60
2.3 Dipendenza da lavoro: Workaholism
Una delle dipendenze comportamentali che risulta essere al centro
dell'attenzione scientifica e organizzativa, per le conseguenze che ha sulla
società odierna, è la dipendenza da lavoro o “Work Addiction”. In particolar
modo, il primo riferimento al fenomeno del workaholism si è avuto nel 1971,
con il termine coniato da Oates W. nel primo libro sull'argomento, “Confessions
of a workaholic”. Nel libro viene descritto il comportamento compulsivo di una
persona rispetto al proprio lavoro e, ad esso, viene paragonato il comportamento
di un alcolista nei confronti dell'alcol.
121
Rhoads e colleghi hanno verificato
come effettivamente l'eccesso di lavoro tipico di tale fenomeno e la perdita di
interessi per tutto ciò che non ha a che fare con la professione, potrebbe essere
paragonato all'abuso di alcool da parte degli alcolisti. Il termine workaholism
richiama lo stato di “ubriachezza da lavoro”.
122
La dipendenza da lavoro viene
percepita all'interno della società come una dipendenza ben tollerata e, talvolta,
ben voluta perché erroneamente si pensa che gli individui workaholic mettano
in atto prestazioni lavorative eccellenti e, perciò, si incoraggia e si loda
121
Oates, W. E. (1971). Confessions of a workaholic: The facts about work addiction. World
Publishing Company.
122
Rhoads, J. M. (1977). Overwork. Jama, 237(24), 2615-2618.
61
l'individuo che dedica tutta la sua vita al lavoro.
123
Si fa riferimento al
workaholism come la “dipendenza ben vestita”
124
, la “dipendenza
rispettabile”
125
, “la più pulita delle dipendenze”.
126
In generale, workaholism e
work addiction sono i neologismi con cui oggi si identifica un vero e proprio
disturbo, che si manifesta attraverso richieste autoimposte, incapacità di regolare
le abitudini lavorative, eccessiva indulgenza al lavoro con esclusione di ogni
altra attività.
127
Il fenomeno è stato inizialmente identificato negli Stati Uniti,
tuttavia, le prime segnalazioni sono arrivate dal Giappone, dove con il termine
“karoshi”
128
si è identificato il fenomeno, sempre in crescita, di persone che
sviluppano malattie ischemiche a seguito di impegni settimanali di 70/80 ore di
lavoro, generando così un forte interesse sanitario.
Proporre una definizione del workaholism risulta difficile in quanto gli studi
condotti su tale fenomeno risultano essere ancora oggetto di dibattito. Inoltre, il
fenomeno tende ad avere caratteristiche comuni con costrutti che, in ambito
organizzativo, sono molto diffusi e posseggono un’accezione positiva e,
attraverso di essi, proviamo a delineare le differenze con il workaholism per
darne una definizione:
• Organizational commitment: l’impegno e l’attaccamento che un
dipendente ha con l'organizzazione di cui fa parte. L'impegno
organizzativo gioca un ruolo fondamentale nel determinare se un
dipendente rimarrà nell'organizzazione per un periodo di tempo più
123
Sussman, S. (2012). Workaholism: A review. Journal of addiction research & therapy, (1).
124
Robinson, B. E., & Kelley, L. (1998). Adult children of workaholics: Self-concept, anxiety,
depression, and locus of control. American Journal of Family Therapy, 26(3), 223-238.
125
Killinger, B. (1991). Workaholics: The Respectable Addicts Simon & Schuster. New York.
126
Fassel, D., & Schaef, A. W. (1989). The high cost of workaholism. Business and Health, 34,
38-42.
127
Robinson, B. E., & Kelley, L. (1998). Adult children of workaholics: Self-concept, anxiety,
depression, and locus of control. American Journal of Family Therapy, 26(3), 223-238.
128
Karoshi
è un termine giapponese che significa "morte per troppo lavoro". Il Giappone è uno
dei pochi paesi in cui questa categoria, le cui principali cause mediche sono attacco
cardiaco dovuto a sforzo e stress, è riportata nelle statistiche delle cause di morte.
Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Karoshi
62
lungo, e lavorerà con passione per raggiungere gli obiettivi organizzativi.
L’organizational commitment è un impegno di natura affettiva che non
si manifesta necessariamente nel tempo discrezionale speso nelle attività
lavorative.
I workaholic mettono in atto sforzi extra in una varietà di contesti,
indipendentemente dai sentimenti per una particolare organizzazione o per il
lavoro. Diversi studi clinici hanno rilevato che i workaholic riferivano di non
sentirsi in linea con gli obiettivi o i valori delle loro organizzazioni, percepivano
un costo per andarsene o sentivano l'obbligo di rimanere con il datore di lavoro.
Questi tre elementi indicano che per il workaholism non esiste un affetto o un
atteggiamento nei confronti del lavoro.
129
• Job involvement: si riferisce al grado di identificazione da parte della
persona nei confronti del lavoro che svolge e quanto essa investe per la
realizzazione di se stessa nel senso di accrescere la propria autostima.
130
Non tutti i comportamenti da workaholism avvengono come risultato della
soddisfazione dei bisogni del workaholic attraverso il lavoro; il workaholism è
motivato da dipendenza o compulsione. I workaholic si impegnano negli stessi
modelli di comportamento in una varietà di contesti lavorativi; quindi, le
caratteristiche o i sentimenti riguardo a un particolare lavoro non sembrano
essere centrali come fattore causale. Al contrario, il job involvement è specifico
del lavoro e determinato dalla situazione. Inoltre, sebbene alcuni autori abbiano
suggerito che il job involvement possa essere correlato a un’ossessione-
compulsione, i dipendenti altamente coinvolti nel lavoro potrebbero non
impegnarsi in modelli di comportamento tipici del workaholism. Ad esempio, i
lavoratori che hanno un alto coinvolgimento lavorativo non rinunciano ad
attività sociali, familiari o ricreative, così come i workaholic. Pertanto, il
comportamento workaholism non è un caso estremo di job involvement.
129
Scottl, K. S., Moore, K. S., & Miceli, M. P. (1997). An exploration of the meaning and
consequences of workaholism. Human relations, 50(3), 287-314.
130
FormaCons.it; LA MOTIVAZIONE NEL LAVORO; (consultato in data 5/11/2022)
http://www.formacons.it/pages/MotivLav.htm#:~:text=In%20altre%20parole%2C%20il%20%
22Job,per%20la%20realizzazione%20di%20se
63
• Work involvement: una convinzione normativa sul valore del lavoro
nella propria vita, generato da un condizionamento culturale e della
società più di quanto non lo sia il job involvement. Si riferisce
generalmente a un valore intrinseco del lavoro: una convinzione che il
lavoro sia intrinsecamente buono o soddisfacente.
Il workaholism non si riferisce a un atteggiamento o a una convinzione sul
lavoro; si riferisce, invece, a un modello di comportamento e al pensiero
generalizzato sul lavoro. Un individuo può essere molto coinvolto nel lavoro e,
tuttavia, non impegnarsi in uno schema di comportamento tipico del
workaholism. Ad esempio, un membro dell'organizzazione può considerare il
lavoro come un ruolo centrale nella propria vita, ma al termine della giornata
lavorativa di 8 ore, non pensare più al lavoro fino al giorno successivo.
131
Una rassegna di Spence e Robbins sul workaholism afferma che i workaholic
esibiscono maggiori comportamenti di perfezionismo e sono meno disposti a
delegare le proprie responsabilità, rispetto a coloro che sono coinvolti ed
impegnati nel lavoro. Questi ultimi vengono definiti work enthusiast ed hanno
caratteristiche intermedie, che risultano essere superiori rispetto a coloro che
sono meno coinvolti nel lavoro, ma inferiori rispetto a quelle tipiche del
workaholism. Dalla loro rassegna è emerso che i workaholic sperimentano
maggiormente sintomi fisici e malattie, rispetto agli altri lavoratori. Inoltre, le
performance dei workaholic sono di qualità inferiore rispetto a quelle dei work
enthusiast.
132
Questa analisi preliminare suggerisce che il workaholism è diverso da importanti
costrutti presenti in letteratura.
Nel dare una definizione del workaholism, diversi autori hanno utilizzato sistemi
di riferimento che permettessero di categorizzare i lavoratori che mostravano i
comportamenti tipici del fenomeno.
131
Scottl, K. S., Moore, K. S., & Miceli, M. P. (1997). An exploration of the meaning and
consequences of workaholism. Human relations, 50(3), 287-314.
132
Spence, J. T., & Robbins, A. S. (1992). Workaholism: Definition, measurement, and
preliminary results. Journal of personality assessment, 58(1), 160-178.
64
Mosier
133
ha definito il workaholism rispetto alle ore di lavoro che effettuavano
i lavoratori, ed ha preso come riferimento coloro che lavoravano almeno 50 ore
a settimana. Machlowitz
134
ha invece definito i workaholic coloro che dedicano
al proprio lavoro più tempo di quanto la situazione richieda e, dello stesso parere,
è Cherrington
135
, il quale definisce il workaholism come un illogico ed eccessivo
coinvolgimento nel lavoro per cui coloro che ne sono affetti non sono in grado
di riposarsi o di rivolgere altrove i propri interessi. Axelrod
136
ritiene che la
mancanza di equilibrio tra lavoro e vita privata sia caratterizzante del fenomeno
ed è espressione dell’interna compulsione ad eccedere nel lavoro per soddisfare
il sentimento che la persona prova, sentendo di non avere scelta se non lavorare
così tanto ed essere coinvolta in un progetto dopo l'altro.
La definizione maggiormente diffusa del workaholism è quella di Spence e
Robbins, secondo cui una persona workaholic è estremamente dedita al lavoro,
si sente costretta o spinta da pressioni interne a lavorare, ed è poco appagata da
esso. Inoltre, le autrici individuano tre fattori fondamentali tipici del fenomeno:
e elevato interesse per il lavoro, elevata motivazione è uno scarso piacere nel
lavorare.
137
In generale le definizioni proposte dai diversi autori rispetto alla dipendenza da
lavoro possono essere ricondotte a tre grandi approcci:
• Approccio dinamico in cui vi è una focalizzazione sugli effetti del
comportamento, e si considera la dipendenza da lavoro un modo per
evitare le responsabilità che comportano le relazioni interpersonali e,
133
Mosier, S. K. (1983). Workaholics: an analysis of their stress, success and
priorities (Doctoral dissertation, University of Texas at Austin).
134
Machlowitz, M. M. (1978). DETERMINING THE EFFECTS OF WORKAHOLISM. Yale
University.
135
Cherrington, D. J. (1980). The work ethic, American management association. New York.
NY.
136
Axelrod, S. D. (2018). Work and the evolving self: Theoretical and clinical considerations.
Routledge.
137
Spence, J. T., & Robbins, A. S. (1992). Workaholism: Definition, measurement, and
preliminary results. Journal of personality assessment, 58(1), 160-178.
65
contemporaneamente, per ottenere l'approvazione di colleghi e
superiori;
138
• Approccio basato sulle caratteristiche individuali, in cui è data maggiore
rilevanza alla struttura e al comportamento, a cui fanno riferimento
impliciti giudizi di valore;
• Approccio basato sull' individuazione delle componenti o dei
comportamenti imprescindibili caratteristici del fenomeno.
139
2.3.1 Fasi del workaholism
Cardoso riporta, nel suo articolo, che la differenza fra coloro che
presentano una dipendenza da lavoro e coloro che invece sono solo dediti
alla pratica lavorativa si rende evidente in quanto il workaholic non è in
grado di mettere limiti all'attività lavorativa e non ritaglia del tempo
libero per se stesso.
140
La dipendenza è caratterizzata dallo stato
continuo, che si verifica attraverso un passaggio progressivo da un
comportamento normale ad una compulsivo. Guerreschi individua tre
fasi che caratterizzano il percorso che effettua il comportamento normale
di un individuo, fino ad assumere le caratteristiche disadattive del
fenomeno del workaholism.
• La fase iniziale che Guerreschi individua in tre parole: uso, piacere,
abuso, è caratterizzata da un mimetismo dello stile di vita rispetto al
lavoro. L'individuo inizia a lavorare di nascosto, ad informarsi
riguardo le attività lavorative durante il tempo libero, assumendo uno
stile di vita sempre più frenetico. Pensieri e azioni sono orientati
sempre sulle pratiche lavorative sino a sviluppare delle vere e proprie
138
Killinger, B. (1991). Workaholics: The Respectable Addicts Simon & Schuster. New York.
139
McMillan, L. H. W., & O’Driscoll, M. P. (2000, January). Identifying workaholism in the
workplace: Practical definitions and validated measures. In Annual proceedings of the British
Psychological Society Occupational Psychology Conference, Brighton, UK (pp. 5-7).
140
Cardoso, P., Malandrini, C., & Romolini, E. (2013). Le nuove dipendenze. Dalla parte
dell'Uomo. Rivista Trimestrale, Firenze, Settembre 2013, n° 9, pp. 4-14.
66
fissazioni, che diventano causa di un conseguente deterioramento dei
rapporti interpersonali. Tuttavia, la percezione del pericolo non è
ancora evidente in quanto sintomi psichici e fisici non sono rilevati o
la gravità degli stessi non è allarmante. Difatti, in questa fase, si
manifestano principalmente stati di esaurimento, disturbi della
concentrazione, leggere depressioni, paure infondate. Tra disturbi
fisici, invece, è possibile rilevare mal di testa, mal di stomaco,
disturbi cardiaci e circolatori. Tali stati psicofisici vengono ignorati
dall' individuo in quanto dedica sempre un maggior tempo al lavoro
dimostrando che le sue forze lavorative sono inesauribili. Infine, vi è
un progressivo ritiro sociale dalla famiglia dagli amici ed alle attività
sociali.
• Nella fase critica, (abuso, comportamento evasivo, assuefazione) è
possibile rilevare la dipendenza e distinguerla da un possibile evento
isolato di abuso della “droga lavoro”. La persona viene coinvolta in
maniera totalizzante dal lavoro; si sviluppa un circolo vizioso che
ricorda quello dell'alcolista quando non riesce a smettere di bere dopo
il primo bicchiere. Tutti i tentativi di gestire il suo comportamento, e
le giustificazioni che vengono proposte per essi, falliscono ed
evidenziano le debolezze del workaholic. L'autocommiserazione è
gestita dal dipendente da lavoro attraverso ulteriori progetti di cui
farsi carico; difatti, i workaholics hanno la tendenza ad accumulare
lavoro per potersi sentire sotto pressione e colmare il voto che
sentono rispetto al sentimento di sentirsi inutili. In più, anche la
commiserazione da parte degli altri per il tanto lavoro da svolgere che
hanno, consente loro di diminuire i sensi di colpa e di rafforzare la
propria autostima. Per il sovraccarico lavorativo e la cattiva gestione
di tale dipendenza, aumentano i comportamenti aggressivi nei
confronti dei colleghi. I sintomi psicosomatici tipici di tale fase
richiedono un intervento intensivo medico: l'individuo sperimenta
pressione alta, ulcere e depressioni. I trattamenti medici richiedono
una sospensione della pratica lavorativa che, se da una parte risultano
67
risolutivi per le patologie su cui si interviene, dall’altra non hanno
una reale incidenza sulle vere cause della sofferenza.
• La fase cronica (assuefazione, dipendenza) presenta una modalità
pervasiva del lavoro che si estende anche agli orari notturni, feriali e
festivi. Il workaholic sperimenterà disperazione, trattando i colleghi
con durezza, percependo ingiustizia per coloro che non condividono
il suo stile lavorativo e rinuncerà completamente alla propria vita
privata. La sua attività principale, che gli consente di sopravvivere, è
il lavoro e farà in modo di non dover mai smettere. Alonso-Fernandez
descrive il workaholic come una persona che assume atteggiamenti
autoritari sia sul luogo di lavoro che nel suo privato, e che sviluppa
una sindrome da stress che peggiora progressivamente fino a portarlo
all'assunzione di farmaci o sostanze che mitighino la stanchezza.
141
Quest'ultima fase è caratterizzata da forme depressive o da altre
dipendenze, le quali possono condurre il dipendente dal lavoro a crisi
acute o alla morte.
142
2.3.2 Fattori di rischio e predisponenti
Le origini del workaholism sono da ricercare dentro la persona, nei propri
bisogni insoddisfatti o rimossi e nell'impulso che la spinge a dover
raggiungere un determinato standard per sentirsi accettata. Le condizioni
che pongono le basi per lo sviluppo di tale dipendenza sono da ricercarsi,
come per ogni altra dipendenza, nell'educazione, nei modelli culturali e
nella società in cui la persona vive. Tali fattori possono facilitare
l'insorgenza del disturbo e supportarlo. Tutto gira intorno al messaggio
“fare di più”, che alimenta il ciclo della dipendenza.
143
Robinson propone
141
Alonso-Fernández, F. (2003). Las nuevas adicciones. Tea Ediciones.
142
Guerreschi, C., & Marazziti, M. (2005). New addictions: le nuove dipendenze. San Paolo.
143
In-Psychology; La dipendenza da lavoro; 12 agosto 2013
https://www.in-psychology.it/la-dipendenza-da-lavoro/