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- momento in cui si verifica l’evento assicurato;
- concretizzazione della prestazione prevista dal contratto
per il verificarsi dell’evento assicurato.
Nelle prime due fasi si ha un servizio soprattutto di
consulenza, finalizzato ad individuare i bisogni del cliente e a
far comprendere le caratteristiche dei prodotti assicurativi
adatti alla sua esigenza. Se in seguito, l’evento assicurato non
si verifica, il cliente avrà usufruito solo in parte dei servizi e
dell’organizzazione messi a disposizione; viceversa nel
momento in cui l’evento si realizza la compagnia assicurativa
presterà gli altri servizi, quali la constatazione, la verifica, la
quantificazione, la liquidazione del danno, l’assistenza legale
e le attività post-vendita.
La breve esposizione dell’attività normalmente attuata dalle
società assicurative, evidenzia la peculiarità del processo
produttivo rispetto alle altre aziende di produzione. Il ciclo
produttivo, che di regola, prevede il sostenimento dei costi per
l’acquisizione dei fattori produttivi anticipatamente
all’ottenimento dei ricavi per la vendita dei prodotti realizzati,
nell’impresa di assicurazione è invertito. Considerati i costi di
carattere organizzativo necessari per dare avvio all’attività
(immobili, arredamento, organizzazione della forza di vendita
ecc.), non bisogna sostenere nessun altro acquisto di fattori
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produttivi per realizzare il prodotto assicurativo, cioè il
contratto con il quale si assume il rischio.
In ogni contratto assicurativo il ciclo produttivo inizia con
l’acquisizione di un ricavo e termina con il sostenimento di un
costo, che può anche non verificarsi.
I ricavi (c.d. premi) possono essere acquisiti per intero alla
stipula del contratto, oppure, in modo frazionato, come si
verifica spesso nelle polizze sulla vita; i costi sono
rappresentati dal risarcimento dei sinistri o dal pagamento di
un capitale o una rendita. Soprattutto i primi (che riguardano i
rami danni) sono incerti sia per il momento in cui si possono
verificare (che può anche mancare), sia per l’ammontare.
La fase iniziale del processo produttivo è rappresentata dalla
distribuzione dei prodotti assicurativi, da parte dell’orga-
nizzazione di vendita. Essa si compone di dipendenti della
compagnia o di liberi professionisti legati da un rapporto di
agenzia che, di solito, si avvalgono di collaboratori liberi. Una
volta creato il contatto con il potenziale cliente, la compagnia
procede nella fase di assunzione del rischio, che consiste nel
valutare l’idoneità ad assumere il rischio proposto. Solo se il
parere è favorevole si emette la polizza e si stipula il
contratto. Da quel momento inizia una fase di gestione di tutti i
contratti omogenei che costituiscono il portafoglio di uno
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specifico ramo. Si tratterà di aggiornare, di volta in volta, i
contratti alle variazioni delle condizioni contrattuali (es.
variazione dei benefici concordati, modifica modalità di
pagamento, ecc.) o alle variazioni di rischio (es. cambio di
professione dell’assicurato). Nel momento in cui si verifica
l’evento assicurato inizia la fase di erogazione delle
prestazioni assicurate; si procederà all’individuazione del
danno, alla valutazione del risarcimento e alla sua liquidazione
da parte degli organi preposti a tali funzioni.
Le compagnie assicurative non sempre assumono il rischio,
specificato in contratto, per intero o direttamente. Esse
possono dividerlo con altre compagnie oppure trasferirlo.
Entrambe le operazioni costituiscono fasi tipiche del processo
di produzione assicurativo: la coassicurazione e la
riassicurazione attiva o passiva.
La coassicurazione consiste nell’assumere solo una quota di
rischio, la rimanente quota é assunta, invece, da altre
compagnie. Ciò si verifica quando il rischio da assicurare è
particolarmente elevato e non può essere sostenuto da una
singola compagnia (es. rischi tecnologici). La particolarità
della coassicurazione è nella molteplicità dei rapporti
instaurati fra assicurato e imprese assicuratrici; non esiste fra
queste alcun tipo di solidarietà in caso di indennizzo, in
quanto il rischio trattato, pur essendo unico, fa sorgere tanti
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rapporti autonomi tra assicurato e assicuratori. Si avranno
pertanto premi distinti pagati alle singole compagnie e anche i
risarcimenti saranno pagati secondo la quota da ciascuna
assunta. Secondo la legge 772/86, la coassicurazione relativa
a polizze contro i danni stipulate per la copertura dei rischi nel
territorio italiano, si può effettuare anche con compagnie che
hanno la sede legale in altri paesi della CEE, purché la delega
per la gestione spetti ad un’impresa italiana.
La riassicurazione consiste nel cedere ad altre compagnie
quote di rischi assunti (riassicurazione passiva) o acquisire da
altre compagnie quote di rischi ceduti (riassicurazione attiva).
Tale possibilità consente alla compagnia di assicurazione di
migliorare l’equilibrio della gestione e rendere omogenei i
portafogli. Essa potrà cosi trasferire ad altri, i rischi ritenuti
non consoni alla struttura del suo portafoglio e allo stesso
tempo acquisire da altri i rischi che le consentono di
raggiungere l’equilibrio desiderato. La riassicurazione produce
effetti diversi nei confronti degli assicurati, in quanto il
rapporto che s’instaura è tra assicurato e un solo assicuratore.
Egli avrà contatti con un’unica compagnia, ad essa pagherà il
premio per intero e ad essa chiederà il risarcimento al
verificarsi dell’evento previsto in contratto. Ovviamente,
l’impresa che si è riassicurata pagando un premio al
riassicuratore, riceverà da questi la parte di risarcimento ad
esso spettante in base al rischio trasferitogli.
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L’inversione del ciclo economico-finanziario che vede l’entrata
d’ingenti capitali anticipata rispetto all’uscita di mezzi
monetari, consente alle compagnie di disporre di notevoli
mezzi finanziari che vanno investiti per far fronte agli impegni
presi. La gestione finanziaria è così intimamente connessa a
quella caratteristica, rappresentando un completamento della
attività tipica. La compagnia deve investire i premi raccolti in
modo da coprire le somme da corrispondere agli assicurati al
momento opportuno. Il presupposto economico-tecnico da
rispettare per una corretta e redditizia gestione consiste
nell’incassare un ammontare di premi in ogni singolo ramo
capace di coprire il totale dei costi, che secondo una
probabilità statistica si potranno verificare in quel ramo.
Realizzare tale obiettivo significa attivare una gestione
patrimoniale capace di far “fruttare” i premi raccolti e attuare
una corretta aggregazione dei rischi che li renda omogenei e
utilizzabili statisticamente. La compagnia ha la possibilità di
ridurre l’aleatorietà che accompagna un singolo evento se
tratta un gran numero di eventi contemporaneamente.
Applicando la legge dei grandi numeri, infatti, è possibile
ipotizzare che numerosi rischi individuali e indipendenti siano
rappresentabili secondo una distribuzione normale o di Gauss,
il che consente di prevedere con ragionevole approssimazione
il numero di sinistri che si potranno verificare in un certo
intervallo di tempo. Ecco che, se per un singolo evento (es.
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l’incendio di uno specifico appartamento) è quasi impossibile
prevedere quando si verificherà, per una serie di eventi
omogenei (es. l’incendio degli appartamenti) la previsione
diventa molto più attendibile. La società assicurativa per
stimare con un buon grado di approssimazione i possibili costi,
deve operare con un adeguato portafoglio, che le consenta sia
di ridurre al minimo i rischi sia di rendere costante nel tempo
le entrate e le uscite.
Queste caratteristiche della gestione le troviamo nei due rami
di cui si compone l’attività assicurativa: il ramo vita e il ramo
danni (o elementare), anche se sono molto diversi tra loro.
Il ramo vita riguarda contratti stipulati su eventi collegati con
la persona dell’assicurato. In questo caso, dietro pagamento di
un premio ricorrente o unico, la persona si garantisce la
corresponsione di un capitale o di una rendita ad una certa
data futura per se o per altri beneficiari in caso di vita, oppure
una prestazione in caso di morte (capitale o rendita).
Il ramo danni riguarda, invece, contratti stipulati su eventi che
possono colpire direttamente o indirettamente il patrimonio
dell’assicurato. Esempi del primo tipo possono essere le
polizze incendio o furto sull’abitazione, con le quali si tutela la
propria casa dai danni economici derivanti da tali eventi;
esempi di tutela indiretta possono essere le polizze di
responsabilità civile che tutelano l’assicurato dai risarcimenti
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che questi sia tenuto a corrispondere a terzi per fatti a lui
imputabili.
Le componenti, aleatoria e finanziaria, si presentano in
maniera diversa nei due rami. Il ramo vita si caratterizza per
un basso rischio, facilmente prevedibile attraverso le tavole
statistiche di mortalità, ed un’elevata componente finanziaria
determinata soprattutto dal carattere pluriennale delle polizze.
Il ramo danni, al contrario, presenta una componente di rischio
prevalente rispetto a quella finanziaria, dato che non è
importante la redditività nelle polizze.
Tali diversità hanno spinto il legislatore (L.742/86) a stabilire il
divieto di esercizio congiunto delle assicurazioni vita e di
quelle dei rami elementari per tutte le nuove imprese, mentre
quelle che alla data del 15 marzo 1979 svolgevano entrambe
le attività devono adottare, anche sotto il profilo contabile, una
gestione separata. A tale divieto si aggiungono poi norme
specifiche che impongono alle compagnie di effettuare precisi
investimenti, garantire determinati rendimenti, evitare di
utilizzare somme del ramo vita per pagare risarcimenti del
ramo danni.
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1.2 LA GESTIONE TECNICA
Nelle imprese di assicurazione, sia la gestione tecnica che
quella patrimoniale svolgono un ruolo importante, data la
peculiarità del ciclo produttivo, nel processo di produzione
reddituale. La gestione tecnica (o industriale) comprende le
operazioni tipiche dell’attività assicurativa: assunzione dei
rischi, incasso dei premi, gestione del portafoglio polizze,
pagamento delle somme spettanti agli assicurati per
risarcimenti, oppure per capitali o rendite maturate su polizze
vita. Tali attività possono riguardare un singolo ramo, se la
compagnia ha deciso di specializzarsi per massimizzare i
vantaggi derivanti dalla concentrazione di rischi a struttura
omogenea; più rami assicurativi, se la compagnia giovandosi
della sua organizzazione, che necessariamente deve essere
capillare, cerca di ridurre i costi commerciali su una
produzione più ampia. In questo secondo caso, è possibile che
siano gestiti anche rami che non interessano direttamente la
gestione tecnica, ma che sono comunque necessari per offrire
alla clientela una gamma completa di prodotti. Si evita, così, di
ingenerare nei clienti un’idea di scarsa dotazione patrimoniale
per affrontare i diversi rischi esistenti.
La riassicurazione, che rientra nella gestione tecnica,
consente d’altra parte di riequilibrare il portafoglio
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assicurativo. La società potrà cedere i rischi relativi ai rami
marginali ad un riassicuratore specializzato e, a sua volta,
ricevere da assicuratori non specializzati riassicurazioni attive
nel ramo che maggiormente interessa. L’impresa riesce così a
moltiplicare il numero di rischi assunti “convertendo”,
attraverso un doppio contratto di riassicurazione, i contratti
che non interessano con quelli di rami preferiti.
La riassicurazione, come già visto, consiste nel trasferire ad
altri o accettare da altri, contratti assicurativi, al fine di
migliorare la propria attività assicurativa. Essa assume un
significato diverso a seconda che si riferisce al ramo danni o
al ramo vita. Inoltre, esiste una maggiore complementarietà tra
attività diretta e riassicurazione passiva. Nel ramo danni si
pratica, normalmente, per trasferire rischi che possono
compromettere l’equilibrio tecnico del portafoglio (es. possono
aggravare la sinistrosità complessiva del ramo) o essere
incompatibili con la dotazione patrimoniale (es. un’eccedenza
di rischi rispetto alla capacità di ritenzione). Nel ramo vita,
invece, la riassicurazione passiva è utilizzata per ridurre
l’esigenza di finanziamento connessa all’acquisizione di nuovo
portafoglio (si trasferisce ad un’altra impresa l’esigenza di
finanziamento degli investimenti, delle riserve matematiche e
delle provvigioni anticipate).
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La riassicurazione attiva può essere esercitata come attività
autonoma non collegata funzionalmente ad altre decisioni
relative alla gestione tipica, mentre, come detto vi è una
stretta connessione fra attività diretta e riassicurazione
passiva.
La prima, dal punto di vista economico, si definisce come
un’abituale attività assicurativa, che garantisce un margine di
gestione tecnica, dei proventi legati agli investimenti e
comporta costi per provvigioni d’acquisto a favore della
compagnia riassicurata che rimane titolare del rischio.
La riassicurazione passiva, invece, genera un’uscita dovuta ai
premi ceduti, controbilanciata da entrate a titolo provvigionale
e rimborsi dei sinistri ceduti. La compagnia, in sostanza,
rinuncia a flussi di proventi patrimoniali derivanti
dall’investimento diretto dei premi raccolti e li scambia con
provvigioni di vendita e rimborsi.
E’ ipotizzabile che la compagnia di assicurazione modifichi la
percentuale di rischi riassicurati al viariare del risultato del
lavoro diretto (saldo tecnico lordo); se questo peggiora per via
di un incremento della sinistrosità, la compagnia incrementerà
le cessioni, trasferendo al riassicuratore un rischio maggiore.
Ciò determina un incremento di risultato della riassicurazione
passiva (saldo delle cessioni) e una contestuale riduzione del
risultato della gestione ordinaria patrimoniale. Un simile
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comportamento consente solo nel breve periodo alla società
riassicurata di ammortizzare il peggioramento del risultato
tecnico. Infatti, il tasso fissato in anticipo rispetto al periodo di
copertura dal riassicuratore verrà rettificato in occasione della
successiva negoziazione dei contratti riassicurativi, sulla base
delle nuove statistiche di sinistrosità, a discapito
dell’economicità della compagnia riassicurata. Il
riallineamento, che non si produce in tempi brevi date le
caratteristiche della negoziazione del mercato riassicurativo, è
comunque necessario per garantire il regolare funzionamento
del sistema.
La combinazione della gestione diretta e della riassicurazione
(attiva e passiva) determina il risultato tecnico di gestione, che
rappresenta un indicatore importante sia della capacità di
creare utile da parte della compagnia e sia per il raffronto fra
compagnie assicurative. Tale risultato non considera i
contributi provenienti dalla gestione patrimoniale che non sono
tanto influenzati dalle decisioni attinenti alla gestione corrente,
quanto da altri fattori quali le politiche di bilancio, l’anzianità
della compagnia, la stabilità della proprietà, le condizioni del
mercato mobiliare e dei tassi.
Ovviamente, i risultati d’esercizio sono strettamente legati a
quell’insieme di eventi aleatori negativi, che rappresentano il
rischio principale che corre l’impresa di assicurazione e che
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possono determinare ricavi di vendita incapaci di coprire i
costi per indennizzi e gli altri costi di gestione.
Compito della gestione assicurativa è, quindi, analizzare
distintamente i rischi e cercare di ridurre al minimo le
conseguenze negative da essi prodotte.
Si classificano, tradizionalmente, tre categorie di eventi
aleatori:
- rischi di gestione (o interni),
- rischi di mercato (o esterni),
- rischi di negoziazione.
Il rischio di gestione, può scaturire da errate previsioni sui
sinistri, da rendimenti degli investimenti inferiori a quelli
utilizzati per fissare le tariffe, da spese per l’amministrazione
non coperte dall’addizionale di premio, che determinano un
ammontare di premi insufficienti a garantire gli impegni verso
gli assicurati. Il risultato della gestione tecnica è influenzato
dal processo di formazione dei premi, dalla sinistrosità degli
eventi, dalla presenza o meno di una pluralità di assicurati.
Per determinare il premio di tariffa di una polizza è necessario
partire dal premio puro che rappresenta il corrispettivo del
rischio e aggiungere i caricamenti che servono a coprire le
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spese amministrative e commerciali e a permettere un certo
utile.
Il premio puro è frutto dell’applicazione di principi statistici e
della legge dei grandi numeri, che consentono di fissare un
prezzo notevolmente inferiore al danno ipotetico assicurato.
Le ipotesi che stanno alla base dell’applicazione di tali principi
sono: l’omogeneità, normalità e numerosità dei rischi
assicurati. Tuttavia, tenere presente questo nella
determinazione dei premi non esclude la possibilità che gli
eventi rilevati a posteriori siano discosti da quelli stimati e
utilizzati nel calcolo. Gli scostamenti tra frequenza stimata e
rilevata possono essere dovuti:
- alla dispersione della distribuzione dei sinistri rispetto alla
normalità;
- al cambiamento dei fattori che possono influenzare la
frequenza o l’ammontare dei sinistri e rendere non più
attendibili le aspettative di sinistrosità;
- alla disomogeneità degli eventi aleatori del portafoglio;
- alla scarsità dei dati statistici.
Tale situazione non si può eliminare completamente e
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rappresenta il rischio di gestione tipico, anche se ci sono
differenze fra il ramo vita e il ramo danni.
Lo scostamento che si può verificare nel ramo vita è di regola
molto lieve. Nel calcolo del premio puro le compagnie tengono
conto di due fattori: le tavole di mortalità e un tasso
d’interesse prudenziale. L’esistenza di dati storici analitici
relativi alla mortalità e l’equiprobabilità dei fattori che possono
causarla, consentono stime molto accurate che minimizzano
gli scostamenti.
Nel ramo danni il calcolo è più difficile per via di una
sinistrosità che può essere irregolare nel tempo per via di una
disomogeneità del portafoglio rischi. Qui il calcolo del premio
puro, oltre a considerare le serie statistiche, si basa anche su
analisi empiriche che cercano di individuare il grado di
verificabilità di un evento.
Le compagnie cercano in vari modi di limitare i rischi e
rispettare i presupposti statistici:
- trattando un numero elevato di rischi;
- rendendo omogenee le classi di rischio;
- scartando i rischi che presentano caratteristiche diverse da
quelle del portafoglio.