SANT’ABBACIRO DE MILITIIS O DE VALERIIS
Questa chiesa, di cui non è certa la data della costruzione, fu
dedicata ai medici alessandrini Abbas Ciro e Giovanni, che furono
decapitati a Canopo in Egitto nel 303 durante la persecuzione di
Diocleziano (303-310)
77
.
S. Cirillo, Patriarca di Alessandria, portò le due salme a Menoutis
presso la chiesa locale che da allora divenne uno dei santuari più
famosi d’Egitto. In seguito, secondo una leggenda, due monaci, di
nome Grimoaldo ed Arnolfo, nel 407, durante il pontificato di
Innocenzo I (402-417), trasferirono le salme dei due martiri dall’urna
di porfido conservata nella chiesa egiziana, ritenendole in pericolo per
l’invasione dei saraceni in Egitto, e le portarono al sicuro a Roma
nella casa della ricca vedova Teodora in Trastevere.
Il giorno successivo i due martiri apparvero in sogno alla matrona
Teodora e le ordinarono di trasportare i loro corpi fuori città, nella
chiesetta intitolata a S. Passera, che la donna aveva fatto costruire nei
suoi possedimenti lungo la Via Portuense
78
.
77
A Roma vi erano altre chiese dedicate a martiri medici come ad
esempio quelle intitolate ai SS.Cosma e Damiano. (cfr. pp.53-55).
78
Caraffa 1967, pp.4-6.
E’ difficile identificare il sito esatto dove fosse ubicata questa
chiesa; il Severano
79
pose in evidenza che questo luogo di culto si
trovava nel foro di Traiano vicino al monastero di S.Caterina; il
Martinelli
80
conferma la stessa tesi, aggiungendo che la chiesa era
situata nel luogo detto, nel medioevo, �Balnea Pauli�, da cui deriva il
nome volgare Magnanapoli.
Per l’Armellini
81
e l’Hülsen
82
si trovava sulla Via Biberatica,
mentre per lo Spezi
83
la chiesa era presso l’estremità settentrionale del
grande emiciclo del foro di Traiano, nel sito odierno del palazzo di
Roccagiovine
Per il Lombardi
84
si trovava non poco distante dalla torre delle
Milizie e per altri autori, in particolare per il Grimaldi
85
, la chiesa fu
confusa con S. Salvatore delle Milizie.
Il papa Anacleto II (1130-1138) affidò alla basilica dei XII
Apostoli la chiesa di S. Abbaciro
86
.
79
Cod. Vall. G,16.
80
Martinelli 1653, pp.332-333.
81
Armellini 1891, pp.179-181.
82
Hülsen 1927, p.160.
83
Spezi 1930, pp. 69-70.
84
Lombardi 1996, p.35.
85
V.Z.III 1946, p.234.
86
“Beati Abbacyri ecclesiam positam intra parochiam in loco qui
dicitur Biberatica” (RPR II 1885, p.913).
Non vi sono notizie di come fosse l’interno della chiesa, ma,
osservando la pianta dell’Hülsen si deduce che la chiesa era un’aula
mononave con abside semicircolare sporgente.
Nel 1911, per isolare la zona della Torre delle Milizie dai Mercati
Traianei, la chiesa fu distrutta
87
.
A Roma vi erano altre due chiese dedicate a questi martiri: una si
trovava sul Celio ed era dedicata ai SS.Erasmo ed Abbaciro
88
,forse
eretta da S. Benedetto; fu anche detta “De Valeriis” perché fu costruita
accanto alla casa dei Valerii; Papa Leone III (795-816) eresse nelle
vicinanze uno Xenodochium (ospedale)
89
.
L’altra, S.Abbaciro ad Elephantum, forse costruita da Papa
Leone III (795-816)
90
, si trovava nella regione di Trastevere vicino
alla casa, detta “ad Elephantum” del vescovo Lucido
91
.
87
Lombardi 1996, p.35.
88
Armellini 1891, pp.122-124.
89
�Fecit autem et in oratorio sancti Abba Cyri qui ponitur in
xenodochium qui appellatur a Valeriis canistrum ex argento.
pens.lib.II semis� (LP II, p.25).
90
LP II,p.12.
91
Armellini 1891, pp.563-564.
S. ANDREA IN CATABARBARA
Il santuario fu dedicato da Papa Simplicio (468-483) a S. Andrea
Apostolo
92
, fratello di S.Pietro, che dopo aver evangelizzato l’Asia
Minore e la Grecia, morì a Costantinopoli. In quel luogo, fu costruita
una prima chiesa dedicata al santo e le sue reliquie furono trafugate da
Costantinopoli nel 1210 per trasportarle ad Amalfi.
Il Vangelo di Giovanni attesta che Andrea fu il primo degli apostoli
ad essere chiamato da Gesù; proprio per questa ragione in controversia
con la chiesa apostolica romana, la liturgia bizantina considera Andrea
�Prot�kletos� cioè primo chiamato
93
.
La controversia trovò soluzione allorché papa Gelasio (492-496) e
in seguito papa Simmaco (498-514) decisero di erigere un’altra chiesa
dedicata a S.Andrea, vicino alla basilica di S.Pietro, ove fu deposto il
braccio del santo
94
.
La chiesa di S.Andrea in Catabarbara, che si trovava a sud-ovest di
S.Maria Maggiore, sul terreno dell’attuale convento di S. Antonio
95
,
era originariamente la Basilica di Giunio Basso.
92
�Hic dedicavit iuxta basilicam Sanctae Mariae basilicam Beati
Apostoli Andreae�. (LP I, p. 249).
93
Gardini 1964, coll.1094-1096.
94
Armellini 1891, p.737.
95
Lombardi 1996 p.41.
Dall’analisi delle fonti, si è riscontrato che a Roma vi furono due
consoli col nome Giunio Basso. Ne nacque una controversia, che fu
risolta dal Chastagnol
96
, dopo il ritrovamento di un’epigrafe statuaria
nella villa dei Bassi sulla Via Flaminia.
L’epigrafe confermò che il console del 331 era il padre del
praefectus urbi Iunius Bassus, nato nel giugno 317 e morto neofita
nel 359 e titolare del famoso sarcofago che si trova nelle Grotte
Vaticane; ciò è anche accertato da un’iscrizione che indica il nome del
console come proprietario e la data della donazione
97
.
Si è ipotizzato che la basilica potesse essere un edificio funerario
per un bambino, tesi poi negata dalla parola �Feliciter� che compare
nell’iscrizione dedicatoria di Giunio Basso; il divieto di sepoltura
nell’interno della città in quel periodo e la grandezza dell’edificio,
esagerata per quello scopo
98
, confermano la teoria che la costruzione
non potesse essere un edificio funerario.
Intorno al 476 l’edificio apparteneva a Flavius Theodobius Valila,
di origine gota, fu magister equitum praesentalis con Ricimero
99
,
96
Chastagnol,1262, pp.60-66
97
�Iunius Bassus vir clarissimus consul ordinarius propria impensa a
solo fecit et dedicavit feliciter�. (CIL VI 1737).
98
Ragna Enking 1964, p.6.
99
Hülsen 1899, pp.171-173.
che, a differenza dei suoi commilitoni che erano ariani, sembra sia
stato cattolico.
Egli avrebbe donato la basilica a Papa Simplicio (468-483), che,
secondo quanto è attestato dal Liber Pontificalis, mantenne la struttura
architettonica e la decorazione pagana preesistente ed aggiunse
soltanto l’abside con un mosaico cristiano, sotto il quale vi era
quest’iscrizione dedicatoria: “Haec tibi mens Valilae praedia Christae
cui testator opes detulit ipse suas Simpliciusq.: papa sacris
caelestibus aptans effecit vere muneris esse tui. Et quod apostolici
deessent limina nobis martyris Andreae nomine composuit. Utitur hac
haeres titulis ecclesia iustis succedensq.: domo m�stica iura locat
plebs devota veni perq.: haec commertia disce terreno censu regna
superna peti�
100
.
Sono, invero, consistenti i dubbi sull’autenticità della donazione,
anche a causa della scarsezza delle fonti letterarie.
Appare assai controversa, infatti, la reale esistenza del goto Valila,
in considerazione del fatto che alcuni copisti sostituiscono nella su
citata iscrizione al nome di Valila l’avverbio valide
101
.
Molto suggestiva in proposito è la tesi di Margherita Cecchelli
102
,
secondo cui Valila non sarebbe mai esistito storicamente, anche
100
de Rossi II,1888, p. 436.
101
Mazzoleni 2000, pp.1-4.
102
Cecchelli 1991, pp.62-66.
perché nella biografia di papa Simplicio
103
non vi è alcuna esplicita
menzione sul beneficiario della donazione, essendo peraltro nominato
soltanto il papa, contrariamente a quanto previsto nelle usuali
iscrizioni dedicatorie dell’epoca. La questione, tuttavia, rimane ancora
aperta.
Nella vita di Gregorio II (715-731), si legge che furono costruiti,
accanto alla chiesa, un ospedale e un monastero, dove si ritirò una
certa Barbara, amica e corrispondente del papa a cui sarebbe dedicata
la chiesa
104
.
Papa Leone III (795-816) restaurò i tetti di una basilica,
�quae appellatur Catabarbara Patricia�
105
e provvide a chiudere
delle finestre con murature, su cui furono apposti degli affreschi
raffiguranti il martirio degli apostoli Pietro e Paolo.
Ciò è attestato, anche, dal Severano
106
che aggiunse che sotto
l’affresco vi era quest’iscrizione: �Petrus et Paulus Romanis
praedicant et docent de Regno Dei�
103
LP I, p. 249.
104
“Instituit gerontocomiun quod post absidam sanctae dei genetricis
ad praesepae situm est monasteriumquae iuxta positum Sancti
Andreae Apostoli quod Barbarae nuncupantur, ordinavit�.
(LP II p.17).
105
LP II, p.302.
106
Severano 1630, pp.685-687.
E’ da evidenziare che il nome Catabarbara scomparve in seguito
cedendo il posto all’appellativo Exaiulo, corrotto in seguito in Assaio,
come testimoniano il Liber Censum
107
(X sec.), il catalogo di Parigi
(XII sec.)
108
e il catalogo di Torino (XV sec.)
109
.
Il Bosio
110
identificò S. Andrea in Catabarbara con S. Andrea n
Assaio o in Exaiulo, ma oggi tale ipotesi non è accettata.
Infatti per la Cecchelli S. Andrea in Assaio potrebbe essere un
monastero sorto nei pressi della basilica Liberiana
111
; per la Cartocci
la chiesa di S. Andrea in Aurisario potrebbe identificarsi con quella di
S Andreas Arcus Auri che si trova tutt’oggi all’incrocio tra via del
Colosseo e via del Cardello
112
.
L’edificio di S. Andrea in Catabarbara era a navata unica con
un’ampia abside sul fondo e con un atrio biabsidato, provvisto di
ingresso a trifora; l’aula forse era coperta da un tetto in legno e
l’abside da una volta a catino.
Le pareti erano decorate da quattro mosaici in opus sectile: due,
conservati nei musei Capitolini, raffigurano una tigre che azzanna un
107
L.C. in Hülsen 1927, p.26
108
V.Z. III, 1946, p. 277.
109
V.Z. III, 1946, p.300.
110
Bosio 1634, p.420.
111
Cecchelli 1993, p.39
112
Cartocci 1993, p.39.
cerbiatto e la medesima fiera che assale un piccolo toro (Tav.5-6)
113
;
gli altri due mosaici, che si trovano nel palazzo Albani, situato in via
delle Quattro Fontane, sono di carattere mitologico e rappresentano il
primo, un personaggio in piedi su una biga, forse il console Giunio
Basso
114
, scortato da quattro cavalieri che sollevano delle cornucopie,
simboli di abbondanza; il secondo rappresenta il mito di Hyla
115
.
Nell’abside, invece, vi era un mosaico, forse del V secolo,
raffigurante Cristo barbato e nimbato
116
con un pallio rosso, orante su
un monte da cui scaturivano i quattro fiumi.
La mano destra era alzata nel gesto dell’adlocutio, mentre la
sinistra teneva un libro nella posizione detta della �lettura interrotta�.
Ai lati del Cristo vi erano sei apostoli con atteggiamento diverso
117
;
il de Rossi identificava tra questi Pietro, Paolo e S.Andrea
118
, mentre il
Ciacconio, come è riportato dal Leclercq
119
, propose di riconoscere
anche Matteo, Giovanni e Taddeo.
113
Sapelli 2000, p.137-138.
114
de Rossi, 1871, pp.50-53.
115
Ashby- Lugli 1932, pp.245-246.
116
Mazzoleni 2000, pp.3-4.
117
Bovini 1971, pp.225-228.
118
de Rossi, 1871, pp.60-64.
119
Leclercq 1936, coll. 2352-2354.
Nel 1024 S.Andrea veniva ceduta al monastero tedesco di
S.Salvatore in Fulda, che lo tenne per più di un secolo, in quanto nel
1192 la chiesa ricompare tra i beni della curia romana.
Sulle rovine della chiesa, indicata nella pianta del Bufalini del
1551, distrutta nel 1686, oggi si trova il collegio pontificio Russicum
istituito da Pio XI.
A Roma vi sono altre chiese dedicate a S.Andrea:
• S.Andrea de Aquarenaris (S.Maria della Pace)
120
;
• S.Andrea delle Fratte
121
;
• S.Andrea a Monte Cavallo o al Quirinale
122
;
• S.Andrea della Valle
123
.
120
Armellini 1891, pp.369-371; Unnia - Calnotti 1977, pp.196-198.
121
Armellini 1891, pp.299-301; Unnia - Calnotti 1977, pp.267-268;
D’Onofrio 1998.
122
Armellini 1891,pp.184-185; Matthiae 1968;Unnia-Calnotti 1977,
pp.304-305.
123
Armellini 1891, pp.454-455; Ortolani 1960; Unnia - Calnotti 1977,
pp. 217-219.
S.CESARIO IN LATERANO
Quest’oratorio, dedicato a S.Cesario, era un santuario di origini
antichissime.
Secondo la passio del V secolo, Cesario era un diacono di origine
africana, che avrebbe subito il martirio a Terracina durante l’impero di
Nerone (54-68)
124
.
Nella biografia di papa Sergio I (687-701)
125
, si leggono gli
avvenimenti tragici dopo la morte di papa Conone (686-687); in quel
periodo, sulla base del Liber Pontificalis, vi erano due partiti: uno era
favorevole a Teodoro per la successione al papato, l’altro
all’arcidiacono Pasquale. Gli aderenti ad entrambe le fazioni
occuparono il palatium, considerato da molti studiosi come il palazzo
Lateranense.
Poiché le due fazioni non raggiunsero alcun accordo, nacque un terzo
partito che elesse Papa Sergio.
Questi, nell’impossibilità di essere proclamato Papa nell’episcopio
occupato dalle fazioni avverse, fu dapprima scortato dal partito
124
Amore 1966, coll.1154-1156.
125
LP I, p.481.
sostenitore in un edificio adiacente: l’oraculum beati Cesari Christi
martyris intra palatium
126
.
Dalla biografia di Sergio II (844-847) si evince che l’oratorio fosse
ubicato nel “vestiario” lateranense
127
.
Non poco distante dall’oratorio, durante il pontificato di Papa
Callisto II (1119-1124), fu costruita una cappella nella parte
occidentale del palazzo lateranense
128
.
Invero non vi è piena convergenza, alla luce delle fonti letterarie,
sull’esatta ubicazione del monumento; infatti, secondo il catalogo di
Leone III (795-816)
129
, l’unico santuario di Cesario all’interno delle
mura era l’“oratorium Sancti Cesarii qui ponitur in monaterio de
Corsas”, situato vicino alla chiesa di Sisto Martire sulla Via Appia
130
.
Dagli studi del Duchesne
131
si evince invece che il palatium non era
il Laterano, ma coincideva con il palazzo imperiale sul Palatino, ove a
quel tempo furono apportati ampi rinnovamenti.
126
LP I, p.297.
127
�Hic a Deo protectus venerabilis et praeclaris pontifex fecit in
Patriarchio lateranense, in oratorio beati martyris qui positus est
in vestiario�. (LP II, p.93).
128
LP II, pp.322-325.
129
In Hülsen 1927, pp.6-10.
130
Armellini 1891, pp.595-596.
131
Duchesne 1886, in LP I, n°16.
Lì, infatti, sempre secondo lo studioso, vi sarebbe stata una cappella
dedicata al martire di Terracina
132
.
Il Duchesne, inoltre, a conferma della tesi secondo la quale
l’ubicazione dell’oratorio potrebbe essere sul Palatino, fa riferimento
ad un’epistola di Gregorio Magno relativa alla traslazione dei ritratti
dell’imperatore Foca e della sua consorte Leonzia; e di un’icona in
�oratorio Sancti Caesari intra Palatio�
133
.
Ciò attesterebbe che l’oratorio sia stato un chiesa bizantina, in
quanto appare non verosimile che un’icona fosse ubicata in un palazzo
papale. Per queste ragioni, secondo il Duchesne, la chiesa di S.Cesario
in Palatio era detta S.Cesario Graecorum perché accanto vi sorse un
monastero bizantino
134
.
L’oratorio fu distrutto a seguito di un rovinoso incendio avvenuto
nel 1308 durante il papato avignonese
135
.
Oggi vi è una sola chiesa dedicata a S.Cesareo ed è quella ubicata
sulla via Appia
136
.
132
Hülsen 1924, pp.383-386.
133
Greg.Magno append.VIII, ep.XIII, 1 (in Recchia IV,2000,
p.364).
134
Duchesne 1900, pp.17-20.
135
Lombardi 1996, p.52.
136
Armellini 1891, pp.595-596; Unnia - Calnotti 1977, pp.401-402.
S.CIRIACO IN THERMIS
Questa chiesa, di cui non si conosce l’esatta ubicazione, si trovava
in una zona della IV regio.
Per l’Hülsen
137
e il Rava
138
, la chiesa era situata vicino alle terme
di Diocleziano, sulla base del ritrovamento nel 1873 di un’abside di
quattro arcate nei pressi del padiglione sud-ovest del Ministero delle
Finanze.
Altri studiosi, come il de Rossi
139
ed il Gatti
140
e il Lombardi
141
,
invece, sostennero che il titulus, di cui la prima menzione risale al
Sinodo romano del 499, si trovasse fuori delle terme e precisamente
sotto il padiglione nord-ovest del Ministero delle Finanze.
Il Fedele attesta che un �domnus� Bonizzo era rettore del
monastero di S.Ciriaco
142
.
La chiesa era dedicata a S. Ciriaco, un diacono che si acquistò
meriti nei confronti di Diocleziano, liberando la figlia dell’imperatore
da un demonio.
137
Hülsen 1927, pp.245-247.
138
Rava 1928, pp.160-162.
139
de Rossi 1869, pp.94-95.
140
Gatti 1911, p.200.
141
Lombardi 1996, p.53.
142
Fedele 1905, p.43.