IV
'gothic romance' della seconda metà del '700, con Walpole, Radcliffe e
Lewis, ed ha acquistato sempre nuove definizioni, quali ‘terrore’,
‘nero’, ‘soprannaturale’ e ‘fantastico’, con nomi del calibro di Mary
Shelley, Robert Louis Stevenson, Henry James o Bram Stoker. La
paura derivata dall'instabilità, allora, appare come una reazione
all'eccesso di razionalità e schematizzazione con cui comincia ad
essere concepito ogni aspetto della vita, e non è affatto un caso che il
'gothic romance' ed il filone fantastico che ne è derivato, abbiano avuto
origine nell'Inghilterra del XVII secolo, dove l'etica del lavoro e le
precise norme morali dovevano portare ad un contatto diretto con Dio,
senza intermediari, e, nello stesso tempo, ad un profondo senso di
colpa per un peccato originale sempre presente. Ecco, allora, che paura
e fantastico vengono ad avere la stessa dimensione psicologica, là dove
la prima porta al blocco dell'agire umano e all'istinto di difesa
dell'esistenza, mentre il secondo agisce proprio sugli spazi di
sicurezza, quali la casa o la famiglia, per mostrare all'individuo la
proiezione dei suoi desideri e paure, l'immagine del rimosso, ciò che
V
Freud chiama "perturbante"
1
, e che Julia Kristeva definisce come un
qualcosa che porta alla percezione dell'orrore "insolente nella luce
violenta dell'obitorio gremito di adolescenti smarriti".
2
Ed è proprio la comprensione di come un sentimento tanto
ambiguo quanto coinvolgente come la paura possa esprimersi e
rivendicare a pieno il suo ruolo all'interno della letteratura, ci porta allo
scopo di questa dissertazione: l'analisi comparata di due autori, due
modi di scrivere, attraverso i quali le paure e i mostri che affliggono la
vita di ogni uomo, si delineano ed evidenziano in lavori letterari, che
sono entrati, indubbiamente, nella storia del genere horror e fantastico
e nel cuore dei lettori appassionati: H.P Lovecraft e Stephen King
sono, non soltanto espressioni evidenti di come il binomio paura-
letteratura sia intimamente legato alla vita, ma anche entrambi
esponenti di un'America pervasa di una profonda crisi sociale, seppure
in momenti e con modalità alquanto differenti tra loro: l'uno, il
1
Sigmund Freud, Il Perturbante, a cura di Cesare Musatti, Roma-Napoli, edizioni Theoria, 1990, p.
159.
2
Julia Kristeva, Poteri dell’orrore, Milano, Spirali Edizioni, 1981, p. 82.
VI
"solitario di Providence" (come viene molto spesso definito da studiosi
e critici), vive le contraddizioni degli inizi del novecento e del primo
dopoguerra, ma le vicende del suo tempo non lo appassionano più di
tanto, si dichiara sostenitore prima di posizioni reazionarie fino a
plaudire il razzismo hitleriano, poi sente propria la critica marxista
dell'economia e ammira Roosvelt, ma nessuna di queste scelte lascia
su di lui un'impronta duratura. Il motivo determinante della sua
letteratura, come vedremo, è l'approccio intellettuale alla tematica
della paura, reso possibile dalle numerose letture e studi che fecero
parte della sua adolescenza, così tale da contrastare i tanti orrori
artificiali degli anni '20-'30 con quelli della mente, con i tanti mostri
che solo la sua mente era in grado di intuire.
Stephen King è considerato l'indiscusso autore horror più
prolifico dei nostri giorni, uno scrittore che è riuscito a fare di un
genere considerato troppo spesso adatto solo ai lettori d'occasione dei
pulps e magazines, materia per best-sellers, vera e propria letteratura di
qualità con i suoi milioni e milioni di copie dei suoi libri venduti in
VII
tutto il mondo; l'America di King è più palesemente consumistica di
quella anni '20-'30, e le paure descritte nei suoi libri sono più reali e
più fisicamente tangibili, rispetto alla tendenza onirica e
soprannaturale che caratterizza così tanto il genere fantastico di
Lovecraft, ma molto hanno in comune questi due scrittori dello
immaginario orrorifico e mostruoso: per prima cosa, il New England,
che è non solo la terra che ha accolto la parabola letteraria prima del
cupo scrittore del soprannaturale, morto nel 1937, e poi che sta
assistendo attualmente a quella strepitosa del maestro dell'horror
contemporaneo, ma anche materia e fonte elle paure descritte da
entrambi; anzi, ciò che King apprese, forse, da Lovecraft fu proprio la
possibilità di catturare l'atmosfera del New England, al fine di creare
una sorta di orrore distintamente autoctono, quasi a voler affermare
che i mostri si possono trovare proprio a due passi da casa. Del resto,
sappiamo, per sua stessa ammissione, che il suo primo approccio con
le storie del soprannaturale e del fantastico avvenne quando ritrovò
nella vecchia soffitta degli zii una scatola di vecchi libri appartenuti al
VIII
padre, tra cui una raccolta di Lovecraft datata 1947, The Lurking Fear
and Other Stories: "It was my first encounter with serious fantasy-
horror fiction…", rivelò lo stesso autore, nativo del Maine, in
un'intervista
3
. E, nonostante gli incubi e le paure di King siano più
reali, quotidiane e psicologiche della tendenza onirica e soprannaturale
che caratterizza il fantastico di Lovecraft, è proprio da quest'ultimo che
il maestro dell'horror contemporaneo apprende che l'idea del male che
viene dall'esterno è forse più terrificante, perché suggerisce l'esistenza
di forze misteriose che potrebbero distruggere tutto il genere umano se
solo volessero.
Lo scopo di questa dissertazione è analizzare i diversi stili, i
diversi punti di vista, i diversi modi di 'fare' horror, insomma, sia di
H.P Lovecraft e sia di Stephen King, non già per paragonarli e
stabilire, alla fine, chi dei due è il miglior scrittore, ma evidenziare le
strategie narrative e le caratteristiche che hanno reso questi due
scrittori entrambi un simbolo del loro tempo; i riferimenti testuali
3
Singer, Mark, What are you afraid of?, New Yorker 1998 Sept 7, 56-62, 64-67, p.60.
IX
saranno indirizzati a cinque racconti-emblema del grande 'solitario di
Providence', scritti in diversi momenti della sua attività letteraria: The
Tomb (1917), Beyond the Wall of Sleep (1919), The Crowling Chaos
(1920), The Nameless City (1921) e The Haunter of the Dark (1935);
in relazione a King, verranno presi in considerazione cinque romanzi,
il cui successo è stato decretato dal numeroso pubblico, che ne ha
apprezzato le esperienze dell’orrore in essi contenute: Rose Madder
(1995) Desperation (1996), The Green Mile (1996), Bag of Bones
(1998), e The Girl who Loved Tom Gordon (1999); attraverso lo studio
delle storie, dei personaggi, dello spazio e tempo e dell'orrore,
contenuti all'interno di queste opere, risulterà chiaramente non solo
come questi due scrittori abbiano messo in risalto il generale contesto
di crisi dei valori tradizionali, religiosi e laici, all'interno della civiltà
occidentale, ma, soprattutto, come il bisogno di esternare e
rappresentare ciò che spaventa l'intera umanità, abbia reso questi due
uomini e scrittori, H.P Lovecraft e Stephen King, due geni e 'inventori'
della narrativa horror, mostruosa e fantastica.
INTRODUZIONE
Il significato principale della narrativa 'gotica' è quello di aver sostituito
il terrore all'amore come tema centrale della narrazione. Inoltre, corrisponde
ad una vera e propria esigenza estetica, che prevede che solo l'eccesso può
ottenere il successo: quindi, tutto è volto a produrre repulsione e a valicare
ogni limite di gusto e sopportazione per arrivare all'eccesso, quasi fosse una
sorta di sintomo patologico.
Il marchese De Sade indica molto bene, nel suo saggio sul "nuovo
romanzo", che cosa rappresenta questa nuova tendenza letteraria: "Libri del
genere" egli spiega "sono il frutto inevitabile delle scosse rivoluzionarie
avvertite da tutta l'Europa[…]fu necessario chiamare in soccorso l'inferno[…]
e trovare nel mondo dell'incubo immagini adeguate a narrare la storia
dell'uomo in questa età del ferro"
1
.
Le parole chiave incubo e inferno sono usate dagli scrittori del nero sia
per rivolgere l'attenzione all'aspetto irrazionale della vita e dell'inconscio, sia
per esprimere una sorta di ossessione per mostri ed incubi, che sembrano
acquistare un valore reale: ecco, allora, che, nella definizione di letteratura
1
Cfr. D.A.F. Sade, Considerazioni sui romanzi, trad. L. De Stefani, in Sade, Opere, a cura di P. Caruso,
Milano, Mondadori ed., 1983, p. 820, tit. orig: Ouvres Complètes du Marquis de Sade.
'gotica', l'incubo si fonde con la storia, perché esso ha una connotazione di
sopravissuto e svanito
2
: non a caso, il termine gotico, con cui viene definito il
genere letterario fondato in Inghilterra da Horace Walpole, veniva riferito, con
un'accezione negativa per altro, a tutto ciò che appartiene al passato
medioevale, ma anche a qualunque forma di discorso o norma di galateo
appartenente a quei tempi e ritenuta indegna dell'età illuminata, ma esprimeva
anche una tendenza dei nuovi scrittori 'neri' a descrivere quel mondo lontano
popolato di spettri ed incubi, con l'intento di smascherarne la corruzione e
l'oscurantismo, ma, nello stesso tempo, per esprimere il fascino che quel
mondo produceva su di loro.
Una caratteristica importante della letteratura gotica è una sorta di
scetticismo nei confronti della scienza, vista come la speranza blasfema
dell'uomo faustiano di riordinare la natura, cancellandone gli effetti del
peccato originale con esperimenti di laboratorio, che assumono i connotati di
rituali magici e stregonerie.
La nascita della narrativa gotica corrisponde al periodo in cui i primi
elementi di industrializzazione cominciavano a cambiare radicalmente il modo
di vivere e di lavorare della gente, la fisionomia dei centri urbani e addirittura
2
Si prende qui spunto dall’analisi della letteratura del terrore di D. Punter, Storia della letteratura del terrore,
Roma, Editori riuniti, 1980, 376 pp., tit orig: The Literature of Terror. A History of Gothic Fictions from 1765
to the Present Day.
il senso del tempo cominciava a mutare, adeguandosi a quello delle macchine
e dei datori di lavoro: non è un caso, quindi, che, mentre prima dei primi
mutamenti sociali ed economici, e prima della rivoluzione francese e del
periodo del Terrore la narrativa nera era considerata solo uno scherzo prodotto
da uno scrittore di stranezze (lo stesso Walpole, al momento della
pubblicazione del suo romanzo nel 1764, nascose la sua personalità dietro uno
pseudonimo, dichiarandosi estraneo da quell'insieme di fuga e inseguimenti
medioevali), dopo il 1790, divenne un genere molto importante in Europa, che
assunse connotati prevalentemente borghesi con i romanzi di Anne Radcliffe e
di Matthew Lewis, che descrivevano orrori ed incubi come se fossero
strettamente legati al nuovo meccanicismo e a tabù propri della società
'moderna' quali il sesso, lo stupro o l'incesto, ma si diffuse anche in Francia,
Germania e Russia.
Ma è soprattutto nella tradizione letteraria americana che gli elementi
macabri e oscuri si fusero in una narrativa che, nel nuovo continente, sotto
molti punti di vista, fu essenzialmente 'nera': infatti, se in Europa la letteratura
gotica seguì un corso parallelo, e a volte antagonista, al genere illuministico e
razionalistico prima e sentimentale poi, in America quasi tutti gli scrittori
hanno risentito dell'influsso nero nelle loro opere più importanti: romanzi
come Moby Dick, The Scarlet Letter e Huckelberry Finn sono delle vere e
proprie opere d'arte che hanno elementi riconducibili al genere nero sia per
tematiche, sia per atmosfere, che non sono solo costruzioni artificiose: le
visioni del padre di Huck nel delirium tremens, il cadavere tratto dalle tombe a
mezzanotte, i segni di catastrofi incombenti, avvertiti nell'ululato dei cani o in
un serpente morto, i fantasmi che Huck scorge nella nebbia; lo Spruzzo
Fantasma, il bianco calamaro che emerge dal fondo, i fuochi di Sant'Elmo, il
battesimo di sangue pagano, la stessa Balena, incarnazione del Male, nel
magico, affascinante ma anche demoniaco mondo marino, tutti presenti nel
romanzo di Melville; gli stregoni indigeni e le streghe puritane, l'Uomo Nero e
il suo libro, la lettera A scritta nei cieli di The Scarlet Letter. Cosa più
importante è che il punto centrale di questi tre libri può essere evidenziato nel
patto faustiano dei loro personaggi: Hester e Dimmesdale si iscrivono
simbolicamente come seguaci dell'Uomo Nero; Ahab, entrato in qualche
indescrivibile accordo con Fedallah, dal centro dell'inferno colpirà la Balena;
Huck esclama di preferire andare all'inferno, piuttosto che consegnare uno
schiavo al suo proprietario. I soggetti macabri ed oscuri presenti nella
letteratura americana sono espressi in diverse forme, quali la schiavitù dei
neri, la guerra con gli indiani, la violenza nel cuore delle città, la quieta
disperazione nel mondo degli anormali e dei minorati: immagini d'alienazione,
di fuga, di spavento dominano la narrativa d’oltreoceano.
Il fascino speciale che emana il genere macabro per gli americani è da
ricondurre all'insuccesso dell'amore nella loro letteratura, e al profondo senso
di colpa che pervade gli scrittori della Nuova Inghilterra: il sentimento
d’innocenza e libertà che spinge un gruppo di pellegrini europei a lasciare la
loro patria, per costruire nel nuovo mondo una società libera dalle oscurità del
passato, si scontra subito con il massacro degli indiani che non volevano
cedere le loro terre agli invasori, con il mercato degli schiavi, con il rum e con
il denaro: tutto ciò finì per generare un senso di colpa lacerante, e alimentò la
convinzione che il male non scompariva fuggendo dal mondo corrotto, ma
rimaneva radicato nel cuore umano, e che in America aveva trovato solo
un'orrenda immagine di se stesso.
Tuttavia, all'apparizione del genere nero, nel nuovo mondo si diffuse la
tendenza a negare l’incubo, nel momento stesso in cui si stava per accettarlo,
proprio perché la nuova generazione americana si vedeva proiettata in un
futuro luminoso. Inoltre, il genere nero era nato con l'intenzione di descrivere
il passato e la storia, da un punto di vista protestante, ma l'America non
possedeva una propria storia e un proprio passato, e aveva, quindi, difficoltà a
identificare i personaggi malvagi con determinati gruppi e classi sociali: e non
c'erano, oltretutto, in America gli scenari architettonici, costituiti dalle
abbazie, castelli stregati e segrete dell'Inquisizione. In questo contesto, il
merito di aver risolto il problema-chiave di questo adattamento va a Charles
Brockden Brown, che con i suoi romanzi inquietanti e ambigui rielabora gli
influssi inglesi, attraverso una sorta di ottica simbolizzante che sembra essere
il preludio delle atmosfere di Hawthorne e Poe, determinando, in questo
modo, il futuro del romanzo nero in America. Il suo romanzo Wieland è la
storia di un emigrante tedesco che uccide moglie e figli, spinto da una
misteriosa voce cui egli obbedisce come ad un comando divino: in realtà, è
stato tratto in inganno da un ventriloquo; Brown pone come tema principale
della sua narrativa il contrasto tra irrazionalità e forza della ragione e i suoi
personaggi diventano simboli di un'umanità forte e combattiva, soggetta, però,
ad attacchi da parte di forze oscure ed orrorifiche, che sono causa di plausibili
cedimenti psicologici: il merito di Brown sta proprio nell'aver indagato i
motivi di fenomeni oscuri e, a volte, anche terrificanti, laddove la storia si
limita a mostrarli; questo, grazie alla sua notevole forza intellettuale e alla sua
ammirazione per l'Inghilterra razionalistica del XVIII secolo. Le
macchinazioni che avvengono in Wieland sono possibili sia perché la forza
intellettuale di chi le opera è tanto notevole da poter avere la presunzione di
superare la virtù e l'azione morale, e sia perché il personaggio che subisce
queste macchinazioni, che lui vede come voci ossessionanti, è condizionato da
un ambiente sociale e da un'indole malinconica, che sono la causa della sua
caduta.
Questa sorta di teoria del condizionamento sociale non serve per
giustificare le azioni criminose, ma aiutano il personaggio a rendersene conto
e a capirle: "Mi avvidi della pericolosità dello strumento da me impiegato e
rinnovai la decisione di astenermi dal farne uso in avvenire, ma ero destinato a
violare perennemente la mia decisione. Per colpa di un Fato maligno."
3
Ecco
di nuovo il motivo della colpa, alla luce sempre di quel passato puritano: una
sorta di grido di protesta contro quei sentimenti religiosi isterici, che erano alla
base della condotta morale dei Puritani, e troppo spesso delle loro atrocità.
Inoltre, ciò che rese Brown, a tutti gli effetti, esponente del 'gotico' americano
sono le sue ambientazioni, lontane dai castelli di paesi remoti, ma
riconducibili al mondo contemporaneo della Nuova Inghilterra.
Nonostante l'importanza che Brown ebbe per il riconoscimento e la
consapevolezza della letteratura nera americana, le sue opere subirono una
sorta di oblio temporale (la cosa può apparire ancora più strana se si tiene
3
Charles Brockden brown, Wieland: or, The Transformation, a cura di F.L.Pattee, New York,1926, p.231.
conto, oltretutto che Brown è noto per essere il primo scrittore americano ad
esercitare in modo esclusivo la professione letteraria): altra fortuna e altro
destino ebbero sicuramente le opere di Nathaniel Hawthorne, che più di tutti
fra gli scrittori 'gotici' americani visse l'ossessione della colpa e la caduta di
quell'American Dream delle origini, di quel sogno, o Utopia forse, di creare
una Nuova Gerusalemme, e che ebbe, tra le sue conseguenze, un fanatismo
religioso volto ad operare un rinnovamento etico e la lotta alle streghe di
Salem. E Hawthorne ha dentro di sé i segni di quel passato puritano, perché
Salem fu la sua città natale ed ebbe fra i suoi antenati proprio uno dei giudici
di quel processo. E in un ambito di semi-reclusione e di autoformazione (che
può tanto ricordare quelli del 'nostro' H.P. Lovecraft), che il giovane Nathaniel
apprende sia la storia dei padri della Nuova Inghilterra, sia gli elementi del
'gotico' inglese; e, benché durante la sua vita assorbì i rivolgimenti liberali e
visse a pieno il contatto con il mondo, la sua mente elaborava e si soffermava
sulle possibili complessità etico-psicologiche degli esseri umani e sulla loro
continua ricerca della verità, che, se pure personale e discutibile, poteva essere
collegata, pur sempre, a implicazioni razionali: insomma, i puritani erano sì
fanatici, ma vi era una sorta di realtà anche nei loro simboli oscuri e
irrazionali.