del lavoro svolto, quando durante gli anni ‘70 il mondo occidentale fu
scosso nuovamente da un’altra ondata di fervore religioso. Piccoli
movimenti locali assunsero dimensioni e rilevanza nazionali, alle
religioni orientali si aggiunsero movimenti ebraici ed islamici. Il
revival religioso degli anni ‘70 diede un forte impulso a tutte le
“religioni alternative” e la nascita di una tale situazione pluralistica
consentì di deviare dalle antiche norme del Cristianesimo. Si
frantumarono subito le nuove forme di fede, aumentando a dismisura
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il numero di opzioni religiose a disposizione. Secondo una ricerca,
negli Stati Uniti verso gli anni ‘80, erano presenti circa 900 sette
cristiane e 600 religioni alternative in competizione tra loro; una
situazione analoga, anche se su scala minore, si presentava nei paesi
europei ed occidentali in genere.
1.2 QUEL NUOVO BISOGNO DI SACRO
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“Preferisco allo stregone il bestione
primitivo, che allo scoppio e al lampo
dei fulmini sentì in sé svegliarsi
l’idea latente di Dio”.
(Benedetto Croce)
Da molto tempo, quindi, si assiste a una moltiplicazione di movimenti
religiosi, molti dei quali rifiutano uno o più elementi della tradizione
cristiana. Come dice Berzano, [L. Berzano, “Religiosità del nuovo
areopago”, 1994, p. 7] <<quando Paolo, l’apostolo del cristianesimo
nascente, annunciò per la prima volta il Vangelo ad Atene,
nell’Areopago, constatò la grande varietà culturale e religiosa degli
ateniesi>>. Successivamente, l’Areopago, nella tradizione simbolica, è
1
Titolo mutuato dall’articolo di Massimo Introvigne pubblicato sul “Sole 24 Ore” del
22 Dicembre 1999.
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diventato il luogo della pluralità e della molteplicità religiosa.
Oggi il nuovo Areopago, quello di fine ed inizio Millennio, è
altrettanto diversificato e variegato nelle forme religiose di quello
ateniese: caratteristiche principali sono la crisi del Dio unico con
rinascite e ritorni politeistici, differenziazione nella morale e nei
costumi, rottura delle identità spaziali della casa, della Chiesa, della
patria, del paese. Il problema caratterizzante questo nuovo Areopago è
il pluralismo delle forme religiose e, ancora di più, quello della
privatizzazione delle credenze e delle appartenenze religiose. Berzano
ci dice ancora che la privatizzazione religiosa si manifesta
nell’autonomia delle credenze, nel fatto che queste siano ormai slegate
dalle pratiche religiose, nella crisi della nozione di “obbligo religioso”
e nel fatto che sempre più persone fanno riferimento non più ad una
sola, ma a più religioni; mentre il concetto di pluralismo religioso
richiama la metafora del “mercato simbolico”, in cui la produzione ed
il consumo di beni e servizi religiosi avviene secondo uno schema che
presenta una quantità sempre maggiore di elementi utilitaristici.