Utilizzo di previsioni meteorologiche a mesoscala: il modello LAMBO sul bacino dell’Adda
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estremi: dissesti (Valtellina, 1987) e alluvioni (Vaison-la-Romaine 1992, Brig 1993,
Piemonte 1994). Ad esempio, l’alluvione del Piemonte è stata causata da piogge di
durata misurabile in giorni. Tale evento sembra essere un caso in cui, una
combinazione di previsioni meteorologiche a breve periodo (12-48 h) tramite modelli
numerici, di una rete di sensori in tempo reale per il monitoraggio (pluviometri, radar,
idrometri) e di un modello idrologico di previsione, avrebbe potuto fornire
informazioni di primaria importanza [MAP (1996)].
La previsione di piena nei corsi d’acqua e in generale di dissesti idrogeologici con un
sufficiente anticipo consente l’adozione di misure finalizzate a contenere i danni,
inevitabili, causati da tali eventi.
Per il preannuncio di piena, si fa uso sia di modelli di propagazione che di modelli di
trasformazione afflusso-deflusso. I modelli del primo tipo possono essere utilizzati
quando il tempo di formazione della piena è limitato rispetto al tempo impiegato a
propagarsi lungo l’alveo. Questo è possibile solo quando il corso d’acqua presenta un
notevole sviluppo fluviale. Nella maggior parte dei casi, specialmodo in Italia, date le
caratteristiche dei bacini, si deve ricorrere a modelli di trasformazione afflusso-
deflusso [Maione (1995)].
Le previsioni fornite da un sistema di preannuncio sono affette da errori causati da
svariati fattori (errore nei dati, inadeguatezza del modello...); fra questi, per i modelli di
afflusso e deflusso, è preponderante la mancata conoscenza delle precipitazioni future
nell'intervallo fra l’istante in cui viene emessa la previsione e l’istante a cui tale
previsione si riferisce. L’errore che ne deriva, per un dato bacino, è tanto maggiore
quanto maggiore è l’orizzonte temporale del preannuncio; inoltre, a parità di
orizzonte, l’errore cresce al decrescere del tempo di risposta del bacino. Se le
precipitazioni future non sono note, allora, per ottenere una stima affidabile, occorre
che l’orizzonte di previsione sia alquanto ridotto e comunque vicino al tempo di
corrivazione del bacino. Questo è un vincolo molto pesante per l’efficacia del sistema
di preannuncio, soprattutto nel nostro paese dove i tempi di risposta dei bacini non
sono quasi mai misurabili in giorni. Si può allora pensare di utilizzare le previsioni
quantitative di pioggia, fornite da un modello meteorologico, come ingresso ad un
modello afflusso-deflusso per estendere l’orizzonte temporale della previsione.
Utilizzo di previsioni meteorologiche a mesoscala: il modello LAMBO sul bacino dell’Adda
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Analogamente, per prevedere i movimenti franosi non esistono modelli semplici,
tuttavia per una tipologia di frane, le colate detritiche, sono note in letteratura [Govi et
al. (1984), Nova e Cancelli (1985)] delle relazioni empiriche che legano la probabilità di
mobilizzazione del terreno alla quantità di pioggia caduta.
Negli ultimi 5-10 anni si sono affermati modelli per la previsione meteorologica a scala
regionale. Questi modelli sono in grado, su un orizzonte di 72 ore, di dare indicazioni
quantitative sulla precipitazione attesa e, in generale, su tutte le variabili
meteorologiche. Tali informazioni sono disponibili ad una risoluzione di circa 100-250
Km2.
Si tratta ora di valutare se le informazioni fornite da tali modelli meteorologici sono
sufficientemente accurate per prevedere l’evento idrologico estremo con una certa
attendibilità e con un congruo anticipo.
Una caratteristica innovativa di questi modelli è quella di fornire le uscite spazialmente
distribuite. Ciò permette di utilizzare questa informazione in procedure di allertamento
per rischio di frana, nei casi in cui siano individuate localmente le zone più vulnerabili
del territorio.
Il presente studio ha focalizzato l’attenzione su di un’area di 10540 Km2 centrata sulla
Valtellina (SO). Tale area risulta essere l’unione dei bacini idrografici dell’Adda, del
Mera e di alcune zone al contorno sia in territorio italiano che svizzero. Nel periodo
che va dalla fine del 1993 al 1998, sono stati scelti e analizzati tre eventi meteorici
particolarmente significativi.
Il primo capitolo è dedicato alla descrizione dei modelli meteorologici ed alle
equazioni su cui si basano. Vengono inoltre presentati i principali modelli operativi in
Italia e qual è attualmente l’uso di tali modelli in applicazioni idrologiche ed
idrogeologiche.
Utilizzo di previsioni meteorologiche a mesoscala: il modello LAMBO sul bacino dell’Adda
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Nel secondo verranno descritti i tre eventi meteorologici scelti e ne verranno
evidenziate le peculiarità. Inoltre, limitatamente al bacino dell’Adda, verranno descritte
le caratteristiche idrologiche e idrogeologiche del territorio.
Nel terzo capitolo si valuterà, attraverso la definizione di indici statistici, la validità
delle uscite di un modello meteorologico ad area limitata (il LAMBO).
Il quarto capitolo si occupa dell'uso delle previsioni di pioggia fornite da tale modello
LAM per la previsione delle portate di piena dell’Adda. Verranno applicati tre modelli
afflusso-deflusso che rispondono a logiche differenti: un modello lineare, una rete
neurale artificiale, e un modello non lineare, che fa uso della logica fuzzy, ideato per
tenere conto delle particolari caratteristiche del bacino in esame.
Nel quinto capitolo verrà infine presentata una applicazione relativa all’uso delle
previsioni di pioggia orarie per il preannuncio di movimenti franosi.
Utilizzo di previsioni meteorologiche a mesoscala: il modello LAMBO sul bacino dell’Adda
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MODELLISTICA METEOROLOGICA E SUO
UTILIZZO
La prima parte di questo capitolo si propone di descrivere brevemente le caratteristiche
dei modelli numerici di previsione meteorologica e di presentare i modelli ad area limitata
(LAM) operativi in Italia.
Nel la seconda parte si fornisce un quadro dell’utilizzo attuale di tali previsioni di pioggia
nella prevenzione di alluvioni e di dissesti idrogeologici.
1.1 Prevedere lo stato futuro dell’atmosfera: i modelli
numerici
In linea generale, per la previsione dello stato futuro dell’atmosfera attraverso modelli
numerici occorre:
• Determinare le equazioni esatte che governano l’atmosfera
• Determinarne lo stato iniziale
• Risolvere le equazioni
Sfortunatamente tutti e tre questi compiti sono molto difficili.
Utilizzo di previsioni meteorologiche a mesoscala: il modello LAMBO sul bacino dell’Adda
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Le equazioni si possono ricavare dai principi di conservazione della quantità di moto, della
massa e dell’energia applicati ai fluidi che costituiscono l’atmosfera. Questi principi sono
espressi matematicamente dalla equazione di moto di Eulero che lega l’accelerazione in
una direzione con la componente della forza risultante in quella direzione; dall’equazione
di continuità, la quale afferma che una qualunque variazione di densità in un punto deve
essere accompagnata da flusso di massa; dall’equazione dell’ener gia che bilancia il calore
fornito al sistema con una variazione dell’energia interna e con il lavoro che il gas
eventualmente fa espandendosi contro la pressione esterna. Viene inoltre utilizzata
l’equazione di stato dei gas.
La determinazione dello stato iniziale attraverso osservazioni può essere fatto solo in
maniera molto approssimata. La rete mondiale di osservazione (GTS) copre molto bene i
continenti settentrionali, meno bene quelli meridionali ed è praticamente assente sugli
oceani. Anche a livello locale lo stato dell’atmosfera può essere conosciuto solo in modo
parziale. Le incertezze che ne derivano influiscono sulla previsione finale. Si deve
ricordare, infatti, che i valori delle previsioni dipendono fortemente dai dati iniziali e
quindi dagli errori, anche piccoli, in essi contenuti. Se si immagina il modello
meteorologico come una mappa che porta dallo spazio delle condizioni iniziali a quello
delle previsioni si osserva una grossa variabilità nelle previsioni a partire da piccole
variazioni nello stato iniziale. In particolare da un intorno dello stato iniziale si possono
generare più previsioni che vengono di solito raggruppate in gruppi (cluster). Non si può
più parlare di un’unica previsione deterministica ma di più previsioni o, per l’esattezza, di
un campione di previsioni possibili (Ensemble Prediction System) [Pelosini,
Paccagnella,Tibaldi (1994)].
Questa dipendenza delle previsioni dai valori iniziali è oggetto di studio dei centri
meteorologici, la probabilità di accadimento della previsione è derivata dalla numerosità
del cluster a cui appartiene [Buizza, Molteni, Palmer e Petroliagis (1996)].
Specificare condizioni iniziali infinitamente precise, nel caso dell’atmosfera, non è
sufficiente per avere previsioni infinitamente precise. I modelli numerici, infatti, non
usano una rappresentazione continua dello spazio, ma discreta risolvendo le equazioni
Utilizzo di previsioni meteorologiche a mesoscala: il modello LAMBO sul bacino dell’Adda
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solo in alcuni punti rappresentabili in una griglia tridimensionale. Conseguentemente i
fenomeni a piccola scala, che avvengono all’interno di una singola cella, per essere tenuti
in conto dal modello, devono essere parametrizzati. In altre parole, essi non ricevono una
descrizione analitica completa, ma approssimata attraverso relazioni empiriche. L’utilizzo
delle parametrizzazioni per descrivere alcuni fenomeni costituisce una fonte di errori, né
più né meno come l’incertezza sulle condizioni iniziali. Un’immediata conseguenza di ciò
è che in un modello non ha senso spingersi, nella risoluzione, oltre il limite di accuratezza
rappresentato dalla più rozza delle parametrizzazioni del modello stesso [Pielke (1984)].
1.1.1 La struttura dei modelli
La figura 1.1 mostra le componenti principali di un modello di simulazione matematico
che descrive la dinamica dell’atmosfera.
Una distinzione importante è quella tra variabili prognostiche, cioè quelle che compaiono
nelle equazioni del modello come derivate temporali, e le rimanenti variabili, definite
diagnostiche. Le variabili prognostiche costituiscono il legame tra diversi istanti temporali
delle variabili fisiche del modello e sono quindi quelle che permettono alla previsione di
procedere in avanti nel tempo, esse costituiscono lo stato del sistema. Le variabili
diagnostiche si calcolano a ogni istante da quelle prognostiche tramite equazioni di
bilancio (di massa ed energia) e l’equazione di stato dei gas.
Per descrivere i meccanismi in cui si ha scambio di calore, in genere, sono necessarie
quattro variabili prognostiche: il vento, nelle due componenti orizzontali, la pressione al
suolo e la temperatura. Grazie all’ipotesi di equilibrio idrostatico (in prima
approssimazione accettabile per l’atmosfera [Ferretti (1995)]), la terza componente del
vento, quella verticale, può essere ridotta a rango di una variabile diagnostica.
Utilizzo di previsioni meteorologiche a mesoscala: il modello LAMBO sul bacino dell’Adda
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Trasporto Pressione
E
m
iss
ion
e a
d o
nd
a l
un
ga
Riscaldamento
Raffreddamento
SUPERFICIE
Eq.
Energia
Bilancio
acqua
Eq.
Moto
Trasf.
radiativo
Evaporazione Precipitazione Flussi di calore
Condensazione
Radiazione
Terrestre
Radiazione Solare
Emissione
Assorbimento
Riflessione
V
en
to
su
pe
rfi
cia
le
Ri
fle
ss
io
ne
a
d
on
da
c
or
ta
Trasporto
Figura 1.1 Descrizione simbolica di un modello numerico. Ogni percorso chiuso definisce un
meccanismo di retroazione non lineare fra le componenti [Navarra 1996].
La descrizione dei fenomeni diabatici richiede l’aggiunta di un certo numero di variabili
prognostiche che può variare a seconda del grado di sofisticazione del modello. La
presente generazione di modelli include anche una dettagliata descrizione dei processi
coinvolgenti l’acqua, sia nella forma gassosa di vapor d’acqua, sia in quella liquida
(nuvole); occorre dunque aggiungere due variabili prognostiche corrispondenti al vapor
d’acqua e al contenuto di acqua liquida (nuvole totali). La descrizione dei processi al suolo
richiede la temperatura al suolo e l’umidità.
Non tutti i processi fisici elementari possono essere risolti esplicitamente dal modello.
Questo perché ciascuna cella tridimensionale del reticolo ha un volume di parecchi Km3 e
Utilizzo di previsioni meteorologiche a mesoscala: il modello LAMBO sul bacino dell’Adda
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può essere sede di fenomeni (ad esempio una formazione nuvolosa o una cella
temporalesca) senza che questi influenzino i valori assunti dalle variabili ai nodi. D’altra
parte non è possibile semplicemente ignorare i fenomeni su piccola scala. Infatti, i
fenomeni tipici delle scale piccolissime si sovrappongono alla circolazione in grande scala
dell’atmosfera e se ciò viene ignorato, si ha un drastico degrado della previsione. La
metodologia che permette di descrivere globalmente l’effetto dei fenomeni su piccola
scala (sub-grid scale processes), viene chiamata parametrizzazione dei processi fisici. La
parametrizzazione comporta inoltre che, in uno schema di integrazione alle differenze
finite, il valore di una variabile su un punto di griglia non abbia significato puntuale, ma
rappresenti il valore medio del campo all’interno di un’area centrata nel punto stesso ed
avente come dimensioni il passo di griglia.
In Appendice A sono riportate le equazioni che descrivono i processi a cui, in questo
paragrafo, si è accennato solo qualitativamente
1.1.2 I modelli operativi
Esistono due famiglie di modelli attualmente operativi:
• circolazione generale (CGM)
• ad area limitata (LAM)
I modelli a circolazione generale operativi sono molto pochi, dato che la loro
implementazione richiede un sistema complesso di raccolta dati su scala mondiale in
tempo reale. Il più conosciuto è quello in uso presso l’ECMWF (Centro Europeo di
Previsione a Medio Termine) di Reading, UK. Si tratta di un modello [Finizio, 1995] che
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integra le equazione primitive illustrate in Appendice A con metodi spettrali1 sull’intero
globo terrestre. A seconda delle differenti versioni, si possono avere risoluzioni, definite
dalla massima dimensione della cella, che vanno dai 200 Km (versione T63) ai 55 Km
(versione T213). Ad intervalli fissi, ogni sei ore, si effettua una analisi delle condizioni
iniziali e si lancia la simulazione per i 10 giorni seguenti. L’uscita del modello è
rappresentata da una serie di campi di variabili come la pressione, la temperatura, la
precipitazione ed il vento.
Le uscite dell’ECMWF sono il riferimento per tutte le previsioni meteo emesse poi dai
centri meteorologici regionali.
I LAM sono modelli che operano alla mesoscala, cioè in quella porzione di spazio che va
dalle decine alle centinaia di chilometri, essa comprende tutte le configurazioni
meteorologiche che non sono individuabili su scala sinottica, ma significativamente più
grandi delle singole nubi cumuliformi [Pielke (1984)].
Lo sviluppo dei LAM ha risposto all’esigenza di spingere la risoluzione spaziale dei
modelli fino a celle di pochi Km2 allo scopo di descrivere e prevedere i moti con scale più
piccole della scala sinottica. La riduzione del dominio di integrazione dall’intera superficie
del globo ad una porzione limitata permette di contenere notevolmente il costo
computazionale e di acquisizione dati. L’ipotesi idrostatica per la componente verticale
dell’equazione del moto pone il limite inferiore della risoluzione del LAM a circa 10 Km.
Al di sotto di questa distanza, infatti, tale ipotesi non si può più ritenere valida [Ferretti,
1995]. L’integrazione delle equazioni primitive, che solitamente avviene con metodi alle
differenze finite, pone il problema di fornire delle condizioni al contorno adeguate, oltre a
quelle iniziali.
Questo rappresenta un punto critico dei LAM, infatti essi sono fortemente influenzati
dall’inizializzazione e dall’evolversi delle condizioni al contorno. L’inizializzazione del
1
Nei metodi spettrali le variabili dipendenti sono rappresentate come serie di armoniche sferiche. La
risoluzione è definita dal troncamento della serie e viene indicata da Tn, dove n è il più piccolo numero
d’onda rappresentabile, corrispondente ad una lunghezza d’onda di (2pa/n), essendo a il raggio terrestre.
Utilizzo di previsioni meteorologiche a mesoscala: il modello LAMBO sul bacino dell’Adda
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modello è problematica per i CGM e lo diventa ancor più per i LAM, che sono
caratterizzati da una risoluzione spaziale maggiore. A questo scopo non si usano i valori
osservati dai sondaggi (troppo radi) e dalle stazioni di rilevamento, ma si utilizzano i campi
previsti dall’ECMWF. L’ECMWF fornisce anche l’aggiornamento costante delle
condizioni al contorno.
Si è osservato [Paccagnella (1995), Pelosini e Paccagnella (1993)] che il campo di pioggia
previsto nelle prime 6-12 ore di previsione è poco affidabile in quanto il modello deve
procedere al riaggiustamento dei campi che rappresentano le condizioni iniziali in modo
tale che soddisfino le equazioni della dinamica atmosferica.
I LAM operativi sono molti [Convegno SMR-ER 1995] e nella sezione seguente si da una
breve panoramica di quelli in uso in Italia.
1.1.3 Panoramica dei modelli ad area limitata attualmente in uso
Rivolgendo l’attenzione esclusivamente ai modelli operativi2 si può dire che in Italia tutti i
modelli fanno uso della approssimazione idrostatica. Il panorama italiano, per regione, è il
seguente:
Emilia-Romagna
Il servizio meteorologico regionale (SMR) gestisce il LAMBO (Limited Area Model
BOlogna) con una risoluzione max di 20 Km (celle di 14 Km*14 Km) e previsione a 72
ore data ogni 6 ore [Paccagnella, 1995]. Le equazioni del modello sono integrate attraverso
una procedura di innesto, un primo run con griglia 28 Km*28 Km utilizza le condizioni
iniziali ed al contorno fornite dal modello globale di Reading (ECMWF), successivamente
2
Con modello operativo si intende un modello gestito in modo da garantire il suo funzionamente in modo
continuo; non sono quindi considerati operativi i modelli sviluppati a scopo di ricerca, ad esempio in
ambito universitario.
Utilizzo di previsioni meteorologiche a mesoscala: il modello LAMBO sul bacino dell’Adda
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le equazioni vengono integrate su un grigliato di 14 Km*14Km utilizzando come
condizioni al contorno i risultati del primo run.
Il modello è operativo dal settembre 1993 ed è stato sperimentato con l’ENEL-CRAM ed
il Prof. Tibaldi dell’Università di Bologna. Esso è ritenuto una delle realtà più significative
esistenti in Italia [Brath e Maione (1996)].
Lombardia
Non esistendo un servizio meteorologico regionale3 vero e proprio, non è disponibile un
modello centrato specificatamente sulla Lombardia. Al centro ricerche ENEL di Milano
(ENEL-CRAM) è attivo un modello con risoluzione di 25-30 Km chiamato MEPHYSTO
[Bonelli et Al., 1995], a copertura nazionale, con output a 6 ore ed orizzonte temporale di
72 ore. Viene inoltre implementata una procedura di elaborazione dei dati in uscita al
modello (PROMETEO). Gli utenti sono oltre all’ENEL, le Regioni Piemonte e Veneto
ed il Consorzio dell’Adda. Il centro si avvale delle reti di misurazioni di questi enti per la
validazione del modello. Le condizioni iniziali vengono prese dall’ ECMWF e da sondaggi.
Dal 1998 è in uso una versione modificata del modello che per ora è operativa alla vecchia
risoluzione, è in fase di sperimentazione [Bonelli, 1998] il modello a una risoluzione
spaziale più alta con celle di circa 10 Km di lato.
Liguria
Il Centro Meteo-Idrologico della Regione Liguria (CMIRL) utilizza una versione
modificata del modello di ricerca dell’Università di Bologna (BOLAM), chiamato LILAM.
Si tratta di modello ad alta risoluzione (10 Km) con 30 livelli verticali per tenere conto
della complessa orografia della regione [Ratto et Al., 1995]. La procedura di integrazione è
3
Non esiste un vero e proprio centro meteorologico regionale, ma l’ERSAL (Ente Regionale Sviluppo
Agricolo Lombardo) è in qualche modo il riferimento previsionale della Regione, (fornisce ad esempio le
sue previsioni alla Protezione Civile). Inoltre è attivo il Centro Meteo dell’Aeronautica di Linate.
All’ERSAL e a Linate non vengono direttamente utilizzati modelli numerici, ma esiste un’attività di
elaborazione a posteriori svolta da un previsore che sulla base dell’ ECMWF, di un LAM tedesco e di
analisi soggettive fornisce la previsione per il Nord d’Italia.
Utilizzo di previsioni meteorologiche a mesoscala: il modello LAMBO sul bacino dell’Adda
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simile a quella del LAMBO, infatti non si utilizzano direttamente come condizioni al
contorno le uscite dell’ ECMWF, ma quelle di un modello intermedio chiamato DALAM
operativo al Ministero dell’Agricoltura. La taratura è stata effettuata prestando particolare
attenzione agli eventi alluvionali in territorio ligure.
Ambito nazionale
Presso il Ministero dell’Agricoltura è attivo un LAM nazionale (DALAM) della stessa
famiglia del BOLAM con risoluzione di 30 Km e previsione a 72 ore [Perini, Brunetti,
Vento (1995)]. Tra gli utenti di questo modello, oltre alla già citata Regione Liguria, ci
sono alcuni servizi agrometeorologici regionali.
1.1.4 Il modello scelto
Il paragrafo precedente ha messo in evidenza la grande variabilità dei modelli LAM
esistenti. Nel prosieguo di questa tesi si é scelto di utilizzare le uscite del modello LAMBO
per tre ragioni fondamentali:
1) La dimensione della singola griglia 14 Km*14 Km é accettabile, anche se non ottimale,
sia per quanto riguarda le applicazioni idrologiche che idrogeologiche
2) Il dominio di integrazione é ben centrato sulla zona di interesse
3) Anche se vi sono state apportate piccole modifiche, il modello é operativo dal
settembre 1993 in modo continuativo.
Utilizzo di previsioni meteorologiche a mesoscala: il modello LAMBO sul bacino dell’Adda
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Descrizione del LAMBO
Il LAMBO (LAM of BOlogna) é una versione modificata del UB/NMC (University of
Beograd/National Meteorological Centre4) attualmente in uso presso l’SMR dell’Emilia-
Romagna.
Il LAMBO fornisce quotidianamente previsioni a 72 ore con scadenza esaoraria, dal 1997,
limitatamente alla precipitazione, ogni ora. Le condizioni iniziali ed al contorno vengono
estratte dalla analisi operativa dell’ECMWF effettuata utilizzando i dati rilevati alle 00
GMT, e dalla integrazione del modello ECMWF che parte dalla stessa analisi delle 00
GMT. In realtà le integrazioni giornaliere sono due. Utilizzando i campi dell’ECMWF
viene effettuata una prima integrazione (run padre) ad una risoluzione spaziale di circa 40
Km.
Dal run padre vengono poi estratte le condizioni al contorno che, con una procedura di
innesto, servono a guidare una seconda integrazione del modello (run figlio) che fornisce
appunto previsioni a risoluzione di circa 20 Km (Figura 1.2).
Operativamente, l’integrazione avviene alle differenze finite su una griglia regolare, ma
sfalsata5 (staggered).
Un considerazione importante riguarda la dimensione globale della zona di integrazione.
Tale zona è ampia per garantire una certa affidabilità alle previsioni con orizzonti
temporali più lunghi, questo però va a scapito della precisione locale. I parametri del
modello, tarati su zone molto estese, fanno in modo che le uscite risultino buone in media
su tutto il campo di integrazione, non garantiscono però una precisione nella previsione a
livello locale. Come si può vedere in figura 1.2, la zona considerata in questo studio è al
centro del dominio di integrazione.
4
Il modello UB/NMC é operativo presso il National Meteorological Centre della NOAA (Washington
DC, USA).
5
Significa che le diverse variabili dipendenti del modello non sono definite sugli stessi punti di griglia.