5
I CAMBIAMENTI NELL’ORGANIZZAZIONE DEL
MERCATO DEL LAVORO
“Francesi, voi siete troppo illuminati per non
sentire che un nuovo governo ha
necessariamente bisogno di nuovi costumi, è
impossibile che il cittadino di uno Stato libero
si comporti come lo schiavo di un re despota,
le differenze nei loro interessi, nei loro doveri,
nelle relazioni reciproche, determinano una
maniera essenzialmente diversa di comportarsi
in società”
D.A.F. de Sade
1
CAMBIA L’OGGETTO DEL LAVORO DEI CENTRI PER
L’IMPIEGO
2
Le linee guida 1 e 2, individuate e descritte nella risoluzione del
Consiglio dell’Unione Europea sulle linee direttrici per l’occupazione nel
1999 (Résolution du Conseil sur les lignes directrices pour l’emploi en
1999), recitano:
Per frenare l’evoluzione della disoccupazione giovanile e della
disoccupazione di lunga durata gli Stati membri intensificheranno i loro
sforzi volti a elaborare strategie preventive imperniate sull’occupabilità,
basandosi sull’individuazione precoce delle esigenze individuali; entro un
termine che sarà fissato da ciascuno Stato membro e che non può essere
superiore a quattro anni – termine che può essere più lungo per gli Stati
membri con un tasso di disoccupazione particolarmente elevato – essi
provvederanno:
1
De Sade, D.A.F., 1993, La filosofia nel boudoir, Arnoldo Mondatori Editore, Milano pag. 167
2
I Centri per l’Impiego sostituiscono gli uffici periferici del Ministero del Lavoro, più noti come Uffici di
Collocamento, come stabilito dall’art. 8 del D.Lgs. 469/97
6
1 a offrire a ogni giovane, prima che siano trascorsi 6 mesi di
disoccupazione, la possibilità di ricominciare con un’attività di formazione
o di riqualificazione professionale, con la pratica lavorativa, con un lavoro,
o altra misura che ne favorisca l’inserimento professionale,
2 a offrire anche ai disoccupati adulti, prima che siano trascorsi 12 mesi di
disoccupazione, la possibilità di ricominciare con uno dei mezzi succitati o,
in generale, con un orientamento professionale individualizzato. Queste
misure preventive e di inserimento dovrebbero essere combinate con misure
di reinserimento dei disoccupati di lunga durata.
I Servizi per l’Impiego sono così chiamati a confrontarsi con un
nuovo oggetto di lavoro
3
.
L’oggetto “antico” era:
• registrare in elenchi le caratteristiche anagrafiche e socio -
professionali degli individui (liste dei disoccupati iscritti al
collocamento);
• registrare i movimenti degli individui in ingresso e in uscita
dal mercato del lavoro (comunicazioni da parte aziendale
dell’assunzione o della cessazione del rapporto di lavoro;
rinnovo, o meno, dell’iscrizione alle liste di disoccupazione);
• aggiornare le graduatorie per l’avviamento a selezione negli
Enti Pubblici per posti di lavoro a bassa qualificazione e
registrare l’esito delle prove effettuate dagli Enti Pubblici
medesimi.
Il nuovo oggetto è “offrire la possibilità di ricominciare”, dare una
nuova e concreta chance di lavoro individuando “strategie preventive
imperniate sull’occupabilità” e “basandosi sull’individuazione precoce
delle esigenze individuali”
4
.
3
Un esempio su come ci si rappresenta un oggetto di lavoro come può essere una crepa sul muro è il
seguente: “L’imbianchino vede solo un danno superficiale e lo ripara come tale. Il muratore, invece, pensa
alla struttura del muro.” Fleck, L., 1983, Genesi e sviluppo di un fatto scientifico Bologna, Il Mulino,
Bologna pag. 184 – cit in Olivetti
4
Linee guida cit
7
Nella Tabella 1 viene fornita una comparazione più estesa tra vecchi
e nuovi oggetti di lavoro.
Il processo di passaggio tra vecchio e nuovo è ben colto dal Prof.
Franco Liso, dell’Università di Bari, che commenta in questo modo le
norme sull’organizzazione del mercato del lavoro introdotte dalla L. 56/87:
“E’ superfluo soffermarsi a sottolineare la crucialità di quest’area
(organizzazione amministrativa della gestione del mercato del lavoro ndr),
che è destinata ad assumere un’importanza sempre crescente nella misura in
cui la direzione di marcia dell’intervento pubblico sul mercato del lavoro
inevitabilmente sarà quella di un progressivo allontanamento dai
tradizionali modelli tuttora prevalenti; che sono i modelli della pura
intermediazione passivamente notarile, quando non vincolistica,
nell’incontro tra domanda e offerta di lavoro.”
5
CAMBIA IL MODO DI PRODURRE IL SERVIZIO
“Offrire la possibilità di ricominciare” presuppone la presenza di un
individuo in azione o che si predispone ad agire, a cui fare l’offerta. Si
presuppone quindi che il disoccupato si rivolga – anzi: sia chiamato, sia
stimolato a reagire ad un’offerta - ad un operatore e che “ottenga qualcosa
di cui possa servirsi, ovvero pertinente alla sua richiesta e utilizzabile con
convinzione”
6
.
Quello appena descritto è il nucleo interattivo fondamentale del
momento di produzione di un servizio, in cui si riconosce un livello di
coinvolgimento del consumatore tale che si è arrivati a coniare il
neologismo di “prosumer”, derivante dall’unione dei termini producer
(produttore) e consumer (consumatore), per indicare questo inedito
coinvolgimento di chi acquista un servizio e ne diventa
contemporaneamente produttore.
5
L. 28/2/87n.56 Norme sull’organizzazione del mercato del lavoro, Commento a cura di Franco Liso
Professore nell’Università di Bari, in Guida al mercato del lavoro, a cura di D. Gruppi e M. Garoia, 1992
Editrice della Sicurezza Sociale
6
Olivetti Manoukian, F., 1998, Produrre servizi, Il Mulino, Bologna, pag. 52
8
E’ questo nucleo che viene portato alla ribalta e assume il ruolo di
valore fondante – con diversi gradi di consapevolezza - dei nuovi Servizi
all’Impiego.
DEVE CAMBIARE L’ORGANIZZAZIONE
Alla situazione dei Servizi per l’Impiego, al processo di
cambiamento in atto si attaglia bene la seguente considerazione, anche se
nata nell’ambito di una riflessione sui cambiamenti nei servizi socio-
sanitari: “A fronte dei mutamenti intervenuti e incombenti nella nostra
società per produrre servizi i singoli sono chiamati a riconoscere gli oggetti
di lavoro. Gli oggetti si ridefiniscono in rapporto a riferimenti e segnali da
scoprire e comprendere nel contesto complessivo in cui si è collocati. Si
modificano le leggi, cambiano i clienti, cambiano gli orientamenti culturali,
mutano le simbolizzazioni a cui si può ricorrere: è giocoforza (si è forzati a
giocare!) rirappresentarsi gli oggetti”
7
.
Un’offerta di lavoro interinale
8
è un oggetto abbastanza comune per
gli operatori dei Servizi per l’Impiego e può essere considerata un’offerta
d’impiego connotata da precarietà e dequalificazione: quasi un’ultima
spiaggia. Oppure può essere interpretata anche come un’opportunità di
lavoro che permette una gestione più appropriata della propria disponibilità
all’impiego e un’occasione di crescita professionale
9
.
7
Olivetti Manoukian, F., 1998, Produrre servizi, Il Mulino, Bologna, pag. 80
8
I lavoratori interinali, diversamente dai lavoratori fissi che lavorano per un’impresa e prevalentemente nello
stesso luogo, vengono trasferiti a diverse imprese clienti e in diversi luoghi. Inoltre per i lavoratori interinali
esiste una distinzione fra il datore di lavoro e il posto di lavoro: i lavoratori interinali sono impiegati da una
Agenzia di lavoro interinale, ma lavorano per un cliente di questa ed hanno perciò in un certo senso due capi.
La divisione non è semplicemente funzionale e amministrativa; essa include anche una separazione
geografica tra un datore dei lavoro e un luogo di lavoro.
Sebbene essi giochino un ruolo formale in una ditta essi sono semplicemente lavoratori ospiti per un periodo
limitato di tempo.
9
Cfr. Krausz, M. Brandwein, T. Fox, S., 1995, Work Attitudes and Emotional Responses of Permanent,
Voluntary, and Involuntary temporary-help Employees: An Exploratory Study, Applied Psycology: an
international review, pag 217-232 e ISFOL, 1999, Formazione e occupazione in Italia e in Europa – Rapporto
1999, Franco Angeli, Milano, pag. 35
9
PER UN CAMBIAMENTO INTENZIONALE
“Occupabilità” “esigenze individuali” “disoccupazione involontaria”
“ricerca attiva del lavoro” da parte del disoccupato sono termini che
richiedono di riconoscere un processo in cui la persona si rimette in gioco
per cambiare, riposizionandosi nel mondo del lavoro. Affrontando quindi un
compito di sviluppo ulteriore, richiesto da un mutamento dell’ambiente, che
lo spiazza.
Cambiamento, sviluppo, sono termini che rimandano
inequivocabilmente, ancorché applicati ad adulti, al tema della crescita,
della formazione. Da questo nasce l’esigenza di tratteggiare dei possibili
servizi di aiuto a questo cambiamento che siano pedagogicamente fondati.
Sostengano cioè l’idea di rendere – di nuovo – autonome e adulte le
persone, messe momentaneamente ancora in una situazione di dipendenza,
estraneità e di necessità di ri-strutturarsi.
Ma questa esigenza cambia l’oggetto e il modo di produrre dei
Servizi.
Tratteggiare il background della cultura organizzativa esperita dagli
Operatori dei Servizi per l’Impiego è utile per identificare un percorso di
ricostruzione di obiettivi e modi di lavoro comuni, riconoscendo i limiti di
un’organizzazione “burocratica apparente” e le possibilità della capacità di
adattamento all’ambiente impiegate spontaneamente.
Quale può essere il luogo organizzativo della costruzione di un
oggetto comune? Franca Olivetti Manoukian richiama il fatto che l’oggetto
di lavoro, per un’organizzazione, non può essere la somma delle
rappresentazioni individuali e indica che “le rappresentazioni degli oggetti
di lavoro a livello organizzativo si costruiscono dall’interazione tra
dimensioni soggettive di creatività e iniziativa, confronti con i dati che
indicano ciò che si produce e si potrebbe produrre e confronti con le opzioni
che stanno all’origine dell’istituzione del servizio e che nel contesto sociale
possono sostenere la sua ragion d’essere”
10
.
E’ quindi un luogo di comunicazione e cooperazione dove il cum di
cum-operari e l’inter di inter-agire “annunciano appunto una relazione
10
Olivetti Manoukian, F., 1998, Produrre servizi, Il Mulino, Bologna, pag. 91
10
costitutiva, salvano le attività umane dall’isolamento, annodano gli esseri
umani gli uni agli altri, fanno comunità”
11
.
Comunicare e cooperare sono indicate come alcune tra le
competenze aspecifiche rispetto alle quali la formazione è chiamata a
innovare e sono inoltre dei fattori strategici interni all’organizzazione, su
cui il mondo delle imprese ha un livello di attenzione sempre più elevato
12
perché “oggi le organizzazioni per fare fronte alla complessità e
all’incertezza abbisognano di strutture, processi e ruoli flessibili, capaci di
adattamento e problem solving continuo. Un puro esecutore di procedure
semplici e predefinite non può garantire queste prestazioni.”
13
La sperimentazione dell’uso della CMC (Comunicazione Mediata dal
Computer) è concepita, in questo lavoro, come una modalità da affiancare a
tutti i momenti di interazione e confronto che in un’organizzazione
avvengono (da quelli informali agli incontri di gruppo tradizionali, come le
riunioni degli operatori ai vari livelli) per potenziare le occasioni di ri-
costruzione di obiettivi e modalità di lavoro condivise.
11
Cavarero, A., 2000, Etica del cooperare in BPM.it n° 6, Banca Popolare di Milano, Milano
12
Callini, D. Montaguti, L., 1993, Cambiamento organizzativo e formazione, Franco Angeli, Milano, pag.
112
13
Callini, D. Montaguti, L., 1993, Cambiamento organizzativo e formazione, Franco Angeli, Milano, pag. 33
11
Tabella 1: Vecchi e nuovi oggetti del lavoro
Pre decentramento Post decentramento
Le Sezioni circoscrizionali svolgono il servizio del
collocamento ed esercitano le seguenti attività:
14
• Servizio del collocamento: iscrizione nelle liste
del collocamento; per chiedere l’iscrizione deve
essere utilizzato il mod. C/Iscr.(1).
• Classificazione dei lavoratori: i lavoratori sono
classificati in tre classi.
• Graduatorie delle precedenze per l’avviamento
al lavoro: la Sezione circoscrizionale deve
uniformarsi alle graduatorie delle precedenze
che devono essere esposte al pubblico presso la
sezione medesima e aggiornate ad ogni chiusura
dell’ufficio con l’indicazione degli avviati.
• Controllo dello stato di disoccupazione: i
lavoratori, cui incombe l’obbligo di confermare
periodicamente la permanenza nello stato di
disoccupazione possono assolvere a tale obbligo
presentandosi personalmente presso gli uffici
competenti oppure inviando esplicita
dichiarazione sottoscritta.
• Richiesta di avviamento al lavoro: la richiesta,
formulata per iscritto (mod. R/Assunzione).
• Rilascio del nulla osta: la sezione
circoscrizionale rilascia il nulla osta per ogni
tipo di richiesta entro 10 giorni.
• Avviamento a selezione presso le pubbliche
amministrazioni: le sezioni circoscrizionali
formano le graduatorie dei lavoratori interessati,
… e trasmette all’Ente richiedente l’elenco degli
aventi diritto.
• Rilevano ed elaborano dati e notizie sui
fenomeni concernenti il campo del lavoro e
forniscono elementi conoscitivi idonei a
agevolare l’incontro tra domanda e offerta di
lavoro.
• Forniscono ogni ausilio alle Commissioni
circoscrizionali per promuovere lo svolgimento
dei compiti di indirizzo.
• Forniscono, a richiesta, elementi di valutazione
agli organi locali preposti all’orientamento.
• Partecipano alle iniziative.
• Formulano proposte.
• Danno ai lavoratori le più ampie informazioni su
contratti, corsi, tendenze del m.d.l..
• Curano la raccolta dei C.C.N.L.
Azioni e interventi che i Centri per l’Impiego
devono assicurare:
15
• Nell’area dell’accesso ai servizi: Accoglienza,
autoinformazione ed informazione, utilizzando
accanto allo sportello modalità quali internet, ma
anche la consultazione di materiali documentari,
giornali e riviste utili.
• Voucher per la scelta individuale di percorsi di
formazione a catalogo.
• Nell’area della consulenza: Orientamento,
attraverso colloqui individuali, interventi di
gruppo, corsi e bilanci di competenza, con la
finalità di riconoscere competenze e attitudini per
scelte e progetti professionali.
• Consulenza alle imprese per la ricerca di
professionalità con analisi delle esigenze
occupazionali.
• Nell’area delle azioni di sostegno e della
prevenzione: incrocio tra domanda e offerta di
lavoro con preselezione delle offerte di lavoro e
supporto alla definizione di un progetto
professionale coerente con le proprie competenze
e le offerte di mercato
• Promozione di tirocini – borse lavoro per un più
agevole inserimento al lavoro.
• Collocamento mirato (L. 68/99) differenziando
tra chi effettivamente ricerca lavoro e chi è
iscritto per altre finalità.
• Supporto alla realizzazione delle scelte
professionali autonome e auto - imprenditoriali.
• Servizi di supporto alle iniziative di soluzione
delle crisi aziendali.
• Servizi per l’incrocio fra sistema locale e mercati
del lavoro esterni (rapporto Nord-Sud, tema
dell’immigrazione).
• Nell’area dei servizi di supporto: prestazioni di
natura amministrativa previste dalla normativa
vigente.
• Osservatorio sul mercato del lavoro.
14
Tratto da un manuale ad uso interno delle S.C.I.C.A.; i riferimenti legislativi sono diversi e ne indico i più
importanti: D.M. 16/2/89, L. 56/87, L. 300/70, L. 264/49.
15
Programma delle politiche della formazione e del lavoro 2000-2002 Provincia di Bologna. Cfr. anche
Accordo tra il Ministro del lavoro e della previdenza sociale e le regioni province province autonome di
Trento e Bolzano comuni comunità montane per l’individuazione degli standard minimi di funzionamento dei
servizi pubblici per l’impiego – Conferenza unificata (ex art. 8 D.Lgs. 28/8/97 n. 281) seduta del 16/12/1999
12
L’EVOLUZIONE STORICA DEI SERVIZI PER
L’IMPIEGO
Una scena ben congegnata e rappresentata
induce il pubblico ad attribuire un sé a un
personaggio rappresentato, ma ciò che viene
attribuito - il sé – è il prodotto di una scena che
viene rappresentata e non una sua causa.
Erving Goffman
16
LA PRIMA APPLICAZIONE DELLA RIFORMA
“La riforma dei Servizi per l’Impiego e la Legge Regionale
dell’Emilia-Romagna n. 25/98, applicativa del D.lgs. 469/97 «Conferimento
di funzioni e compiti alle Regioni e agli Enti Locali in materia di mercato
del lavoro», attribuiscono alle Province i compiti e le funzioni previste sia
dal comma 1 che dal comma 2 dell'art. 2 del D.lgs. 469 (art. 4 della Legge
Regionale). Alle Province vengono altresì attribuite le competenze della
Commissione Regionale dell'Impiego, fatte salve alcune funzioni di rilievo
regionale (art. 6, c. 4).
In sostanza alle Province sono attribuite sia le "vecchie funzioni
amministrative" che i "nuovi" servizi reali tesi a favorire una maggiore
efficacia nell'incontro tra domanda e offerta di lavoro, il cui nucleo
fondamentale è rappresentato tipicamente da attività di consulenza
orientativa e percorsi di orientamento per le lavoratrici e i lavoratori
disoccupati o a rischio di disoccupazione e di consulenza per la ricerca delle
professionalità richiesta dalle imprese, convergenti sia in una azione di
preselezione effettuata dai Centri per l’Impiego sia nelle azioni che ogni
singola persona sarà chiamata a mettere in campo anche per adeguare la
propria occupabilità partecipando ad azioni formative.
16
Goffman, E., 1969, La vita quotidiana come rappresentazione, Il Mulino, Bologna, pag. 289
13
In altri termini ribadiamo che obiettivo prioritario è la realizzazione
di un servizio che permette ai lavoratori di trovare lavoro ed alle imprese di
trovare le figure professionali richieste.”
17
© 1996 Pollock-Krasner Foundation/ARS, NY. Photo:
Giraudon/Bridgeman Art Library
Il quadro di Pollock
18
riprodotto sopra evoca bene l’intreccio di
problemi, ma anche di storie di vita che un Servizio per l’Impiego ha sotto
gli occhi quotidianamente.
La storia stessa dei Servizi per l’Impiego, che fino a ieri si
chiamavano “il collocamento”, è lunga e per il peso che ha è utile
rammentarla sinteticamente.
17
Programma della formazione e del lavoro- Provincia di Bologna
18
Black and White (1948) by American abstract expressionist Jackson Pollock is painted in the style,
sometimes called action painting, for which he became famous. The compositions of these pieces were not
connected to the size or shape of the canvas, which Pollock sometimes trimmed down after finishing the
piece.
14
LE RADICI
Il sistema del collocamento nasce in Italia con la legge 264 del 1949
e la sua struttura organizzativa resterà sostanzialmente immutata fino alle
attuali riforme. Nel dopoguerra la situazione economica e sociale del Paese
può essere sinteticamente descritta ricordando che i disoccupati erano
1.654.880 nel 1946
19
, il patrimonio zootecnico e agricolo devastato e che
quello industriale era stato solo parzialmente salvato
20
. La ricostruzione
fisica di edifici, strade, ferrovie e ponti era necessaria così come la risposta
ai problemi dell’occupazione, a cui si cercò di dare risposta con i «cantieri
scuola», presso i quali i disoccupati venivano impegnati in attività forestali
e vivaistiche, di rimboschimento e sistemazione montana e di costruzione di
opere pubbliche
21
.
Sul piano normativo a questa prima tappa, che è anche una tappa
della storia della formazione professionale
22
, comune a tutti i Paesi europei,
corrisponde la Legge n. 264 del 1949 che determina la configurazione del
sistema di collocamento pubblico monopolista e assegna al Ministero del
Lavoro il finanziamento di corsi di formazione professionale gestiti da
aziende o enti per la qualificazione dei lavoratori e dei disoccupati. Nella
stessa Legge ritroviamo le norme per i cantieri di lavoro
23
.
Il sistema produttivo si sviluppa in quegli anni utilizzando tecnologie
ed organizzazioni che sono in grado di assorbire e richiedono manodopera
scarsamente o non qualificata: «... la competitività della nostra industria si
basava essenzialmente su prodotti a scarso contenuto tecnologico e su
processi labour intensive. … l’industria italiana si organizzò intorno al
blocco automobilistico-meccanico-siderurgico e cementiero.»
24
E’ forse
opportuno ricordare che la produzione degli anni ‘50-’60 è di tipo
19
Il numero di disoccupati sale a 2.025.140 nel 1947 e a 2.142.474 nel 1948. In Carria del, R., 1976,
Proletari senza rivoluzione, Savelli, Roma, pag. 188
20
V. Castronovo valuta che il danno al sistema industriale si sia limitato ad un quinto, Castronovo, V., 1980,
L’industria italiana dall’ottocento ad oggi, Arnoldo Mondatori Editore, Milano, pag.253
21
Scoppola, P., 1997, La repubblica dei partiti, Il Mulino, Bologna, pag. 141-142
22
CEDEFOP, 1979, Descrizione dei sistemi di formazione professionale - Italia, CEDEFOP, Berlino, pag.
13. Una seconda tappa viene individuata, ma non per l’Italia, a metà degli anni sessanta che segna il raccordo
tra formazione e politiche del lavoro. La terza tappa, presente anche in Italia è riferita agli anni ’70, durante i
quali vengono consolidati e normati strumenti quali i congedi di formazione e gli interventi straordinari per i
giovani.
23
Legge n. 264/49. Articoli 46 e segg. per i corsi e art. 59 e segg.per i cantieri. L’art. 25 istituiva la
Commissione provinciale per l’occupazione di cui faceva parte anche un funzionario del Genio Civile.
24
Castronovo, V., 1980, L’industria italiana dall’ottocento ad oggi, Arnoldo Mondatori Editore, Milano, pag.
272
15
tayloristico, modello che è caratterizzato dalla estrema povertà delle
mansioni e che «era l’epoca in cui la macchina automatica veniva presentata
come fool-proof, a prova d’imbecille, capace cioè di funzionare a piena
produttività anche se governata da un minorato»
25
.
L’idea coincide perfettamente con i meccanismi di governo del
mercato del lavoro in uso: l’avviamento numerico da parte dell’ufficio di
collocamento.
La riforma del collocamento avviene dopo che il quadro economico e
sociale è profondamente mutato: i robot
26
hanno fatto il loro ingresso nella
produzione negli anni ‘70 nei reparti di verniciatura. Nel 1974 le imprese
italiane produttrici di robot erano quattro e sono divenute diciotto nel 1979.
I robot installati in Italia nel 1980 erano 125 e diventano 485 nel 1982
27
.
IL PATTO PER L’OCCUPAZIONE E IL DECENTRAMENTO
E’ nel 1997, in connessione con il Patto per l’occupazione e con il
decentramento amministrativo - iniziato dalle leggi Bassanini - che è stato
avviato il processo che conferisce alle Regioni e agli Enti locali le funzioni
in materia di mercato del lavoro con il D.Lgs. 23/12/97 n.469
«Conferimento di funzioni e compiti alle Regioni e agli Enti Locali in
materia di mercato del lavoro». Ciò significa che il vecchio collocamento,
ormai residuale come canale di incontro tra domanda e offerta di lavoro,
cambia gestione e obiettivi per trasformarsi, è la sfida, in un servizio alle
imprese e ai lavoratori per facilitare l’incontro tra domanda e offerta di
lavoro. Tale riforma ha incidenza però anche sul sistema dell’orientamento
e della formazione professionale che devono e possono integrarsi con il
nuovo servizio, anche in considerazione del fatto che le competenze sono
ricondotte per tutti e tre i settori al livello regionale e sub regionale.
Ma cosa implica il processo di decentramento?
25
A. Dina, citato in Capecchi, V. Enrietti, A. Rollier, M., 1981, Innovazione e ristrutturazione nel settore
delle macchine utensili, Franco Angeli, Milano, pag. 29
26
Si intende in maniera generale una “macchina programmabile” impiegata in applicazioni di manipolazione
che vanno dalle semplici operazioni di carico e scarico di pezzi a quelle complesse effettuate dai robot di
montaggio o di misura.
16
Vale forse la pena provare ad individuare alcune traiettorie degli
spostamenti di potere:
• la prima è lo spostamento dal centro alla periferia di
personale, di luoghi decisionali, ad esempio inerenti i sussidi
di disoccupazione, e ciò può interrompere catene decisionali
collaudate e abitudini consolidate;
• la seconda è inerente ai criteri di allocazione delle risorse
destinate alla lotta alla disoccupazione, ora automatici e uguali
per tutti, e che verranno in futuro destinate a chi agisce e
potranno essere diverse per ogni persona, diventando ad
esempio un corso di formazione, un sussidio in denaro o un
percorso di orientamento;
• la terza è inerente al potere dei servizi di sostenere e suscitare
l’azione di trasformazione delle persone;
• la quarta ricolloca la persona al centro, la ridefinisce come
motore del cambiamento della sua situazione.
Anche il problema occupazionale o meglio, il fronteggiamento del
problema, viene riproposto a livello locale, dove si dovrà scegliere tra le
strategie basate sull’ipotesi della “fine del lavoro”
28
, e quelle basate
sull’ipotesi che si tratta solo di liberare il mercato (del lavoro) dai lacci e
laccioli che ancora lo ingessano.
MODELLI POSSIBILI
E’ però il terzo punto e cioè il potere dei servizi di sostenere e
suscitare l’azione di trasformazione delle persone, su cui a mio avviso si
gioca il senso dell’operazione nel suo insieme – che può garantire anche che
sia effettivamente realizzata la quarta traiettoria - e i cui esiti possono essere
almeno tre:
27
Camagni, R., 1984, Il robot italiano, Edizioni del Sole 24 ore, Milano
28
Rifkin, J.,1995, La fine del lavoro – il declino della forza lavoro globale e l’avvento dell’era post-mercato,
Baldini & Castoldi, Milano
17
1. modello profit - presenza solo di iniziative private di stampo
liberistico;
2. modello McDonald - presenza di un sistema di natura ancora
burocratica: registrazione dello status quo (con elargizione di
certificati/sussidi) con una spruzzata di maternage, quest’ultimo
rappresentato dalla presenza di una funzione di ascolto
29
;
3. modello attivo - presenza di un servizio di aiuto collettivo, quindi
pubblico, alle persone e alle imprese.
E’ ragionevole pensare, ma non scontato, che nella nostra Regione e
nella Provincia di Bologna ci si orienti a realizzare un servizio pubblico di
aiuto alle persone
30
e alle imprese: aiuto a trasformare lo stato di
disoccupazione involontaria in una nuova occupazione. Quindi del terzo
tipo.
29
Sui limiti, storici, della mera funzione di ascolto tipica del counseling agli albori della Scuola delle Human
Relations cfr. Novara, F. Sarchielli, G., 1996, Fondamenti di psicologia del lavoro, Il Mulino, Bologna, pag.
85
30
Le caratteristiche che le relazioni devono avere per essere considerate di sostegno: a) sostegno emotivo:
interesse, incoraggiamento,.b) sostegno strumentale (o tangibile): fornire beni o servizi, c) sostegno
informativo (o cognitivo): si arricchiscono le conoscenze del soggetto dandogli informazioni utili a risolvere i
problemi, d) sostegno di stima: consiste nell’esprimere rispetto per l’altro contribuendo a un rafforzamento
della sua autostima. Da: Emiliani, F. Zani, B., 1998, Elementi di psicologia sociale, Il Mulino, Bologna, pag.
251