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INTRODUZIONE
“Great powers have great currencies” (Mundell. 1993): questa frase dell’econo-
mista canadese Robert Mundell, sintetizza l’oggetto di ricerca della seguente tesi,
che intende esaminare il ruolo del dollaro all’interno del sistema monetario inter-
nazionale e analizzare come questo influenzi la posizione degli Stati Uniti a livello
globale. Solitamente, infatti, nell’analisi del potere nazionale ci si sofferma sugli
elementi “materiali” del suddetto potere, in particolare la produzione industriale,
l’accesso alle materie prime, la dimensione dell’esercito, etc. e spesso si sottova-
luta il ruolo giocato dalla valuta del paese, che si declina in diversi aspetti, al di là
della mera dimensione commerciale ed economica. Il dollaro statunitense è oggi
l’unica vera moneta internazionale, vale a dire quella comunemente accettata dalla
maggior parte degli attori economici, pubblici e privati, al di là dei confini statali,
che ne fanno uso per svariate ragioni, principalmente regolare le transazioni com-
merciali, intervenire nel mercato dei cambi e detenere valore. I motivi per cui il
dollaro ha assunto questo ruolo centrale all’interno del sistema monetario interna-
zionale sono diversi e legati sia a ragioni di mercato che politiche, legate all’evo-
luzione dei rapporti tra paesi e con i rapporti di forza tra questi. Ritengo che ana-
lizzare la storia del sistema monetario e, in particolare, quella del dollaro sia fon-
damentale per comprendere a pieno le dinamiche strutturali dei rapporti interna-
zionali e come il potere nazionale sia strettamente legato allo strumento tramite il
quale si regolano quotidianamente i pagamenti. Il termine “esorbitante privilegio”,
coniato negli anni ’60 del XX secolo dall’allora ministro delle finanze francese,
Giscard d’Estaing, va ad indicare una serie di vantaggi di cui gli Stati Uniti godono
in virtù dell’emissione del dollaro, considerato il suo status di valuta internazio-
nale. Questo privilegio, che, come andrò ad esporre, nasce in seguito alla confe-
renza di Bretton Woods, persiste tutt’ora ed è motivo di competizione tra gli Stati
Uniti e i suoi avversari, in quanto fonte di forti squilibri macroeconomici a livello
internazionale e strumento garante dell’egemonia statunitense a livello economico,
politico-internazionale e militare. Si andranno quindi ad esporre le caratteristiche
di questo esorbitante privilegio e i suoi effetti diretti per Washington e per il resto
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del mondo, cercando di valutare la sostenibilità dello status del dollaro come valuta
internazionale e, eventualmente, la possibilità di un suo declino in favore di altre
monete. La tesi è così strutturata:
Il primo capitolo espone in breve la storia del sistema monetario internazionale a
partire dal 1870, descrivendo il suo funzionamento e la sua evoluzione, dal bime-
tallismo fino al passaggio ai cambi flessibili negli anni ’70 del XX secolo. Nel
mezzo, si discuteranno i due principali regimi a cambio fisso, il gold-standard e il
gold-exchange standard, spiegando perché questi, inevitabilmente, sono falliti. Le
due sezioni sul sistema di Bretton Woods intendono mostrare come la comunità
internazionale (o una parte di essa per essere precisi) abbia cercato di introdurre
una serie di regole per gestire le relazioni monetarie tra nazioni, cercando di me-
diare tra le posizioni di una potenza in declino (la Gran Bretagna) ed una in ascesa
(gli Stati Uniti). Infine, si spiegano i motivi che hanno portato al collasso di Bretton
Woods e la nascita del sistema a cambi flessibili, risultato di una serie di accordi
ad-hoc tra le nazioni, che tutt’oggi, però, faticano ad accordarsi sulle “regole del
gioco” che determinano i rapporti tra le rispettive valute.
Il secondo capitolo si focalizza sul dollaro ed è diviso sostanzialmente in due parti.
La prima, dopo un’introduzione del concetto di valuta internazionale e delle sue
caratteristiche, descrive l’ascesa del dollaro a questo status. Quest’ascesa avviene
in parallelo a quella degli Stati Uniti come grande potenza, ed è segnata da avve-
nimenti quali il sorpasso economico e commerciale a scapito della Gran Bretagna,
l’istituzione della FED e del sistema finanziario americano, e infine dalla sostitu-
zione della sterlina con il dollaro, a seguito della Seconda Guerra mondiale e degli
accordi stipulati tra i due paesi. Il “passaggio del testimone” non riguarda solo
l’aspetto monetario, ma anche quello politico, con gli Stati Uniti che assumono la
guida di quello che si andrà a definire come “Occidente”, nel contesto della Guerra
Fredda. La seconda analizza nello specifico il ruolo del dollaro come valuta inter-
nazionale, soffermandosi su come esso serva le diverse funzioni della moneta. In
seguito, si esplora il concetto di esorbitante privilegio e si descrivono i vantaggi
che questo porta agli Stati Uniti dal punto di vista economico, esponendo anche
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“l’altra faccia della medaglia”, definita “onere esorbitante”, che si riferisce al ruolo
che devono svolgere gli USA per il resto del mondo, in virtù dell’emissione della
moneta internazionale.
Il terzo capitolo riguarda la relazione tra il dollaro e gli Stati Uniti come potenza
egemone nel sistema globale. Dopo aver introdotto i concetti di “potere” ed “ege-
monia”, specificando il framework teorico dell’analisi, si passa a delineare le tre
forme principali del potere americano (economico, militare e politico-internazio-
nale) e la relazione reciproca che sussiste tra di loro. Di seguito, si esplora il rap-
porto tra esse ed il dollaro, per dimostrare come questo rappresenti un supporto ed
un collante tra di loro, evidenziando così l’importanza strategica che il dollaro ha
per gli Stati Uniti in senso lato.
L’ultimo capitolo presenta la situazione attuale del dollaro e ne valuta il suo status
di valuta internazionale, e vuole analizzare se è stabile e se lo rimarrà in futuro. La
prima sezione analizza il ruolo del dollaro nelle varie funzioni della moneta, fa-
cendo riferimento ai dati più recenti. Dopodiché, si passa alla percezione che ha il
resto del mondo rispetto allo status del dollaro e all’utilizzo che ne fanno gli Stati
Uniti, sottolineando come l’uso strumentale di questa valuta per arrecare danno
agli avversari degli statunitensi contribuisca ad accrescere la volontà di questi
paesi di sviluppare strategie per aggirare il dollaro o rimpiazzarlo. La volontà di
emanciparsi dal dollaro, tuttavia, non è necessariamente una prerogativa dei paesi
ostili agli Stati Uniti, in quanto anche nazioni come quelle europee si sono mosse
in questa direzione. Si presenta il caso della valuta comune dell’eurozona, l’euro,
che al momento rappresenta la seconda moneta più utilizzata a livello mondiale, e
si spiega come esso possa rappresentare una minaccia allo status del dollaro come
unica valuta internazionale. Il secondo caso di potenziale competitor all’egemonia
del dollaro cui si fa riferimento è il renminbi, la valuta della Repubblica Popolare
Cinese (RPC), che negli ultimi anni ha cominciato un processo di internazionaliz-
zazione, favorito dalle politiche e dalle istituzioni internazionali create sotto im-
pulso della dirigenza cinese. Infine, si teorizza uno scenario ipotetico che potrebbe
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portare alla perdita di egemonia del dollaro nel sistema monetario e si fa una valu-
tazione sulle possibili conseguenze che questo potrebbe avere per il sistema poli-
tico-internazionale attuale.
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CAPITOLO 1: IL SISTEMA MONETARIO INTERNAZIONALE,
EVOLUZIONE E FUNZIONAMENTO
1.1 IL SISTEMA MONETARIO PRE-BRETTON WOODS (1870-1944)
Partendo dalla definizione, possiamo definire il “sistema monetario
internazionale” come l’insieme delle strutture, delle istituzioni, delle
consuetudini e degli strumenti che determinano le regole e le procedure per i
pagamenti, gli scambi internazionali e i movimenti di capitali tra attori privati
e pubblici. Si può affermare che le origini di tale sistema risalgano alla nascita
stessa della moneta, nella forma di pezzi di metalli preziosi (rame, argento e
oro), come strumento di scambio per i mercanti. L’esistenza di diversi tipi di
monete metalliche accettate per i pagamenti permetteva ai residenti dei diversi
regni e paesi di regolare gli scambi commerciali, trasferendone ai creditori nel
caso acquistassero più di quanto potessero vendere, o ricevendone in eccedenza
dai debitori nel caso avessero prestato più di quanto avessero speso. Nei paesi
in cui si registrava un surplus negli scambi commerciali, la quantità di moneta
circolante aumentava, riducendosi al contempo dove c’era un deficit. Nel corso
del tempo, le due leghe metalliche principali utilizzate per regolare queste
transazioni divennero l’argento e l’oro, creando il cosiddetto “bimetallismo”,
sistema in cui il valore nominale delle monete dipendeva dalla quantità di
metallo raro in esse contenuta e tale quantità veniva fissata dallo Stato, mentre
il rapporto tra i due metalli veniva definito “rapporto legale”. L’utilizzo dei due
metalli a fini industriali e la possibilità di convertirli in biglietti cartacei per
regolare gli scambi determinava anche l’esistenza di un prezzo di mercato,
variabile sulla base della domanda e dell’offerta
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. All’interno di questo sistema,
alcuni paesi (come Russia, Scandinavia e l’impero Austro Ungarico)
utilizzavano internamente l’argento, mentre il Regno Unito, la più grande
potenza nel XIX secolo adottava il gold standard, mentre nazioni come la
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Treccani. Bimetallismo. https://www.treccani.it/enciclopedia/bimetallismo.
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Francia, che per legge permettevano l’utilizzo di ambedue i metalli, svolgevano
il ruolo di collegamento tra gli utilizzatori di oro o argento. Tuttavia il divario
tra il rapporto legale e il rapporto di mercato minava la stabilità di questo
sistema in quanto, in base alla “legge di Gresham”
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, se l’offerta mondiale di
argento aumentava, riducendo il valore intrinseco della moneta, mentre il
valore nominale restava fisso per legge, le monete in oro tendevano a sparire
dalla circolazione, portando i paesi ad adottare l’una o l’altra lega, data
l’incapacità di stabilizzare i prezzi, all’aumentare degli scambi internazionali
di riserve di oro e argento. Gli shock nel mercato dell’oro e dell’argento,
l’incapacità dei paesi europei come Francia, Italia, Belgio e Svizzera nello
stabilizzare il proprio valore di cambio per l’argento e la sospensione della
convertibilità in Russia, Francia, Italia e nell’Impero Austro Ungarico a seguito
della guerra franco-prussiana portarono definitivamente al crollo del sistema
del bimetallismo. Il Regno Unito, che da più di un secolo utilizzava solamente
l’oro, divenne un’isola di stabilità monetaria e il suo predominio a livello
economico sul resto del mondo spinse paesi come la Germania ad uniformarsi
al sistema aureo, vendendo le sue riserve in argento per accumulare oro. La
rivoluzione industriale, la crescita della potenza economica tedesca e la volontà
di commerciare con l’Inghilterra furono i fattori che spinsero la maggior parte
dei paesi, a partire dal 1870, a adottare il gold standard. Il principale effetto
derivato dall’adozione del gold standard e dall’abbandono dell’argento fu una
generale deflazione, in quanto meno monete metalliche erano disponibili per
acquistare una sempre maggiore quantità di beni prodotti; in Inghilterra, per
esempio, il livello dei prezzi si abbassò del 18% dal 1873 al 1879. Nonostante
ciò, nessun paese aveva intenzione di ristabilire il bimetallismo per far fronte
alla deflazione, in quanto una mossa unilaterale avrebbe provocato solamente
svantaggi a livello commerciale, se non seguita dalle maggiori economie
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Bankpedia. Legge di Gresham.
https://www.bankpedia.org/index_voce.php?lingua=it&i_id=113&i_alias=l&c_id=20812-legge-di-
gresham.